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PESCE SCORPIONE E PESCE PALLA MACULATO:

ALIENI DEL MEDITERRANEO

Il pesce scorpione o pesce leone, scientificamente chiamato pterois

volitans, è un pesce d’acqua salata della famiglia Scorpaenidae,

originario del Mar Rosso e dell’Oceano Pacifico.

È un predatore formidabile che può raggiungere fino a 40 centimetri di

lunghezza, dai colori sgargianti e striati, dotato di armi temibili: 13

aculei posti sulla pinna dorsale e 3 sulla pinna anale, in grado di

inoculare un veleno altamente tossico, che si mantiene attivo fino a

48 ore dopo la morte dell’animale.

Il veleno del pesce

scorpione può provocare tre

diversi livelli

di avvelenamento, con una

grande varietà di sintomi.

Nei casi

di avvelenamento più lievi si verificano sintomi locali quali il dolore

intenso, l’eritema ed una sensazione di calore alla zona colpita.

Negli avvelenamenti di secondo grado si può presentare

una vescicolazione intorno alla ferita.

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Nei casi più gravi, il veleno del pesce può provocare sintomi ben più seri

come la necrosi dei tessuti circostanti alla puntura, nausea, paralisi,

disorientamento, convulsioni, crollo della pressione e, molto

raramente, l’arresto cardiaco.

Il veleno di questo pesce è termolabile, diventa inattivo con il calore. In

caso di avvelenamento da pesce scorpione, la cosa migliore da fare

è rimuovere eventuali spine, disinfettare ed immergere la zona

colpita in acqua molto calda, intorno ai 45°: il calore rompe la

strutture proteica della tossina, riducendo il dolore.

Ciò che lo rende diverso – e molto più insidioso – rispetto agli altri esseri

velenosi che popolano gli oceani è la sua altissima invasività: è una

delle specie marine più invasive al mondo. Nel 1992, a causa

dell’Uragano Andrew, un acquario contenente pesci leone si è rotto

in Florida, liberando i pesci nelle acque dell’Oceano Atlantico. Per la

sua capacità di adattamento e di proliferazione – la forza di questa

razza sta nell’essere una preda davvero difficile per gli altri

predatori, poiché

le sue difese sono

estremamente

sviluppate. Inoltre

il pesce scorpione

è capace di riprodursi ogni 4 giorni – questo pesce si è così diffuso

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fino al Mar dei Caraibi. La specie, trovando un clima favorevole, a

causa del riscaldamento globale, entrando dal canale di Suez, si è

rapidamente diffusa anche nel Mediterraneo orientale.

Nel settembre 2016 un esemplare di pesce scorpione è stato fotografato

all’interno della Riserva Naturale Orientata oasi faunistica di

Vendicari, in Sicilia. Da allora gli scienziati sono in allerta per i

possibili danni all’ecosistema e per i pericoli che l’invasione può

rappresentare per gli esseri umani.

Cosa fare per limitare l’invasione? L’intenzione degli scienziati dell’Ispra

(Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) è quella

di informare la popolazione dei pericoli e di mettere in piedi una rete

di monitoraggio che coinvolga anzitutto i subacquei e chi si diletta

con la pesca ricreativa, spingendoli a segnalare la presenza del

pesce e a eliminarlo ove possibile.

Vi sono peraltro Paesi che hanno iniziato a sostenere la pesca

massiccia, al fine di ridurne la presenza, come a Cuba, in Colombia

e in Giappone. Chi ha assaggiato il pesce scorpione nei ristoranti

caraibici assicura che le sue carni sono saporite. La pesca di questa

specie va, però, condotta in modo selettivo per non danneggiare gli

altri pesci.

Ma l’incursione del pesce scorpione nelle acque del Mediterraneo non

è un caso isolato. La prima specie aliena a fare il suo ingresso in

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Mediterraneo fu un piccolo mollusco rinvenuto nel 1891 sulla

spiaggia di Jaffa. Era l’inizio dell’invasione che oggi può contare

su quasi 1500 specie appartenenti ai più svariati gruppi zoologici,

dagli antozoi ai pesci, cui vanno aggiunte alghe e piante marine

e che sono giunte nelle nostre acque attraverso il canale di Suez,

trasportate dalle navi sotto forma d’incrostazioni o insieme alle

acque di zavorra, come ospiti indesiderati di prodotti ittici

importati a scopo commerciale o usciti da acquari.

Alcune specie si sono

mosse lentamente,

ma altre come il

pesce flauto si sono

diffuse

velocemente. A

prima vista si

potrebbe considerare il fenomeno come un arricchimento

biologico, ma in realtà è un vero disastro.

Le specie aliene entrano in competizione con quelle nostrane come

hanno fatto i pesci coniglio, ormai talmente abbondanti in Turchia

da essere uno dei primi prodotti della pesca, oppure possono

costituire un pericolo per l’uomo come il tossico pesce palla

maculato.

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Quanto alle alghe, la Caulerpa cylindracea tende ad aggredire

la Posidonia oceanica (nostrana), ben più importante per

l’ecosistema mediterraneo, quando questa s’indebolisce

determinando

cambiamenti nei

popolamenti locali.

I tetraodontidi sono

una famiglia di pesci ossei d'acqua dolce e salata, conosciuti

comunemente come pesci palla. Ne esistono di diversa specie nella

maggior parte delle acque tropicali del globo.

Il più pericoloso è il pesce palla maculato o argenteo: si riconosce per la

pelle senza squame, per le mandibole provviste di due grandi denti

molto taglienti e, soprattutto, per i puntini neri sul dorso.

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Pur non essendo un ottimo nuotatore per via della rigidità del proprio

corpo, il pesce palla non risulta oggetto di predazione poiché dotato

di due particolari sistemi di difesa: è in grado di ingurgitare

rapidamente grandi quantità di acqua, diventando molto grande e

difficile da inghiottire anche per predatori di grosse dimensioni;

inoltre i suoi visceri e muscoli contengono la tetradotossina, una

potente neurotossina che blocca l'attività dei canali di trasporto del

sodio presenti nelle membrane dei neuroni mettendo a rischio la

neuro-

trasmissione.

Gli effetti

possono essere

più lievi, come

nausea e

diarrea, o più

gravi, come la

paralisi respiratoria. Non esiste antidoto. In alcuni casi, questi effetti

portano alla morte.

Il pesce palla maculato non è commestibile in quanto pelle, fegato,

muscoli e organi riproduttivi sono tossici, anche dopo la cottura. La

pericolosità di questo tipo di pesce è nota da tempo, tanto che in

Europa il commercio è vietato da anni.

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Così come il pesce scorpione, anche il pesce palla maculato è molto

invasivo e si è intrufolato nel Mare Nostrum attraverso il canale di

Suez.

Tipico delle acque

orientali del

Pacifico, nel 2003

è stato avvistato

per la prima volta

nel Mediterraneo e

nel 2013 è stato

visto in acque italiane, a Lampedusa. Da allora si è diffuso a

macchia d'olio: Sicilia, Puglia, Croazia e Spagna, in particolare al

largo delle Baleari. La sua presenza attualmente è in continua

espansione.

In caso di avvistamento, l’ispra ci invita a fotografare questi pesci alieni

al Mar Mediterraneo e segnalarli presso gli opportuni siti indicatici

dal suddetto istituto.

Inutile dire che la documentazione di questi arrivi ha una grande

importanza, perché rispecchiano e ci segnalano

concretamente cambiamenti epocali negli ambienti marini e terrestri

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di tutto il mondo, rendendo sempre più evidente il problema del

surriscaldamento globale.

Simona Mangano
Matricola 468694
Cds triennale, lettere moderne

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