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ANATOMIA UMANA

• Cosa studia?
La parola “anatomia” deriva dal greco “anatome”, che vuol dire “sezionare”.
Studia il corpo umano, la sua forma e le relazioni tra le varie parti che lo compongono, in condizioni non
patogene.

• Cosa è e cosa utilizza?


È una scienza descrittiva e, quindi, oggettiva.
Utilizza una terminologia specifica, che si compone di:

1. termini di posizione → servono proprio a descrivere la posizione di qualsiasi parte del corpo nello
spazio.
2. termini di movimento → servono a descrivere il tipo di spostamento delle varie parti del corpo e del
corpo stesso.

TERMINI DI POSIZIONE
Quando si descrivono gli organi del corpo umano si fa sempre riferimento alla posizione anatomica
(soggetto in posizione eretta, con lo sguardo verso l’osservatore, gli arti superiori leggermente distanziati
dal tronco e il palmo delle mani rivolto in avanti).
Per definire la posizione dei vari organi si fa riferimento a 3 piani fondamentali:
- sagittale = piano verticale che decorre da avanti a indietro
- frontale = piano verticale, perpendicolare al sagittale. È nominato così perché è parallelo alla fronte.
- trasversale = piano orizzontale, perpendicolare ai due precedenti.
Piano sagittale:
Passa verticalmente attraverso il corpo o l’organo e lo divide in porzione destra e sinistra. Il piano
sagittale che divide un corpo o organo in metà destra e sinistra viene nominato piano mediano. Le due
metà sono esattamente simmetriche (antimeri) e, quindi, si passa per l’asse di simmetria del nostro corpo.
Altri piani paralleli a quello mediano sono chiamati piani sagittali para-mediani, che dividono il corpo in
due porzioni non uguali. Hanno ciascuno una faccia mediale, rivolta verso il piano sagittale mediano, ed
una laterale.
Piano frontale e trasversale:
Non hanno piani mediani, e non possono suddividere il corpo in due metà simmetriche.
Il piano frontale suddivide il corpo in una parte ventrale (davanti al piano frontale) ed una dorsale (dietro
al piano frontale). Nel caso della mano si parla di “palmare” (volare), nel caso del piede si dice
“plantare”.
Il piano trasversale suddivide il corpo in una regione superiore (craniale/cefalica/ rostrale, tutto ciò che
sta sopra al piano orizzontale) e una inferiore (caudale).
Nel caso di parti mobili (ad esempio gli arti) si possono stabilire termini di posizione di maggiore o
minore distanza di un punto in un piano rispetto al piano sagittale mediano e quindi si parla di
“prossimale” o “distale”. Ad esempio, nell’arto superiore (costituito da spalla, braccio, avambraccio,
mano), la spalla ha una posizione prossimale, mentre la mano ha una posizione distale (più lontana dal
piano sagittale mediano).
Facendo riferimento alla superficie del corpo, si può definire una qualsiasi parte come: superficiale (o
esterna) o profonda (o interna), e “mediana” se giace sul piano di simmetria. Ma si può utilizzare anche il
termine “intermedio”, che indica ad esempio la posizione compresa tra qualcosa che è craniale e caudale,
o tra laterale e mediale oppure tra ventrale e dorsale.

TERMINI DI MOVIMENTO
Per definire un movimento si fa riferimento a 3 assi, che si generano dall’intersezione tra i 3 piani,
precedentemente spiegati.
Asse sagittale → si genera da un’intersezione del piano sagittale con il trasversale. Attorno a questo si
possono effettuare dei movimenti, che, se interessano la testa e il tronco, prendono il nome di
“inclinazione laterale” e, se invece si parla di arti, si fa riferimento ad abduzione ed adduzione. La prima è
l’allontanamento rispetto al piano sagittale mediano, mentre la seconda è il suo avvicinamento.
Asse trasversale → si genera dall’intersezione del piano trasversale con il piano centrale. Attorno all’asse
trasversale si possono fare movimenti di flesso estensione: la flessione porta all’allontanamento dal piano
trasversale, mentre l’estensione all’avvicinamento.
Asse verticale → nasce dall’intersezione del piano frontale e sagittale. La testa e il collo possono fare una
torsione verso destra o sinistra, mentre per gli arti si parla di rotazione, che può essere interna (quando è
rivolta verso il piano sagittale) o esterna (quando è rivolta verso il piano frontale). Nel caso
dell’avambraccio e della mano si parla di pronosupinazione.

L’ANATOMIA UMANA COMPRENDE LO STUDIO DI VARI SISTEMI E APPARATI:


1) Sistema tegumentario
2) Sistema scheletrico
3) Sistema articolare Apparato locomotore
4) Sistema muscolare
5) Sistema nervoso
6) Apparato circolatorio
7) Apparato digerente
8) Apparato respiratorio
9) Apparato urinario
10) Apparato genitale e riproduttivo
11) Apparato endocrino
12) Apparato emolinfopoietico
APPARATO LOCOMOTORE
Comprende il sistema scheletrico, muscolare e articolare. Quindi comprende tutte le ossa, muscoli e
articolazioni del nostro corpo.
SISTEMA SCHELETRICO
Le ossa formano lo scheletro, quindi l’impalcatura di sostegno del nostro corpo, e si uniscono fra loro
tramite le articolazioni, che consentono il movimento specifico delle ossa. Lo scheletro poi può muoversi
grazie ai muscoli, che vanno ad inserirsi su di esso.

OSSA
Il nostro scheletro è costituito da più di 200 ossa.
Lo scheletro ha funzione:
• di sostegno

• di protezione per organi e sistemi


• di deposito di sali minerali come il Calcio

• contiene il midollo osseo che ha funzione emopoietica, cioè produce gli elementi figurati del sangue
• dà attacco ai muscoli che consentono il movimento.

Le ossa presentano caratteristiche differenti sia per forma, sia per struttura. In riferimento alla forma si
possono classificare in:
▪ ossa lunghe
▪ ossa brevi
▪ ossa piatte.
OSSA LUNGHE
Si definiscono così perché hanno una lunghezza che prevale sulla larghezza e sullo spessore. In queste
ossa si distingue una porzione allungata centrale, la diafisi, e due porzioni arrotondate periferiche,
chiamate epifisi prossimale (più vicina all’asse centrale del corpo) ed epifisi distale (più lontana).
La loro struttura interna è composta da tessuto osseo spugnoso in corrispondenza delle epifisi, circondato
da un sottile strato di osso compatto, mentre in corrispondenza della diafisi è presente il tessuto osseo
compatto che delimita una cavità, detta canale midollare, dove si trovano vasi e nervi circondati da
tessuto adiposo. Nel tessuto spugnoso delle epifisi invece si trova il midollo osseo.

Ossa brevi
Hanno larghezza, altezza e spessore equivalenti. Le vertebre e il calcagno sono delle ossa brevi.
La loro struttura interna è fatta da tessuto osseo spugnoso circondato da un sottile strato di tessuto osseo
compatto.

Ossa piatte
Hanno larghezza e lunghezza che prevalgono sullo spessore, un esempio è lo sterno o le ossa del cranio.
La loro struttura interna è fatta da tessuto osseo spugnoso circondato da un sottile strato di tessuto osseo
compatto. Nel caso delle ossa del cranio, ci sono due strati di tessuto osseo compatto, uno che prende il
nome di tavolato esterno, o esocranico, e l’altro di tavolato interno, o endocranico. Questa struttura
particolare prende il nome di diploe.

SCHELETRO DEL CAPO- TRONCO- ARTI


SCHELETRO DEL CAPO, TRONCO E ARTI
CAPO
Lo scheletro del capo è composto dalle ossa del cranio e della faccia.
La testa è la parte più complessa e contiene diverse cavità. La più grande prende il nome di cavità cranica
e racchiude l’encefalo. Altre cavità comprendono le orbite, le cavità nasale, orale, quelle dell’orecchio
medio e interno insieme ai seni paranasali. Quest’ultimi prendono il nome dalle ossa in cui si trovano e
possono essere: frontale, sfenoidale, etmoidale e seni mascellari.

OSSA DEL CRANIO


Il cranio è una struttura rigida con un’apertura, dove il midollo spinale si unisce al cervello. Consta in due
parti principali, che sono la volta e la base cranica (chiamate collettivamente neucranio).
È costituito da 8 ossa craniche che sono:
- 1 osso frontale → forma la fronte
- 2 ossa parietali → dietro il frontale e forma la volta
- 2 ossa temporali
- 1 osso occipitale
- 1 osso sfenoide → tra i più delicati e profondi
- 1 osso etmoide

OSSA DELLA FACCIA


Le ossa della faccia sono quelle che hanno un contatto diverso con il cervello o le meningi.
Esistono 14 ossa facciali:
- 2 ossa mascellari → si uniscono a formare l’arcata dentale superiore
- 2 ossa palatine
- 2 ossa zigomatiche
- 2 ossa lacrimali
- 2 ossa nasali
- 2 turbinati nasali inferiori
- 1 vomere
- 1 mandibola

Abbiamo poi parlato dell’OSSO IOIDE, che è un osso esile a forma di U tra il mento e la laringe.
TRONCO
Lo scheletro del tronco è formato dalla colonna vertebrale e dalla gabbia toracica.
COLONNA VERTEBRALE
Sostiene fisicamente la testa e il tronco (permettendo i loro movimenti), protegge il midollo spinale e
fornisce ancoraggio per gli arti, la gabbia toracica e i muscoli.
È costituita da una catena di 33 vertebre con dischi intervertebrali. Le vertebre sono ossa brevi che si
susseguono dall’alto in basso e si suddividono in vari tratti a seconda delle funzioni che svolgono.
Passati i tre anni di età la colonna assume una leggera forma ad S con 4 curvature (cervicale, toracica,
lombare e sacrococcige).
Le vertebre sono suddivise in 5 gruppi:
GABBIA TORACICA =
È costituita dalle vertebre toraciche, dallo sterno e dalle coste.
Delimita una cavità più o meno conica per i polmoni ed il cuore. Inoltre, fornisce attacco al cingolo
scapolare e all’arto superiore.
ARTI
ARTO SUPERIORE
Sono costituiti da un dispositivo di attacco al tronco, che è la spalla, e da una parte mobile. La spalla è
costituita da due ossa, la scapola e la clavicola.
È suddiviso in 3 regioni che contengono un totale di 30 ossa per arto.
1. Braccio → si estende dalla palla al gomito e contiene un solo osso, l’omero.

2. Avambraccio → si estende dal gomito al polso ed è costituito da due ossa, radio e l’ulna.

3. Mano → contiene 27 ossa, che si organizzano a formare tre porzioni: ossa carpali (nel polso), ossa
metacarpali (nel palmo) e le falangi (nelle dita).

ARTO INFERIORE
È attaccato al tronco da un dispositivo che è l’anca, che si articola posteriormente con l’asso sacro,
anteriormente tra di loro e lateralmente dà attacco alla parte mobile dell’arto inferiore che inizia con la
coscia.
È suddiviso in 4 regioni che contengono un totale di 30 ossa per arto.
1. Regione femorale (o coscia) → si estende dall’anca al ginocchio e contiene il femore.

2. Regione crurale (o gamba) → si estende dal ginocchio alla caviglia e contiene due ossa, tibia e fibula.

3. Regione tarsale (o caviglia) → è l’unione della regione crurale con il piede.

4. Regione podale (o piede) → contiene 26 ossa, che si organizzano a formare tre porzioni: ossa tarsali,
ossa metatarsali e le falangi (nelle dita).
SISTEMA ARTICOLARE
Le ossa si uniscono insieme per mezzo di dispositivi giunzionali che si chiamano articolazioni, queste
garantiscono la stabilità dello scheletro e la meccanica. Cioè consentono a due ossa di muoversi
reciprocamente oppure di mantenersi unite saldamente, agendo come fattori di resistenza per proteggere
un organo.

ARTICOLAZIONI
Le articolazioni sono classificate a seconda di come le ossa adiacenti si uniscono reciprocamente, sono
collocate in 4 categorie:
▪ Articolazioni ossee (o sinostosi)  IMMOBILI
▪ Articolazioni fibrose (o sinartrosi)
▪ Articolazioni cartilaginee (o anfiartrosi)
▪ Articolazioni sinoviali (o diartrosi).

ARTICOLAZIONI OSSEE (o sinostosi) →


È un’articolazione immobile formata quando lo spazio tra le ossa ossifica ed esse diventano un singolo
osso.

ARTICOLAZIONI FIBROSE (o sinartrosi) →


Sono articolazioni immobili, i capi articolari che le costituiscono sono in continuità tra di loro e non ci
sono spazi. Sono unite da fibre collagene.
Possono dividersi in: suture, gonfosi, sindesmosi e sincondrosi.
SUTURE
Sono articolazioni fibrose immobili o leggermente mobili che legano strettamente le ossa della testa le
une alle altre. Si possono classificare in:
- suture schindilesi → quando delle ossa creano delle cavità dove si vanno a incastrare perfettamente altre
ossa.

- suture dentate →Sono le più comuni e le ritroviamo ad esempio nella volta cranica (come la sutura
coronale, la sutura sagittale e la sutura landoidea). Hanno margini irregolari, fatti da piccole sporgenze,
ma perfettamente complementari (le due ossa si incastrano perfettamente come i bordi di una cerniera).

- suture squamose → sono presenti dove le due ossa si sovrappongono con i bordi smussati, come un
giunto a mitra in carpenteria.

- suture piane (o armoniche) → sono quelle dove le due ossa vicine hanno bordi dritti, che non si
sovrappongono.

GONFOSI
Sono delle particolari suture che tengono incastrati i denti nelle cavità alveolari. Presenti nella mascella e
mandibola, atte appunto ad ospitare ciascun dente.

SINDESMOSI
È un’articolazione fibrosa in cui le due ossa sono tenute insieme da fibre collagene relativamente lunghe.

SINCONDROSI
Sono articolazioni in cui i due capi articolari sono uniti da cartilagine ialina. Si trovano fra l’epifisi e la
diafisi di un osso lungo nel periodo dell’accrescimento, oppure tra lo sterno e la prima cartilagine costale.
Con il tempo possono trasformarsi, come le sature, in sinostosi.
ARTICOLAZIONI CARTILAGINEE (o anfiartrosi) →
Sono articolazioni semimobili.
SINFISI
Le due ossa sono unite da cartilagine fibrosa. Hanno una struttura chiamata disco fibrocartilagineo che è
leggermente deformabile e perciò permette dei piccoli movimenti. Un esempio è la sinfisi pubica o
l’articolazione tra i due corpi di due vertebre.

ARTICOLAZIONI SINOVIALI (o diartrosi)


In queste articolazioni, le superfici delle ossa che si fronteggiano sono ricoperte da cartilagine
articolare, uno strato di cartilagine ialina di solito spessa 2 o 3 mm. Tali superfici sono separate da uno
stretto spazio, la cavità articolare che contiene un lubrificante chiamato liquido sinoviale. Questo fluido
è ricco di albumina e acido ialuronico che lo rende di aspetto viscoso e scivoloso simile all’albume
dell’uovo crudo. Una capsula articolare di tessuto connettivo racchiude la cavità e trattiene il fluido. La
capsula inoltre può essere rinforzata da dei legamenti. Questi se si trovano molto vicini ad essa sono detti
di rinforzo, se invece sono più lontani si chiamano legamenti a distanza. Internamente abbiamo la
membrana sinoviale che è costituita principalmente da cellule simili a fibroblasti che secernono il fluido
ed è anche popolata da macrofagi che rimuovono detriti dalla cavità articolare.

 Esistono 6 classi fondamentali di articolazioni sinoviali, distinte dai tipi di movimento determinati
dalle forme delle superfici articolari delle ossa.
ENARTROSI
Sono quelle della spalla e dell’anca.
Le enartrosi hanno i capi articolari a forma sferica. Sono fatte da una sfera piena che ruota all’interno di
una sfera cava, che conferisce una notevole mobilità a questo tipo di articolazioni.
Garantisce movimenti attorno tutti e tre gli assi principali, quindi ha tre gradi di libertà. Si possono avere
movimenti di: flesso estensione nell’asse trasversale, abduzione adduzione nell’asse sagittale, e rotazione
nell’asse verticale. Da questi tre movimenti di base, semplici, si possono avere anche movimenti
complessi come la circonduzione.
Degli esempi di enartrosi sono l’osso del femore che conferisce in quello dell’anca, oppure la scapola e
l’omero.
ARTICOLAZIONI CONDILOIDEE
Sono caratterizzate da capi articolari di forma ellittica. Esibiscono una superficie ovale convessa su un
osso che si posiziona in una superficie complementare concava sull’altra.
Questa articolazione garantisce movimento intorno a due assi, quindi ha due gradi di libertà.
Un esempio è l’articolazione del polso dove radio, ulna e avambraccio si uniscono con le ossa del capo,
oppure l’articolazione temporo-mandibolare, dove la mandibola si articola con l’osso temporale, o
ancora l’articolazione atlo-occipitale, dove l’atlante si un’unisce alla base del cranio.

ARTICOLAZIONI A SELLA
Hanno le superfici articolari da una parte convesse e da una parte concave.
Anche questa articolazione consente movimenti attorno a due assi, quelli principali della sella, e quindi ha
due gradi di libertà.
Le articolazioni a sella non sono molte.
Le principali sono quella: tra il trapezio e il primo metacarpale (ci consente l’articolazione del pollice),
tra il calcagno e il cupoide (due ossa del tarso), tra lo sterno e la clavicola.

ARTICOLAZIONI PIANE o ARTRODIA


Sono formate da ossa che hanno il margine piatto.
Gli unici movimenti possibili son quelli di scivolamento, l’una sull’altra.
Un esempio sono quelle che troviamo a livello del tarso, tra le ossa carpali del polso e i processi
articolari delle vertebre.

ARTICOLAZIONI A GINGLIMO ANGOLARE


Qua i capi articolari hanno forma cilindrica, quindi c’è un cilindro pieno che ruota all’interno di un
cilindro cavo.
Il ginglimo angolare ha l’asse principale del cilindro che è perpendicolare rispetto all’asse principale
dell’osso. Il movimento che consente questa articolazione è quello angolare, quindi ha un unico grado di
libertà.
Esempio di ginglimi angolari è l’articolazione del ginocchio.
ARTICOLAZIONI A GINGLIMO LATERALE o a PERNO
Anche qui i capi articolari hanno forma cilindrica, quindi c’è un cilindro pieno che ruota all’interno di un
cilindro cavo.
Il ginglimo laterale ha gli assi dei cilindri paralleli all’asse longitudinale dell’osso e si ha un movimento
rotatorio.
Un esempio è l’articolazione prossimale tra ulna e radio.
• Movimenti delle articolazioni sinoviali:

Flessione ed estensione Abduzione e adduzione


Elevamento e abbassamento Protrusione e retrazione
Rotazione Circonduzione
Supinazione Pronazione
SISTEMA MUSCOLARE
Muscoli
I muscoli sono costituiti dal:
- ventre muscolare → porzione che si contrae, detta anche parte carnosa.

- porzione tendinea → porzione con cui i muscoli si attaccano allo scheletro.

Il tendine è un’inserzione e può avere una forma allungata, quando anche il ventre muscolare ha questa
forma. Nel caso dei muscoli larghi dell’addome, il tendine di inserzione ha una forma diversa. Per
quanto riguarda l’”aponeurosi”, il tendine è allungato e affusolato, mentre l’aponeurosi stessa è larga,
come nei muscoli dell’addome.

I muscoli si possono suddividere in due gruppi:


• muscoli scheletrici → sono muscoli che, con entrambe le loro estremità, vanno a legarsi allo scheletro e
sono responsabili del movimento delle varie parti dello scheletro (ad esempio il bicipite brachiale,
muscolo anteriore del braccio).

• muscoli pellicciai → presenti in grandi quantità e sono di piccole dimensioni. Hanno una sola estremità
che va a fissarsi allo scheletro, mentre l’altra estremità si fissa sulla faccia profonda della cute; questo
succede nella nostra faccia ed è il caso dei muscoli mimici e ci consentono di fare delle particolari
espressioni. Degli esempi sono i muscoli prolungatori del sopracciglio, il muscolo orbicolare dell’occhio,
che si trova intorno all’apertura delle palpebre, i muscoli nasali, della bocca e così via.
Nel nostro cranio sono presenti sia muscoli pellicciai che scheletrici, che servono per muovere la
mandibola. Questi ultimi si suddividono in:
• muscolo temporale
• muscolo massetere (muscoli masticatori).

I muscoli si possono classificare in base alla loro forma:


▪ lunghi (la lunghezza prevale sulle altre dimensioni)
▪ larghi o piatti
▪ orbicolari (hanno la forma di un anello che va a circoscrivere un’apertura)
▪ brevi

E anche in base al diverso numero di capi o vertici:


• Bicipiti = hanno due capi di origine, ovvero due tendini. Ciascun tendine prosegue con un ventre
muscolare, che poi va ad unirsi con l’altro ventre. È il caso del bicipite brachiale, che flette l’avambraccio
sul braccio.

• Tricipiti = è un muscolo posteriore del braccio (ad esempio il tricipite brachiale), ha tre capi di origine,
che confluiscono in un unico tendine.

• Quadricipiti

• Digastrici = sono costituiti da due ventri muscolari consecutivi separati da un tendine intermedio, a
differenza del bicipite e del tricipite, dove i ventri muscolari sono paralleli tra loro.

• Poligastrici = ad esempio il muscolo retto dell’addome, che forma la tipica tartaruga nei soggetti
muscolosi. In questo caso si sviluppa la parte carnosa, mentre la parte tendinea indica la linea di
separazione tra i tendini, che sono costituiti da più ventri muscolari posti in successione, separati da
escrezioni tendinee.

Inoltre, i muscoli possono essere:


▪ disposti a file parallele (ad esempio il sartorio, dove le fibre decorrono dall’alto al basso, parallele tra di
loro)
▪ “pennati” (disposizione a penna. È presente un tendine centrale e le varie fibre si dispongono
obliquamente come una penna)
▪ “semipennati” (se hanno la forma di una metà di una penna).
I muscoli possono essere anche classificati in base alle funzioni che svolgono:
• flessori
• estensori
• adduttori
• abduttori
• pronatori
• supinatori (nel caso del braccio e della mano si parla di pronosupinazione)
• pronatori esterni o interni.

Inoltre, i muscoli si possono distinguere come sinergici, agonisti o antagonisti se hanno la stessa
funzione o funzioni opposte.
Sinergici o agonisti collaborano all’ esecuzione di un certo movimento, mentre gli antagonisti hanno
movimenti opposti (è il caso di bicipite e tricipite brachiale. Il primo, accorciandosi, produce la flessione
di avambraccio su braccio. Il secondo, quando i fasci si accorciano, provoca l’estensione di avambraccio
su braccio. Quindi, quando uno di questi muscoli lavora, l’altro si deve riposare).

CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI ORGANI


I nostri organi interni possono essere: cavi o pieni.

CAVI
Possono avere una forma a tubo o a sacco e sono “cavi” perché delimitano una cavità o un lume. Sono
spesso in comunicazione con l’ambiente esterno, direttamente o indirettamente (ad esempio, gli organi
dell’apparato digerente sono uno di seguito all’altro e comunicano con l’ambiente esterno).
La cavità è delimitata da una parete, costituita da tonache sovrapposte. Dall’interno all’esterno si
distinguono in:
- tonaca mucosa
- tonaca sottomucosa
- tonaca muscolare
- tonaca sierosa e avventizia.

Tonaca mucosa
La troviamo nell’esofago, un organo dell’apparato digerente, che delimita una cavità molto ristretta. Qui,
come in tutto l’apparato digerente, è presente un epitelio di rivestimento (semplice, monostratificato,
pluristratificato, ad azione assorbente o secernente). La lamina propria connettivale dell’epitelio lo separa
da uno strato sottile di muscolatura liscia, che forma la muscolaris mucosae (separa, quindi, la tonaca
mucosa dalla sottomucosa). Nella lamina propria possono trovarsi delle ghiandole.
La presenza della muscolaris mucosae, con le sue contrazioni, favorisce la motilità della mucosa e anche
l’espulsione del secreto da parte delle ghiandole localizzate nella lamina propria. Questo secreto viene
riversato nel lume dell’organo.
Tonaca sottomucosa
È fatta da connettivo lasso, dove si trovano terminazioni nervose, vasi sanguigni, tubuli ghiandolari,
accumuli di tessuto linfoide e così via.

Tonaca muscolare
È formata da due strutture: circolare interna e longitudinale esterna che, con le loro contrazioni,
producono movimenti peristaltici e peristolici. La contrazione della circolare interna produce delle
strozzature interne dell’organo e, quindi, dei movimenti peristolici che cambiano le dimensioni del lume
dell’organo e ne favoriscono il rimescolamento del contenuto (utile per digestione e assorbimento degli
alimenti). La contrazione dello strato longitudinale produce onde di contrazione longitudinali che
interessano tutta la lunghezza dell’organo e favoriscono la progressione del contenuto verso la parte
terminale dell’organo.

Tonaca sierosa e avventizia


La avventizia è formata da connettivo fibroso e serve a delimitare l’organo. Questa, in alcuni casi, può
mancare ed è presente, invece, una sierosa.
La sierosa che avvolge i polmoni prende il nome di “pleura”, quella che avvolge il cuore è nota come
“pericardio”, mentre nel caso degli organi dell’apparato digerente si parla di “peritoneo” (una sierosa
localizzata a livello dell’addome). La sierosa circoscrive una piccola cavità che non è in comunicazione
con l’esterno e che contiene un liquido e, con la sua presenza, consente i movimenti degli organi che
avvolge, grazie allo scivolamento dei due foglietti.
Possiamo parlare di tonaca sierosa nella sezione di intestino tenue, dove è presente l’epitelio. Questo si
trova a diretto contatto con il nucleo dell’organo, la lamina propria, dove possono trovarsi delle
ghiandole, e la muscolaris mucosae, che separa la mucosa dalla sottostante sottomucosa. Quest’ultima
può contenere vasi e nervi, altre ghiandole più voluminose che riversano i loro prodotti nel lume
dell’organo, e la muscolare.

PIENI
Si ha la presenza di un insieme di cellule, che possono essere di tessuti diversi oppure di un singolo
tessuto predominante. Queste cellule si possono organizzare in doppiettini, cordoni o tubuli, che vanno a
costituire il parenchima dell’organo. Una struttura periferica detta capsula (fibrosa) lo avvolge e dona
resistenza. Da questa capsula si originano dei setti, che servono a suddividere l’organo in zone più
piccole, dove è ospitato il parenchima o i dotti escretori. I setti danno sostegno e costituiscono lo stroma
che sostiene il parenchima. I setti più grandi confluiscono in una zona dell’organo “ilo”, che è il punto in
cui i vasi e i nervi entrano ed escono. Il tessuto di cui è costituito l’ilo è un tessuto linfoide.
APPARATO CIRCOLATORIO
APPARATO CIRCOLATORIO SANGUIFERO

• Da cosa è formato?
L’apparato circolatorio sanguifero, o cardiovascolare, è formato da un organo centrale, il cuore, e da vasi
sanguiferi distinti in arterie, vene e capillari sanguiferi.
Il CUORE funziona come una pompa muscolare che sostiene il flusso del sangue lungo l’albero
vascolare. Del cuore si possono individuare due metà, una destra ed una sinistra, non comunicanti tra di
loro (comunicazione presente soltanto nella vita fetale): atrio (cavità superiore) e ventricolo (cavità
inferiore). Inoltre nel cuore abbiamo la presenza di setti, che separano gli atri e i ventricoli. Per quanto
riguarda gli atri sono separati dal setto interatriale, mentre i due ventricoli dal setto interventricolare.
Ciascun atrio può comunicare con il sottostante ventricolo attraverso un’apertura, nominata “ostio
atrioventricolare”, provvista di valvole. Bisogna sapere che il sangue può fluire da atrio a ventricolo, ma
non può farlo in direzione opposta perché le valvole si oppongono al reflusso. Infine importante da dire è
che a livello degli atri sboccano le vene, invece dai ventricoli nascono le arterie.
I VASI sono organi cavi, che formano un sistema di canali nei quali scorre il sangue, e confluiscono nel
cuore. Questi ultimi si possono distinguere in tre gruppi:

- Arterie
Sono i vasi in partenza dal cuore e si occupano di portare a tutte le cellule del nostro corpo ossigeno e
materiali nutritizi.
Iniziano come vasi di grosso calibro, di diametro fino a 3 cm (la più grande è l’aorta che ha proprio 3
cm), ma per raggiungere qualsiasi parte danno origine ad arterie più piccole, le arterie di medio calibro, e,
via via che si procede verso le periferie, ad arterie di piccolo calibro. Infine si hanno le arteriole, aventi
un diametro inferiore a 100 micron.
Quest’ultime continuano con i capillari.
- Capillari
Vasi sottilissimi con diametro da 5 a 10 micron. I globuli rossi al suo interno scorrono in fila indiana.
Hanno anche una parete sottilissima, dove si creano scambi tra il sangue e l’istolinfa che circonda le
cellule. Il sangue rilascia ossigeno e materiali nutritizi, diventando ricco di cataboliti di rifiuto e CO2.
Convergono in vene.

- Vene =
Vasi che riportano il sangue al cuore. Inizialmente sono piuttosto sottili (nominate venule, dimensione 50-
70 micron), poi convergono in vene di piccolo calibro, successivamente di medio calibro e, infine, in
vene di grosso calibro, che ritornano al cuore, riportando sangue povero di ossigeno.

• Funzioni:
L’apparato cardiovascolare ha diverse funzioni, di notevole importanza. Queste sono:
- Trasporto e distribuzione di O2 e nutrienti → le cellule del nostro organismo infatti si trovano in un
liquido interstiziale, l’istolinfa, dal quale prelevano l’ossigeno e i materiali nutritizi.

- Rimozione dei prodotti del catabolismo cellulare e della CO2 .

- Termoregolazione → cioè il mantenimento di una temperatura corporea ideale per il funzionamento


delle nostre cellule, in seguito alla vasodilatazione e la vasocostrizione dei vasi periferici. Con questi vasi,
si ha l’afflusso di sangue nelle porzioni più esterne del corpo, quindi alla cute, oppure il sangue viene
trattenuto negli strati più profondi, a seconda delle necessità.

Curiosità: Quando abbiamo caldo siamo rossi perché la vasodilatazione periferica fa affluire il sangue
alla cute, in modo da poter disperdere il calore; invece, se abbiamo freddo siamo bianchi perché
abbiamo una vasocostrizione e il sangue viene mantenuto negli strati profondi del corpo per conservare
la temperatura.
- Processi immunitari → perché nel sangue circolano le cellule dotate di attività fagocitaria, (come i
granulociti neutrofili), cellule immunocompetenti e anticorpi (come le plasmacellule).

- Omeostasi → ovvero mantiene la composizione chimica costante di plasma e altri liquidi (interstiziale,
intracellulare) per consentire una corretta disposizione di liquidi nel nostro corpo.
Grande e piccola circolazione:
Nell’uomo esiste una circolazione doppia e completa. Si distinguono infatti due tipi di circolazione:

- grande circolazione → nota come “circolo generale” o “circolo sistemico”, serve per portare ossigeno e
nutrimento a tutte le cellule.

Interessa tutto il cuore e tutto il corpo.


- piccola circolazione → denominata anche “circolo polmonare”. È fatta di vasi (arterie) che partono dal
cuore e vanno a capillarizzarsi a livello dei polmoni. Il sangue si arricchisce di ossigeno e cede l’anidride
carbonica, per andare nella grande circolazione. Interessa il cuore e i polmoni.

La grande circolazione :
• Inizia a livello del ventricolo sinistro e ha origine con l’aorta, che è un grosso vaso.
• Si sposta verso l’alto facendo un arco e subito inizia a dare origine ad arterie di calibro decrescente che
vascolarizzano organi e tessuti.
• Dalle arterie si passa alle arteriole e poi ai capillari. Nei capillari avvengono gli scambi, grazie alla loro
parete sottilissima e tramite questi il sangue arterioso cede O2 e nutrienti ed assume CO2 e cataboliti
diventando sangue venoso.
• Torna così al cuore attraverso 2 grosse vene blu, che sono le vene cave: superiore ed inferiore.
• Termina nell’atrio destro con le vene cave.

La piccola circolazione :
• Inizia a livello del ventricolo destro, che deve portare il sangue ai polmoni. E si origina tramite il vaso
“tronco polmonare”, che si divide in due arterie polmonari, destra e sinistra.
• Le arterie all’interno dei polmoni si capillarizzano e viene eliminata la CO2 e assunto O2.
• Il sangue nuovamente arterioso torna al cuore tramite 4 vene polmonari: 2 a destra e 2 a sinistra.
• Termina nell’atrio sinistro con le 4 vene polmonari.
Nella grande circolazione le arterie contengono sangue arterioso rosso e le vene sangue venoso. Nella
piccola circolazione le arterie contengono sangue venoso e le vene sangue arterioso. Questo per il
diverso processo che svolgono.
La situazione più comune è quella di avere le arterie che si capillarizzano e confluiscono in vene. Ma non
si comportano sempre così, infatti abbiamo casi particolari dove si parla di:
- rete mirabile arteriosa, dove la rete capillare è interposta tra due arteriole (si ha ad esempio nel rene)
- rete mirabile venosa, dove la rete capillare è interposta tra due venule (si ha ad esempio nel fegato)

Esistono poi dei collegamenti tra le arteriole e le venule, che si chiamano anastomosi arterovenose, che
sono dei collegamenti attraverso i quali il sangue può passare direttamente dalla arteriola alla venula,
senza passare nella rete capillare. Le anastomosi arterovenose hanno una notevole importanza funzionale,
poiché regolano il flusso di sangue.
Il CUORE
CONFIGURAZIONE ESTERNA DEL CUORE
Il cuore è situato nella cavità toracica, più precisamente in una parte di questa, il mediastino (spazio
centrale compreso tra i due polmoni) e poggia sul muscolo diaframma (che separa la cavità toracica da
quella addominale). Il mediastino presenta un avvolgimento detto pericardio, un sacco connettivale che
si interpone nei suoi rapporti con gli organi vicini.
Il cuore non è in posizione perfettamente centrale, ma leggermente spostato a sinistra. Infatti, per i suoi
2/3 è spostato a sinistra rispetto al piano sagittale.
Si trova all’interno della gabbia toracica, che è costituita: lateralmente dalle coste, in avanti dallo sterno e
posteriormente dalla colonna vertebrale. L’impalcatura ossea fornisce una notevole protezione al cuore.
La posizione del cuore in avanti corrisponde allo sterno e alle cartilagini costali dalla 3° alle 6°, mentre in
dietro corrisponde alle vertebre toraciche (vertebre cardiache di Giacomini) dalla 5° alla 8°.
Si prolunga in alto verso l’apertura superiore del torace con il PEDUNCOLO VASCOLARE, che da
destra verso sinistra è costituito: dalla vena cava superiore, dall’ aorta ascendente e dal tronco polmonare.

FORMA DEL CUORE


Il cuore ha una forma di cono appiattito in senso antero-posteriore. Presenta una base (che è rivolta in
alto, indietro e a destra) e un apice (che è rivolto in basso, in avanti e a sinistra).
In relazione alla sua forma si distinguono 2 facce che sono separate da due margini:
- uno destro, occupato dal ventricolo destro. È più tagliente, quindi più acuto.
- uno sinistro, occupato dal ventricolo sinistro. È più arrotondato, quindi più ottuso. Si chiama anche
faccia polmonare, perché corrisponde alla zona dove si trova in rapporto con il polmone sinistro.
Le due facce sono:
▪ Faccia anteriore (o sternocostale)
Presenta:
Solco coronario →
Corrisponde alla separazione tra atri e ventricoli. La parte che sta sopra è di pertinenza degli atri, quella
che sta sotto dei ventricoli. Il solco coronario non lo vediamo tutto nella sua estensione, perché è coperto
da tre grossi vasi (vena cava superiore, aorta e tronco polmonare). La porzione relativa agli atri si presenta
concava, e non la vediamo perché rimane coperta dai coni di emergenza dell’arteria polmonare e
dell’aorta.
Gli atri si prolungano lateralmente con dei prolungamenti detti auricole. Le auricole si portano
anteriormente ad abbracciare l’origine dei vasi: l'auricola destra abbraccia l’aorta, quella sinistra il tronco
polmonare.

Solco longitudinale anteriore →


Si distacca dal solco coronario e va verso il basso. Corrisponde internamente al setto ventricolare, quindi
separa i due ventricoli. Il solco rimane spostato verso il margine sinistro e di conseguenza questa faccia è
maggiormente occupata dal ventricolo destro rispetto a quello sinistro. Termina in basso un po’ a destra
dell’apice del cuore, determinando un’incisura detta “incisura dell’apice del cuore”. Quest’ultima
appartiene interamente al ventricolo sinistro. Il ventricolo destro superiormente si prolunga, e presenta
una convessità che prende il nome di cono arterioso il quale dà origine al tronco polmonare.

▪ Faccia posteroinferiore (o diaframmatica)


Poggia sul diaframma, ha una forma triangolare e si presenta spesso appiattita. Corrisponde
principalmente alla zona occupata dai ventricoli e comprende anche una sottile striscia di pertinenza degli
atri. In questa faccia vediamo:

Solco coronario →
Decorre trasversalmente e fa seguito a quello che abbiamo visto nella faccia anteriore. In questa faccia
decorre un vaso venoso che si chiama seno coronario. Quest’ultimo rappresenta la vena più grande del
cuore, e ha la funzione di raccogliere tutto il sangue che è circolato nelle pareti del cuore e riportarlo
all’atrio destro. Perciò si sposta da sinistra verso destra, trasportando sangue venoso.

Solco longitudinale superiore →


Si trova nella porzione di pertinenza ventricolare. Parte dal solco coronario e si porta verso la punta del
cuore (in basso) e in corrispondenza dell’incisura dell’apice del cuore continua con il solco longitudinale
anteriore. Corrisponde internamente al setto interventricolare, che decorre più vicino al margine destro e
suddivide la faccia in due porzioni. Quella relativa al ventricolo sinistro sarà più ampia rispetto a quella
del destro.
BASE
È convessa e irregolare, per la presenza degli sbocchi delle grosse vene.
A cupola, formata dalla parete posterosuperiore degli atri che si continua con una piccola striscia presente
nella faccia diaframmatica. Infatti, la maggior parte degli atri occupa la base del cuore, solo una loro
piccola striscia si trova nella faccia diaframmatica, ed è la striscia che è compresa tra il solco coronario
e il margine anteriore dello sbocco della vena cava inferiore.
La parete anteriore degli atri appartiene alla faccia sternocostale e non si vede bene perché è coperta dai
grossi vasi (vediamo solo le auricole). Mentre il pavimento degli atri corrisponde alla base dei ventricoli,
si trova dentro il cuore e corrisponde agli orifizi A-V. Quindi la superficie esterna degli atri ha la massima
estensione a livello della base.
Il confine degli atri è segnato dal setto interatriale. Ciò che sta a sinistra del setto è relativo all’atrio
sinistro, ciò che sta a destra all’atrio destro.
• • atrio destro → c’è lo sbocco delle vene cave che costituiscono una regione detta seno delle vene
cave, che ha disposizione verticale. Accanto a questa regione abbiamo il solco terminale, che divide il
seno delle vene cave dall’atrio propriamente detto.

• • atrio sinistro → si trova a sinistra del solco interatriale e presenta gli sbocchi delle vene
polmonari destre e sinistre che sono disposte secondo un asse trasversale, quindi questo atrio ha uno
sviluppo trasversale La porzione dell’atrio sinistro che rimane compresa tra gli sbocchi delle vene
polmonari destre e sinistre costituisce il tetto o vestibolo dell’atrio sinistro. Questo atrio si prolunga
lateralmente con l’auricola sinistra.

APICE
È di pertinenza esclusiva del ventricolo sinistro e rappresenta la porzione più anteriore del cuore. Si trova
in corrispondenza del V spazio intercostale di sinistra ed è in rapporto con la parete toracica.
RAPPORTI DEL CUORE
Sono stabiliti tutti con l’interposizione del pericardio.

La faccia sternocostale →
Risulta in rapporto con la faccia posteriore dello sterno e con le cartilagini costali dalla 3 alla 6. È
parzialmente coperta dai polmoni e solo una piccola porzione è in contatto con la parete anteriore del
torace, questa porzione si chiama AIA DI OTTUSITÀ CARDIACA. Quest’ultima rimane scoperta dai
polmoni ed è a diretto contatto con la parete anteriore del torace, risultando di pertinenza esclusiva del
ventricolo destro.
Nel bambino in corrispondenza di questa faccia troviamo il timo, nell’adolescenza questo organo va
regredendo ed è sostituito da tessuto adiposo.

La faccia diaframmatica →
Poggia sul centro frenico del diaframma. Il cuore si trova così in rapporto con gli organi in contatto con la
cavità dominale: a destra il fegato e a sinistra lo stomaco.

La base del cuore →


Presenta il peduncolo vascolare che occupa la parte più alta del mediastino anteriore. A destra è in
rapporto con la faccia mediale del polmone destro, mentre in dietro e a sinistra con i bronchi, il polmone
sinistro, l’esofago e l’aorta discendente.

L’apice del cuore →


È la porzione più vicina alla parete toracica. Risulta circondato dal polmone sinistro e da una cavità, la
fossa cardiaca (che si dispone a circondare il cuore in corrisponde dell’apice che si trova al 5 spazio
dell’intercostale sinistra).

Il margine ottuso →
Viene accolto dalla fossa cardiaca (fossa del polmone sinistro).

Il margine acuto →
Corrisponde alla cupola del diaframma.
CONFIGURAZIONE INTERNA DEL CUORE
Il cuore è fatto da 4 cavità : due superiori (che sono gli atri) e due inferiori (che sono i ventricoli).

Vediamole ora nello specifico:

• ATRIO DESTRO
Ha una forma cubica, possiamo descrivere 6 parti:
1. parete antro-superiore → corrisponde alla faccia sterno-costale.

2. parete antro-inferiore → corrisponde all’orifizio atrio-ventricolare, il quale separa atrio e ventricolo. È


presente anche una valvola tricuspide, che lascia passare il sangue dall’atrio al ventricolo e si oppone al
reflusso.

3. parete postero-superiore → compresa tra lo sbocco della vena cava superiore e della vena cava
inferiore. È particolarmente liscia e prende il nome di seno delle vene cave. La vena cava inferiore
presenta una valvola rudimentale non continente che prende il nome di valvola di Eustachio, che
dovrebbe impedire il reflusso verso il basso ma non completamente.
4. parete postero-inferiore → corrisponde alla superficie rivolta verso il diaframma. In questa faccia si
trova lo sbocco del seno coronario, provvisto anche lui di una valvola, chiamata valvola di Tebesio.

5. parete laterale → corrisponde alla zona in cui si origina l’auricola destra. In questa zona la parete
dell’atrio si presenta particolarmente disordinata per la presenza di rilievi detti muscoli pettinati. Tra la
zona in cui l’atrio destro presenta una parete liscia e la zona in cui iniziano ad esserci questi muscoli, è
presente una cresta terminale che delimita le due aree.

6. parete mediale → corrisponde al setto interatriale, quindi separa i due atri. A livello di questa parete si
trova una depressione chiamata fossa ovale, che durante la vita fetale corrisponde alla zona di
comunicazione diretta trai due atri e si chiama foro di Botallo.

• ATRIO SINISTRO
Presenta anch’esso 6 pareti:
1. parete antro-superiore → corrisponde alla faccia sterno-costale.

2. parete antro-inferiore, o pavimento → corrisponde all’orifizio atrio-ventricolare sinistro. È presente una


valvola bicuspide, che lascia passare il sangue dall’atrio al ventricolo e si oppone al reflusso.

3. parete postero-superiore, o tetto → corrisponde allo sbocco delle 4 vene polmonari, che dai polmoni
portano sangue ossigenato al cuore.

4. parete postero-inferiore → corrisponde alla faccia diaframmatica.

5. parete laterale → dove si immette l’auricola. Presenti dei rilievi dati dai muscoli pettinati.

6. parete mediale → corrisponde al setto interatriale e presenta una lieve depressione.

• VENTRICOLO DESTRO
Al suo interno si possono riconoscere due zone, e tra queste due porzioni è presente una cresta, chiamata
cresta sopraventricolare, che le separa nettamente:
- una zona cono venoso → rappresenta la parte più posteriore, in cui il sangue scende dalla base del
ventricolo verso l’apice, ed è detta parte di afflusso (il sangue arriva). Questa parte è resa irregolare per la
presenza di trabecole carnee.

- una zona cono arterioso → dove il sangue sale dall’apice del ventricolo verso il tronco polmonare, ed è
detta parte di efflusso. Il cono arterioso ha una parete molto liscia.
Ha una forma a piramide triangolare, quindi ha:
- una base, in corrispondenza tra atrio e ventricolo.

In affinità della base è presente un orifizio atrioventricolare, dove si trova la valvola tricuspide (cioè con
3 cuspidi). Ogni cuspide ha una forma triangolare, ce ne sono: una anteriore, una posteriore e una settale.
Le cuspidi hanno la base attaccata ad un anello fibroso presente a livello dell’ostio e l’apice del triangolo
sporge all’interno. Inoltre hanno lo scheletro fatto da una lamina fibrosa rivestita da endocardio, e
presentano così una faccia atriale (liscia) ed una faccia parietale (irregolare a causa delle fibre tendinee
che ci si fissano).
Quando avviene la contrazione ventricolare, il sangue viene spinto nell’arteria e le cuspidi si sollevano e
si avvicinano chiudendo l’orifizio ed evitando il reflusso nell’atrio. La chiusura valvolare avviene lungo
una linea di chiusura posta sulla faccia atriale a qualche mm di distanza dal margine libero che è occupato
dalle corde tendinee.
In corrispondenza della base si trova però anche l’orifizio polmonare, dal quale si immette il sangue nel
tronco polmonare. Qua sono presenti le valvole semilunari (o a nido di rondine), che hanno tre
semilune: una anteriore e due posteriori. La parete del tronco polmonare sopra ogni semiluna si presenta
leggermente allargata e queste divaricazioni prendono il nome di semi di Valsalva.
Il margine laterale delle semilune è attaccato al ventricolo tramite un anello fibroso che si trova sull’ostio
arterioso, e il margine libero sporge all’interno del ventricolo.
Hanno in più una concavità rivolta verso il tronco polmonare e una convessità rivolta verso il ventricolo
per impedire il reflusso.
Anche le semilune hanno uno scheletro fibroso e sono rivestite da endocardio ed endotelio.
Sul margine interno di ogni semiluna è presente un piccolo rigonfiamento detto nodulo di Morgagni,
importante per garantire la chiusura ermetica ella valvola.
Infine ce da sapere che durante la contrazione ventricolare i margini delle tasche si allontanano, mentre
durante il rilassamento ventricolare i margini delle tasche si avvicinano e la valvola si chiude.
- un apice rivolto in basso.
- tre pareti :

1. parete anteriore (che corrisponde alla faccia sterno-costale).

2. parete posteriore (che corrisponde alla faccia diaframmatica).

3. parete mediale (che corrisponde al setto interventricolare, quindi separa il ventricolo destro dal
sinistro).
Le pareti del ventricolo sono molto più irregolari, rispetto quelle dell’atrio, per la presenza di trabecole
carnee, cioè fasci muscolari che sporgono all’interno del lume del ventricolo. Queste trabecole si possono
classificare in tre ordini:
• I ordine → costituiscono i muscoli papillari, che sono dei rilievi conici con la base che aderisce
alla base del ventricolo e l’apice che sporge all’interno della cavità ventricolare. All’apice dei muscoli
papillari si fissano delle corde tendinee che sono collegate alle cuspidi della valvola;

• II ordine → sono fatte a ponte, quindi presentano due estremità con le quali si fissano alla parete,
mentre la parte di mezzo se ne distacca;

• III ordine →le trabecole di terzo ordine sono rilievi della parete che aderiscono a questa per tutta
la loro lunghezza.

• VENTRICOLO SINISTRO
Ha una parete molto più stretta rispetto al ventricolo destro in quanto deve mandare il sangue nella grande
circolazione. Quindi avendo una parete così spessa ha minore capacità.
Ha una forma conica, ha una base rivolta verso l’alto (che corrisponde all’orifizio atrio-ventricolare) e
l’apice in basso (che corrisponde alla punta del cuore).
Si possono descrivere tre pareti:
1. parete antro-laterale (che corrisponde al margine ottuso del cuore).

2. parete infero mediale (che corrisponde al setto interventricolare).

3. parete irregolare (ad opera dei muscoli papillari che si collegano alle cuspidi valvolari).

Presenza di orifizio atrio-ventricolare che ha una valvola bicuspide (o nitrale). Le due cuspidi sono una
posteriore e una anteriore. Anche queste presentano una faccia atriale (liscia) e una faccia ventricolare
(irregolare).
In corrispondenza della base troviamo però anche un orifizio aortico, dove sono presenti delle valvole
semilunari, una posteriore e due anteriori. Anche qua, sopra a ogni valvola semilunare sono presenti i
seni di Valsalva, e in particolare corrispondenza del seno sinistro e destro, ci sono gli orifizi di origine
delle arterie coronarie, vascolarizzano le pareti del cuore. Anche queste valvole presentano al centro un
rigonfiamento, che forma il nodo di Aranzio (chiude ermeticamente la valvola).
Anche nel ventricolo sinistro si identifica una parete posteriore, dove il sangue va dall’alto in basso
(afflusso), ed una parte anteriore dove il sangue fluisce dal basso verso l’alto per confluire nell’aorta
(efflusso).
Il setto interventricolare ha la parete spessa quanto la destra. Questo setto ha due porzioni: la parte
carnosa, che è fatta da tessuto muscolare, e la parte membranacea, costituita da tessuto fibroso e di
spessore 1mm.
STRUTTURA DEL CUORE
PERICARDIO
Il cuore si presenta protetto da un rivestimento: il pericardio.
È un sacco che avvolge il cuore e il peduncolo vascolare, isolandoli dagli organi vicini.
É costituito da due parti:
- Pericardio fibroso, ovvero una membrana connettivale esterna.

Forma il rivestimento che è subito visibile quando si apre il torace. È costituito da tessuto connettivo
fibroso, piuttosto robusto e quindi ha il compito di contenere il cuore.
Ha anche la funzione di tenere il cuore nella sua postazione, quindi di collegarlo agli organi vicini per
mezzo di legamenti fibrosi. Ad esempio gli sterno-pericardici anteriori che lo legano allo sterno, i
vertebro-pericardici posteriori che lo legano alla colonna vertebrale e i freno-pericardici inferiori, uno
destro e uno sinistro, che lo legano al diaframma.
Ha forma di cono tronco, dove la base è rivolta verso il basso ed è attaccata al diaframma, mentre l'apice
avvolge il peduncolo del cuore.
Presenta una faccia anteriore in rapporto con lo sterno e le cartilagini costali, una faccia posteriore in
rapporto con l'esofago e l'aorta e delle facce laterali in rapporto con le pleure.
- Pericardio sieroso, ovvero una membrana interna.

È costituito da sierosa che favorisce i movimenti del cuore, cioè permette lo scivolamento.
Il cuore è libero di muoversi grazie al pericardio sieroso che è costituito da due foglietti: un foglietto
viscerale (o epicardio) e un foglietto parietale.
Il primo si trova a diretto contatto con la superficie del cuore e riveste tutta la superficie del miocardio.
Giunto a livello del peduncolo vascolare si riflette e continua con il foglietto parietale. Il secondo riveste
la superficie interna del pericardio fibroso. Ripercorre esattamente il percorso di quello viscerale
rimanendo però separato da questo da una cavità sottilissima che li divide.
Sono divisi dalla cavità pericardica che contiene in condizioni normali solo poche gocce di liquido
pericardico.
La struttura della parete del cuore, oltre che dal pericardio, è fatta da altri tre strati:
l’epicardio, il miocardio e l’endocardio.

• EPICARDIO
È formato da un epitelio pavimentoso semplice (mesotelio) che poggia su uno strato connettivo ricco di
fibre collagene ed elastiche.
Costituisce il foglietto viscerale del pericardio sieroso.
Avvolge esternamente il miocardio, anche se tra i due c’è la tela sottosierosa, che è costituita da tessuto
connettivo lasso. In questo piccolo strato si può accumulare il tessuto sieroso che costituisce il grasso
sottoepicardico.

• ENDOCARDIO
Riveste internamente il cuore e tutte le sue cavità. È un rivestimento molto sottile, è un epitelio
pavimentoso semplice che somiglia molto all’endotelio (che invece riveste i vasi sanguigni), poggia su
uno strato connettivale lasso. Inoltre vi è uno strato sotto-endocardico che separa l’endocardio dal
miocardio, ed è fatto di connettivo ricco di fibre elastiche. L’elasticità di queste membrane è molto
importante per i movimenti che deve compiere il cuore.
• MIOCARDIO
Ha notevole importanza nel lavoro del cuore. È costituito da due rivestimenti, uno interno ed uno
esterno, molto sottili, che sono: l’epicardio (esterno) e l’endocardio (interno).
È lo strato più cospicuo. È fatto da tessuto muscolare striato, dove le cellule sono singole mononucleate e
sono tenute insieme da giunzioni che ne consentono la contrazione simultanea.
Questo tipo di muscolo è involontario, quindi le contrazioni del miocardio non sono sotto il controllo
della nostra volontà.
Il miocardio si organizza in due sistemi di fibre: uno superiore che va costituire la parete
degli atri e uno inferiore che va a costituire la parete dei ventricoli.
Queste fibre insieme costituiscono il miocardio comune che è il cuore vero e proprio.
I due sistemi sono però separati da un insieme di strutture fibrose che costituiscono lo scheletro fibroso
del cuore.
Lo scheletro fibroso del cuore è un insieme di formazioni connettivali che danno attacco ai fasci
miocardici. È costituito da quattro anelli fibrosi che circondano tutti gli orifizi valvolari a livello del
cuore, e a questi quattro anelli si aggiungono altre formazioni (come il tendine del cono, un fascio di
fibroso che unisce l’anello fibroso che circonda l’orifizio del tronco polmonare con l’anello fibroso che
circonda l’orifizio aortico).
Dagli anelli fibrosi originano le lamine fibrose che costituiscono lo scheletro di tutti i
lembi valvolari, quindi cuspidi e valvole semilunari. Gli anelli fibrosi danno perciò sostegno sia alle
valvole sia ai fasci del miocardio comune.
Fanno parte dello scheletro fibroso anche il trigono fibroso destro e il trigono fibroso
sinistro.
Il primo è un fascio fibroso compreso tra gli orifizi atrioventricolari destro e
sinistro e l’orifizio aortico.
Mentre il secondo che si trova tra l’orifizio aortico e l’orifizio atrioventricolare sinistro o mitralico.
MUSCOLATURA DEGLI ATRI E DEI VENTRICOLI
Muscolatura degli atri
La muscolatura degli atri si presenta costituita da due tipi di fasci:
• Fasci propri =
Hanno un’organizzazione più profonda. Circondano gli orifizi di sbocco delle vene, quindi hanno un
orientamento diverso. Nell’atrio sinistro sono verticali, in quello destro sono orizzontali.

• Fasci comuni =
Hanno una posizione più superficiale, interessano entrambi gli atri e hanno un decorso trasversale.
Nell’insieme la parete degli atri è piuttosto sottile, tranne dove ci sono i muscoli pettinati, rilievi
muscolari più robusti, che si trovano nella regione laterale di ciascun atrio.
Muscolatura dei ventricoli
La muscolatura dei ventricoli è più spessa e articolata rispetto agli atri, presenta tre tipi di fasci:

• Fasci propri =
Formano lo strato intermedio della muscolatura dei ventricoli. Hanno origine dagli anelli fibrosi degli
orifizi atrioventricolari.
Sono disposti ad ansa, dalla loro inserzione sull’anello fibroso degli orifizi A-V ed arteriosi. Si portano in
basso obliquamente in modo che la convessità dell’ansa corrisponda al margine del ventricolo, e risalgono
terminando sull’anello fibroso da cui erano originati.
Formano 2 sacchi conoidi.

• Fasci comuni =
Si inseriscono sugli anelli fibrosi degli orifizi atrioventricolari e arteriosi.
Si distinguono in fasci anteriori e fasci posteriori.
- I primi dalla loro origine si dirigono verso il basso e convergono in corrispondenza dell’apice del cuore.
A questo livello si ripiegano e risalgono verso l’alto all’interno del sacco costituito dalle fibre proprie, per
andarsi a inserire negli anelli fibrosi del cuore. Nella loro parte ascendente vanno a formare i muscoli
papillari.
- I secondi più o meno si comportano come quelli anteriori, ma dalla loro origine si portano verticalmente
verso il basso. Poi si convergono verso il margine destro del cuore, e si piegano verso l’alto penetrando
nel sacco di fibre costituito dalla fibre proprie del ventricolo destro. Anche in questo caso formano i
muscoli papillari.
• Fasci suturali =
Decorrono obliquamente e profondamente tra gli anelli fibrosi degli orifizi atrioventricolari. Vanno a
unire i sacchi formati dalle fibre proprie di ciascun ventricolo, e hanno la funzione di tenere uniti i fasci di
fibre proprie in corrispondenza del setto interventricolare. I fasci suturali a destra si trovano nello strato
profondo insieme ai fasci comuni ascendenti, invece a sinistra si trovano frammisti e si trovano uniti alle
fibre proprie.

SISTEMA DI CONDUZIONE DEL CUORE


Nella compagine del miocardio comune è presente il miocardio specifico. Le fibre del miocardio
specifico sono fibre muscolari che non contengono miofibrille contrattili. Sono la sede preferenziale
dell’insorgenza degli stimoli che generano l’impulso e la via preferenziale della loro propagazione a tutte
le cellule del miocardio comune. Il miocardio specifico inoltre stabilisce una connessione funzionale tra la
muscolatura degli atri e quella dei ventricoli che senno sarebbero divise dallo scheletro fibroso del cuore.
Il sistema di conduzione è fatto di queste formazioni, dall’alto in basso:

▪ Nodo senoatriale (o nodo di Keith-Flack):


È posizionato nella parte superiore dell’atrio destro tra lo sbocco della vena cava superiore e l’inizio della
cresta terminale.
È una formazione piccolina lunga circa 2 cm, larga 2mm, compresa nello spessore di tutto il miocardio
comune e nel passaggio di un’arteria, l'arteria del nodo del seno.
È nominato “pace-maker del cuore” perché è in grado di generare le contrazioni del cuore, con un ritmo
che va tra 60 e 100 impulsi al minuto. Quando lui smette di funzionare altre fibre del sistema di
conduzione prendono il suo posto, ma hanno una frequenza di contrazione più bassa. Il soggetto sente
così carenza di ossigeno e per questo va applicato un pace-maker artificiale.
Quando il nodo genera l’impulso per la contrazione gli stimoli si propagano alle fibre
miocardiche degli atri e si genera la contrazione atriale. Gli atri si contraggono insieme e il sangue viene
spinto nei ventricoli sottostanti. Contemporaneamente questo impulso prende anche la via delle vie
internodali, queste sono tre: una anteriore, una media e una posteriore. Le vie internodali collegano il
nodo del seno con il nodo atrioventricolare, posizionato vicino all'atrio destro in basso. Giunte al setto
interatriale si biforcano e danno origine a due fasci, la via internodale anteriore e il fascio di Bachmann. Il
fascio di Bachmann è diretto all'atrio sinistro e quindi conduce l'impulso per la contrazione all'atrio
sinistro. La via internodale anteriore decorre nel setto interatriale, anteriormente alla fossa ovale, e
raggiunge il nodo atrioventricolare. Tra le tre vie (anteriore, media e posteriore) quella anteriore è la più
breve e quindi quella
che viene utilizzata normalmente per trasferire l'impulso dal nodo del seno al nodo atrioventricolare.
▪ Nodo atrioventricolare di Tawara-Aschoff :
È posto nell'atrio destro vicino allo sbocco del seno coronario.
Dal nodo atrioventricolare ha origine il fascio di His, piccolo tratto lungo circa un centimetro e mezzo,
che attraversa la parete inferiore dell'atrio, in corrispondenza del trigono fibroso destro e si porta nel
ventricolo sottostante.
Il fascio di His dal nodo atrioventricolare scende nel ventricolo destro. Inizialmente è addossato alla
porzione membranacea del setto interventricolare, ma quando questa porzione termina il fascio si biforca
e genera due branche, una destra e una sinistra, per ciascun ventricolo.
- A destra continua il suo decorso nel ventricolo destro verso il basso, e ha una forma più o meno
cilindrica. Nella sua terminazione dà origine a vari fasci che entrano in contatto principalmente con i
muscoli papillari.

- A sinistra attraversa la porzione membranacea del setto interventricolare e si porta quindi nel ventricolo
sinistro dove si divide a ventaglio in tanti fasci che decorrono addossati al setto interventicolare. Questi si
dirigono verso l'apice del ventricolo dove entrano in contatto principalmente con i muscoli papillari e
successivamente con tutto il resto del miocardio ventricolare.

▪ Fibre di Purkinje :
Le fibre della branca destra e sinistra descritte precedentemente, arrivano ai muscoli papillari e li vi
trasferiscono direttamente il loro impulso. Questi muscoli si contraggono prima della rimanente porzione
del ventricolo e alla base dei muscoli papillari, queste branche danno origine a fasci di fibre più sottili,
formati da cellule giganti che prendono il nome di cellule di Purkinje.
Le cellule di Purkinje sono caratteristiche del sistema di (produzione) della porzione ventricolare del
sistema di conduzione. Inoltre formano una rete con la quale trasferiscono l'impulso a tutte le fibre
ventricolari.
IL LAVORO DEL CUORE
Il lavoro del cuore si svolge in due fasi: una fase di diastole, cioè di riempimento, e una fase di sistole,
cioè di svuotamento. Queste due insieme formano quindi il CICLO CARDIACO, che è molto rapido
(dura 0.8 secondi).
In un adulto in un minuto avvengono in media 70 cicli cardiaci.
DIASTOLE
Fase di riempimento o di rilassamento.
Il sangue arriva agli atrii attraverso le vene, a destra tramite le vene cave e a sinistra tramite le quattro
vene polmonari. Il sangue entra negli atrii e preme contro le valvole cuspidali che quindi si aprono e così
può scendere e fluire liberamente dagli atrii ai ventricoli (inizialmente per forza di gravità). In questo
momento le valvole semilunari sono chiuse. Quando il sangue ha riempito i ventricoli per circa due terzi,
parte l'impulso per la contrazione che dal nodo del seno si propaga subito agli atrii. Questi si contraggono
e completano il riempimento dei ventricoli. A quel punto il sangue all'interno dei ventricoli è così tanto
che preme contro le cuspidi e le fa chiudere.
Il sangue è contenuto solamente all'interno del ventricolo e si passa alla fase di sistole.

SISTOLE
L'impulso per la contrazione raggiunge il nodo atrioventricolare, si propaga lungo il fascio di His e le
branche.
I ventricoli si contraggono e spingono il sangue verso l'alto (inizialmente la contrazione è statica).
Si provoca un aumento di pressione all'interno del ventricolo, dopodiché questo aumento di pressione fa
aprire le valvole semilunari. Dunque il sangue defluisce dai ventricoli al tronco polmonare (a destra) e
all'aorta (a sinistra). In questa situazione sono essenziali i muscoli capillari, perché essendo i primi a
contrarsi mantengono ferme e tese le corde tendinee, grazie alle quali non si ha il ribaltamento delle
cuspidi, impedendo così il reflusso del sangue dal ventricolo all'atrio.
Al termine della fase di sistole ventricolare (gli atri erano in diastole) anche i ventricoli si rilasciano, si
chiudono le valvole semilunari ed il nodo senoatriale può inviare un nuovo impulso.

ELETTROCARDIOGRAMMA:
E’ il passaggio dell'impulso dal nodo del seno, al nodo atrioventricolare, al fascio di His, alle sue branche.
È la riproduzione grafica dell'attività elettrica del cuore durante il suo funzionamento, registrata a livello
della superficie del corpo.
L’ECG è fatto da queste curve che si ripetono e sono sempre uguali, che corrispondono alle varie fasi del
passaggio dell'impulso.
Se tutto va bene la curva ha una forma, se c'è qualcosa che non va la curva cambia e quindi a seconda di
dove è cambiata il cardiologo saprà a che livello è il problema.

l VASI SANGUIFERI:
I vasi sanguiferi costituiscono un sistema di canali chiuso che parte dal cuore e torna in esso.
I vasi che partono dal cuore si chiamano arterie, quelli che invece sono in arrivo al cuore si chiamano
vene. Le vene si originano dai capillari.

La struttura della parete delle arterie e delle vene è molto simile. La parete è formata da tre tonache
sovrapposte:
- la tonaca intima
- la tonaca media
- la tonaca avventizia.
CAPILLARI
COSA SONO
Sono il distretto più sottile dell’apparato, fanno seguito alle meta arteriole, sono vasi che hanno un calibro
costante con un diametro di 5-10 micron. Dai capillari si prosegue con le venule.

DOVE SI TROVANO
I capillari sono presenti in tutti i tessuti tranne nella cartilagine e negli epiteli di rivestimento, nemmeno
quindi dai derivati degli epiteli come unghie, denti oppure la cornea del cristallino che si trova
nell’occhio.

STRUTTURA
Sono molto sottili, la parete è formata da un unico strato di cellule endoteliali che si può sdoppiare per
accogliere cellule particolari che si chiamano periciti con attività macrofagica.

Esistono tre tipi di capillari:

▪ CAPILLARI CONTINUI → Hanno un endotelio continuo, in continuità con quello di altri vasi, arterie
e venule. Presentano un unico strato di cellule strettamente ravvicinate con la sua lamina basale,
anch’essa continua.
Sono composti da una parete sottile ma integra.
Si trovano nella cute, nei polmoni, nei muscoli striati e nell’encefalo.
A livello di questi capillari avvengono degli scambi attraverso un meccanismo noto come “pinocitosi” =
le sostanze che escono o entrano nel circolo sanguigno vengono scambiate con l’ambiente interstiziale e
possono passare solamente attraversando le cellule endoteliali stesse. Successivamente, queste sostanze
vengono incapsulate in vescicole, che poi vengono trasportate all’altro lato della cellula.
I periciti sono cellule di natura contrattile, con attività macrofagica (fagocitaria).
▪ CAPILARRI FENESTRATI → La loro parete presenta dei pori di forma circolare, aventi un diametro
di 30-100 nanometri.
I pori sono dei punti in cui le cellule endoteliali hanno il citoplasma molto assottigliato e sono chiusi in
sottili diaframmi, più sottili della membrana cellulare. Essi consentono il passaggio di piccole molecole
da una parte all’altra dell’endotelio.
Capillari di questo tipo sono costituiti da una continua lamina basale, dove possono essere presenti
pericicli.
Sono presenti nei glomeruli renali, nell’intestino tenue e nel pancreas.

▪ CAPILLARI SINUSOIDI → Hanno un ampio lume irregolare e un decorso tortuoso (in quanto
occupano tutto lo spazio disponibile tra le cellule degli organi all’interno delle quali decorrono.
Si anastomizzano largamente tra di loro ed hanno un endotelio discontinuo, a causa di pori o di
discontinuità (all’interno delle quali è assente il diaframma che chiude il poro e la lamina basale), che
consente il passaggio di materiali di grandi dimensioni, come cellule.
Sono tipicamente localizzati nel fegato, nella milza, nel midollo osseo e nelle ghiandole endocrine.
ARTERIE
COSA SONO
Sono vasi efferenti dal cuore che trasportano e distribuiscono il sangue alla periferia (a tutti gli organi e
tessuti).
Sono dei tubi più o meno cilindrici, di colore bianco roseo.

CARATTERISTICHE
• Se le osserviamo in sezione vediamo che sono circolari.

• Hanno una parete piuttosto robusta, per resistere agli alti valori della pressione arteriosa.

• Hanno una parete elastica, che con l’età può perdere elasticità e andare incontro a delle
modificazioni chimiche che la renderanno più rigida. Si va incontro ad esempio all'arteriosclerosi, dove la
parete diventata più rigida, si oppone al flusso sanguigno, e crea una resistenza periferica che fa
aumentare il lavoro del cuore.

• Se dovessero venire lese o recise, cosa che accade molto raramente, l'emorragia è piuttosto grave.
Questo perché continuano a zampillare ritmicamente a ritmo del battito cardiaco e rimangono beanti, cioè
aperte.

• Per garantire il flusso del sangue a tutto il nostro corpo non sono facilmente comprimibili e
deformabili.

• Sistema centrifugo con riduzione del calibro, ma aumento del numero e quindi del letto vascolare
complessivo. Dunque la pressione scende da 125 mm di Hg circa del primo tratto dell’aorta a 30-40 mm
di Hg a livello delle arteriole precapillari.

DOVE SI TROVANO
Si trovano subito a valle del cuore.
Quando il cuore pulsa spinge il sangue all'interno delle arterie che quindi si dilatano.
Quando il cuore si rilassa le arterie tornano alla loro dimensione originale, quindi si può dire che pulsano
in sincronia con il cuore.
Trovandosi a valle del cuore devono sopportare pressioni molto più elevate rispetto alle vene, e per
questo motivo presentano una parete più spessa.
DOVE DECORRONO
Le arterie decorrono in sede profonda nelle logge muscolari (talvolta si avvicinano al piano osseo e vi
lasciano l'impronta) e sono spesso accompagnate da vene e nervi “satelliti”, formando con questi i
cosiddetti “fasci vascolo-nervosi”.
I RAMI COLLATERALI, RICORRENTI E ANASTOMOTICI
• Ogni arteria lungo il suo decorso emette dei rami collaterali, che normalmente si distaccano
dall'arteria principale formando un angolo acuto. Se formano un angolo retto o ottuso si parla di rami
ricorrenti (più rari).
Tutte le arterie si originano direttamente o indirettamente dall'aorta, però quando il ramo che si è
originato dall'arteria si trova in territori più distali possono verificarsi due condizioni:
− continuare con un'altra arteria ed andare a vascolarizzare una zona più lontana
− terminare con uno o più rami terminali.

• Ogni arteria con i suoi rami collaterali e i sui rami terminali vascolarizza una zona del corpo
piuttosto precisa, che si chiama territorio di distribuzione dell'arteria.
Di norma i territori di distribuzione vicini sono collegati tra di loro per mezzo di rami anastomotici.
Quest’ultimi sono comuni a livello delle arteriole e possono essere presenti anche a livello delle arterie di
piccolo calibro, ma non a livello di quelle di calibro maggiore. Inoltre sono molto importanti, perché
consentono un afflusso di sangue sufficiente anche in caso di ostruzione dell'arteria principale.
Gli anastomosi possono essere di vario tipo:

− rami anastomatici trasversali o longitudinali: questo tipo di anastomosi lo troviamo a livello di un


importante circolo anastomotico, ovvero il circolo di Willis, che si trova in corrispondenza della base
cranica, responsabile quindi della vascolarizzazione dell'encefalo. (le celebrali anteriori)

− rami anastomatici per convergenza: due arterie si uniscono per formarne una. (le vertebrali che
formano la basilare)

− rami anastomatici per inosculazione : un’ arteria continua a pieno canale con un'altra formando un
arco. Se forma un solo arco è semplice (mano), se ne forma di più è multiplo (intestino).

− rami anastomatici a rete: tra due o più arteriole si vengono a costituire dei piccoli rami anastomotici
posti tutti sullo stesso piano. (nelle articolazioni)

N.B. = Esistono tuttavia dei territori delimitati ed indipendenti tra di loro, detti zone o segmenti, che sono
privi di anastomosi e le arterie che li vascolarizzano sono dette arterie terminali. È quello che succede a
livello: dei polmoni, dei reni, della milza, della corteccia telencefalica e dell'occhio.
STRUTTURA DELLE ARTERIE
Le arterie si possono raggruppare in tre gruppi:

1. ARTERIE DI TIPO ELASTICO (o di GROSSO CALIBRO, o di CONDUZIONE) =


Sono quelle che si trovano a valle del cuore, due tipi sono l’aorta e il tronco polmonare.
Hanno un diametro piuttosto ampio da 3 cm a 7 mm, e una struttura ricca di fibre elastiche per sopportare
meglio le pulsazioni del cuore.

La parete delle arterie presenta:


− Tonaca intima : è lo strato più interno che si trova a contatto con il lume del vaso e comprende
l’endotelio che tappezza le arterie. L’endotelio è un pavimentoso semplice, ha le cellule strettamente
aderenti, e uno scarso attrito. Poggia su un sottile strato di tessuto connettivo. La tonaca intima risulta
separata da quella media da una lamina elastica interna, ondulata quindi ricca di fibre elastiche che
possono distendersi.

− Tonaca media : è lo strato più abbondante della parete dei vasi. È particolarmente ricca di fibre
elastiche, che si organizzano a formare delle membrane elastiche o degli strati che si dispongono
concentricamente uno sull’altro (da 30 a 50 strati a seconda del calibro dell’arteria). Queste membrane
concentriche sono separate da connettivo con i fibroblasti, fibre collagene e cellule muscolari lisce. Dopo
la tonaca media abbiamo un sottile strato ondulato, la lamina elastica esterna, che separa la tonaca media
dalla tonaca avventizia.

− Tonaca avventizia : è la parte più esterna della parete del vaso. È di natura connettivale, precisamente
connettivo fibroso, in quanto la sua funzione è quella di contenimento del vaso per impedire lo
sfiancamento della parete in seguito alle contrazioni del cuore. La tonaca avventizia avvolge esternamente
il vaso e contiene i vasa vasorum, vasi che vascolarizzano la parete dei vasi.

Quindi le arterie di tipo elastico hanno una parete ricca di fibre elastiche perché ad ogni sistole
ventricolare il sangue arriva ad alta pressione e le arterie reagiscono dilatandosi, nella successiva diastole
la parete ritorna elasticamente alla sua forma originale.
Alla fine il ruolo delle arterie di tipo elastico è molto importante perché trasforma il flusso di sangue.
2. ARTERIE DI MEDIO E PICCOLO CALIBRO ( o di TIPO MUSCOLARE)
La loro parete è ricca di fibre muscolari lisce, il loro calibro va da 7 a 0.1 mm.
La parete delle arterie presenta:

− Tonaca intima : simile a quella delle arterie di tipo elastico. L’endotelio che poggia su connettivo lasso,
e anche qui è presente una lamina elastica interna.

− Tonaca media : è ciò che le differenzia dagli altri tipi di arterie. Non è costituita da fibre elastiche, ma
da cellule muscolari lisce che vanno a formare da 10-40 strati concentrici, nell’arterie di calibro più
piccolo le cellule lisce hanno un andamento circolare o elicoidale. Anche qui troviamo la lamina elastica
esterna.

− Tonaca avventizia : è simile alle arterie di tipo elastico, infatti presenta i vasa vasorum. Questi vasi,
avendo un ricco contingente di cellule muscolari lisce, sono in grado di variare attivamente il loro lume,
quindi di contrarsi e di spingere ulteriormente il sangue che si trova all’interno di questi vasi. Con le loro
contrazioni sono in grado di spingere un quantitativo di sangue diverso ai vari organi dei tessuti in base
alle necessita funzionali del momento.

3. ARTERIOLE
Diametro da 100 a 40 micron.
Sono le diramazioni più sottili delle arterie e hanno meno strati nella loro parete.
All’interno della famiglia delle arteriole sono comprese le meta arteriole, che immediatamente precedono
i capillari.
Presentano:

− Tonaca intima : endotelio continuo e la lamina elastica interna è poco visibile.

− Tonaca media : cellule muscolari lisce a decorso circolare o elicoidale poste su 2-3 piani. Nelle
metarteriole forma gli sfinteri precapillari che regolano l’afflusso di sangue nei capillari

− Tonaca avventizia : formata da fibroblasti e fibre collagene, non ci sono vasa vasorum.
ARTERIE della CIRCOLAZIONE SISTEMICA
Le arterie della circolazione generale si originano, direttamente o indirettamente, dall’aorta.

AORTA →
I territori dell’aorta sono vascolarizzati da rami collaterali che si originano dall’aorta stessa. Per i territori
distali, l’aorta emette dei grossi vasi collaterali che si mantengono isolati in tutto il loro decorso, finché
raggiungono il territorio di distribuzione, dando luogo a rami collaterali e a rami terminali.
Si origina dal ventricolo sinistro, a livello della terza cartilagine costale sinistra.
Presenta tre regioni principali:
- Aorta ascendente = in alto, leggermente a destra, giungendo fino alla seconda cartilagine costale destra.

- Arco aortico = l’aorta si incurva.

- Aorta discendente = tratto dell’aorta che va dalla quarta vertebra toracica fino alla quarta vertebra
lombare, decorre a sinistra della colonna vertebrale e si porta in posizione mediale.

Si distinguono due porzioni dell’aorta discendente: una superiore (aorta toracica)e una inferiore (aorta
addominale) → a livello della quarta vertebra lombare, l’aorta addominale si biforca in due rami arteriosi
(arterie iliache comuni), che si portano lateralmente.
L’aorta termina con un ramo mediano sottile (arteria sacrale mediana).

• AORTA ASCENDENTE → dà origine alle ARTERIE CORONARIE, DESTRA e SINISTRA.


Nel tratto dell’aorta ascendente, in prossimità delle valvole a nido di rondine, la parete dell’aorta presenta
3 rigonfiamenti (seni di Valsalva), che costituiscono il bulbo aortico. In corrispondenza dei seni di
Valsalva, in particolare degli anteriori destro e sinistro, hanno origine le due arterie coronarie destra e
sinistra. Questi seni vascolarizzano le pareti del cuore e vanno a decorrere in solchi longitudinali e nel
solco coronario.
Il circolo coronarico risulta attivo solamente durante la fase diastolica (rilassamento), mentre durante la
sistolica risulta compresso e il sangue non riesce a circolare. Ad ogni sistole ventricolare, circa il 10%
della gittata cardiaca va a finire nel circolo coronarico.
Il loro calibro è simile, ma nell’80% dei casi l’arteria sinistra ha un calibro leggermente superiore alla
destra.
Si parla di arteria coronaria dominante in base all’emergenza di uno dei rami dell’arteria, ovvero del ramo
interventricolare posteriore. Nel 90% dei casi siamo difronte ad una dominanza destra, ovvero è l’arteria
coronaria di destra a generare il ramo interventricolare posteriore. Nel 10% dei casi vi è una dominanza
sinistra e nell’1% è presente una circolazione
bilanciata, in quanto vi sono 2 rami interventricolari posteriori che si originano uno dalla destra ed uno
dalla sinistra.
Le arterie coronarie possono presentare piccoli rami anastomotici tra di loro, ma sono molto sottili, per
cui si parla di arterie terminali (se una delle arterie va incontro ad occlusione per motivi patologici, il
tessuto che vascolarizza non può essere vascolarizzato da altre arterie e quindi va incontro a necrosi e si
ha così l’infarto del miocardio).

Arteria coronaria sinistra →


Il primo tratto risulta dietro al tronco polmonare e risulta trasparente. Dopo un breve tratto essa si divide
in due rami: uno che va verso il basso (arteria interventricolare anteriore) ed uno che va verso sinistra
(arteria circonflessa).

- Arteria interventricolare anteriore: decorre nel solco interventricolare anteriore, fino all’incisura
dell’apice del cuore e poi risale, per un breve tratto, verso il solco interventricolare posteriore. Questo
vaso si occupa della vascolarizzazione anteriore dei due ventricoli e manda dei rami per la
vascolarizzazione del setto interventricolare.

- Arteria circonflessa: si dirige verso il solco coronario e lo percorre, supera il margine ottuso del cuore e
fornisce rami sia per l’atrio che per il ventricolo sinistro. Infine, termina anastomizzandosi con l’arteria
coronaria destra.
Tra i rami diretti ai lati, vi è anche quella del nodo del seno (verso l’atrio destro) nel 45% dei casi, mentre
nel 55% si origina dalla coronaria destra. Tra i rami ventricolari, vi è l’arteria del margine ottuso (lungo il
margine sinistro del cuore, fino all’apice).

Arteria coronaria destra →


Nasce dal seno aortico di destra e si dirige al solco coronario, passando tra l’auricola destra e l’emergenza
del tronco polmonare.
Essa poi raggiunge il solco coronario, lo percorre nella faccia anteriore, supera il margine destro e
continua il suo decorso nel solco coronarico nella parte diaframmatica posteriore.
Quando giunge all’intersezione con il solco coronario posteriore, dà origine a due rami:
- uno più sottile: che continua nel solco coronario e che si va ad anastomizzare nell’arteria circonflessa.

- uno più robusto: che rappresenta il ramo terminale della coronaria destra, ovvero l’arteria
interventricolare posteriore. Scende nel solco interventricolare posteriore, andando a vascolarizzare la
parete posteriore dei ventricoli e il terzo posteriore del setto interventricolare.
I rami dell’arteria coronaria destra sono anche:
- rami atriali → come l’arteria del nodo del seno (nel 55%) e l’arteria del nodo interventricolare.

- arteria infundibolare → che vascolarizza la faccia anteriore del ventricolo destro e quella del tronco
polmonare.

- rami atriali e ventricolari → nella faccia posteriore dell’atrio destro

- arteria marginale destra → che decorre lungo il margine acuto (destro) del cuore.

• ARCO AORTICO → A livello della seconda cartilagine costale destra, prosegue verso l’alto,
circondando il peduncolo del polmone sinistro, facendo un arco con concavità verso il basso.

• AORTA DISCENDENTE → Al livello della quarta vertebra lombare, vi è l’aorta discendente


(verso il basso), il cui arco da origine, anch’esso, a rami collaterali, che da destra verso sinistra sono:
TRONCO BRACHIOCEFALICO, ARTERIA CAROTIDE COMUNE SINISTRA e ARTERIA
SUCCLAVIA SINISTRA.
ARTERIE DELLA TESTA E DEL COLLO → ARTERIE CAROTIDI e ARTERIE SUCCLAVIE.
Il tronco brachiocefalico poco dopo la sua origine, cioè quando giunge a livello dell’articolazione sterno-
clavicolare destra, dà origine a due rami:
- verso l’alto = all’arteria carotide comune di destra

- lateralmente = all’arteria succlavia di destra.

Quindi alla fine saranno presenti due arterie carotidi comuni (una di destra e una di sinistra) e due arterie
succlavie (una di destra e una di sinistra). Quelle di sinistra risultano più lunghe rispetto a quelle di destra
perché originano direttamente dall’arco aortico, mentre quelle di destra originano dal tronco
brachiocefalico.

• ARTERIE CAROTIDI →
Le arterie carotidi comuni sono i principali vasi arteriosi della testa e del collo, risalgono nella regione
cervicale e giunti a livello del margine superiore della laringe terminano dividendosi:
- Arteria carotide esterna =

Vascolarizza la regione del collo e le regioni superficiali della faccia e della testa (la tiroide, la lingua, la
faringe, la parte esterna della testa, cuoio capelluto) emettendo numerosi rami.

Conformazione:
✓ Dal basso e anteriormente vediamo l’arteria tiroidea, che andrà a vascolarizzare la tiroide. Poi
abbiamo l’arteria linguale che andrà a vascolarizzare la lingua.

✓ Posteriormente l’arteria faringea che andrà a vascolarizzare la faringe.

✓ Proseguendo verso l’alto troviamo l’arteria facciale, che si porta in avanti e va a vascolarizzare tutti i
muscoli mimici che si trovano sulla faccia.

✓ Un altro ramo posteriore è l’arteria occipitale, che si porta a vascolarizzare tutta la parte posteriore
della regione occipitale.

✓ Infine l’arteria carotide esterna termina con i suoi rami terminali che sono: l’arteria temporale
superficiale e l’arteria mascellare interna. La prima risale verso l’alto e si porta a vascolarizzare la cute
della testa e il cuoio capelluto della regione media e anteriore del cranio. La seconda raggiunge le arcate
dentali, vascolarizzando anche l’orecchio che è contenuto nella piramide dell’osso temporale. Presenta
poi un ramo che è l’arteria meningea media, che penetra nel cranio e provvede anche alla
vascolarizzazione della Dura Madre (una delle meningi che avvolgono l’encefalo).
- Arteria carotide interna =
Si dirige verso l’alto e penetra nel cranio attraverso un canale carotico, che è scavato nella piramide
dell’osso temporale, ed è il principale vaso che va a vascolarizzare l’encefalo e l’occhio.
All’interno del cranio dà origine a dei rami che vanno a costituire un importante circolo anastomotico, che
si trova in corrispondenza della base cranica ed è nominato circolo di Willis.
Emette anche un ramo che è l’arteria oftalmica, che dall’interno della cavità cranica si porta all’interno
della cavità orbitaria passando per il foro ottico e va a vascolarizzare tutta la cavità orbitaria.
Uno dei rami dell’arteria oftalmica è l’arteria centrale della retina, che si porta a vascolarizzare l’interno
del bulbo oculare (quindi dove sta il nostro organo della vista).
Quindi l’arteria carotide interna risale verso l’alto, penetra nel cranio attraverso il canale carotico, e
vascolarizza l’encefalo costituendo questo importante circolo anastomotico oltreché emette l’arteria
oftalmica che si porta a vascolarizzare l’occhio.

Il circolo o poligono di Willis:


L’arteria carotide interna sbuca nel corpo dell’osso sfenoide e giunta all’interno del cranio, emette due
vasi collaterali che vanno a costituire le porzioni laterali di questo poligono:
- indietro = le arterie comunicanti posteriori

- in avanti = le arterie cerebrali anteriori.

Le due arterie celebrali anteriori saranno poi unite anteriormente da un ramettino orizzontale
anastomotico, che è l’arteria comunicante anteriore.
Questo circolo anastomotico si forma per confluenza anche di un’altra arteria, cioè l’arteria basilare.
Questa si costituisce per l’unione delle due arterie vertebrali che penetrano nel cranio attraverso il grande
foro occipitale. E si porta verso l’alto per raggiungere la parte posteriore del corpo dello sfenoide, dove dà
origine a questi due rami che entrano a far parte del circolo di Willis e che sono le arterie celebrali
posteriori.
Quest’ultime si vanno ad anastomizzare con le arterie comunicanti posteriori, originate dalle carotidi
interne.
Il poligono di Willis presenta sette lati:
In quello anteriore abbiamo l’arteria comunicante anteriore.
Posteriormente ci sono le due arterie cerebrali anteriori, che
sono rami dell’arteria carotide interna. Questa origina le arterie
comunicanti posteriori, che vanno ad anastomizzarsi con le
arterie celebrali posteriori che si generano dalla materia
basilare.
Tutto il sangue che arriva all’encefalo, arriva sia attraverso la
carotide interna che attraverso l’arteria
basilare, e viene sottoposto ad un continuo bilanciamento pressorio. Per cui questo circolo anastomotico
riceve il sangue da questi vasi e lo distribuisce all’encefalo a livelli di pressione sempre regolari ed
uniformi (continuo compenso di pressione tra carotidi interne e arterie vertebrali).
ARTERIE DEL TORACE → ARTERIE BRONCHIALI e INTERCOSTALI
Due rami collaterali importanti per l’arteria succlavia sono:
- Arteria vertebrale = si origina dalla succlavia e si dirige verso l’alto, risale nel collo decorrendo al lato
delle vertebre cervicali ed entra nel cranio attraverso il grande foro occipitale. Quindi si unisce con
l’arteria vertebrale del lato opposto per formare l’arteria basilare.

- Arteria mammaria interna = si dirige verso il basso e va a vascolarizzare la regione anteriore del torace
e la ghiandola mammaria.

L’ arteria vertebrale, che si era diretta verso l’alto, risale nella regione cervicale, cioè a lato delle vertebre
cervicali. Qui trova dei fori appositi che possono ospitare l’arteria, che giunta a livello del grande foro
occipitale penetra nel cranio.
Quindi le due arterie vertebrali sono le due grandi arterie che a livello del grande foro occipitale si
riuniscono per formare l’arteria basilare o tronco basilare, che successivamente andrà a far parte del
circolo di Willis.

L’ AORTA TORACICA fa seguito all’arco aortico e decorre dal lato sinistro della 4° vertebra toracica
fino al davanti della 12°. Poi attraversa l’orifizio aortico del diaframma e continua con l’AORTA
ADDOMINALE. Nel suo decorso risulta in rapporto con l’esofago, la trachea e con il bronco di sinistra.
Emette dei rami collaterali che si distinguono in:
- rami parietali = sono destinati a vascolarizzare le pareti della cavità toracica, cioè la cute e i muscoli,
nonché la colonna vertebrale e il suo contenuto ovvero il midollo spinale e le sue meningi.

- rami viscerali = sono destinati alla vascolarizzazione dei visceri, cioè degli organi che sono contenuti
all’interno della cavità toracica;

Rami parietali→
▪ I principali rami parietali sono le arterie intercostali posteriori.
Queste emergono a due a due e hanno una disposizione metamerica, cioè sono dieci per lato e decorrono
negli spazi intercostali (in particolare negli ultimi nove e al di sotto della 12° costa). Decorrono insieme a
vene e nervi intercostali.
Vanno ad anastomizzarsi con le arterie intercostali anteriori, che sono rami dell’arteria toracica interna.
Le arterie intercostali posteriori vascolarizzano la parte posteriore della parete del torace e quindi anche la
colonna vertebrale, il midollo spianale e le sue meningi.
▪ Le arterie freniche superiori, che vascolarizzano la parte posteriore della faccia superiore del
diaframma.
Rami viscerali →
▪ Le arterie bronchiali che hanno origine dalla faccia anteriore dell’aorta toracica e si dirigono ai bronchi
e ai polmoni. Rappresentano il circolo nutritizio dei polmoni (ricevono la piccola circolazione, che
ossigena il sangue mentre con i vasi bronchiali ricevono i materiali nutritizi).

▪ I vasi pericardici che vascolarizzano il pericardio che avvolge il cuore.

▪ Le arterie mediastiniche che vascolarizzano alcuni organi che si trovano nel mediastino.

▪ Le arterie esofagee.
ARTERIE DELL’ARTO SUPERIORE →
ARTRIA ASCELLARE- BRACHIALE- RADIALE – ULNARE.
Dall’arco aortico era originata anche l’arteria succlavia che si porta a vascolarizzare l’arto superiore, si
porta lateralmente e si continua nel cavo ascellare con l’arteria ascellare che prosegue con l’arteria
brachiale che decorre medialmente all’omero.
L’arteria brachiale arriva in corrispondenza del gomito e lì si biforca in due arterie:
- l’arteria radiale = è laterale

- l’arteria ulnare = è mediale.

Queste decorrono parallelamente alle ossa omonime fino ad arrivare al polso, dove originano le arcate
dorsale del carpo e palmare superficiale e profonda del carpo. Da lì poi avranno origine le arterie digitali
per le dita.
ARTERIE DELL’ADDOME →
Giunta alla quattordicesima vertebra toracica l’aorta attraversa il diaframma, quindi si porta nella cavità
addominale dove prosegue con l’aorta addominale fino a livello della quarta vertebra lombare. Anche
l’aorta addominale emette dei rami.

Rami parietali→
- le arterie lombari = Queste sono 4 per lato e continuano la serie metamerica dell’intercostali posteriori.

Quindi si dirigono lateralmente per vascolarizzare la parete posteriore dell’addome e anche la colonna
vertebrale con il midollo spinale e le sue meningi.
- le arterie freniche inferiori = che emergono subito al disotto del diaframma e si dirigono verso l’alto
dove andranno a vascolarizzare la faccia inferiore del diaframma.

Rami viscerali →
Si distinguono in quelli che:
- vanno a vascolarizzare il tubo digerente= sono il tronco celiaco e le arterie mesenteriche superiore e
inferiore.

- vanno a vascolarizzare l’apparato urogenitale e le ghiandole surrenali = sono le arterie renali, le arterie
surrenali medie e le arterie genitali.

A livello della quarta vertebra lombare, come già detto, l’aorta addominale termina e si divide nelle due
arterie iliache comuni e nel suo ramo terminale, che è l’arteria sacrale mediana.
Andando nel dettaglio…

• Tronco celiaco
È un vaso piuttosto voluminoso però molto breve. Dà luogo a tre rami che sono: l’arteria gastrica
sinistra, l’arteria gastroepatica e l‘arteria lienale.

Arteria gastrica sinistra:


Quindi il tronco celiaco, verso l’alto, emette l’arteria gastrica sinistra, che si dirige verso la piccola
curvatura dello stomaco e lo vascolarizza, ma va a vascolarizzare anche l’esofago. L’arteria gastrica
sinistra termina dando origine all’arteria gastrica destra.
 Arteria gastroepatica :
Dal tronco celiaco emerge anche l’arteria gastroepatica destra, che si dirige verso destra. Emette un vaso
laterale, che è l’arteria gastroduodenale, che dopo un breve tragitto si biforca in due vasi: l’arteria
pancreaticoduodenale (che vascolarizza il duodeno e il pancreas) e l’arteria gastroepiploica destra (che
vascolarizza lo stomaco.
Un altro ramo dell’arteria gastroepatica è l’arteria gastrica destra, che si dirige verso sinistra. Da questa
arteria nasce l’arteria epatica propria, che si porta verso il fegato e lì si divide in più rami che lo penetrano
e lo vascolarizzano.

 Arteria lienale:
E’ il terzo ramo del tronco celiaco. Decorre nel margine superiore del corpo e coda del pancreas, e dà
origine a numerosi rami che lo vascolarizzano, fino a giungere alla milza, vascolarizzando anche quella.
Ricapitolando il tronco celiaco vascolarizza: l’esofago, il fegato, lo stomaco, il pancreas, il duodeno e la
milza.

• Arteria mesenterica superiore


Poco al di sotto del tronco celiaco (circa 2 cm) sorge l’arteria mesenterica superiore.
Si dirige verso il basso e si occupa della vascolarizzazione del pancreas ma soprattutto dell’intestino tenue
(ad esclusione del duodeno).
Giunta in basso, risale poi verso destra e va a vascolarizzare l’intestino ceco, il colon ascendente e la metà
destra del colon trasverso.

• Arteria mesenterica inferiore


Ha origine ancora più in basso (3-4 cm al di sopra della terminazione dell’aorta addominale).
Con i suoi rami, giunge a vascolarizzare la metà sinistra del colon trasverso, il colon discendente, l’ilio
pelvico e il retto.

• Arterie surrenali medie


Le arterie surrenali medie giungono alla ghiandola surrenale, posizionata al di sopra di ciascun rene, e la
vascolarizzano anastomizzandosi con le arterie surrenali superiori e le arterie surrenali inferiori.
Le arterie surrenali superiori sono rami delle arterie freniche inferiori. Le arterie surrenali inferiori sono
invece rami delle arterie renali.
• Arterie renali
Sono piuttosto voluminose ed originano dalle pareti laterali dell’aorta addominale, in corrispondenza del
margine inferiore della prima vertebra lombare.
Si dirigono lateralmente e giunti all’ilio di ciascun rene danno origine a 4/5 rami che lo vascolarizzano.

• Arterie genitali
Sono diverse a seconda del sesso.
Nella femmina ci sono le arterie ovariche, nel maschio ci sono le arterie testicolari.
ARTERIE DELL’ARTO INFERIORE →
• Arterie iliache comuni
Si originano a livello della quarta vertebra lombare, si portano lateralmente verso il basso fino a
raggiungere l’articolazione sacro iliaca (articolazione fra osso sacro, osso dell’anca, costituzione del
bacino). Lì si dividono e danno origine all’arteria iliaca esterna e interna.

L’arteria iliaca interna o ipogastrica:


Dopo un breve tratto si biforca per dare origine a un tronco anteriore e un tronco posteriore.
Va a vascolarizzare gli organi che si trova nella pelvi (come vescica, retto, glutei, utero nella femmina e
prostata nel maschio) e anche la regione perineale (genitali esterni e glutei).

L’aorta addominale presenta un ramo terminale che è l’arteria sacrale mediana, origina dalla faccia
posteriore dell’aorta addominale, si dirige verso il basso davanti alle ultime vertebre lombari, al sacro e al
coccige; nel suo decorso emette un ramo collaterale che è l’arteria lombare ima.

L’arteria iliaca esterna: prosegue lateralmente e va a vascolarizzare l’arto inferiore.


Prosegue inferiormente con l’arteria femorale che si trova a livello della coscia, si occupa della
vascolarizzazione della cute e dei muscoli della coscia, anche grazie all’arteria femorale profonda che è
un suo vaso collaterale.
Dopodiché l’arteria femorale giunta a livello della parte posteriore del ginocchio continua con l’arteria
poplitea, la quale procedendo verso la gamba dà luogo alla due arterie tibiali anteriore
(decorre sulla faccia anteriore della gamba, continua con l’arteria dorsale del piede o pedidia) e
posteriore (si continua con le arterie plantari del piede).

• Arteria sacrale mediana


Nasce dalla parete posteriore dell’aorta e si porta medialmente, quindi a decorrere davanti al corpo della
quarta e quinta vertebra lombare fino davanti all’osso sacro e coccige.
Nel suo percorso emette un vaso collaterale, che è l’arteria lombare ima. Questo è un vaso duplice,
quindi uno da una parte e uno dall’altra, che va a concludere la serie metamerica costituita dall’arteria
intercostale posteriore e dall’arteria lombare.
ARTERIE della CIRCOLAZIONE POLMONARE
La pressione arteriosa che si osserva nel circolo polmonare è minore rispetto a quella che si trova a livello
della circolazione generale, perché la prima offre una minore resistenza al flusso in quanto è meno estesa.

Esistono due tipi di circolo:


• Circolo funzionale: è costituito dalla piccola circolazione, portano il sangue ai polmoni per ricaricarsi di
ossigeno.
• Circolo nutritizio: è fatto da vasi che portano nutrimento alle cellule dei polmoni.

È costituito dalle arterie bronchiali, rami collaterali dell’aorta toracica.


La piccola circolazione si origina dal tronco polmonare, si porta in alto, passa davanti e a sinistra
dell’aorta ascendente. Al di sotto dell’arco aortico si divide nelle due arterie polmonari destra e sinistra
(accompagnate da due vene polmonari):

− L’arteria POLMONARE DESTRA è situata dietro all’aorta ascendente e alla vena cava superiore.
Giunta in corrispondenza sulla faccia mediale del polmone dà origine a due rami: il ramo superiore (si
distribuisce sul lobo superiore del polmone destro) e il ramo inferiore (si divide in due rami uno medio e
uno inferiore, rispettivamente per il lobo medio e il lobo inferiore del polmone destro). Quest’ultimo avrà
tre rami.

− L’arteria POLMONARE SINISTRA va verso sinistra, passa davanti all’aorta discendente e passa
dietro alla polmonare di sinistra, che è davanti al bronco polmonare.
Giunta in corrispondenza dell’ilo del polmone dà origine a due rami: uno superiore e uno inferiore, che si
distribuiscono rispettivamente al lobo superiore e inferiore del polmone sinistro. Quest’ultimo ha solo due
lobi, è più piccolo del destro perché presenta una cavità per accogliere il cuore.
Inoltre l’arteria polmonare sinistra presenta un legamento detto legamento di botallo che lo collega
all’arco aortico. Questo collegamento è il residuo di un’arteria presente in vita fetale, che è il dotto di
botallo.

VENE
COSA SONO e DOVE DECORRONO
Sono i vasi afferenti al cuore, che dalla periferia riportano il sangue al cuore stesso, costituendo perciò un
sistema centripeto (dalla periferia al centro). Man a mano che ci si avvicina al centro si hanno le venule
che si trasformano in vene cave superiori e inferiori.
Quindi, i vasi aumentano di dimensioni, diminuisce il loro numero e, di conseguenza, diminuisce anche il
letto vascolare complessivo. Il sangue al loro interno aumenta velocità e pressione via via che si procede
verso il cuore.
DOVE SI TROVANO
Si trovano lontane dal cuore. Dunque, devono sopportare delle pressioni più basse ed hanno una parete
più sottile, meno ricca di fibre elastiche e meno ordinata (non si distinguono facilmente gli strati). Sono
invece presenti fibre collagene e cellule muscolari lisce.

CARATTERISTICHE
• La parete più sottile gli conferisce una forma irregolare e molto meno rotondeggiante rispetto a
quella delle arterie → infatti vengono schiacciate dagli organi con i quali hanno rapporti.

• Sono facilmente dilatabili e comprimibili → caratteristica vantaggiosa per eventuali lesioni della
parete (in seguito ad un taglio il flusso del sangue viene bloccato).

• Sono più numerose delle arterie → infatti spesso decorrono in coppia come vene satelliti di
un’arteria o possono anche decorrere in assenza di questa.

• La capacità totale del sistema venoso è circa doppia di quello arterioso.

• Sono più anastomizzate, diversamente dalle arterie, e presentano delle valvole semilunari o a nido
di rondine, simile a quelle a livello del cuore.

Le valvole a nido di rondine =


• Hanno un’estremità che aderisce alla parete del vaso e l’altra sporge all’interno del vaso,
formando una concavità rivolta verso il cuore

• In genere sono disposte in coppia e, quindi, favoriscono l’unidirezionalità del flusso sanguigno.
Questo perché il flusso sanguigno, che deve andare verso il cuore, va verso l’alto, schiacciando i lembi
valvolari alla parete e il sangue può transitare liberamente. Quando invece prova a tornare indietro, le
tasche delle valvole si gonfiano e si chiudono.

• La presenza delle valvole è particolarmente utile quando il sangue deve risalire contro la forza di
gravità.

• Queste valvole sono abbondanti nei vasi degli arti inferiori e nelle vene di piccolo calibro dei
distretti viscerali.

• In corrispondenza delle valvole la parete del vaso presenta un assottigliamento e una dilatazione
(seno valvolare) e, quindi, dall’esterno si può capire facilmente dove si trovano le valvole. In caso di
insufficienza valvolare, questa parete può sfiancarsi e generare le varici.
CLASSIFICAZIONE DELLE VENE
Le vene si possono classificare in base:

1. al calibro → ci sono vene di grosso calibro (2,5-3 cm), di medio calibro, di piccolo calibro (fino a
0,1 mm) e le venule.

2. alla loro localizzazione → si distinguono vene superficiali (decorrono nel connettivo sottocutaneo, ma
non insieme alle arterie. Si vedono negli arti e nel collo) e vene profonde (decorrono insieme alle arterie.
A volte insieme a queste decorre un nervo, formando così i fasci vascolo-nervosi, costituiti da un’arteria,
due vene e un nervo. Decorrono all’interno delle logge muscolari).

3. alla struttura della loro parete.

• vene di piccolo calibro = hanno un endotelio, una lamina basale, qualche pericita e un sottile strato
esterno connettivale, che può contenere fibre collagene. Man a mano che diventano più voluminose,
all’endotelio si aggiunge una sottile tonaca media che può contenere qualche strato di cellule muscolari
lisce e qualche fibra collagene.

• vene di tipo recettivo = sono localizzate nelle regioni sopradiaframmatiche, dove il sangue scorre
favorito dalla forza di gravità. Hanno una parete di tipo fibroso e molto sottile, perché non devono
sopportare elevati valori di pressione e il sangue non deve essere particolarmente spinto per arrivare al
cuore. Inoltre non hanno valvole perché non c’è la necessità di garantire il flusso del sangue contro la
forza di gravità.

• vene di tipo propulsivo = sono caratteristiche delle regioni sottodiaframmatiche e, quindi, si


trovano dove il sangue deve progredire contro la forza di gravità. Hanno una parete un po' più spessa e
più ricca di fibre collagene e di cellule muscolari lisce, che possono favorire la progressione del sangue.
Inoltre, queste vene sono caratterizzate dalla presenza delle valvole.
VENE della CIRCOLAZIONE POLMONARE
• Sono 4, due per ogni lato, di cui ne abbiamo una superiore e una inferiore.

Quelle di destra sono inizialmente tre (superiore, media e inferiore), poi quella media e quella inferiore
confluiscono, e al cuore quindi ne arrivano due.
• Conducono il sangue arterioso dai polmoni all’atrio sinistro.

• Hanno una parete sottile ricca di fibre elastiche.

• Sboccano nella parete posterosuperiore dell’atrio sinistro, e sono in parte coperte dal pericardio.

La vena POLMONARE SINISTRA sono vicino alla parete laterale del cuore.
La vena POLMONARI DESTRA di destra vicino al sette interatriale.

VENE della CIRCOLAZIONE SISTEMICA


Le vene della circolazione generale si organizzano in tre sistemi:

SISTEMA DELLE VENE DEL CUORE = vene che raccolgono il sangue che ha circolato nel cuore e
lo riconducono nell’atrio destro.

SISTEMA DELLA VENA CAVA SUPERIORE = raccoglie il sangue refluo dalle regioni
sopradiaframmatiche del nostro corpo.

SISTEMA DELLA VENA CAVA INFERIORE = raccoglie il sangue refluo dalle regioni
sottodiaframmatiche del corpo.
A questo fa capo anche il sistema: della VENA PORTA, vena che drena il sangue della regione
sottodiaframmatica del tubo digerente e lo convoglia al fegato.
SISTEMA DELLE VENE DEL CUORE
• VENE CARDIACHE =
(SENO CORONARIO- VENE CARDIACHE ANTERIORI- VENE MINIME DI TEBESIO)
Seno coronario: Tutte le vene che hanno circolato del cuore vengono raccolte in questo grosso vaso
venoso. Esso decorre nella faccia diaframmatica, nella parte sinistra del solco coronario, e supera il setto
interatriale per andare a gettarsi nell’atrio destro. In corrispondenza della sua apertura presenta la valvola
di Tebesio, che farà scorrere il sangue dal seno coronario all’atrio destro e si opporrà al reflusso.
Il seno coronario riceve il sangue da due grosse vene del cuore, che sono la grande vena cardiaca e la
piccola vena cardiaca, ma anche da altre vene minori.

- Grande vena cardiaca =


Decorre nel solco interventricolare della faccia anteriore del cuore, dal basso verso l’alto, raggiunge il
solco coronario e quindi si getta nel seno coronario. Raccoglie il sangue della metà sinistra del cuore.

- Piccola vena cardiaca =


Risale lungo il margine destro (acuto) del cuore, raggiunge il solco coronario, che lo percorre nella faccia
diaframmatica verso sinistra, e termina gettandosi nel seno coronario. Raccoglie il sangue della metà
destra del cuore.
Inoltre, ci sono anche altre vene minori come ad esempio: vena interventricolare posteriore o la vena
cardiaca media.
La prima decorre appunto nel solco interventricolare posteriore, la seconda nel margine ottuso del cuore.

Vene cardiache anteriori :


Raccolgono il sangue dalla parete anteriore del ventricolo destro e poi vanno nell’atrio destro dove si
gettano.

Vene minime di Temesio :


Sono molto sottili e non hanno un ordine preciso, sono più abbondanti nell’atrio destro dove si gettano.
SISTEMA DELLA VENA CAVA SUPERIORE
• VENA CAVA SUPERIORE →

La vena cava superiore è abbastanza breve, lunga 7 cm.


Raccoglie il sangue delle regioni sopradiaframmatiche del tronco e si forma per la confluenza dei tronchi
venosi brachiocefalici destro e sinistro, a livello della prima articolazione sternocostale destra.
La vena poi scende verso il basso, contrae rapporto con l’arto aortico e va a gettarsi nell’atrio destro, a
livello della terza articolazione sternocostale destra.
È una vena di tipo recettivo e priva di valvole.
Presenta degli affluenti: la vena azigos e piccoli vasi venosi pericardici e mediastinici (che provengono
dal pericardio e dagli organi del mediastino).

- Vena Azigos =
Un grosso tronco venoso che risale dal basso e si getta nella vena cava superiore.
La vena azigos risale dal basso verso l’alto nel torace e quindi raccoglie tutto il sangue che ha circolato
nelle pareti del torace, poi da quello che deriva dalla colonna vertebrale e anche dal mediastino posteriore.
Quindi percorre tutta la regione posteriore del torace.
Parte dal diaframma come continuazione della vena lombare ascendente destra, che la mette in
comunicazione con la vena iliaca comune destra.
Decorre a destra dei corpi vertebrali dal basso verso l’alto, e giunta a livello della
4° vertebra toracica si sposta in avanti, passa sopra al bronco principale destro e si getta nella cava
superiore.
È una vena propulsiva, provvista di valvole.
Ad essa affluiscono: rami parietali e viscerali. Tra i primi abbiamo le vene intercostali di destra, la vena
emiazigos (raccoglie le ultime 5-6 vene intercostali di sinistra) e la emiazigos accessoria (raccoglie le
prime 6-7 vene intercostali di sinistra).

Tra i secondi abbiamo le vene bronchiali, le vene esofagee, le mediastiniche e le freniche superiori.

Vena emiazigos
Si origina a sinistra della colonna vertebrale come continuazione della vena lombare ascendente
sinistra.
Entra nella cavità toracica attraverso una fessura del diaframma.
Decorre nel mediastino posteriore a sinistra dei corpi vertebrali, fino alla 8° vertebra toracica si porta
davanti alla colonna vertebrale e si getta nella vena azigos.
Priva di valvole.
Quindi le vene AZIGOS ed EMIAZIGOS realizzano una importante via anastomotica tra i distretti delle
due vene cave (superiore e inferiore).
Tronchi venosi brachiocefalici destro e sinistro →
Confluiscono per formare la vena cava superiore a livello della 1° articolazione sternocostale destra.
A loro volta si formano per confluenza tra la vena succlavia e la vena giugulare interna, che formano
l’angolo venoso, un angolo retto.
Drenano: testa, collo, arto superiore e torace.

- Vena succlavia =
Si origina in corrispondenza del margine laterale della prima costa come continuazione della vena
ascelllare, si dirige medialmente e in corrispondenza dell’articolazione sternoclavicolare si unisce alla
vena giugulare interna per formare il Tronco Brachiocefalico.
Drena il sangue proveniente dall’arto superiore e dalla parte superiore del torace, ma anche da alcune
porzioni della testa, la quale, nel collo, ha un importante affluente (la vena giugulare esterna) ed è
provvista di valvole.

- Vena giugulare esterna (di tipo recettivo) =


Si origina al disotto dell’angolo della mandibola, si porta poi verticalmente verso il basso e raggiunge la
vena succlavia, portandole un contingente di sangue che proviene dall’alto, dalle regioni superficiali di
testa e collo.

- Vena giugulare interna (più grande) = Decorre dal collo.


Inizia a livello del foro giugulare, in corrispondenza della base cranica e prende, così, tutto il sangue che
ha circolato all’interno della cavità cranica e che viene raccolto da seni venosi della dura madre (meninge
più esterna, fa parte di involucri meningei che avvolgono e contengono l’SNC).
Questi seni confluiscono l’uno nell’altro e l’ultimo di essi, il seno sigmoideo, attraversa il foro giugulare.
Si continua con la vena giugulare interna.
Quest’ultima scende lateralmente nel collo e termina formando il tronco brachiocefalico con la vena
succlavia.
La vena giugulare interna, inoltre, raccoglie il sangue che circola all’interno dei muscoli mimici della
faccia, nelle regioni profonde del collo e nell’apparato della vista e dell’udito.
A livello del collo si forma un fascio vascolo-nervoso, costituito quindi da vena giugulare interna, arteria
carotide comune e nervo vago (importante nervo encefalico).
SISTEMA DELLA VENA CAVA INFERIORE e DELLA VENA PORTA
• VENA CAVA INFERIORE → È la più grossa vena del nostro corpo, è lunga circa 22 cm, e ha un
calibro di 3 cm. Nel tratto toracico diventa più sottile.
Si occupa di raccogliere tutto il sangue proveniente dalle regioni sottodiaframmatiche (addome).
Essa segue il decorso dell’aorta addominale.
Nonostante sia spostata un po' a destra, decorre nell’addome, dal basso verso l’alto, attraversa il muscolo
diaframma, si porta nel torace e si getta nell’atrio destro del cuore.
È una vena di tipo propulsivo, cioè non possiede valvole ad eccezione di quella che presenta in
corrispondenza dello sbocco nell'atrio destro, ovvero la valvola di Eustachio (valvola di tipo incontinente,
funzionante durante la vita fetale).
Si origina dalla confluenza della due grandi vene iliache comuni, le quali si riuniscono anteriormente, a
livello della 5° vertebra lombare, a destra della linea mediana.
A partire dalla 5° vertebra lombare si porta verso l'alto, raggiunge il fegato, che presenta la fossa della
vena cava, dove viene accolta la stessa. Sopra il fegato si porta di nuovo verso l'alto, attraversa il centro
frenico del diaframma (porzione tendinea che costituisce la parte centrale del diaframma, la parte laterale
è quella muscolare) giungendo nel torace, attraversa poi il pericardio ed infine si getta nell'atrio destro.
Nel suo decorso riceve vene parietali e vene viscerali.
Tra i rami parietali abbiamo le vene lombari e le vene freniche inferiori.
Tra i rami viscerali troviamo le vene renali destra/sinistra (piuttosto voluminose), la vena surrenale
media, la vena genitale destra ed infine le vene epatiche (che si trovano subito sotto le vene freniche
inferiori).

- Vene iliache comuni destra e sinistra = Queste portano il sangue proveniente dalle pareti e dalla pelvi,
dall’arto inferiore e genitali esterni.
Si originano davanti all’articolazione sacro-iliaca e risalgono verso l’alto, passando davanti all’osso sacro
e alle vertebre lombari.
Si uniscono a livello della linea mediana per formare la vena cava inferiore.
È presente una vena sacrale mediana che decorre davanti all’osso sacro e davanti alla quinta vertebra
lombare per poi gettarsi nella vena iliaca comune sinistra, mentre quella destra non ha affluenti.
La vena sacrale mediana a sua volta riceve la vena lombare ima, che termina la serie metamerica delle
lombari.
Si originano davanti all’articolazione sacro-iliaca per la confluenza della vena iliaca esterna ed interna.
La vena iliaca interna raccoglie il sangue di tutta la cavità pelvica, cioè delle pareti e organi in essa
contenuti (vescica, retto, prostata o utero). Inoltre, drena il sangue proveniente dai genitali esterni e dalla
regione glutea.
La vena iliaca esterna invece raccoglie principalmente il sangue proveniente dall’arto inferiore ma in
misura minore anche dalle pareti dell’addome. Decorre all’interno della cavità pelvica e si unisce con la
vena iliaca interna per formare la vena iliaca comune. La vena iliaca esterna, come già detto,
principalmente raccoglie il sangue dall’arto inferiore, infatti si presenta come la continuazione della vena
femorale. Quest’ultima che decorre nella coscia e che giunta al di sotto del legamento inguinale prosegue
con appunto la vena iliaca esterna.

RAMI PARIETALI
- Vena lombare = Continuano la via metamerica delle vene intercostali posteriori, a livello della cavità
lombare. Sono 4-5 per lato.
Si originano in corrispondenza delle vertebre lombari grazie all'unione di una radice ventrale e di una
radice dorsale. La prima drena il sangue proveniente dalla faccia anteriore dell'addome (quindi dai
muscoli larghi dell'addome), mentre la seconda drena il sangue che proviene dalla parete addominale
posteriore (quindi dai muscoli della parte posteriore della regione vertebrale, del midollo spinale e delle
meningi).
Le vene lombari sono unite tra di loro da un ramo anastomotico verticale che va a formare le vene
lombari ascendenti destra (si continua in alto a livello del diaframma con la vena azigos) e sinistra
(continua in alto a livello del diaframma con la vena Emiazigos).
Esse formano così un importante anastomosi tra il sistema della vena cava inferiore e il sistema della vena
cava superiore.

- Vene freniche inferiori = Si trovano subito sotto al diaframma e drenano la faccia inferiore dello stesso.
Riceveranno le vene surrenali superiori, quindi parte del sangue che proviene dalle ghiandole surrenali.

RAMI VISCERALI
- Vene renali = Sono due e si gettano nella vena cava inferiore in corrispondenza delle sue pareti laterali
a livello della 2° vertebra lombare.
Quella di sinistra presenta dimensioni maggiori, infatti è più lunga e più grossa rispetto a quella di destra.
Presentano entrambe degli affluenti che sono le vene surrenali inferiori e a sinistra la vena surrenale
media e genitale di sinistra (quelle di destra si gettano direttamente nella vena cava inferiore).
- Vene epatiche = Fuoriescono dal fegato in corrispondenza della fossa della vena cava.
Sono piuttosto numerose, da 15 a 20.
Ne esistono 3 più grandi e meglio individuabili e sono: tronco destro, tronco medio e tronco sinistro.
Ci sono poi 10-15 vene epatiche minori, che si generano separatamente in corrispondenza della faccia
anteriore della vena cava inferiore.
Sono vene di tipo propulsivo e non possiedono valvole.
A questo livello si realizza un'importante microcircolo/rete mirabile venoso (microcircolo perché c'è un
distretto capillare interposto tra due distretti venosi), in quanto il sangue portato dalla vena porta si
capillarizza all'interno del fegato e poi fuoriesce dalle vene epatiche.

• VENA PORTA → È lunga circa 8 cm, drena il sangue dalle regioni sottodiaframmatiche del tubo
digerente, da milza, pancreas e cistifellea.
Si capillarizza a livello del parenchima epatico dando origine ed una rete mirabile venosa che dà origine
alle vene epatiche.
Dalla sua origine si porta obliquamente in alto e a destra verso il fegato, passando dietro allo stomaco.
A livello dell'ilo epatico si divide a T in due rami destro e sinistro.
È una vena di tipo propulsivo.
La vena porta si forma dietro la testa del pancreas, davanti alla VCI, per la confluenza di 3 vene: la vena
mesenterica superiore, la vena mesenterica inferiore e la vena lienale.

- Vena mesenterica superiore = Percorso da cui riceve sangue: pancreas, intestino tenue, metà destra del
crasso, in parte dello stomaco.

- Vena mesenterica inferiore = Continuazione della vena rettale superiore, metà sinistra del crasso.

- Vena lienale = Percorso da cui riceve sangue: milza, pancreas, in parte dallo stomaco e grande omento.
La vena porta presenta anche degli affluenti tra cui le vene gastriche sinistra (che in alto riceve le vene
esofagee), e destra, e le vene cistiche.

- Vene gastriche sinistra e destra = Esse si portano a decorrere nella piccola curvatura dello stomaco e
si anastomizzano tra di loro, ricevono quindi sangue dalle pareti dello stomaco ma anche in parte
dall'ultima
porzione dell'esofago.
- Vene cistiche = Raccolgono il sangue refluo dalla cistifellea, organo di raccolta della bile, che si trova
sulla faccia anteriore del fegato.
Esse possono sboccare anche direttamente nelle vene epatiche o nella vena porta.
Drenaggio arto superiore → Per quanto riguarda l’arto superiore, sono presenti sia vene superficiali, che
profonde (dipendenti dalle arterie, sono satelliti delle arterie e decorrono all’interno delle logge
muscolari), entrambe anastomizzate tra di loro.

- Vene superficiali = Indipendenti dalle arterie, decorrono nel tessuto connettivo sottocutaneo. Inoltre,
raccolgono una maggiore quantità di sangue che convogliano in quelle profonde, in corrispondenza della
radice dell’arto superiore
Sono numerose e visibili attraverso la cute.
Si originano in corrispondenza della mano e si organizzano in due reti di scarico: rete venosa palmare e
rete venosa dorsale.
La seconda è il principale sistema di scarico della mano, in quanto raccoglie anche una parte di sangue
che proviene dalla rete venosa palmare.
Essa confluisce il sangue che raccoglie in due vasi: vena basilìca (mediale, lato ulnare dell’avambraccio)
e vena cefalica (laterale, nel lato radiale dalla parte del pollice) a livello dell’avambraccio.
La vena cefalica si porta sulla faccia polare dell’avambraccio, che risale fino alla piega del gomito, dove
emette un ramo anastomotico, ovvero la vena mediana del gomito. Dopodiché continua a salire
lateralmente al braccio fino a giungere al disotto della clavicola, dove si fa profonda fino a sboccare nella
vena ascellare.
La vena basilìca si porta sulla faccia polare dell’avambraccio e, giunta a livello del gomito, riceve la vena
mediana proveniente dalla vena cefalica e continua a decorrere verso l’alto, portandosi nella regione
mediale del braccio. Risale poi medialmente fino al terzo medio, si fa profonda e va a sboccare nella vena
brachiale mediale (vaso venoso della circolazione profonda dell’arto superiore).

- Vene profonde = Si originano a livello della mano.


Si dividono in vene profonde palmari digitali (in corrispondenza delle dita) e vene profonde palmari
metacarpiche (in corrispondenza del palmo).
Confluiscono rispettivamente nell’arcata palmare superficiale (le digitali) e nell’arcata palmare profonda
(le metacarpiche).
Dopodiché, a livello dell’avambraccio, confluiscono in due vene ulnari (mediali) e due vene radiali
(laterali).
Giunte a livello del gomito, le vene ulnari e radiali confluiscono tra di loro per formare due vene
brachiali, che decorrono nel braccio e si portano verso l’alto, finché, raggiunto il margine inferiore del
muscolo grande pettorale, confluiscono nella vena ascellare a livello del cavo ascellare.
La vena ascellare riceve tutto il sangue proveniente dall’arto superiore, ovvero dalla circolazione
superficiale e dalla circolazione profonda, decorre nel cavo ascellare e riceve rami dalla spalla, dal torace
e si continuerà con la vena succlavia.
Drenaggio arto inferiore → La principale vena dell’arto inferiore è quella femorale.

- Vena femorale = Si trova al di sotto del legamento inguinale, percorre la coscia e raccoglie quindi tutto
il sangue che vi circola nei muscoli e cute.
Grazie anche alla vena femorale profonda, che è un suo affluente importante e rappresenta la
continuazione della vena obliqua, che si trova dietro all’articolazione del ginocchio.
Procedendo verso il basso, il sangue arriverà alla gamba e al piede, dove c’è un circolo superficiale e uno
profondo, e nella regione antero-mediale della coscia.
Nell’arto inferiore, come in quello superiore, possiamo trovare perciò vene superficiali e vene profonde.
Le prime decorrono da sole, quindi sono indipendenti dalle arterie, mentre le seconde sono satelliti delle
arterie. In genere sia quelle superficiali che profonde, a livello dell’arto inferiore, sono di tipo propulsivo,
quindi presentano valvole.
Queste vene sono riccamente anastomizzate tra di loro.

- Vene superficiali = a livello dell’EPR abbiamo un arco venoso plantare, posto al di sotto della radice
delle dita, e una rete venosa cutanea plantare, posta al di sotto del tallone e vene dorsali. Queste
confluiscono tutte in due vene marginali nel dorso del piede, una laterale e una mediale, che costituiranno
le vene superficiali della gamba.

Le vene superficiali della gamba sono la vena grande safena e la vena piccola safena:
La grande safena nasce davanti al malleolo mediale come continuazione della vena marginale mediale.
Quindi decorre medialmente nella gamba, svolta verso l’alto, giunta a livello del ginocchio fa una curva
con la concavità anteriore e prosegue nella porzione mediale della coscia fino alla regione inguinale, dove
si approfonda va a gettarsi nella vena femorale.
È una vena di tipo propulsivo e presenta molte valvole.
Si occupa di drenare il sangue proveniente dalla rete dorsale della parte mediale e della rete plantare.
È prettamente anastomizzata sia con la piccola safena che con le vene profonde.
La piccola safena si origina dietro al malleolo laterale, decorrere lateralmente rispetto al tendine
calcagnale e si porta verso l’alto occupando la regione mediale della gamba, fino ad approfondarsi e
gettarsi nella vena obliqua che si trova dietro all’articolazione del ginocchio (fa parte delle vene
profonde).
È quindi superficiale solo nel primo tratto, dopodiché approfonda nelle vene profonde.
Anche lei è di tipo propulsivo e perciò provvista di molte valvole.
Drena il sangue dalla zona plantare e dalla parte posteriore della gamba.
- Vene profonde= Iniziano a livello del piede con vene plantari e dorsali, che si gettano in due vene
tibiali anteriori e due posteriori.
Le vene tibiali anteriori si originano dalle vene dorsali del piede e risalgono nella gamba fino a incontrare
le posteriori formando la vena poplitea a livello dell’articolazione del ginocchio.
Le vene tibiali posteriori si raccolgono principalmente il sangue proveniente dalle vene plantari e dalla
regione posteriore della gamba e dalle sue vene superficiali.

Vena poplitea →
- È di tipo propulsivo, provvista di valvole.

- Si continua con la VENA FEMORALE.

- Riceve la piccolasafena.

APPARATO CIRCOLATORIO LINFATICO


• Da cosa è formato?

È un apparato circolatorio, quindi è costituito da una serie di canali, dove all’interno però non scorre il
sangue, bensì la linfa.

• Da dove fuoriesce la linfa?

A livello del distretto capillare dell’apparato circolatorio sanguifero fuoriescono continuamente sostanze
ed avvengono gli scambi con l’istolinfa (liquido che deterge le cellule). Questi scambi portano fuori dal
sangue materiale nutritizio e ossigeno, mentre all’interno portano CO2 e metaboliti di rifiuto.
Per portare fuori materiale nutritizio ed O, fuoriescono dal circolo sanguigno circa 20 lt di queste sostanze
al giorno. Di questi 20 lt, solo una parte rientra poi nell’apparato circolatorio sanguifero, circa da 2 a 4 lt
rimangono nell’interstizio e vengono assorbiti dall’apparato circolatorio linfatico.
• Quale è il suo compito?
L’apparato circolatorio linfatico ha il compito di assorbire le sostanze che non riescono a rientrare nel
sangue e riportarcele tramite il distretto venoso.

• Caratteristiche:
- È un sistema aperto → in quanto i capillari linfatici si originano a fondo cieco nel connettivo
interstiziale, da dove assorbono il liquido e lo riportano alle vene.
- Il sistema sanguigno ha un organo propulsore, il cuore, il sistema linfatico invece no. La linfa infatti
scorre mossa da altre forze che collaborano tra di loro:

• La compressione dei vasi linfatici, che avviene per la contrazione dei muscoli.

• La pulsazione delle arterie, sincronizzata con quella cardiaca.

• La parete dei vasi linfatici è provista di muscolatura liscia che si può contrarre e dare, quindi,
spinte attive alla linfa che si trova all’interno.

• La pressione interstiziale: se c’è più linfa, questa tenderà ad entrare nei vasi linfatici assorbenti e
spingerà quella che sta sopra.

• I movimenti respiratori, che possono favorire la progressione della linfa.

- Nel caso in cui il sistema linfatico non svolgesse bene il suo lavoro, si può verificare una condizione
patologica chiamata “linfedema” → dovuta all’accumulo della linfa nel tessuto interstiziale, che non
viene riassorbita. Questa condizione si può verificare per diverse cause:

• può essere una causa congenita


• per l’asportazione dei linfonodi (nei casi di tumori)
• se ci sono danni alla matrice extracellulare dovuti a una terapia radiante.
VASI LINFATICI
▪ Lungo il loro percorso i vasi linfatici possono presentare particolari strutture: i linfonodi.

Linfonodi→ Sono accumuli di tessuto linfoide, quindi sono ricchi di linfociti e macrofagi.
Sono interposti lungo il decorso dei vasi linfatici e possono essere isolati o raggruppati in postazioni
linfatiche. Le postazioni linfatiche, o stazioni linfonodali, possono essere superficiali o profonde.
Le prime sono facilmente palpabili (tra queste ci sono quelle cervicali, ascellari e inguinali), le seconde
non sono palpabili (le più importanti sono costituite dai linfonodi mediastinici, che si trovano nel
mediastino vicino all’aorta).
Sono organi specializzati per la risposta immunitaria.
Infatti filtrano la linfa che gli arriva, e se incontrano eventuali microrganismi patogeni, possono
bloccarli, distruggerli, fare la presentazione dell’antigene e attivare quindi la risposta immunitaria da
parte dei linfociti.
A livello dei linfonodi possono arrivare anche eventuali cellule cancerose, provenienti da qualche tumore
situato nelle vicinanze. Sono perciò il primo distretto interessato dalle metastasi.

▪ I vasi linfatici non sono presenti ovunque, mancano ad esempio:


- nel cristallino
- nella cornea
- nell’epidermide
- nella cartilagine
- nelle ossa
- nella placenta
- nel sistema nervoso centrale.

▪ Iniziano con le loro diramazioni più sottili, che si chiamano vasi linfatici assorbenti.
Questi poi convogliano la linfa in vasi più grandi, chiamati vasi linfatici precollettori.
A loro volta si uniscono a vasi ancora più grandi, i collettori.
Questi si possono distinguere in prelinfonodali e postlinfonodali.
I postlinfonodali poi continuano in vasi linfatici ancora più grandi, detti tronchi linfatici, che convertono
tutti in due dotti linfatici principali.
Dotti linfatici principali →
Sono il doto toracico e il dotto linfatico destro.
Questi hanno il compito di riportare la linfa dall’apparato circolatorio linfatico a quello sanguifero, e lo
fanno in corrispondenza dell’angolo che si costituisce tra la vena giugulare interna e la vena succlavia.

• Dotto toracico =
- È il dotto linfatico più grande e che raccoglie, quindi, la maggior parte della linfa.
- Raccoglie la linfa proveniente dalle regioni sottodiaframmatiche (addome e arti inferiori), dalla porzione
sinistra del torace, dall’arto superiore sinistro, dalla testa e dal collo.
- Si forma in corrispondenza della seconda vertebra lombare, risale verso l’alto, attraversa il diaframma e
si porta a decorrere nel torace verso l’alto, fino a raggiungere l’angolo venoso sinistro, da dove si getta
nel sistema venoso.

• Dotto linfatico destro


- È più corto rispetto al toracico.
- Raccoglie la linfa proveniente dall’arto superiore destro, dalla porzione destra del torace, dalla testa e
dal collo.
- Sbocca in corrispondenza dell’angolo venoso destro.

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