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4 febbraio 2022
Sudamericana
La newsletter sull’America Latina a cura di Camilla Desideri
Verso l’Europa Secondo i dati forniti dalla Direzione nazionale per le migrazioni,
tra settembre 2020 e ottobre 2021 circa sessantamila persone hanno lasciato il
paese, il che equivale a più di duecento persone al giorno. Ma i numeri
potrebbero essere più alti, visto che molti dichiarano di partire per motivi di
turismo o di studio. Ad andarsene oggi sono soprattutto argentini e argentine
della classe media e alta, con titoli di studio di secondo grado e lauree, stanchi e
sfiduciati dalle crisi economiche cicliche o con lavori sottopagati. Una differenza
rispetto a vent’anni fa, quando l’emigrazione era molto più eterogenea sia dal
punto di vista professionale sia da quello socioeconomico. E ancora: se nel 2001
e 2002 molti lasciarono il paese di fretta e con il poco che avevano – tanti
argentini avevano perso tutti i loro risparmi – oggi chi decide di partire lo fa
pianificando meglio il viaggio logisticamente ed economicamente. È un
fenomeno che nel suo piccolo ha potuto osservare anche Anat: amici con una
buona posizione economica hanno comunque deciso di partire per garantire un
futuro migliore ai loro figli. Un fattore che sicuramente ha influito è stata la
chiusura prolungata – più di un anno – delle scuole a causa della pandemia.
Una delle destinazioni preferite da chi lascia l’Argentina è la Spagna, per affinità
culturali e perché si parla la stessa lingua. Ma c’è anche l’Italia, dal momento che
in Argentina vive una numerosissima comunità di discendenti degli italiani
emigrati nel paese sudamericano all’inizio del novecento. Poi ci sono altre mete
scelte soprattutto per la vicinanza geografica: l’Uruguay e la sua capitale
Montevideo, ma anche il Paraguay, il Brasile e il Cile. Infine gli Stati Uniti sono la
destinazione scelta da chi già possiede un discreto capitale di partenza e vuole
ampliare un’attività commerciale o spera di aprirne una nuova. Partire non è mai
una scelta facile, ma tutti gli argentini che in questi mesi se ne stanno andando
ammettono di aver perso ogni speranza che le cose possano un giorno
cambiare.
Una bambina che raccoglie e poi rivende cartone a Buenos Aires, 27 gennaio 2022. (Rodrigo Abd,
Ap/LaPresse)
Attualità
Brasile Il 19 gennaio il governo di Rio de Janeiro ha lanciato Cidade integrada,
un nuovo progetto definito di “occupazione sociale” nelle favelas della città.
L’operazione è cominciata all’alba con più di mille poliziotti e militari che hanno
occupato la zona di Jacarezinho, nel nord della città. Nel maggio del 2021 un
intervento della polizia nella stessa favela aveva provocato 28 vittime, il bilancio
più grave nella storia dello stato. Sempre il 19 gennaio più di cento agenti hanno
occupato la favela di Muzema. “Le operazioni di oggi sono solo l’inizio dei
cambiamenti che vanno al di là della questione della sicurezza”, ha scritto su
Twitter il governatore Cláudio Castro, un alleato del presidente Bolsonaro.
Secondo le autorità, l’obiettivo è riconquistare territori controllati dalle milizie, ma
molti analisti sono critici perché in passato operazioni del genere, come la
“pacificazione” lanciata prima dei Mondiali del 2014, hanno solo causato più
violenza e peggiorato la vita degli abitanti dei quartieri poveri.
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El Salvador Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha chiesto il 25 gennaio al
governo di revocare l’adozione del bitcoin come valuta nazionale, mettendo in
guardia contro i rischi per i consumatori e per la stabilità e l’integrità finanziaria. Il
7 settembre 2021 il Salvador è diventato il primo paese al mondo ad adottare il
bitcoin come valuta nazionale. L’obiettivo del presidente Nayib Bukele era attirare
gli investitori stranieri e permettere agli emigrati salvadoregni di spedire soldi a
casa più velocemente e a costi più bassi. “L’adozione di una criptovaluta come
moneta di corso legale comporta rischi gravi per l’integrità finanziaria e di
mercato, la stabilità economica e la protezione del consumatore”, ha sottolineato
l’Fmi. A novembre un’inchiesta del sito indipendente El Faro aveva rivelato i piani
di Bukele per finanziare lo stato salvadoregno senza ricorrere agli organismi
multilaterali. Ne ha parlato in modo più approfondito la scorsa settimana
Alessandro Lubello nella sua newsletter Economica.
Giornalisti in Messico
Durante la manifestazione a Città del Messico per chiedere al governo azioni concrete per la sicurezza dei
giornalisti, 25 gennaio 2022. (Daniel Cardenas, Anadolu Agency/Getty Images)
Da ascoltare
La grande notizia del 2021 in America Latina e a livello internazionale è stata
l’elezione di Gabriel Boric, ex leader studentesco, come presidente del Cile.
Boric ha vinto contro il candidato di estrema destra José Antonio Kast e nel
mezzo di un processo costituente nato dalle richieste del movimento sociale
del 2019. Cosa può insegnare il successo di Boric alla Colombia, dove
quest’anno si voterà per scegliere il successore di Iván Duque? Nel suo
podcast A fondo, la giornalista colombiana María Jimena Duzán ne discute
con lo scrittore cileno Patricio Fernández.
Radio Ambulante (un podcast di giornalismo narrativo che ogni settimana
racconta le storie dell’America Latina) ci porta in Brasile con la vicenda di
Carlos Henrique Raposo, detto Kaiser. Tra gli anni ottanta e novanta il suo
nome figurava nelle più importanti squadre di calcio brasiliane, come
Botafogo, Flamengo e Vasco da Gama. La sua fama ha superato i confini
nazionali fino a raggiungere l’Europa. Ma c’è un piccolo dettaglio: Kaiser non
ha mai giocato neanche una partita. L’episodio, in spagnolo e con una
traduzione in inglese, s’intitola Kaiser fútbol club.
Da leggere
La Companhia das Letras è forse il maggior gruppo editoriale brasiliano. Il
suo fondatore si chiama Luiz Schwarcz, ha 66 anni ed è nato a São Paulo.
Suo padre André era un ebreo ungherese che riuscì a scappare da un treno
diretto in un campo di concentramento mentre il nonno andò incontro al
destino di altri milioni di ebrei perseguitati. Schwarcz è nato e cresciuto a São
Paulo in un ambiente culturale segnato dal nonno materno, tipografo e anche
lui di origine ebrea, e nel 1986 fondò la sua casa editrice. In L’aria che mi
manca, che Feltrinelli pubblica con la traduzione di Roberto Francavilla,
Schwarcz racconta la storia della sua famiglia e della sua lunga depressione,
che afferma avere origine nel senso di colpa: la colpa dei vivi nei confronti dei
morti e il senso di colpa verso il padre, uomo silenzioso e sofferente. Il libro è
una toccante confessione che non arretra davanti alla descrizione della
malattia, e nello stesso tempo è un piccolo affresco, non così frequente nella
letteratura brasiliana, dell’emigrazione ebraica in Brasile del secondo
dopoguerra. Quella di Schwarcz è anche la storia di come il successo non
metta in salvo dai fantasmi e di come la cura, forse, sia da cercare nel
racconto e nella forza della sincerità. È il consiglio di lettura di Alberto Riva.
Su Internazionale
Sul sito
Vita, successi e lotte di una leggenda del samba. Le vicende personali e la
musica di Elza Soares raccontate da Daniele Cassandro. La cantante
brasiliana è morta a Rio de Janeiro il 23 gennaio 2022, all’età di 91 anni.
Sul settimanale
Nel numero che è uscito oggi in edicola c’è un reportage del sito peruviano
Sudaca dalle coste del Pacifico colpite dal disastro ambientale del 15
gennaio: pescatori e altri abitanti sono stati ingaggiati per pulire le spiagge
dal petrolio con compensi bassi e poche tutele per la salute. E in apertura,
una foto di Rodrigo Buendia della frana causata dall’alluvione a Quito, la
capitale dell’Ecuador.
Nelle pagine di attualità del numero 1445 abbiamo pubblicato un articolo di
Sylvia Colombo, corrispondente in America Latina della Folha de S.Paulo, sul
nuovo governo presentato dal presidente cileno Gabriel Boric. E poi un
reportage del Washington Post dalla Colombia, nel dipartimento di Meta,
dove il ritardo del governo nel realizzare la riforma agraria sta creando
conflitti tra le popolazioni native e i contadini.
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