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1° CIRCOLO DIDATTICO

VICO EQUENSE

“TUTTO PER TUTTI”

Dott.ssa Giuditta Rosmarino


Il GRUPPO
TRASMETTERE LE REGOLE
TRASMETTERE LE REGOLE

Perché è cosi difficile insegnare le


regole e perché con alcuni bambini lo
è ancora di più?
TRASMETTERE LE REGOLE

 Innanzitutto, non si può non pensare


al carattere di costrizione e di fatica
talvolta contenuto nel seguire le
regole;
 In secondo luogo, la difficoltà può
essere dovuta al fatto che nel
trasmettere le regole commettiamo
degli errori.
TRASMETTERE LE REGOLE

 Esempio:
“Te l’ho già ripetuto …”
“Quante volte te l’ho detto …”

 Incipit di questa natura provocano


nell’interlocutore l’effetto di non ascoltare.
Es. Quante volte te l’ho detto, lo sta
dicendo ora, probabilmente lo dirà ancora
(penserà l’interlocutore)
ALCUNI ACCORGIMENTI UTILI PER
TRASMETTERE CON EFFICACIA LE
REGOLE

 Esprimere le regole al positivo. Per


esempio:
Nei corridoi non si corre

 Deve essere trasformata in:


Nei corridoi si cammina piano
ALCUNI ACCORGIMENTI UTILI PER
TRASMETTERE CON EFFICACIA LE
REGOLE

 Questo perché i divieti espressi al


negativo innescano la dinamica della
tentazione. Il bambino non si concentra
sul “non”, ma sul comportamento da non
tenere (e quindi sul “correre”). Senza
renderci conto siamo noi a suggerirgli il
comportamento non funzionale.
ALCUNI ACCORGIMENTI UTILI PER
TRASMETTERE CON EFFICACIA LE
REGOLE
 Essere sintetici e parlare poco. La
regola deve contenere solo le informazioni
pertinenti ed inequivocabili. Ad esempio,
se continuiamo a dire ad un nostro
alunno: “Sei sempre tu, quante volte ti ho
detto di non dare fastidio ai tuoi
compagni, anche prima … ecc”. Rischiamo
di farlo assuefare e di fargli “chiudere le
orecchie” già nel momento in cui iniziamo
a parlare.
ALCUNI ACCORGIMENTI UTILI PER
TRASMETTERE CON EFFICACIA LE
REGOLE
 Bisogna dare le regole con dolcezza e
fermezza, senza lamentarsi dei
comportamenti passati del bambino.
 Riprendendo gli esempi precedenti, possiamo
dire: “Sono sicura che oggi riuscirai a
comportarti bene; comincia a prendere il
quaderno di italiano”
ALCUNI ACCORGIMENTI UTILI PER
TRASMETTERE CON EFFICACIA LE
REGOLE
 Essere concreti. La regola deve esplicitare
quale comportamento positivo si desidera.
Per esempio: “Devi essere buono”; “Non
essere aggressivo”; “Tieni in ordine le tue
cose”, ecc.
 Cosa vogliono dire? Ad esempio, “Essere
buono” significa prestare la penna ad un
compagno o stare in silenzio, mentre la
maestra spiega?
ALCUNI ACCORGIMENTI UTILI PER
TRASMETTERE CON EFFICACIA LE
REGOLE
 Per evitare confusione, quindi è necessario
essere concreti.
 Riprendendo gli esempi di prima:

“Devi essere ordinato”


 Può essere trasformata in:

“Quando hai finito di giocare, metti le


macchinine nel contenitore”
ALCUNI ACCORGIMENTI UTILI PER
TRASMETTERE CON EFFICACIA LE
REGOLE
 Dare poche regole. Una buona norma è
quella di limitare il numero di regole ad un
massimo di 4 o 5. Questo consente di aiutare i
bambini a focalizzare l’attenzione su ogni
singola regola e ad interiorizzarla più
facilmente.
LA COMUNICAZIONE
POSITIVA
LA COMUNICAZIONE POSITIVA
 Una comunicazione di buona qualità è la
condizione essenziale per stabilire e mantenere
una relazione educativa significativa.
 Ad un alunno che si trova inserito in un gruppo
classe non si domanda solo di comprendere i
contenuti espliciti della comunicazione didattica
che viene offerta, ma si chiede anche di sapersi
inserire all’interno delle complesse dinamiche
emotivo- affettive dei processi di socializzazione,
di comprendere i sistemi di valore della scuola, di
trovare un proprio ruolo, accettato da sé e dagli
altri.
ALCUNI INGREDIENTI DELLE
COMUNICAZIONE POSITIVA
 Empatia: processo che ci consente di “metterci
nei panni dell’altro” per capire veramente, oltre
al contenuto formale del messaggio, il suo stato
d’animo ed i suoi sentimenti.
 La considerazione positiva incondizionata:
capacità dell’insegnate di accettare l’altro anche
se porta valori o atteggiamenti diversi dai propri.
E’ la facoltà di non giudicare a priori, ma di
accogliere la persona altrui rispettandone
comunque l’individualità.
ALCUNI INGREDIENTI DELLE
COMUNICAZIONE POSITIVA
 Non giudicare non significa approvare:
accettare la persona significa riconoscere il valore
dell’individuo sempre e comunque. E’ possibile
accettare un alunno come persona degna di
valore e fiducia anche se allo stesso tempo non si
gradiscono alcuni suoi comportamenti.
 L’atteggiamento interrogativo: un insegnante
che adotta questo atteggiamento guida gli alunni
alla ricerca delle risposte, piuttosto che fornirne
lui di preconfezionate.
UN PICCOLO ESERCIZIO
Trasforma i giudizi negativi in frasi formative e
positive. Non ti viene chiesto di smentire la
negatività, ma di usarla in maniera costruttiva
per chi riceve le tue indicazioni:
 Questo gruppo non conclude mai nulla!

 Gianni, parli sempre troppo ed a sproposito!

 Michele! Sei sempre tu quello che dà fastidio!


EDUCARE
ALL’AFFETTIVITÀ
SCUOLA ED EMOZIONI
 Vivere le emozioni: piangere, ridere, raccontare di
quella volta che si ha avuto paura, disegnare l’ansia,
controllare la rabbia, leggere nel rossore delle
guance di un compagno il suo imbarazzo, esprimere
con una carezza sul braccio affetto e con una pacca
sulla spalla stima. Sono cose che avvengono a scuola
quotidianamente perché sono parte della vita reale
di ogni persona che nella scuola lavora, impara,
studia.
SCUOLA ED EMOZIONI
 A scuola i ragazzi apprendono. Questo processo è
fatto di sviluppi in positivo, passi in avanti, ma
anche piccoli o grandi passi all’indietro. A scuola si
vivono successi e insuccessi e questi portano con sé
soddisfazione, orgoglio, gioia, ma anche delusione e
rabbia. Queste esperienze di affettività vanno ad
influenzare i processi di apprendimento successivi,
migliorandoli, rafforzandoli o ostacolandoli.
IN ALTRE PAROLE . . .
 La qualità dell’esistenza di ogni persona è
influenzata dal modo in cui egli apprende, fin dai
primi anni, ad affrontare le proprie emozioni: se in
lui prevalgono reazioni emotivi distruttive, queste
finiranno per caratterizzare la sua vita scolastica
determinando relazioni insoddisfacenti con i
compagni e con gli insegnanti. E’ importante
ricordare che alcune emozioni hanno un’influenza
rilevante sull’apprendimento e sulla motivazione,
per cui quanto più mettiamo l’alunno in grado di
vivere le emozioni positive in ambito scolastico,
tanto più lo aiuteremo ad imparare.
EDUCAZIONE
ALL’AFFETTIVITÀ

Quindi, in questa prospettiva, l’educazione


all’affettività si propone di formare
sistematicamente e consapevolmente, in modo
informale e formale, a vivere l’affettività.
EDUCARE ALL’AFFETTIVITÀ

1. Come si può fare nella scuola? Che tipo di


azioni sono auspicabili, necessarie, in un
contesto formativo come quello della scuola?
2. Quali sono le competenze ed i processi di
sviluppo indispensabili nell’educazione
all’affettività?
COSA PUÒ FARE LA SCUOLA
NELL’AMBITO DELLA FORMAZIONE
ALLA VITA AFFETTIVA?
 Lavorare sull’affettività nella scuola dunque
significa attivare specifici percorsi ma
anche, e soprattutto, specifiche attenzioni
all’affettività nei momenti più delicati della
quotidianità. L’educazione all’affettività non
può diventare un’ ulteriore materia, ma
dovrebbe diventare uno spazio specifico di
crescita personale, esplicito e protetto, nel
contesto di un fare e vivere la scuola in un
modo affettivamente sensibile.
COSA PUÒ FARE LA SCUOLA
NELL’AMBITO DELLA FORMAZIONE
ALLA VITA AFFETTIVA?
 Roche Olivar (2002) suggerisce di inserire qualche
attività di educazione affettiva, all’interno di una
disciplina. Esse si agganciano ad attività che
tipicamente vengono svolte in ambito scolastico.
Egli, quindi, propone attività per l’educazione
fisica, lingua italiana e straniera, matematica,
scienze naturali, studi sociali, educazione artistica
COSA PUÒ FARE LA SCUOLA
NELL’AMBITO DELLA FORMAZIONE
ALLA VITA AFFETTIVA?
 Scheda 3.13 Lingua italiana e straniera
 Attività: Invidia o ammirazione
 Obiettivo: scrivere perché si prova invidia
e come si potrebbe superare, preparando
un elenco delle qualità delle persona che si
ammira o si invidia.
 Sessione: una
 Modalità di partecipazione: lavoro
individuale e del gruppo classe
 Materiali: nessuno
Roche Olivar (2002) L’intelligenza prosociale. ERICKSON
COSA PUÒ FARE LA SCUOLA
NELL’AMBITO DELLA FORMAZIONE
ALLA VITA AFFETTIVA?
 Procedura: gli alunni scrivono su un foglio in quali
situazioni o verso quali persone sentono ammirazione
o invidia e perché; poi scrivono cosa potrebbe fare
perché questa persona o situazione non li facesse stare
male, evidenziando le sue qualità. L’insegnante
raccoglie i fogli per evitare che si conoscono i
sentimenti di invidia tra compagni di classe; può
tuttavia evidenziare alcune parti scritte dagli alunni,
se possono essere prese come modello. Si conclude con
una discussione su cosa si potrebbe fare,
personalmente per superare l’invidia.

Roche Olivar (2002) L’intelligenza prosociale. ERICKSON


COSA PUÒ FARE LA SCUOLA
NELL’AMBITO DELLA FORMAZIONE
ALLA VITA AFFETTIVA?
 Scheda 4.5 Matematica
 Attività: Decidiamo

 Obiettivi: scegliere una soluzione tra


una serie di possibilità. Proporre
alternative
 Spazi: classe

 Modalità di partecipazione: gruppo


classe o gruppi di 5 alunni
Roche Olivar (2002) L’intelligenza prosociale. ERICKSON
COSA PUÒ FARE LA SCUOLA
NELL’AMBITO DELLA FORMAZIONE
ALLA VITA AFFETTIVA?
 Procedura: un alunno legge ad alta voce il libro fino
ad arrivare al punto in cui sono proposte diverse
possibilità di soluzione. L’insegnante chiede, ad uno
per volta, quale alternativa sceglierebbero.
L’insegnante deve assicurarsi che tutti siano
invitati a dire la loro. Se l’attività viene svolta in
piccoli gruppi, ognuno avrà a disposizione una copia
del libro (possono essere uguali o diversi per ogni
gruppo). Terminata l’attività, i vari gruppi
confrontano le diverse storie che nascono da scelte
differenti.

Roche Olivar (2002) L’intelligenza prosociale. ERICKSON


LA MOLECOLA DEL CUORE

Riconoscer
e l’
Affettività

Nominare

Comprendere Esprimere l’
l’affettività Conoscere
Affettività
gli alfabeti
affettivi
Spiegare Comunicare
RICONOSCERE
 Il primo atomo-competenza è il riconoscere
l’affettività, ovvero la capacità di distinguere
espressioni di affettività propria ed altrui

RABBIA GIOIA PAURA

AMORE VERGOGNA SOFFERENZA


LE EMOZIONI DI BASE
 Rabbia
Furia sdegno risentimento ira esasperazione
indignazione irritazione acrimonia animosità
fastidio ostilità (al grado estremo: odio violenza)
 Sofferenza

Pena dolore cupezza malinconia autocommiserazione


solitudine abbattimento disperazione (in casi
patologici: grave depressione)
 Paura

Ansia timore nervosismo preoccupazione


apprensione cautela esitazione tensione spavento
terrore (stato psicopatologico: fobia e panico)
Daniel Goleman, Intelligenza Emotiva, Rizzoli, Milano, 1996.
LE EMOZIONI DI BASE
 Gioia
Felicità godimento sollievo contentezza beatitudine diletto
divertimento fierezza piacere sensuale esaltazione estasi
gratificazione soddisfazione euforia capriccio (al grado
estremo: entusiasmo maniacale)
Amore
 Accettazione benevolenza fiducia gentilezza affinità
devozione adorazione infatuazione agape
Vergogna
 senso improvviso e sgradevole di nudità, di sentirsi
scoperti, spogliati, smascherati, - il conseguente desiderio di
sparire, di sprofondare, di diventare invisibili, - un senso di
paralisi, di blocco, un sentirsi irrigiditi, pietrificati.

Daniel Goleman, Intelligenza Emotiva, Rizzoli, Milano, 1996.


ATTIVITÀ: “L’AFFETTIVITÀ: I
SEGNALI DEL CORPO”

 Obiettivi: imparare a riconoscere le reazioni


fisiologiche del corpo in una situazione
affettivamente carica
 Materiali: diverse immagini (foto o filmati,
potrebbe andare bene anche un film) che
mostrano illustrazioni di persone di diverse
età e i cui atteggiamenti fisici esprimono
diversi tipi di emozioni, sentimenti o stati
d’animo.

Elaborato sulla base di G. Del Re e G. Bazzo (1997)


ATTIVITÀ: “L’AFFETTIVITÀ: I
SEGNALI DEL CORPO”

Attività:
 Si discute nel gruppo classe sullo stato affettivo delle
persone mostrate in una foto o in un filmato.
Domande stimolo possono essere: come sta la persona
in questa immagine? Da che cosa lo capisci ? Come
vedi che qualcuno è triste, impaurito ed imbarazzato?
 Il conduttore evidenzia che lo stato affettivo è
caratterizzato da un’attivazione psicologica e fisica.
Distinguendo, eventualmente, emozioni, sentimenti e
stati d’animo.
 Singolarmente i ragazzi compilano la scheda
Elaborato sulla base di G. Del Re e G. Bazzo (1997)
COMPRENDERE
 Il secondo atomo-competenza è comprendere
l’affettività, ossia la capacità di spiegare e
spiegarsi come, perché, in che situazione hanno
origine e si sviluppano emozioni, sentimenti e
stati d’animo
ATTIVITÀ: “COME MI SENTO …”
 Come mi sentirei se..?
 Obiettivo: imparare che stesse situazioni
possono essere vissute diversamente a
livello affettivo da persone diverse
 Materiali: foglietti con le situazioni “Come
mi sentirei se …”

Elaborato sulla base di R. Roche Olivar (2002)


ATTIVITÀ: “COME MI SENTO …”
Attività:
 L’insegnante divide la classe in gruppi di 4-6 persone.
Ad ogni gruppo distribuisce una carta del “come mi
sentirei se…”. Sono dei foglietti su cui è spiegata una
situazione.
 Dopo che nel gruppo tutti hanno letto la carta,
ognuno ha due minuti per immedesimarsi nelle
situazioni e immaginare, quali sarebbero le emozioni,
i sentimenti e gli stati d’animo che proverebbe. Poi
nel gruppo ognuno racconta le proprie riflessioni.

Elaborato sulla base di di R. Roche Olivar (2002)


ESPRIMERE
 Il terzo atomo-competenza è esprimere
l’affettività: la capacità di comunicare le diverse
sfaccettature dell’affettività
ATTIVITÀ: VIA DAI PENSIERI
NEGATIVI
 Controllo: trasformo i pensieri negativi e
riconosco quelli positivi
 Obiettivo: controllare l’intensità e la durata
delle emozioni negative attraverso le
trasformazioni dei pensieri negativi in
pensieri positivi
 Materiali: Scheda “via dai pensieri negativi”

Elaborato sulla base di G. Del Re e G. Bazzo (1997)


ATTIVITÀ: VIA DAI PENSIERI
NEGATIVI
Attività:
 L’insegnante propone alcuni esempi di pensieri
negativi, ma senza esplicitarlo. Ad ogni esempio, si
cerca di capire come si sentono i personaggi e
soprattutto se nella frase che pensano è contenuto un
messaggio che migliora p peggiore il proprio stato
d’animo. Si può infine cercare di formulare un
pensiero alternativo.
 L’insegnate il concetto di pensiero positivo o negativo.

 Ogni ragazzo, infine, potrà analizzare una propria


situazione di vita e pensare alle trasformazioni delle
parti negative in positive.
Elaborato sulla base di G. Del Re e G. Bazzo (1997)
ATTIVITÀ: VIA DAI PENSIERI
NEGATIVI
 Succede qualcosa di spiacevole: Martina non mi ha
invitato alla festa
 Ci pensi sopra in modo irrazionale: Martina avrebbe
dovuto invitarmi. E’ terribile che Martina non mi
abbia invitato.
 Provi un’emozione spiacevole: rabbia, odio, rancore,
invidia
 Metti in discussione i pensieri irrazionali: Perché le
cose devono andare come dico io? Perchè Martina
avrebbe dovuto invitarmi per forza? Vendicarmi mi
aiuterà ad andare più d’accordo con lei? Perché tutti
dovrebbero volermi sempre bene?
Elaborato sulla base di G. Del Re e G. Bazzo (1997)
ATTIVITÀ: VIA DAI PENSIERI
NEGATIVI
 Cominci a pensare in modo razionale e a provare
un’emozione adeguata: Avrei desiderato essere
invitato, ma le cose ogni tanto vanno in modo diverso
da come vorrei. Sarebbe bello che tutti mi volessero
ben, ma è impossibile comandare i sentimenti altrui.
 Ora come ti senti? Mi sento un po’ dispiaciuto e meno
arrabbiato di prima

Elaborato sulla base di G. Del Re e G. Bazzo (1997)


L’INTERVENTO
FONOLOGICO A SCUOLA
GIOCHI E ATTIVITÀ
 Si possono fare con tutta la classe o con un piccolo
gruppo
 Si possono fare tutti i giorni (10 minuti), oppure
2/3 volte a settimana (mezz’ora)
 La classe può essere divisa in due gruppi
omogenei o eterogenei
GIOCHI E ATTIVITÀ
1. “In cerchio uno alla volta diciamo una parola
che inizia come …”(luna, pane, ecc). Se un
bambino sbaglia non si dice niente, si procede.
2. “Oggetti sui cartoncini” (disegnati o stampati).
Raggruppiamo le figure che hanno il nome che
comincia allo stesso modo. Si mescolano le carte
e si fa ripetere ad ogni bambino.
3. “Giochi delle parole a catena orale”. A rotazione
i bambini cercano una parola collegata a quella
detta dal compagno che li precede, in cerchio,
cercando di essere più veloci, come un trenino.
GIOCHI E ATTIVITÀ
1. “Indovinare la presenza di una certa lettera
all’interno delle parole”. Si può cercare un modo
convenzionale, tipo battere le mani, per
segnalare la presenza. Chi se ne accorge?
2. “Cercare coppie di parole che fanno rima”.
L’insegnate disegna un piatto e chiede cosa si
potrebbe disegnare nel cartoncino gemello che fa
rima, ad esempio con PIATTO. Pian piano i
bambini disegnano varie coppie di cartoncini. Si
formano due mazzi di carte distinti: uno lo tiene
l’insegnante, l’altro lo distribuisce, ai bambini
che le tengono nascoste.
GIOCHI E ATTIVITÀ
Ogni volta che l’insegnante chiama una carta e
l’appoggia al tavolo, il bambino che ha una carta
con un nome che fa rima, l’appoggia
velocemente: vince chi rimane senza carte.
3. “Trasformare i nomi da piccoli a grandi e da
grandi a piccoli” (Pallina-Palla; Casa - casina;
ecc)
4. “Il gioco del cloze”. Si scrive una frase mancante
di una parola: bisogna indovinare cosa manca.
TESTI UTILI
 Dario Janes (2007), Educare all’Affettività.
Erickson
 C. Dweck (2000), Teoria del sé. Erickson

 Daniel Goleman (1996), Intelligenza Emotiva,


Rizzoli, Milano.
 M. Carpuso (2007), Relazioni educative e
apprendimento. Erickson
 C. Ricci (2005), Valorizzare le differenze
individuali nella prima infanzia. Erickson
Le opinioni dei corsisti
Il corso ci ha
Il corso ci ha
permesso di
insegnato ad esseri
acquisire una chiave
più attenti, a valutare
di lettura differente
gli eventi in un’ottica
nella relazione
sistemica!
educativa

Abbiamo imparato ad
“ascoltare gli altri” ed a
comunicare in maniera
differente!!
Il corso è riuscito a Il corso ci è servito per
trattare temi il nostro lavoro
interessanti. E’ stata quotidiano, ci ha
un’occasione di spronato a riflettere sul
crescita nostro modo di entrare
professionale!! in relazione con gli
alunni!!

Nel corso dei mesi è diventato


un luogo in cui ritrovarci,
raccontarci e non sentirci più
sole … ci siamo sentite
“protagoniste” del nostro
percorso formativo!

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