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L'Arte del Buon Scrivere
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L'Arte del Buon Scrivere

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Dalla scrittrice italiana pluripremiata e tradotta nel mondo un Vademecum della Scrittura unico nel suo genere dedicato, con saggezza e ironia, a quanti cominciano a penetrare il complesso labirinto dello scrivere, come agli autori affermati. Tecnica e talento: tutti i passi necessari alla pubblicazione, i consigli sui premi, le case editrici, i meccanismi della critica, pubblicità, 'narrativa da marchetta', la vera Letteratura quindi un impegno civile dovuto, la responsabilità sociale ad essa legati. 
Oltre trent'anni di esperienza nel campo della nota professionista, 
preziose per ogni scrittore degno di essere ritenuto tale.
LanguageItaliano
Release dateNov 30, 2019
ISBN9788869632150
L'Arte del Buon Scrivere

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    L'Arte del Buon Scrivere - Giovanna Mulas

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    1       La Parola Come Cura, Arte Salvifica

    "Gli angeli aspirano a diventare uomini,

    perché l’uomo perfetto, l’Uomo Dio,

    è al di sopra di ogni angelo."

    «La Luce è per chiunque,

    ma bisogna desiderarla»

    Esiste un odore che ci riporta all’estate, all’infanzia trascorsa nei vicoli antichi e ciechi, tra gerani e gatti in sonno, ultimi rintocchi di campanile ed un È pronto, a tavola!, della madre stanca per l’infinita giornata. Pare partorito all’improvviso quell’odore, dalla terra arida, quando toccata da certa pioggerella fine e fitta che si appressa alla calura, l’inaspettata di metà agosto. Il petricore (dall’ingl. Petrichor), l’aroma, viene dalla combinazione dei composti organici batterici con olii di origine vegetale, generati dalle piante nei momenti di siccità; il termine è ricavato modernamente dal greco πέτρᾱ pétrā (macigno, pietra), e ἰχώρ ichṓr, icore, linfa: come sangue degli dei.

    Dunque, il profumo nasce dal trasudare di alcune piante all’epoca dell’aridità; viene assimilato dall’argilla presente nel terreno, quindi nelle pietre. Ed è proprio durante la pioggia, che questa essenza si propaga intensamente nell’attorno, unita ad un altro composto detto geosmina. Pertanto una pietra, inanimata, apparentemente gelida, può partorire il sangue di un Dio ma, amo dire ai miei allievi, deve piangerlo: occorre essere pronti e di talento, davvero maturi per coglierne, e farne cogliere, quell’intensità, l’energia in grado di generare un ricordo.

    Parola uguale Luce? Gli indigeni guaraníes narrano che il dio supremo Ñamandú, dopo essersi creato, diede origine, come elemento essenziale e primario della divinità, alla Parola. Quindi, dopo aver plasmato l’uomo, continuò con la Creazione.

    La Parola diede origine a tutte le cose e scrisse amore, fratellanza, identità pura.

    È risaputo che il termine Luce si presta ad essere interpretato sotto vari aspetti; come la creatività, la saggezza, bellezza o intuizione, calore e attrazione magnetica, conoscenza.

    In ogni caso, un complesso di virtù che potremmo definire l’unità di misura del progresso reale di ogni uomo, considerato espressione del proprio sviluppo coscienziale.

    Parliamo comunque e sempre di Cultura, che non va confusa con erudizione; Cultura è molto di più, è Culto della Luce.

    Un antico insegnamento recita che ogni forma è simbolo della realtà che la produce, e il simbolo è una forma, un contenitore/tempio, di una cattedrale ad esempio, o di un libro.

    E ogni forma è femminile e ricettiva, è spazio che accoglie.

    "… E fin quando non avrai la saggezza,

    muori per divenire,

    sarai soltanto un triste ospite su questa terra oscura.", scrisse Goethe.

    Come ogni simbolo si qualifica dalla luce che contiene, la propria natura solare, altresì l’uomo, simbolo vivente nella sua realtà triplice di forma, coscienza e spirito, viene qualificato dal grado di Luce che sa esprimere, seppure questa energia risulti recintata, ingabbiata persino, dalla capacità di chi l’esamina.

    La Luce è pertanto l’energia che ogni forma è capace d’irradiare, quell’essenza spirituale che, rivelandosi, la qualifica. L’assenza di Luce, come prodotto di coscienza spirituale (Vi riporto alla Caverna Platonica), abbandona l’uomo nella tenebra; è ombra nell’ombra. Quelle che Giordano Bruno definiva ‘ombre delle idee’; l’uomo non cosciente di ciò che lo muove.

    E proprio come ombre va a muoversi una maggioranza, nel dedalo del mondo del Caos.

    È qui che occorre lavorare costantemente, pazientemente di Cultura e Arte, di Bellezza, al fine di stimolare ed accelerare quella progressione necessaria all’Evoluzione dell’Umanità.

    Fuoco dello sforzo ardente volto al cambiamento, purificatore che prepara al rinnovamento di se stessi, come il rito praticato dal Battista, che annunciò la venuta di Colui che avrebbe battezzato non con l’acqua ma con il fuoco dello Spirito.

    Fuoco che brucia le vecchie forme; che, distruggendo, crea. Perché il ciclo di morte e rinascita è alla base di ogni rigenerazione, progresso. Rinascere da vivi a nuova vita; quella di chi, riempito dalla luce di un proprio sole interiore, è riuscito a rischiarare la propria coscienza e a divenire riferimento tra e per gli uomini: tramite i pensieri, certamente quei gesti coerenti col sentire e, finalmente e ancora, le parole. Paracelso:

    "Colui che vuole entrare nel regno divino,

    deve prima entrare nel corpo di sua madre,

    e morirci."

    Con la consapevolezza che Fuoco e Luce portano responsabilità, dal momento che ogni singolo pensiero oscura o rischiara lo spazio.

    Amici miei: immenso è il dolore che porta la consapevolezza sull’Essere Uomo e la nostra reale capacità distruttiva-autodistruttiva, e lunga è la strada che indirizza all’accettazione di quanto già parte di noi e da sempre come Uomini, per Natura. Amarci, conoscendo la fragilità e l’ombra che ci contraddistinguono, è più difficile dell’amare. Amore da a-mors: alfa privativo greco seguito da mors; ‘morte’. Amare è sconfiggere la morte?

    Certamente scrivere, può farsi modo di sconfiggere la morte.

    2            Letteratura: Viaggio nell’Anima

    Dal Vangelo di Tommaso:

    "Gesù disse:

    «Colui che cerca non desista dal cercare

    fino a quando non avrà trovato

    e quando troverà sarà commosso

    e si stupirà,

    e così commosso contemplerà e regnerà sul Tutto»."

    … Ecce Homo, Ecco l’Uomo; e che questo titolo oggi così oltraggioso per noi ci coprisse d’obbrobrio e d’umiliazione, svelando i frutti amari che il crimine ha seminato in noi, al centro della gloria di cui avremmo brillato, se il nostro nome avesse conservato il vero carattere., riporta Louis Claude de Saint-Martin.

    Un delizioso poema persiano racconta che gli uccelli, venendo a conoscere lo splendore del ‘Simurgh’, lo eleggono Re e si accordano per cercarlo.  Soltanto 30 sopravvivono al lungo viaggio e, raggiungendo la sua montagna, si accorgono di essere un’unica entità col Simurgh. ‘Simurgh’, simbolo sufico dell’unione col divino, in persiano significa  30 uccelli.  … e sola e senza il nido dovrà volare l’aquila nel sole.,  scrive il Gibran ne The Prophet: And alone and without is nest shall the eagle fly across the sun.. L’aquila che ritrovo nel Blake in  The Book of Thel (Thel’s Motto), seppure indicativa di una conoscenza volante, mediata, astratta, fuggevole dell’abisso/esistenza: Does the Eagle know what is in the pit; Or wilt thou go ask the Mole? (…).  L’aquila sa cosa c’è nell’abisso; o lo andrai a domandare alla Talpa?. Ecco la conoscenza della talpa, legata ai sensi: profonda, istintuale (forse più vicina ad una Verità?).

    Opinione frequente è che il tema di ‘The Book of Thel’ riguardi la pre-esistenza dell’anima e il suo rifiuto, o la sua perplessità, ad entrare nella tomba vivente dell’esistenza terrena.

    Durante la stesura del mio saggio ‘Oratio de Hominis Dignitate’ (Fontana Editore, 2019), ho riflettuto profondamente sull’esperienza emblematica di Magister Gregorius, un dotto, presumibilmente inglese, vissuto dopo l’inizio del XII secolo, autore di un’opera giuntaci incompiuta.

    Maestro Gregorio scrisse di una emozione intensa che s’impadronisce di lui quando dalle alture di Monte Mario gli si presenta all’improvviso la vista di Roma; meraviglia che, in lui, si sostituisce alla razionalità della comprensione storica. Davanti all’immagine della statua di marmo di Venere, l’uomo cerca una spiegazione magica a tanta bellezza e, disorientato, scrive che la statua è animata, … Quasi vergognosa della sua nudità ha il volto imporporato.

    L’irrazionale della persuasione magica interpreta e risolve il disagio imprevisto del dotto; la chiave magica si rivela vibrazione sistematica alla quale l’uomo del tempo può ricorrere per proteggersi, capace di assorbire il turbamento e, allo stesso tempo, in grado di provocarne altro. Bellezza, in fondo, è dare illusione di vita; è contraddire la morte certa con la vita apparente. Altra testimonianza fondamentale per questo nostro viaggio interiore, la trovo in Goethe nel Viaggio in Italia, realizzato nel 1786 all’età di 39 anni. … Se non avessi preso la risoluzione che ora sto mettendo in pratica (rif. Il viaggio, N. d. A.), mi sarei irremissibilmente perduto; a tal punto di maturità era arrivata nel mio spirito la smania di vedere coi miei occhi tutte queste cose. L’emozione estetica si trasmette a Goethe tramite un’idea preesistente della classicità e che, proprio in virtù di una sua autonoma esistenza mentale, diviene forte e struggente movente epifanico per l’uomo e la sua opera.

    È quanto già si porta dentro che fa lievitare l’immagine, donando potenza alla visione.

    Trovo indubbio che sia l’elemento cultura a svolgere, anche in questo caso, la funzione di esaltare la tensione della scoperta, mettendo il soggetto al riparo dall’estraniazione. La mente vigile scandisce l’esperienza del viaggio in sequenze di tempo che ne permettono l’assimilazione: i luoghi passano la porta della coscienza, ritornano come immagini interiori prima di essere superati nella progressione dell’itinerario, affinché non restino residui estranei. L’individualismo rigoroso, spinto fino all’accettazione della solitudine, è la struttura su cui s’incardina l’azione dell’apprendere.

    L’isolamento come capacità di separazione da un contesto famigliare, protettivo (Maestro Gregorio e Goethe viaggiarono soli) è condizione dell’esperienza emotiva dell’oggetto estetico, in quanto permette un esporsi più ricettivo, uno protendersi oltre gli schemi che, mentre svolgono funzione difensiva, attutiscono assieme intensità e fecondità nell’impatto col nuovo.

    Dunque, amico e fratello di cammino impervio, l’ossatura culturale interiore dona sicurezza al viaggiatore: egli non sente il bisogno di aderire al guscio esteriore costituito dalla partecipazione ad un proprio gruppo, o ai propri abiti mentali. Anche per il Schiller, fattore d’integrazione tra sensibilità e razionalità è la cultura. Essa assume il compito di … Sostenere l’istinto razionale contro l’istinto sensibile, ma anche questo contro quello (…), consegue il primo fine attraverso l’educazione della facoltà del sentimento, il secondo attraverso l’educazione della facoltà della ragione. (…) Quanto più variamente si sviluppa la ricettività, quanto più essa è mobile e quanto maggiore superficie essa offre ai fenomeni, tanto più mondo l’uomo coglie, tante più attitudini sviluppa in sé, quanta più libertà ha la ragione, tanto più l’uomo comprende, tanta più forma egli crea fuori di sé (…). Dove queste due attitudini si uniscono, l’uomo conquisterà con la somma pienezza di esistenza e, anzi che buttarsi nel mondo ed in sesso smarrirsi, lo attirerà in sé con tutta l’infinità dei suoi fenomeni, lo assoggetterà all’unità della sua ragione (…). Certamente doveroso ritenere Jan Amos Comenius, discepolo ed amico di Johann Valentin Andreae, autore dei Manifesti Rosacroce del XII secolo; il padre della pedagogia moderna.

    Durante la sua esistenza viaggiò per l’intera Europa al fine di effondere le semenze del modello educativo universale da lui proposto (Insegnare tutto a tutti interamente), e del suo progetto più importante; la Riforma Universale delle Realtà Umane, che prevedeva la creazione di una scuola di sapienza universale, in grado di favorire il raggiungimento di pace e conoscenza ai popoli del mondo. Una delle grandi sfide dell’Umanità è stata quella della conoscenza.

    3            Necessario conoscere, per scrivere

    … Fermiamoci un istante ad osservare che la storia del fanciullo abbandonato al momento della nascita, e miracolosamente preservato dal destino per diventare un giorno re o capostipite di una dinastia, è uno schema narrativo molto diffuso nella mitologia mondiale (…) Semiramide, figlia della dea Derceto e di un semplice mortale, fu esposta da sua madre su un monte dove venne nutrita da colombe, si salvò e divenne poi regina (…) capitò a Gilgamesh, l’eroe sumero, secondo quanto racconta Eliano: i magi predissero al re di Babilonia Sevecora, che il figlio di sua figlia gli avrebbe tolto il regno, così quando il bambino nacque lo fece gettare da una finestra del palazzo, ma un’aquila lo raccolse in volo e lo depositò nel parco dove un giardiniere lo avrebbe trovato e poi allevato. Gilgamesh sarebbe diventato re e un grande eroe: il più antico degli Eroi (…). (Cfr. Giulio Guidorizzi, da Edipo, il gioco del destino).

    Fin dall’inizio dei tempi l’uomo si è caratterizzato per quella capacità di apprendimento che gli ha consentito di sviluppare diverse facoltà d’intendere e la divulgazione di conoscenze sempre più compiute; conducendo l’Umanità ad avanzamenti straordinarii. Senza dubbio, all’inizio del XXI secolo, il progresso scientifico ha posto l’umanità di fronte ad un dubbio impenetrabile: come programmare l’enorme mole di informazione messa a nostra disposizione affinché la si possa trasformare in vera conoscenza?

    Secondo il Centro Studi Rosacroce, il cui scopo è promuovere tutto ciò che può favorire la conoscenza dell’essere umano, approfondendo in modo particolare il patrimonio di saggezza contenuto negli scritti Ermetici e Gnostici (parte del progetto internazionale che ha visto nascere diverse fondazioni rosacrociane  senza fine di lucro, attive da oltre 20 anni nel panorama culturale europeo: la Fundación Rosacruz con sede in Spagna,

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