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Anche ser Ciappelletto, come molti protagonisti delle novelle del Decameron, usa il
proprio ingegno per risolvere la trama della complessa vicenda. In questo racconto
Boccaccio non presenta solo la mancanza di morale (o, secondo un altro punto di
vista, l'arguzia) della classe borghese-mercantile in opposizione all’ingenuità della
Chiesa (emblematizzata ovviamente dalla figura del povero prete abbindolato dal
furbo mercante), ma preannuncia, come testo proemiale, anche alcuni temi-cardine
del suo capolavoro: lo spazio concesso alla fortuna e all'ingegno umano, inteso
come capacità di cogliere l'occasione al volo, la comicità delle vicende umane, di cui
si rifiutano letture moralistiche o trascendenti, la teatralità dei rapporti umani
(Ciappelletto, in un certo senso, "mette in scena" una versione alternativa della
propria vita, come se si trattasse di una narrazione all’interno di un’altra narrazione)
dominata dalle risorse del dialogo e della parola umana.