XI
4
Il
libro
VI
delle
Storie
di
Polibio
• Ci
è
conservato
solo
per
frammen6,
tramanda6
in
par6colare
dal
Codex
Urbinas.
• Gli
estra(
che
possediamo
sono
peraltro
abbastanza
estesi
e
pare
che
quanto
possediamo
rifleDa
in
modo
sostanzialmente
esaDo
il
contenuto
dei
libro
originario.
• Qualche
studioso
ha
pensato
che
alcune
par6
del
libro
siano
state
redaDe
in
una
seconda
fase,
laddove
si
accenna
alla
possibilità
di
una
decadenza
della
cos6tuzione
romana.
• L’ipotesi
più
accreditata
tra
gli
studiosi
resta
tuDavia
quella
di
una
redazione
unitaria
e
una
pubblicazione
insieme
ai
primi
cinque
libri,
intorno
al
150
a.C.
5
Polibio,
VI,
1,
1:
una
parentesi
“cos6tuzionale”
nelle
Storie
• Sospendendo
la
narrazione
a
questo
punto,
affronteremo
il
discorso
sulla
cos6tuzione
dei
Romani,
e
immediatamente
dopo
mostreremo
che
la
natura
par6colare
del
sistema
poli6co
giovò
loro
mol6ssimo
non
solo
a
guadagnarsi
il
dominio
su
Italici
e
Sicelio6
e
ad
aggiungervi
inoltre,
quello
su
Iberi
e
Cel6,
ma
anche,
da
ul6mo,
dopo
aver
prevalso
in
guerra
sui
Cartaginesi,
a
concepire
il
disegno
di
impero
universale.
6
Gli
anteceden6
greci:
l’analogia
tra
Sparta
e
Roma
• Polibio
propone
un’analogia
tra
le
bilanciate
forme
di
governo
(la
cos6tuzione
mista)
di
Sparta
e
di
Roma,
in
cui
convivono
armonicamente
elemen6
monarchici,
aristocra6ci
e
democra6ci.
– Il
caraDere
misto
della
cos6tuzione
spartana
era
già
stato
messo
in
evidenza
dalle
riflessioni
poli6che
di
Platone
e
Aristotele,
nel
IV
sec.
a.C.
• TuDavia
a
Sparta
e
a
Roma
questo
il
risultato
è
stato
raggiunto
in
modo
diverso:
– A
Sparta
grazie
al
logos
(“ragionamento”)
di
un
solo
uomo,
Licurgo,
che
ha
redaDo
in
un
momento
preciso
una
vera
e
propria
cos6tuzione.
– A
Roma
in
modo
più
graduale
e
colle(vo,
come
risposta
ad
una
serie
di
crisi
e
di
sfide,
la
più
grave
delle
quali
è
rappresentata
dall’invasione
di
Annibale.
7
Polibio,
VI,
3,
5-‐8:
l’invenzione
della
cos6tuzione
mista
da
parte
di
Licurgo
• Ebbene,
la
maggior
parte
di
coloro
che
vogliono
informarci
didascalicamente
su
tali
argomen6
citano
tre
generi
di
cos6tuzioni:
chiamano
il
primo
di
ques6
regalità,
il
secondo
aristocrazia,
il
terzo
democrazia.
A
me
sembra,
in
verità,
che
si
potrebbe
a
buon
diriDo
ribaDere
chiedendo
loro
se
ci
presentano
queste
cos6tuzioni
come
le
uniche
o,
piuDosto,
come
le
migliori.
A
me
sembra,
in
effe(,
che
in
entrambi
i
casi
siano
in
errore.
È
chiaro
infa(
che
si
deve
considerare
come
la
migliore
cos6tuzione
quella
che
consiste
dell’unione
di
tuDe
le
forme
prima
ricordate.
Di
questo
conceDo
abbiamo
avuto
prova
non
solo
nella
teoria,
ma
anche
nella
realtà,
poiché
Licurgo
per
primo
ha
creato
il
sistema
poli6co
spartano
in
questo
modo.
8
Platone,
Leggi,
IV,
712
d-‐e:
il
caraDere
misto
della
cos6tuzione
spartana
9
Aristotele,
Poli4ca,
II,
1265
b:
il
caraDere
misto
della
cos6tuzione
spartana
• Alcuni
dunque
sostengono
che
la
cos6tuzione
migliore
deve
essere
cos6tuita
dalla
mescolanza
di
tu(
i
6pi
di
cos6tuzione
e
perciò
lodano
quella
degli
Spartani:
infa(
sostengono
che
essa
deriva
dalla
monarchia,
dall’oligarchia
e
dalla
democrazia,
in
quanto
l’autorità
regia
vi
cos6tuirebbe
l’elemento
monarchico,
quella
dei
Geron6
l’elemento
oligarchico
e
la
democrazia
sarebbe
esercitata
dall’eforato,
in
quanto
gli
efori
provengono
dal
popolo;
secondo
altri
l’eforato
è
una
6rannide
e
la
democrazia
si
esercita
nelle
mense
comuni
e
nella
vita
di
tu(
i
giorni.
10
Polibio,
VI,
10,
12-‐14:
la
differente
genesi
delle
cos6tuzioni
di
Licurgo
e
di
Roma
11
Un
altro
antecedente
greco
della
cos6tuzione
mista:
la
cos6tuzione
dei
Cinquemila
ad
Atene
13
La
politeia
di
Aristotele,
un
modello
teorico
per
la
cos6tuzione
mista
14
Dopo
Aristotele:
Dicearco
di
Messina
• Un
ruolo
nell’elaborazione
della
teoria
della
cos6tuzione
mista
potrebbe
aver
avuto
Dicearco,
un
allievo
di
Aristotele
(350-‐290
a.C.
circa),
che
ricordiamo
anche
per
la
sua
posizione
animalista.
• Cicerone,
Le?ere
ad
AAco,
XIII,
32,
2
del
45
a.C.
afferma
di
essere
alla
ricerca
di
una
sua
opera
deDa
Tripoli4kos.
• Fozio,
Biblioteca,
p.
37
Bekker
ricorda
che
un
6po
di
cos6tuzione
che
univa
i
tra(
migliori
di
monarchia,
aristocrazia
e
democrazia
era
chiamata
Dikaiarchikon.
• Da
una
notazione
di
Ateneo,
I
sofis4
a
banche?o,
IV,
141
a,
sappiamo
che
Dicearco
si
occupò
anche
di
Sparta
e
qualche
studioso
suppone
che
abbia
scriDo
un’opera
sulla
cos6tuzione
spartana.
• È
dunque
possibile
che
sia
stato
Dicearco
a
riproporre
il
modello
spartano
di
cos6tuzione
mista
che
troviamo
anche
in
Polibio.
15
Catone,
una
fonte
per
il
libro
VI
di
Polibio?
• È
possibile
che
tra
le
fon6,
o
meglio,
tra
gli
ispiratori
di
Polibio,
sia
da
annoverare
anche
Catone.
– I
due
erano
contemporanei
ed
ebbero
la
possibilità
di
conoscersi
a
Roma.
– Catone
in
Origini,
IV,
fr.
3
Chassignet
(
=
Servio
Danielino,
Commento
a
Eneide,
IV,
682)
conosce
la
cos6tuzione
mista
di
Cartagine,
sulla
quale
si
sofferma
anche
Polibio,
VI,
51,
1-‐2:
“«Insieme
a
te,
sorella
mia,
annien6
anche
me,
il
tuo
popolo,
il
tuo
senato
di
Sidone,
la
tua
ciDà».
Alcuni
ritengono
che
in
questo
passaggio
siano
ricomprese
le
tre
forme
di
governo:
popolare,
aristocra6ca,
monarchica.
Catone
scrive
in
effe(
che
Cartagine
aveva
una
cos6tuzione
che
si
fondava
su
ques6
tre
elemen6”.
16
I
sei
differen6
6pi
di
cos6tuzione
e
la
loro
anaciclòsi
in
Polibio
• Un
apporto
importante
di
Polibio
alla
teoria
delle
cos6tuzioni:
ognuna
delle
tre
forme,
monarchia,
aristocrazia
e
democrazia,
ha
una
corrispondente
forma
degenerata:
6rannide,
oligarchia,
oclocrazia.
– Una
certa
oscillazione
terminologica
si
nota
a
proposito
delle
forme
monarchiche:
in
alcuni
passaggi
monarchia
è
il
nome
di
una
forma
originaria
di
potere,
in
altri
designa
la
forma
degenerata.
– In
altri
passaggi
alla
forma
correDa
della
regalità
si
oppone
la
forma
degenerata
della
6rannide.
• Polibio,
riprendendo
Platone
e
proponendo
un’analogia
col
ciclo
biologico,
ri6ene
che
la
cos6tuzioni
siano
soggeDe
ad
una
naturale
corruzione,
ma
aggiunge
che
questo
processo
è
ciclico.
• Dalla
monarchia,
alla
6rannide,
all’aristocrazia,
all’oligarchia,
alla
democrazia,
fino
all’oclocrazia,
per
tornare
alla
monarchia.
17
Polibio,
VI,
4,
6-‐10:
le
sei
forme
cos6tuzionali
e
l’anaciclosi
• Perciò
si
deve
dire
che
esistono
sei
generi
di
cos6tuzioni,
i
tre
dei
quali
tu(
parlano
e
che
sono
sta6
nomina6
[regalità,
aristocrazia,
democrazia]
e
i
tre
naturalmente
connessi
a
ques6,
cioè
monarchia,
oligarchia,
oclocrazia.
Per
prima
dunque,
naturalmente
e
non
per
creazione
ar6ficiosa,
si
forma
la
monarchia,
alla
quale
segue
e
dalla
quale
si
genera
aDraverso
un’elaborazione
e
un
miglioramento
di
essa,
la
regalità.
Mutandosi
quest’ul6ma
nella
forma
nega6va
che
le
è
naturalmente
connessa,
cioè
nella
6rannide,
dalla
caduta
di
questa
nasce
l’aristocrazia.
Quando
questa,
secondo
natura,
degenera
in
oligarchia
e
la
massa
in
preda
all’ira
punisce
le
ingius6zie
dei
capi,
nasce
la
democrazia.
A
seguito
delle
prevaricazioni
e
delle
illegalità
di
quest’ul6ma,
nuovamente
col
tempo
si
produce
l’oclocrazia.
18
Un
termine
insolito:
oclocrazia
• Si
è
rintracciato
l’antecedente
di
questo
termine
in
Euripide,
Supplici,
vv.
404
ss.
in
un
dialogo
tra
l’ateniese
Teseo
e
un
araldo
tebano.
• Teseo
afferma
che
Atene
“non
è
governata
da
un
solo
uomo,
ma
libera
è
la
ciDà,
il
popolo
(demos)
è
sovrano”.
• Il
Tebano
risponde
“la
ciDà
infa(
da
cui
vengo
è
governata
da
un
solo
uomo,
non
è
dominata
dalla
massa
(ochlos)”.
• Nel
passo
delle
Supplici
(424-‐420
a.C.)
l’oclocrazia
non
è
la
forma
degenerata
della
democrazia,
ma
il
modo
in
cui
la
democrazia
stessa
è
vista
dai
suoi
avversari.
19
Il
bilanciamento
di
poteri
della
cos6tuzione
mista
blocca
l’anaciclosi
• Una
cos6tuzione
semplice
è
inevitabilmente
soggeDa
a
una
degenerazione
nella
sua
forma
deteriore.
• Una
cos6tuzione
mista,
che
prenda
il
meglio
delle
tre
forme
correDe,
garantendo
un
bilanciamento
dei
poteri,
blocca
il
processo
di
degenerazione.
– Per
esprimere
il
conceDo
di
compensazione
che
man6ene
l’equilibrio
dei
poteri,
Polibio
usa
l’immaginifico
termine
an4ploia,
“il
navigare
contro
corrente”.
• Polibio
illustra
questo
dato
facendo
riferimento
ancora
una
volta
all’opera
di
Licurgo,
ma
ricorda
che
i
Romani
hanno
raggiunto
lo
stesso
risultato,
sebbene
in
modo
graduale.
20
Polibio,
VI,
10,
2-‐11:
la
cos6tuzione
mista
di
Licurgo
blocca
il
processo
di
degenerazione
• [Licurgo]
constatò
che
ciascuna
delle
fasi
che
ho
precedentemente
ricordato
si
compie
necessariamente
e
naturalmente
e
ne
dedusse
che
ogni
forma
cos6tuzionale
semplice
e
fondata
su
un
unico
principio
risulta
instabile,
perché
rapidamente
degenera
nella
forma
nega6va
a
essa
corrispondente
e
conseguente
per
natura
[…]
Ebbene
Licurgo,
avendo
previsto
ciò,
non
creò
una
cos6tuzione
semplice
né
uniforme,
ma
cercò
di
riunire
insieme
tuDe
le
virtù
e
le
par6colarità
dei
sistemi
poli6ci
migliori,
affinché
nessuno
di
essi,
sviluppandosi
oltre
il
dovuto,
degenerasse
nella
forma
nega6va
che
gli
è
connaturata
e,
essendo
la
forza
di
ciascuno
ostacolata
da
quella
degli
altri,
nessuno
di
essi
si
rivolgesse
da
nessuna
parte
e
mutasse
di
molto
e
affinché,
al
contrario,
il
sistema
poli6co
restasse
a
lungo
in
equilibrio
e
bilanciato,
sempre
secondo
il
principio
della
compensazione
(an4ploia).
21
I
tre
elemen6
della
cos6tuzione
mista
a
Roma
• Tre
organi
di
governo
incarnano
a
Roma
i
principi
cos6tuzionali
monarchico,
aristocra6co
e
democra6co:
i
Consoli,
il
Senato,
le
Assemblee
popolari.
• La
loro
compresenza
e
la
loro
capacità
di
tenersi
rispe(vamente
in
scacco
creano
il
caraDere
misto
della
cos6tuzione
romana
e
garan6scono
il
bilanciamento
dei
poteri.
22
Polibio,
VI,
11,
11-‐12:
i
tre
elemen6
della
cos6tuzione
mista
di
Roma
• Erano
dunque
tre
gli
elemen6
dominan6
nella
cos6tuzione,
che
ho
tu(
cita6
in
precedenza;
ogni
cosa
in
par6colare
era
stata
disposta
e
veniva
regolata
per
mezzo
loro
in
modo
così
equo
e
opportuno
che
nessuno,
nemmeno
tra
i
na6vi,
avrebbe
potuto
dire
con
sicurezza
se
il
sistema
poli6co
fosse,
nel
suo
insieme,
aristocra6co,
democra6co
o
monarchico.
Ed
era
naturale
che
la
pensassero
così.
A
fissare
lo
sguardo
sull’autorità
dei
consoli,
infa(,
esso
ci
sarebbe
apparso
senz’altro
monarchico
e
regale;
a
fissarlo
su
quella
del
Senato,
invece,
aristocra6co;
se
invece
uno
avesse
considerato
l’autorità
del
popolo,
sarebbe
sembrato
chiaramente
democra6co.
23
I
tre
elemen6
della
cos6tuzione
mista
dei
Romani
• Polibio
soDolinea
la
difficoltà
che
si
ha
nel
definire
la
cos6tuzione
romana,
la
stessa
difficoltà
che
Aristotele,
Poli4ca,
IV,
1294
b
manifestava
a
proposito
della
cos6tuzione
spartana
– Una
buona
cos6tuzione
è
quella
di
cui
non
si
riesce
a
a
dare
una
definizione
schema6ca.
• L’incarnazione
del
principio
aristocra6co
e
di
quello
democra6co
rispe(vamente
nel
Senato
e
nelle
assemblee
popolari
non
desta
par6colari
problemi.
• Ma
anche
la
natura
quasi
monarchica
del
potere
dei
consoli
era
riconosciuta,
per
esempio
da
Livio,
II,
1,
7-‐8:
“Ma
l’origine
della
libertà
va
riportata
a
quel
momento
[al
509
a.C.]
più
per
il
faDo
che
si
limitò
ad
un
anno
la
potestà
consolare,
che
perché
si
sia
in
qualche
modo
menomato
il
potere
dei
re.
I
primi
consoli
ne
conservarono
tu(
i
diri(,
tuDe
le
insegne”.
24
Polibio,
VI,
12:
i
consoli,
l’elemento
monarchico
• I
consoli,
prima
di
far
uscire
le
legioni
per
una
spedizione
militare,
quando
si
trovano
a
Roma
esercitano
la
loro
autorità
su
tu(
gli
affari
pubblici.
Tu(
gli
altri
magistra6,
infa(,
a
eccezione
dei
tribuni,
sono
subordina6
e
obbediscono
a
loro,
e
sono
loro
a
introdurre
le
ambascerie
presso
il
Senato.
Oltre
a
quanto
si
è
già
deDo,
sono
loro
a
proporre
le
deliberazioni
urgen6
e
a
curare
per
intero
l’esecuzione
dei
decre6.
Per
di
più
tocca
a
loro
curare
tuDe
le
ques6oni
rela6ve
agli
affari
pubblici,
che
debbono
essere
traDate
con
l’intervento
del
popolo;
convocare
le
assemblee;
proporre
i
decre6;
dirigere
l’esecuzione
delle
decisioni
dei
più.
25
Polibio,
VI,
12:
i
consoli,
l’elemento
monarchico
• Ancora,
hanno
un
autorità
quasi
assoluta
nei
prepara6vi
di
guerra
e,
in
generale,
nella
condoDa
sul
campo.
Hanno
infa(
facoltà
di
dare
ai
con6ngen6
allea6
le
disposizioni
che
ritengono
opportune,
di
nominare
i
tribuni
militari,
di
arruolare
i
solda6
e
di
scegliere
quelli
idonei.
Oltre
a
quanto
si
è
deDo,
sul
campo
hanno
l’autorità
di
infliggere
punizioni
a
chi
vogliono,
tra
i
loro
subordina6.
Sono
anche
autorizza6
a
spendere,
del
denaro
pubblico,
le
cifre
che
stabiliscono:
un
questore
li
accompagna
ed
esegue
prontamente
ogni
loro
ordine.
Così
si
potrebbe
dire
a
buon
diriDo,
se
si
guardasse
a
a
questa
parte,
che
il
sistema
poli6co
è
semplicemente
monarchico
e
regale.
26
I
consoli:
qualche
obiezione
alla
ricostruzione
polibiana
• Polibio
meDe
in
luce
i
poteri
di
ques6
magistra6
in
due
sfere
di
azione:
quella
della
poli6ca
interna
e
quella
sul
campo
di
baDaglia.
• Qualche
obiezione
potrebbe
essere
sollevata
sulla
ricostruzione
polibiana:
– La
subordinazione
degli
altri
magistra6
ai
consoli
non
era
totale:
i
pretori
avevano
autonomia
nell’amministrazione
della
gius6zia,
gli
edili
nella
ges6one
dei
merca6
e
dell’urbanis6ca.
– I
pretori
potevano
sos6tuire
i
consoli
nel
convocare
il
Senato
e
le
assemblee
popolari.
– La
disponibilità
dei
consoli
sulla
cassa
militare
non
era
tanto
arbitraria
quanto
Polibio
afferma
qui;
importan6
anche
le
competenze
del
Senato.
• TuDavia
mol6
Romani
avrebbero
soDoscriDo
questa
sintesi
polibiana,
par6colarmente
in
riferimento
ai
tempi
della
II
guerra
punica.
27
I
consoli:
i
pun6
di
forza
della
descrizione
polibiana
in
poli6ca
interna
• Opportunamente
Polibio
soDolinea
l’autonomia
dai
consoli
dei
tribuni
della
plebe.
– Cicerone,
Repubblica,
II,
58
affermava
anzi
che
i
tribuni
della
plebe
erano
sta6
crea6
contro
il
potere
consolare:
in
forza
del
loro
ius
auxilii
potevano
intervenire
in
favore
di
un
plebeo
in
qualche
modo
minacciato
da
in
console
• Importante
anche
il
potere
dei
consoli
di
convocare
il
Senato
e
le
assemblee,
di
soDoporre
loro
la
discussione
di
una
qualche
materia
o
di
meDere
direDamente
ai
vo6
una
propria
proposta,
di
rendere
esecu6ve
le
delibere
di
ques6
consessi.
28
I
consoli:
i
pun6
di
forza
della
descrizione
polibiana
sul
campo
di
baDaglia
• Il
problema
della
nomina
dei
tribuni
militum
ha
sollevato
qualche
dubbio:
– Ques6
ufficiali,
6
per
legione,
si
alternavano
a
rotazione
al
comando
della
legione
stessa.
– Secondo
Livio,
VII,
5,
9
dal
362
a.C.
i
24
tribuni
in
servizio
nelle
4
legioni
che
componevano
di
norma
l’esercito
erano
ele(
dall’assemblea
(tribuni
militum
a
populo).
– Nel
207
a.C.
tuDavia
i
consoli
ebbero
il
diriDo
di
nominare
i
tribuni
delle
legioni
supplementari,
de(
tribuni
militum
Rufuli,
evidentemente
perché
tale
risoluzione
era
stata
proposta
da
un
qualche
Rufus.
• Proprio
ai
tribuni
militum
Rufuli
deve
alludere
Polibio,
che
dice
di
voler
descrivere
la
cos6tuzione
romana
ai
tempi
della
II
guerra
punica.
• A
ragione
Polibio
soDolinea
i
poteri
assolu6
in
campo
penale
dei
consoli
durante
le
operazioni
militari:
ai
tempi
della
II
guerra
punica
il
diriDo
di
appello
all’assemblea
popolare
valeva
infa(
solo
all’interno
del
pomerio.
29
Polibio,
VI,
13,
1-‐4:
Il
Senato,
l’elemento
aristocra6co
• Il
Senato
da
parte
sua
esercita
la
sua
autorità
in
primo
luogo
sull’erario:
esso
controlla
infa(
tuDe
le
entrate
e,
analogamente
le
uscite.
I
questori,
infa(,
non
possono
fare
alcuna
spesa,
per
esigenze
par6colari,
senza
i
decre6
del
Senato,
a
eccezione
delle
spese
des6nate
ai
consoli;
sulla
spesa
di
gran
lunga
più
importante
e
gravosa
di
tuDe
–
quella
che
i
censori
fanno
ogni
cinque
anni
per
restaurare
o
costruire
opere
pubbliche
–
il
Senato
esercita
il
suo
controllo,
e
da
esso
viene
la
concessione
ai
censori.
Nello
stesso
modo,
di
tu(
i
rea6
commessi
in
Italia
che
richiedono
un’inchiesta
pubblica
–
intendo
dire,
per
esempio,
tradimen6,
congiure,
venefici,
omicidi
–
si
occupa
il
Senato.
30
Il
Senato:
le
competenze
finanziarie
31
Il
Senato:
le
competenze
giudiziarie
• La
capacità
di
intervento
del
Senato
in
crimini
che
rappresentavano
un
pericolo
per
l’egemonia
romana
in
Italia
è
dimostrata
da
diversi
episodi:
• Nel
204
a.C.
la
punizione
infliDa
dal
Senato
alle
12
colonie
la6ne
che
nel
209
a.C.
si
erano
rifiutate
di
fornire
aiu6
militari
(Livio,
XXIX,
15).
– Il
Senato
impone
che
le
colonie
forniscano
un
con6ngente
doppio
di
fan6
rispeDo
a
quello
previsto,
e
in
più
100
cavalieri,
si
impone
una
“patrimoniale”
dell’1‰
e
che
nelle
colonie
sia
condoDo
un
censimento
secondo
le
regole
romane.
• Nel
186
a.C.
dal
Senatus
consultum
de
Bacchanalibus
che
colpiva
le
conven6cole
dei
seguaci
di
Bacco.
– Si
discute
se
questo
fosse
applicato
anche
nelle
comunità
alleate
dell’Italia;
ma
certamente
lo
era
nelle
comunità
di
diriDo
la6no,
che
pure
erano
formalmente
sta6
stranieri.
32
Un
riferimento
implicito
di
Polibio
all’affare
dei
Baccanali?
• I
rea6
descri(
da
Polibio
come
passibili
di
un
intervento
del
Senato
sembrano
adaDarsi
meglio
alla
situazione
della
prima
metà
del
II
sec.
a.C.
che
ai
tempi
della
II
guerra
punica.
• La
terminologia
polibiana
si
rispecchia
in
modo
piuDosto
aderente
a
quella
con
la
quale
Livio,
XXXIX,
8-‐19
descrive
i
rea6
connessi
ai
Baccanali:
– Prodosía
=
fraus
in
rem
publicam
=
tradimento
– Synomosía
=
coniura4o
=
congiura
– Pharmakeía
=
venena
=
veneficio
– Dolophonía
=
caedes
=
omicidio
• Non
è
azzardato
ipo6zzare
che
Polibio,
nello
scrivere
questo
brano,
avesse
par6colarmente
in
mente
l’affare
dei
Baccanali,
anche
se
non
solo
questo.
33
Polibio,
VI,
13,
5-‐9:
Il
Senato,
l’elemento
aristocra6co
• Inoltre
se
un
privato
o
una
ciDà
dell’Italia
ha
bisogno
di
un
arbitrato
o
magari
di
una
censura,
o
di
soccorso,
o
di
sorveglianza,
di
tuDo
ciò
si
occupa
il
Senato.
Per
di
più,
se
bisogna
inviare
un’ambasciata
a
qualcuno
fuori
d’Italia
o
per
un’opera
di
pacificazione,
o
per
avanzare
richieste,
o
magari
per
dare
ordini,
o
per
acceDare
soDomissioni,
o
per
dichiarare
guerra,
esso
vi
provvede.
Allo
stesso
modo
è
il
Senato
a
stabilire
come
si
debbano
traDare
tuDe
le
ambascerie
che
giungono
a
Roma
e
quale
risposta
si
debba
dare
loro.
In
nessuna
di
queste
faccende
interviene
il
popolo.
In
conseguenza
di
ciò,
ancora,
a
uno
che
si
fermi
in
ciDà
mentre
non
sono
presen6
i
consoli,
la
cos6tuzione
appare
compiutamente
aristocra6ca.
Si
dà
il
caso
che
appunto
di
questo
si
siano
convin6
mol6
Greci
e
mol6
re
allo
stesso
modo,
poiché
il
Senato
regola
quasi
tuDe
le
ques6oni
che
li
riguardano.
34
Il
Senato:
l’invio
di
arbitri
e
di
aiu6
alle
ciDà
dell’Italia
• Anche
in
questo
caso
le
affermazioni
di
Polibio
possono
trovare
conforto
in
episodi
concre6:
– Per
gli
arbitra6:
l’invio
di
una
commissione
senatoriale
di
5
membri
incarica6
di
dirimere
una
controversia
di
confine
tra
le
ciDà
di
Pisa
e
Luna
nel
168
a.C.
(Livio,
XLV,
13,
10-‐11).
– Per
gli
aiu6:
nel
173
il
Senato
invia
in
Apulia
il
pretore
Cn.
Sicinio
per
fronteggiare
un’invasione
di
cavalleDe
(Livio,
XLII,
10,
7-‐8).
35
Il
Senato:
l’invio
di
ambasciatori
36
Il
Senato:
l’ascolto
delle
ambascerie
straniere
• In
Senato
venivano
ricevute
le
ambascerie
straniere,
un
dato
del
quale
il
pubblico
greco
di
Polibio
doveva
essere
a
conoscenza,
vista
la
frequenza
con
la
quale
delegazioni
dal
mondo
greco
giunsero
a
Roma
nel
III
e
nel
II
sec.
a.C.
• Lo
spazio
in
cui
gli
ambasciatori
aDendevano
di
essere
ricevu6
in
Senato
aveva
per
questo
preso
il
nome
di
Graecostasis,
“la
piazza
dei
Greci”.
– D’altra
parte
questo
dato
doveva
colpire
i
Greci,
dal
momento
che
nei
regimi
democra6ci
ellenici
il
potere
di
ricevere
gli
ambasciatori
stranieri
speDava
all’assemblea
popolare.
37
L’area
del
Comi4um
e
la
Graecostasis
• L a
G r e c o s t a s i
corrispondeva
forse
alla
sezione
sud-‐ovest
della
gradinata
che
delimitava
il
Comi4um,
con6nuando
la
tribuna
dei
Rostri.
• L’area
scomparve
a
seguito
degli
interven6
sul
Comi4um
da
parte
di
Cesare.
38
L’area
del
Comi4um
e
la
Graecostasis
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39
Le
assemblee
popolari
a
Roma
• Nel
capitolo
seguente
Polibio
si
sofferma
sui
poteri
del
demos,
termine
con
il
quale
si
intende
l’assemblea
popolare.
• Una
peculiarità
delle
is6tuzioni
di
Roma:
l’esistenza
di
più
assemblee
popolari,
dis6nte:
– Per
sistema
di
votazione.
– Per
competenze.
– Parzialmente
per
la
loro
composizione.
– Parzialmente
per
i
magistra6
che
le
presiedevano.
• La
partecipazione
alle
assemblee
popolari
è
riservata
ai
maschi
adul6,
di
libera
condizione,
in
possesso
della
ciDadinanza
romana.
40
Le
diverse
assemblee
popolari
di
Roma
41
I
comi4a
curiata
• Origini:
la
più
an6ca
assemblea
popolare
di
Roma,
originaria
della
prima
età
regia.
• Unità
di
voto:
30
curie,
su
base
gen6lizia
o
territoriale.
• Composizione:
in
origine
tuDa
la
ciDadinanza,
poi
30
liDori,
in
rappresentanza
delle
30
curie.
• Presidenza:
un
console,
un
pretore
o
il
pontefice
massimo.
• Competenze:
conferimento
ufficiale
dei
poteri
ai
magistra6
con
la
lex
curiata
de
imperio;
inaugura4o
del
rex
sacrorum
e
dei
flamini
maggiori;
ra6fica
di
alcuni
a(
riguardan6
il
diriDo
familiare.
42
I
comi4a
centuriata
• Origini:
secondo
la
tradizione
già
con
Servio
Tullio,
ma
li
vediamo
agire
concretamente
solo
a
par6re
dal
V
sec.
a.C.
• Unità
di
voto:
193
(o
194)
centurie,
su
base
censitaria.
• Composizione:
tuDa
la
ciDadinanza.
• Presidenza:
un
console
o
un
pretore.
• Competenze:
elezioni
di
consoli,
pretori
e
censori;
votazione
delle
leggi
(leges),
in
par6colare
quelle
concernen6
il
diriDo
internazionale;
conferimento
della
potestas
censoria;
corte
giudicante,
in
par6colare
in
sede
di
appello.
43
I
comi4a
centuriata
5
classi
(in
base
al
censo)
suonator
capitece
i
di
corno
nsi
e
tromba
seconda
terza
quarta
quinta
classe
classe
classe
classe
prima
classe
100.000
assi
75.000
50.000
25.000
11.000
assi
assi
assi
assi
1
2
80
30
centuria
centurie
20
20
20
centurie
centurie
centurie
centurie
centurie
18
2
40
10
10
10
15
centurie
centurie
seniores
seniores
seniores
seniores
seniores
cavalieri
di
fabri
40
10
10
10
15
iuniores
iuniores
iuniores
iuniores
iuniores
47
I
poteri
fondamentali
delle
assemblee
popolari
• L’essenza
del
potere
delle
assemblee
popolari:
premiare
con
gli
onori,
punire
con
le
pene.
• Un’idea
che
Polibio
probabilmente
riprendeva
da
Platone,
Leggi,
III,
697
a-‐b:
“Noi
dunque
sosteniamo
che
uno
stato
il
quale
voglia
salvare
sé
stesso
e
vivere
felice
entro
i
limi6
dell’umana
possibilità,
deve,
a
quanto
sembra,
necessariamente
distribuire,
secondo
equità,
onori
e
biasimi”.
48
Polibio,
VI,
14:
le
assemblee
popolari,
l’elemento
democra6co
• Il
popolo,
dunque,
spesso
giudica
una
causa
che
prevede
sanzioni
in
denaro,
quando
l’ammenda
per
il
reato
sia
considerevole,
e
sopraDuDo
giudica
coloro
che
hanno
ricoperto
cariche
importan6.
È
il
solo
a
giudicare
le
cause
capitali.
Riguardo
a
quest’uso,
avviene
presso
di
loro
una
cosa
degna
di
lode
e
di
menzione.
A
coloro
che
vengono
giudica6
in
una
causa
capitale,
infa(,
appena
vengono
condanna6,
il
costume
vigente
presso
di
loro
concede
la
facoltà
di
allontanarsi
apertamente
se
resta
ancora
una
sola
tribù,
tra
quelle
che
emanano
il
giudizio,
a
non
aver
ancora
votato,
condannandosi
all’esilio
volontario.
Gli
esuli
sono
al
sicuro
nelle
ciDà
di
Napoli,
Preneste
e
Tivoli
e
nelle
altre
con
le
quali
hanno
pa(
giura6.
49
Il
potere
delle
assemblee
popolari:
punire
• Polibio
soDolinea
a
questo
proposito
le
competenze
giudiziarie
delle
assemblee
popolari.
– Il
giudizio
sull’azione
dei
magistra6,
che
nel
periodo
considerato
da
Polibio
è
avviato
da
un
aDo
di
accusa
dei
tribuni
della
plebe,
più
tardi
sopraDuDo
dalla
quaes4o
perpetua
de
repetundis,
la
corte
permanente
sulle
malversazioni.
– La
competenza
dell’assemblea
popolare,
specificamente
i
comizi
centuria6,
cui
poteva
ricorrere
con
la
provoca4o
ad
populum
chi
era
condannato
in
prima
istanza
alla
pena
capitale.
– Polibio
nota
con
par6colare
interesse
l’espediente
aDraverso
il
quale
normalmente
un
ciDadino
romano
poteva
evitare
la
pena
di
morte:
l’autoesilio
in
qualche
ciDà
alleata.
– Un
problema
par6colare
è
il
cenno
alla
votazione
per
tribù
in
comizi,
i
centuria6,
che
votavano
per
centurie:
si
deve
spiegare
con
una
discussa
riforma
che
aveva
coordinato
in
qualche
modo
le
centurie
alle
tribù.
50
Polibio,
VI,
14:
le
assemblee
popolari,
l’elemento
democra6co
• Per
di
più,
il
popolo
assegna
le
cariche
a
che
ne
è
degno:
questa,
in
uno
stato,
è
la
più
bella
ricompensa
per
la
re(tudine
di
un
uomo.
Esso
esercita
la
sua
autorità
anche
sull’approvazione
delle
leggi
e
–
l’aspeDo
più
importante
–
è
il
popolo
a
decidere
della
pace
e
della
guerra.
Per
giunta,
riguardo
un’alleanza,
a
un
traDato
di
pace
e
alla
conclusione
di
pa(,
è
il
popolo
a
ra6ficare
e
rendere
operante
o
meno
ciascuno
di
ques6
a(.
Così,
ancora,
da
ciò
si
potrebbe
a
buon
diriDo
concludere
che
il
popolo
ha
una
parte
importan6ssima
e
che
il
sistema
poli6co
è
democra6co.
51
I
poteri
delle
assemblee
popolari:
premiare
(e
votare
le
leggi)
• Il
diriDo
di
premiare
si
sostanzia
nei
poteri
ele(vi
delle
assemblee
popolari.
• Polibio
soDolinea
infine
i
poteri
legisla6vi
delle
assemblee.
– Bisogna
tuDavia
ricordare
che
le
assemblee
popolari
a
Roma
non
avevano
diriDo
di
inizia6va
e
di
discussione:
potevano
solo
approvare
o
respingere
il
disegno
di
legge
proposto
da
un
magistrato.
– Accanto
a
leges
e
plebiscita
vota6
dalle
assemblee
popolari,
sono
fon6
del
diriDo
in
età
repubblicana
gli
edi(
dei
magistra6,
in
par6colare
dei
pretori,
e
i
pareri
degli
iuris
peri4.
52
Bilanciamento
dei
poteri
53
Polibio,
VI,
15:
il
bilanciamento
dei
poteri
1:
scacco
ai
consoli!
• Si
è
deDo
dunque,
in
quale
modo
le
competenze
dello
stato
siano
state
distribuite
tra
tuDe
le
forme
di
governo;
ora
si
dirà,
invece,
in
quale
modo
ciascuna
delle
par6
possa,
volendo,
opporsi
alle
altre
o,
invece,
collaborare
con
esse.
Quando
il
console,
inves6to
dell’autorità
di
cui
abbiamo
parlato,
parte
con
l’esercito,
apparentemente
dispone
dei
pieni
poteri
per
realizzare
i
suoi
piani,
ma
ha
bisogno
anche
del
popolo
e
del
Senato,
senza
i
quali
non
è
in
grado
di
condurre
a
termine
le
operazioni.
È
chiaro,
infa(,
che
alle
legioni
debbono
essere
spedi6
costan6
rifornimen6:
ma
senza
una
risoluzione
del
Senato
né
grano,
né
ves6ario,
né
s6pendi
possono
essere
forni6
alle
legioni,
sicché
i
disegni
dei
capi
restano
senza
effeDo
se
il
Senato
cerca
deliberatamente
di
ostacolarli
e
di
impedirne
l’aDuazione.
54
Polibio,
VI,
15:
il
bilanciamento
dei
poteri
1:
scacco
ai
consoli!
• Per
giunta,
dipende
dal
Senato
la
realizzazione
o
la
mancata
realizzazione
dei
proge(
e
dei
piani
dei
generali:
esso
ha
infa(
l’autorità
di
mandare
come
sos6tuto
un
altro
generale,
dopo
un
periodo
di
un
anno,
o
di
confermare
quello
che
è
in
carica.
Per
di
più,
questo
consesso
ha
il
potere
di
esaltare
e
amplificare
i
successi
dei
comandan6
o,
al
contrario,
di
oscurarli
e
minimizzarli:
quelli
che
presso
di
loro
sono
chiama6
trionfi,
per
mezzo
dei
quali
i
generali
offrono
allo
sguardo
dei
conciDadini
l’immagine
concreta
delle
imprese
realizzate,
non
possono
infa(
essere
alles66
come
si
conviene
e
talvolta
neppure
essere
celebra6
in
assoluto,
se
il
consesso
non
dà
il
suo
assenso
e
non
fornisce
i
fondi
per
realizzarli.
55
Polibio,
VI,
15:
il
bilanciamento
dei
poteri
1:
scacco
ai
consoli!
• D’altra
parte
i
consoli,
non
possono
evitare
di
prestare
aDenzione
anche
al
popolo,
anche
quando
vengono
a
trovarsi
molto
lontano
dalla
patria,
poiché
è
il
popolo,
come
ho
già
deDo
in
precedenza,
che
annulla
e
ra6fica
traDa6
di
pace
e
pa(.
Ma
sopraDuDo
i
consoli,
nel
deporre
la
carica,
debbono
soDoporre
al
popolo
il
resoconto
del
loro
operato.
Così
non
è
mai
prudente
per
i
consoli
tenere
in
scarsa
considerazione
il
favore
del
Senato
e
quello
del
popolo.
56
Il
bilanciamento
dei
poteri
1:
scacco
ai
consoli!
• Il
Senato
può
tenere
in
scacco
i
consoli,
anche
quando
ques6
sono
nella
pienezza
dei
loro
poteri,
in
campagna
militare:
– Negando
loro
i
necessari
approvvigionamen6.
– Negando
la
proroga4o
imperii
e
inviando,
dopo
un
anno,
un
nuovo
comandante.
– “Mu6lando
la
viDoria”
col
negargli
i
fondi
necessari
per
celebrare
il
trionfo,
anche
se
di
faDo
abbiamo
esempi
di
trionfi
celebra6
contro
il
volere
del
Senato.
• Ma
anche
le
assemblee
popolari
avevano
un
potere
di
controllo
sui
consoli:
– Negando
la
ra6fica
alle
loro
decisioni
riguardo
la
pace
o
la
guerra.
– Chiedendo
conto
delle
loro
azioni
alla
scadenza
del
mandato,
aDraverso
l’intervento
dei
tribuni
della
plebe.
57
Livio,
XXIII,
21,
1-‐4:
un
caso
di
mancato
sostegno
ai
magistra6
da
parte
del
Senato
58
Livio,
XXXII,
28,
3-‐9:
il
problema
della
proroga4o
imperii
a
T.
Quinzio
Flaminino
nel
197
a.C.
• I
consoli
stavano
per
6rare
a
sorte
l’Italia
e
la
Macedonia
quando
i
tribuni
della
plebe
Lucio
Oppio
e
Quinto
Fulvio
lo
impedirono,
sostenendo
che
la
Macedonia
era
una
provincia
lontana
e
che
fino
ad
allora
nulla
aveva
maggiormente
intralciato
le
operazioni
di
guerra
quanto
il
richiamare
il
console
uscente
appena
all’inizio
delle
operazioni,
in
pieno
sforzo
militare
[…].
Quinzio,
pur
traDenuto
a
Roma
la
maggior
parte
dell’anno
da
cerimonie
religiose,
aveva
tuDavia
condoDo
le
operazioni
in
modo
tale
che,
se
fosse
arrivato
nella
provincia
prima
o
se
fosse
giunta
più
tardi
la
ca(va
stagione,
avrebbe
potuto
finire
la
guerra.
Ora,
benché
fosse
sul
punto
di
portarsi
nei
quar6eri
d’inverno,
si
diceva
preparasse
un
piano
di
guerra
in
base
al
quale,
se
un
successore
non
glielo
impediva,
sembrava
in
grado
di
concludere
la
guerra
nell’estate
successiva.
Con
tali
argomen6
convinsero
i
consoli
a
dichiarare
che
si
sarebbero
rimessi
alle
decisioni
del
Senato,
se
i
tribuni
della
plebe
avessero
faDo
lo
stesso.
Visto
che
gli
uni
e
gli
altri
lasciavano
libertà
di
decidere,
i
senatori
assegnarono
a
entrambi
i
consoli
come
provincia
l’Italia
e
prorogarono
il
comando
a
Tito
Quinzio
fino
a
quando,
per
decisione
del
Senato,
non
gli
venisse
mandato
un
successore.
59
Livio,
XXXIII,
23:
un
trionfo
regolare
e
un
trionfo
contro
il
Senato
• [Nel
197
a.C.]
A
Caio
Cornelio
venne
decretato
il
trionfo
per
generale
consenso
[…]
Quinto
Minucio
tentò
soltanto
di
meDere
il
discussione
la
sua
richiesta;
come
ebbe
notata
l’os6lità
di
tuDo
il
Senato,
disse
che
avrebbe
celebrato
il
trionfo
sul
monte
Albano,
in
virtù
del
suo
potere
consolare,
secondo
l’esempio
di
mol6
uomini
illustri.
Caio
Cornelio
trionfò
mentre
era
in
carica
degli
Insubri
e
dei
Cenomani.
Fece
portare
molte
insegne
militari
,
fece
trascinare
su
carri
presi
al
nemico
molto
bo(no
gallico,
numerosi
nobili
Galli
erano
condo(
davan6
al
suo
cocchio;
alcuni
dicono
che
fra
di
essi
vi
era
anche
il
condo(ero
cartaginese
Amilcare.
Ciò
che
tuDavia
a(rò
maggiormente
l’aDenzione
fu
la
folla
di
coloni
piacen6ni
e
cremonesi
che
veniva
dietro
il
cocchio
con
il
pilleo.
60
Livio,
XXXIII,
23:
un
trionfo
regolare
e
un
trionfo
contro
il
Senato
61
Un
trionfo
interpretato
da
Tiepolo
• G.B.
Tiepolo,
Il
trionfo
di
Manio
Curio
Dentato.
• Il
dipinto
ricorda
il
trionfo
celebrato
dal
comandante
romano
dopo
la
viDoria
su
Pirro
e
Benevento,
nel
275
a.C.
62
Polibio,
VI,
16,
1-‐3:
il
bilanciamento
dei
poteri
2:
scacco
al
Senato!
• Il
Senato,
a
sua
volta,
che
dispone
di
un
potere
così
grande,
in
primo
luogo
negli
affari
pubblici
è
costreDo
a
tener
conto
della
mol6tudine
e
a
prendere
in
considerazione
il
popolo,
e
non
può
portare
a
termine
le
principali
e
più
importan6
inchieste
sui
rea6
commessi
contro
lo
stato,
ai
quali
si
applichi
la
pena
di
morte,
né
punirli,
se
il
popolo
non
ra6fica
la
sua
deliberazione
preliminare.
Lo
stesso
vale
per
ciò
che
lo
riguarda
direDamente:
se
qualcuno
infa(,
propone
una
legge
che
o
soDrae
al
Senato
una
parte
dell’autorità
di
cui
gode
secondo
le
consuetudini,
o
abolisce
i
privilegi
e
gli
onori
dei
suoi
membri,
o
addiriDura
ne
riduce
i
patrimoni,
il
popolo
ha
l’autorità
di
introdurre
o
meno
tuDe
le
misure
di
questo
genere.
63
Il
bilanciamento
dei
poteri
2:
scacco
al
Senato
• Polibio
meDe
in
luce
in
primo
luogo
che
il
potere
giudiziario
del
Senato
era
soggeDo
alla
ra6fica
dell’assemblea
popolare,
par6colarmente
nell’infliggere
la
pena
di
morte.
– Cf.
anche
il
caso
dei
Baccanali,
in
cui
le
risoluzioni
del
Senato
furono
soggeDe
alla
ra6fica
dei
concilia
plebis
(Livio,
XXXIX,
19,
3-‐7).
• I
provvedimen6
delle
assemblee
popolari
potevano
colpire
i
poteri
del
Senato,
anche
nella
sfera
economica.
– L’episodio
cui
viene
da
pensare
è
il
plebiscitum
Claudium
de
nave
senatorum,
forse
risalente
al
218
a.C.
64
Livio,
XXI,
63,
3-‐4:
il
plebiscito
Claudio
• [Caio
Flaminio]
era
anche
inviso
al
Senato
per
quella
nuova
legge
che
il
tribuno
della
plebe
Quinto
Claudio,
con
l’aiuto
di
un
solo
senatore,
proprio
Caio
Flaminio,
aveva
presentato
contro
il
Senato
stesso,
in
virtù
della
quale
nessuno
dei
suoi
membri,
né
alcuno
a
cui
fosse
stato
padre
un
senatore,
poteva
possedere
una
nave
aDa
a
portare
un
carico
maggiore
di
300
anfore.
Tale
provvedimento
era
stato
s6mato
sufficiente
a
consen6re
la
raccolta
e
il
trasporto
dei
prodo(
dei
campi;
appariva
infa(
indecorosa
per
i
senatori
ogni
forma
di
commercio.
65
Il
senso
del
plebiscito
Claudio:
una
delle
interpretazioni
possibili
• Le
fortunate
guerre
del
III
sec.
a.C.
avevano
aperto
nuove
possibilità,
anche
all’aristocrazia
senatoria,
di
arricchimento
nelle
a(vità
imprenditoriali
e
commerciali.
• Impedendo
ai
senatori
di
possedere
navi
di
grande
stazza,
il
plebiscito
cerca
di
bloccare
questo
sviluppo:
i
senatori
dovevano
dedicarsi
esclusivamente
alle
a(vità
agricole,
meno
rischiose
e
impegna6ve
del
commercio.
• All’aDo
pra6co
il
divieto
venne
spesso
aggirato,
ricorrendo
in
par6colare
a
prestanome.
• Ciò
nonostante
e
nonostante
l’interpretazione
“conservatrice”
che
anche
qui
abbiamo
dato,
la
reazione
dei
senatori
mostra
che
si
sen6vano
colpi6
nei
loro
interessi
da
questo
provvedimento
(ma
anche
che
non
avevano
potuto
far
nulla
per
impedirlo).
66
Polibio,
VI,
16,
4-‐5:
il
bilanciamento
dei
poteri
2:
scacco
al
Senato!
• E
la
cosa
principale
è
che,
se
uno
solo
dei
tribuni
si
oppone,
il
Senato
non
solo
non
può
meDere
in
aDo
alcuna
decisione,
ma
neppure,
in
assoluto,
tenere
consiglio
e
riunirsi
(i
tribuni
sono
sempre
tenu6
a
eseguire
le
decisioni
del
popolo
e
a
uniformarsi
sopraDuDo
alla
sua
volontà):
perciò,
per
tuDe
queste
ragioni,
il
Senato
teme
la
mol6tudine
e
6ene
conto
del
popolo.
67
Il
controllo
sul
Senato
da
parte
dei
tribuni
della
plebe
• Lo
ius
intercessionis
dei
tribuni
della
plebe
poteva
indebolire
la
forza
di
un
senatus
consultum,
riducendolo
ad
un
mero
parere,
non
vincolante.
• Il
potere
di
veto
che
i
tribuni
delle
plebe
avevano
sulle
azioni
dei
consoli
poteva
anche
colpire
l’inizia6va
di
convocare
il
Senato.
• Sull’uso
effe(vo
di
ques6
poteri
di
controllo
le
interpretazioni
di
due
grandi
studiosi,
F.
Walbank
e
C.
Nicolet,
divergono:
– Il
primo
ri6ene
che
il
tribunato
ai
tempi
di
Polibio
fosse
sostanzialmente
schierato
dalla
parte
della
nobiltà
senatoria
(con
la
notevole
eccezione
di
Caio
Flaminio),
il
secondo
che
anche
in
questa
età
il
tribunato
abbia
conservato
il
suo
caraDere
democra6co.
68
Polibio
fu
tes6mone
del
tribunato
della
plebe
di
Tiberio
Gracco?
• La
notazione
che
un
tribuno
della
plebe
deve
aDenersi
alla
volontà
della
plebe
(apparentemente
pleonas6ca)
ha
faDo
pensare
che
Polibio
sia
stato
tes6mone
del
tribunato
di
Tiberio
Gracco
del
133
a.C.
• Tiberio
Gracco
aveva
infa(
des6tuito
dei
suoi
poteri
il
collega
Marco
ODavio,
che
aveva
opposto
il
veto
alla
votazione
della
lex
Sempronia
agraria.
– Tiberio
gius6ficava
il
gravissimo
aDo,
senza
preceden6,
col
faDo
che
un
tribuno
della
plebe
che
va
contro
gli
interessi
della
plebe
non
ha
ragione
di
essere.
• La
maggioranza
dei
commentatori
ri6ene
che
questo
principio
fosse
ben
stabilito
già
prima
del
133
a.C.
e
che
dunque
Polibio
non
faccia
riferimento
all’esperienza
del
tribunato
di
Tiberio.
• Ma
proprio
perché
il
principio
pare
scontato,
perché
Polibio
sente
il
bisogno
di
soDolinearlo,
se
non
perché
colpito
dalla
clamorosa
des6tuzione
di
ODavio?
Forse
perché
il
tribunato
delle
plebe
era
una
magistratura
di
difficile
comprensione
per
il
suo
pubblico
greco?
69
Plutarco,
Vite
di
Tiberio
e
Caio
Gracco,
15:
la
des6tuzione
di
Marco
ODavio
• [Tiberio
Gracco]
Resosi
conto
che
tra
le
sue
azioni
poli6che
quella
rela6va
ad
ODavio
era
risultata
os6ca
non
solo
agli
o(ma6,
ma
anche
al
popolo
(l'impressione
infa(
era
che
egli
avesse
con
tracotanza
leso
e
gravemente
compromesso
la
grande
e
nobile
autorità
dei
tribuni
della
plebe,
fino
a
quel
giorno
mai
messa
in
discussione),
tenne
un
pubblico
discorso
del
quale
non
è
fuor
di
luogo
citare
alcune
argomentazioni
per
avere
un'idea
dell'acume
di
quell'uomo
e
della
sua
capacità
di
persuasione.
Disse
dunque
che
il
tribuno
della
plebe
è
sacro
ed
inviolabile
perché
è
consacrato
al
popolo
e
difende
il
popolo.
Pertanto
se,
cambiando
comportamento,
danneggia
il
popolo,
ne
aDenua
il
potere
e
gli
toglie
la
possibilità
di
votare,
allora
si
priva
da
solo
della
sua
carica,
perché
non
fa
ciò
per
cui
l'ha
ricevuta.
70
Polibio,
VI,
17:
il
bilanciamento
dei
poteri
3:
scacco
al
popolo!
• Allo
stesso
modo
il
popolo
è
a
sua
volta
legato
da
obblighi
al
Senato
e
deve
tenerlo
in
considerazione,
nella
sfera
pubblica
come
in
quella
privata.
Essendo
infa(
mol6
i
lavori
che
vengono
appalta6
dai
censori
in
tuDa
Italia
per
il
restauro
o
la
costruzione
di
opere
pubbliche
(non
sarebbe
facile
enumerarli)
ed
essendo
concessi
mol6
appal6
su
fiumi,
por6,
piccoli
giardini,
miniere,
terreni,
insomma
su
ogni
cosa
sia
caduta
soDo
il
dominio
dei
Romani,
tuDo
quello
che
ho
deDo
viene
regolato
dalla
massa,
e
quasi
tu(,
si
può
dire,
sono
interessa6
agli
appal6
e
ai
guadagni
che
ne
derivano:
alcuni
infa(
prendono
essi
stessi
gli
appal6
dei
censori,
altri
si
associano
a
ques6,
altri
fanno
da
garan6
agli
appaltatori,
altri
danno
i
loro
beni
al
tesoro
pubblico
per
questo.
Su
tuDe
queste
a(vità
esercita
il
suo
potere
il
consesso
dei
senatori;
può,
infa(,
concedere
del
tempo,
alleviare
le
condizioni
dopo
un’incidente
e,
in
caso
di
impossibilità,
rescindere
del
tuDo
il
contraDo
d’appalto.
71
Scacco
al
popolo!
Il
sistema
degli
appal6
• In
questo
capitolo
Polibio
mi
pare
considerare
il
popolo
non
tanto
nelle
sue
incarnazioni
is6tuzionali,
ma
sopraDuDo
come
l’insieme
delle
persone
comuni:
in
effe(
il
termine
demos
si
alterna
a
plethos
(“la
massa”),
che
non
ha
una
caraDerizzazione
is6tuzionale.
• Lo
storico
parte
dal
presupposto
che
larga
parte
della
popolazione
abbia
un
interesse
nel
sistema
degli
appal6.
• Poiché
il
Senato,
come
si
è
deDo,
regola
tale
sistema,
vi
è
una
“sudditanza
economica”
della
popolazione
nei
suoi
confron6.
• Il
sistema
degli
appal6
in
effe(
riguardava
non
solo
l’ambito
delle
costruzioni
pubbliche,
ma
anche
lo
sfruDamento
di
tu(
i
beni
demaniali
(miniere,
terreni
agricoli,
la
riscossione
di
dazi
e
tasse).
• Si
obieDa
a
Polibio
che
il
maggior
interesse
nel
sistema
degli
appal6
era
di
un
gruppo
rela6vamente
ristreDo,
i
publicani:
un
mancato
riconoscimento
di
questo
ceto
emergente.
72
Scacco
al
popolo!
Il
sistema
degli
appal6
• QuaDro
categorie
par6colarmente
interessate
al
sistema
degli
appal6:
– Coloro
che
prendono
gli
appal6
dai
censori:
i
mancipes.
– Coloro
che
ai
primi
si
associano:
i
socii
– Coloro
che
si
propongono
come
garan6:
i
praedes
(che
hanno
diriDo
a
parte
dei
guadagni)
– L’enigma6ca
categoria
di
coloro
che
danno
i
loro
beni
al
tesoro
pubblico:
sulla
base
della
documentazione
papiracea
egiziana
Walbank
propone
di
vedervi
dei
“garan6
di
secondo
livello”.
73
L’effe(vo
controllo
del
Senato
sul
sistema
degli
appal6
• Qualche
dubbio
in
proposito
nasce
dall’ampia
autonomia
che
in
materia
avevano
i
censori
e
in
taluni
casi
anche
le
assemblee
popolari.
– Nel
169
a.C.
un
plebiscito
impose
l’annullamento
dei
vecchi
contra(
di
appalto
e
l’indizione
di
nuove
gare.
• La
ricostruzione
polibiana
potrebbe
fondarsi
principalmente
su
un
episodio
del
184
a.C.
– Su
richiesta
dei
publicani
il
Senato
interviene
contro
i
censori
Catone
e
Valerio
Flacco,
che
avevano
imposto
loro
condizioni
par6colarmente
sfavorevoli
(cf.
Livio,
XXXIX,
44,
7-‐8;
Plutarco,
Vita
di
Catone
maggiore,
19).
74
Polibio,
VI,
17,
7-‐9
il
bilanciamento
dei
poteri
3:
scacco
al
popolo!
• E
l’aspeDo
più
importante
è
che
fra
i
suoi
membri
[ovvero
fra
i
membri
del
Senato]
sono
designa6
i
giudici
della
maggior
parte
dei
processi
civili,
in
ambito
sia
pubblico,
sia
privato,
per
tuDe
le
imputazioni
di
una
certa
en6tà.
Perciò
tu(,
dipenden6
come
sono
dalla
protezione
del
Senato
e
temendo
l’incerta
eventualità
di
avere
bisogno
di
esso,
sono
cau6
nell’ostacolarne
le
deliberazioni
e
nell’opporvi
resistenza.
Allo
stesso
modo,
difficilmente
si
oppongono
alle
inizia6ve
dei
consoli,
poiché
tu(
individualmente
e
colle(vamente,
sono
soDopos6
sul
campo
alla
loro
autorità.
75
Il
ruolo
dei
membri
del
Senato
dell’amministrazione
della
gius6zia
• Un
dato
fondamentale,
la
divisione
della
procedura
in
due
fasi:
– In
iure,
nella
quale
il
magistrato
(in
par6colare
il
pretore)
accoglie
le
istanze
delle
par6
e
ne
esamina
la
validità.
– In
iudicio,
nella
quale
si
esaminano
le
prove,
si
ascoltano
i
tes6moni
e
gli
avvoca6
davan6
ad
un
giudice
unico
o
a
una
corte
giudicante
(che
non
si
iden6ficano
con
il
magistrato
istruDore),
che
poi
emeDono
la
sentenza.
• Per
far
parte
di
queste
giurie
popolari
erano
spesso
necessari
requisi6
minimi
di
censo;
preponderante
dunque
la
presenza
di
giudici
appartenen6
all’ordine
senatorio.
76
Polibio,
VI,
18,
1-‐4:
il
bilanciamento
dei
poteri,
nella
ca(va
e
nella
buona
sorte
• Tale
essendo
il
potere
di
ciascuna
delle
par6
di
danneggiare
le
altre
o
di
collaborare
con
esse,
la
loro
combinazione
risulta
appropriata
a
tuDe
le
circostanze,
sicché
non
è
possibile
trovare
una
struDura
cos6tuzionale
migliore
di
questa.
Quando
una
comune
minaccia
sorta
dall’esterno
li
costringe
a
trovare
un
accordo
e
a
collaborare
tra
loro,
infa(,
tale
e
tanta
risulta
la
forza
dello
stato
che
nessuna
misura
necessaria
viene
lasciata
da
parte,
poiché
tu(
insieme
gareggiano
nel
trovare
di
volta
in
volta
la
soluzione
al
problema
del
momento,
né
le
decisioni
arrivano
troppo
tardi,
poiché
tu(,
in
pubblico
e
in
privato,
concorrono
a
realizzare
quanto
ci
si
propone.
Perciò
la
par6colare
natura
di
questo
sistema
poli6co
fa
sì
che
sia
impossibile
contrastarlo
e
gli
permeDe
di
conseguire
tu(
gli
scopi
che
si
prefigge.
77
Polibio,
VI,
18,
5-‐8:
il
bilanciamento
dei
poteri,
nella
ca(va
e
nella
buona
sorte
• Quando
invece,
liberi
da
minacce
esterne,
essi
vivono
nel
benessere
e
nell’abbondanza
che
seguono
ai
successi,
godendo
della
prosperità
e,
insidia6
dall’adulazione
e
dall’ozio,
diventano
prepoten6
e
tracotan6,
come
di
solito
avviene,
sopraDuDo
allora
è
possibile
constatare
come
il
sistema
poli6co
trovi
soccorso
in
se
stesso.
Per
il
caso
in
cui
una
delle
par6,
crescendo
oltremisura,
possa
entrare
in
confliDo
con
le
altre
e
prevalere
più
del
dovuto,
infa(,
è
chiaro
da
quanto
ho
deDo
pocanzi
che,
poiché
nessuna
delle
tre
par6
è
autosufficiente
e
poiché
i
proposi6
di
ciascuna
possono
venire
respin6
e
intralcia6
dalle
altre,
nessuna
cresce
oltremisura
né
eccede
in
superbia.
TuDe,
infa(,
restano
nell’ambito
loro
riservato,
sia
perché
ostacolate
nei
loro
impulsi,
sia
perché
temono
in
partenza
il
controllo
altrui.
78
Polibio,
VI,
18:
il
bilanciamento
dei
poteri,
nella
ca(va
e
nella
buona
sorte
• Capitolo
riassun6vo,
di
interesse
in
par6colare
perché
ricorda
la
minaccia
esterna
(ektós
phóbos)
come
ragione
della
compaDezza
is6tuzionale
di
Roma.
• È
la
prima
applicazione
a
Roma
della
teoria
del
metus
hos4lis,
che
avrà
fortuna
nella
storiografia
posteriore.
– In
par6colare
Sallus6o,
in
diversi
passi
della
sua
opera,
soDolinea
come
solo
la
paura
di
Cartagine
(metus
Punicus)
abbia
garan6to
l’armonia
tra
i
poteri;
dissolta
questa
minaccia,
la
situazione
è
degenerata.
• In
Polibio
si
ha
ancora
l’o(mis6ca
visione
di
una
cos6tuzione
così
ben
bilanciata
da
impedire
anche
la
degenerazione
che
si
accompagna
alla
sicurezza.
79
Sallus6o,
La
guerra
di
Giugurta,
41:
il
metus
hos4lis
e
i
suoi
effe(
• Per
la
verità
questo
deplorevole
costume
dei
par66
popolari
e
delle
fazioni
dei
nobili
e,
in
seguito,
di
ogni
genere
di
depravazione,
era
iniziato
a
Roma
pochi
anni
prima
[rispeDo
al
tempo
della
guerra
di
Giugurta]
in
seguito
all’inerzia
e
all’abbondanza
di
quegli
agi
che
gli
uomini
considerano
più
importan6
di
tuDo.
Infa(,
prima
della
distruzione
di
Cartagine,
il
popolo
e
il
Senato
romano
amministravano
insieme
la
Repubblica,
con
concordia
e
moderazione,
e
tra
ciDadini
non
esisteva
antagonismo
di
pres6gio
e
di
potere:
il
6more
dei
nemici
traDeneva
i
ciDadini
nel
rispeDo
della
virtù.
Ma
appena
quel
6more
svanì
dal
loro
animo,
naturalmente
apparvero
i
malanni
che
la
buona
comporta,
dissolutezza
e
superbia.
Così
quella
pace
che
avevano
desiderato
nei
momen6
di
maggior
disagio,
una
volta
conseguita,
fu
più
dura
e
difficile
degli
stessi
pericoli.
Infa(
la
nobiltà
prese
a
mutare
in
licenza
dissoluta
il
pres6gio,
il
popolo
la
libertà,
e
ciascuno
a
volere
per
sé,
a
rapire,
a
far
man
bassa.
80
Una
valutazione
complessiva
della
tes6monianza
polibiana
• Una
ricostruzione
in
genere
ritenuta
nel
suo
complesso
accurata,
per
il
periodo
preso
in
considerazione
da
Polibio.
– Ovviamente
su
alcuni
deDagli
è
possibile
imputare
omissioni
e
incomprensioni.
• Una
ripresa
di
teorie
cos6tuzionali
preceden6,
che
però
Polibio
applica
in
modo
originale
a
Roma,
grazie
alla
sua
buona
conoscenza
delle
is6tuzioni
della
nuova
potenza.
– Decisiva
in
par6colare
l’interpretazione
della
cos6tuzione
romana
come
il
fruDo
di
un
lungo
diba(to
(o
addiriDura
di
un
confliDo),
che
Polibio
può
aver
traDo
dagli
stessi
ambien6
romani.
81