XII
2
Il
palinsesto
della
Repubblica
di
Cicerone
3
Cicerone,
Repubblica,
I,
34:
Lelio
invita
Scipione
Emiliano
a
parlare
della
forma
dello
stato
romano
• …
volli
ciò,
non
soltanto
per
il
fa?o
che
è
giusto
che
dello
Stato
parli
uno
che
dello
Stato
è
il
principale
esponente,
ma
anche
perché
ricordavo
che
avevi
l’abitudine
di
discutere
spesso
con
Panezio
e
davan5
a
Polibio,
due
Greci,
ma
esper5ssimi
di
ordinamen5
poli5ci,
e
di
raccogliere
mol5
esempi
e
dimostrazioni
sull’eccellenza
di
quegli
ordinamen5
civili
che
i
nostri
antena5
ci
avevano
lasciato.
E
poiché
tu
sei
il
più
preparato
in
questo
genere
di
discussione
farai
cosa
gradita
a
noi
tu(
–
perme(mi
di
parlare
anche
a
nome
dei
presen5
–
se
ci
illustrerai
il
tuo
pensiero
intorno
allo
Stato.
4
Una
fonte
per
Polibio,
le
conversazioni
con
Scipione
Emiliano
e
Panezio?
• Il
passo
suggerisce
una
possibile
fonte
di
ispirazione
delle
riflessioni
di
Polibio,
Storie,
VI.
• Innegabile
che
il
confronto
con
gli
esponen5
della
poli5ca
romana
abbia
avuto
un’influenza
sul
pensiero
di
Polibio.
• Ma
da
so?olineare
come
Cicerone
stesso
(Le8ere
ad
A;co,
IV,
16,
2;
Le8ere
al
fratello
Quinto,
III,
5,
1)
affermi
il
cara?ere
fi(zio
del
dialogo
messo
in
scena.
• Non
conosciamo
quale
fosse
la
posizione
dello
stoico
Panezio
sui
problemi
cos5tuzionali.
• È
dunque
più
prudente
a?ribuire
a
Cicerone
stesso
le
idee
espresse
da
Scipione
Emiliano
in
questo
dialogo.
5
Le
differenze
tra
l’approccio
di
Cicerone
e
quello
di
Polibio
• Una
più
spiccata
dipendenza
di
Cicerone
dal
pensiero
di
Aristotele.
• Nella
formazione
della
cos5tuzione
mista,
Cicerone
nega
ogni
ruolo
all’elemento
democra5co
più
radicale,
che
ai
suoi
tempi
si
incarnava
nei
populares
più
accesi.
• Una
valutazione
posi5va
delle
cos5tuzioni
monarchiche
“pure”,
anche
al
di
là
dell’apporto
di
elemen5
monarchici
alla
cos5tuzione
mista.
6
Cicerone,
Repubblica,
I,
45:
l’anaciclosi
secondo
Cicerone
• …
da
questa
suole
[sorgere
il
potere]
degli
o(ma5,
o
quello
fazioso
dei
5ranni,
o
il
regio,
o
spessissimo
anche
quello
popolare,
e
da
questo
suole
germogliare
una
qualche
specie
di
reggimento
di
quelle
che
già
dissi,
ed
impressionan5
sono
i
cicli
dei
mutamen5
e
delle
vicissitudini
negli
ordinamen5
poli5ci;
ed
è
proprio
del
filosofo
conoscerli,
mentre
il
prevederli
nel
momento
in
cui
incombono
quando
si
è
al
governo
dello
stato,
moderandone
il
corso
e
tenendolo
so?o
controllo,
questo
è
il
pregio
di
un
solo
grande
ci?adino
e
di
un
uomo
quasi
divino.
Sento
pertanto
che
la
più
degna
di
approvazione
è
una
quarta
specie
di
ordinamento,
moderata
e
frammista
di
queste
tre
che
ho
menzionato
per
prime.
7
L’anaciclosi
secondo
Cicerone
• Anche
Cicerone
conosce
le
tre
forme
f o n d a m e n t a l i
d i
g o v e r n o
e
l e
l o r o
degenerazioni.
• Ma
il
ciclo
dei
mutamen5
è
meno
determinato
rispe?o
a
Polibio:
ad
una
forma
di
governo
ne
possono
succedere
diverse
altre.
– In
ciò
Cicerone
riprendeva
probabilmente
la
cri5ca
di
Aristotele,
Poli4ca,
V,
1316
a
a
Platone,
da
cui
Polibio
aveva
ripreso
la
sua
teoria
dell’anaciclosi.
8
Cicerone,
Repubblica,
I,
39:
la
natura
contra?uale
dello
stato
• Lo
stato
è
dunque
–
disse
Scipione
–
cosa
del
popolo,
ed
il
popolo
non
è
un
qualsiasi
agglomerato
di
uomini
riunito
in
qualunque
modo,
ma
una
riunione
di
persone
associate
per
accordo
nell’osservare
la
gius5zia
e
la
comunanza
di
interessi.
Inoltre,
la
prima
causa
di
questa
riunione
non
è
tanto
la
debolezza,
quanto
una
specie
di
is5nto
associa5vo.
9
La
natura
contra?uale
dello
stato
• Cicerone
riprende
da
Aristotele
(in
par5colare
Poli4ca,
I,
1252
b;
1279
a;
1280
a)
l’idea
che
lo
stato
non
nasce
solo
e
tanto
per
un
desiderio
di
aver
protezione.
• È
piu?osto
il
risultato
di
un
is5nto
sociale
naturale
a
dare
origine
a
una
comunità,
che
acce?a
leggi
comuni
e
persegue
interessi
comuni.
• Per
questo
mo5vo
è
da
preferire
la
cos5tuzione
mista:
essa
garan5sce
con
aequabilitas
gli
interessi
di
ciascuno
gruppo.
• Cicerone
non
sembra
invece
essere
par5colarmente
interessato
al
sistema
di
bilanciamento
dei
poteri,
a?raverso
un
controllo
reciproco.
10
La
creazione
della
cos5tuzione
mista
nel
pensiero
di
Cicerone
• Se
in
Polibio
la
formazione
della
cos5tuzione
mista
è
il
risultato
di
un
lungo
confronto
(che
si
era
sviluppato
anche
per
tu?a
l’età
repubblicana),
in
Cicerone
i
fondamen5
dell’ordinamento
poli5co
sono
già
pos5
in
età
regia:
– Romolo
crea
il
Senato
(Repubblica,
II,
15-‐17).
– Il
ruolo
del
popolo
nella
scelta
del
re
con
Numa
Pompilio
(II,
23).
– La
creazione
dei
comizi
centuria5
da
parte
di
Servio
Tullio
(II,
39-‐41).
• Nel
soffermarsi
sulla
composizione
di
quest’ul5ma
assemblea,
Cicerone
me?e
so?o
una
luce
posi5va
un
meccanismo
di
voto
che
favoriva
i
ce5
più
abbien5,
anche
se
numericamente
erano
meno
numerosi.
• In
defini5va,
la
cos5tuzione
mista
ciceroniana
pare
avere
un
cara?ere
più
moderato
e
conservatore
di
quella
polibiana.
11
Cicerone,
Repubblica,
II,
39-‐41:
la
natura
dei
comizi
centuria5
• [Servio
Tullio],
separato
il
grande
numero
dei
cavalieri
da
tu?o
l’insieme
del
popolo,
divise
la
restante
popolazione
in
cinque
classi,
e
dis5nse
i
più
anziani
dai
più
giovani,
e
separò
quelle
[centurie]
in
modo
tale
che
i
vo5
venivano
a
trovarsi
non
in
potere
di
tu(,
ma
dei
soli
ricchi,
e
prese
cura,
precauzione
che
sempre
occorre
tenere
presente
in
una
cos5tuzione,
che
la
maggioranza
non
avesse
un
peso
preponderante
…
In
tal
modo
nessuno
era
privato
del
diri?o
di
voto,
e
allo
stesso
tempo
nel
votare
aveva
maggior
peso
colui
al
quale
interessava
che
lo
Stato
si
conservasse
nelle
migliori
condizioni.
12
Cicerone,
Repubblica,
II,
51:
l’opposizione
tra
il
5ranno
e
il
rector
civita4s
13
L’opposizione
tra
il
5ranno
e
il
rector
civita4s
• Si
è
de?o
della
valutazione
non
nega5va
di
Cicerone
nei
confron5
del
potere
individuale.
• Quest’ul5mo
potere
certamente
non
si
incarna
in
un
5ranno
come
Tarquinio
il
Superbo,
ma
piu?osto
in
un
tutor
et
procurator
rei
publicae,
in
un
rector
et
gubernator
civita4s.
• Ques5
deve
dis5nguersi
per
alcune
qualità:
dovrà
essere
bonus,
sapiens,
peritus
u4lita4s
dignita4sque
civilis.
• Nell’apprezzare
il
potere
individuale
Cicerone
non
nasconde
i
problemi
che
esso
crea:
– È
legato
alle
qualità
individuali
di
un
singolo.
– Anche
so?o
il
governo
individuale
del
migliore,
i
suoi
suddi5
perdono
la
libertà.
14
Cicerone,
Repubblica,
II,
43:
i
rischi
del
potere
individuale
• Questa
forma
di
cos5tuzione
[la
forma
monarchica]
è
assai
mutevole
per
il
mo5vo
che
il
dife?o
di
uno
solo
può
precipitarla
e
facilissimamente
farla
cadere
in
una
pericolosissima
situazione.
Infa(
la
forma
monarchica
non
soltanto
non
merita
biasimo,
ma
non
so
se
non
sia
addiri?ura
da
anteporre
alle
restan5
forme
pure
e
semplici,
nel
caso
io
dessi
la
mia
approvazione
ad
una
forma
semplice
di
cos5tuzione,
ma
a
condizione
che
conservi
la
sua
fisionomia.
E
questa
consiste
nel
fa?o
che
la
salvezza,
l’eguaglianza
e
la
tranquillità
dei
ci?adini
siano
re?e
dal
potere
ininterro?o
e
dalla
saggezza
di
uno
solo.
Certamente
ad
un
popolo
che
si
trovi
so?o
un
re
mancano
molte
cose
ed
in
primo
luogo
la
libertà,
che
non
consiste
nell’avere
un
padrone
giusto,
ma
nel
non
avere
alcun
padrone.
15
I
capisaldi
dello
sviluppo
storico
delle
is5tuzioni
romane
in
Repubblica,
II
• Il
diri?o
di
appello
come
limite
al
potere
individuale
dei
magistra5,
in
par5colare
dei
consoli,
già
al
momento
della
fondazione
della
Repubblica.
• La
direzione
dello
stato
mantenuta,
nei
primi
tempi
della
Repubblica,
saldamente
dal
Senato,
in
par5colare
a?raverso
il
potere
di
ra5fica
delle
decisioni
delle
assemblee
popolari.
• Opportune
concessioni
al
popolo,
come
l’is5tuzione
del
tribunato
della
plebe
e
l’abolizione
della
schiavitù
per
debi5
(nel
326
o
nel
321
a.C.),
la
concessione
dello
ius
connubii
tra
patrizi
e
plebei
del
445
a.C.
• Anche
se
la
perdita
di
diverse
par5
del
libro
II
non
consente
di
avere
certezze,
pare
invece
che
Cicerone
non
si
soffermasse
molto
sugli
sviluppi
cos5tuzionali
del
III
e
del
II
sec.
a.C.
16
Cicerone,
Repubblica,
II,
53:
il
diri?o
di
appello,
baluardo
contro
il
potere
individuale
dei
magistra5
• Con
lo
stesso
animo
Publio
Valerio
anche
ordinò
per
primo
di
abbassare
i
fasci
quando
parlava
in
assemblea
e
portò
la
sua
abitazione
so?o
la
Velia,
quando
si
accorse
che
il
popolo
si
insospe(va
per
il
fa?o
che
aveva
iniziato
a
costruire
in
una
località
più
alta
della
Velia,
in
quel
luogo
stesso
dove
aveva
abitato
il
re
Tullo;
ed
ancora
egli,
che
fu
veramente
Publicola,
propose
al
popolo
quella
legge,
la
quale
per
prima
fu
presentata
ai
comizi
centuria5,
che
nessun
magistrato
potesse
far
eseguire
la
condanna
capitale
o
la
fus5gazione
di
un
ci?adino
romano
contro
il
diri?o
di
appello.(lex
Valeria
de
provoca4one)
17
Cicerone,
Repubblica,
II,
56:
il
Senato
man5ene
il
controllo
dello
Stato
• Il
Senato
mantenne
dunque
lo
Stato
di
quell’epoca
in
condizioni
tali
che,
sebbene
il
popolo
fosse
libero,
poche
erano
le
ques5oni
regolate
dal
popolo:
la
maggioranza
di
esse
erano
regolate
secondo
l’autorità,
la
tradizione
e
gli
usi
del
Senato;
i
consoli
avevano
un
potere
limitato
a
un
anno
solo,
anche
se
questo
potere
era
di
cara?ere
regio
per
la
sua
stessa
natura
e
so?o
l’aspe?o
giuridico.
Quello
che
poi
era
essenziale
a
conservare
la
potenza
dei
nobili
era
mantenuto
con
estrema
energia,
che
cioè
le
deliberazioni
dei
comizi
non
fossero
valide
se
non
approvate
dall’autorità
del
Senato.
18
Una
valutazione
della
tes5monianza
della
Repubblica
• Nel
complesso,
la
cos5tuzione
mista
di
Cicerone
non
sembra
essere
il
risultato
di
un
equilibrio
di
interessi
contrappos5,
come
in
Polibio.
• La
parole
chiave
sembra
essere
piu?osto
“consenso”,
che
nasce
dal
comportamento
moderato
di
ogni
componente
is5tuzionale.
– Una
visione
che
forse
non
tu(
i
contemporanei
di
Cicerone
avrebbero
so?oscri?o:
certamente
non
i
populares,
ma
nemmeno
i
conservatori
più
tradizionalis5,
che
guardavano
con
sospe?o
al
rector
ciceroniano.
• Se
Polibio
probabilmente
credeva
che
la
legge
naturale
del
cambiamento
avrebbe
interessato
anche
la
cos5tuzione
di
Roma,
Cicerone
sembra
aspirare
piu?osto
ad
una
società
priva
di
cambiamen5,
immune
da
ogni
decadenza.
– Un
ideale
ripreso
(e
sostanzialmente
realizzato)
da
Augusto.
19
Svetonio,
Vita
di
Augusto,
28,
2:
le
realizzazione
dell’ideale
ciceroniano
• [Dopo
aver
ricordato
che
per
due
volte
Augusto
pensò
di
cedere
i
suoi
poteri
e
restaurare
realmente
la
Repubblica,
Svetonio
cita
un
edi?o
del
princeps]:
• “Mi
sia
concesso
ristabilire,
incrollabile
nella
sua
sede,
lo
Stato
e
cogliere
di
ciò
quel
fru?o
che
mi
riprome?o,
in
modo
che
si
dica
che
io
sono
il
creatore
del
migliore
degli
sta5
(op4mi
status
auctor)
e,
quando
morirò,
possa
portare
con
me
la
speranza
che
quelle
fondamenta
che
io
ge?erò
per
lo
Stato
dureranno
incrollabili”.
20
La
fortuna
della
teoria
della
cos5tuzione
mista
• Come
ha
notato
K.
Von
Fritz,
nessuna
parte
della
teoria
poli5ca
an5ca
ha
avuto
maggior
influenza
sulla
poli5ca
moderna
che
la
teoria
della
cos5tuzione
mista.
• Una
vicenda
che
in
realtà
inizia
già
nel
Medioevo:
Tommaso
d’Aquino
(1225-‐1274)
nel
De
regno
individua
in
una
monarchia
temperata
da
elemen5
aristocra5ci
e
democra5ci
la
forma
migliore
di
governo.
• Un
dialogo
con
il
passato
che
ovviamente
si
infi(sce
durante
il
Rinascimento,
grazie
ad
una
sempre
più
approfondita
conoscenza
dei
classici.
– Da
ricordare
certamente
Machiavelli,
che
dedica
un
capitolo
dei
suoi
Discorsi
sulla
prima
decade
di
Tito
Livio
al
tema
Di
quante
spezie
sono
le
repubbliche
e
di
quale
fu
la
repubblica
romana.
21
Machiavelli,
Discorsi
sopra
la
prima
decade
di
Tito
Livio:
la
teoria
dell’anaciclosi
22
Thomas
Hobbes,
De
cive,
VII,
3:
una
contestazione
del
modello
polibiano
delle
forme
cos5tuzionali
• In
cosa
differisca
il
re
dal
5ranno
va
ricercato
con
la
ragione,
non
con
la
passione.
In
primo
luogo
non
differiscono
nel
fa?o
che
il
secondo
abbia
maggiore
potere
del
primo,
poiché
non
si
può
dare
maggiore
potere
di
quello
supremo.
Neppure
differiscono
perché
la
potenza
dell’uno
è
limitata,
e
quella
dell’altro
no.
Chi
ha
una
potenza
limitata
non
è
re,
ma
suddito
di
chi
gli
pone
limi5.
Inoltre
non
differiscono
per
il
modo
in
cui
hanno
conquistato
il
potere.
Infa(,
se
in
uno
stato
democra5co
o
aristocra5co
un
ci?adino
si
impadronisce
con
la
forza
del
potere
supremo,
qualora
o?enga
il
consenso
dei
ci?adini,
diviene
monarca
legi(mo;
altrimen5
è
un
nemico,
non
un
5ranno.
Differiscono
quindi
solo
per
l’esercizio
del
potere:
è
re
chi
governa
re?amente,
5ranno
chi
governa
in
altro
modo
[…]
Perciò
regno
e
5rannide
non
sono
forme
diverse
di
stato,
bensì
allo
stesso
monarca
viene
dato
il
nome
di
re
in
segno
di
onore
e
di
5ranno
in
segno
di
disprezzo.
23
La
fortuna
della
teoria
della
cos5tuzione
mista
• Evidente
il
debito
della
teoria
della
separazione
dei
poteri
(legisla5vo,
esecu5vo,
giudiziario)
sviluppata
in
par5colare
da
Montesquieu
dal
sistema
di
bilanciamento
dei
poteri
di
Polibio.
• A?raverso
Montesquieu,
il
sistema
di
bilanciamento
penetra
nelle
cos5tuzioni
moderne,
come
quella
degli
Sta5
Uni5
(il
sistema
dei
checks
and
balances).
– Da
notare
che
uno
dei
padri
della
cos5tuzione
americana,
James
Madison,
si
richiama
esplicitamente
a
Polibio.
• Ma
anche
l’idea
di
tre
organi
cos5tuzionali
che,
pur
incarnando
principi
diversi,
collaborano
tra
di
loro,
ha
avuto
una
certa
fortuna:
la
collaborazione
tra
monarchia,
Camera
dei
Lord
e
Camera
dei
Comuni
nella
cos5tuzione
dell’Inghilterra
vi?oriana.
24
La
riflessione
storiografica
sulle
forme
poli5che
della
Roma
repubblicana
• Oltre
al
diba(to
sul
valore
della
cos5tuzione
mista
romana
come
modello
per
il
presente,
c’è
stata
una
discussione
sull’adeguatezza
della
ricostruzione
di
Polibio
alla
realtà
storica
della
Repubblica.
• Una
linea
di
studi
ben
consolidata
ha
messo
in
luce
la
preponderanza
dell’elemento
aristocra5co:
il
Senato
come
organo
fondamentale
di
direzione
della
poli5ca
per
buona
parte
dell’età
repubblicana
(in
par5colare
M.
Gelzer,
Die
Nobilität
der
römischen
Republik,
Leipzig
–
Berlin
1912
[SR.
IV.
157]).
• Una
decisa
rivalutazione
dell’elemento
democra5co,
rappresentato
dalle
assemblee
popolari,
è
venuto
da
Fergus
Millar
(in
par5colare
in
The
Crowd
in
Rome
in
the
Late
Republic,
Ann
Arbor
1998
[SA
SR.
V.
20042]).
• La
tesi
di
Millar
era
stata
an5cipata
in
Italia
dalle
posizioni
del
giurista
A.
Guarino
(in
par5colare
in
La
democrazia
a
Roma,
Napoli
1979
[SA
ANT.
II.
1223]).
• Una
tesi
che
non
ha
trovato
generale
acce?azione:
cf.
E.
Gabba,
Democrazia
a
Roma,
«Athenaeum»,
85
(1997),
pp.
266-‐271
[]
25
Per
saperne
di
più
(lezioni
XI-‐XII)
• Il
testo
di
Polibio,
con
una
buona
traduzione
italiana,
si
può
leggere
in
Polibio,
Storie,
III
(libri
V-‐VI),
a
cura
di
D.
Mus5,
Milano
2002
[SA
F
Var.
G.
Pol.].
• Il
miglior
commento
al
libro
VI
delle
Storie
di
Polibio:
F.W.
Walbank,
A
Historical
Commentary
on
Polybius,
I,
Commentary
on
Books
I-‐VI,
Oxford
1957
[Biblioteca
digitale;
SA
STOR.
III.
Pol./1].
• Un’eccellente
sintesi
sulla
cos5tuzione
mista:
A.
Linto?,
The
Theory
of
the
Mixed
Cons4tu4on
at
Rome,
«Philosophia
Togata,
II,
Plato
and
Aristotle
at
Rome»,
a
cura
di
J.
Barnes
–
M.
Griffin,
Oxford
1997,
pp.
70-‐85
[Biblioteca
digitale;
SA
ANT
VII
328].
• Assai
u5le
a
questo
proposito
anche
C.
Carsana,
La
teoria
della
cos4tuzione
mista:
modelli
is4tuzionali
e
realtà
sociali
nelle
«Storie»
di
Polibio,
«Ricordo
di
Delfino
Ambaglio»,
a
cura
di
M.T.
Zambianchi,
Como
2009,
pp.
67-‐90
[Biblioteca
digitale;
SA
MISC.
II.
Ambaglio].
• La
monografia
di
riferimento
per
la
teoria
della
cos5tuzione
mista:
K.
Von
Fritz,
The
Theory
of
the
Mixed
Cons4tu4on
in
An4quity.
A
Cri4cal
Analysis
of
Polybius
Poli4cal
Ideas,
New
York
1954
[SA
STOR.
III.
Pol/
13].
26
Per
saperne
di
più
(lezioni
XI-‐XII)
• Sulla
tes5monianza
di
Cicerone:
E.
Asmis,
A
New
Kind
of
Model:
Cicero’s
Roman
Cons4tu4on
in
De
Republica,
«American
Journal
of
Philology»,
126
(2005),
3,
pp.
377-‐416
[Biblioteca
digitale].
• Sugli
esi5
moderni
della
teoria
della
cos5tuzione
mista:
L.
Canfora,
Il
mito
della
“cos4tuzione
mista”,
,
«Popolo
e
potere
nel
mondo
an4co.
A;
del
convegno
internazionale.
Cividale
del
Friuli,
23-‐25
se8embre
2004»,
a
cura
di
G.
Urso,
Pisa
2005,
pp.
113-‐116
[Biblioteca
digitale].
• Sul
problema
della
democrazia
a
Roma,
sulla
base
della
tes5monianza
polibiana:
L.
Polverini,
Democrazia
a
Roma?
La
cos4tuzione
repubblicana
secondo
Polibio,
ibid.,
pp.
85-‐96
[Biblioteca
digitale].
• Per
un
approccio
prudente,
se
non
sce(co,
al
valore
della
tes5monianza
di
Polibio
per
la
ricostruzione
delle
is5tuzioni
di
Roma
si
veda
G.
Zecchini,
Polibio
e
la
storia
della
‘cos4tuzione’
romana:
storia
di
un
fraintendimento,
«Scri;
di
storia
per
Mario
Pani»,
a
cura
di
S.
Cagnazzi
et
alii,
Bari
2011,
pp.
525-‐535
[SA
MISC.
II.
Pani;
Biblioteca
digitale].
27