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HIV e AIDS

Spesso l’hiv e l’aids sono ritenute come la stessa cosa, in realtà sono due cose ben diverse. Possono essere
ritenute come delle pandemie gravi, che, nonostante siano state scoperte più di 30 anni fa, non sono
ancora sotto controllo.

L’Hiv (Human immunodeficiency virus) è un virus distruttivo che attacca perlopiù i globuli bianchi, in particolare i linfociti
CD4, responsabili della difesa immunitaria del nostro organismo. In tal modo esso diventa esposto agli attacchi da altri
virus, batteri, protozoi, fuinghi e tumori.

L’AIDS (o sindrome di immunodeficienza acquisita) invece, identifica uno stadio clinico avanzato dell’infezione da Hiv-1.
È una sindrome che può manifestarsi nelle persone con HIV anche dopo diversi anni dall’acquisizione dell’infezione,
quando le cellule CD4 del sistema immunitario calano drasticamente e l’organismo perde la sua capacità di combattere
anche le infezioni più banali.

Come si trasmette?

L'HIV si trasmette in qualsiasi stadio della malattia tramite rapporti sessuali non protetti, contatto con sangue, trasmissione verticale
tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l'allattamento al seno.

Come si manifesta?

Essere infetti da Hiv non porta ad avere delle caratteristiche distintive, ma si rivela dagli effetti provocati sul nostro
sistema immunitario. Dopo alcune settimane, si possono lamentare i sintomi di una sindrome simil-influenzale
caratterizzata da febbre, gonfiore delle ghiandole linfatiche, dolore articolare e muscolare. A volte accade che,
nonostante si sia infetti da anni, si rimanga all’oscuro di tutto e che ci si accorga di essere contagiati solo al manifestarsi
di una malattia opportunistica. Sottoporsi al test Hiv è, quindi, l'unico modo di scoprire l'infezione, ed è bene, nel caso in
cui si scopra di essere positivi, iniziare subito con la terapia antiretrovirale, per non consentire alla malattia di progredire
in Aids e di conseguenza far peggiorare malattie già presenti nell’organismo che possono portare alla morte

Fortunatamente I progressi della ricerca scientifica e l'uso della terapia antiretrovirale rendono possibile alle persone
affette da Hiv di avere una buona qualità di vita, grazie anche al minor impatto sull’organismo e ai minori effetti
collaterali. Le evidenze scientifiche dicono che le prospettive di vita per chi oggi scopre di averlo ed entra subito in
terapia sono simili a chi è sano. Purtroppo però non esiste una vera e propria cura o un vaccino per debellarlo, infatti i
farmaci somministrati si limitano a non far progredire lo stato della malattia.

Aspetti epidemiologici nel mondo


I dati dell’UNAIDS sull’epidemia di HIV e AIDS, stimano che a fronte di 38 milioni di persone che vivono con il virus, nel 2019 ci siano state 1,7 milioni di
nuove diagnosi.
 
Persone che vivono con HIV
I dati riportati dall’UNAIDS riferiscono che dei 38 milioni di persone che vivono con l’infezione da HIV nel 2019, 36,2 milioni sono adulti e 1,8 milioni sono
bambini con meno di 15 anni.
 
Nuove diagnosi
Il numero delle nuove diagnosi è diminuito nel tempo passando dal picco del 1998 con 2,8 milioni di nuove infezioni a 1,7 milioni nel 2019. Ogni settimana
vengono diagnosticate circa 5500 nuove infezioni da HIV tra giovani donne (15-24 anni); tra gli adolescenti dei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana 5 nuove
diagnosi su 6 riguardano ragazze (15-19 anni).
 
Accesso alle cure
Alla fine di giugno 2020, 26 milioni di persone con l’HIV hanno avuto accesso alle terapie antiretrovirali. Nel 2019 circa l’85% delle donne in gravidanza ha
avuto accesso alle terapie antiretrovirali per prevenire la trasmissione del virus al nascituro.
 
Decessi correlati all’Aids
Il numero di decessi per anno continua a diminuire, principalmente per effetto delle terapie antiretrovirali combinate, nel 2019 sono stati registrati 690.000
decessi.
 
In Italia
Il Centro operativo AIDS (CoA) dell’Istituto superiore di sanità dal 1984 raccoglie i dati relativi alle notifiche di AIDS e dal 2008 i dati delle nuove diagnosi di
infezione da HIV che dal 2012 sono a copertura nazionale. Il “Notiziario dell’Iss (Volume 33 - Numero 11 2020) - Aggiornamento delle nuove diagnosi di
infezione da HIV e dei casi di AIDS in Italia al 31 dicembre 2019” riporta i dati sulle nuove diagnosi di infezione da HIV e sui casi di AIDS segnalati in Italia
aggiornati a dicembre 2019.
 
Sorveglianza delle infezioni da HIV
La sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV riporta i dati relativi alle persone che risultano positive al test HIV per la prima volta. I dati riferiti da
questo sistema di sorveglianza indicano che nel 2019, sono state riportate 2531 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari ad un’incidenza di 4,2 nuovi casi
per 100.000 residenti. L’incidenza di nuove diagnosi di HIV è in continua diminuzione dal 2012. Tra le Regioni con un numero di abitanti superiore al
milione e mezzo le incidenze più alte sono state registrate in Lazio e Lombardia.
 
Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2019 sono maschi nel 80% dei casi. L’età mediana è di 40 anni per i maschi e 39 anni per le
femmine. L’incidenza più alta si riscontra nelle fasce d’età 25-29 anni (10,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti) e 30-39 (9,8 nuovi casi ogni 100.000
residenti).
 
Nel 2019 la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’84,5% di tutte le
segnalazioni (eterosessuali 42,3%; MSM, Men who have sex with men 42,2%). Diversamente dagli anni precedenti, in cui la trasmissione eterosessuale
era sempre più frequente rispetto alla trasmissione MSM, nel 2019, per la prima volta, la quota di nuove diagnosi HIV attribuibili a MSM è pari a quella
ascrivibile a rapporti eterosessuali. I casi attribuibili a trasmissione eterosessuale sono costituiti per il 59,6% da maschi e per il 40,4% da femmine. Sul
totale dei maschi, il 53% delle nuove diagnosi è rappresentato da MSM.
 
Inoltre, il 25,2% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera.
 
Nel 2019, più della metà delle persone con una nuova diagnosi di HIV è stata diagnosticata in fase avanzata di malattia. Nello specifico il 58,7% con un
numero di linfociti CD4 inferiore a 350 cell/μL e il 39,7% con un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL.
 
Nel 2019, il 33,1% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV ha eseguito il test per la presenza di sintomi che facevano sospettare
un’infezione da HIV, il 14,9% in seguito a un rapporto sessuale senza preservativo, il 12,7% in seguito a un comportamento a rischio generico, il 9,3% in
seguito a controlli per altre patologie e l’8% durante iniziative di screening/campagne informative.
 
Sorveglianza dell’AIDS
La sorveglianza dell’AIDS, riporta i dati delle persone con una nuova diagnosi di AIDS. Dall’inizio dell’epidemia, nel 1982, a oggi sono stati segnalati 71.204
casi di AIDS, di cui oltre 45 mila deceduti fino al 2017.
 
Nel 2019 sono stati diagnosticati 571 nuovi casi di AIDS pari a un’incidenza di 0,9 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza di AIDS è in costante
diminuzione.
 
È diminuita negli ultimi anni la proporzione di persone che alla diagnosi di AIDS presentano un’infezione fungina, mentre è aumentata la quota di pazienti
che presentano un’infezione virale o un tumore.
 
Nel 2019, solo il 27% delle persone diagnosticate con AIDS ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi. Nel 2019 è diminuita la
proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere HIV positiva nel semestre precedente
la diagnosi di AIDS, passando dal 75,1% nel 2018 al 70,6% nel 2019.

Dati aggiornati il 3 dicembre 2020

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