III
2
Niccolò
Machiavelli
• Nei
Discorsi
sopra
la
prima
deca
di
Tito
Livio
(1513-‐1519)
le
isHtuzioni
della
Roma
repubblicana
sono
viste
come
modello
per
il
presente.
• Machiavelli
parte
dalla
constatazione
che
nell’arte,
nel
diri&o
e
nella
medicina,
l’AnHchità
è
un
punto
di
riferimento
per
i
suoi
tempi:
dovrebbe
esserlo
anche
per
le
forme
di
governo.
3
N.
Machiavelli,
Discorsi
sopra
la
prima
deca
di
Tito
Livio,
Proemio,
2,
(dall’edizione
a
cura
di
C.
VivanH,
Torino
1983,
pp.
8-‐9)
5
Jacques
Godefroy
(1587-‐1652)
6
Jacques
Godefroy
• Un
calvinista
di
Ginevra,
con
una
solida
formazione
giuridica.
• Autore
di
un
esteso
commento
del
Codex
Theodosianus
(1655),
riallacciandosi
ad
una
tradizione
di
studi
sul
diri&o
romano
sempre
rimasta
viva
(e
che
rimane
tale
ancora
oggi).
• Un’opera
di
grande
erudizione
e
profondità,
ancora
di
una
certa
uHlità
per
la
storia
amministraHva
dell’Impero
tardoanHco.
7
Louis-‐SébasHen
Le
Nain
de
Tillemont
(1637-‐1698)
8
Louis-‐SébasHen
Le
Nain
de
Tillemont
• Un
ecclesiasHco
parigino,
autore
di
una
monumentale
storia
dell’Impero
e
della
Chiesa
crisHana
dei
primi
secoli,
divisa
in
due
parH:
– Histoire
des
empereurs
et
des
autres
princes
qui
ont
regné
durant
les
six
première
siècles
de
l'Eglise,
I-‐IV,
1690-‐1697;
V,
1701;
VI,
1738.
– Memoires
pour
servire
à
l'histoire
ecclesiasHque
des
six
premiéres
siècles,
1693.
• Una
storia
che
ritorna
alle
fonH,
le&e
criHcamente,
anche
alla
luce
della
lezione
del
fondatore
della
diplomaHca,
Jean
Mabillon
(1632-‐1707).
• Un
crisHano
che
rifle&e
sul
problema
della
crisHanizzazione
dell’Impero
romano.
9
Montesquieu
(1689-‐1755)
• A r H s t a
i g n o t o
d i
s c u o l a
f r a n c e s e ,
Ritra&o
di
Charles-‐
Louis
de
Secondat,
barone
de
La
Brède
e
di
Montesquieu
10
Montesquieu:
le
ConsidéraHons
• Il
grande
filosofo
della
poliHca
dedica
un’opere&a
alla
storia
romana:
ConsidéraHons
sur
les
causes
de
la
grandeur
des
Romains
et
de
leur
décadence,
Lausanne
1734.
• Le
isHtuzioni
repubblicane,
nel
loro
dosato
equilibrio,
come
fondamento
della
grandezza
di
Roma.
• Il
problema
della
caduta
dell’Impero
d’Occidente
e
della
sopravvivenza
dell’Impero
d’Oriente.
• Sulla
scia
di
Machiavelli,
anche
in
Montesquieu
la
Storia
romana
appare
come
una
chiave
per
comprendere
il
presente.
11
Montesquieu,
Considerazioni
sulle
cause
della
grandezza
dei
Romani
e
della
loro
decadenza,
VIII
(dall’edizione
a
cura
di
M.
Mori,
Torino
1980,
p.
53)
12
Montesquieu:
l’Esprit
des
Lois
• Montesquieu
si
sofferma
sul
passato
romano
anche
nella
sua
opera
forse
più
nota,
L’Esprit
des
Lois
(1748).
• Una
contrapposizione
tra
la
libera
Res
publica
e
un
Imperium
dispoHco,
in
cui
un
autocrate
usa
la
concessione
della
ci&adinanza
romana
(ormai
priva
di
reali
poteri)
per
ingraziarsi
le
masse.
• Il
filosofo
dove&e
tu&avia
confrontarsi
con
l’epoca
degli
Antonini,
indubbiamente
di
pace
e
prosperità
per
il
mondo
romano:
risolveva
il
problema
con
una
certa
disinvoltura,
so&olineando
che
si
tra&ava
di
Impero
di
filosofi,
non
di
autocraH.
– Montesquieu
me&e
in
luce
un
problema
con
il
quale
anche
i
successivi
storici
di
Roma
liberali
e
democraHci
dovranno
confrontarsi:
l’Impero
come
un
regime
autocraHco,
che
tu&avia
di
fa&o
riuscì
spesso
ad
assicurare
il
bene
dei
propri
suddiH.
13
David
Hume
(1713-‐1784)
• A.
Ramsay,
Ritra&o
di
David
Hume
(1766),
oggi
conservato
alla
S c o _ s h
N a H o n a l
Gallery
di
Edinburgo.
14
David
Hume
• Anche
il
filosofo
scozzese
tocca
in
una
breve
opera,
Populousness
of
Ancient
NaHons
(1752),
i
temi
della
storia
anHca,
un
primo
esempio
di
indagine
di
storia
demografica
e
sociale
dell’AnHchità.
– Proprio
il
forte
sviluppo
demografico
sarebbe
stato,
secondo
Hume,
uno
dei
segreH
del
successo
di
Roma.
• Nei
saggi
That
PoliHcs
May
Be
Reduced
to
a
Science
(1741)
e
Of
the
Balance
of
Power
(1752)
una
tesi
avversa
a
Montesquieu:
una
monarchia
più
essere
più
equa
di
una
repubblica,
avendo
un
rapporto
più
dire&o
con
i
suoi
suddiH
e
non
operando
discriminazioni
tra
di
essi.
15
Edward
Gibbon
(1737-‐1794)
• J o s h u a
R e y n o l d s ,
Ritra&o
di
Edward
Gibbon
16
Edward
Gibbon
• La
sua
History
of
the
Decline
and
Fall
of
the
Roman
Empire,
1776-‐1788,
abbraccia
l’ampio
periodo
tra
la
morte
di
Marco
Aurelio
(180
d.C.)
e
la
caduta
di
CostanHnopoli.
• Nella
stesura
dell’opera
si
avvalse
ampiamente
dell’opera
di
Le
Nain
de
Tillemont.
• Ma
nell’interpretazione
complessiva
della
lunga
vicenda
storica
si
distacca
dal
religioso
francese:
Gibbon
è
un
uomo
del
Se&ecento,
influenzato
dall’Illuminismo
inglese,
ma
anche
francese.
– L’azione
disgregatrice
della
religione
crisHana.
– Paradossalmente
i
due
secoli
di
pace,
prosperità,
alfabeHzzazione
del
Principato,
da
Augusto
a
Marco
Aurelio,
indeboliscono
l’organismo
dell’Impero.
17
Gibbon:
la
scinHlla
della
History
of
Decline
and
Fall
of
the
Roman
Empire
18
Gibbon:
il
CrisHanesimo
come
una
delle
cause
della
decadenza
dell’Impero
19
Una
storia
alternaHva,
sulla
scia
di
Gibbon
20
Barthold
Georg
Niebuhr
(1766-‐1831)
• L o u i s e
S e i d l e r ,
R i t r a & o
d i
B . G .
Niebuhr
(1828),
oggi
c o n s e r v a t o
a l
D i t h m a r s c h e r
Landesmuseum
di
Meldorf
21
Barthold
Georg
Niebuhr:
linguista,
storico
e
poliHco
• Figlio
dell’orientalista
Carsten
Niebuhr
ed
egli
stesso
eccellente
conoscitore
delle
lingue
anHche
e
moderne.
• Ma
altre&anto
importante
nella
sua
formazione
l’esperienza
di
poliHco
e
diplomaHco,
al
servizio
della
Danimarca
e
della
Prussia.
– La
conHguità
tra
a_vità
poliHca
e
a_vità
storiografica
è
un
altro
tra&o
che
accomuna
il
mondo
moderno
al
mondo
anHco:
si
pensi
a
Tucidide,
Polibio,
SallusHo,
Tacito.
22
La
Römische
Geschichte
di
Niebuhr
• La
Römische
Geschichte
di
Niebuhr
(1811-‐1832)
è
spesso
considerata
la
prima
opera
scienHfica,
nel
senso
a&uale,
sulla
Storia
romana.
• Un’affermazione
certamente
corre&a
guardando
al
lavoro
criHco
di
Niebuhr
sulle
prime
fasi
della
storia
romana.
– Un
periodo
di
complessa
ricostruzione,
per
lo
stato
delle
nostre
fonH
principali,
scri&e
parecchi
secoli
dopo
gli
evenH
che
raccontano.
• Altre&anto
innovaHvo
il
rifiuto
di
un
racconto
piacevole,
chiaro
e
lineare,
a
favore
di
una
ricostruzione
problemaHca,
che
non
nasconde
difficoltà
e
punH
oscuri.
23
Niebuhr,
secondo
padre
della
storia
24
Theodor
Mommsen
(1817-‐1903)
25
La
figura
di
Theodor
Mommsen
• Nella
formazione
di
quello
che
è
probabilmente
il
più
grande
storico
romano
di
tu_
i
tempi
si
deve
tenere
conto:
– Della
sua
formazione
di
giurista.
– Del
suo
appassionato
impegno
nella
poliHca
del
tempo,
con
un
indirizzo
liberale.
26
La
Römische
Geschichte
di
Mommsen
• I
primi
tre
volumi
(1854-‐1856)
della
Römische
Geschichte
tra&avano
il
periodo
dalle
origini
di
Roma
fino
a
Cesare.
• Il
volume
V,
uscito
solo
nel
1885,
tra&ava
delle
province
romane,
da
Cesare
a
Diocleziano.
• Un
lungo
intervallo,
nel
quale
Mommsen
imposta
opere
indispensabili
per
conoscere
la
romanizzazione
delle
province:
– Geschichte
des
römischen
Münzwesens
(“Storia
della
monetazione
romana”),
1860
– Corpus
InscripHonum
LaHnarum,
dal
1863
– Römisches
Staatsrecht
(“Il
diri&o
pubblico
romano”),
1871-‐1888
27
I
cara&eri
della
Römische
Geschichte
di
Mommsen
• Un’opera
di
eccezionale
do&rina,
che
tu&avia
non
sfugge
alle
suggesHoni
della
contemporaneità.
• Mommsen
individua
uno
dei
segreH
del
successo
di
Roma
nel
coerente
sforzo
di
dare
un’unità
e
un
governo
centralizzato
al
proprio
dominio.
– Un’affermazione
che
è
figlia
di
una
tensione
verso
la
Nazione
che
ha
un
cara&ere
ne&amente
o&ocentesco;
altre
epoche
della
storia
degli
studi
hanno
saputo
valorizzare
il
rispe&o
delle
autonomie
locali
da
parte
di
Roma.
• Una
certa
so&ovalutazione
del
ruolo
delle
grandi
personalità
della
Storia
romana:
si
veda
per
esempio
l’ambiguo
ritra&o
di
Cesare.
– L’ambiente
culturale
in
cui
Mommsen
si
era
formato
era
ancora
dominato
dalla
figura
Htanica
di
Napoleone,
che
nella
Prussia
mommseniana
non
godeva
di
grande
popolarità.
– Ma
questo
giudizio
può
anche
dipendere
dal
fa&o
che
Mommsen
non
riuscì
mai
a
scrivere
una
storia
degli
imperatori
romani.
28
Il
problema
del
IV
volume
della
Römische
Geschichte
• Mai
pubblicato
il
volume
che
doveva
tra&are
delle
vicende
storiche
dell’Impero
da
un
punto
di
vista
centrale.
• Sulla
temaHca
tu&avia
Mommsen
aveva
steso
alcuni
appunH,
ritrovaH
e
pubblicaH
qualche
anno
fa
da
Alexander
Demandt
e
Barbara
Demandt.
• Un
d ato
i n teres s an te:
an ch e
Mommsen
contemplava
la
storia
dell’Impero
come
storia
degli
imperatori,
oltre
che
come
storia
delle
province
e
della
loro
romanizzazione.
29
Altre
opere
fondamentali
di
Mommsen
• Altro
lavoro
degno
di
nota
è
Römisches
Staatsrecht,
una
ricostruzione
del
diri&o
pubblico
romano,
uscita
tra
il
1871
e
il
1888.
– Un’eccezionale
sforzo
di
sistemaHzzazione
del
“diri&o
cosHtuzionale”
romano,
che
tu&avia
non
deve
farci
dimenHcare
che
Roma
non
ebbe
mai
una
cosHtuzione
scri&a.
• Complemento
dello
Staatsrecht
è
il
Römisches
Strafrecht,
un’opera
sul
diri&o
penale
scri&a
in
tarda
età
(1899).
• Da
non
dimenHcare
poi
le
edizioni
di
fonH,
in
parHcolare
del
tardoanHco,
ancora
oggi
uHlizzate:
il
Codex
Theodosianus,
Cassiodoro,
le
cronache
minori
rifluite
nella
collana
Monumenta
Germaniae
Historica,
Auctores
AnHquissimi.
• Ma
queste
sono
solo
alcune
“gemme”
di
una
bibliografia
mommseniana
che
conta
almeno
1.500
Htoli.
30
Jacob
Burckhardt
(1818-‐1897)
• I l
g r a n d e
s t o r i c o
svizzero,
di
cui
si
ricorda
anche
Die
Kultur
der
Renaissance
in
Italien.
( “ L a
c u l t u r a
d e l
Rinascimento
in
Italia”).
• Con
Die
Zeit
KonstanHns
des
Grossen
(“L’età
di
CostanHno
il
Grande”)
una
storia
culturale
di
un
momento
di
svolta
della
storia
romana.
31
O&o
Seeck
(1850-‐1921)
• Un
allievo
di
Mommsen
che
si
concentrò
sulla
Tarda
AnHchità.
• Sua
un’importante
edizione
della
NoHHa
dignitatum
(1876).
• L a
G e s c h i c h t e
d e s
Untergangs
der
anHken
Welt
(“Storia
del
tramonto
d e l
m o n d o
a n H c o ” ) ,
1895-‐1920:
una
visione
pessimisHca
e
darwiniana
del
periodo,
cara&erizzato
da
“l’eliminazione
dei
migliori”.
32
Gaetano
De
SancHs
(1870-‐1957)
• Un
ca&olico
rigoso
e
un
anHfascista
intransigente
(uno
dei
12
che
non
giurarono
fedeltà
al
fascismo
nel
1931).
• Una
sterminata
Storia
dei
Romani
(1907-‐1965),
dalle
origini
fino
al
133
a.C.
di
grande
rigore
ideologico.
• P e r v a s o
d a
u n a
c o n d a n n a
dell’imperialismo
romano
che
risente
delle
pretese
fasciste
di
ricollegarsi
alla
Roma
anHca.
• Del
resto
a
De
SancHs
si
deve
la
felice
definizione
di
vita
magistra
historiae,
che
ribalta
il
mo&o
ciceroniano
e
riprende
quanto
sosteneva
B.
Croce:
ogni
storia
è
storia
contemporanea.
33
G.
De
SancHs,
Storia
dei
Romani,
III2,
1,
p.
XIV:
la
vita,
maestra
della
storia
• Maestra
della
vita
può
dirsi,
certo,
la
storia;
ma
non
nel
senso
gre&amente
uHlitario
che
si
dà
per
solito
a
questa
sentenza.
È
vero
d’altra
parte,
interamente
e
senza
eccezioni
vero,
che
la
vita
è
maestra
della
storia.
Sola,
co’
suoi
bagliori
e
le
sue
tenebre,
gli
amori
e
i
dolori,
le
ansie
e
le
speranze,
la
vita
ci
perme&e
di
portare
nel
cimitero
del
passato
il
soffio
animatore
che
raduni
e
rimpolpi
le
ossa
e
dia
loro
di
nuovo
spirito
e
moto.
E
in
questo
senso
ogni
opera
storica
non
può
non
essere
eminentemente
personale
e
moderna;
anche
se
lo
storico
vuol
riuscire
obie_vo,
o
per
dir
meglio
tanto
più
quanto
egli
vuol
riuscire
tale.
Perché
la
vita
non
può
riprodursi
nella
sua
realtà
se
non
rivivendola
col
nostro
spirito
quale
appunto
si
è
foggiato
vivendo
il
presente.
34
James
Bryce
(1838-‐1922)
• U n
r i t r a & o
f o t o g r a fi c o
d e l
giurista,
storico
e
u o m o
p o l i H c o
liberale
James
Bryce.
35
L’imperialismo
romano
come
modello
degli
imperialismi
moderni
• Mentre
De
SancHs
elaborava
la
sua
visione
della
storia
e
la
sua
condanna
dell’imperialismo
romano,
per
molH
la
storia
conHnuava
a
essere
maestra
di
vita.
• Importante
in
questo
senso
il
lavoro
di
James
Bryce,
studioso
non
molto
noto
fra
gli
anHchisH,
che
tu&avia
ci
ha
lasciato
un
lavoro
“esemplare”:
The
Ancient
Roman
Empire
and
the
BriHsh
Empire
in
India,
New
York
1901.
• La
missione
civilizzatrice
dell’Inghilterra
vi&oriana
riprende
(e
migliora)
il
processo
di
conquista
e
romanizzazione
messo
in
a&o
da
Roma.
• La
nobiltà
del
fine
ulHmo
di
questo
processo
giusHfica
l’uso
della
forza,
sopra&u&o
contro
coloro
che
si
oppongono
alla
missione
civilizzatrice.
36
Mikhail
I.
Rostovzev
(1870-‐1952)
37
André
Piganiol
(1883-‐1968)
• Di
lui
si
ricordano
una
Histoire
de
Rome
(1939)
e
L’empire
chréHen
(1947).
• U n a
r i v a l u t a z i o n e
dell’Impero
tardoanHco,
la
cui
fine
non
si
deve
a
cause
interne,
ma
esterne
( “ a s s a s s i n a t o
d a i
barbari”).
38
La
scuola
delle
Annales
• Meno
incisivo
che
nell’ambito
medievisHco,
ma
non
trascurabile
anche
nella
Storia
romana
l’impa&o
della
scuola
delle
Annales.
• Prende
il
nome
dalla
rivista
«Annales
d’histoire
économique
et
sociale»,
fondata
nel
1929
da
L.
Febvre
e
M.
Bloch.
• Analisi
dei
cara&eri
“di
lungo
periodo”
della
storia,
in
parHcolare
demografici
ed
economici
(saldandosi
in
questo
alle
scuole
storiografiche
di
tendenza
marxista).
• Grande
a&enzione
per
i
daH
quanHtaHvi,
come
chiave
di
le&ura
del
processo
storico.
39
L’obie_vo
fondamentale
della
scuola
delle
Annales
• La
scuola
storiografica
delle
Annales
“rejetait
sur
les
marges
l'événemenHel,
répugnait
au
récit,
s'a&achait
au
contraire
à
poser,
à
résoudre
des
problèmes
et,
négligeant
les
trépidaHons
de
surface,
entendait
observer
dans
la
longue
et
la
moyenne
durée,
l'évoluHon
de
l'économie,
de
la
société,
de
la
civilisaHon”.
[G.
Duby,
La
Dimanche
de
Bouvines,
Paris
1973]
40
La
criHca
alla
visione
della
scuola
delle
Annales
(e
della
storiografia
marxista)
• L’a&enzione
per
le
condizioni
materiali
come
motore
della
storia
rischia
di
so&ovalutare
l’importanza
dei
fa&ori
intelle&uali,
culturali,
religiosi,
poliHci.
• La
rilevanza
dei
fa&ori
culturali
e
della
storia
della
mentalità
era
so&olineata
già
nel
1904
da
M.
Weber,
Die
protestanHsche
Ethik
und
der
Geist
des
Kapitalismus.
– Una
rilevanza
ormai
pienamente
riconosciuta
anche
dalla
“terza
generazione”
della
scuola
delle
Annales,
o
Nouvelle
Histoire
(J.
Le
Goff,
Ph.
Ariès).
• La
crisi
del
comunismo
reale
ha
provocato
una
crisi
della
visione
marxista
della
storia
e
dei
suoi
propugnatori.
41
La
scuola
cliometrica:
impa&o
zero
sulla
Storia
romana
• La
scuola
cliometrica,
sviluppatasi
negli
StaH
UniH
tra
anni
Cinquanta
e
Se&anta
del
secolo
scorso,
prevedeva
l’elaborazione
di
grandi
masse
di
daH
al
computer,
per
giungere
a
modelli
espressi
da
formule
algebriche,
intesi
a
spiegare
un
fenomeno
storico.
• ParHcolare
a&enzione
per
gli
aspe_
di
storia
economica,
per
esempio
nel
saggio
fondante
della
Cliometria:
A.H.
Conrad
–
J.R.
Meyer,
The
Economics
of
Slavery
in
the
Ante
Bellum
South,
«The
Journal
of
PoliHcal
Economics»,
66
(1958),
2,
pp.
95-‐130.
• Una
progressiva
estensione
a
se&ori
come
la
storia
della
famiglia
o
la
storia
ele&orale.
42
Le
criHche
alla
scuola
cliometrica
• Enorme
dispendio
di
energie
per
giungere
a
risultaH
talvolta
banali,
evidenH
già
da
uno
sguardo
a
fonH
più
sinteHche.
• Un
uso
talvolta
disinvolto
di
cifre
e
staHsHche.
• I
risultaH
della
ricerche
cliometriche
sono
formule
astruse,
sia
incomprensibili
sia
agli
storici
professionisH
appartenenH
ad
altre
scuole
storiografiche,
sia,
a
maggior
ragione,
al
grande
pubblico.
• La
difficoltà
di
applicare
i
metodi
cliometrici
a
sogge_
che
per
loro
natura
non
sono
quanHficabili
(o
a
età
pre-‐staHsHche,
come
quella
anHca).
• Proprio
quest’ulHmo
aspe&o
ha
fa&o
sì
che
la
Cliometria
abbia
avuto
un
impa&o
pressoché
nullo
sulla
Storia
romana.
43
La
decolonizzazione
della
Storia
romana
• Fino
alla
metà
del
Novecento
(con
qualche
eccezione)
il
fenomeno
della
romanizzazione
era
visto
sostanzialmente
in
termini
posiHvi
(fino
a
proporre
l’Impero
romano
come
modello
per
gli
imperialismi
moderni).
• Il
fenomeno
della
decolonizzazione
dopo
la
II
Guerra
Mondiale
innesca
anche
nella
Storia
romana
un
ripensamento
nella
valutazione
di
questo
processo,
me&endo
in
luce:
– gli
aspe_
violenH
e
coerciHvi
della
conquista
e
del
dominio
romano.
– Gli
effe_
depressivi
della
conquista
romana
sull’economia
locale
(cf.
per
esempio
le
considerazioni
di
A.
Deman
sull’Africa
se&entrionale
in
A.
Deman
–
J.
H.
Michel,
Matériaux
et
réflexions
pour
servir
à
une
étude
du
développement
et
du
sous-‐développement
dans
les
provinces
de
l’Empire
romain,
«AufsHeg
und
Niedergang
der
Römischen
Welt»,
II,
3,
Berlin
–
New
York
1975,
pp.
3-‐97,
[SA
Studio
prof.
Va&uone])
– La
resistenza
delle
popolazioni
locali
al
dominio
romano
(cf.
per
esempio
M.
Benabou,
La
résistance
africaine
à
la
romanisaHon,
Paris
1976
[SA
PROV
VIII
25]
44