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La pena di morte
Ludovica Maccarrone 4F

Dai babilonesi al giorno d'oggi


02 La pena di morte, detta anche pena

capitale, è una sanzione penale la cui

esecuzione consiste nel privare il

condannato della sua stessa vita.

Si tratta di una punizione estrema, inflitta in seguito al compimento di un

crimine molto grave. In alcuni ordinamenti giuridici (per esempio in

Argentina, Brasile, Cile o Perù) , questa pena è applicata esclusivamente in

caso di colpe gravi come l’omicidio e l’alto tradimento; in altri invece

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(come in Afghanistan, Arabia Saudita, Cina, Cuba o Russia) , è prevista

anche per altri crimini violenti, come la rapina o lo stupro, o legati al

traffico di droga; in alcuni paesi (tra i quali l’Iran) infine, si applica perfino

in caso di reati d’opinione o per orientamenti e comportamenti sessuali

come l’omosessualità o l’incesto.


La storia
La pena di morte ha origini antiche: vi sono infatti

prove della sua applicazione sin dai popoli babilonesi,

egizi, greci e romani, anche se probabilmente essa era

utilizzata già presso le comunità preistoriche.

La prima testimonianza scritta dell’uso della pena di


Anche gli Egizi usavano infliggere la pena capitale, che

morte è il Codice di Hammurabi, una fra le più antiche


prevedeva l’annegamento nel Nilo all’interno di un sacco
raccolte di leggi, stilate durante il regno del re
chiuso, oppure la decapitazione. Successivamente,

babilonese Hammurabi (che governò dal 1792 al 1750


anche le civiltà precolombiane dell’America latina

a.C.). Si tratta di un corpus che riconosceva la


(Maya, Aztechi, Incas) adottarono la pena di morte, così

cosiddetta Legge del taglione, ovvero la possibilità, per


come fece l’antica Grecia, in cui questa era vista come

una persona che avesse ricevuto un danno da un’altra


forma di giustizia terrena e divina, ma anche come un

persona, di infliggere a quest’ultima un danno uguale


exemplum verso la società, ovvero ponendo attenzione

03 all’offesa ricevuta. alla finalità “educativa” e deterrente.


L'inizio del

cambiamento
«Non è dunque la pena di morte un diritto, mentre ho

dimostrato che tale essere non può, ma è una guerra della

nazione con un cittadino, perché giudica necessaria o utile la

distruzione del suo essere. Ma se dimostrerò non essere la morte

né utile né necessaria, avrò vinto la causa dell’umanità».


-Cesare Beccaria

Con il pensiero illuminista si iniziò a mettere in discussione la validità

della pena di morte: nel suo celebre libro Dei delitti e delle pene

(1764), il giurista italiano Cesare Beccaria sosteneva che vi fosse un

rapporto tra la qualità della vita, la giustizia sociale e i delitti


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Il pensiero di Beccaria e

l'esempio del ladro

La tesi del rapporto tra qualità della vita, giustizia e delitti è evidente nel pensiero del ladro. Secondo Beccaria il ladro è

spinto a rubare e a compiere reati a causa della necessità e della sopravvivenza. Quindi se uno Stato avesse adeguate

leggi in tutela della povertà, il numero dei crimini diminuirebbe.

Beccaria aveva una visione abbastanza cinica poiché era contro la pena di morte e la tortura non tanto per la loro

crudeltà, ma per il fatto che erano inutili. Se lo scopo di ogni pena era far da deterrente ai delitti, queste non

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producevano risultati: gli uomini nonostante tutto continuavano a commetterli. La prospettiva dei lavori forzati a vita

poteva spaventare molto di più un condannato che una “semplice” morte in quanto essa è immediata; l’esecuzione della

pena capitale diventa uno spettacolo per la maggior parte del popolo oppure un oggetto di compassione per altri, ma

non il terrore che avrebbe dovuto suscitare, mentre la prospettiva di poter perdere per sempre la propria libertà faceva

più paura.
F4 enorraccaM acivoduL L'abolizione della pena 06

Riguardo alle torture l’uomo poteva solo resistere a dolori passeggeri, ma oltre un certo limite era
anche disposto a confessare cose non vere pur di non soffrire più e di non perdere per sempre la propria libertà.
Le idee di Beccaria vennero ben accolte e largamente condivise, e l’Italia fu la prima Nazione ad abolire legalmente la

sanzione della pena capitale. Successivamente anche la Francia eliminò questa pratica, mentre nel Regno Unito,

sebbene non sia mai stata effettivamente abolita, a partire dagli anni Sessanta la pena capitale è stata autonomamente

disapplicata dalla magistratura, che in sua sostituzione commina l’ergastolo.


07 Articolo 3

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla

sicurezza della propria persona.

Le norme

internazionali
Articolo 5

Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o

a trattamento o a punizione crudeli, inumane o

Al giorno d’oggi la pena di morte, al contrario della

degradanti.
tortura, non è, per ora, vietata dalle norme

È quindi possibile affermare che, stando alle norme

internazionali. La Dichiarazione Universale (10


internazionali, l’uso della pena di morte è consentito

dicembre 1948) garantisce il diritto alla vita e vieta


solo come fatto eccezionale e in ogni caso solo per i

tortura e pene crudeli, ma non vieta espressamente la


reati più gravi.
pena di morte

La comunità internazionale mira inoltre a ridurre il numero dei reati passibili di pena

capitale, ne vieta la reintroduzione così come l’ampliamento del suo utilizzo e richiede

la futura, completa abolizione di questa pratica. In Europa invece, la pena di morte è

vietata: il primo Articolo del VI Protocollo aggiuntivo della Convenzione Europea sui

Diritti Umani (21 aprile 1983) recita infatti: “La pena di morte sarà abolita. Nessuno

sarà condannato a questa pena, nessuno sarà giustiziato.”


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La pena di morte in Italia
In Italia la pena di morte rimase in vigore fino al 1889 nel codice penale, venne successivamente

reintrodotta durante il fascismo dal 1926 al 1947, rimase fino al 1994 nel Codice Penale Militare di

Guerra per poi essere abolita da una legge. Infine, una legge costituzionale del 2007 modificò l’art.27
della Costituzione, che al 4°comma recitava “Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti

dalle leggi militari di guerra”, sopprimendo “se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra”.
La pena di morte nel mondo

Cina Stati Uniti Paesi Arabi

Ogni anno la Cina condanna a morte più


Negli Stati Uniti invece la pena di morte è praticata
La pena di morte è in vigore in quasi tutti i paesi

persone rispetto al resto del mondo, anche se


in 37 dei 50 stati e dal governo federale. A livello
islamici e viene applicata con grande severità,

il numero esatto non è reso pubblico ed è


globale, gli Stati Uniti sono secondi solo alla Cina
spesso secondo le durissime prescrizioni della legge

considerato un segreto di stato. Le cifre a


per il numero di condanne a morte imposte ogni
coranica (Sharia) che regola il diritto penale negli

disposizione di Amnesty International per


anno e fino al marzo scorso erano uno dei pochi
stati più conservatori e reazionari.
tutte le esecuzioni note non includono quindi
paesi che permettevano la pena di morte per i
Un esempio è l’Iran, dove il codice penale islamico

quelle effettuate in Cina. Tuttavia, si ritiene


crimini commessi dai minorenni – una pratica che
prevede la morte per lapidazione per le donne

che il Paese giustizi migliaia di persone ogni


la Corte Suprema ha dichiarato incostituzionale. adultere e altri crimini; inoltre, si può essere

anno, confermandosi ancora una volta il boia


Dal momento della condanna all’effettiva
condannati alla fustigazione e ad altre punizioni

più prolifico. esecuzione possono passare anche decenni:


corporali per i motivi più svariati. La polizia si

Nel 2020 la Cina ha adottato la pena capitale


mentre il detenuto è rinchiuso nel death
giustifica sostenendo che dal momento in cui queste

anche come punizione contro qualsiasi tipo di


row(‘braccio della morte’) il suo processo può
infrazioni alla legge sono state commesse in

atto criminale che non rispetti le misure di


venire riaperto, a volte anche ribaltato
pubblico, devono essere punite in pubblico perché

prevenzione COVID-19. completamente per la comparsa di nuove prove. devono servire da esempio al popolo.

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