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PICCOLA GUIDA

VERSO
UNA NUOVA
STAGIONE
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GIARDINO

La talea, il metodo più facile


per propagare alberi e arbusti
Consiste nel ricavare da un ramo sano e vigoroso una porzione che, una volta
interrata e posta in un’adeguata situazione ambientale, è in grado di emettere
radici e quindi di originare una nuova pianta. Si fa in estate ma anche in inverno

 Lsmettere il loro patrimonio gene-


e piante hanno la capacità di tra-

tico attraverso la riproduzione sessuale


e la propagazione vegetativa: la prima
prevede la produzione di semi (dai qua-
li si originano piante molto simili ai ge-
nitori oppure anche assai diverse a cau-
sa della variabilità genetica), la seconda
l’impiego di porzioni di pianta (dalle
quali si ottengono esemplari identici al-
la pianta madre).
In questo articolo vi illustriamo co-
me eseguire la propagazione vegetativa
degli alberi e degli arbusti del giardino
tramite talea, che è il metodo più diffu-
so e facile da attuare a livello hobbisti-
co. Questa pratica consente di moltipli-
care le piante in tempi brevi e, soprat-
tutto, in diversi periodi dell’anno.

ALBERI E ARBUSTI
SI PROPAGANO PER TALEA Tutti gli alberi e gli arbusti dei nostri giardini si possono propagare per ottenere nuovi esem-
SEMILEGNOSA O LEGNOSA plari. Tra i diversi metodi, la talea è quello più facile da attuare a livello hobbistico e che dà
quasi sempre ottimi risultati
La talea è una porzione di pianta che,
una volta staccata, opportunamente pre-
parata e posta in adeguate condizioni am-
bientali è in grado di originare un nuovo
individuo, morfologicamente e genetica-
mente identico alla pianta madre. Questo
è possibile grazie alla presenza nei tessu-
ti vegetali di cellule (tecnicamente defini-
te meristematiche) capaci di formare radi-
ci e, successivamente, rami e foglie.
Gli alberi e gli arbusti ornamentali si
propagano facilmente a livello hobbisti-
co tramite talea di fusto e talea di ramo
che, a seconda dello stadio di induri-
mento dei tessuti, può essere semile-
gnosa o legnosa.
La talea semilegnosa viene preleva-
ta da rami in cui la lignificazione dei
tessuti si è avviata ma non si è ancora
conclusa; sono rami ancora piuttosto
flessibili, ma che hanno già perso la Tra i metodi di propagazione degli alberi e degli arbusti c’è la talea che, a seconda dello
consistenza erbacea. stadio di maturazione dei tessuti, può essere semilegnosa (a sinistra) o legnosa (a destra)

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La talea legnosa, invece, è una por-


zione di ramo con o senza foglie com-
pletamente lignificata, cioè in cui si è
concluso l’indurimento dei tessuti.

QUAL È IL PERIODO
MIGLIORE PER OPERARE
È sempre piuttosto difficile stabili-
re quale sia il periodo migliore per ef-
fettuare una talea, poiché la sua buona
riuscita dipende da numerosi fattori,
primo fra tutti quali specie si voglio- 1 2
no propagare. Anni di esperienze han-
no comunque evidenziato che per nu-
merosi alberi e arbusti comunemente
coltivati nei nostri giardini (come per
esempio Abelia grandiflora, Photinia
× fraseri Red Robin, Prunus lauroce-
rasus, Cotoneaster salicifolia repens,
Forsythia × intermedia, Buddleja da-
vidii, Hydrangea macrophylla, Phila-
delphus coronarius, Spiraea vanhout-
tei, Weigelia florida, Nerium olean-
der, Lavandula angustifolia, ecc.) l’e-
poca migliore per propagarli va da
giugno a settembre utilizzando ta-
lee legnose o semilegnose. 3 4
Si è però visto che specie come
Forsythia × intermedia, Buddleja da- Come preparare una talea semilegnosa. Prelevate dalla pianta madre un ramo semile-
vidii, Hydrangea macrophylla, Phila- gnoso della lunghezza di 10-15 cm recidendolo sotto un nodo (1), quindi eliminate l’apice
delphus coronarius, Salix viminalis e poco sopra l’ascella di una foglia (2). Togliete le foglie in corrispondenza del nodo basale
Salix alba radicano facilmente anche (3) e infine tagliate a metà la foglia del nodo apicale per ridurre la traspirazione (4)
in inverno impiegando talee legno-
se. Per alcune, addirittura, la radica-
zione può avvenire durante tutto l’an- Evitate di ricavare talee da rami
no impiegando qualunque tipo di ta- che portano gemme a fiore (come
lea, cioè sia legnosa sia semilegnosa. per esempio quelli delle buddleie in
È il caso, per esempio, di Hedera he- estate) e da quelli che presentano un an-
lix, Buddleja davidii, Forsythia × in- damento anomalo (per esempio oriz-
termedia, Prunus laurocerasus e Co- zontale) rispetto al normale portamento
toneaster salicifolia repens, purché della pianta; da una talea di questi ulti-
prelevate da rami privi di gemme a mi rami si potrebbe originare una pian-
fiore. ta che conserva lo stesso andamento del
ramo da cui è stata prelevata.
COME E QUANDO Una talea, in ogni caso, deve esse-
PRELEVARE UNA TALEA re ricavata da rami vigorosi e sani.
Occorre prelevare i rami preferibil-
Questa operazione non richiede una mente al mattino presto, quando le pian-
particolare perizia tecnica. Nel caso di te sono al massimo del loro turgore, uti-
una pianta giovane, i rami dai quali si lizzando forbici affilate (in commercio
può ricavare una talea sono distribuiti esistono apposite forbici per taleaggio, a
un po’ su tutto l’individuo; se la pianta lama più sottile e che permettono un ta-
è adulta, questi rami si trovano general- glio netto) lasciando sul ramo d’origine
mente nella parte apicale e possono ta- un taglio netto, pulito e possibilmente Prelevate le talee utilizzando preferibilmen-
lora anche essere giovani polloni basali inclinato all’esterno (in modo che dal te forbici per taleaggio, che presentano la-
(come nel caso di spiree e ortensie). nodo rimasto si sviluppi un nuovo ramo me sottili che permettono un taglio netto

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COME FAR RADICARE


LE TALEE
Le talee vanno poste a radicare nello
stesso giorno di raccolta per evitare che
si disidratino. Se questo non fosse pos-
sibile, immergete la loro base in un sec-
chio con un po’ d’acqua oppure, dopo
averle irrorate con acqua fresca, chiu-
detele in un sacchetto di cellophane in
attesa di rinvasarle entro un paio di
giorni al massimo.
L’emissione delle radici da parte
delle talee è determinata da quattro fat-
tori: terriccio di radicazione, umidità,
Come preparare una talea legnosa. Prelevate dalla pianta madre un ramo legnoso della luce e temperatura.
lunghezza di 10-15 cm recidendolo sotto un nodo (a sinistra), quindi eliminate il germoglio Il terriccio di radicazione ha il com-
in corrispondenza del nodo basale e tagliate le foglie dei germogli del nodo apicale per i pito di sostenere la talea (cioè mantener-
2/3 al fine di ridurre la traspirazione la dritta nel vasetto) e di assicurarle il
giusto grado di umidità affinché emetta
le radici. A livello hobbistico si prepara
miscelando torba (reperibile nei garden
center) e sabbia di fiume (reperibile nei
magazzini di materiali per l’edilizia) in
parti uguali; questo terriccio risulta ido-
neo per la maggior parte delle specie.
Ogni talea va quindi posta in un va-
setto di plastica del diametro (o lato) di
7-10 cm riempito di terriccio di radica-
zione. Nel caso i vasetti siano riciclati,
disinfettateli immergendoli per 5 minu-
ti in una soluzione di acqua e candeggi-
na in parti uguali per distruggere even-
tuali patogeni presenti; prima dell’im-
piego, sciacquateli sotto abbondante
acqua corrente. Affondate la talea nel
Poiché bisogna assicurare alla talea un’altissima umidità ambientale per stimolare la for- terriccio sino al primo nodo basale,
mazione delle radichette, dopo aver bagnato il terriccio incappucciatela con un sacchetto avendo cura di tenerla verticale rispet-
di cellophane trasparente (a sinistra), da chiudere con un legaccio sul bordo del vasetto, tando la polarità, cioè con le punte del-
vedi freccia (a destra) le gemme rivolte verso l’alto.
Nel caso di specie che non radicano
facilmente (come per esempio Camel-
lia spp., Hydrangea quercifolia, ecc.),
che crescerà verso l’esterno della chio- le eliminateli lasciando solo i germogli prima di interrare la talea si consiglia di
ma). I rami raccolti devono essere porta- o le foglie del nodo (o dei nodi) apica- immergere la parte basale della talea in
ti subito in un ambiente chiuso, affinché le. Se le foglie sono ampie, tagliatele a particolari prodotti (liquidi o sotto for-
non si disidratino. A questo punto si ta- metà o per i 2/3 per evitare un eccesso ma di polvere, reperibili nei più forniti
gliano in porzioni – le talee – sotto un di traspirazione. garden center ed empori agrari) conte-
nodo: il nodo è il punto in cui originano Per ogni singola operazione, sia di nenti ormoni rizogeni, cioè sostanze
una gemma o una foglia, riconoscibile prelevamento dei rami che di prepara- che stimolano l’emissione di radici.
da un rigonfiamento più o meno eviden- zione delle talee, usate forbici disinfet- Poiché la talea non deve disidratarsi,
te; ogni talea deve presentarne 2-3. tate immergendo per qualche secondo occorre assicurarle un’altissima umidi-
La lunghezza delle talee varia in le lame dopo ogni taglio in una solu- tà ambientale, quasi prossima al 100%,
funzione del tipo di pianta e della di- zione di acqua e candeggina al 5% in modo da limitare le perdite d’acqua
stanza fra un nodo e l’altro, general- (cioè 1 litro d’acqua + 50 cl di candeg- per evapotraspirazione sino alla forma-
mente è compresa fra i 10 e i 15 cm. gina) per evitare di trasmettere malattie zione delle radichette. Incappucciate
Se le talee presentano germogli o fo- da una pianta all’altra e/o da una talea perciò la talea, dopo aver bagnato il ter-
glie a livello del nodo (o dei nodi) basa- all’altra. riccio, con un sacchetto di cellophane

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trasparente, da chiudere con un legac- LE TALEE RADICANO


cio sul bordo del vasetto. Dal terriccio IN ALCUNE SETTIMANE
bagnato si svilupperà vapore acqueo, O DOPO QUALCHE MESE
che saturerà il sacchetto di cellophane
di umidità, che condensandosi ricadrà Il tempo necessario per la formazione
sotto forma di gocce sul terriccio senza delle radichette varia da specie a specie
che vi sia il bisogno di irrigare. e a seconda del periodo in cui si esegue
Le talee vanno poste a radicare in un la propagazione per talea. Generalmente
luogo luminoso, ma non al sole diretto. in estate (da giugno a settembre) le talee
L’ideale è un luogo ombreggiato con una radicano dopo 20-60 giorni, mentre in
temperatura compresa tra i 10 e i 15 °C, inverno anche dopo 3-4 mesi. Trascorso
in ogni caso mai superiore ai 20-22 °C, questo periodo le gemme cominciano a
in quanto le alte temperature provocano gonfiarsi e, in alcuni casi, si formano
la «lessatura» dei tessuti vegetali. Talee semilegnose di oleandro (in primo
piccoli germogli in corrispondenza dei
Se operate in piena estate, rimuo- piano) e di Photinia × fraseri (sullo sfondo) nodi. In questa fase occorre rimuovere i
vete di tanto in tanto i sacchetti di cel- appena interrate. A seconda del periodo in sacchetti di cellophane e mantenere umi-
lophane per abbassare la temperatura cui si opera, l’emissione delle radichette av- do il terriccio, per garantire alle radici
ambientale a livello della talea, per non viene dopo 20-60 giorni (primavera-estate) una costante umidità fino a quando sa-
provocare il fenomeno sopra citato (la o anche dopo 3-4 mesi (inverno) ranno in grado di trattenere il pane di ter-
«lessatura»). In inverno, invece, man- ra, momento in cui si potranno rinvasare
tenete caldo il terriccio per favorire l’e- le talee in contenitori più grandi (da po-
missione delle radici. Ponete perciò i cone), cioè a una temperatura compre- sizionare all’aria aperta) oppure trapian-
vasetti in un luogo riparato e modera- sa tra i 18 e i 24 °C, magari avvolgen- tare in giardino.
tamente caldo (come lo spazio compre- do i vasi con stracci di lana, materiale
so tra una doppia finestra o una picco- che crea un certo «tepore» a livello del Francesca Moscatelli
la serretta in plastica, tipo quelle da bal- terriccio. Agronomo forestale, esperto in vivaistica

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ORTO

La coltivazione dello spinacio


autunno-invernale col metodo biologico
Si semina da fine agosto a metà novembre e si raccoglie per buona parte
dell’inverno, in quanto resiste al freddo. Scegliendo determinate
varietà e con piccoli accorgimenti si ottengono ottimi raccolti

 Luna specie che appartiene alla fa-


o spinacio (Spinacia oleracea) è

miglia delle Chenopodiacee che, insieme


a bietola da coste, catalogna, cicoria, lat-
tuga e radicchio, risulta tra gli ortaggi da
foglia più coltivati a livello hobbistico.
Dello spinacio esistono sia varietà
autunno-invernali (che si raccolgono
dai primi di novembre alla primavera)
che varietà primaverili (che si raccolgo-
no da maggio a giugno). In questo arti-
colo vi illustriamo la coltivazione di
quelle autunno-invernali con il metodo
biologico, sistema adatto agli orti fami-
liari, dove basta adottare qualche sem-
plice accorgimento per ottenere raccol-
ti sani e abbondanti.

SETTE OTTIME VARIETÀ


AUTUNNO-INVERNALI
Le varietà di spinacio autunno-inver- Lo spinacio è composto da 20-30 foglie disposte a rosetta, provviste di un picciolo
nali si seminano in pieno campo da fine che si inserisce su un lembo che, a seconda della varietà,
agosto a metà ottobre e si trapiantano da può essere liscio o bolloso e di colore che va dal verde chiaro al verde intenso
metà settembre a metà novembre. Oltre
che in pieno campo, si possono coltivare
anche sotto tunnel, in questo caso si an-
ticipa di circa 20 giorni la raccolta.
Per ottenere un buon prodotto occor-
re innanzitutto scegliere varietà che
presentano una buona resistenza a ma-
lattie come la peronospora e a parassiti
come il ragnetto; tra queste vi segnalia-
mo le seguenti.
Cougar (1). Presenta foglie legger-
mente ovali e spesse, semibollose, di
colore verde scuro. Si semina in pieno
campo da agosto a metà settembre, sot-
to tunnel dai primi di settembre a metà
ottobre. Si trapianta in pieno campo da
metà settembre a metà novembre.
Si raccoglie indicativamente dopo
40-45 giorni dalla semina e dopo 25-30
giorni dal trapianto. Presenta un’ottima A sinistra. Foglia carnosa della varietà Cougar nei primi stadi di sviluppo, coltivata
conservabilità, in quanto il giorno dopo per ottenere lo spinacino. A destra. Varietà Donkey destinata alla produzione
la raccolta è ancora freschissimo. dello spinacio comune, che viene raccolto quando raggiunge il suo massimo sviluppo

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Donkey (2). Ha foglie tondo-ovali di consente di ridurre anche del 50% l’ap-
colore verde medio, leggermente bollo- porto di sostanza organica.
se. Si semina in pieno campo da agosto
a metà settembre, sotto tunnel dai primi LA PREPARAZIONE
di settembre a metà ottobre. Si trapian- DELLE AIOLE
ta in pieno campo da metà settembre a
metà novembre. Si raccoglie indicativa- Lo spinacio predilige un terreno di
mente dopo 40-45 giorni dalla semina e medio impasto, sciolto e ben lavorato,
dopo 25-30 giorni dal trapianto. con un pH compreso fra 6,5 e 7,5 (cioè
Parakeet (3). Presenta foglie ovali tendenzialmente neutro). Deve inoltre
di colore verde brillante, semi-bollose. essere ben drenato, perché questo ortag-
Si semina in pieno campo da agosto a gio è molto sensibile ai ristagni d’acqua,
metà settembre, sotto tunnel da settem- che causano l’ingiallimento delle foglie.
bre a metà ottobre. Si trapianta in pieno Per questo motivo, in presenza di suoli
campo da metà settembre a metà no- pesanti si consiglia di «baulare» il terre-
vembre. Per evitare pericolosi ristagni idrici si consi- no, cioè realizzare aiole rialzate di circa
Si raccoglie dopo 40-45 giorni dalla glia, soprattutto nei terreni pesanti, di adot- 15-20 cm rispetto al piano di campagna,
semina e dopo 25-30 giorni dal trapian- tare la «baulatura», che prevede la prepara- larghe un metro e separate da passaggi di
to. Recente varietà, resiste egregiamen- zione di aiole rialzate di 15-20 cm rispetto circa 40 cm di larghezza.
te alla peronospora. al piano di campagna e larghe 1 m
Regiment (4). Presenta foglie se- LA PACCIAMATURA
mi-allungate di colore verde medio CONTIENE LO SVILUPPO
molto brillante, semi-bollose. Si carat- se invece è pesante e argilloso bisogna DELLE ERBE INFESTANTI
terizza per le sue ragguardevoli dimen- ridurla a 1,7 kg per metro quadrato.
sioni, in quanto raggiunge i 15 cm di al- Si sconsiglia l’uso di pollina (deie- Uno dei maggiori problemi nella col-
tezza. Si semina in pieno campo dal 20 zioni di polli e piccioni), perché tivazione dello spinacio con il metodo
agosto a metà ottobre, sotto tunnel da ricca di azoto, elemento che provoca biologico è la crescita delle erbe infe-
metà settembre a metà novembre. Si l’accumulo nelle foglie di nitrati, so- stanti, poiché questo ortaggio presenta
trapianta in pieno campo da metà set- stanze dannose all’organismo. una scarsa competitività nei confronti
tembre a metà novembre. Una pratica molto utile a garantire delle malerbe. Per questo motivo si con-
Si raccoglie dopo 40-45 giorni dalla ottimi raccolti di spinacio e a migliora- siglia di pacciamare le aiole con teli pla-
semina e dopo circa 70 giorni dal tra- re la fertilità del terreno è il sovescio, stici o biodegradabili (reperibili negli
pianto per il ciclo più invernale. che richiede però una programmazione empori agrari e nei più forniti garden
Oltre alle varietà sopra citate, ve ne anticipata, perché gli erbai primaverili center), effettuando, prima di posarli, la
sono altre, come per esempio America si seminano in febbraio e si interrano a cosiddetta «falsa semina», volta a ridur-
(5), Gigante d’Inverno (6) e Matador maggio-giugno. Si consiglia l’impiego re l’aggressività delle erbe infestanti. Ta-
(7) che, pur non essendo ibridi di ultima di miscugli di sementi composti da Le- le pratica consiste nel lavorare il terreno,
generazione, possono ugualmente for- guminose (veccia, favino, pisello trifo-
nire buone produzioni adottando il me- glio), cereali (avena, segale), Crucifere
todo di coltivazione biologico. (senape, rafano) e facelia, che con i suoi
fiori attrae molto insetti pronubi, in par-
VA CONCIMATO ticolare le api. A livello amatoriale si
ABBONDANTEMENTE semina a spaglio (cioè a mano), dopo
CON SOSTANZA ORGANICA aver lavorato il terreno sino a una pro-
fondità di 15-20 cm, avendo cura di in-
Lo spinacio è un ortaggio che richie- terrare i semi a circa 2 cm di profondità
de un abbondante apporto di sostanza con l’aiuto di un rastrello, impiegando
organica. Si consiglia di utilizzare leta- circa 10 g di semente per metro quadra-
me bovino o stallatico ben maturi (ma to. A maggio-giugno, quando inizia la
va bene anche il compost casalingo, per- fioritura delle specie seminate, si proce-
ché migliora la struttura del terreno e fa- de al taglio dell’erbaio (con un dece-
vorisce la vita dei microrganismi terri- spugliatore o un rasaerba) e al successi-
coli), alla dose di circa 2 kg per metro vo interramento del materiale vegetale
quadrato, da interrare a 20 cm di profon- a circa 10-15 cm di profondità tramite La pratica del sovescio è molto utile per mi-
dità al momento della lavorazione del una motozappa. Dopo l’interramento gliorare la fertilità del terreno e consente di
terreno, che va fatta prima di avviare la dell’erbaio occorre attendere almeno un ridurre fino al 50% l’apporto della sostanza
coltura. Se il terreno risulta sabbioso oc- mese-un mese e mezzo prima di colti- organica. Nella foto, un erbaio misto a 30
corre aumentare la dose a circa 2,3 kg, vare spinacio. La pratica del sovescio giorni dalla semina

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ORTO

attendere la crescita delle erbe infestati


(che in genere compaiono dopo una de-
cina di giorni) e poi eliminarle impie-
gando una zappetta o estirpandole ma-
nualmente. A questo punto si copre l’a-
iola con il telo pacciamante e si procede
alla semina o al trapianto dell’ortaggio.
Qualora non si impieghi la paccia-
matura, per evitare che le erbe infestan-
ti soffochino le giovani piantine di spi-
nacio, occorre intervenire tempestiva-
mente con una leggera zappatura nei
primi stadi di crescita delle piantine.

LE DISTANZE D’IMPIANTO
L’utilizzo della pacciamatura è molto importante per contenere la crescita delle erbe
Indipendentemente dalla varietà col- infestanti e per mantenere più pulito il prodotto. Per questo si consiglia
tivata, le distanze d’impianto devono di pacciamare le aiole con teli plastici o biodegradabili
essere pari a 15-20 cm, sia tra le file che
sulla fila.
Se si vuole coltivare/raccogliere spi- eliminate possono essere ripiantate e
nacino (si veda il capitolo della raccol- coltivate come spinacino, mentre dalle
ta), le distanze d’impianto risultano più restanti si raccoglierà spinacio comune.
ridotte, cioè pari a 10-15 cm sia tra le fi-
le che sulla fila. VA IRRIGATO
Per consentire alle piante di svilup- CON ATTENZIONE
parsi agevolmente, e anche di eseguire
comodamente le operazioni colturali, si Come precedentemente detto, lo spi-
consiglia di mettere a dimora le pianti- nacio è molto sensibile ai ristagni d’ac-
ne in modo alternato rispetto a quelle qua, occorre quindi prestare molta at-
della fila accanto. tenzione alle irrigazioni, che devono so-
Se si vuole seminare direttamente in lo inumidire il terreno, non inzupparlo
pieno campo (o sotto tunnel), il sistema d’acqua. Si consiglia di impiegare ma-
più razionale è quello a righe distanti 20- nichette forate in materiale plastico, che
30 cm tra loro, interrando il seme per consentono un cospicuo risparmio idri-
circa 1 cm. Dopo 7-10 giorni dalla semi- Pianta di spinacio «soffocata» da erbe infe- co. Inoltre, utilizzando questo sistema
na si esegue il diradamento delle pianti- stanti, in particolare da Chenopodium al- non si bagnano le foglie, che in questo
ne, lasciandone una ogni 2-3 cm; quelle bum, conosciuto come farinaccio modo risultano meno soggette a malat-
tie fungine come la peronospora. Si
consiglia sempre di irrigare alla mattina
presto o alla sera, per evitare perdite
d’acqua per evaporazione.

COME E QUANDO
RACCOGLIERLO
Lo spinacio può essere raccolto in
due modalità, che danno origine a pro-
dotti differenti: lo spinacio comune e lo
spinacino.
Lo spinacio comune viene raccolto
una sola volta, quando le foglie hanno
raggiunto il loro massimo sviluppo (cioè
quando le piante sono alte 10‑15 cm, a
seconda della varietà), tagliando le fo-
glie a circa 2 cm dal colletto.
A sinistra. Semina a righe in pieno campo, dove bisogna prestare molta attenzione Nel caso dello spinacino, invece, si
allo sviluppo delle erbe infestanti. A destra. Trapianto su aiola pacciamata inizia la raccolta dopo circa un mese dal

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ORTO

trapianto, quando le foglie sono alte 6-7 lastro di ogni coltivazione per ottenere
cm, tagliandole a 2 cm da terra. Si ese- raccolti di qualità. Molta attenzione
guono circa quattro tagli, a una ventina viene posta all’impiego di determinate
di giorni l’uno dall’altro. varietà (come ad esempio quelle indica-
In genere lo spinacio si mangia cotto te in questo articolo) e all’utilizzo di se-
(lessato o stufato), mentre lo spinacino si menti sane e certificate bio. Occorre poi
consuma crudo, in insalata. adottare rotazioni colturali ampie (al-
meno tre anni) e allontanare e distrug-
LA ROTAZIONE MANTIENE gere i residui colturali infetti.
FERTILE IL TERRENO Tra le malattie più temute che pos-
E CONTIENE LE AVVERSITÀ sono colpire lo spinacio vi è la perono-
spora (Peronospora farinosa), che è
La coltivazione dello spinacio può favorita da frequenti piogge e nebbie
presentare alcune criticità (crescita persistenti. Tra i parassiti animali si se-
stentata delle piantine, ingiallimento gnala il ragnetto (Tyrophagus similis),
delle foglie, morte prematura delle piccolo acaro che punge la foglia sco-
piantine, ecc.), che riducono la resa e la lorendola. Per contrastarlo si ricorre a
qualità del prodotto, spesso demotivan- trattamenti con olio bianco-80 (bio),
do l’orticoltore hobbista. Piante di spinacino a circa un mese attenendosi alle dosi e alle modalità
Per questo motivo occorre conoscere dal trapianto, in prossimità del primo taglio indicate in etichetta, che agisce «soffo-
a fondo le esigenze di questo ortaggio, candolo».
ma anche adottare alcune pratiche coltu- Ricordiamo che anche le lumache e
rali, come per esempio la rotazione. spinacio dopo ortaggi abbondantemen- le limacce creano problemi, ma si pos-
Con questa pratica si sospende la te letamati, come melanzana, pomodo- sono arginare con una strategia molto
coltivazione dello spinacio (e di ortaggi ro e zucchino. impiegata nel sistema biologico, che
appartenenti alla stessa famiglia botani- Una buona rotazione prevede per- consiste nell’interrare a livello del suo-
ca, come per esempio bietola da coste, tanto la coltivazione dei seguenti ortag- lo bicchieri riempiti a metà di birra, be-
erbette, barbabietola, ecc.) nella stessa gi: melanzana, pomodoro e zucchino/ vanda che funziona come trappola.
aiola per almeno tre anni consecutivi, spinacio/pisello, fava e fagiolo.
per evitare l’impoverimento del terreno Lidia Morellato
ma soprattutto per contenere prolifera- LE PRINCIPALI AVVERSITÀ Giornalista
zione delle più comuni avversità che CHE POSSONO COLPIRE
possono colpire questo ortaggio. LO SPINACIO Si ringraziano per la collaborazione l’a-
È inoltre opportuno far seguire allo zienda biologica Zenti Luigi, la Cooperati-
spinacio colture rigeneratrici, come per In agricoltura biologica la preven- va biologica Cà Magre di Isola della Scala
esempio pisello, fava e fagiolo, e risul- zione nei confronti delle avversità, sia (Verona) e il vivaista Giancarlo Mirandola
ta poi favorevole la coltivazione dello di origine fungina che animale, è il pi- di Bovolone (Verona).

A sinistra. Spinacio sofferente con foglie ingiallite a causa di ristagno d’acqua.


A destra. Pianta attaccata da ragnetto rosso (Tyrophagus similis)

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PICCOLI ALLEVAMENTI

Consigli per un’apicoltura di tutela


e qualità nel piccolo apiario
L’ape mellifera è oggi minacciata di estinzione e la sua tutela passa anche
attraverso una diffusione più capillare del suo allevamento sul territorio. Può
essere il ruolo svolto dagli appassionati che si dedicano alla cura di poche arnie

 D gelo Garbini, membri della So-


on Giovanni Bednarovits e An-

cietà d’Apicoltura Veronese, nel testo


L’Abicì dell’Apicoltore Veronese, edito
nel 1871, alla domanda su che cosa
s’intendesse per apicoltura rispondeva-
no che era «l’arte di coltivare le api col
massimo vantaggio».
Quella a cui si riferivano era ed è la
stessa arte – fatta di tecnica e accorgi-
menti, ma anche di molta sensibilità e
capacità di osservazione – che occorre
conoscere pure oggi per ben operare co-
me «allevatori» che hanno a che fare
con un essere vivente molto particolare.
In proposito Giorgio Celli (grande en-
tomologo ed etologo, 1935-2011) negli
anni Ottanta scriveva: «… resta ancora
valida la dichiarazione di Plinio il Vec-
chio, nella sua Naturalis historia, che
l’ape non sia un animale domestico e Piccolo apiario costituito da poche arnie
neppure selvatico, ma qualcosa di inter-
medio, una creatura capace di contrarre
dei rapporti con noi senza perdere la ESISTONO ANCORA IMPORTANZA
propria libertà, o restando sempre in API SELVATICHE? DELLA PICCOLA
condizioni di riprendersela». APICOLTURA
Oggi solamente le colonie di api alle-
L’APICOLTORE vate (Apis mellifera), e quindi sottoposte Per queste ragioni una maggiore at-
È ANCHE UN CUSTODE al controllo degli apicoltori, sopravvivo- tenzione nei confronti dell’ape è oggi
no, mentre sono praticamente sparite (al- improcrastinabile.
Possiamo affermare che l’allevatore meno in Europa) le api selvatiche. Questo Un aspetto non ancora considerato
delle api (l’apicoltore) che intende rea- fenomeno ha portato alla quasi totale in maniera appropriata è quello relativo
lizzare un’apicoltura di qualità è anche scomparsa degli alveari in natura, con al ruolo dell’ape mellifera per il mante-
un custode: assiste, accudisce, accom- grave perdita del patrimonio genetico e nimento degli equilibri naturali, ruolo
pagna, coltiva la «comunità» delle api gravi ripercussioni sul servizio di impol- che risulterebbe tanto più efficace quan-
presente nel suo apiario. Le aiuta con linazione della flora spontanea e coltivata. to più l’allevamento dell’ape fosse dif-
interventi appropriati di tecnica apistica Ma anche l’ape allevata non sta fuso sul territorio.
ad alleviare i danni provocati dalle cala- passando un buon momento. Già nel Come ha anche affermato il profes-
mità e dalle patologie, andando incon- 2014 l’Unione internazionale per la sor Paolo Fontana, della Fondazione
tro alle loro esigenze di nutrizione con conservazione della natura (Iucn) ha Edmund Mach di San Michele All’Adi-
l’impianto o la semina di piante utili per constatato che pure questa è minacciata ge (Trento), dal punto di vista ecologi-
la raccolta di nettare, polline, propoli, di estinzione, in primo luogo per l’azio- co è molto più efficace una rete diffusa
offrendo loro fonti d’acqua non inqui- ne dell’acaro varroa, ma anche per si- di piccoli gruppi di alveari (con distan-
nata per il necessario approvvigiona- tuazioni ambientali come la perdita di ze di 1-2 km) piuttosto che assembra-
mento idrico delle colonie e la crescita habitat idonei e l’uso massiccio degli menti in apiari più numerosi, adatti pre-
delle famiglie. antiparassitari in agricoltura. valentemente ai fini produttivi.

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PICCOLI ALLEVAMENTI

Foto: Richard Bartz/Wikimedia Commons


In quest’ottica, World Biodiversity
Association onlus, Fondazione Edmund
Mach e Bioapi (Centro culturale di api-
coltura biologica e naturale) hanno rea-
lizzato un progetto che è stato denomi-
nato «Api per la biodiversità» consulta-
bile sul sito Internet www.wba-project.
com/Progetto-api-per-la-biodiversita

API ITALIANE
1 2 3
Le razze di api presenti nel nostro
territorio sono le seguenti. Le api italiane: 1-Apis mellifera ligustica spinola; 2-Apis mellifera ligustica sicula;
•    Apis mellifera ligustica spinola, l’a- 3-Apis mellifera carnica
pe italiana per eccellenza, la più diffu-
sa, tra le migliori al mondo per dome-
sticità, mansuetudine, produttività
(grande è la capacità di ovodeposizione Le piante di interesse apistico
della regina).
•    Apis mellifera ligustica sicula, nera, Nel raggruppare le diverse specie vegetali di interesse apistico sulla base della fa-
un po’ più aggressiva, presente e alleva- miglia di appartenenza, si nota come quelle più rappresentate sono le Labiate (ro-
ta solo in Sicilia. smarino, salvia, timo, lavanda, ecc.), le Leguminose (robinia, erba medica, trifogli,
•    Apis mellifera carnica, scura, presen- ecc.), le Rosacee (ciliegio, melo, rovo, ecc.) e le Composite (tarassaco, girasole,
te e allevata solo nelle zone alpine al cardo, ecc.).
confine con l’Austria e la Slovenia. Va tuttavia tenuto presente che alcune famiglie botaniche, pur possedendo un nu-
mero limitato di specie visitate dalle api, rivestono comunque una considerevole im-
portanza apistica ai fini della produzione di miele e/o polline. Tra queste ricordiamo
CONSIGLI
PER L’ALLEVAMENTO le Tiliacee (tiglio), le Ericacee (corbezzolo, erica, rododendro), le Rutacee (arancio,
limone), le Mirtacee (eucalipto), le Fagacee (castagno), ecc.
Per cominciare. Il momento ideale per Per quanto riguarda le specie arboree, è preferibile mettere a dimora tre-quattro o
iniziare l’allevamento delle api è la pri- più specie con periodi di fioritura diversi, in grado cioè di garantire alle api una suc-
mavera, la stagione del risveglio. cessione di epoche di bottinatura (come acero, ciliegio, eucalipto, robinia, tiglio).
Il percorso che porta alla realizza- Fra le numerose specie erbacee utilizzabili, particolarmente interessante risulta la
zione di un apiario familiare deve però facelia, una crucifera che fiorisce circa 45-50 giorni dopo la semina. (Redazione)
cominciare con un lavoro di indagine
sul territorio, per valutarne l’idoneità e
individuare il luogo ideale dove collo-
care le arnie.
Molto utile, per non dire necessa-
rio, è partecipare a qualche corso
di apicoltura per principianti rivol-
gendosi alla locale Associazione api-
coltori, spesso presente a livello provin-
ciale, rintracciabile in rete o contattan-
do qualche allevatore della zona.

Il luogo ideale. L’analisi del territorio


è fondamentale. Il luogo prescelto de-
ve essere ricco di erbe e piante, anche
legnose, utili alle api, in quanto fonti di
polline, nettare e propoli. Per questo,
prima di intraprendere l’attività di api-
coltura è necessario valutare la vegeta-
zione del territorio annotando in un ca-
lendario i periodi di fioritura di ogni Nocciòlo ed edera forniscono cibo alle api, rispettivamente,
specie e osservare i momenti in cui le all’inizio e alla fine della stagione apistica
api frequentano i fiori.

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PICCOLI ALLEVAMENTI

In questo modo si individuano i perio-


di della stagione in cui vi sono molte fon-
ti di cibo per le api e quelli in cui vi è in-
vece carenza ed è necessario progettare e
realizzare semine o impianti di essenze
che fioriscono proprio in questi periodi.
Qui ricordiamo che nocciòlo ed ede-
ra, per esempio, forniscono cibo alle
api, rispettivamente, all’inizio e alla fi-
ne della stagione apistica, momenti cri-
tici in cui le fioriture utili in generale
sono minori (si veda anche quanto pre-
cisato nel riquadro di pag. 47).
Il luogo ideale dove collocare l’apia-
rio dev’essere inoltre soleggiato o a
mezz’ombra e, soprattutto, asciutto.
Importante, poi, è predisporre per le api Il luogo prescelto per collocare l’apiario Importante è predisporre per le api delle
delle fonti di acqua pulita (attraverso gli deve essere ricco di erbe e piante, fonti di acqua pulita (attraverso gli abbeve-
abbeveratoi del commercio o autoco- anche legnose, utili alle api, in quanto fonti ratoi del commercio o autocostruiti)
struiti), onde evitare avvelenamenti a di polline, nettare e propoli
causa di acqua inquinata.
valutata attentamente a mano a mano tante cose anche all’apicoltore più
Conviene iniziare con due-tre alvea- che si acquisisce l’esperienza necessa- esperto. Se si avrà in mente questo pen-
ri al massimo. Consigliamo di partire ria per la conduzione di un apiario. siero, coniugato con la curiosità e lo
con pochi alveari. Due-tre è il numero stupore della prima volta, l’apicoltura
ottimale per iniziare l’allevamento, in ALTRE NOTE sarà sempre ricca di soddisfazioni.
quanto permette di applicare le prime DI TECNICA APISTICA
tecniche di apicoltura, come per esem- Mantenere le api tranquille. Durante
pio lo scambio di telaini fra arnie, per Premettiamo che nel supplemento «i le visite agli alveari si possono adottare
pareggiarne le forze, o l’introduzione di Lavori» stagionali è dedicata, ogni tri- alcuni accorgimenti frutto di esperienza
un telaino di covata nella colonia che mestre, una pagina alla conduzione di che si sono rivelati assai efficaci per
per vari motivi risultasse orfana (priva un piccolo apiario, nella quale vengono mantenere le api tranquille.
di regina), per permettere l’allevamento fornite, sia pure in modo telegrafico, •    Impiego di uno spruzzino con suc-
di una nuova ape regina. tutte le note pratiche e i lavori che ri- co di limone e oli essenziali. Durante
L’aumento del numero di alveari nel guardano la stagione in corso. le visite è possibile eliminare gradual-
corso degli anni è una scelta che andrà Qui di seguito forniamo alcune note mente l’uso dell’affumicatore (le sbuf-
di tecnica apistica che riteniamo impor-
tante valutare fin dal principio, utili so-
prattutto per chi già possiede un picco-
lo apiario e intende perfezionarsi nella
conoscenza della miglior forma di con-
duzione, in base anche alle nuove cono-
scenze maturate sul campo.

Visite agli alveari. Nella conduzione di


un apiario, le visite agli alveari sono il
primo esercizio che viene chiesto per
diventare apicoltori. Sono queste il mo-
mento in cui davvero si comincia a la-
vorare gomito a gomito con le api. Ogni
volta che si apre un alveare, anche dopo
molti anni di apicoltura, quando si pen-
sa di essere arrivati a chissà quali livel-
li di conoscenza, bisogna pensare che è
come si stesse per entrare in una città
Le visite agli alveari sono il momento in cui governata da un popolo intelligente (il
davvero si comincia a lavorare gomito a popolo delle api), che ha una sua «civil- Foglio cereo preparato in casa utilizzando
gomito con le api tà», una sua «cultura» e può insegnare la cera proveniente dai propri alveari

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PICCOLI ALLEVAMENTI

Durante le visite è possibile eliminare gradualmente l’uso dell’affumicatore, utilizzando A livello di piccolo apiario familiare occorre
uno spruzzino carico di acqua con l’aggiunta di un po’ di succo di limone e oli essenzia- rivalutare la produzione delle celle reali na-
li (timo, eucalipto, lavanda) turali nel periodo della sciamatura

fate di fumo sono usate tradizionalmen- Celle reali naturali. Soprattutto a livel-
te per ammansire le api), utilizzando lo di piccolo apiario familiare, occorre
uno spruzzino della capacità di 1-1,5 li- rivalutare la produzione delle celle rea-
tri carico di acqua con l’aggiunta di un li naturali nel periodo della sciamatura
po’ di succo di limone e oli essenziali (quando parte delle api di una colonia
(timo, eucalipto, lavanda: 10 gocce cia- escono in volo con la vecchia regina a
scuno). La soluzione, che ha lo stesso formare un altro nucleo), evento natura-
effetto del fumo, viene spruzzata fine- le che va accolto positivamente.
mente sulle api nel momento in cui si Ogni apicoltore dovrebbe imparare a
solleva il coprifavo. produrre in proprio regine locali
•    Impiego di un telo come coprifavo. adatte al proprio territorio, riducendo al
Per ridurre il disturbo alla colonia d’api minimo la dipendenza da fornitori fuo-
durante la visita, e quindi ridurne l’ag- ri zona. Infatti è risaputo che malattie
gressività, è bene adottare un telo per particolarmente gravi (per esempio la
tenere coperti i telaini occupati dalla Allevare da sé le api regine rappresenta una peste americana) possono essere me-
colonia, scoprendoli gradualmente man buona opportunità per selezionare e molti- glio controllate se gli alveari sono di
mano che si procede con la visita di plicare quelle che hanno trasmesso buone propria produzione.
controllo. In questo modo la colonia è caratteristiche alle colonie Allevare da sé le api regine è un mo-
protetta dagli sbalzi termici e rimane tivo di gratificazione e, soprattutto, rap-
più calma durante la visita, a tutto van- presenta una buona opportunità per sele-
taggio del lavoro che si deve fare. Va che sono poco gradite alle api. zionare e moltiplicare quelle che hanno
bene un telo qualsiasi, per esempio un Nonostante il lavoro un po’ impe- trasmesso buone caratteristiche alle co-
vecchio canovaccio o una federa di cu- gnativo, vale pertanto la pena di prepa- lonie (produttività, mansuetudine, scarsa
scino dismessa. rarsi in azienda i fogli cerei, almeno per propensione al saccheggio, ecc.) e che
il ricambio dei favi del nido, in quanto hanno dimostrato di possedere un buon
Farsi in casa i fogli cerei. Per ridurre ciò consente di ottenere una resa supe- adattamento all’ambiente in cui si opera.
la dipendenza dall’esterno, ci si può do- riore dalle colonie.
tare di uno stampo per preparare in ca- Uno stampo per fogli cerei ideale è Alessandro Pistoia
sa i fogli cerei utilizzando la cera pro- quello raffreddato ad aria. Questa tipo- Perito agrario, apicoltore ed etologo
veniente dai propri alveari. I fogli cerei logia di stampo presuppone l’impiego
preparati dallo stesso apicoltore hanno di un piccolo compressore per soffiare
la caratteristica di essere formati di so- aria durante il processo di produzione
la cera d’api, senza aggiunta di altre del foglio cereo e presenta il vantaggio
«cere» (ricordiamo, per esempio, le ce- della rapida preparazione dei fogli cerei
re vegetali, i grassi animali, la paraffina, che, con l’impiego di una pistola ad aria
ecc.) che a volte si possono riscontrare compressa, si possono estrarre senza
nei prodotti presenti in commercio e toccarli.

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