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PARTE 8 - SUCCESSIONI PER CAUSA DI MORTE

- Principi e limiti

La parola “successione” descrive il subentro di un soggetto (successore o avente


causa) a un altro (autore o dante causa) in una o più situazioni giuridiche. Tale
vicenda di modificazione soggettiva può essere: attiva o passiva (a seconda se si
modifica la situazione vantaggio/svantaggio).

- La successione tra vivi: vicenda di modificazione soggettiva che ha fonte in un


atto tra vivi ed è sempre a titolo particolare

- La successione a causa di morte: descrive il fenomeno della successione


connesso alla morte di una determinata persona (de cuius). Essa può essere:

a titolo particolare = il successore subentra in una determinata situazione


(legatario)

a titolo universale = subentra nell’universalità (erede)

fondamento della successione mortis causa: esigenze di carattere


politico/sociale/economico, quelle di evitare che situazioni giuridiche patrimoniali
divengano all’improvviso prive di titolare, con conseguenze negative anche sul piano
non patrimoniale.

La disciplina delle conseguenze legate alla morte è rimessa alle scelte discrezionali
del legislatore.

tuttavia vi sono limiti a tale discrezionalità nell’art 42: la legge stabilisce i limiti della
successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sull’eredità.

Pertanto:

- Il legislatore ha discrezionalità nel definire i contenuti della disciplina

- Ma non può escludere la successione legittima o testamentaria

<una legge che eliminasse ciò sarebbe incostituzionale>

Funzione sociale del diritto successorio: garantire la continuazione nel successibile


delle situazioni giuridiche del defunto, dall’esigenza di realizzare la solidarietà (con
particolare riferimento a quella familiare). Si riconosce altresì facoltà al soggetto di
disporre dei suoi beni.
Storicamente il diritto delle successioni a causa di morte era stato letto
prevalentemente deputato a tutelare gli interessi familiari, sacrificando la libertà di
disporre. Tale tendenza non può essere condivisa in quanto non può essere
svalutato il diritto della persona di disporre delle proprie sostanze per il tempo nel
quale avrà cessato di vivere.

S’impone una reinterpretazione della disciplina ereditaria: individuano soluzioni che


bilancino l’interesse familiare con la libertà di disporre.

- In mancanza di volontà del defunto, il patrimonio ereditario è destinato alla


famiglia (in senso lato)

- In presenza di una sua volontà bisogna individuare una soluzione che bilanci
l’interesse dei familiari con l’interesse del de cuius nel suo atto di ultima
volontà ( strumento di realizzazione della persona)

Nel sistema ordina mentale vigente sono previsti i diritti dello Stato sull’eredità: lo
Stato succede al de cuius quale erede e può essere successore in virtù di disposizioni
testamentarie.

Per comprendere l’oggetto della successione dobbiamo far riferimento al


mutamento del concetto di successione nel tempo:

I. Codice 1942; la successione realizzava la mera successione nei rapporti


giuridici di natura patrimoniale.

II. Con il modificarsi della tavola dei valori e il fenomeno della


depatrimonializzazione del diritto civile; le situazioni patrimoniali continuano
a conservare una grande importanza ma non possono esaurire il concetto di
successione mortis causa. La centralità della persona umana impone di
attribuire rilevanza significativa alle situazioni esistenziali e di considerarle
sovraordinate rispetto a quelle patrimoniali.

Ne consegue che oggetto della successione mortis causa sono, in generale,


tutte le situazioni giuridiche (esistenziali e patrimoniali) che non si estinguono
con la morte del loro titolare

< l’intrasmissibilità infatti costituisce un’eccezione che si giustifica dall’estinzione


della situazione a causa della morte del titolare>

Non si trasmettono a causa di morte:


1. Diritti della personalità, rapporti e stati familiari

2. Situazioni reali di godimento legate alla vita del titolare (uso, abitazione e
usufrutto)

3. Il diritto agli alimento e obbligo che ne consegue

4. Assegni periodici vitalizi

5. Rendita vitalizia

6. Sanzioni pecuniarie

7. Rapporti intuitu personae

Diversamente possono essere trasmessi gli atti precontrattuali irrevocabili e quelli


compiuti dall’imprenditore nell’esercizio dell’impresa

- Successione per testamento e per legge, a titolo universale e a titolo


particolare

La successione mortis causa ha la sua fonte:

- Nella legge = successione legittima

- Nel testamento = successione testamentaria

Il rapporto tra successione legittima e testamentaria non è necessariamente


alternativo.

ART. 457 : non si può dar luogo alla successione legittima se non manchi in tutto in
in parte la successione testamentaria. <Quindi la successione legittima è
suppletiva>

Qualora il de cuius si limitasse con il testamento a istituire un erede nella metà del
proprio patrimonio, la successione sarebbe, in parte regolata dal testamento e in
parte dalla legge (gli eredi sarebbero per parte del patrimonio individuati dal
testamento e per parte dalla legge).

Tuttavia il concorso tra legittima e testamentaria dipende anche dall’istituzione di


eredi:

- nell’universalità del patrimonio (in questo caso non si da luogo alla


successione legittima)
- o in una quota inferiore all’unità ( si da luogo per la restante parte alla
successione legittima)

testamento:

- atto mortis causa con il quale la persona può regolare tutti i propri interessi
post mortem e di disporre del patrimonio, in tutto o in parte, per il tempo
successivo alla sua morte.

- Strumento di realizzazione della sua personalità e di disposizione di situazioni


giuridiche nel rispetto della successione necessaria

- Trova i suoi fondamenti nell’art 2-41-42 e inoltre 3-29-30 (in quanto regola sia
situazioni esistenziali che patrimoniali)

La persona non è obbligata a fare testamento, né qualora lo determini a istituire


eredi nell’universalità del patrimonio.

La legge detta la disciplina della successione legittima, individuando gli eredi


secondo criteri che in prevalenza si fondano su rapporti familiari. Sono successibili
legittimi: il coniuge, unito civilmente, figli, discendenti, in mancanza (secondo un
criterio di prossimità di grado) i parenti fino al sesto grado e infine lo Stato.

Tale assetto ha subito modifiche a seguito della riforma sulla filiazione in quanto:

- prima della riforma vigeva il principio di relatività del riconoscimento (il figlio
naturali aveva diritto a succedere al genitore ma non ai familiari di
quest’ultimo.

- dopo la riforma: il riconoscimento del figlio produce i suoi effetti anche nei
confronti dei parenti del genitore, dando vita ad un rapporto di parentela
giuridicamente rilevante con conseguenze sul piano successorio.

Ad oggi si considera ammissibile:

o successione tra fratelli/sorelle (a prescindere se nati fuori o dentro il


matrimonio)

o successione dell’ascendente al discendente nato fuori del matrimonio

la successione può essere:

 a titolo universale; il successore subentra nell’universalità (erede)


può avere fonte nel testamento o nella legge quando l’erede sia individuato
secondo le norme sulla successione legittima

 a titolo particolare; il successore subentra in un determinato rapporto


giuridico (legatario)

può avere fonte nel testamento oppure nella legge qualora sia quest’ultima a
disporre un legato.

Con riferimento al testamento è importante stabilire se una disposizione sia a titolo


universale o particolare.

Il problema si pone quando il testatore stabilisce che il nominato gli succeda in un


determinato rapporto. Prima di affermare che quest’ultima disposizione è a titolo
particolare, il legislatore impone all’interprete di verificare se nonostante
l’indicazione di un bene determinato la disposizione testamentaria non possa
comunque attribuire a questo la qualità di erede.

Il criterio, quale regola dell’interpretazione del testamento lo ritroviamo all’art.588:


deve considerarsi a titolo universale una disposizione che comprenda l’universalità
dei beni del defunto o una sua quota mentre tutte le altre disposizioni sono a titolo
particolare.

Per stabilire se una disposizione sia o meno a titolo universale:

Bisogna verificare se il testatore abbia inteso attribuire o no al beneficiario


l’universalità o una quota del suo patrimonio.

 sono certamente a titolo universale quelle disposizioni con le quali il testatore


attribuisce a un soggetto di lasciare tutto il suo patrimonio o una quota di esso

 tuttavia, l’indicazione di beni determinati o di un complesso di beni non


esclude che la disposizione sia a titolo universale quando risulta che il
testatore abbia inteso assegnare i beni come quota del patrimonio.

Ossia qualora dall’interpretazione del testamento si ricavi che il bene è


attribuito come rappresentativo di una frazione dell’intero asse, il relativo
assegnatario dovrà intendersi destinatario di una chiamata a titolo universale
Il lascito di un bene determinato o di un complesso di beni determinato( erede ex
certis rebus)quando qualificabile come disposizione a titolo universale, pone due
problemi:

A) verificare quale sia la quota nella quale l’istituito è chiamato a succedere;

la misura della quota riconosciuta al successore può determinarsi soltanto a


posteriori, in base al rapporto tra la res certa col tutto:

- se il tutto va calcolato in riferimento ai beni esistenti al tempo di confezione


del testamento (soluzione preferita)

- oppure al momento dell’apertura della successione

B) qualora non siano stati disposti tutti i beni dal de cuius, determinarne la sorte

i beni che non siano stati ricompresi di specifica attribuzione saranno ripartiti
in proporzione alle rispettive quote di eredità.

Qualità di erede: concerne l’intero asse ereditario o una quota di esso, si estende ai
rapporti facenti capo al de cuius, compresi quelli dei queli questi non fosse a
conoscenza e comporta responsabilità illimitata dell’erede (salva accettazione con
beneficio d’inventario) per le situazioni giuridiche passive e i pesi ereditari. Si ha
successione a titolo universale anche allorquando il testatore abbia inteso, in tal
maniera, conferire una quota dell’asse con l’istituzione di un erede ex certis rebus

Disciplina del legato: la successione a titolo particolare comprende solo ciò che è
espressamente attribuito a titolo di legato e si differenzia per quanto attiene alla
responsabilità del legatario, all’acquisto e alla trasmissione del possesso nonché per
l’insensibilità alle sopravvivenze attive e passive

- successioni anomale

si ha successione anomala allorchè le regole della successione sfuggono ai


meccanismi ordinari allo scopo di realizzare particolari interessi. Essa può realizzarsi
sul profilo:

o dell’oggetto; anomalia rispetto alla circostanza che i beni sono indivisibile


nell’interesse della produzione
o del soggetto; i beneficiari sono individuati dalle varie norme non soltanto tra i
chiamati all’eredità dal de cuius ma anche tra gli affini (qualora siano
conviventi abituali o viventi a carico del defunto)

- divieto dei patti successori

art 458: vieta i patti commissori, ossia vieta che un soggetto possa disporre della
propria successione o di diritti spettanti su una successione non ancora aperta. Si
proibisce: la stipulazione di patti istitutivi, rinunziativi e dispositivi.

Patto istitutivo: contratto con il quale un soggetto nomina altri proprio erede o
legatario, nonché l’accordo o la promessa unilaterale con i quali un soggetti si
obbliga a istituire altri proprio erede o legatario.

Nell’ultima ipotesi è dubbia la validità dell’eventuale testamento conforme al patto


istitutivo. Affinché venga accertata l’invalidità è necessaria la prova che il testatore
non avrebbe confezionato quella disposizione in assenza del patto o della promessa
assunta.

I patti successori = patti tra vivi, producono il loro effetto sin dal momento del loro
compimento

Ipotesi sul fondamento del divieto:

 i patti istitutivi

è probabile che risieda nella volontà di voler affidare le decisioni sulla istituzione di
erede o di legato alla sacralità e all’intimità del testamento, evitando pericolosi
condizionamenti del de cuius ( preservando la sua volontà esclusiva)

il divieto del patto successorio deve essere limitato al solo patto successorio
istitutivo- attributivo, ossia al patto con il quale il soggetto regolamenta
convenzionalmente interessi di carattere patrimoniale e ha ad oggetto diritti
spettanti sull’eredità.

Mentre, il patto successorio con il quale taluno dispone di diritti non patrimoniali
riguardanti interessi strettamente connessi alla persona, non può considerarsi nullo
se esso:

 Risponde ad un interesse meritevole di tutela


 E se la sua eventuale nullità compromette i suoi interessi o lo privi di
prerogative successorie

 Patti successori dispositivi

Esigenza di scongiurare la prodigalità rispetto ad atti di gratuità o liberalità relativi a


beni che non fanno ancora parte del patrimonio dell’autore oppure nell’esigenza di
rispettare, in costanza di un atto a titolo oneroso, l’altrui morte.

Infatti l’accordo tra potenziali eredi/legatari può minare il diritto del testatore di
disporre diversamente, ma soprattutto è atto contrario all’ordine pubblico e buon
costume.

 Patti successori rinunziativi

Il discorso è simile al precedente, l’ordinamento intende comunque impedire al


futuro successore di compiere atti avveduti dei quali potrebbe non intendere la
reale portata (anche in ragione della non titolarità e attualità dei diritti abdicati)

Figure controverse di patti successori sono:

 Donatio mortis causa

Consiste nella donazione revocabile nella quale la morte del disponente costituisce
la causa dell’attribuzione. È nullo, poiché configura un patto successorio istitutivo a
titolo gratuito.

Sono valide invece le donazioni (che a differenza delle precedenti dove la morte
aveva valenza causale) nelle quali la morte del donante assolve la funzione di
termine iniziale o di condizione sospensiva (poiché integrano una modalità di
adempimento dell’effetto nel negozio concluso)

 Clausole di continuazione della società di persone con gli eredi del socio
defunto

Sono valide se concepite come obbligo o facoltà

Sono nulle se concepite come clausole automatiche di successione, tale nullità


deriverebbe dall’illegittimità dell’imposizione della qualità di socio con
responsabilità illimitata (oltre al divieto dei patti)

 Mandato mortis causa e post mortem


mortis causa ( mandate effettua un’attribuzione patrimoniale mortis causa al
mandatario o terzi) e post mortem (si conferisce a taluno di trasmettere, dopo la
morte del mandante, beni di costui) sono nulli.

si discute se il patto di famiglia deroghi alla regola del divieto dei patti successori, in
quanto non riconducibile alle categorie precdenti.

B. PROCEDIMENTO SUCCESSORIO

- apertura della successione ed eredità giacente

La morte, evento naturale determinato dalla cessazione irreversibile di tutte le


funzioni dell’encefalo determina l’apertura della successione nel momento nel quale
si verifica e nel luogo dell’ultimo domicilio del defunto.

Ovvero con il passaggio in giudicato della sentenza dichiarativa di morte presunta.

Luogo: ha rilevanza ai fini della competenza territoriale, per individuare gli uffici
giudiziari competenti a fissare i termini, a imporre cauzioni o nominare gli esecutori
testamentari, a rilasciare autorizzazioni ed eseguire gli adempimenti pubblicitari.

La normativa UE, al fine di elidere il rischio di controversie in materia di successioni


disciplina in maniera uniforme le regole di diritto privato e processuale.

La legge regolatrice della successione, non è più quella nazionale del de cuius al
tempo della sua morte bensì quella dello Stato nel quale il de cuius aveva residenza
abituale al tempo della sua morte. Tuttavia, poiché il criterio della residenza abituale
è soddisfatto secondo una valutazione delle circostanze, qualora risulti che il
defunto al momento della morte aveva collegamenti più stretti con uno Stato
diverso, la successione sarà regolata alla disciplina dello Stato con il quale vi sono
più stretti collegamenti.

La persona può anche scegliere la legge regolatrice dello Stato ove abbia la
cittadinanza al tempo della scelta o al tempo della morte.

Il momento della morte ha rilievo altresì per molti altri aspetti.

Fasi del procedimento successorio:


apertura della successione possono verificarsi acquisto dell’eredità
nel momento nel quale si apre la successione e fino a quando il chiamato non l’abbia
accettata, si ha necessariamente la vacanza dell’eredità. Si caratterizza per
l’incertezza sull’acquisto a favore del chiamato: o perché non abbia ancora accettato
l’eredità o perché la vocazione medesima è condizionata, indiretta o differita.

Il legislatore: regola l’amministrazione del patrimonio ereditario ed evita il protrarsi


del periodo di incertezza. Egli preferisce che ad amministrare il patrimonio
ereditario sia il chiamato, la cui posiziona cambia a seconda se il chiamato sia o
meno nel possesso dei beni ereditari (il possesso indica semplicemente la
disponibilità materiale).

 Se il chiamato è nel possesso dei beni ereditari

Deve entro tre mesi dall’apertura della successione o dalla notizia della
devoluta eredità, fare l’inventario. Nel successivo termine di 40 giorni rendere
la dichiarazione di accettazione o rinunzia dell’eredità.

Se non fa tempestivamente l’inventario o non rende la dichiarazione, diventa


ex lege erede

 Se il chiamato non è nel possesso dei beni

Può decidere se accettare o rinunziare all’eredità nel termine di prescrizione


decennale

Poiché il tempo di vacanza dell’eredità potrebbe protrarsi a lungo, sono previsti ex


lege : meccanismi volti a ridurre il tempo d’incertezze sia meccanismi alternativi per
l’amministrazione del patrimonio.

In particolare, se è trascurata l’amministrazione del patrimonio ereditario, il


tribunale (su istanza di chi vi abbia interesse) può nominare un curatore dell’eredità
giacente il quale:

- deve fare l’inventario

- provvedere all’amministrazione

- previa autorizzazione del giudice può disporre il pagamento dei debiti


ereditari e dei legati.

La nomina del curatore priva il chiamato degli ordinari poteri di amministrazione.


Tuttavia anche dopo la nomina del curatore non è escluso che il chiamato possa
compiere in caso eccezionale e d’urgenza, al fine di evitare un danno all’eredità,
compiere personalmente una gestione di affari altrui, atti di amministrazione e
vigilanza

non appena il chiamato accetti l’eredità il curatore cessa la sua funzione e ha


l’obbligo di rendere conto all’erede dell’amministrazione fatta.

Actio interrogatoria: se il chiamato non è nel possesso dei beni ereditari, chiunque
abbia interesse può chiedere al giudice di fissare un termine entro il quale il
chiamato dichiari se accetta o rinunzia. Qualora il chiamato entro tale termine non
renda la dichiarazione perde il diritto di accettare.

- vocazione, delazione e acquisto

A) vocazione

consiste nella chiamata del successore effettuata col testamento o, in via


suppletiva, dalla legge. All’apertura della successione si verifica
necessariamente la vocazione, la quale determina in capo al designato il
diritto alla successione. (tra i vocati si distingue il chiamato di primo grado dai
chiamati di grado ulteriore in quanto soltanto il primo ha immediato diritto
alla successione. <effettiva chiamata del successore, con diritto di accettare>

B) delazione

è la effettiva attribuzione al primo vocato del diritto alla successione, avente


ad oggetto l’acquisto dell’eredità o del legato, ossia il diritto a succedere al de
cuius a titolo universale o particolare. <effetto della prima, l’effettiva messa a
disposizione dell’eredità>

Le due nozioni (vocazione e delazione): concettualmente distinte possono anche


non coincidere cronologicamente.

Ipotesi di chiamato sotto condizione sospensiva, la vocazione opera al momento


dell’apertura della successione, mentre la delazione soltanto al verificarsi della
condizione

All’apertura della successione, vocazione e delazione coincidono nel chiamato, cui


spettano il diritto di accettare l’ereditò o il diritto legato, nonché i poteri conservativi
mentre i chiamati ulteriori sono destinatari della sola vocazione.
Caso in cui vocazione e delazione sono cronologicamente coincidenti: esempio del
legato di specie

Questo ha per oggetto un bene determinato appartenente al testatore al momento


della redazione del testamento, che ininterrottamente resta nel possesso del
testatore fino alla sua morte e che è acquistato dal legatario a titolo particolare
all’apertura della successione.

C) Acquisto dell’eredità e del legato: l’efficacia retroattiva o istantanea


dell’acquisto fa subentrare il successore al defunto senza che si verifichi la
mancanza della titolarità dei beni

- capacità di succedere e indegnità

la capacità di succedere, quale espressione della capacità giuridica generale, è


eccezionalmente assicurata anche in favore di:

- soggetti che al momento della successione non siano ancora nati, ma


concepiti o presunti tali

- per la successione testamentaria, anche in favore di chi non sia ancora


concepito se figlio di una persona vivente alla morte del testatore

Occorre altresì che il successore non sia a sua volta morto altrimenti subentrano i
suoi discendenti in linea retta. La necessità della sopravvivenza del successore al de
cuius esclude la successione anche nelle ipotesi di commemorienza e di scomparsa
del chiamato.

Le persone fisiche sono generalmente capaci di succedere per legge o per


testamento.

Le persone giuridiche:

- possono essere chiamato soltanto ex testamento.

- L’accettazione dell’eredità (fondazioni ed enti non riconosciuti, eccezione per


le società) deve avvenire con beneficio d’inventario

Non esistono ipotesi di incapacità assoluta a succedere; tuttavia il legislatore


individua specifiche incapacità a succedere, giustificate dalla particolare posizione
nella quale si trova il soggetto incapace rispetto al de cuius.
Incapacità a succedere ≠ dall’indegnità

indegnità: non impedisce ab origine la chiamata all’eredità, ma determina la


successiva esclusione dalla successione di chi abbia posto in essere comportamenti
contro la persona o il patrimonio del de cuius o dei suoi stretti congiunti o contro il
testamento o la libertà testamentaria del de cuius.

tali comportamenti = accertati con sentenza passata in giudicato prima che sia
prescritta l’azione volta a far valere l’indegnità.l’esclusione è decisa con sentenza
costitutiva.

Sono sospesi dalla successione:

- coniuge/unito civilmente indagati per omicidio volontario o tentato verso


l’altro coniuge o l’unito – verso uno e entrambi genitori o fratello sorella, fino
a sentenza definitiva di proscioglimento

l’indegnità è strettamente personale, opera relativamente a quel de cuius e quel


determinato successore e ha efficacia retroattiva. L’indegno, considerato possessore
in mala fede, deve consegnare i frutti maturati dopo l’apertura della successione.

L’indegno è ammesso a succedere quando : il de cuius lo ha espressamente abilitato


con testamento o con atto pubblico inter vivos. (riabilitazione totale). È possibile che
il testatore, conoscendo l’indegnità, ammetta questo a succedere nei limiti della
disposizione testamentaria (parziale).

Diversa dall’indegnità è la diseredazione.

Diseredazione: clausola con la quale il testatore esclude dalla successione un erede.


Essa era considerata inammissibile qualora escludesse un erede legittimario e
ammissibile rispetto a un erede legittimo non legittimario.

Attualmente in giurisprudenza si ammette la possibilità di escludere un erede


legittimo non legittimario. Nonostante l’inammissibilità di diseredare un legittimario
c’è chi sostiene che tale disposizione non è invalida ma semplicemente soggetta ad
azione di riduzione. Significativo:

art 448: stabilisce che il figlio può escludere dalla successione il genitore che si è
reso responsabile di fatti che non integrano ipotesi di indegnità, pregiudizievoli nei
suoi confronti <questa schiude l’ingresso alla diseredazione di un legittimario>
- Rappresentazione

La rappresentazione è uno degli istituti che regolano la devoluzione dell’eredità


nelle ipotesi in cui fallisca la delazione del primo chiamato.

Qualora il delato non possa o non voglia accettare l’eredità, l’ordinamento stabilisce
che a costui subentrano i suoi discendenti (rappresentanti).

I rappresentanti succedono iure proprio, la loro delazione è indiretta e ha lo stesso


oggetto della successione originariamente offerta al rappresentato purchè non si
tratti, nella successione testamentaria, di legato di usufrutto o di altro diritto d
natura personale.

Presupposto: occorre che tra il de cuius e il rappresentato esista uno stretto


rapporto di parentela. (questo deve essere figlio o fratello). Il rappresentante deve
avere capacità di succedere. Il rappresentante succede al de cuius nello stesso
grado nel quale si trova il rappresentato.

Oltre la rappresentazione, regolano la devoluzione dell’eredità qualora fallisca la


delazione del primo chiamato anche:

- Sostituzione; la quale prevale sulla rappresentazione e sull’accrescimento

- Accrescimento;

se nessuno dei meccanismi citati conduce all’acquisto dell’eredità, si apre la


successione legittima.

- Diritto di accettare l’eredità

Il diritto d accettare l’eredità spetta al chiamato-delato e può essere esercitato:

o In negativo: con la rinunzia

o In positivo: con l’accettazione

Se il chiamato muore dopo l’esercizio del diritto, chi subentra nella titolarità del suo
patrimonio rinviene in esso le situazioni conseguenti all’esercizio del diritto stesso.

Se il delato non volesse accettare o non potesse farlo, ricorrendone i presupposti, si


verifica la rappresentazione a favore dei suoi discendenti in linea retta.
Se il delato, senza aver accettato o rinunziato, muore dopo l’apertura della
successione:

- Se non ha il potere di accettare non possono operare i meccanismi di


devoluzione (rappresentazione, accrescimento, sostituzione ecc.).

- Se invece ha il potere di accettare, il suo diritto di accettare/rinunziare si


trasmette ai suoi eredi

Il delato, del delato defunto, subentra a questi soltanto se capace, non indegno e se
accetti la sua eredità. Se non consegue l’eredità del trasmittente gli è preclusa la
possibilità di succedere all’originario de cuius; se accetta l’eredità del trasmittente
ha facoltà di accettare o rinunziare all’eredità dell’originari de cuius

C. ACQUISTO E PERDITA DELL’EREDITA’

- accettazione dell’eredità

l’acquisto dell’eredità dipende da un atto di accettazione o da un fatto che vale


accettazione. L’accettazione può essere:

A. espressa

quando il delato assume il titolo di erede o dichiara di accettare l’eredità, ha


natura di negozio irrevocabile, unilaterale e non recettizio.

- Per l’accettazione pura e semplice: dichiarazione in atto pubblico o in scrittura


privata

- Per accettazione con beneficio d’inventario: dichiarazione dinanzi al notaio o


al cancelliere del Tribunale competente

B. Tacita

Quando il delato pone in essere un atto che presuppone necessariamente la


volontà di accettare. Purchè possa valere quale accettazione tacita:

- Atto compiuto dal chiamato all’eredità

- Atto che presuppone necessariamente la volontà dell’autore di accettare


l’eredità
- Atto che il chiamato non avrebbe diritto di compiere se non nella qualità di
erede

Secondo alcuni tale requisito non sarebbe indispensabile, ma in realtà lo è. Vi sono


atti che non valgono quali accettazione tacita dell’eredità in quanto non vi è certezza
che presuppongono la volontà di accettare e che l’autore li abbia compiuti in qualità
di erede.

Per qualificare un atto come accettazione bisogna individuarne la sua funzione data
da: valutazione del regolamento negoziale e dal suo contesto di realizzazione e di
esecuzione.

C. Presunta

Qualora il chiamato disponga di un diritto ereditario o dell’eredità stessa

Soggetti legittimati: l’accettazione, in quanto atto non personalissimo, può essere


posta in essere anche da: rappresentante legale o volontario, curatore fallimentare
o dal gestore di affari altrui.

L’accettazione può essere oggetto di azione revocatoria se: l’eredità è passiva e sia
possibile dare la prova della scientia fraudis dell’erede (anche se ciò è criticato)

Ipotesi in cui avviene l’acquisto senza l’accettazione: (denominate accettazioni ex


lege)

- Il delato diviene erede, senza possibilità di rinuncia, quando sottrae o


nasconda beni dell’eredità

- Il delato che sia in possesso di beni ereditari e non abbia compiuto il


procedimento di accettazione con beneficio d’inventario (diventa erede per
decorso del tempo)

 Effetti dell’accettazione: il delato diviene erede, cioè successore mortis causa

 Accettazione pura e semplice: comporta la confusione del patrimonio


ereditario con quello dell’erede e l’illimitata responsabilità di questi per i
debiti e i pesi ereditari
 Accettazione con beneficio d’inventario: esclude la confusione dei patrimonio
e limita la responsabilità dell’erede al valore di quanto ha ereditato

Il possesso: continua dell’erede dall’apertura della successione

Gli effetti dell’accettazione retroagiscono al momento dell’apertura della


successione (per beni e diritti immobiliari la retroattività dell’acquisto è coerente al
principio della continuità delle trascrizioni)

 Capacità di succedere: occorre capacità di agire e capacità naturale.

(i soggetti non pienamente capaci dovranno essere rappresentati o assistiti


dai loro rappresentanti legali o curatori)

L’accettazione viziata da violenza morale o dolo = può essere annullata entro 5 ANNI
in cui la volenza sia
cessata o il dolo scoperto

L’errore = rende invalida l’accettazione quando sia ostativo, ciò non vale per l’errore
vizio. Tuttavia una deroga per l’errore-vizio è prevista nel caso di scoperta di un
testamento posteriore all’accettazione.

Discorso diverso si impone qualora l’atto di accettazione sia nullo. Bisogna


distinguere:

- Accettazione espressa: costituisce un negozio autonomo rispetto all’atto che


lo contiene pertanto la nullità inficia l’accettazione solo se la vizia nella forma
e nella sostanza

- Accettazione tacita: occorre valutare se l’atto, nonostante il vizio, conservi le


sue qualità

Quindi si distingue tra nullità per mancanza di uno degli elementi essenziali del
negozio (non comporta accettazione) e nullità per illiceità o non meritevolezza
della causa o dell’oggetto (comporta accettazione in quanto idoneo ad esprimere
la volontà del chiamato)

Prescrizione del diritto: il diritti di accettare l’eredità spetta soltanto al primo


chiamato e si prescrive in dieci anni dall’apertura della successione.
(fanno eccezione le ipotesi di delazione sottoposta a condizione sospensiva e di
avvenuta accettazione. Inoltre si considera sottoposto a condizione anche la
chiamata di un ente non ancora istituito o chi non sia ancora nato)

Il chiamato-delato, qualora accetti con beneficio d’inventario e non compia


l’inventario entro 3 mesi è considerato erede puro e semplice, qualora effettui
l’inventario ma non accetti l’eredità entro 40 giorni decade il suo diritto di accettare

- Accettazione con beneficio d’inventario e separazione dei beni del defunto

il beneficio d’inventario impedisce che vi sia confusione del patrimonio ereditario


con quello dell’erede. L’erede non è tenuto al pagamento dei debiti ereditari e dei
legati oltre il valore dei beni a lui pervenuti. L’erede conserva verso l’eredità tutte le
situazioni di credito e di debito che aveva verso il defunto.

L’accettazione con beneficio d’inventario è soggetta a maggiori formalità:

 Può essere soltanto espressa

 Deve essere fatta mediante dichiarazione ricevuta da un notaio o cancelliere


del tribunale ove è stata aperta la successione

 Inserita nel registro delle successioni presso il Tribunale e entro un mese deve
essere trascritta

È necessario, oltre l’accettazione, l’inventario dei beni. Qualora questo vengo


effettuato prima dell’accettazione si provvede ad inserirlo nel registro delle
successioni, se effettuato dopo la dichiarazione di accettazione, deve essere redatto
entro un mese e inserirsi nel registro delle successioni con l’annotazione della data

Il beneficio può cessare per rinunzia o decadenza comportando confusione dei


patrimoni e responsabilità illimitata dell’erede per le situazioni di debito e i pesi
ereditari.

La permanenza del beneficio richiede : liquidazione dell’eredità a tutela dei creditori


ereditari e dei legatari. L’erede può effettuare:

- Liquidazione individuale: rispettando comunque le cause di prelazione che


assistono i crediti cui è richiesto l’adempimento

- Liquidazione concorsuale: ove richiesta dai creditori o dai legatari entro un


mese. In tale ipotesi saranno pagati prima i creditori privilegiati, poi quelli
chirografari e infine i legatari. I creditori personali potranno rivalersi soltanto
dopo.

I beni residui saranno considerati personali dell’erede.

Nel caso in cui vi sia violazione delle norme sulla liquidazione dell’eredità beneficiata
vi è la decadenza del beneficio di inventario ma resta comunque erede.

L’erede si può liberare dall’onere della procedura di liquidazione dell’eredità


beneficiata rilasciando i beni ereditari a favore dei creditori e dei legatari. (in questo
caso continuerà la procedura di liquidazione ad opera di un curatore nominato dal
tribunale)

I creditori ereditari e i legatari, per evitare il reciproco concorso con i creditori


dell’erede possono avvalere la separazione dei beni del defunto, vincolando
determinati beni alla soddisfazione delle loro ragioni. La separazione è un mezzo di
garanzia per questi ultimi.

Il conflitto tra più creditori/legatari qualora non tutti chiedano la separazione è


escluso soltanto qualora il patrimonio ereditario sia sufficiente alla soddisfazione di
tutti, in caso contrario i separatisti prevarranno rispetto ai non separatisti.

- rinunzia dell’eredità

la rinunzia all’eredità è:

 negozio unilaterale , non recettizio, espresso e formale.

 inammissibile rinunzia tacita o per comportamento concludente.

 È un actus legitimus, nulla se disposta a termine o a condizione o parziale.

Può essere posta in essere soltanto da un soggetto pienamente capace di


agire, l’incapace deve essere rappresentato dal genitore o dal tutore, il
parzialmente incapace assistito dal suo curatore, previa autorizzazione
giudiziale.

La pubblicità della rinunzia si attua con l’iscrizione nel registro delle successioni e
condiziona la sua efficacia nei confronti dei terzi. È esclusa la sua trascrizione.
La rinunzia, come l’accettazione, può essere effettuata validamente fino al decorso
del termine di prescrizione decennale. La sua efficacia è retroattiva, il rinunziante si
considera come mai chiamato e il chiamato successivo diviene delato.

Tuttavia, se la chiamata di primo grado è testastamentaria, al rinunzianto subentra il


sostituto ordinario (se previsto dal testatore) oppure il discendente del rinunziante
per rappresentazione.

<la chiamata del sostituto prevale rispetto a quella per rappresentazione>

In mancanza di rappresentazone subentrano i chiamati ex lege, qualora il rinunziate


sia il chiamato ex lege gli subentrano per rappresentazione il suo discendente e
parenti di grado ulteriore del de cuius.

La legge consente la facoltà di ripensamento per l’accettazione dell’eredità, qualora


si accetti è definita e irrevocabile:

L’ordinamento consente che l’accettazione, nei limiti di prescrizione, può


essere effettuata anche da chi vi abbia rinunziato (purchè non vi sia stata
l’accettazione da parte del chiamato ulteriore).

La rinunzia è :

- annullabile per violenza/dolo, nello stesso termine quinquennale per


l’accettazione

- errore-vizio è sempre irrilevante

- errore ostativo causa nullità

i creditori del chiamato rinunziante possono agire nei suoi confronti al fine di
tutelare il loro credito, pregiudicato dalla rinunzia, mediante uno speciale mezzo di
conservazione della garanzia patrimoniale, si da rendere possibile al creditore
l’esecuzione forzata sui beni spettanti al rinunziante

- petizione di eredità ed erede apparente

l’erede subentra al de cuius in tutte le azioni, reali o personali. (tranne le


intrasmissibili)

a) petizione dell’eredità
all’erede spetta l’azione di petizione di eredità con la quale, previo
accertamento della sua qualità di erede, chiede nei confronti di chiunque
possegga beni ereditari, la restituzione dei beni.

È un’azione che ha finalità recuperatoria, è universale ed assoluta (si può rivolgere


contro chiunque possieda i beni ereditari). Inoltre imprescrittibile

Qualora i beni ereditari siano posseduti da più persone, l’erede che li pretenda tutti
deve agire contro i possessori al fine di accertare la propria qualità di erede ne
confronti di ciascun convenuto con la conseguente restituzione dei beni loro
posseduti.

Infatti oggetto della petizione: sia l’accertamento della qualità di erede sia volto alla
restituzione dei beni ereditati.

Legittimazione attiva(volta all’azione) Legittimazione passiva


Erede, chiamato-delato e all’acquirente Possessori e detentori di beni, senza titolo o a
dell’eredità in quanto avente causa. titolo di erede
In via surrogatoria: creditori personali dell’eree,
curatore fallimentare
Rapporti tra erede e possessore di beni ereditari: sono improntati al riconoscimento
di quest’ultimo della qualità di possessore di beni ereditari.

Nel possessore si presume la buona fede, nell’erroneo convincimento di essere


erede al momento dell’acquisto del possesso, salvo che l’erede non dimostri che vi
sia colpa grave. La buona fede giustifica, nell’ipotesi si alienazione di beni ereditari, il
diritto dell’erede attore al solo corrispettivo pagato o pattuito.

La tutela dell’erede che agisca in petizione può confliggere col principio


dell’apparenza e con la tutela dell’affidamento dei terzi acquirenti ereditari in buona
fede a titolo oneroso.

Infatti il decesso del dante causa della successione ereditariarende incerto il titolo
del suo successore.

Il terzo acquirente dell’erede apparente: per colui che abbia contratto con l’erede
apparente si richiede che il suo acquisto sia derivato da:

- convenzione a titolo oneroso

- la buona fede dell’acquirente


- beni mobili registrati e immobili occorre che le trascrizioni siano state
effettuate precedentemente alla trascrizione dell’acquisto a favore del
successore vero

- vendita di eredità

oggetto: universalità di diritto

l’eredità è alienabile da:

- Chi è chiamato all’eredità = accettazione dell’eredità da parte del venditori

- Chi ha già assunto la qualità di erede = non è accettazione in quanto vi è già


erede

Qualora oggetto del contratto siano uno o più beni ereditari, uno o più diritti
successori, si configura una semplice vendita la quale se compiuta per fini non
conservativi da chi è chiamato all’eredità, integra un’accettazione tacita della stessa.

L’eredità può essere alienata soltanto dopo l’apertura della successione o dopo la
delazione .

Oggetto della vendita di eredità sono i rapporti ai quali si riferisce la successione,


quindi la generalità dei diritti e degli obblighi di carattere patrimoniale. Si configura
quindi come negozio per relationem con oggetto determinabile in forza del
riferimento che le parti fanno ad una successione già aperta.

Essa ha carattere aleatorio, si che non sono applicabili i rimedi della rescissione e
della risoluzione.

Sono esclusi: i diritti di natura personale, i diritti che l’erede ha acquistato iure
proprio.

Una volta stipulata i suoi effetti retroagiscono al momento dell’apertura della


successione, comprendendo anche i frutti nel frattempo maturati.

- Se dopo la stipulazione il venditore ha percepito dei frutti di qualche


bene/riscosso qualche credito ereditario è tenuto a rimborsare il compratore

<per la determinazione dell’oggetto del contratto la dottrina considera il momento


della delazione e non quello della stipulazione, si che il patrimonio ereditario si
trasferisce nello stato nel quale si trova al momento dell’acquisto da parte
dell’erede e non al momento della stipulazione del contratto>

Salvo patto contrario con cui: si escludono rimborsi.

Obbligazioni del compratore: per la natura di universitas iuris dell’eredità, la quale


comprende non soltanto le attività ma anche le passività:

- Il compratore è obbligato a rimborsare il venditore di quanto questi ha pagato


per debiti e pesi dell’eredità e deve corrispondergli quanto gli sarebbe dovuto
per l’eredità

Per la stipulazione del contratto è richiesta la forma scritta ad substantiam, sotto


pena di nullità (anche se i beni siano cose o alienazioni per cui non è prevista la
forma scritta) . una volta concluso il venditore non può più rinunciare all’eredità.

Di fronte a terzi che vantano diritti sull’eredità, la qualità di erede resta all’alienante,
il contratto fa acquistare al compratore soltanto le singole situazioni giuridiche in
forza di successione a titolo particolare.

I diritti dei terzi creditori ereditari sono tutelati: in mancanza di patto contrario (non
esclude il venditore) tra le parti, il compratore è obbligato in solido con il venditore
a pagare i debiti ereditari.

D. TUTELA DEI LEGITTIMARI

- Successione necessaria e categorie di legittimari

Successione necessaria: designa una particolare disciplina di tutela predisposta a


favore di alcuni soggetti, legittimari, ai quali l’ordinamento riserva una quota di
patrimonio ereditario del de cuius e altri diritti, indipendentemente dalla circostanza
che la successione sia regolata per legge o per testamento.

Infatti la libertà di disporre dei propri beni non è illimitata poiché, a tutela
dell’interesse della famiglia nucleare, vi è un complesso di regole volte ad assicurare
che i legittimari conseguano una certa quota di patrimonio/altri diritti.

La quota è stabilita  all’art 537-548 (si tiene conto anche di possibile concorso
tra legittimari).
Riunione fittizia: volta a stabilire se i soggetti abbiano ottenuto una quota
corrispondente a quella che l’ordinamento riserva. Attraverso questo accertamento
si stabilisce:

- Il valore effettivo del patrimonio del de cuius

- Il valore concreto di ogni singola quota

La riunione fittizia è un’operazione matematica, per potersi compiere sono necessari


i seguenti dati:

1. RELICTUM: Valore economico dei beni effettivamente lasciati dal de cuius

2. DEBITUM: Valore economico dei debiti ereditari, tutti i debiti che quindi aveva
prima della sua morte e quelli connessi alla morte

3. DONATUM: Valore economico di tutte le donazioni/atti di liberalità che il de


cuius abbia compiuto durante la sua intera vita

Nel donatum devono confluire anche i beni dei quali abbia disposto a titolo liberale,
simulando un atto oneroso.

Occorre tuttavia distinguere se il contratto simulato sia un atto di liberalità/contratto


di scambio oneroso e se la simulazione sia assoluta/relativa.

Le conseguenze sono diverse:

- Nella simulazione assoluta di contratto oneroso = il bene costituisce relictum

- Simulazione relativa di contratto oneroso = se il contratto dissimulato è


valido : donatum = se il contratto dissimulato non è valido relictum

- Simulazione assoluta di un atto di liberalità = relictum

- Simulazione relativa di atto di liberalità = se il contratto dissimulato non è


valido relictum = se valido né donatum né relictum

Una volta in possesso di questi tre dati è possibile determinare il valore dell’eredità,
sul quale calcolare la quota di riserva:

AL RELICTUM SI SOTTRAE IL DEBITUM, E INFINE SI AGGIUNGE IL DONATUM

Ricorda: trattandosi di valori economici essi hanno sempre carattere positivo,


qualora il debitum fosse maggiore del relictum il risultato sarà sempre 0
Constatato ciò si potrà verificare se il legittimario abbia conseguito o no quanto la
legge gli riserva, tenendo conto:

- Di quanto abbia conseguito a titolo di eredità

- Di quanto abbia ricevuto dal defunto a titolo di legato o a titolo di liberalità

Qualora avesse ricevuto meno di quanto riservatogli: si considera leso nella quota di
riserva.

Qualora invece non avesse conseguito nulla, lo si considera pretermesso. <la


pretermissione si verifica anche nella successione per legge>

La quota riservata è complementare alla disponibile e varia da 1/3 a massimo 2/3.

Legittimari:

coniuge Unito ascendenti Figli nati nel Discendenti


civilmente matrimonio e dei figli
non
La categoria più tutelata è quella del coniuge/ unito civilmente:

- La loro quota non è mai inferiore a quella spettante a qualsiasi legittimario


concorrente e non diminuisce nel concorso con uno o più ascendenti

- Sono riservati il diritto di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e il


diritto di uso dei mobili che la corredano

Tali diritti gravano sulla porzione disponibile e se la disponibilità è insufficiente


gravano sulla porzione spettante al coniuge medesimo e su quella dei figli.

o In caso di separazione legale = conserva i suoi diritti successori

Se la separazione è stata formalmente addebitata al coniuge superstite con


sentenza passata in giudicato, spetta a questi solo un assegno vitalizio commisurato
alle sostanze ereditarie e al numero e alle qualità degli eredi legittimi (nei limiti
dell’assegno alimentare che al momento della morte avere diritto di godere)

o Sentenza passata in giudicato di divorzio = perdita dei diritti successori

( salvo assegno post-matrimoniale non liquidato in un’unica soluzione che permette


in caso di stato di bisogno, un assegno periodico a carico dell’eredità)

o Figli: la quota varia da ½ a 2/3, si riduce ad 1/3 qualora concorrano più figli
o Ascendenti: in mancanza di concorso col coniuge 1/3, si riduce ad ¼ in caso di
concorso.

- Principio di intangibilità della legittima

La quota di legittima non può essere gravata da pesi o condizioni, salvo le ipotesi
tassativamente previste dalla legge.

A) Pesi; tutte le disposizioni che incidano negativamente sulla quota o che


modifichino/incidano sulla posizione dei legittimari rispetto alla stessa

B) Condizione; qualora venga subordinata sospensivamente o risolutivamente a


un determinato evento (rendendo incerto se il legittimario conseguirà ciò)

Questa è definita lesione quantitativa: poiché incide sui diritt riservati per legge al
legittimario.

Diversa invece è la lesione quantitativa: si verifica quando il legittimario non riceva


beni di valore corrispondente alla quota lui riservata (perché pretermesso o
pregiudicato da attribuzioni compiute dal de cuius in favore di altri)

La legge dispone eccezioni al principio di intangibilità della legittima:

1. Cautela soiciniana;

disposizione a favore del legittimario, avente ad oggetto la nuda proprietà di


beni per quota eccedente quella riservata e a favore di altri il complementare
diritto(usufrutto) sullo stesso oggetto. La legge attribuisce al legittimario il
diritto di scegliere tra: volontà del de cuius ottenendo nuda proprietà
dell’intero o il conseguimento della piena titolarità della quota riservata

2. Legato in sostituzione legittima

È una disposizione testamentaria a titolo particolare con la quale il testatore


mira a soddisfare il legittimario nelle proprie ragioni successorie, mediante
diritti specificamente individuati.

In questo caso il legittimario può effettuare una scelta:

- Conseguire il legato non acquistando la qualità di erede

- Rinunziare al legato e chiedere la quota di legittima


Ciò può essere effettuato per evitare grossi frazionamenti. Qualora rifiuti il
legato diviene erede pretermesso

Quando il legato non sia stato disposto espressamente in sostituzione della


legittima, esso si deve considerare in conto di legittima.

3. Diritto di uso e abitazione spettante al coniuge superstite

4. Sostituzione fedecommissaria

- Azioni di riduzione e di restituzione

il legittimario leso o pretermesso, entro il termine di prescrizione ordinaria


decennale possono conseguire quanto gli spetta attraverso:

 Azione di riduzione;

ha per oggetto la declaratoria d’inefficacia delle disposizioni del de cuius, nella


misura necessaria a soddisfare le sue pretese.

un legittimario pretermesso oppure leso può agire con l’azione di riduzione, tuttavia
imputando le donazioni e i legati ricevuti, egli diviene delato all’eredità e acquista la
qualità di erede soltanto con la successiva e non obbligatoria accettazione
dell’eredità.

Il legittimario che agisce in riduzione deve dapprima chiedere:

- Riduzione delle disposizioni testamentarie

- Successivamente, riduzione delle donazioni

(il testatore può postergare la riduzione di una disposizione testamentaria sì da


assoggettarla all’azione di riduzione soltanto se il valore delle altre risulti
insufficiente)

Le disposizioni testamentarie si riducono tutte proporzionalmente, mentre le


donazioni si riducono a partire dall’ultima compiuta in ordine di tempo risalendo alla
più antica.

Per agire in riduzione è necessario che il legittimario:


a) In esito all’imputazione di quanto abbia ricevuto per donazione o per
disposizione testamentaria risulti leso nella quota legittima (sono escluse
dall’imputazione soltanto le liberalità per cui il de cuius abbia dispensato il
legittimario) = imputazione ex se

RICORDA: imputazione ex se ≠ imputazione per collazione la quale non è un onere,


ma un obbligo del coerede donatario verso gli altri in sede di divisione

b) Se istituito erede, abbia accettato con beneficio d’inventario

Poiché mediante l’inventario si consente di verificare l’effettività e la portata


della lesione impedendo che l’attore prospetti una lesione maggiore di quella
esistente.

Per legato o donazioni concernenti immobili: (se non è possibile divisione)

- il legatario/donatario che è legittimario può tenere tutto l’immobile, purchè il


valore di esso non superi l’importo della porzione disponibile e della quota
che gli spetta.

- Si deve restituire l’immobile all’eredità se vi sia un’eccedenza superiore a ¼


del valore della disponibile

Legittimati:

 legittimari e ai loro eredi, aventi causa, legittimario pretermesso o leso

 i creditori personali del legittimario in via surrogatoria

 i creditori ereditari non hanno la legittimazione, potranno avvantaggiarsi


soltanto dell’acquisto dal legittimario se non avvenga con beneficio
d’inventario.

il legittimario può rinunziare all’azione di riduzione soltanto dopo l’apertura della


successione. Essa si prescrive nel termine ordinario di 10 anni (decorrono
dall’apertura della successione)

può essere proposta contro: beneficiari della porzione indisponibile o contro i loro
eredi (per gli aventi causa solo restituzione).

All’azione di riduzione consegueinefficacia delle disposizione lesive

se viene riconosciuto il diritto Se abbia ad oggetto beni che Se il beneficiario abbia a sua
ad una frazione dell’asse erano stati attribuiti dal de volta trasferito il bene
ereditario cuius ai beneficiari
si richiede la divisione I beneficiari dovranno Potrà agire nei confronti
ereditaria restituire i beni dell’avente causa

 Azione di restituzione;

ha la funzione di ottenere la restituzione del bene da parte del convenuto avente


causa del de cuius ed eventualmente contro il terzo acquirente.

Ha carattere:

- personale essendo volta ad accertare la lesione del legittimario e la sua


qualità di erede

- reale ed esecutivo essendo diretta a ottenere la retrocessione del bene

<anche quella intrapresa contro il terzo acquirente ha carattere personale>

In ragione delle conseguenze pregiudizievoli derivanti ai terzi, tale azione ha subito


limitazioni, sia se l’atto impugnato ha avuto ad oggetto il trasferimento della
proprietà del bene sia se i terzi si siano resi acquirenti di un diretto di
godimento/garanzia.

Le ultime modifiche: mirano a salvaguardare la titolarità dei beni che siano oggetto
di donazione. Infatti la tutela del legittimario si differenzia in funzione delle singole
liberalità e delle peculiarità dell’oggetto.

Qualora il donatario, abbia a sua volta alienato (titolo gratuito oppure oneroso), sul
legittimario grava l’onere:

- escutere il patrimonio del donatario

- se il patrimonio non soddisfi la quota ad egli riservata potrà agire nei confronti
del terzo

il terzo: fa salvo il suo acquisto qualora vi sia “ventennio sanante”, oppure può
soddisfare il legittimario per equivalente.

Possibili pesi (imposizioni di diritti reali o obbligatori) e ipoteche sui beni oggetto di
donazione, non vengono travolti dall’azione di riduzione, restano efficaci se siano
trascorsi 20 anni dalla trascrizione della donazione.
La rinunzia anticipata:

 azione di riduzione; non può avvenire prima dell’apertura della successione

 azione di restituzione; è controverso se possa rinunciarvi anticipatamente


anche se è preferibile una risposta positiva in quanto:

- sul piano strutturale: l’azione di restituzione è autonoma e non configura un


diritto che spetta su di una successione non ancora aperta

- sul piano funzionale: non v’è necessaria relazione tra azione di riduzione e di
restituzione

diverso è il caso della lesione del legittimario dipendente da donazione indiretta in


quanto il bene rimarrebbe nel patrimonio del terzo e non potrebbe farsi rientare nel
patrimonio del de cuius (il meccanismo di riduzione non può operare)

- patto di famiglia

è un contratto, in forma pubblica, mediante il quale l’imprenditore trasferisce in


tutto o in parte l’azione, ovvero il titolare trasferisce le proprie quote ad uno o più
discendenti.

Gli assegnatari dell’azienda o delle partecipazioni societarie hanno l’obbligo:

- liquidare i legittimari non assegnatari con somma corrispondente al valore


delle quote

- la liquidazione può avvenire anche in natura o con successivo contratto

la ratio del trattamento differenziato: è giustificato dal particolare rilevo assunto nel
contesto sociale ed economico dei beni produttivi e inoltre garantisce la continuità
dell’attività di impresa.

Può stipulare un patto di famigliaanche soggetto titolare di beni aziendali o


partecipazioni societarie (il quale non svolge direttamente l’attività imprenditoriale)

Gli assegnatari: discendenti del disponente

Può esservi anche semplicemente un trasferimento parziale in riguardo al bene o al


diritto. la disciplina dell’impresa familiare prevale rispetto al patto di famiglia.

 Dal punto di vista strutturale:


- il tenore letterale dell’art.768 ha indotto la dottrina a riconoscere nel patto un
contratto plurilaterale caratterizzato dalla necessaria partecipazione, a pena
di nullità, di assegnatari/legittimari/disponente

- si è poi affermata una concezione di accordo trilaterale in quanto gli


assegnatari se in numero superiore ad uno formerebbero una parte
complessa

- chi invece ravvisa nel patto di famiglia una liberalità (in particolare una
donazione modale) configura il patto come bilaterale

 profilo funzionale: è del tutto peculiare

la sintesi degli effetti essenziale è individuabile:

- nel trasferimento dell’azienda/partecipazioni societarie a favore del


beneficiario

- determinazione delle quote spettante ai non assegnatari

- nascita in capo all’assegnatario dell’obbligo di liquidare i legittimari

- dal consenso dei legittimari alla liquidazione vi è l’esclusione dalla collazione e


riduzione delle attribuzioni programmate

 dal punto di vista procedimentale: in caso di mancata partecipazione di


tutti/alcuni legittimari il patto è comunque valido ed efficace, ma inopponibile
nei confronti dei non partecipanti (per la disattivazione della collazione e
riduzione). Ciò nonostante possono rimuovere tale inopponibilità, accettando
un successivo atto di liquidazione a loro favore oppure con rinunzia.

< il patto di famiglia in considerazione del profilo funzionale e della complessità


d’interessi che è diretto a regolare, presenta una variabilità sia strutturale sia
procedimentale>

Forma: forma dell’atto pubblico pena nullità (non sono necessari testimoni)

La determinazione delle quote deve effettuarsi in base al valore della azienda e delle
partecipazioni societarie deve avvenire in base al loro valore al tempo della
conclusione del patto. L’eventuale dichiarazione di rinunzia è assimilabile alla
remissione del debito.
All’apertura della successionei legittimari sopravvenuti possono chiedere ai
beneficiari lo stesso la liquidazione

(alle quote di legittima per i non assegnatari devono essere imputati sia i beni
eventualmente ricevuto direttamente dall’imprenditore sia le attribuzioni a loro
favore dal beneficiario)

Scioglimento e modifica = può essere effettuato da coloro che lo hanno concluso


mediante un successivo contratto con i medesimi presupposti o mediante recesso

Può essere impugnato = per errore , violenza e dolo nel termine di un anno <il
termine quinquennale opera per le altre ipotesi di annullabilità>

E. SUCCESSIONE LEGITTIMA

- Nozione e fondamento

La successione legittima ha fondamento nella legge, ad essa si ricorre qualora


manchi in tutto o in parte quella testamentaria.

Qualora la successione sia regolata in parte dalla legge e in parte dal testamento:
costituisce sempre un’unica delazione fondata su due titoli. In quanto
l’accettazione parziaria è nulla.

Le norme sulla successione legittima individuano i possibili successibili del de


cuius nel: coniuge, unito civilmente e nei suoi parenti fino al sesto grado (qualora
manchino si ricorre allo Stato).

La chiamata La delazione
Avviene contestualmente per tutti i Solo per le categorie di successibili
successibili ex lege gerarchicamente individuate in
relazione al rapporto di parentela
Vi possono essere ipotesi di concorso tra le diverse categorie di successibili come
quella del coniuge, unito civilmente e dei figli, possono concorrere escludendo le
altre.

a) Coniuge – unito civilmente

Essa è la categoria più singolare in quanto essendo l’unica formata da una sola
persona e non parente del de cuius.
- È irrilevante la separazione personale dei coniugi

- Il coniuge superstite con sentenza passata in giudicato al momento


dell’apertura della successione con addebito di separazione è escluso (salvo
diritto all’assegno vitalizio)

- Lo scioglimento nel patrimonio per effetto di sentenza esclude la successione


(salvo se titolare di assegno divorzile)

Il coniuge superstite è il solo chiamato dalla legge alla successione universale se non
concorra con discendenti, ascendenti o con fratelli/sorelle del defunto.

In caso di concorso con figli: ha diritto alla metà dell’eredità, qualora vi siano più figli
1/3 dell’asse.

mentre 2/3 se concorra con ascendenti o fratelli/sorelle del de cuius

b) Figli

Tutti i figli sono chiamati alla successione:

- I figli adottivi, succedono non soltanto ai genitori adottivi, ma anche ai loro


parenti

- L’adozione di persona maggiore di età permette che il figlio adottivo succeda


solo all’adottante e non ai parenti

- Ai figli non riconoscibili la legga attribuisce il diritto all’assegno vitalizio


(corrisponde alla quota che sarebbe loro spettata se la filiazione fosse stata
riconosciuta)

c) Ascendenti

Essa avviene per capi (in relazione al numero dei partecipanti) se si tratta dei
genitori del de cuius e per stirpi (in relazione alle singole discendenze che fanno
capo ad uno stipite) per ulteriori ascendenti.

L’eredità si devolve per metà agli ascendenti di linea paterna e metà materna.

d) Se il de cuius risulta figlio nato fuori dal matrimonio

I genitori concorrono per metà ciascun, grazie alla nozione unitaria del concetto di
parentela
e) Fratelli e sorelle germani e unilaterali

Fratelli e sorelle germani del defunto non succedono qualora vi siano più figli del
defunti, mentre concorrono col coniuge – unito civilmente e con gli ascendenti.

- In caso di concorso con il coniuge: spetta al fratello/ fratelli 1/3 dell’asse da


ripartire tra loro, per quote eguali se germani e per quote pari a metà tra gli
unilaterali che concorrono con più germani

Riguardo a tale riduzione la legge adotta il criterio della quota di fatto (e non di
diritto): si ripartisce l’eredità in un numero di quote pari al numero complessivo dei
fratelli e sorelle unilaterali e al doppio dei germani

La quota di fatto si utilizza anche = ipotesi di concorso di fratelli/sorelle con:

o genitori del de cuius ; concorrendo per capi

o con il coniuge o l’unito civilmente; concorrono per capi in ciò che residua
dell’asse dopo l’attribuzione di due terzi al coniuge o all’unito civilmente

f) altri parenti

in mancanza anche di fratelli e sorelle la successione si devolve a favore dei parenti


in linea collaterale più remoti. In questo caso non vi è distinzione tra linea materna/
paterna, né ha luogo per stirpi.

g) Stato

Ultimo dei successibili ex lege. La devoluzione non opera iuri imperii, ma ha la sua
ragione nella necessità che il patrimonio del de cuius non resti privo di titolare. Lo
stato risponde dei debiti e dei legati come se fosse erede beneficiato.

Non si verifica la prescrizione in quanto non vi è necessità di accettare. Il suo


acquisto ha luogo allorché manchino tutti i successibili ex lege. Il subentrare dello
Stato, rende inapplicabile la possibilità che il chiamato dopo la rinunzia possa ancora
accettare l’eredità.

E.SUCCESSIONE TESTAMENTARIA

- Testamento
La nozione di testamento è assai controversa, ed è stata al centro di un importante
dibattito dottrinario.

Art. 587: il testamento è un atto revocabile con il quale taluno dispone, per il tempo
in cui avrà cessato di vivere, di tutte le proprie sostanze o di parte di esse.
Le disposizioni di carattere non patrimoniale, che la legge consente siano contenute
in un testamento, hanno efficacia, se contenute in un atto che ha la forma del
testamento, anche se manchino disposizioni di carattere patrimoniale.
Sulla base di questa definizione si è asserito, inizialmente, che il testamento è atto a
contenuto esclusivamente patrimoniale-attribuitivo e che il secondo comma era
stato posto per ovviare il problema del precedente codice.
<il precedente codice prevede che ove vi erano solo disposizioni di carattere non
patrimoniale il testamento era nullo>
Sulla base della consapevolezza che il testamento recante solo disposizioni di
carattere non patrimoniale è comunque valido si è distinto tra:
- Contenuto tipo: patrimoniale
- Contenuto atipico: non patrimoniale
Sono sorte tuttavia altre questioni:
1. Se il contenuto patrimoniale dovesse essere soltanto quello attribuitivo-
patrimoniale; tale questione si è risolta indicando che il termine “dispone”
deve comprendere non soltanto gli atti di attribuzione patrimoniale, ma anche
gli atti di regolazione
2. Se il testamento potesse contenere soltanto le disposizioni non patrimoniali
previste dalla legge; ma si è consolidata l’idea che il testamento può
contenere anche disposizioni non patrimoniali diverse da quelle previste dalla
legge
3. Se queste ultime disposizioni fossero da considerare testamento; qui si è
offerta una soluzione di carattere negativo, escludendo che esse possano
rappresentare il contenuto sostanziale del testamento
In realtà la distinzione di contenuto tipico/atipico ha assunto nel tempo un
significato diverso indicando:
- Contenuto tipico: disposizioni testamentarie aventi una precisa disciplina di
legge
- Contenuto atipico: prive di una disposizione di legge (alcune anche
inammissibili)
Tuttavia questa distinzione può essere operata solo sul piano descrittivo in quanto
non aiuta a comprendere la complessità del fenomeno.
L’ammissibilità di una disposizione testamentaria dipende dalla sua idoneità a
realizzare interessi meritevoli di tutela, sulla base di un giudizio di liceità e
meritevolezza.
Inoltre escludendo che le disposizioni non patrimoniali costituiscano contenuto
sostanziale offrirebbe un’interpretazione non conforme alla legalità costituzionale
poiché non rileverebbe le situazioni esistenziali.
Quindi in testamento è:
atto revocabile con il quale la persona regola tutti i propri interessi post mortem.
 Esso è espressione dell’autonomia negoziale per l’ampiezza del contenuto:
l’autore può sia designare il destinatario, sia definire l’oggetto
dell’attribuzione, sia porre in essere situazioni non sussistenti prima della
morte.
L’unico limite che incontra l’autonomia testamentaria è quello della liceità e della
meritevolezza.
 Atto di ultima volontà, destinato a produrre effetti soltanto dopo la morte del
suo autore. È sempre revocabile, fino all’ultimo istante di vita del testatore.
 Negozio unipersonale e si perfeziona senza la partecipazione del suo
beneficiario.
 Ne deriva la sua riservatezza, fino alla morte del testatore, del suo contenuto.
 È negozio formale, può essere redatto solo nelle forme tassativamente
indicate. È richiesta la forma scritta ab substantiam.
 Non è necessariamente liberale.
Le attività di testare e di revocare richiedono l’astratta capacità di agire e la concreta
capacità d’intendere e di volere del testatore al momento del compimento dell’atto.


Il testamento di un incapace di testare è soggetto ad azine di annullamento, che si
prescrive in 5 anni dal giorno dell’esecuzione delle disposizioni testamentarie e può
essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse.

Si considerano annullabili le disposizioni testamentarie affette da vizi che


dovrebbero comportare la nullità. (in considerazione che è impossibile dopo la
morte del testatore rimediare al vizio dell’atto).

La legge prevede la nullità delle disposizioni a favore di determinati soggetti che, per
i particolari rapporti con il testatore, potrebbero essere indebiti benefici-

- Forme di testamento

Forme ordinarie di testamento sono quello olografo, atto pubblico e segreto.

A) Testamento olografo

È olografo se interamente scritto, datato e sottoscritto dal testatore. La scrittura


consiste in qualsiasi segno grafico intelligibile tale da poter essere univocamente
interpretato come manifestazione della volontà dell’autore.

Affinchè abbia efficacia deve essere pubblicato, si impone al notaio di allegare,


all’atto di pubblicazione, il documento sul quale è scritto il testamento.

Il testamento olografo è scrittura privata, avente efficacia probatoria.

 La sottoscrizione, avente la finalità di attribuire alle disposizioni la paternità


del suo autore, deve seguire le disposizioni e non precederle.

Essa non deve necessariamente comprendere prenome cognome in extenso.

Nullità per mancanza di olografia e sottoscrizione

 La data può essere posta all’inizio o alla fine. Si indica giorno/mese/anno,


serve ad accertare la capacità del testatore e l’anteriorità di un testamento
rispetto ad altri.

Annullabilità per mancanza di data, la data impossibile o incompleta si


considera mancante.

Se vi sono più testamenti di data diversa, ha efficacia l’ultimo, quando revoca


espressamente il precedente. In mancanza di revoca i testamenti si integrano tra
loro se recano disposizioni compatibili.
L’unico inconveniente del testamento olografo: esso può essere
smarrito/alterato/distrutto anche ad opera di terzi.

Per evitare ciò, il testatore potrebbe, depositarlo presso un notaio oppure


consegnarlo fiduciariamente a un avvocato/amico per la custodia. La consegna non
esclude che lo possa revocare.

B) Testamento per atto di notaio: pubblico o segreto

Presenta degli svantaggi di una minore segretezza, di un maggiore formalismo e dei


costi. Ma vi sono anche vantaggi, l’intervento del notaio assicura la rispondenza
delle disposizioni testamentarie all’ordinamento.

- Atto pubblico

Può essere effettuato anche da chi non sappia leggere o scrivere in quanto redatto
completamente dal notaio, il testatore (in presenza di testimoni) dichiara le sue
volontà mortis causa.

Il notaio svolge un’opera di adeguamenti e consiglia al testatore le soluzioni tecniche


più adeguate alla realizzazione delle sue ultime volontà e prospetta eventuali
incongruenze o invalidità delle volontà manifestate.

Il testamento deve essere sottoscritto dal testatore, dai testimoni e dal notaio.
Qualora il testatore non può o non sa sottoscrivere deve dichiarare la causa al
notaio il quale ne deve fare menzione prima della lettura del testamento.

Entro 10 giorni, il notaio trasmette una copia autentica del testamento, siglata in
una speciale busta, all’archivio notarile distrettuale competente per territorio. La
pubblicità viene attuata con la trasmissione di apposita scheda al registro generale
dei testamenti.

- Testamento segreto

Essa si realizza in due fasi:

1. Redazione della scheda testamentaria ad opera del solo testatore

2. Redazione dell’atto di ricevimento, ad opera del notaio, in presenza del


testatore e due testimoni.
La prima fase è simile a quella del testamento olografo, tuttavia la legge consente
che la scheda possa non essere scritta interamente di pugno dal testatore (ad es.
scritta a stampa), qualora si verifichi ciò la sottoscrizione deve essere apposta a
ciascun mezzo foglio a pena di nullità.

la seconda fase prevede che il notaio riceva il plico sigillato dal testatore e
contestualmente stenda il verbale di ricevimento.

Cause di nullità:

- È nullo per ragioni d forma soltanto se manca la redazione, ad opera del


notaio, delle dichiarazione del testatore o la sottoscrizione del notaio

- Per gli altri vizi è annullabile su istanza di chiunque vi abbia interesse

Il testatore può sempre effettuare il ritiro del testamento dal notaio, il quale
contestualmente al ritiro redige verbale, sottoscritto dal testatore (o dal nuncio
richiedente), testimoni e dal notaio depositario.

C) Testamenti speciali

È possibile ricorrere a formalità attenuate ad esempio in occasione di epidemie o di


calamità, di infortunio grave del testatore o qualora quest’ultimo appartenga a corpi
o servizi mobilitati o impegnati in guerra.

In questo caso:

 Redigente può essere un notaio, un ministro di culto o chi rivesta qualifiche


particolari

 Ha efficacia limitata a tre mesi dal giorno nel quale sarebbe possibile al
testatore rifare il testamento nelle forme ordinarie

 Soltanto se nel decorso del termine il testatore muoia si procede alla


pubblicazione

D) Testamento internazionale

Configura un modello comune agli ordinamenti degli Stati aderenti alla


Convenzione. I suoi caratteri sono:
scrittura a mano o con altro La presentazione all’ufficiale Sottoscrizione dei testimoni e
procedimento ad opera del richiedente del pubblico ufficiale (quella
testatore del testatore può mancare)

- Pubblicazione del testamento e certificato successorio europeo

Dopo la morte del testatore occorre che il testamento sia reso conoscibile a tutti i
potenziali interessati mediante la pubblicazione.

Il codice disciplina la pubblicazione del testamento olografo e segreto.

Chi detiene il testamento di una persona defunta deve chiederne la pubblicazione a


un notaio, il quale redige alla presenza di due testimoni un verbale, procedendo
all’apertura e alla pubblicazione del testamento.

Il notaio trasmette il verbale: ai beneficiari delle disposizioni e alla cancelleria del


Tribunale ove si è aperta la successione. (pubblicità-notizia)

Con essa il testamento è eseguibile e produttivo di effetti.

- Volontà testamentaria ed elementi accidentali

L’eseguibilità del testamento presuppone che la volontà dell’autore sia liberamente


manifestata.

A prescindere dai casi di nullità per difetto di forma (mancanza di autografia o


sottoscrizione) ogni altro difetto è annullabile.

Il legislatore ha previsto: casi di nullità, annullabilità e ipotesi nelle quali la


disposizione viziata si considera non apposta.

La disciplina dell’invalidità riguarda non il testamento ma la singola disposizione


testamentaria. In considerazione dell’irripetibilità della volontà testamentaria. In
ragione di tale principio infatti talune disposizioni viziate si debbono considerare non
apposte.

La nullità e annullabilità (a differenza della disciplina contrattuale) possono essere


fatte valere da chiunque vi abbia interesse.

- ANNULLABILITA’

Incapacità del testatore e vizi della volontà.


a) Errore; quando il testatore si sia falsamente rappresentato la realtà, affinché
sia annullabile è necessario che tale errore sia determinante.

Deve trattarsi di un errore-vizio, riguardo all’errore ostativo il legislatore pone


regole volte a contenerlo. È inoltre causa di annullamento l’errore sul motivo,
se il motivo è il solo ad aver determinato il testatore a disporre.

b) Dolo; sia esso determinante o anche soltanto incidente, anche tutti i raggiri
che pur non avendo la forza persuasiva del dolo tendono ad accattivare la
benevolenza del testatore.

c) Violenza morale;

l’azione di annullamento per i vizi della volontà può essere fatta valere da chiunque
vi abbia interesse e si prescrive nel termine di 5 anni dal giorno nel quale si è avuta
notizia del dolo, violenza o dell’errore.

- NULLITA’

La disposizione testamentaria è nulla se illecita o immeritevole di tutela e in alcuni


casi espressamente previsti dalla legge come ad es:

motivo illecito Legato di cosa Disposizioni a Disposizione Condizione Condizione di


determinante del legatario favore del rimessa illecita o reciprocità
tutore o all’arbitrio del impossibile
protutore terzo
L’azione di nullità può essere fatta valere da chiunque e non è soggetta a
prescrizione salvi gli effetti dell’acquisto per usucapione, prescrizione dell’azione di
ripetizione e gli effetti dell’acquisto dall’erede apparente.

Inoltre è disposta la nullità per:

- Disposizione testamentaria con la quale si fanno dipendere da un terzo le


scelte

- Disposizione ove il beneficiario non sia indicato direttamente

<tuttavia è valida la disposizione con la quale il testatore rimette al terzo la scelta del
legatario tra più persone o categorie di persone previamente determinate dal
testatore>

ELEMENTI ACCIDENTALI: possono essere apposti condizione e termini.


 La condizione; può essere apposta sia all’istituzione di erede sia di legato.

 Il termine; soltanto per il legato.

La condizione impossibile o illecita si considera non apposta alla disposizione


testamentaria lasciando la disposizione efficace.

Per stabilire se una condizione è lecita: bisogna verificare la rispondenza della


condizione ai principi fondamentali.

Per quanto concerne l’onere o al modo (elemento tipico del testamento e della
donazione) sebbene considerato storicamente un elemento accidentale, in realtà
costituisce un autonoma disposizione testamentaria con la quale il testatore impone
al proprio erede/legato il compimento di un certo atto o fatto.

Il modo è fonte di un rapporto obbligatorio in forza del quale l’onorato è debitore di


una prestazione a favore di altri.

Onere ≠ legato

L’onere si distingue a sua volta dalla condizione la quale incide sugli effetti della
disposizione, sospendendola o facendoli cessare al verificarsi di un determinato
evento. (l’onere non influisce sull’efficacia)

Inoltre in caso di risoluzione per inadempimento: l’onerato conserva la titolarità dei


diritti acquistati mortis causa fino a sentenza passata in giudicato, mentre la
condizione ha efficacia reale retroattiva.

Contenuto dell’onere: l’onere, quale obbligo o obbligazione imposti al beneficiario,


può avere contenuto vario e consistere anche in un’attività a vantaggio di un
soggetto determinato.

- Quando assurge ad unico motivo determinante della disposizione è possibile


l’esecuzione in forma specifica o risoluzione per inadempimento
- Se consiste in un’obbligazione di contenuto patrimoniale segue la disciplina
delle obbligazioni

L’onere illecito o impossibile si considera come non apposto ma se costituisce


l’unico motivo determinante della disposizione, l’intera disposizione è invalida.

- Legati: nozione e tipologie

Il legato comporta la successione a titolo particolare di una determinata situazione a


favore di un soggetto.

Mediante il legato il testatore può trasferire: un diritto reale o di credito o costituire


un nuovo rapporto giuridico.

Il legato può essere testamentario oppure ex lege.

 Contenuto: Il legatario testamentario può avere contenuto vario, purché


abbia natura patrimoniale. Nonostante sia prevista la disciplina di alcune
specie di legati, il testatore può porre in essere legati diversi.

 Soggetti coinvolti:

- Legatario, anche detto onorato (beneficiario)

- Onerato, ossia il soggetto a carico del quale è posto l’adempimento del legato.

Per stabilire chi sia onorato/onerato bisogna aver riguardo al rapporto generato.

L’attuazione del rapporto può comportare vantaggi o svantaggi a favore e a carico


anche di altri soggetti diversi.

 Legatario: può essere una persona fisica o un ente o anche il concepito. Deve
essere determinato o determinabile. L’indeterminatezza rende nulla la
disposizione, mentre l’erronea indicazione non inficia la sua efficacia.

L’individuazione può essere anche determinata da un terzo tra una cerchia di


soggetti individuati dal testatore.

Il legatario può anche essere erede, in questo caso si discorre di prelegato. Questi
cumula le due qualità di erede e attribuzione di legato ma senza confondere i due
distinti titoli di acquisto: può dunque acquistare il legato e rinunciare all’eredità. Il
prelegato è considerato legato per l’intero ammontare della successione: esso grava
su tutta l’eredità e quindi anche sula quota spettante allo stesso legatario in qualità
di erede. (perciò vi è coincidenza tra onorato e onerato)

 Onerato; colui a carico del quale è posto il legato. Se il testatore non dispone
nulla, il legato è a carico di tutti gli eredi che rispondono in proporzione alla
quota.

Si discorre di sublegato qualora il legato sia posto a carico di uno o più legatari

Generalmente il legato si acquista automaticamente, senza accettazione al


momento dell’apertura della successione, salvo che il testatore abbia voluto differire
il momento dell’acquisto (condizione sospensiva o termine iniziale).

Qualora abbia ad oggetto:

 Trasferimento della proprietà di una cosa determinata, costituzione o


trasferimento di un diritto reale o altro diritto… acquista direttamente

 Se gli è stata legata la proprietà o altro diritto reale, deve domandare


all’onerato il possesso della cosa

 Se già detiene il possesso non è tenuto a chiederlo

 Qualora l’oggetto del legato è un immobile ha l’onere di trascrivere l’acquisto


a suo favore e a carico del defunto

Nel legato che ha come effetto la costituzione di un rapporto giuridico obbligatorio,


il legatario acquista il diritto a pretendere da parte dell’onerato la prestazione
dedotta. In caso di inadempimento il legatario può soddisfarsi mediante l’esecuzione
forzata anche in forma specifica

Rifiuto del legato: il legatario può rifiutare il legato e respingere l’effetto acquisitivo,
nel termine decennale. Tuttavia chi ha interesse può chiedere al giudice di fissare al
legatario un termine entro il quale dichiara se intende rinunziare.

Trascorso tale termine, il legatario acquista definitivamente il diritto legatogli.

Qualora il legatario rinunzi al legato o non possa acquistarlo si pone il problema


della devoluzione:

- Se il testatore ha previsto dei sostituti subentrano tali


- Se il legatario è figlio o fratello del de cuius opera la rappresentazione (purchè
non sia legato di usufrutto o diritto di natura personale)

- Qualora a più legatari sia disposto il legato opera l’accrescimento

La legge regola alcune ipotesi specifiche di legato:

 Legato di credito; Ha per oggetto il credito che il testatore vantava nei


confronti di un terzo al momento dell’apertura della successione

 Legato di liberazione del debito; Remissione testamentaria del debito che il


legatario ha nei confronti del testatore

 Legato a favore del creditore; È un legato di somma, nel quale il testatore


dichiara espressamente il debito su di lui gravante, facendo presumere la
volontà di estinguerlo col legato

 Legato di cosa altrui; Valido soltanto quando risulti dal testamento o da altra
dichiarazione scritta dal testatore, che questi fosse a conoscenza dell’altruità
della cosa. Il legatario non acquista la proprietà con la morte del testatore.

 Legato di alimenti; il testatore impone all’erede di corrispondere al legatario


in stato di bisogno le somme necessarie per la soddisfazione delle elementari
esigenze di vita. (rientrano anche i legali di mantenimento e di rendita
vitalizia)

- Sostituzioni e accrescimento

Operano nell’eventualità che il chiamato all’eredità o il legatario non possano o non


vogliano conseguire quanto devolutogli mortis causa, facendo subentrare un
chiamato di grado ulteriore.

A) SOSTITUZIONE

- Sostituzione ordinaria

Fa subentrare all’istituto colui che il testatore abbia appositamente chiamato in


grado ulteriore. Evita il ricorso all’accrescimento e alla successione legittima.

<sostituzione prevale su rappresentazione, rappresentazione prevale


sull’accrescimento>
- Sostituzione plurima

Qualora il testatore faccia subentrare più soggetti

- Sostituzione reciproca

Quando il testatore preveda che i diversi istituiti possano essere sostituiti l’uno agli
altri reciprocamente. Essa può essere a quote diseguali, a quote eguali oppure in
quote diseguali con chiamata di altro soggetto.

Se le quote sono identiche si verifica un’ipotesi simile all’accrescimento, ma su


disposizione del testatore e non della legge.

La chiamata del sostituto: si atteggia come istituzione sottoposta a condicio iuris


dell’impossibilià/ della volontà negativa dell’istituito di conseguire l’eredità o il
legato.

Allorché questa condicio si verifichiil secondo chiamato subentra al primo nella


delazione. Nella fase di pendenza l’amministrazione dell’eredità spetta al sostituto.

(il sostituto succede nella stessa posizione dell’istituito e deve adempiere gli obblighi
imposti a questo)

Sostituzione ordinaria ≠ sostituzione fedecommissaria.

Sostituzione fedecommissoria: succedono l’uno dopo la morte dell’altro, due


chiamati in ordine successivo. Il primo (istituito) ha l’obbligo di conservare i beni
ricevuti dal testatore e di consegnarli alla sua morte al sostituito (assumendo in
sostanza la qualità di usufruttuario).

In questo caso l’istituito deve essere: coniuge, figlio, discendente del testatore e sia
interdetto per infermità di mente. Con la riforma del diritto di famiglia si è aggiunta
una finalità essenzialmente assistenziale (infatti si esclude la chiamata del sostituto
se non per assistenza dell’istituito interdetto).

Tale funziona giustifica anche il sacrificio della quota riservata all’istituito


legittimario.

Alla morte dell’istituito al sostituto andrà quanto rimasto dall’istituito , il quale ha il


divieto di disporre mortis causa.

(sono nulle altre sostituzioni fedecommissaria)


B) ACCRESCIMENTO

Se sostituzione e rappresentazione non possono operare ha luogo l’accrescimento


(salvo che non sia stato escluso). Si evita così l’applicazione delle norme sulla
successione legittima.

Esso presuppone: la contitolarità di diritti ereditari tra eredi o legatari e determina,


al mancato acquisto di uno di essi, l’automatica espansione delle quote spettanti agli
altri, fino ad assorbire la quota che sia venuta meno.

Presupposti: chiamata congiunta (stesso oggetto e quote eguali o non determinate)


e solidale di più soggetti nella stessa disposizione e mancato acquisto da parte di
uno.

Effetto: gli eredi o legatari succedono nella quota del successore mancato,
subentrando negli obblighi che non siano di carattere personale.

- Nell’accrescimento del legato di usufrutto: opera eccezionalmente anche se


uno dei legatari venga meno dopo il conseguimento dell’usufrutto

- Nella successione legittima: al mancato acquisto di un soggetto istituito per


legge consegue l’acquisto di una quota maggiore di quella iniziale.

IPOTESI DI CONCORSO TRA PIU’ SUCCESSIBILI:

Nell’ipotesi di concorso tra più successibili, taluni chiamati in solido, altri in quote
eguali e altri in quote diverse l’accrescimento si realizza ordinatamente e per gradi:

1 coloro in solido con il 2 coloro in quote eguali 3 quote diseguali


rinunziante

- caducità e revoca delle disposizioni testamentarie

A) REVOCA

Significa la sopravvenuta inefficacia della disposizione testamentaria ad opera di un


atto o di una attività imputabile all’autore del testamento in ipotesi tassative
previste dalla legge.

Il testamento è sempre revocabile finché il testatore è in vita e si richiede la stessa


capacità richiesta per la redazione del testamento. La revoca può essere totale o
parziale ed espressa o tacita.
 Revoca espressa; può avvenire soltanto per mezzo di atto pubblico o di un
nuovo testamento, manifesta la volontà di ritrattare una o più disposizioni.

 Revoca tacita; essa avviene per: redazione di testamento posteriore


incompatibile in tutto o in parte col precedente, lacerazione o distruzione del
testamento olografo, ritiro del testamento segreto, alienazione o
trasformazione della cosa legata(salvo diversa volontà comportano la revoca
del legato)

Caratteri della revoca tacita: incompatibilità di una disposizione o di un


comportamento rispetto alla volontà testamentaria precedentemente espressa.

La revoca può avere ad oggetto una o più precedenti revoche, in questo caso deve
essere espressa.

 Revoca legale; determinata dalla scoperta esistenza o dalla sopravvivenza di


figli o di discendenti del testatore. Non è una vera e propria revoca ma
piuttosto caducità della disposizione.

- Esecutore testamentario

Il testatore può nominare uno o più esecutori testamentari e, per l’ipotesi che alcuni
o tutti non vogliano o non possano accettare, altro o altri in loro sostituzione.
L’esecutore è:

- titolare di un ufficio di diritto civile non rappresentativo (gratuito)

- tenuto a curare il rispetto delle disposizioni testamentarie

- ha il potere-dovere di curare l’interesse all’esecuzione della volontà


testamentaria

può essere nominato esecutore chiunque abbia la piena capacità di obbligarsi,


quindi anche la persona giuridica.

Il soggetto nominato: diviene esecutore con la sua accettazione che deve risultare
da una dichiarazione fatta nella cancelleria della giurisdizione ove si è aperta la
successione e annotata nel registro delle successioni.

(l’eventuale rinunzia deve risultare da dichiarazione di eguale tenore)


Se il de cuius non dispone diversamene, l’esecutore ha anche il potere-dovere di
amministrare l’eredità, prendendo possesso dei beni ereditari. L’amministrazione è
strettamente funzionale all’esecuzione delle disposizioni testamentarie.

<è tenuto al rendimento del conto ed è responsabile nei confronti degli eredi per gli
eventuali danni arrecati>

Il possesso dell’esecutore: non può durare oltre un anno, in realtà egli è un


detentore più che possessore.

Per gli atti di alienazione deve richiedere l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria.


Tutti gli atti compiuti dall’esecutore producono effetti nei riguardi delle situazioni cui
il de cuius era titolare. Qualora il testatore disponga che l’esecutore deve effettuare
la divisione dei beni, questi deve sentire gli eredi ma poi ha il potere di dividere
seguendo la sua volontà.

G.COMUNIONE EREDITARIA E DIVISIONE EREDITARIA

- Disciplina

Per avere comunione ereditaria è necessario che vi siano più eredi, titolari di una
quota parte del patrimonio ereditario e quindi di un’entità astratta che identifica
una parte in relazione del tutto.

Dalla comunione sono esclusi i legatari, essa riguarda esclusivamente gli eredi (senza
differenza tra testamentari e legittimi). Vi partecipa anche colui che abbia accettato
con beneficio d’inventario, il quale risponderà solo per colpa grave.

Oggetto:

- proprietà e i diritti reali e si estende anche alle azioni societarie e all’azienda

- Tutti i beni facenti parte del patrimonio ereditario

Non fanno parte della comunione i debiti: si dividono automaticamente tra gli eredi
che sono tenuti verso i creditori personalmente in proporzione della loro quota
ereditaria (obbligati pro quota).

Per l’amministrazione della comunione ereditaria trovano applicazione le norme


della comunione ordinaria:

- Ciascun coerede concorre all’amministrazione;


- Gli atti di ordinaria amministrazione dalla maggioranza dei coeredi (secondo il
valore delle loro quote);

- Gli atti di straordinaria amministrazione deliberati dalla maggioranza dei


coeredi che rappresenti i 2/3 del valore complessivo dell’eredità;

- Diritti reali e stipulazione di contratti di locazione ultranovennali consenso di


tutti gli eredi.

Si ammette che il testatore possa affidare l’amministrazione a uno o più coeredi


soltanto. Ciascun coerede può servirsi della cosa comune purché non ne alteri la
destinazione e non pregiudichi il godimento altrui.

Il testatore può imporre una determinata destinazione per l’uso dei beni. Ciascun
coerede deve contribuire alle spese necessarie per la conservazione e il godimento
della cosa comune, tuttavia il testatore può esonerare dall’obbligo di contribuire alle
spese di amministrazione uno o più coeredi per la durata della comunione.

Sono validi gli atti di disposizione compiuti da un singolo coerede relativi a un


singolo bene o una parte di esso, la cui efficacia è sospensivamente condizionata
all’assegnazione in sede di divisione del bene al soggetto che ne abbia disposto.

Diritto di prelazione: spetta ai coeredi , non è trasmissibile. Non sussiste quando il


coerede aliena ad estranei singolo beni relitti condizionando l’efficacia traslativa
dell’alienazione all’assegnazione dei singoli beni in sede divisionale.

Il beneficiario del diritto di prelazione ha due mesi di tempo per accettare la


proposta del coerede alienante.

Qualora il coerede non rispettando l’altrui diritto di prelazione, alieni la sua quota a
terzi, l’alienazione è soggetta al diritto di riscatto da parte degli altri coeredi. Tale
diritto permette ai coeredi di subentrare nella posizione dell’acquirente della quota
ereditaria, versando a quest’ultimo il prezzo pagato alle spese sostenute
(l’acquirente non può opporsi all’esercizio di riscatto).

 Scioglimento:

- si verifica al venir meno della contitolarità sui beni a causa di fatti o di atti di
diversa natura creditoria. Lo scioglimento si realizza con la divisione mediante
la quale ciascuno dei titolari diviene titolare esclusivo di determinate
situazioni.
Vi sono tuttavia ipotesi in cui la divisione non può essere operata ad esempio:

 il testatore può prevedere che la divisione non sia possibile prima di un certo
periodo dalla sua morte

 eredi minori si può richiedere che trascorra un anno dal raggiungimento


della loro maggiore età

 Può essere imposta dalla legge o sospesa dall’autorità giudiziaria

 Se tra i chiamati vi sono nascituri/concepiti, non può avvenire prima della


loro nascita se non autorizzata dall’autorità giudiziaria

I contitolari possono pattuire di rimanere in comunione per un tempo non maggiore


di 10 anni, il patto è opponibile anche agli aventi causa dei partecipanti (salvo gravi
circostante in cui lo scioglimento può avvenire prima).

Nel procedimento di divisione giudiziale il contraddittorio deve essere instaurato nei


confronti dei comunisti e dei loro creditori. Può avere ad oggetto tutti i beni che
costituiscono la comunione o solo una parte di essi.

Per l’apporzionamento  ciascun coerede può chiedere la sua parte in natura

Se i coeredi che hanno diritto a più della metà dell’asse concordano sulla necessità
della vendita per il pagamento dei debiti/pesi, si procede alla vendita e se occorre si
procede all’alienazione la quale rechi il minor pregiudizio.

Se vi sono immobili non comodamente divisibili = devono essere compresi per


intero nella porzione di uno dei coeredi aventi diritto alla quota maggiore o nella
porzione di più coeredi.

Fase finale:

- resa dei conti = si accerta il ricavato (considerando le spese di gestione e la


liquidazione dei beni)

- si accerta il valore dei beni relitti attraverso la stima di questi

la divisione si conclude con l’assegnazione delle porzioni ai condividenti.

<il testatore può dettare disposizioni per la divisione dei beni relitti le quali hanno
efficacia obbligatoria oppure operare egli stesso la divisione comprendendo anche la
parte non disponibile> è nulla la divisione se il testatore non ha lasciato beni
sufficienti a formare la porzione di uno dei legittimari e degli eredi istituiti.

- Collazione

In forza della collazione ereditaria i figli, coniuge e i discendenti che concorrono alla
successione devono conferire ciò che hanno ricevuto da defunto per donazione
diretta o indiretta. Il conferimento:

 Beni immobili: per imputazione (imputando il valore del bene donato alla
propria quota) oppure in natura

 Beni mobili: soltanto per imputazione

La sua funzione è quella di garantire l’equilibrio e la parità di trattamento tra i


coeredi. Qualora si abbia una comunione ereditaria tra coeredi tenuti alla collazione
e coeredi che non sono tenuti, si procede a due divisioni:

- La prima: volta ad apporzionare i coeredi esclusi da collazione

- La seconda: tra i soli soggetti tenuti alla collazione, avente ad oggetto beni
relitti sia quanto risulti loro donato dal de cuius

La collazione è una vera e propria operazione divisionale.

Collazione ≠ dall’azione di riduzione: la quale può essere esperita dai legittimari lesi
o pretermessi, garantendo loro la quota riservata

Collazione ≠ imputazione ex se: operazione necessaria per l’esercizio dell’azione di


riduzione. < il punto di contatto tra i due istituti è dall’identità dell’oggetto>

La collazione opera attraverso un prelegato anomalo perché è a favore e a carico di


tutti i coeredi che rientrano nelle categorie ex lege.

Costituzione: i soggetti tenuti a collazione diventano titolari di un’obbligazione dal


momento dell’apertura della successione e da quel tempo sono dovuti i frutti della
cosa e gli interessi sulle somme. L’erede ha un’obbligazione facoltativa (potendo
adempiere per imputazione o in natura).

Per la collazione dei titoli di credo quotati in borsa/titoli dello stato sono determinati
in base al valore di borsa, per la collazione di denaro ci si basa sul principio
nominale.
Al donatario vanno riconosciuti eventuali miglioramenti e spese sostenute ed è
obbligato per i deterioramenti del bene.

il de cuius può dispensare uno o più erede dall’obbligo di collazione, tale dispensa
produce effetti nei limiti della quota disponibile. Essa può avvenire contestualmente
all’atto di liberalità o successivamente con testamento. La dispensa è atto di ultima
volontà.

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