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Filologia italiana

22/09/2021

Che cos’è la filologia?


Dicitura esatta: filologia della letteratura italiana. Com’è che un testo ci arriva scritto in quella forma?
Com’è che la commedia dalla scrivania di Dante è arrivata a materializzarsi nel volume che io posso tenere
in mano? Filologia=studio del modo in cui il testo letterario è arrivato fino a noi e contemporaneamente si
occupa di garantire a chi legge che quel testo sia effettivamente quello che l’autore ha composto. Con
Dante abbiamo diversi dubbi che non risolveremo. Nei testi antichi abbiamo il problema: il tempo che ci
separa tra la nostra quotidianità e Dante è un parametro che fa sì che non ci sia la certezza che il testo che
possediamo è esattamente quello che volesse noi leggessimo. Compito: assicurarsi che i testi siano fedeli a
quelli voluti dall’autore, non interessa che le cose scritte siano belle, interessanti e vere. Si tratta di
restaurare un originale e restaurare la volontà dell’autore. “Restaurare” perché il lavoro del filologo è molto
simile a quello del restauratore di opere d’arte, che ripulisce dall’incrostazione dell’antichità, reintegra e
cerca di riportare l’opera d’arte così come è uscita dalla bottega.

Es. busto di Benvenuto Cellini, fuso nello stesso anno in cui ha fuso Perseo, è stato restaurato nel maggio di
quest’anno. Cosimo de Medici. Gli occhi sono stati restaurati e lo sguardo è diventato pungente,
intimidatorio e ora tutto ha senso: all’ingresso del porto dell’isola d’Elba molto strategico per il granducato
di Toscana. In quella posizione, chiunque arrivasse si trovava di fronte a questo sguardo. È un dettaglio
significativo emerso dopo il lavoro di restauro che ci fa capire quanto fosse efficace il Messaggio, la perizia
di Benvenuto Cellini che ha incastrato dei dischi di argento per rendere lo sguardo efficace, che questa
tecnica Cellini l’ha recuperata dall’antichità  riscoperta quasi filologica. Da prima e dopo il restauro
abbiamo acquisito informazioni che ci fa vedere tutto in maniera diversa.

Il filologo fa questo con i testi letterari. È più complicato perché il restauratore ha l’originale in mano,
mentre con il testo letterario spesso il testo originale non ce l’ha. Es. commedia mai avuta originale firmata
da Dante, è il compito del filologo creare il testo originalegrande responsabilità. Costruire teorie su testi
non esatti, può creare una reazione a catena di diffusione di informazioni sbagliate.

Disturbi della comunicazione orale


La filologia ha alla base una serie di regole/funzionamenti che sono gli stessi che hanno tutte le discipline
che hanno a che fare con la comunicazione (orale o scritta) e può avere delle interferenze o disturbi. Perché
la comunicazione è sottoposta a variabili che riguardano l’udito di chi l’ascolta, interferenze, o disturbi
derivanti dalla cultura dei parlanti e dei riceventi. Quando si passa da una comunicazione orale a una
scritta? E perché? Cosa spinge a passare da un piano di comunicazione orale a comunicazione scritta.
Perché quello che affido alla comunicazione scritta rimane, dunque è rilevante e debba preservarsi, che ha
valore oggi ma anche tra 100 anni.

La filologia che ha che fare con il mondo della comunicazione è una disciplina con delle sue regole; è la
frontiera più avanzata della scienza che si insinua nelle discipline letterarie, pur non essendo una scienza
esatta (un po’ come la medicina, scienza empirica che si basa sull’osservazione del fenomeno e sull’aspetto
probabilistico). Per ricostruire l’originale non possiamo affidarci all’arbitrio, dobbiamo adottare un metodo
rigoroso e universalmente condiviso. Filologia=chi ama il logos, la parola, la razionalità=modo raziocinante
di approcciarsi al testo, critica del testo=trattare in modo analitico il percorso del testo letterario dalla sua
composizione alla sua fruizione; ecdotica si usa per riferirsi al modo in cui l’edizione critica o ricostruita è
stata condottaeccezione più tecnica=tecnica con cui il filologo ricostruisce il testo letterario.

Dispensa pag. 6 i danni che può fare chi compila le antologie letterarie quando la persona che si occupa di
questa non è consapevole di quanto è importante essere certo che il testo che metto in mano a tutti sia
quello originale. “Novellino”: un cavaliere racconta una storia troppo lunga e un ascoltatore lo critica
perché chi l’ha insegnato al cavaliere non ha saputo insegnarli a fermarsi, a misura giusta del racconto. Non
ha imparato l’arte della risata, perché chi ha stampato l’antologia narrativa ha fatto un errore che ha leso il
testo letterario che non è più quello che voleva trasmettere l’autore del novellino. Manzoni: conte
Carmagnola. Le famiglie erano in guerra, ma il conte muore e il motivo di odio fra le due famiglie viene
meno. “È gran pacier la morte” = la morte ricompone gli odi fra le fazioni, è il paciere. In un’antologia
scolastica c’è scritto “è gran piacere la morte”il testo non regge, assurdo, lesivo per il significato e lesivo
alla fedeltà della volontà di Manzoni. Chi non è attento alla trasmissione può fare dei gradi quando la
trasmissione porta alla creazione di strumenti come dizionari vocabolari dove si sedimentano informazioni
che rimangono per sempre. Es. lettera di Francesco Vettori a Machiavelli, amico e uomo di importanza
amministrativa a Firenze. Parla dell’imperatore Carlo V che ha dato dimostrazioni di sé e del suo carattere
che non soltanto il re di spagna, uomo dal cervello fino, ma “ogni ben grosso”, ovvero ogni mente
grossolana può facilmente intuire quali siano le mire dell’imperatore. Grammaticalmente parlando “ogni” e
“grosso” sono aggettivi, ma qui grosso ha valore sostantivato. Questa è l’edizione dell’epistolario che si
leggeva fino a 1 anno e mezzo fa. Grande dizionario della lingua italiana di Battaglia, IL dizionario di
riferimento. Alla parola “grosso”, troviamo anche il significato sostantivato, citando esempi illustri (l’uso
giustifica). A un certo punto c’è la citazione alla lettera di Machiavelli. MA sono stati scoperte delle copie
più affidabili di queste lettere in cui si legge “ogni ben grosso huomo”  fine dell’uso sostantivato di
grosso questa pagina del dizionario è falsa. Il filologo pone le fondamenta, mette a disposizione di tutti il
testo più possibilmente simile all’originale, su cui tutti fanno i loro studi, commenti ecc.

Chiarezza sul lessico


 Testo=L’infinto di Leopardi
 Libro, ebook, iPad=supporto o mezzo attraverso il quale si può fruire del testo letterario, grazie al
quale il testo circola
 Testimone o copia=manoscritto o stampa, un esemplare. Può essere un libro stampato ma anche
manoscritto perché fino ad un certo momento era l’unico modo per reperire un’opera. Dopo
l’invenzione della stampa le cose sono cambiate ma per un certo periodo di tempo le due forme di
trasmissione continuano a coesistere (circa un secolo), es. Principe di Machiavelli.
o Incunabolo=identifica le copie a stampa che dalla nascita della stampa a caratteri mobili
arrivino fino all’anno 1500, da culla  indica tutte le stampe dei primi anni. Poi abbiamo le
cinquecentine e le stampe antiche. Es. editio princeps di Dante tirata a Foligno nel 1472
(Marche e Umbria sono state nella seconda metà del 400 una fucina pioneristica per quello
che riguarda la produzione di stampe e carta)

La filologia ricorre spesso al linguaggio mutuato da quello giuridico perché lo scopo della filologia è la
ricerca della verità, come quello dell’ambito giuridico. Ma anche perché il lavoro del filologo assomiglia
molto a quello dell’investigatore che segue varie piste e ad esclusione sceglie quella che più si avvicina alla
verità.

Come si determina qual è l’originale?


Per chi lavora con i documenti è abbastanza facile determinarlo, perché si hanno degli elementi materiali
che mi dicono subito se quel documento è autentico o falso (documenti di identità, banconote)

Dal punto di vista letterario si parla di:

 Apocrifo: Vangeli apocrifi=testi sacri ma non ufficialmente riconosciuti dalla chiesa cattolica 
=non riconosciuto autentico, non legittimamente. Letteralmente = disvelare una verità nascosta.
 Falso: non autentico con l’aggiunta dell’elemento della volontà di creare qualcosa di falso. I testi
apocrifi vengono scritti senza la consapevolezza di falsificare, pensano di divulgare qualcosa di vero,
lo scrivente è neutro. Il falso invece comprende la consapevolezza di creare un falso.
 Anonimo: l’autore non si conosce.

Filologia, critica del testo ed ecdotica servono per indicare la disciplina. Ha un metodo oggettivo con cui
lavorare sui testi letterari e lo scopo è quello di avvicinarsi il più possibile all’originale. Le due grandi
categorie sono: conservato e non conservato. Se ho un originale autografo di Leopardi, posso disporre di un
testo già molto affidabile  ha fatto delle correzioni, ci sono dei materiali secondari di ricerca, ci sono altre
edizioni… Si avrà un tipo di lavoro completamente diverso se si lavora sulla produzione del testo della
Commedia di Dante, in cui l’originale non c’è  più complicato.

Fasi compositive
 Abbozzo = parziale versione di un’opera, fase embrionale, appunti su cui l’autore lavorerà e
diverranno l’opera compiuta
 Redazione (in filologia) = una versione del testo letterario che l’autore ha prodotto, diversa da
quella finale. Ce ne possono essere molteplici ovviamente.
 Materiali di lavoro = appunti, ricerche dell’autorenon fanno parte dell’opera letteraria ma aiuta
a capire come l’opera è nata, quali sono le informazioni recuperate ecc.

A Silvia autografo di Leopardi: 1° reazione prodotta da Leopardi, poi modificata. Esiste anche una versione a
stampa intermedia a cui Leopardi interviene facendo altre correzioni, poi post mortem viene pubblicata
l’ultima edizione dall’amico Ranieri seguendo le correzioni fatte dall’autore stesso.

Esempi di originale conservato:

 Ariosto, Orlando Furioso


 Leopardi, A Silvia
 Manzoni, I Promessi Sposi
 Svevo, La coscienza di Zeno: Bologna, Cappellitutte le successive edizioni si devono basare su
quella pubblicata con la volontà dell’autore. In un’altra stampa sono stati corretti i refusi. Non si
può far niente quando manca una parola: nessuno potrà intervenire perché nell’edizione voluta
dall’autore manca una parola. Mette un punto interrogativo per fare capire al lettore che c’era una
parola perduta, ma essendo perduti tuti i materiali di svevo prima che lo portasse in tipografia, non
possiamo colmare questa mancanza.

23/09/2021

Il risultato del lavoro del filosofo si chiama edizione critica che si distingue da quella semplice perché
contiene una serie di apparati e capitoli in cui il filologo, parola per parola, spiega cos’ha fatto per
ricostruire il testo. Possiede dunque apparato critico e nota di testo (=descrive tutte le copie superstiti
dell’opera e di che uso ne ha fatto).

La Cesarini dice: siamo rimbombati di informazioni e dobbiamo orientarci tra i messaggi che ci circondano e
capire se ciò che dicono sono vere o false, ma prima se il messaggio è vero, affidabile, autentico. Il
messaggio può contenere info vere ma essere il testo di partenza un’entità o un produttore fasullo (es. su
internet: fake news che provengono da enti che non esistono o palesemente contraffatti). Il lettore comune
si pone le stesse domande del filologo: chi è l’autore? Perché l’ha scritto? Da dove ha tratto le notizia?
Nessuno ha mai modificato il testo originario? Quanti hanno messo le mani sopra il Messaggio prima che
arrivasse a noi?  catena della trasmissione o tradizione.
Quando si parla di originali conservati si parla anche di filologia d’autore (coniata da Dante Isella, filologo
novecentesco che ha cercato per primo di dare uno statuto a questa branca della filologia italiana)
chiamata così perché abbiamo a che fare con materiali plurimi, con più redazioni dello stesso orinale sfida
diversa dalla filologia costruttiva (che si occupa dell’originale non conservato).

Tradizione = dal latino traditio (=consegnare), indica la via di un testo letterario dalla sua produzione fino
all’ultimo lettore. Questo arco cronologico può essere amplissimo se guardiamo alla tradizione dei classici
(es. Omero), molto più piccola per “Marcovaldo” di Calvino.

 Esiste una legge, un postulato che dice che all’aumentare della tradizione (cioè più è lungo l’arco
cronologico che separa la composizione dell’opera dalla sua ultima fruizione), maggiore sarà
l’esposizione alla sua contraffazione e perdita di autenticità, perché ogni volta che un testo viene
replicato per essere comunicato, ogni copia è una esposizione di quel testo al suo deterioramento
(non voluto), poiché sopravvivono solo alcune copie. Es. Tito Livio, la cui enorme opera è stata
persa quasi del tutto.

Nella parte sinistra abbiamo ciò che l’autore fa sulla sua scrivania: qui comincia la vita del testo così come
l’autore l’ha inteso (fa abbozzo, scaletta, traccia le caratteristiche dei personaggi, può fare più redazioni).
L’autore interviene sul testo perfezionandolo fino a quando non è soddisfatto e lo porta dall’editore.
Autografo: quando non c’era la stampa l’autografo segnalava la volontà dell’autore.

Nella parte destra abbiamo la vita del testo, la sua tradizione dal momento in cui l’autore è soddisfatto e lo
fa circolare al pubblico. Tutte le modifiche che avvengono da questo punto sono dei decadimenti o
momenti di allontanamento dalla volontà dell’autore.

Se l’autore accondiscende alle richieste della censura e modifica lui il suo testo e lo fa pubblicare, non
possiamo dire che quella non è volontà dell’autore, è una volontà coercitiva, ma non possiamo dire che
l’autore non era d’accordooggetto di studio del critico storico, ma per quanto riguarda l’originalità di quel
testo il filosofo non può negarlo, perché l’autore di fatto ne ha autorizzato la circolazione. L’autore
potrebbe scegliere di non pubblicare e fare circolare il testo in maniera clandestina, come nel caso del
Principe di Machiavelli, finito all’Indice, ma fatto circolare clandestinamente, cambiando il luogo di stampa
in altri luoghi come ad esempio Londra. Se avessimo la versione precedente al vaglio della censura
potremmo vedere in che modo è intervenuta la censura  lavoro del filologo d’autore.

Redazione = versione di un testo letterario precedente o successiva a un’altra.

Edizione = Redazione o circolazione ufficiale di un testo.

Modifiche di tradizione = decadimenti, errori inseriti in un’opera letterarie (che possono essere
refusisbagliare la sequenza dei caratteri nel momento in cui si compone le parole).

Es. di variante d’autore: pag. 23 Cesarini, Martinelli (11). In corsivo le parti aggiunte, varianti d'autore.
Variante = parola o insieme cospicuo di parole che si inserisce nel testo per modificarlo. Quando questa
modifica la fa l'autore si parla di variante d’autore.

 Come si fa a capire qual è l’originale? Il filologo lavora sulla seconda, ma tiene conto anche della
prima e vede come è variata.

La parabola del testo


Modo diverso dal punto di vista grafico di rappresentare il testo.

Momento in cui è stata


scritta l’ultima variante
d’autore = redazione
Varianti definitiva Errori
d’autore a

Fasi Copie con errori


redazionali

Sempre più
Abbozzo errori

Tra la fase redazionale autoriale e il dopo esiste un vertice, in cui di norma coincide la ultima volontà
dell’autore, che è in filologia d’autore, ciò che ci interessa individuare. Dopo il vertice, abbiamo una caduta
verticale, che rappresenta il degrado del testo: da questo punto in pio lt esto peggiora sempre più .

Es. Ludovico Ariosto, Orlando Furioso


Il punto più alto della curva, in cui si colloca l’originale, rappresenta la “migliore” forma di un testo? Cosa
significa in filologia “migliore”?

Quello che più si avvicina alla volontà dell’autore, il filologo non si pone ma problemi di tipo estetico; sono
questioni che riguardano la critica letteraria.

Caso particolare: Tasso, Gerusalemme liberata

Il vertice della parabola coincide con l’ultima volontà dell’autore ma non con il testo che il pubblico ha letto,
perché Tasso, per le sue vicissitudini personali, chiede che il suo libro venga bruciato e ripubblica un testo
completamente modificato. Abbiamo una discrasia per via del concetto di vulgata. Vulgata = quella
versione del testo che ha avuto maggiore successo verso il pubblico e che normalmente viene letta come
testo di riferimento per quell’opera. Questo succede perché il testo si diffonde in maniera esponenziale e
incontrollabile, sfugge al controllo dell’autore, soppiantando il testo che anche l’autore avrebbe voluto
fosse letto.

Pubblicare nel Medioevo


Petrarca finisce di scrivere il Canzoniere, ma non lo può portare alla stampa  non possiamo parlare di
pubblicazione per le opere prima di Gutenberg. Si sviluppa un commercio di botteghe librarie, solitamente
connesse a città universitarie, che producono libri che cominciano a diventare sempre meno di lusso per la
maggiore produzione. Petrarca non può andare da un tipografo, ma da un’officina artigiana in cui si
trascrivono i libri e si fa un’ufficiale copia da cui ne verranno fatte tante altre.

Da qui iniziano i problemi per il filologo: tante copie vengono fatte ma essendo copiate a mano non saranno
mai tutte uguali. Ma soprattutto l’autografo portato da Boccaccio potrebbe andare perduto. Nel caso di
Petrarca è sopravvissuto. Però nel momento in cui si va dal librarius a trarre una copia dal suo originale, si
parla di pubblicazione.

All’epoca i libri erano un bene di extralusso, che avevano un committente, esattamente come un’opera
d’arte, qualcuno che li produceva, e ci voleva un’exempla, cioè una copia da cui trarre la copia personale
detta antigrafe (=scritta prima). La copia che poi si produrrà si chiama apografo (=scritto dopo).
Johann G. Gutenberg e l’invenzione della Stampa
Il filologo deve saper riconoscere le stampe antiche e dunque la storia della stampa. Gutenberg è stato
l’inventore della stampante a caratteri mobili. Lo stampatore fa uso di lettere fuse in metallo utilizzate di
volta in volta per comporre le parole inserendole nel vantaggio, in cui venivano inserite tutte le lettere in
sequenza per formare le parole. Poi c’era la forma, un contenitore di ferro in cui venivano riversate dal
vantaggio tutte le parole in sequenza, spazi bianchi compresi. Poi si metteva un foglio sul torchio e la forma
inchiostrata veniva stretta da una presa  stampa a caratteri mobili perché venivano riutilizzate le lettere
metalliche, MA le lettere devono essere messe a specchio e questo portava a fare confusione.

Ogni stampa antica può essere descritta grazie a delle caratteristiche:

 Frontespizio (in cui è contenuto il titolo e l’autore) e colophon (luogo di stampa, editore, bottega di
produzione e data)
 Formato + impronta
 Formula di collazione

Impronta=immediata identificazione di un’edizione, si ricava campionando 4 frequenze (pag. 7 dispensa es.


di come si descrive una stampa antica)  come un’impronta digitale che si ricava campionando varie
sequenze predefinite in punti diversi, registrati nella catalogazione della stampa. Alcuni librai (dei
commercianti che devono guadagnare dalla loro attività) a volte avevano delle rimane di copie di testi che,
una volta tornati in voga, riutilizzano cambiando solo il frontespizio e spacciandole per nuove edizioni.
Tuttavia, noi sappiamo che è impossibile trovare due edizioni diverse completamente uguali, perché viene
stampata da un altro editore, in un altro luogo e in un altro modo  è impossibile che una determinata
frase si trovi nella stessa identica posizione e pagina dell’edizione precedente.

Formula di collazione: mi dice come è composto il volume, quanti fascicoli mettono insieme il testo. Ogni
fascicolo che legati insieme formano un libro, è contrassegnato da una letterina e il numero in esponente
indica il numero di carte che il fascicolo comprende, in modo da capire se effettivamente a un determinato
esemplare mancano delle carte.

Dal punto di vista della qualità, la stampa si definisce:

 Editio princeps (plurale=editiones principes): 1° edizione, curata o meno dall’autore.


 Ristampa
 Nuova edizione

29/09/2021

Quando si sono individuate le caratteristiche di un testo a stampa ho tutte le informazioni necessarie. Al


filologo serve sapere che tutte le copie di una determinata edizione sono tutte uguali.

 questa è la discriminante tra testimoni a stampa e testimoni manoscritti, perché di una edizione a
stampa di una determinata edizione, il testo è identico. Non esistono due manoscritti uguali per
quanto riguarda il testo e nemmeno il libro, ognuno è un manufatto unico e irripetibile.

Si pensa sempre a copisti monaci che lavorano nel monastero, ma questo è vero fino a un certo punto: con
la nascita delle università e delle scuole laiche, le cose cambiano e si creano le botteghe librarie dove degli
artigiani mettevano su un’impresa di trascrizione manoscritta. Il libro manoscritto deve essere considerato
da due punti di vista fondamentali:

1. Fisico: come supporto su cui il testo viaggia


2. Interno o testuale: viene analizzato il testo di cui questo manoscritto è copia.
 Parliamo di originale non conservato
Parabola del testo non conservato

Abbiamo una serie di copie che si possono mettere in qualsiasi punto della parte discendente della
parabola. Più in basso si situa il punto in cui abbiamo la prima copia conservata, più il gap che il filologo
deve ricostruire è ampio.

La filologia è una scienza che può soltanto approssimarsi alla verità; tuttavia, ci sono delle specie di
postulati:

1. Maggiore è lo scarto temporale che intercorre tra l’originale perduto e la prima testimonianza
manoscritta (manoscritto), maggiore sarà la fatica del filologo nel suo lavoro di restauro.
2. Maggiore è il numero di manoscritti superstiti, maggiore sarà la fortuna riscossa dall’opera. Tante
volte è stato copiato, tanti errori possiamo trovare nel testo.

La situazione del libro di stampa antico è opposto: se avesse avuto fortuna sarebbe stato esposto a più
fattori che avrebbero facilitato la perdita delle copie superstiti (salvo i casi in cui le copie sono state
distrutte dalla censura). La maggiore fruizione di un testo a stampa favoriva il suo deperimento.

Cosa succede nel corso dei secoli al testo manoscritto? Metafora dell’albero potato
L’Iliade di Omero è stata sottoposta a una serie di traumi che coincidono con delle perdite di informazioni e
di degrado del testo letterario:

1. passaggio dal rotolo al codice. Il codice è un’idea rivoluzionaria per un lettore per cercare le pagine,
la consultazione e la produzione è altrettanto più semplice.
2. passaggio dalla scrittura maiuscola capitale romana a quella minuscola. Prima c’era scriptio
continua, no spazio tra le parole.
3. passaggio dal manoscritto alla stampa, per cui tutto ciò che era su supporto manoscritto migra,
non immediatamente, verso la stampa. Anche noi viviamo un trauma identicoprogressiva
scomparsa del libro e migrazione al digitalepotremmo perdere tanto.

La tradizione del testo


Tradizione diretta = tutte quelle copie integrali di un’opera, siano esse manoscritte o a stampa (antiche o
moderne). Il tesoro più prezioso per il filologo, difficile per quella italiana.

Tradizione indiretta=ogni volta che ho un’opera di altro tipo all’interno della quale si citano brano
sottoforma di traduzione, rifacimento, commentotestimonianze di seconda mano. Trasmissione del testo
mediata per via di un’altra opera. Importante perché sanano errori in punti specifici del testo e per
integrare le conoscenze relative alla tradizione diretta. Vale soprattutto per la letteratura classica.

Es. tradizione indiretta: Antonio Pucci (uno dei grandi per la produzione poetica 300esca) ha scritto uno
zibaldone, ovvero un testo composito di prosa e versi in cui inserisce lacerti di numerose opere di vari
autori, di cui costituisce tradizione indiretta.

Es. 2: Antichi commenti della Divina Commedia (mise en page: il commento di parafrasi, allegorico, figurale,
corre tutto intorno ai quattro bordi della pagina) che si sono rivelati utili talvolta per sanare gli errori
testuali della tradizione diretta.

Come lavora il filologo


La “cassetta degli attrezzi” del filologo è costituita da:

 La storia e la conoscenza dell’autore: il grado zero. Non si può ricostruire un testo letterario se non
si conosce tuto di quel testo e del suo autore. Inoltre, non esiste opera letteraria non condizionata
dal periodo in cui essa è stata composta.
 La paleografia: disciplina che studia la storia della scrittura attraverso i sec.
 La codicologia e la storia della miniatura
 La conoscenza delle stampe antiche
 La storia della lingua

Cenni di paleografia
Paleografia = Disciplina storica, ma anche un aspetto formale e pratico molto forte: si occupa di studiare
come venivano tracciate le lettere e ci aiuta a decifrare e trascrivere i testi antichi manoscritti, e, in casi
particolarmente fortunati, di esercitare l’expertise, cioè riconoscere le mani, chi ha scritto quel testo
(quando esistono già dei repertori).

Pag. 9-10-11 scrittura beneventana cassinese che si riferisce ai sec. VII-VIII. Prima lettera Q segno di
abbreviazione, con valore di qui. Questa pratica delle abbreviazioni continua nei sec successivi. Pag. 11 es di
carolina (IX-X sec.) leggero miglioramento della facilità di decifrare le lettere, per riforma di duca di York
per aumentare la leggibilità.

Scrittura gotica o littera textualis


Nasce e si sviluppa nel mondo universitario caratterizzata da un tratteggio contrastato, tipica del libro
universitario, che si presenta con due colonne e ai margini le annotazioni dei professori che glossavano il
testo proposto agli studenti. Non è facile da decifrare. La rubrica (punto in cui si usa il rubro, inchiostro
rosso) è il titolo o introduzione. Poi nelle varie capitali che indicano quando cambia il capitolo o una
significativa transizione all’interno del testo, nel caso delle capitali si può alternare il colore (blu con
decorazioni rosse, rosse con decorazioni blu).

 Trattino detto titulus sovrapposto alla parola nel punto in cui era richiesta una consonante nasale.
Es. qua-to = quanto
 Note tironiane che devono il loro nome a Tirone, amico di cicerone  7 = et, 9 = con …

Specchietto di riepilogo delle varie abbreviazioni a pag. 21.

Scrittura mercantesca

È molto meno chiara e più difficile da decifrare perché si tratta di una scrittura corsiva (a differenza della
scrittura libraria, che prevede una esecuzione che richiede più tempo e tecnica), i mercanti non potevano
perdere tempo, per questo la loro penna non si stacca mai dal supporto. La scrittura era qualcosa di
funzionale alla professione, nulla di calligrafico e artisticamente bello, era uno strumento di lavoro. Se si
trattasse di una scrittura circoscritta ad una produzione che non riguarda la letteratura non ci
interesserebbe, ma questi mercanti diventano figure di spicco all’interno della comunità e, accrescendo la
propria cultura, hanno l’esigenza di farsi una biblioteca che si trascrivono da soli. Per questo motivo diventa
importante riconoscere anche la scrittura mercantesca.

Es. chiose a Dante, manoscritto riccardiano per vedere come un testo letterario è scritto in mercantesca.

Scrittura gotica semplificata

Es. Rerum Volgarium Fragmenta (Canzoniere) di Petrarca, della sua mano. La rubrica recita “di F Petrarca,
poeta laureato”  riconoscimento che gli permetteva di insegnare in qualsiasi cattedra universitaria
europea) e il titolo originale, voluto dall’autore, letteralmente significa “frammenti tessere di cose volgari”.
In questo manoscritto presente anche la mano di un copista che lavorava per Petrarca, Malpaghini. Una
grossa parte del manoscritto è autografo perché M se n’è andato e ha proseguito dunque di suo pugno.
Perché è grande Petrarca? Tra le varie cose, c’è che Petrarca ha lavorato nella paleografia perché ha
cominciato a scrivere imparando la scrittura gotica e di sua volontà la semplifica, poi sarà imitato da tanti
altriporta a compimento la rivoluzione grafica finita dagli umanisti (Times new roman). È autografo, ma
anche idiografo.

Idiografo = quel manoscritto che è stato eseguito da un copista diverso dall’autore ma sotto il suo diretto
controllo. È vero che non è autografo, ma subito sotto l’autografo a livello di scala di valor filologico
nell’ottica di ricostruzione originaleampio margine di credibilità. La norma è che i copisti pagati dall’autori
hanno davanti un’exempla, non ascolta l’autore che detta. Quanti errori ha inserito anche questo copista
voluto dall’autore? Ma come si fa a capire che un testo è idiografo? Quando un copista scrive per intero
perché il filologo ha riconosciuto in più punti del testo che c’è anche la mano dell’autore che scrive delle
correzioniè possibile riconoscere la mano dell’autore intervenuto nel testol’autore ha fatto copiare poi
se l’è riletto ed è intervenuto facendo osservazioni e modifichepossiamo dire che è un testimone
idiografo, eseguito con il controllo da parte dell’autore. Boccaccio, con una sorta di somiglianza nel modo di
intendere la letteratura, fa sua la riforma grafica di Petrarca e la rende pratica. Nella tradizione medievale i
testi poetici vengono scritti in linea e il verso viene separato da una barra.

 Dalla semplificazione di Petrarca che pone le basi si arriva alla littera pre-antiqua di Coluccio
Salutati (cancelliere della repubblica fiorentina, ha posto la base per la riscoperta dei
classiciinventa l’umanesimo) e infine Bracciolini e Niccoli creano la nuova scrittura riprendendo i
codici manoscritti dell’epoca carolingia della riforma grafica di Carlo Magno traferita nella loro
contemporaneità.

La riforma della cultura va di pari passo con la scoperta fisica di opere che si pensavano perdute.

Scrittura umanistica o littera antiqua: è la scrittura che utilizziamo noi oggi.

Dizionario delle abbreviature latine e italiane.

Perché la paleografia interessa al filologo?


Il modo in cui tracciavano le lettere poteva indurre a chi legge e trascrive a sbagliare. È importante anche
per il discorso dell’expertise: riconoscere in un manoscritto la mano del copista e dargli un’identità può
avere per il filologo una rilevanza fondamentale. Es. del Principe di Machiavelli non abbiamo l’autografo. Se
nella stampa bastano le cose indicate in frontespizio e colophon, per individuare un manoscritto dobbiamo
dire la città e la biblioteca in cui è conservato, la collezione in cui sta e il numero identificativo che deriva
dal luogo fisico in cui sono conservati. Scrittura settecentesca, trascritto da Biagio Bonaccorsi, il copista di
questo manoscritto. C’è scritto ma non è detto che sia vero, però ci sono tanti autografi e comparandoli si è
visto che era davvero lui. Chi è Biagio? Era un amico carissimo di Machiavelli, hanno lavorato nello stesso
ufficio a Palazzo Vecchio e anche il tempo libero lo passavano insieme. Non è idiografo perché non è
possibile rintracciare l’intervento di machiavelli, però è la copia di un personaggio intimo amico
dell’autorerilevanza notevole perché se fossero stati così intimi Bonaccorsi avrebbe avuto accesso alle
sue carte o comunque gli poteva chiedere una copia questo rapporto di intimità è per i filologi rilevanti
per l’affidabilità di questo testo.

Per svolgere al meglio il suo compito di editore di testi medievali e rinascimentali, è bene che il filologo
conosca la paleografia.

30/09/2021

Manoscritto Trivulziano di Dante, importante perché trascritto da un copista fiorentino in anni molto vicini
alla morte di Dante (anni 30-40 del 300). Quando trascriviamo da manoscritti antichi

 Non sempre la separazione delle parole è fatta secondo l’uso moderno


 Non ci sono segni di interpunzione (a partire dai codici 400eschi c’erano dei segni utilizzai
diversamente rispetto alla nostra punteggiatura)
 Non esistono segni diacritici (apostrofi, accenti, segni per aiutare l’interpretazione del testo), poiché
i primi secoli della lingua italiana fino a Bembo, ancora la lingua non ha trovato un suo statuto fisso
e codificato, è molto fluido, empirico e mobile.
 Esiste l’uso delle abbreviazioni che nel trascrivere il testo dobbiamo sciogliere in modo corretto.
 Quello che esattamente riporta il manoscritto non è come quello che troviamo nell’edizione
pubblicata
Pag. 12 dispensa: stessa a. punto in mezzo come pausa debole. Z = ti. P tagliato a metà= per, uomini con
l’hgrafia latinaetimologica perché la parola volgare viene scritta come in latino. Capitale decorata, così
senza accento. Giù senza accento. Cinghia con titulus, indicazione di una nasale non scritta ma presente.
Nota tironiana. Siamo come dei notai, registriamo quello che il testimone ci dice.

La codicologia
Disciplina che al pari della paleografia a cui è legata, è uno strumento e una competenza che il filologo deve
possedere per poter svolgere bene il proprio mestiere. In particolare, la codicologia è quella disciplina che
studia il libro manoscritto dall’aspetto materiale a dall’analisi testuale dei testi che il libro manoscritto può
trasmetterci. Scopo: descrivere in modo più analitico possibile i testi pervenuti. Ogni manoscritto ha
caratteristiche peculiare  per poterlo identificare lo devo categorizzare in ogni suo aspetto.

Allestimento del manoscritto: si presentano con un supporto membranaceo o cartaceo.

 La pergamena è un’invenzione di Pergamo diffusasi in tutto il medioevo. La pergamena si


produceva trattando la pelle con la calce viva, priva di tutti gli scarti biologici e con la pietra pomice
lavora il lato pelo per limarlo e renderlo adatto. Veniva poi ritagliato il folio maximo e i sottomultipli
di questo foglio: semi folio, quarto, ottavo (le stesse misure della stampa).
 La pergamena era molto costosa perché ci volevano tanti animali per fare un libro ed erano fonte di
sostentamento, una ricchezza economica per chi li aveva e mezzo di lavoro agricolo. I libri erano
oggetti davvero di status: chi poteva mettere su una piccola biblioteca privata erano solo i magnati.

Le cose cambiano quando il supporto diventa anche la carta (i due metodi coesistono), più economica. La
carta fatta di elementi vegetali esisteva già in Cina in epoca medievale ma non avevano i prodotti per
renderla resistente nel tempo. La carta straccia era più resistente. L’invenzione della carta stracci fatta con
il trattamento degli scarti della produzione tessile è italiana, iniziano a Fabriano dove inventano dei
macchinari ad hoc per la lavorazione.

Filigrana = disegno incorporato nel telaio che una volta asciugata la carta, si vedeva in trasparenza. Ogni
cartiera per esercitare la sua attività doveva ottenere una licenza, quindi, sono stati creati dei database in
cui a ogni immagine corrispondeva una licenza con la data e il luogo in cui questa bottega si trovava. In un
manoscritto in cui non abbiamo una data uno dei modi per datare i manoscritti è quello di riuscire a
identificare le filigrane in modo da riuscire a capire a dare il manoscritto con approssimazione. Peri il
filologo è importante datare il manoscritto perché rispetto alla data di composizione di un’opera letteraria,
è probabile che il manoscritto che più si avvicina alla data di nascita più simile è all’originale.

Il manoscritto è fatto attraverso la cucitura insieme di più fogli che vengono ripiegati e per i manoscritti si
parla di carte con due facce recto e verso. Fascicoli = fogli ripiegati ricuciti insieme  bifolio (1 piegato in
2), ternione e quaderno (4 fogli piegati, 8 carte, 16 facciate)cartulazione (diverso dal libro a stampa in cui
si parla di pagina).

Specchio di scrittura = luogo nella facciata in cui si dispone il testo nella maniera più ordinata possibile  si
utilizza una rigatura fatta con una mina tipo matita o con una rigatura a secco, incisa sulla carta.

Pag. 13: vari tipi di manoscritti a seconda di come si presentano. Anepigrafe=senza titolo, adespoto=senza
nome autore), miscellaneo=più testi anche di autori diversi (come la maggior parte dei codici medievali)

In relazione alla struttura un codice può essere:

 Acefalo: le prime carte sono andate perdute


 Mutilo: si staccano carte anche da altre parti
 Codice composito fattizio: nel corso dei secoli alcuni libri venivano rilegati insieme anche se hanno
dimensioni diverse l’uno risetto all’altro (anche scrittura, carta ecc.) è stato messo insieme più libri
diversi ma non per una volontà dell’autore, per un motivo molto dopo la produzione dei
manoscritti.
 Fascicolazione: quaderno integro, MA magari una delle carte manca e risulta mutilo  per
ancorare la carta rimasta sola che altrimenti si perderebbe, bisogna mettere una staffa.

Decorare il testo: molti modi e livelli di decorazionestoria della miniatura molto importante per il filologo
perché si può riconoscere la mano del miniatore e collocarli in un tempo e in uno spaziorelazioni tra
aspetto decorativo e aspetto testuale. Es. Bibbia di Federico da Montefeltro, bibbia trilingue (latino, greco e
ebraico) fatto confezionare in una bottega fiorentina, ora in Biblioteca Vaticana a Roma.

I fascicoli venivano cuciti e protetti ricoprendolo di assi di legno o cartone che spesso era pure ricoperto di
pelle decorata con impressioni e borchie. La catena  i plutei sono i banchi di legno dove i lettori potevano
consultare i testi dove i libri erano incatenati perché i libri erano preziosissimi e erano i lettori a muoversi al
contrario di oggi perché il libro non ha tanto valore come all’epoca.

Filigrane: più importante repertorio di filigrane a cui possiamo rivolgerci. L’autore che ha cominciato questo
lavoro nella seconda metà dell’800 è franceseè in francese. Non è detto che dalla produzione della carta
il manoscritto venga prodotto subito.

Legatura=ciò che protegge il manoscritto dall’esternoi piatti (copertina rigida), il capitello (stondatura che
protegge la legatura dei fascicoli) e uno specimen è nella dispensa pag. 14. Segnatura= nome e cognome
del manoscritto. Natura scrittoria (se pergamenaceo o cartaceo), datazione che si indica con il secolo (exe
unte, in unte), dimensioni (il manoscritto viene misurato in mm perché non ce n’è uno uguale all’altro),
numero delle carte (in numeri romani quelle di guardia, vuote e in arabi le pagine di testo), numeri di
fascicoli, tipo di scrittura per datazione e identificazione mano copista, filigrana, relativi a note di possesso,
com’è fatta la legatura e qualche report bibliografico (è stato parte di una mostra) e descrizione interna
(quali opere e autori contiene). Pag. 15: declina le voci e le descrive ampiamente. Pag. 16-17.

Datazione  grazie a:

 Filigrana
 Tipo di scrittura (anche questa approssimativa, ancora meglio se si capisce la mano del copista)
 Note o ricordi di conti, familiari. Il possessore annota dei conti, delle spese

Perché la codicologia interessa al filologo?


Già datare un manoscritto può essere utile per vedere la vicinanza all’originale + posso ricavare info che mi
fanno presumere quanto sia importante per me per la ricostruzione del testo. Es. Vaticano Latino metà
1400, antologia di poeti fiorentini coevi alla confezione del codice. Ha origine fiorentina per la decorazione
ad archi ogivali, arme (stemma), Ludovico e Giovan Francesco Gonzaga. Riuscire a descrivere e recuperare
tutte queste info fa sì che se devo ricostruire il testo i cui si fa l’edizione critica di Leonardo Bruni devo
tenere alta considerazione perché committente non fiorentino per collezione di fiorenti per la loro
bibliotecavoglio che il testo sia affidabilemi assicuro che chi produce questo testo sia all’altezza del
compito per cui io pago. Es. Trivulziano. Ha origine fiorentina, il copista si firma e scrive l’anno 1337, 16 anni
dopo la morte di Dante, è fiorentino  patina linguistica del testimone è quella di Dante. Il copista è stato
studiato e si è recuperato che era un uomo che dal punto di vista culturale era abbastanza vicino a quella di
Dante  ampio credito come qualità del testo che ci ha tramandato.  la codicologia ci dà informazioni
importantissime sui codici che ci fanno avvicinare all’originale perduto.

La storia della lingua


La lingua è qualcosa di vivo, fa parte della nostra vita. È il modo in cui ci relazioniamo con gli altricambia,
alcuni termini nuovi si aggiungono, altri muoio e cadono in disuso. Maggiore è il lasso di tempo che ci divide
dall’autore, maggiore è il divario linguistico che ci separa da lui. Se devo ricostruire un esto letterario dei
primi sec della lingua italiana, non posso dire che sei il verbo avere non è scritto con l’h allora il testimone
ha un errore è sbagliato, perché ancora non era codificato. Alo stesso modo si poteva dire perdonare a
qualcuno è usato, morire in senso transitivo è normale  fenomeni che dobbiamo conoscere quando
vogliamo studiare e ricostruire un testo letterario molto lontano da noi.

Prima attestazione di lingua volgare in assoluto, non letteraria, è un documento notarile. Invece di chi vene
utilizzata la k per l’occlusiva otturale sorda.

Dobbiamo conoscere tutte le caratteristiche della lingua di quel periodo (cronologia), se presenta ibridismo
(ha a che fare con l’assetto qualitativo della lingua. una lingua in cui coesistono termini provenienti da
tradizioni, aree geografiche e lingue diverse). L’ibridismo è involontario o volontario. Itali, quel pasticciaccio
brutto di Gaddal’autore utilizza ibridi che provengono da lingue diverse diatopicamente, volontario
perché serve a collocare i personaggi. Anche nella Mandragola si utilizza il dialetto per uno scopo preciso.

Evoluzione nelle lettere dell’alfabeto significativa:

 k di fronte alla a  kare


 ç in alternanza con la z  sença
 -ti- di derivazione latina  prudentia
 u / v uso indistinto per vocale u e semivocale ṷ  vltimo, cadaueri
 i / j uso alternativo della j in fine di parola o di sequenza e per i numeri romani  giornj xviiij

01/10/21

Uso diacritico = non contraddistingue un particolare significato, ma rafforza, nel lettore, l’idea del suono di
una lettera (ad es. che quella “c” abbia suono gutturale e non palatale, nel caso dell’“h”).

La punteggiatura
Non esiste la punteggiatura e, se esiste, non si rappresenta mediante le nostre regole e i canoni a cui siamo
soliti. 

 Punteggiatura = “scrivere in modo dritto”, ossia con la giusta posizione dei segni grammaticali, per
distinguerne l’interpretazione.
 Fonetica = corretta disposizione delle parole per crearne dei suoni dotati di senso compiuto.
 Morfologia = modo in cui le parole si “deformano” (coniugazioni dei verbi e, non ne abbiamo la
percezione, ma declinazioni, generi armonizzati secondo norme prestabilite).
 Sintassi = come si articolano le frasi in un periodo complesso.

TLIC = Tesoro della lingua italiana della Crusca.

Es 1. commento di Jacopo della Lana nel 1324: “perdonevole”/ “perdonare” sappiamo essere un termine
transitivo (“perdonare qualcuno per qualcosa”), ma in lingua antica, il verbo è intransitivo e reggeva il
dativo (“perdonare qualcosa a qualcuno”). Non lo dobbiamo considerare un errore. 

Es 2. “… dua figlioli …” è una forma di plurale neutro, relitto da una declinazione latina, usato in modo
assolutamente normale, soprattutto nel toscano. È una forma attestata.

Le differenze sintattiche

“che”  può essere relativo o congiunzione, per noi. Per gli antichi, se è relativo, viene omesso: “...
uccisero molti guandalandesi, quivi lì a far la guardia ...”, non c’è il “che”.

Fino alla fine dell’500, l’italiano sta cercando il suo statuto ma ancora non è stata codificata.

Gli spazi e la scelta dei giusti testimoni: Se divengono motivo di incomprensione del testo, solo gli spazi,
non concernendo la lingua ma solo un uso, è possibile unirli in favore del significato.

Pag. 18-19 dispensa

Glossario
 Errore = l’infrazione di un codice comunemente riconosciuto (sintattico, metrico, morfologico,
metrico ecc.). Lezione che viola uno o più codici che costruiscono il testo (morfologia, sintassi,
metrica, senso logico).
 Lezione = come per gli esempi precedenti, “lectio” significa “leggere” in latino ed è ciò che un
autore porta in un determinato punto del testo letterario. E’ una definizione neutra, può essere sia
corretta che sbagliate. Ciò che ogni testimone legge in un determinato punto del testo, ma neutro.
 Variante = alternativa testuale (una lezione può essere anche variante), quando in ciò che riporta
un testimone e ciò che ne riporta un altro, entrambe hanno senso compiuto e sono pressoché
accettabili. Lezione riportata da uno o più testimoni che non viola alcun codice del testo ed è quindi
ammissibile.

Ci si potrebbe trovare nella situazione in cui, ad esempio, nel testo letterario che voglio costruire, ci sia UN
SOLO testimone.

 Il lavoro del filologo coincide con la trascrizione dell’unica copia: in un processo, quando si deve
decidere della colpevolezza di una persona ma c’è un solo testimone, ci sarebbe da preoccuparsi,
perché tutto è affidato all’affidabilità di UNA persona (che magari non ci vede o sente bene, ha
vuoti di memoria, ecc.).

Il filologo, quindi, con un solo testimone ha meno fatica ma solo apparentemente: se ci sono delle lacune,
non ha testimoni più o meno affidabili su cui ragionare per ricostruirlo.

La trascrizione diplomatica
Le trascrizioni possono essere diplomatiche quando cercano di essere più fedele possibile al materiale
documentario. È un lavoro strettamente tecnico, si fonda sul riprodurre il testo così come lo si vede nel
manoscritto. È detto così proprio perché questa pratica è prerogativa di documenti, notarili ecc.
Es. “Teseida” di Boccaccio: è un poemetto di ispirazione mitologica ed è scritto in terzine dantesche. È
autografo (pag. 22-23 dispensa).

Ma a cosa serve, dunque, una trascrizione diplomatica di questo tipo? Chi lo leggerebbe?  ha una
rilevanza ai fini della ricerca: lo leggono i linguisti, quelli di storia della lingua. Tutto ciò che ha rilevanza
nella lingua lo si può comprendere dalla trascrizione diplomatica dei testi: è un modo di trascrivere i testi
per “addetti ai lavori”, non per il grande pubblico. Quest’ultimo ha bisogno di un’edizione interpretativa,
dove il filologo tramanda l’opera sotto il filtro dell’interpretazione, dopo che la lingua è resa fruibile a un
pubblico non necessariamente colto o preparato.  

Codex unicus = un solo testimone. 

06/10/2021

Pag. 22 dispensa: trascrizione diplomatica. Punto interrogativo=mettere sull’avviso il lettore che ci sarà un
discorso diretto. Non è detto che l’uso di Boccaccio sia universalmente condiviso dai suoi compagni
letterati, perché non c’è una vera e propria codificazione. Quando ci troviamo di fronte a forme linguistiche
strane non dobbiamo mai dare nulla per scontato e fare una ricerca sistematica  catForm21, OVI (opera
del Vocabolario Italiano).

Lezione=ciò che ogni testimone legge (riporta) in un determinato punto del testotermine neutro.

Errore=lezione che viola uno o più codici che costituiscono il testo.

Dobbiamo sostituirci all’autore quando decidiamo se ciò che c’è scritto è errato o meno e non dal nostro
punto di vista, ma da quello dell’autore, considerando cosa all’epoca fosse giusto. Boccaccio usa un sistema
di trascrivere sulla pagina scritta il suono diverso dal nostro: grafia pseudo etimologica ricalcata su forme
latineggianti del tipo “auctore”, ma “aspectando” no. Usa le sbarre come pausa nel testo, il punto di
domanda, un punto virgolato in modo diverso dal nostro (stesso segno, senso diverso); Fino al 500 non
esistono regole precise riguardo alla punteggiatura. Ogni edizione deve avere un paragrafo in cui si piega
come si presenta la lingua e dovrà il filologo spiegare come ha modificato il testo in base alle regole
moderne. Per riprodurre dei fenomeni linguistici non più utilizzati dobbiamo trovare delle strategie per
riprodurli. Es. uso di apostrofi e accenti per evitare omonimia. “e ‘ servi” = “e i servi”.

Caso più frequente: ricostruire il testo a partire da più testimoni. Gli errori possono essere di vario tipo. Es.
Oggi a Barcellona, capitale della Spagna, si è svolta una manifestazione di protesta contro il governo -
errore di fatto (contraddice ciò che è una verità assiomatica, che tutti conosciamo. Infrazione d’un codice
universalmente note). Dopo una passeggiata sotto la pioggia le mie scarpe nuove si è rovinate (errore
morfologico, perché viene leso il codice che prevede la concordanza col soggetto). Es. Variante: Oggi a
Madrid, si è svolta una manifestazione contro il governo / contro il capo della polizia  bisognava essere lì
per decidere quale delle due sia era, ma solo leggendole possono essere entrambe corrette. La
discriminante è solo quella di andare a scoprire l’originale, la realtà fattuale.

Errore di fatto o errore di concetto? Paralogismo opposto al sillogismo (proposizione che da una verità
arriva ad un’altra verità). Es. errore di fatto=il sole sorge a ovest, errore di concetto o logico=tutti i gatti
sono mortali, Socrate è mortale, allora Socrate è gatto. errore che si traduce attraverso una errata logica di
ragionamento, attraverso una costruzione del periodo sintattico errata.

Il testo poetico: Nel mezzo del cammin di nostra vita vs. Nel mezzo del camminar di nostra vita 
l’endecasillabo (verso in cui l’accento tonico cade sulla decima sillaba) non viene più rispettato nel secondo
caso, per questo non va bene  errore che lede il sistema prosodico o metrico/rimico.

Pag. 25: riflettere sul concetto di errore. Dante. È difficile individuare l’apice della parabola della vita
umana. Crede nella maggioranza degli uomini si raggiunga la maturità a 30 anni (quando ambienta la DC).
Perfettamente maturati=forma fisica e mentale ideale. Correggio fa un elenco di armi. Non si inizia mai un
periodo lo si attacca alla prima parola tonica. Simbolo della crux = c’è un errore che non si può rimediare.
Boccaccio: il brigante non more due volte lo si può constatare. In questi casi che cosa si fa? Bisogna cercare
di diventare il più simbiotici possibile con l’autore.

Pag. 27: Se in un testo troviamo un’informazione discorde a quello che l’autore conosceva, probabilmente
si tratta di un guasto della tradizione.

Pag. 28-29.

07/10/2021

La trascrizione di una copia


Trascrivere copie è faticoso: fisicamente è impegnativo, specialmente se il testo è lungo, anche perché è
necessario mantenere delle posizioni non troppo comode. La difficoltà fisica dell’atto è notevole e mina alla
qualità del prodotto finale. Il copista inseriva l’antigrafo sul leggio: traccia l’esemplare di trascrizione, la
prima copia, la prima opera da cui poi deriverà l’apografo, ossia la copia su cui si baserà. Legge una
pericope, una porzione di testo più o meno lunga e la memorizza. La trascrive, poi, dettandosela
internamente, sull’apografo. Ritorna sul testo con l’occhio e ricomincia… e via di seguito. Quando ritorna
con l’occhio sul testo, spesso si sbaglia, perché è il punto più critico.

L’atto del copiare con queste modalità comporta necessariamente l’incorsa in errori.

Errori tipici della fenomenologia della copia:

 Aplografia: fenomeno per cui vengono omesse lettere identiche e consecutive (es. “polo” per
“popolo”, “filogia” per filologia);
 Dittografia: si duplichino lettere o sillabe continue, (es. “se se ne va” anziché “se ne va”,
“meritatamente” per “meritamente”). È difficile quando, in entrambi i casi, le parole storpiate
hanno ugualmente senso compiuto e lì bisogna comprendere il senso logico (es. “liberalitade”
invece di “libertade”).
 Errore polare: è un errore che consiste nello scrivere il contrario di un termine che si incontra, ad
es. alto invece di basso. È un meccanismo psichico che capita spesso: esempio di Lorenzo Spirito, è
un poeta quattrocentesco che scrive il poema “L’altro Marte”, di cui protagonista è un condottiero
di nome Piccinino.
 Omeoarchia: (dal greco = uguale inizio) è quell’errore che si genera confondendo due parole che
iniziano nello stesso modo per la presenza di due o più lettere uguali (es. una novella del
“Decameron” tratta di un uomo che non viene ricambiato dalla donna che ama e quindi lo si spinge
ad andare via da Ravenna, ad un certo punto, però, ha la visione di una donna nuda rincorsa da un
cavaliere che la fa sbranare dai cani, pena a cui questa donna è stata sottoposta perché non ha
accondisceso all’amore  Boccaccio compie un errore del genere: “u” e “v” è tipico che siano
lettere intercambiabili, quindi, vengono confuse (dispensa, pag. 30);
 Omeoteleuto: lettere o sillabe identiche alla fine che vengono confuse  è il contrario del
precedente. Es. in un’altra novella di Boccaccio: beffa di una donna che tradisce il marito e viene
sbattuta fuori casa, poi tenta di rientrare ma il marito risponde di no (qui c’è l’errore, dispensa pag.
31)
 Salto da uguale a uguale: l’errore di omeoteleuto può assumere dimensioni più rilevanti quando
interessa più parole, più righe di un testo o più versi di un componimento poetico. In questi casi si
parla di saut du même au même. Es. trattato contro l’amore (disagi anche fisici) di Battista Alberti e
Dante a pag. 31.  questo errore può capitare quando l’occhio, finisce in un punto sbagliato
rispetto a quello che aveva lasciato;
 Banalizzazione: (Es. “zucche per Aulin”)
 Errori ottici o paleografici = indotti da come le lettere sono scritte.
 Omissione

Pericope = porzione di testo che il copista legge e memorizza per trascriverla.

Esistono degli errori di ripetizione o anticipazione di parole del testo. Altri casi frequenti: pag. 32
(separazione delle parole non corretto, anticipo o ripetizione parole vicine, banalizzazione).

Giorgio Pasquali è stato un grandissimo filologo classico che ha anche dato contributi per il progresso della
filologia italiana. Dice che spesso è capitato che le dattilografe sbagliassero diverse parole. Chi trascrive, se
incontra parole non familiari, le trasfigura avvicinandole ad un ambito culturale conosciuto, ma questo crea
dei guasti definitivi.

Principi generali:

1. Tutti i manoscritti sono degni di interesse per il filologo senza distinzione tra un codice di pregio e
una copia dimessa.
2. Un manoscritto non è mai la replica del testo copiato. Ogni manoscritto possiede la sua storia, le
sue caratteristiche specifiche. Esso è il prodotto di uno o più amanuensi con le proprie abitudini
scrittorie, spesso aventi lingue e culture differenti (specialmente nel caso del Medioevo).
3. “Qui dit copie, dit faute”, Robert Marichal (filologo romanzo molto famoso). L’operazione di copia è
soggetta all’abilità e alla preparazione del copista, alla sia attenzione, alle sue condizioni
psicofisiche al momento della scrittura, alla sua conoscenza della lingua o del testo stesso (ovvero
la capacità di capire quello che trascrive mentre trascrive).
4. Copiare è un atto meccanico? Ci sono molte variabili, dipende dal caso. Normalmente è un atto
meccanico quando si tratta di tradizioni di testi classici copiati nel medioevo, mentre nella
tradizione della letteratura italiana quasi mai si tratta di un atto meccanico. A volte, magari, per chi
capisce perfettamente la lingua in cui trascrive e Se presumo di leggere qualcosa di sbagliato, nella
mia trascrizione mi verrebbe subito da modificare, MA male perché l’errore è una categoria molto
scivolosa (magari i copisti correggono ciò che è giusto).
 Sì, quando il codice linguistico è diverso e l’autorialità è forte
 No, quando c’è l’interferenza del codice linguistico
o La copia può subire modifiche dovute all’azione di eventuali corruttele che individua nel
testo copiato
o La copia può subire modifiche dovute ad altri interventi del copista (tradizione attiva)

Pag. 34: Come si possono individuare gli errori significativi

Il metodo che i filologi utilizzano per ricostruire l’originale si basa sugli errori, in particolare sulla capacità di
riconoscerli e di individuare se sono utili o meno.

Ogni fase di copiatura successiva nel tempo produce degli errori che si sovrappongono sul testo letterario
originale agli errori della fase precedente (antigrafo)  risulta vitale stabilire quale sia lo stadio base
originario del testo ed eliminare gli errori commessi dai copisti per arrivare al testo più vicino alla volontà
dell’autore.

Il metodo stemmatico
O metodo di Lachmann, così chiamato da Karl Lachmann, il primo filologo della storia che ha avuto
l’intuizione che si potesse ricostruire un originale letterario perduto per via meccanica, secondo un metodo.
In realtà si sono succeduti nei decenni a venire molti altri studiosi che hanno dato dei contributi
fondamentali nella definizione di questo metodo (L ha avuto solo un’intuizione), è risultato della
collaborazione di più menti e nasce con lo studio dei testi classici. La prima edizione fatta da L è Lucrezio.
Paul Maas ha capito poi che gli errori sono fondamentali per stabilire rapporti di parentela tra i testimoni e
permettere di ricostruire così uno schema, detto stemma, utile per la ricostruzione del testo originale. L
parlava di errori in generale, mentre Maas ha un’intuizione geniale che rivoluziona: esistono solo alcuni tipi
di errori utili a capire che essi sono collegati tra di loro. Questi errori li chiama errori guida, mutuando il
linguaggio dalla geologia (fossili guida aiutano il geologo a datare la formazione geologica e dà informazioni
su di essa). Tutto dipende dal fatto che gli errori siano stati commessi in modo indipendente da due o più
copisti oppure no. Errore guida o monogenetico: generato perché due o più copisti hanno avuto davanti la
stessa copia o antigrafo.

Stemma codicum

 A, B, C, D = testimoni conservati
 Y, Z = testimoni perduti, ma ricostruibili mediante gli altri
 O = originale

Questo stemma permette di ricostruire il testo originale. Prima di capire in che modo ciò è possibile,
dobbiamo conoscere il protocollo di lavoro da seguire per costruire lo stemma.

Se trovo un errore che non può essere stato indotto dal contesto e che era impossibile che due copisti
indipendentemente l’uno dall’altro possono commetterlo allo stesso modo  l’errore doveva già essere
nella copia davanti ai loro occhi e non potevano fare altro che riprodurlo.

Pag. 34 bis Applicazione del metodo stemmatico  protocollo di lavoro in varie fasi:

1. Recensio (termine latino, letteralmente = censimento delle testimonianze): censimento di tutte le


testimonianze che riportano il nostro testo (sia manoscritte sia a stampa, se antiche) sia in modo
integrale sia in forma parziale, grazie ai seguenti strumenti:
a. Cataloghi manoscritti (Paul Oscar, Iter Italicum)
b. Repertori (online) di incunaboli e stampe antiche
2. Collatio: collazione (=confronto parola per parola) di tutte le testimonianze reperite mediante la
recensio (pag. 35).

Negli errori che passano da una copia all’altra possiamo riconoscere un tracciato genealogico che ci aiuta a
seguire le direttrici di trasmissione (lo stemma). Quindi, le parti genuine, viceversa, non possono offrirci
nessuna indicazione. Solo alcuni errori possono aiutarci a stabilire il tracciato genetico: gli errori
monogenetici.

Gli errori monogenetici


Def. Errore monogenetico: quell’errore che due o più testimoni non possono aver commesso
indipendentemente l’uno dall’altro, è un errore che una volta che si genera all’interno della tradizione
persiste ed è riprodotto tale e quale dai copisti  avevano davanti lo stesso antigrafo da cui avevano
ereditato quegli errori. Es. pag. 39
Tutti gli altri errori si dicono poligenetici, cioè quegli errori che i copisti possono aver commesso
indipendentemente l’uno dall’altro, ma questo non significa che avessero sotto gli occhi la stessa copia 
errori che riguardano la fenomenologia della copia.

Gli errori monogenetici possono essere:

1. Congiuntivo (se dimostra la connessione tra due o più manoscritti contro un terzo), è un errore che
accomuna i manoscritti e ci permette di stabilire che sono indipendenti da uno stesso antigrafo.
(pag. 40) l’assenza di questi errori significa che hanno seguito la lezione corretta.
2. Disgiuntivo o separativo, è un errore che dimostra l’indipendenza di due manoscritti (o gruppi di
manoscritti), cioè un errore tale per cui non è possibile ipotizzare che la sua assenza in certi
testimoni sia frutto di congettura da parte del copista.

Metodo stemmatico:

3. Eliminatio codicum decriptorum (bisogna capire se i può eliminare qualche testimone che non ci
serve), letteralmente = eliminazione codici di cestino.

Eliminazione dei codici copiati

X = vertice non conservato ma ricostruibile attraverso B e C. Per i punti dello stemma o albero non
conservati, ma ricostruibili si usano le ultime lettere dell’alfabeto latino o lettere dell’alfabeto greco.

Codice descritto = testimone anche stampa che riporta esattamente tutti gli errori di un altro testimone che
ho già e ne aggiunge di suoi propri. Grazie al il modo in cui si presentano i testimoni e i rapporti tra di loro
possiamo avere la certezza che si tratti di un manoscritto descritto. Pag. 45

13/10/2021

Come si traccia lo stemma codicum? Come si rappresentano graficamente i legami di parentela tra codici?

Si può verificare anche una situazione intermedia: ho un originale da ricostruire e lo faccio attraverso
l’analisi di tutti le copie superstiti. Ma non posso ricostruire l’originale perché in tutte le copie sopravvissute
c’è un errore  c’è l’archetipo (testimone non conservato alle spalle di tutta la tradizione delle copie
sopravvissute e io posso verificare che esiste perché tutti i testimoni superstiti condividono almeno un
errore monogenetico. Intervento di filologo di restauro del testo che no sempre è fattibile si mette la
crux. Metafora dell’autostrada.
Pag. 43: esempi tradizioni letterarie con archetipi. D descrive le varie scuole filosofiche ad Atene, in
particolare di Platone e dei seguaci detti Accademici (dal contesto in cui queste lezioni avvenivano,
l’Accademia). Errore monogenetico, non indotto dal contesto, probabilmente di banalizzazione. L’archetipo
ha rovinato tutta la tradizione. Pulci=autore quattrocentesco di Firenze nell’orbita di Lorenzo il Magnifico,
famoso per Il Morgante (gigante combatte gli infedeli con i soldati di Carlo Margno) + novella di beffa a
imitazione di Decameron (senese, agli occhi dei fiorenti sono stupidi e vanagloriosi, gli viene fatto credere di
essere stato venduto un pappagallo esotico invece è un banalissimo picchio che porta in dono al papa, ma
tutti lo prendono in giro). Questa novella ha 2 testimoni a stampa e 1 solo manoscritto, abbastanza coevo
alla presunta stesura dell’opera (anni 70 del 400).

Paragrafi da 1 a 5: Pulci si presenta alla dedicataria della novella per ingraziarsi il suo favore ed esaltare la
casata degli aragonesi. Pag. 44 da paragrafo 10: captatio benevolentiae. Sole dei suoi antenati (Aragona e
Sforza) assomigliare a quella genia così gloriosa, sarete fonte d’ispirazione per molti scrittori, accettate con
favore questo dono della mia novella che mi avete incaricato di scrivere. Adesso la faccio corta, ma spero
che quest’opera vi faccia tornare in mente il compositore e una poesia scritta sempre per lei. Suo marito è
Alfonso, duca di Calabria e futuro re di Napoli. Il cielo conservi felicemente la vostra signoria: che dio vi
benedica e possiate vivere lungamente. L’apparato ad un certo punto alla riga 3 vuol dire che tutto ciò che
c’è in mezzo alla lezione incriminata è in cielo  è violata la sintassi, ci vuole un articolo + nome. C’è un
errore di Archetipo: tutta la tradizione ha un errore significativo che lede il senso della frase; quindi, alle
spalle c’era un archetipo che contiene questo errore.

Poi si parla di un altro personaggio di questa novella, ovvero Pio II che a Pienza, città natale, la abbellisce
con edifici in stile rinascimentale. “Alti edifici” è impossibile non vederli, le mura non li coprivano. Tutti e tre
i testimoni hanno “altri edifici” ma questa lezione non dà senso (prima non si è descritto nessun altro
edificio: il senso della frase è che gli edifici erano tanto alti che era impossibile non vederli).

Pag. 36 37: posso già costruire uno stemma, poi ho diverse possibilità.

Un po’ di lessico:

 O = originale
 omega = archetipo;
 alfa = testimone interposto non conservato, ossia che si può presumere siano esistiti, antigrafo di
BC;
 A, B, C = testimoni conservati.

Pag. 48: Giacomo da Lentini. Da “dunque”. Sarebbe meglio se l’orgoglio dopo un qualcosa di brutto sparisse
e la rigidità del cuore cambiasse e amore può farlo, perché ha la capacità di trasformare le cose negative in
positive. Io non vi attribuisco delle colpe (donna) ma obbedisco e amo di cuore sincero, fervidamente. Non
piango per penitenza perché non esiste nessuno esente dal pentirsi, è normale che chi trova chi lo
contraddice generi in lui orgoglio, irrigidimento, ma esso passa la misura di quello che è consentito ed è
contrario a qualunque forma di umiltà e voi che siete senza capacità di comprendere, guardate a Pisa che
teme il contrasto con Firenze, città piena di gente orgogliosa. Milano e carroccio=due facce della stessa
medaglia, così come il poeta con l’orgoglio e non arriva ad avere l’amore ricambiato della donna che chi
sopporta vince e riscatta tutto il lungo tempo d’attesa che la donna ricambiasse il suo amore. Pag. 49. Ultimi
testimoni della poesia sicula  molto importanti.

14/10/2021 – esperienza in biblioteca

Manoscritto: 340x217 mm. All’inizio ci sono delle carte che non hanno nulla a che fare con il testo dette
carte di guardia, numerate con numeri romani. È possibile che ci sia una numerazione antica o moderna
applicata con un timbro meccanico o a matita. Bisogna anche contare le guardie finali.
Palinsesto=foglio già critto e riutilizzato, perché la pergamena era molto costosa. Il copista trascrive su
fascicoli sciolti  è un’indicazione per chi fabbrica il libro (sistema del richiamo, orizzontalmente o
perpendicolarmente rispetto allo specchio di scrittura.

I^12 II^10 III ^12 IV^12

O scrittura a piena pagina o a colonne, classico universitario. Scrittura: in base al numero di abbreviazioni.
Corsiva cancelleresca o littera testualis.

15/10/21

La variante
Questa è la parte più importante del lavoro del filosofo: gli errori spingono lo studioso a ingegnarsi in certi
punti del testo ma, nel caso delle varianti, si tratta di una scelta basata su criteri specifici.

Constitutio textus  è necessaria una preparazione prima di arrivarci.

La variante è una categoria molto importante: è un’alternativa testuale (o una lezione alternativa) che,
tuttavia, non infrange alcun codice e offre comunque un senso compiuto.

Vi sono una serie di sottoinsiemi:

1. Varianti grafiche: è un modo alternativo di rappresentare un suono (es. “chalore” / ”calore” per
indicare che quella “c” ha un suono duro e ciò si comprende mediante l’”h”). Normalmente, si
possono evitare da aggiungere nella collazione (non è necessario specificare la differenza). Non
aggiunge nessuna nuova informazione;
2. Varianti fonetiche: è una stessa parola pronunciata e graficamente rappresentata in modo diverso
per un’indicazione geolinguistica e dialettale (es. “cusi” /” cussi”, “sprendore”/”splendore” ecc.). È
vero che il senso non cambia, ma il modo in cui viene pronunciata e scritta può aggiungere nuove
informazioni riguardo la lingua, il luogo di origine e il dialetto del copista (si potrebbe anche risalire
alla mano), es. un autore fiorentino non potrà mai aver scritto “cussi”;
3. Varianti lessicali: si tratta di una variante lessicale ma con identico significato al termine di partenza
(es. “retro” / ”dietro”, la parola è completamente diversa ma il senso è lo stesso);
4. Varianti che comportano mutamento: variante non solo della parola, della pronuncia e del modo in
cui è scritta, ma cambia anche il senso (es. pag. 51);
5. Varianti di struttura: si tratta di varianti nella struttura sintattica di un’opera (es. inversione delle
parole), è frequentissimo, perché i copisti riproducono un’opera imparandola, a mano a mano, a
memoria, talvolta, sbagliando. Non vi sono grandi problematiche di significato, ma è difficile per il
filologo stabilire l’originale, così;
6. Varianti adiafore o indifferenti: un’alternativa lessicale che si presenta come un termine
completamente diverso e che muta di significato, anche se non totalmente privo di senso nel
contesto logico del testo: ad es., “dottore” al posto di “autore”, variante che è ammissibile se
proviene dall’etimologia “doceo” (“insegnare”), mentre il secondo, dal greco, deriva da “aut en ten
…” , che indica “ciò da cui tutto ha inizio” (e, in questo, riferendosi a Dante Virgilio, avrebbero senso
entrambe). Come possiamo osservare, sarebbero entrambi logici, ma un termine è sbagliato, ossia
“dottore”, perché il rapporto tra Dante e Virgilio non è di semplice allievo e maestro, non è
un’imitazione (la ripresa di regole tematiche e stilistiche da un modello), ma un’emulazione (ossia la
ripresa degli stessi elementi, ma superandoli proponendo una visione che, a partire dall’antico, fa un
salto in avanti). E questo è il caso di Dante: per lui, Virgilio è “ciò da cui tutto ha inizio”, facendo
riferimento alla sua opera che, certo, non è imitazione. Questo tipo di variante, allora, è davvero
indifferente? No, c’è un peso di qualche tipo.
Di conseguenza, è di certo meglio la definizione di variante ammissibile (Giorgio Inglese): è
ricevibile rispetto al testo in cui si trova, è una definizione neutra rispetto al significato, non
infrange codici, ma non è comunque preferibile rispetto alla lezione originaria. Esempio importante
pag. 52.ù

MA come si ricostruisce il testo critico?

 Si correggono gli errori per eliminazione dei codici.


 Si corregge per congettura: in alcuni casi, bisogna compiere un’emendatio ope ingenii, ossia una
correzione derivante dal filologo stesso.
 Si indicano gli errori che non si possono correggere (la crux).
 Si opera la scelta tra le varianti, anche mediante lo stemma, quando possibile.

Amorosa Visione, Boccaccio (pag. 51, 53, 54, 57)

In base a questo stemma, si possono scegliere le varianti. Quando il copista non è del tutto fedele rispetto
al testo che ha davanti, si può ricavare o un errore o una variante (ovviamente, non appositamente). Anche
in quel caso, si tratta di un degrado del testo, perché la variante, per quanto sensata, è pur sempre diversa
da quella scelta dall’autore.

Altri errori di variante: pag. 55-56

20/10/2021

La recensio aperta
Quando mi trovo davanti a uno stemma a 3 rami + recensio aperta e scelgo una variante su base
probabilistica, non devo tenere conto del numero di manoscritti, ma di famiglie (regola del peso
stemmatico).

Pag. 58. Recensio aperta. Devo riflettere in modo qualitativo, non più probabilistico (statistico), lasciando
da parte l’arbitrio. Criteri per scegliere la variante corretta. Non cambia nulla per gli errori, perché il metodo
stemmatico non funziona quando non è perfettamente ricostruibile e quando lo stemma ha 2 rami.

Spesso nelle tradizioni dei testi volgari capita che non sia proprio possibile costruire uno stemma, perché
non ci sono errori guida sufficienti. Non si può applicare il metodo stemmatico neanche quando si è
verificata la contaminazione, contro alla quale non si può fare nulla, come diceva Maas.

21/10/2021

La contaminazione o trasmissione orizzontale


Ha valore negativo e presuppone l’esistenza di una forma di trasmissione, che procede in modo v erticale o
univoco: per ogni apografo deve esistere un solo antigrafo. Quando gli antigrafi che generano un apografo
sono più di uno, e dunque siamo in presenza di contaminazione, si parla anche di trasmissione orizzontale,
perché nello stemma accanto a linee discendenti e divergenti verranno a trovarsi anche linee orizzontali e
convergenti.

La copia di un testo è realizzata attraverso la trascrizione da più antigrafi, che possono appartenere tanto
alla stessa famiglia quanto ad altre famiglie testuali: ne risulterà un testo ibrido, che combina lezioni dei
vari gruppi.

Es. Boccaccio è un copista attivo: si fa delle domande e fa delle proposte di edizione  Antica vulgata =
tradizione della Divina Commedia prima dell’intervento di Boccaccio. Più un testo è famoso e più è facile
che avvenga la contaminazione. Spesso si verifica quando ci sono copie redatte da intellettuali, persone che
sono in grado d formulare una riflessione sul testo non banale. Era una pratica tipica degli umanisti, che
quando dovevano copiare testi classici e si trovavano davanti a testi classici con lacune evidenti, tentavano
di recuperare più copie possibili per ricostruirlo. Petrocchi ha cercato di bypassare il problema evitando le
copie di Boccaccio.

Si può verificare un’altra situazione:

La tradizione attiva
Con tradizione attiva o rielaborativa si definisce la tradizione di quei testi, in cui i copisti intenzionalmente
intervengono per modificare l’antigrafo in modo significativo, sia a livello qualitativo che quantitativo.

L’autore che si sta copiando può avere un maggiore o minore gradiente di autorialità sul copista che
trascrive e comprende la possibilità che il copista decida o meno di intervenire. Nel caso della Sacra
scrittura, essa è immutabile.

Rimaneggiamento = casi di trasmissione attiva in cui il copista interviene sul testo con più o meno profonde
modifiche, in base al gusto personale, alla volontà di arricchire o accorciare il testo, ecc.

Il copista può avere una certa competenza poetica e comporre egli stesso nuove parti, magari sulla scorta
della conoscenza delle tecniche dei generi più popolari. (per esempio, le chansons de geste, genere epico
fondato sulla reiterazione di formule e motivi da testo a testo, possono essere rimaneggiate attraverso
l'impiego da parte del copista di formule, motivi, episodi di larga diffusione). Questo tipo di fenomeno si
chiama tradizione attiva.

A un certo punto il metodo stemmatico entra in crisi  alternativa all’impasse (pag.68-70). Critica di
Bédier: porta a un risultato storicamente inaccettabile. Produciamo un testo risultato combinatorii di
varianti che provengono da più testimonianze della tradizione, riproducendo un testo che non è mai esistito
nella storia, è un’operazione di laboratorio. Bisognerebbe pubblicare un manoscritto così com’è, quello che
io considero come migliore.

È vero che questa prospettiva è storicistica, ha il vantaggio di restituire un testo che ha la sua storicità, ma
non mi dà nessuna garanzia che sia il più vicino all’originale. Abbiamo visto quanto insidioso è il problema
delle varianti nella tradizione di un testo: il rischio è di pubblicare l’edizione di un testo letterario molto
lontano da quello che aveva pensato l’autore. L’ipotesi di Bédier funziona soprattutto nei testi di tradizione
rielaborativa: ogni copista che rielabora la Chanson de geste in realtà produce un nuovo esto letterario. Il
metodo è rischioso se applicato a testi con gradiente di autorità alto. La sua esperienza, infatti, riguardava
le chanson de geste  Non si tratta di un metodo ricostruttivo.

Ricostruzione del metodo stemmatico grazie a Giorgio Pasquali  metodo neolechmanniano (Pag. 71).
La tradizione estravagante
Se ne parla quando un’opera è composta di più parti che possano essere di senso compiuto e avere una
tradizione autonoma. Es. La Vita nuova di Dante è tradita da 43 manoscritti, che, secondo le indagini di
Michele Barbi, dipendono tutti da un archetipo vicino all’originale, articolato in due famiglie, α e β.

Per le rime del prosimetro è rilevante il fatto che esse circolarono a sé stanti, cioè al di fuori della Vita
nuova. Questo tipo di tradizione si chiama estravagante ovvero quando accanto a testimoni completi
dell’opera ve ne sono altri con selezioni antologiche dei testi.

Applicazione del metodo stemmatico: fase 6. Apparato critico. Pag. 74-75.

22/10/2021

Step dell’edizione critica:

 introduzione;
 nota al testo: elenco e descrizione dei testimoni, i loro rapporti, eventuale stemma codicum
utilizzato per fissare il testo;
 criteri editoriali: quali interventi si son fatti per trascrivere il testo;
 testo e apparato;
 commento: la sua presenza è a discrezione dell’autore e può trovarsi dopo l’introduzione o in fondo
all’edizione.

Il filologo potrebbe prescindere dal commentare il testo quando lo ricostruisce? Ad esempio, senza aver
fatto la parafrasi? No, perché sono informazioni che fanno parte del grado 0 e che gli permettano di
ricostruire il testo in modo efficiente. Inevitabilmente, darà questo supporto che darà maggiore
giustificazione delle scelte del filologo: è sempre bene pubblicare un commento che sia aiuti il lettore sia
perché è scontato che, comunque, è un lavoro che ha svolto prima di lavorare all’opera.

Alfredo Stussi nel 1994 pubblica una frase importante: “la filologia non è retorica, si avvale di fatti, il
filologo è un artigiano che non fa in serie, come i macchinari; determinati risultati in campo di medesime
promesse, ma da medesime premesse si possono ottenere risultati diversi, anche se dipendenti da codici
oggettivi diversi”.

Filologia d’autore
In questo caso i concetti mediante cui si esprime l’autore sono completamente diversi perché l’originale è
presente. Sono necessarie alcune premesse: si tende a pensare che sia un testo perfetto già presente in
forma ultima nella sua mente, invece, ha subito, nel corso dell’operato dell’autore, diverse modifiche che lo
rendono un testo prettamente malleabile e dinamico.
Varianti d’autore = modifiche che derivano dal lavoro di cesello e di gusto dell’autore sulla propria opera, in
caratteristiche strutturali, di entità, ma anche di qualità linguistiche, stilistiche e metriche, che solo l’autore
stesso avrebbe potuto fare. Siamo in presenza di lezioni alternative così diverse l’una dall’altra che non
possono appartenere a nessun altro se non all’autore.

Questa caratteristica potrebbe essere presente anche in un testo giunto a noi da ricostruire: bisogna
comprendere da quale mano derivino le modifichino  quando non abbiamo originali, si potrebbero
presentare varianti d’autore, che non presentano autografi. Dunque, quando due copisti copiano da due
originali diversi, la stessa opera potrebbe presentarsi in due modi diversi, ma bisogna saper riconoscere che
fanno parte entrambi della stessa mano, perché varianti d’autore.

Es. Petrarca, un codice di abbozzi in cui l’autore compie continue modifiche su alcuni suoi sonetti: sappiamo
come operava le sue scelte. Si possono ricostruire anche quando non abbiamo l’originale conservato.

La filologia d’autore è relativamente giovane: parte con un grande filosofo chiamato Dante Isella  “Le
carte mescolate. Esperienze di filologia d’autore”, 1987, in cui spiega come le varianti possano trovarsi
anche nei testi antichi. Uno dei casi più fortunati è l’“Orlando furioso” dell’Ariosto che, da 40 canti, passa a
46, e ve ne sono ben tre di edizioni, fino al 1532. La prima ha una veste linguistica ancora fortemente
regionale, l’ultima è vicina all’italiano odierno nel progetto dell’autore (motivazione linguistica), la
sottopone ad un processo di ripulitura dai latinismi. Nel ’16, il padano è ancora molto influenzato da una
fonetica della lingua fonetica, fino al 21. Poi conosce l’opera di Pietro Bembo e cambia direzione. Tuttavia,
ve n’è anche un’altra: vi sono interventi strutturali.

Diverso è il caso di Verga: nelle prime due edizioni di “Vita dei campi” e di “Novelle rusticane” egli pubblica
in riviste, che hanno tempi molto stretti, per questo, pongono sotto pressione gli autori e, dunque, sono
costretti a scendere a compromessi con sé stessi riguardo l’estetica dell’opera  quanto ne ha tempo,
Verga le riprende e le modifica radicalmente o in gran parte e le pubblica autonomamente secondo il
proprio gusto  motivazione stilistico-narrativa. Tutto questo è emerso dal confronto fra i vari originali

Se il principale problema del filologo è quello di ricostruire l’originale, il problema e lo scopo principale
della filologia d’autore è duplice: mostrare come si è evoluto il testo e far vedere in che modo l’autore è
intervenuto sul suo testo e se le modalità di trasformazione abbiano avuto delle motivazioni che possono
fare sistema. Le digital humanities hanno contribuito ad aiutare nella correzione e nella decifrazione delle
varianti d’autore, dal momento che permette la lettura di diverse correzioni dell’autore stesso.

Es. Leopardi riuscì a riportare alla luce dei frammenti del “De republica” di Cicerone di Angelo Mai,
rendendoli leggibili medianti una spugna imbevuta di sostanze chimiche. Leopardi, allora, gli dedica una
canzone, un’ode, in cui descrive anche l’apparato adoperato da Angelo Mai stesso.

Esistono:

 Apparato genetico-costruttivo: dipende dal testo da cui parto e da quale è il lavoro che ci si
propone; questo qui è il caso di un filologo interessato a mostrare la genesi che ha prodotto solo il
risultato finale dell’opera, l’ultima volontà dell’autore;
 Apparato evolutivo: si parte da una prima redazione e si ricostruisce un testo basandosi sulle
possibili variabili attuate sino all’ultima, così da constatare come si sia sviluppato il testo nel corso
dell’operato

Es. “Epigramma dell’Occasione”, Machiavelli: Occasio, dea dell’occasione, ha il piede su una ruota e si
presenta velocissima, ha un ciuffo di capelli sulla testa ma dietro è calva  significa che bisogna acciuffarla
appena si presenta, perché poi, se la si lascia passare, dietro è calva e non si può più prendere (a volte,
l’occasione non si riconosce, perché ha due ciuffi di capelli che le coprono il volto). Vi sono testimoni
manoscritti e testimoni a stampa, l’editio princeps è G. La recensio è aperta, al verso 8, “… piedi l’ale mi
mantengo …”, hanno solo “l’ali” o “l’alie”. “L’ale” non sembra esistere, ma si può osservare se questa
forma strana di plurale appartiene o a Machiavelli o a una forma particolare della lingua cui appartiene.

“Alie” è quello da accogliere, perché fa parte del lessico machiavelliano ed è un plurale tipico, dunque, non
può che essere questo. Il manoscritto B, Barberiniano latino, uno dei due che ha “ alie”, è di mano di Biagio
Bonaccorsi, collega ravvicinato e amico, fiorentino come lui, compagno di taverna: dunque, la sua versione,
quella di “alie”, non può che essere corretta  storia della tradizione.

27/10/2021

Costruzione di un’edizione critica


Niccolò Cieco

Cieco non è il cognome, era proprio cieco. Improvvisatore di versi geniale, spesso definito come aretino o
fiorentino, in realtà forse è aretino, ma per diventare famosi e avere il proprio talento riconosciuto, si
trasferisce a Firenze. Per essere improvvisatori bisogna essere davvero dei gran poeti, ma è anche stato
poeta ufficiale di molti governi italiani. Dal 300 al 500, soprattutto comuni e repubbliche, con un governo di
tipo repubblicano, si dotavano di un poeta ufficiale, voce ufficiale del governo e della signoria perché in
occasione di eventi particolari (solennità, incontri con ambasciatori e personaggi importanti) era bene avere
una voce che componesse poesie per l’occasione. Erano delle forme di poesia su commissione, collocate in
uno spazio ed un tempo reciso, spesso dedicato a personaggi specifici.  Cieco è anche un poeta di
professione, viene pagato. Passa prima a Roma (1428-30) alla corte di papa Martino V e Eugenio IV suo
successore. Poi si sposta a Perugia dove aveva uno stipendio di 40 fiorini all’anno (stipendio enorme,
perché i professori universitari di punta ne prendevano 30 annui) e scrive una poesia per l’arrivo
dell’impero Sigismondo dopo l’incoronazione dal papa (32). Dopo va a Siena e nel 35 riapproda a Firenze,
dove morirà (probabilmente nel 40), dopo il suo momento di maggiore gloria. Molti intellettuali del tempo
gli dedicano delle poesie, avviene uno scambio di lettere e cultura.

La sua produzione, o meglio quella ci è rimasta (25 sonetti e canzoni) hanno prevalentemente argomento
politico-morale perché scritti per occasioni ufficiali di governo, pochissime composizioni di argomento
amoroso e altri di argomento gnomico-morale (composizioni con lo scopo di stigmatizzare vizi o nobilitare
virtù; quindi, tema morale per educare il lettore, gnomico perché sfrutta modi di dire, un bagaglio di figure
retoriche che attingono a una tradizione della sapienza popolare).

Di nove cose si lamenta il mondo, 1440  già il titolo ci fa capire che Cieco parlerà delle cose che
corrompono il mondo dalla retta via che invece dovrebbe seguire.

Antonio Lanza, Lirici toscani del 400: il mondo si lamenta di 9 cose, che gravano il loro peso sul mondo,
mentre l’opposto lo farebbe degno di ogni felicità fintanto che il mondo avrà vita. Misura=parametro di
giudizio che deriva dalla retta via. Gli altri sono sempre pronti a emettere giudizi, ma i propri non li vede (es.
apologo delle due bisacce) per evitare di commettere azioni spregevoli e disoneste. Lista di cose di cui si
lamenta il mondo:

1. forza dei signori, i quali agendo istigati dalle proprie voglie, cancellano ogni traccia di pietà dalle
loro corti o dal loro cuore. Talvolta i signori esercitano il potere secondo arbitrio e totale
indiscrezionalità, però noi siamo ugualmente costretti a ubbidirgli.
2. Esercizio della punizione ispirata a criteri non di giustizia, ma di rabbia personale. Quando la
punizione è esercitata secondo criteri di giustizia, non si esercita crudeltà nei confronti di chi è
punito. Qui invece si intende l’ira, quando qualcuno agisce accecato da essa. Quando la punizione è
esercitata sulla base dell’ira, l’esercizio della virtù vien meno e la ragione scompare. Adottare
questo modo di agire è una cattiva abitudine
3. Mancanza di riservatezza: quando la gente indiscreta divulga un segreto. Più di tutti i militari e i
4. Falsificare con azioni o con apparenze i pareri multiformi dei sapienti (si parla di interpretazione di
leggi). Le cariche politiche a Firenze erano estrattive e i veduti erano coloro estratti a sorte ma che
possono o meno ricoprire la carica (es. se non hanno pagato le tasse non possono ricoprire la
carica). Le persone estratte a sorte se non danno interpretazione alle leggi conformi al potere o al
popolo vengono scartati.
5. Stigma contro i notai e chi pronuncia i giudizi legali, che servono a dare troppa ragione a qualcuno.
Dire ecc. serve per non far capire nulla a chi li ascolta e un povero inesperto non può sapere il
linguaggio tecnico e con esso possono dire diverse cose, ma il popolo minuto non ha nessuno
strumento per difendersi.
6. Mercanti: reputati dei mascalzoni, ingannatori. In passato bastava una stretta di mano o una parola
data per fare accordi sicuri, oggi non basta un numero enorme di libri testimoniali (registri in cui si
annotano le testimonianze di chi va a testimoniare)non basata la testimonianza scritta di
qualcuno per essere certi che i mercanti rispettino la loro parola. La fiducia implicita a un solo
verbale ad un accordo non vale più niente, non ci ripara dall’essere frodati.
7. Prescrizione medica dei dottori sapienti, che diventano valenti a spese d’altri senza però pagare per
i loro errori e le loro diagnosi sbagliata. Se qualcuno sopravvive ne guadagnano onore, se muore
dice che non c’era nulla da fare, ma si fanno pagare molto bene per far morire le persone
8. Categoria dei chierici: riusciamo a digerirla tanto male (coscienza del prelato) che il timore
reverenziale che dobbiamo nei confronti di queste persone è mezzo morto (denuncia del mal
costume dei preti).
9. Contadini, che in quel mondo sono le persone ignoranti per eccellenza, le più prive di ogni capacità
di capire di che è bene e ciò che male e di ragionare con saggezza.

Poi è necessario fare la recensio. Bisogna fare palare i testimoni e trovare il maggior numero di informazioni
utili.

Filigrane: 93, 91, 3389

Decorazione fiorentina  manoscritto fiorentino collocabile negli anni 60-70 del 400. Stemma con
leopardo: di rosso al leopardo passante.

27/10/2021

 Vocali soprannumerarie  quando si inserisce un puntino sotto una vocale per indicare che va
trascritta per far comprendere il significato ma che non va letta per motivi di metrica.
 Metaplasma della liquida  “stromenti” per “stormenti” e viceversa indica una variante fonetica,
dunque, non è da considerarsi errore.
 Un errore potrebbe essere “farìa” dal momento che, in un altro manoscritto, vi è “farìan” = uno è
condizionale e uno è futuro: qual è quello giusto, a rigor di logica? Il condizionale. È un errore
congiuntivo.
 Riccardiano, Nazionale centrale, Vaticano nazionale  “che secondo la voglia” - “così secondo
voglia”: errore o variante? È variante perché, se accettiamo la lezione “che secondo la voglia”, si
può considerare “che” consecutivo e il computo metrico è salvo.
 Rovigo, Ashburnham, Bologna  “aspra et molto et pauroso a dire” è una variante perché inverte
le parole. c’è un ipotesto celeberrimo (“Divina Commedia” = “… ahi, quanto a dir …”).
 “… la nona, per quanto io ne sappia …” Lanza, mentre i tre testimoni sopra “… per quanto ver ne dia
sententia …”  è una variante sostanziale, perché cambia molto, però non si può fondare un
apparentamento sui testimoni, senza errori.
 “… avvertentia”, “… conscientia”  variante banalizzante, ma il significato permane.
 “dire e contradire” / “chiudere e aprire”  è un errore di ripetizione: confusione derivante da due
versi precedenti. Non è un errore guida, ma della fenomenologia della copia, è stato indotto dal
contesto.
 “furia” / “questa”  è un errore, perché non significa nulla. Il punto è, avrebbe potuto essere
indotto dal contesto (fenomenologia) o è guida? È guida derivante da un antigrafo, perché se fosse
stata fenomenologia, sarebbe stato altamente improbabile che tutti e tre i testimoni abbiano
sbagliato per una svista. Probabilmente, un antigrafo già in errore è alle loro spalle.

28/10/2021

Collazione
verso Ro Ash B Lanza
rubri Nicolai Cęci Arretini carmina incipiunt adespoto Disertissimi viri Nicolai ceci
ca Canzon morale Aretini Camena elegantissima
incipit lege optime
3 per essere per esser
4 Aoposito …farie di queste il faria farie
5 mente che dura chel dura
6 e nudo e nudo
7 pero che contra ad ogni Pero che contra p(er)ho che
8
9 torciendo scritto su corr. mesura suo dricto
10 apaian aparan apayan
11 orrori
12 cho ladie cose ladie colladie
19 o crudele o crudele ò crudele
20 Aspra ele molto e paurosa Aspra ele molto e/ paurosa aspra ella è molto et è pauroso a è aspra
dire
24 che non chel non puo chel non po'
25 Entendosi di populi el furore
26 datti…denanti a quista Vate vatte
30 che vistirsi di questa vestirse di questa vestirsi di questa
36 difegretare el glianimi di disegretare e animi di soldati gli animi
50 cha ditto cha dicto quel cha dicto
51 ecetera dire e contra dire dire e contra dire una ecetra dire e contradire
54 Vinti alle lor ale lor fe vincte alle lor fe firmi
59 quel che pr. actender… quel che promecte virtu quando promette
verso
60
Vat FN R R2 Laur
rubrica
61 Capitolo
recette del decto Maestro Canzon delricecte
decto Maestro Canzon del decto ricette Canzon del decto Maestro Canzon del decto Maestro
62 Niccolò
medici dove pone ch’el mondo Nicolo dove
stricti pone chel
medici stricti Maestro Nicolo dove mediciNicolo
valentidove pone chel Niccolo dove pone chel
siGDLI
lamenta di VIIII cose le quali
nel senso di chi si attiene mondo silamenta di VIIII pone chel mondo si mondo si lamenta di VIIII mondo si lamenta di VIIII
ilrigorosamente
guastano ai dettami di unacose le quali il guastano lamenta di VIIII cose cose le quali il guastano cose le quali il guastano
scienza o arte le quali il ghuastano
1 63 vendette vendette
2 64 a mostrar ad demonstra a demostrar ad demostrar a demostrar
3 65 non potre non puote non potria
4 66 si na il danno
farien farien suo danno farian se nha farien
il danno farian
5
7 Per che contro a ogni dirictura Pero che …. adogni Ppero che Peroche ….diriptura Pero
16 Che secondo … la Che secondo Che secondo Che secondo Che secondo
20 et aspra molto et paurosa a dire et et et et
27 ne si riguarda il miglior di
pigiore
39 falsificate falsificate falsifichar falsificate
52 La sexta è la ria fe de mercatanti mercanti
56 libri testimoniali a dar certezza et dar et dar
58 Onde bisogna aver maggior miglior chiarezza
chiarezza
59 attender con virtù quel chuom attener ….. chuomo
prometta
64 Et s’egli scampa honore et fructo fructo fanno fructo fanno fructo fanno fructo fanno
n’ànno
68 et ben pagare della persona dalla persona
morta
73 La nona è quando alla mia quanto…. cognoscentia quanto… cognoscentia quanto…cognoscenzia quanto
conoscientia
Stemma codicum di “Di nove cose si lamenta il mondo”

Osservazioni linguistiche: i mss. B, Ro e R hanno una patina


padana.

Informazioni sulla storia della tradizione: Vat è un


manoscritto prodotto in ambiente fiorentino, da copista
fiorentino per Giovan Francesco Gonzaga tra il 1450 e il
1460 (vedi slide).

03/11/2021

Ci sono due varianti in un testimone, una che si vuole mostrare di più come oggettiva, una che sembra
derivare dall’intervento dell’autore. Dobbiamo capire cosa faccia parte del suo stile, studiando più delle sue
opere.

Ai versi 103 – 104 dei Lirici Toscani (“eccola qui … chi contradir volesse.”) c’è l’intervento in prima persona
dell’autore.

Canzone numero 10: la compone per maledire il vizio dell’avarizia. “Io non so come la tua mala semenza è
tanto sparsa … qual è il più preminente di questo vizio …”, di nuovo, abbiamo l’intervento dell’autore. Più
un uomo è socialmente altolocato, più è affetto da cupidigia. Le mie parole non sono capaci di descrivere
questo vizio da quanto io sono scioccato. Chi appare migliore in realtà è quello che ne è più colpito. Io non
so se vaneggio o se quello che dico ha un senso razionale; credo che le porte del cielo si aprano così
raramente che l’usciere prende uno stipendio senza fare nulla, tanto è diffuso il vizio di cupidigia. Parla in
modo diretto come in “Di nove cose si lamenta il mondo”: stesso tema/argomento e il genere letterario.

 Effettivamente il modo di esprimersi in prima persona ha più probabilità di essere fedele al volere
dell’autore piuttosto che l’intervento impersonale del manoscritto alfa. Potrebbe anche essere una
variante d’autore, magari in forma recitata.
Filologia italiana
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