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IL ROMANTICISMO

Il termine Romanticismo può essere usato come categoria storica, ad indicare un intero periodo nelle sue
varie manifestazioni.
La parola romantic compare per la prima volta verso la metà del Seicento e viene usata in senso spregiativo
ad indicare ciò che vi era di fantastico, assurdo e falso negli antichi romanzi cavallereschi e pastorali.
Nel Settecento, quando si tende a riconoscere l’importanza della fantasia nell’arte, il termine passa a
significare ciò che diletta l’immaginazione. Il Romanticismo investe tutti gli aspetti della civiltà dalla fine del
settecento alla metà dell’Ottocento, condizionando e inglobando in sé anche quelle tendenze che vi si
oppongono, come i vari classicismi; coinvolge inoltre non solo la letteratura, ma le arti figurative, la musica,
il pensiero, la mentalità in generale.

LE GRANDI TRASFORMAZIONI STORICHE:


Vi è innanzitutto la rivoluzione politica, che dalla Francia si irradia a coinvolgere l’Europa. Crolla la
monarchia assoluta e si afferma il principio che la fonte della sovranità è il popolo. Si ha una rivoluzione
economica determinata dall’industrializzazione. Originatasi già a metà Settecento in Inghilterra, essa si
estende progressivamente, nel corso dell’Ottocento, agli altri paesi europei, determinando un dinamismo
dirompente nella società.
Si trasforma profondamente la vita quotidiana: una quantità di merci prima indispensabile invade il
mercato, grazie all’uso delle macchine che moltiplicano la produzione. Cambia il rapporto città-campagna e
sorgono nuove città industriali, dove si concentrano nuovi lavoratori, gli operai dell’industria. Entra in crisi il
lavoro artigiano. Si ha quindi uno sconvolgimento dei valori e degli assetti politici e sociali tradizionali.
Inoltre, l’industria, con le sue esigenze, muta il volto del paesaggio naturale e lo contamina con i suoi veleni.

I TEMI DEL ROMANTICISMO EUROPEO: IL RIFIUTO DELLA RAGIONE E L’IRRAZIONALE:


Poiché la realtà moderna è caratterizzata dalla razionalità organizzatrice e produttiva, il rifiuto romantico si
indirizza in primo luogo contro la ragione. Il Romanticismo si presenta pertanto come esplorazione
dell’irrazionale, di quella parte della realtà sommersa in una zona d’ombra, finora appena intuita da
scrittori ed artisti e spesso evitata con paura.
Ecco che nasce un’attenzione per la vita dei sentimenti, per la passionalità, ma soprattutto per il sogno, il
delirio, l’allucinazione, la follia. Il sogno e la follia, in particolar modo, sono i due grandi motivi romantici.
Questa esplorazione dell’irrazionale, dà origine ad un soggettivismo esasperato: il romantico tende a
sprofondare negli abissi dell’interiorità, concepita come un’unica realtà esistente. Il mondo esterno non
esiste, è solo una proiezione o creazione dell’io.

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Il soggettivismo si traduce poi in una tensione inesausta verso l’infinito, in un’insofferenza per ogni limite e
costrizione, nell’ansia di superare le barriere del reale per attingere ad una realtà più vera.
Il Romanticismo segna un netto ritorno alla spiritualità e alla religiosità, che si manifesta in vere e proprie
conversioni alla religione tradizionale. In questa dimensione si affaccia l’immagine del male, che esercita un
fascino prepotente. Il misticismo romantico spesso non trova una meta precisa e si risolve in una continua
inquietudine, in un senso perpetuo di inappagamento, di un desiderio struggente di non si sa bene cosa.
Anche il mondo infantile è visto come un paradiso perduto di innocenza e di gioia.

ESOTISMO → Vagheggiare luoghi lontani e ignoti, resi affascinanti proprio dalla lontananza e dalla
diversità

IL ROMANTICISMO “POSITIVO”:
Alla tematica negativa è contrapposto un Romanticismo positivo, teso ai grandi ideali, all’impegno civile e
patriottico, quello che riscopre la positività storica e delle tradizioni nazionali e popolari. Il concetto
moderno di nazione, intesa non solo in senso geografico e politico, ma anche spirituale e culturale, nasca
solo con il Romanticismo. Il passato storico è un patrimonio prezioso, che deve essere conosciuto e
posseduto a fondo, perché una nazione abbia piena e forte coscienza della propria identità.

IL RISORGIMENTO E LE GUERRE D’INDIPENDENZA:


Nel corso dell’Ottocento si verificano le condizioni per il compimento dell’unificazione politica della
penisola. Nei primi decenni del secolo erano nate società segrete di orientamento liberale, come la
Carboneria, che cospiravano contro i regimi assolutisti restaurati dopo la caduta di Napoleone. I moti da
esse organizzati nel 1820-21 e nel 1830 però fallirono e anche quelli del 1848, che interessarono tutta
l’Europa. Giuseppe Garibaldi, a capo di un piccolo esercito di volontari, i Mille, nel 1860 conquistò la Sicilia.
Puntò poi verso Roma, ma la discesa di Vittorio Emanuele II e il loro incontro a Teano, fece riconoscere a
Garibaldi la supremazia monarchica.
Nel 1861 nacque il Regno d’Italia: il raggiungimento dell’unità nazionale si realizzò all’insegna monarchica e
sabauda, a cui le forze democratiche, che miravano a uno stato repubblicano, dovettero sottomettersi.
Restavano escluse il Veneto e Roma. Nel 1866, con la Terza Guerra d’Indipendenza, anche il Veneto entrava
a far parte dell’Italia. Dissoltosi nel 1870, dopo la sconfitta da parte della Prussia, l’impero di Napoleone III,
l’Italia conquistò anche Roma.

LE IDEOLOGIE:
Le ideologie dominanti nella cultura risorgimentale si possono schematicamente suddividere in due grandi
schieramenti: quello liberale moderato e quello democratico.

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I LIBERALI -> Rifiutavano la Rivoluzione francese e il giacobinismo, che aveva portato alla sovversione
violenta. Il loro progetto politico escludeva pertanto rotture rivoluzionarie e moti insurrezionali. La
soluzione del problema nazionale doveva giungere attraverso le iniziative dei sovrani grazie a graduali
riforme che riprendessero la tradizione settecentesca dell’assolutismo illuminato. Sul piano politico, si
proponeva una federazione degli stati italiani esistenti, liberazione dei commerci, unione doganale,
potenziamento delle comunicazioni.
Un’élite di nobili e alto borghesi avrebbe gestito la cosa pubblica ed elaborato le leggi, avendo come fine il
bene comune.
A questi orientamenti liberali moderati si affiancarono molti cattolici non allineati con l’indirizzo dominante
del cattolicesimo della restaurazione. Essi ritenevano che i valori religiosi si potessero concordare con i
principi moderni di libertà e di progresso civile. Tra questi Manzoni.

I DEMOCRATICI -> Le tendenze democratiche, che in Italia facevano capo essenzialmente a Giuseppe
Mazzini, puntavano, invece, proprio sull’iniziativa popolare e sui movimenti insurrezionali. Proponevano
anche radicali cambiamenti di regime politico, attraverso assemblee costituenti che decidessero l’assetto
istituzionale dell’Italia secondo una forma repubblicana ed unitaria. Un’altra corrente di democrazia
radicale, guidata da Carlo Cattaneo, era invece contraria all’unità accentratrice e proponeva un assetto
repubblicano federativo (come gli Usa). I democratici erano per il suffragio universale ed una collaborazione
tra le varie classi, fondata su una concezione romantica dell’unità spirituale del popolo-nazione.
Dinanzi alla questione sociale, si aveva l’idea di una progressiva elevazione dei ceti popolari, che fosse non
solo materiale, ma anche spirituale, attraverso un’educazione intellettuale e morale, basata sul principio di
uguaglianza.

Queste correnti si riprodussero in campo letterario. Occorre osservare che il polo moderato ebbe una forza
di aggregazione di gran lunga maggiore rispetto a quello democratico. Ciò grazie ad Alessandro Manzoni,
che divenne un vero e proprio caposcuola.

LE ISTITUZIONI CULTURALI:
In conseguenza delle trasformazioni politiche, economiche e sociali, declinano rapidamente in Italia le due
istituzioni che in passato presiedevano per eccellenza all’aggregazione degli intellettuali, all’elaborazione e
alla diffusione della cultura: la corte e l’accademia. La vita culturale si muove ormai intorno a due poli
nuovi: l’editoria e il giornalismo. Un esempio significativo è offerto da I Promessi Sposi, che si rivelò subito
un grande successo e di cui fu peraltro stampato in tutta Italia un numero cospicuo di edizioni abusive.

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L’ESIGENZA DI UNA LINGUA NAZIONALE:
Viene condizionato anche il linguaggio: non può più essere usato quello della tradizione classica, ma si
impone un linguaggio più vicino alla lingua d’uso, che possa essere compreso immediatamente dal
pubblico.
Ma mancava ancora in Italia, a differenza degli altri paesi europei, una lingua comune che fosse usata in
tutte le regioni, da tutti gli stati sociali e in tutte le occasioni.
La lingua italiana era consacrata da una lunga tradizione, che aveva le sue origini nel fiorentino trecentesco
usato dai grandi scrittori come Dante, Petrarca e Boccaccio ed era utilizzata solo da un’élite colta molto
ristretta, e quasi esclusivamente per usi scritti. La lingua usata nella comunicazione orale quotidiana era il
dialetto locale.
Già nei secoli passati si era posta più volte una questione della lingua, ma interessava solo la lingua
letteraria, non della lingua dell’uso comune. È Manzoni a porre in forma esplicita la questione e suggerire la
soluzione più radicale, destinata ad esercitare grande influenza.
La soluzione proposta da Manzoni è di individuare il modello di una lingua comune nel fiorentino dell’uso
vivo, attuale. Questa soluzione fu di grande importanza nel campo letterario, perché, con l’edizione
definitiva de I Promessi Sposi, creò una lingua letteraria nuova, comprensibile e adatta al nuovo pubblico.
L’unificazione linguistica fu un processo lungo, che arrivò a compimento solo negli anni Settanta del
Novecento, con la diffusione dell’istruzione di base, dei mezzi di comunicazione di massa come radio e
televisione e con le grandi migrazioni interne.

IL MOVIMENTO ROMANTICO IN ITALIA:


L’occasione che diede impulso al formarsi di un movimento romantico in Italia fu la pubblicazione di un
articolo di Madame de Stael, che deprecava la decadenza della cultura italiana contemporanea ed invitava
gli italiani a uscire dal loro culto del passato, aprendosi alle correnti più vive della letteratura europea
moderna. L’articolo suscitò violente reazioni da parte dei classicisti, che insorsero a difesa delle glorie
nazionali e dei principi sacri dell’arte classica. Si distinse Pietro Giordani.
Alcuni intellettuali più aperti alle innovazioni, definitisi “romantici” (Pellico, Borsieri, Visconti), intervennero
a difesa dell’articolo della Stael, controbattendo le accuse dei classicisti e affermando l’esigenza di una
cultura rinnovata e moderna, che non si rivolgesse solo alla cerchia chiusa dei letterati, ma al popolo. Per
questo occorreva mettere da parte la mitologia classica, che era ormai solo patrimonio di un’élite, e
affrontare argomenti vivi nella coscienza contemporanea, capaci di suscitare l’interesse del pubblico
popolare.
L’obiettivo era una letteratura che si ispirasse al vero e proporsi fini di utilità civile e morale, diffondendo
idee, cognizioni, principi e contribuendo al progresso della società.

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