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LETTERA A BENEDETTO CASTELLI IN PISA
Fa parte di un gruppo di 4 lettere copernicane del 1613 / 1615.
Parlano del problema di come conciliare la fede con le nuove scoperte scientifiche. Lui dice
che se la verità della scienza e della fede sembrano diversi è perché hanno 2 diversi ambiti
di applicazione, sono scritti in modo differente. Lo scopo quindi è molto diverso : la bibbia
deve trasmettere dei dogmi, verità di fede, non ha lo scopo di spiegare la natura.
Galileo sente l'esigenza di scrivere questa lettera per esprimere più direttamente le sue idee.
La prosa di Galileo è molto precisa e soprattutto logica : parte da una tesi e poi la argomenta
e la sostiene.
L'inizio della lettera è la tesi : prime righe → sostiene che nelle dispute naturali, la bibbia
non dovrebbe essere presa in considerazione.
Argomentazioni :
1. Perché la bibbia si esprime in un linguaggio metaforico e simbolico (viene scritto così
per farlo leggere e comprendere a tutti).
2. Funzione universale.
3. La natura procede seguendo le proprie leggi, che procedono in modo matematico
(ordine matematico del mondo).
4. Sensata esperienza.
5. Necessarie dimostrazioni.
Galileo dice che seguendo il principio di non contraddizione di Aristotele viene a crearsi un
problema tra fede e scienza. Ritiene che in questo caso il principio dovrebbe essere
sospeso perché procedono in modi diversi.
Dice che é la stessa volontà di dio che ci ha forniti di sensi, intelletto e discorso così che
possiamo comprendere e interpretare i sensi.
Dice che nella bibbia non ci sono riferimenti a elementi astronomici, dice che lo hanno
omesso perché lo scopo della bibbia non era istruire il popolo sui corpi celesti se lo svedese
avesse fatto molti più riferimenti all'ordine cosmico. Dice che se non si parla di fede è
sbagliato partire dalle sacre scritture.
Immagina una disputa per questioni naturali, e dice che non è giusto tirare fuori la bibbia.
parla poi del Sole.