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L'alfabeto e la pronuncia

L'alfabeto latino è formato da ventitré segni.


Il segno C anticamente aveva anche il valore di G: tale uso è
ancora documentato nelle abbreviazioni di due prenomi: C.
per Gaius e Cn. per Gnaeus. Il segno G fu introdotto a partire
dal III sec. a.C.
Il segno K è di uso molto raro; si è conservato nelle
abbreviazioni K. o Kal. per Kalendae "primo giorno del mese",
K per Kaeso "Cesone", nome di persona, e in pochissimi
nomi, come Karthago "Cartagine".
A partire dal III sec. a.C. fu progressivamente sostituito da C
(Calendae, Caeso, Carthago).
In latino non esisteva un suono equivalente al nostro v. I
segni V (maiuscolo), (minuscolo) venivano impiegati sia per u
vocale, che per u semiconsonante: si scriveva e si
pronunciava uinum "vino", uolo "io voglio", uiuo "io vivo".
Solo nel 500 ad opera dell'umanista francese Pierre de la la
Ramée, fu introdotto il segno v per indicare u
semiconsonante.
I segni Y e Z, usati solo per parole di derivazione greca,
furono aggiunti all'alfabeto latino nel I sec. a.C.
L'uso delle maiuscole corrisponde in gran parte a quello
dell'italiano; tuttavia nel latino, in genere, sono maiuscoli
anche gli aggettivi e avverbi derivati da nomi propri: populus
Romanus "popolo romano"; Latine "latinamente, alla maniera
latina".
L'alfabeto latino deriva, attraverso quello etrusco, dall'alfabeto
greco in uso nell'Italia meridionale. Nel VII sec. a.C. gli
Etruschi sottomisero gran parte della Campania e nelle
colonie elleniche appresero l'alfabeto greco occidentale,
diverso da quello ionico in uso ad Atene. In seguito,tra il VII e
il VI sec. a.C., gli Etruschi imposero la loro dominazione
su Roma e sul Lazio e il loro alfabeto fu adattato alla lingua
latina; le più antiche documentazioni di scrittura latina che ci
sono pervenute risalgono infatti al VI sec. a.C.

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