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Tra cunti di pescatori e della mattanza

di Maurizio Giordano

A chiusura
della
rassegna

“Nuovoteatro”, proposta dallo “Stabile” di Catania per dare voce alla


drammaturgia contemporanea, Vincenzo Pirrotta, giovane ma già
affermato “cuntista”, ha proposto al Musco la pièce da lui scritta ed
interpretata, “N’gnanzou’- storie di mare e di pescatori”. L’allestimento
porta la firma di Pasquale De Cristofaro per la regia e di Emanuele
Luzzati per la scenografia. Si tratta di una suggestiva ed
interessantissima rievocazione del rito della “mattanza”, tra storie,
poesie, cunti che in circa 60 minuti catturano l’attenzione del pubblico in
sala. Il testo nasce da una ricerca condotta dall’autore, Vincenzo
Pirrotta, tra i “Raisi” e i tonnaroti di Favignana e Trapani e “N’Gnanzoù”,
parola evidentemente di origine araba, è insieme a “Ajamola” la più
importante delle “cialome” (i canti che accompagnano il lavoro dei
tonnaroti): significa forza, e aiuta, con il suo suono arcaico, la fatica
della “isata du coppu”, l’alzata della camera della morte che consente di
far affiorare i tonni per mattarli. L’autore ed interprete, sulla scena, è
estremamente convincente nel narrare la storia di un “Raisi”, (il
capopesca della tonnara). Il protagonista, ci fa sentire partecipi della sua
poetica vita, raccontata al “muciariotu” (il tonnaroto che governa la
“muciara”, ovvero l’imbarcazione del “Raisi”, durante la preparazione
della “mattanza”). Ed i racconti di Pirrotta avvengono mentre si
aspettano il passaggio dei tonni che dall’Oceano entrano nel
mediterraneo per la stagione degli amori e per deporre le uova nelle
ideali acque calde. Tra i riti di preparazione delle camere (il tiro del
“vasceddu di livanti”, la preparazione della “cammira di la morti”), fino
all’isata du coppu”, Vincenzo Pirrotta intercala racconti, con le sue paure,
le sue gioie, la comicità, le storie del mare e dei suoi lavoranti che si
proclamano figli di un padre inquietante, affascinante. E tra un
coinvolgente “cunto”, la storia di un povero Giufà, il suo ritorno a casa,
l’amore di una giovane timida che gli si offre, l’incontro con la poesia, la
pièce, che vede anche gli interventi di Nancy Lombardo, Giovanni
Calcagno, Alessandro Nicolosi, è un pretesto per raccontare quelle storie
da sempre affascinanti e che hanno come protagonisti i pescatori ed il
loro amore smisurato per il mare. La fine della pièce coincide con l’arrivo
dei tonni e quindi bisogna prendere l’arpione, alzare la camera della
morte perchè comincia la mattanza. Lavoro particolare, di ricerca,
estremamente delicato ed efficace che mette in risalto le doti
interpretative di Vincenzo Pirrotta, un altro poeta del cunto siciliano
sicuramente tra i grandi autori/attori monologhisti italiani e che merita
gli applausi del pubblico.

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