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Negli ultimi decenni del XIX, a causa della spinta della seconda rivoluzione industriale, il sistema
dell’economia subisce mutazioni importanti. Sorgono nuovi settori industriali (chimico, elettrico e
tecnologico-scientifico) e si verifica una crescita della produzione e del commercio. Crescono i redditi
ed il mercato si allarga, creando il mercato di massa, ovvero aperto a tutti. Si sviluppa inoltre
l’industria siderurgica, la quale produce macchine lavorative ma anche beni di consumo durevoli:
macchine da scrivere, biciclette ed automobili. Gli USA in questo periodo storico si affermano come
la prima potenza mondiale.
È proprio un ingegnere statunitense, Taylor, a studiare due elementi di vitale importanza per la
produzione e l’economia: l’”Organizzazione scientifica del lavoro” e l’introduzione della catena di
montaggio. Secondo il sistema teorico detto appunto “taylorismo”, bisogna ottimizzare il più possibile
il tempo del lavoro, eliminando pause superflue e gesti dispersivi, elevando al massimo le prestazioni
dei singoli lavoratori. Un ruolo importantissimo in questo contesto è posseduto dalla
standardizzazione, poi compensata da buone tariffe. Nel sistema della catena di montaggio interviene
anche Henry Ford, la cui azienda lancia il Modello T, un’automobile alla portata di tutti, essendo un
modello semplificato (e di conseguenza meno costoso) ma efficace. Esso veniva realizzato attraverso
una catena di montaggio semovente: un nastro passante lungo il quale erano dislocati molti operai ed
ognuno di loro doveva eseguire solo una piccola operazione, ripetendola però infinite volte. Questo
era un metodo che faceva ridurre decisamente i tempi di produzione, anche a costo di rendere noioso
il lavoro per gli operai, i quali erano scontenti poiché si sentivano solo ingranaggi e soprattutto i più
esperti non erano gratificati in quanto per svolgere queste mansioni non c’era bisogno di nessuna
competenza precedentemente acquisita.
LA SOCIETA’ DI MASSA
Il fenomeno della “società di massa” si sviluppa nei paesi più evoluti nel XX secolo: per “massa” non
si intende solo una crescita demografica molto ampia ma si sottolinea come le precedenti suddivisioni
della stessa società ormai abbiano perso senso. Infatti una grandissima importanza viene assunta dai
ceti medi, ovvero la piccola borghesia (che è cresciuta enormemente) e gli impiegati. Ciò avviene
anche per merito dell’enorme sviluppo che ha avuto lo stato stesso, il quale interviene sempre di più
lavorando per il sistema scolastico, sanitario e fiscale.
Inoltre emerge sempre di più il ruolo del “ceto medio”, che, anche dal punto di vista demografico,
cresce in maniera esponenziale. La società si fa più omogenea (non scompaiono ricchi e poveri ma le
differenze si attenuano) e si trasforma nella “società dei consumi”, in cui lo stesso consumatore non è
più solo appartenente ad un ceto medio-alto. Si verifica un vero e proprio miglioramento della qualità
della vita, a cui contribuiscono certamente la diffusione degli elettrodomestici e degli svaghi come il
cinema, creato da Louis-Jean Lumière. Essi vengono mostrati alla popolazione attraverso l’utilizzo
delle pubblicità, delle riviste/giornali (si era verificato perfino un importante calo dell’analfabetismo)
e della radio, inventata da Guglielmo Marconi.
LE TRASFORMAZIONI POLITICHE
In questo contesto si verificano risvolti anche nel campo politico: fino ad ora infatti non ci è mai posti
il problema di un’effettiva democrazia; ora invece tutta la popolazione rivendica un ruolo importante
nella vita politica. La Francia è stata la prima ad introdurre il suffragio universale maschile (1870),
sono invece Finlandia, Norvegia e Danimarca a rendere lecito anche quello femminile in Europa
(mentre ancora prima erano state Australia, America del Nord e Nuova Zelanda).
Si sente inoltre l’esigenza di far sorgere partiti con luoghi di ritrovo e propaganda che rappresentino
queste masse. Crescono partiti di sinistra che si ispirano al pensiero marxista, movimenti
nazionalistici che hanno molto consenso da parte delle masse e quelli di ispirazione cattolica. Da
segnalare soprattutto il movimento delle suffragette (per l’estensione del voto anche alle donne).
Un altro segno della nuova partecipazione delle masse è sicuramente la nascita di nuove
organizzazioni sindacali, le quali si occupano principalmente delle condizioni degli operai sul luogo
di lavoro (salari, pensioni, assicurazioni etc.). Esse hanno un obiettivo che è differente da quello
politico (affidato ai partiti). Essi hanno come esempio la Trade Unions di origine inglese.
Nei diversi paesi europei vengono inoltre varate leggi di riforma sociale, che si ispiravano a quelle
introdotte da Bismarck in Germania, contro gli infortuni, di previdenza per la vecchiaia e di sussidio
per i disoccupati. Per affrontare i costi relativi a queste forme di assistenza i governi dovettero
naturalmente alzare le imposte dei cittadini.
IL MOVIMENTO SOCIALISTA
Le moderne trasformazioni costringono i socialisti a rivedere le proprie dottrine. Nel 1899 Eduard
Bernstein, rappresentante della socialdemocrazia tedesca, pubblica il saggio I presupposti del
socialismo e i compiti della democrazia, in cui afferma che sia necessario rivedere le teorie marxiste.
Secondo il suo punto di vista, infatti, le teorie catastrofiche riguardanti la fine del capitalismo non si
sono realizzate. Marx sosteneva che l’inasprirsi della concorrenza, con il conseguente abbassamento
dei prezzi avrebbe messo in crisi il sistema, mentre con la presenza di monopoli oppure oligopoli ciò
non sarebbe avvenuto. Bernstein, osservando l’attuale situazione europea, smentisce tutte queste tesi e
afferma che sia necessario rompere con la vecchia tradizione rivoluzionaria, resa inattuale dallo
sviluppo dell’economia. Coloro i quali riprendono alla lettera gli insegnamenti di Marx, i cosiddetti
“marxisti ortodossi”, respingono le tesi di Bernstein, reputandole inadeguate.
Il dibattito suscitato da Bernstein fa dividere i socialisti in due schieramenti: i rivoluzionari e
riformisti.
I socialisti rivoluzionari (detti anche massimalisti) seguono la linea di Bernstein e credono che ci
debba essere una trasformazione della società in tempi brevi, possibilmente attraverso una violenta
rottura della continuità e l’instaurazione in blocco di un nuovo ordine. Essi rifiutano ogni forma di
accordo o trattato, reputando la “rivoluzione” la scelta migliore.
I socialisti riformisti (o revisionisti) invece non seguono la linea di Bernstein credono che non si
debba essere uno scontro fra borghesia e proletariato, ma si debba costituire un ceto medio (blocco
numericamente più forte degli altri due). Non c’è quindi la prospettiva di una rivoluzione, in quanto
questa non gioverebbe a nessuno, tantomeno agli operai. La loro idea è quella di agire per via
parlamentare, ovvero far diventare i partiti, attraverso l’elezione, partiti di maggioranza, senza usare la
violenza.
IL SOCIALISMO NEL MONDO
A fine ‘800 si era tenuta la seconda Internazionale, la quale aveva visto nella Comune di Parigi
l’embrione della società socialista. Nella seconda, propriamente socialista, vengono rappresentati tutti
i partiti che ora stanno sorgendo. La concezione marxista è univoca.
La guida è rappresentata dalla socialdemocrazia tedesca (che ha un ampio seguito), la quale, pur
essendo critica del revisionismo, segue la linea riformista poiché intendono agire per via
parlamentare. Ai primi del ‘900, contrariamente, Karl Liebnecht e Rosa Luxemburg propongono una
linea rivoluzionaria.
La situazione in Russia è certamente più complicata: è infatti presente un governo autocratico (zar) e
la socialdemocrazia non è legittimata, perciò si deve agire di nascosto. Si scontrano due linee:
Martov, linea riformista ed ortodossa, tiene conto dell’insegnamento di Marx, il quale
prospetta il passaggio al socialismo solo nei paesi in cui il capitalismo si sviluppa, per
esempio Germania o Gran Bretagna. In Russia, essendo invece molto arretrata, non può
verificarsi ciò.
Lenin, convinto che sia possibile un moto rivoluzionario in Russia (“solo l’anello più debole
della catena capitalistica”), ma il partito socialdemocratico deve avere “rivoluzionari di
professione” e la struttura deve essere ristretta e ridotta poiché il partito deve essere
l’avanguardia del proletariato.
Le due linee si scontrano nei congressi all’estero e si crea la spaccatura fra bolscevichi (la
maggioranza, rappresentata da Lenin) e menscevichi (la minoranza, rappresentati da Martov).
In Francia il partito socialista viene visto come l’evoluzione della democrazia. Jean Jaures è
sostenitore di una linea fortemente pacifista: bisogna far di tutto per evitare scontri armati (il conflitto
pare essere imminente). Viene ucciso nell’estate del 1914 da un nazionalista favorevole alla guerra.
Un’altra figura importante è quella di Georges Sorel, il quale nell’opera Riflessioni sulla violenza
afferma che si debba promuovere il sindacalismo rivoluzionario basato sul ricorso allo sciopero
generale, inteso come mezzo con cui gli operai possono abbattere lo stato democratico-borghese.
In Gran Bretagna la Fabian Society, la quale dal 1883 opera come forza ispirata al socialismo
riformista, e altri gruppi operai formano il Labour Party.
Negli USA negli ultimi decenni dell’800 si verifica un forte sviluppo industriale che ora sta
proseguendo e che renderanno l’America la maggiore potenza mondiale (anche grazie
all’immigrazione dall’Europa e dalla Cina). Si forma un proletariato e c’è quindi la necessità di
organizzare il movimento operaio. Da una parte troviamo l’AFL (American Federation of Labour), la
quale ha un atteggiamento apolitico e come unico obiettivo la tutela dei lavoratori e dei loro salari.
Dall’altra troviamo IWW (Industrial Workers of the World) con un ampio seguito da parte degli
immigrati europei e che cerca di sviluppare una politica socialista e rivoluzionaria per avere una
società più egualitaria. Questo aspetto appare però estraneo alla nuova mentalità degli USA, ovvero
quella del “self made man”, cioè l’individuo che riesce a formarsi da solo grazie alle proprie capacità
individuali. Si scatena perciò una feroce repressione contro i rappresentanti di queste ideologie.