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NEC TIMEO MORI

Atti del Congresso internazionale


di studi ambrosiani nel XVI centenario
della morte di sant' Ambrogio
Milano, 4-11 Aprile 1997

a cura di
Luigi F. Pizzolato e Marco Rizzi

ESTRATTO

VITA E PENSIERO
Pubblicazioni dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
Milano 1998
PIETRO MELONI

Risurrezione di Cristo e vita del cristiano


nell'esegesi di Ambrogio
al Cantico dei Cantici

Ambrogio amò profondamente la Sacra Scrittura ed ogni giorno si abbeverava


alla sua sorgente perché nel «pane della parola» trovava la segreta energia per
gustare la «sobria ebbrezza dell'Eucarestia»1. Il Cantico dei Cantici fu per lui
il prediletto tra i libri dell'Antico Testamento, il suo amore giovanile, il suo
quotidiano alimento spirituale.
Il vescovo di Milano sapeva bene che il Cantico è «un libro che brucia le
mani», secondo la sentenza di Rabbi Aqiba2. Egli ne restava affascinato perché
era convinto, come quel coraggioso maestro d'Israele, che «tutte le Scritture
sono sante, ma il Cantico dei Cantici è il santo dei santi»3. Quando Ambrogio
era ancora giovane e cresceva nella sua famiglia cristiana, che era in rapporto
d'amicizia con il Papa Liberio, aveva cominciato a respirare la spiritualità
dell'amore «sponsale» e il profumo del Cantico vedendo la sorella Marcellina
che si consacrava alla vita verginale e riceveva dal vescovo di Roma il velo
delle vergini nel Natale dell'anno 353.

i «Chi legge e comprende bene la Scrittura viene saziato, e chi è traboccante irriga gli altri», dice il
vescovo di Milano (Epist., 2, 4). La Scrittura era il suo pane quotidiano nella lettura e nella
predicazione, nelle domeniche e nelle feste, e soprattutto nel cammino quaresimale verso la Pasqua:
«Ogni domenica lo ascoltavo — dice sant'Agostino — mentre spiegava rettamente la parola di verità in
mezzo al popolo» (Conf., VI, 4, 4). Sull'esegesi biblica di Ambrogio cfr. G. LAZZATI, Il valore
letterario dell'esegesi ambrosiana, Milano 1960 (Archivio Ambrosiano, 11) e L.F. PIZZOLATO, La
dottrina esegetica di sant'Ambrogio, Milano 1978 (Studia Patristica Mediolanensia, 9). Sul tema
della sobria ebrietas cfr. P. MELONI, S. v. «Ebrietà», in AA.VV., Dizionario Patristico e di Antichi-
tà Cristiane, I, Casale Monferrato 1983, coll. 1048-1049 e In., L'ebbrezza dell'eucaristia nella
spiritualità sponsale dei Padri, «Parola, Spirito e Vita», 7 (1983), pp. 215-231.
2 Jadaim, III, 5. Rabbi Aqiba contribuì a far includere definitivamente il Cantico nel «Canone
Ebraico» difendendone la sacralità al sinodo di Jamnia nell'anno 135. Egli morì martire due anni
dopo, scuoiato della sua pelle, per la sua fedeltà alla Scrittura; era il tempo in cui l'imperatore
Adriano sradicava la religiosità di Israele e cancellava l'identità di Gerusalemme riedificandola in
stile romano.
3 Jadaim, III, 5. Ambrogio non scrisse un «Trattato sul Cantico», ma nelle sue opere commentò quasi
tutti i versetti del libro biblico. La fortuna dell'esegesi ambrosiana indusse negli anni 1135-1148
l' abate Guglielmo di Saint Thierry, amico di san Bernardo di Chiaravalle, a pubblicare un Commen-
tarius in Cantica Canticorum e scriptis Sancti Ambrosii, che nutrì la spiritualità monastica
medievale (ed. G. BANTERLE, Milano-Roma 1993 [SAEMO 27]).
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Divenuto cristiano, sacerdote e vescovo, fin dall'inizio del suo episcopato di profumo» che annientandosi effonde il suo aroma. È questa la verità simboli-
nell'anno 374 Ambrogio capì che il rinnovamento della comunità ecclesiale ca e teologica che fonda la vocazione sponsale delle vergini. Esse sono le
milanese, dopo i vent'anni di predicazione del vescovo ariano Aussenzio, dove- adulescentulae della Chiesa. Esse possono andare incontro allo sposo, attratte
va fondarsi sulla testimonianza di un gruppo di persone consacrate che sapesse- dal suo profumo divino, perché Lui ora è presente nella «carne» umana. Ponen-
ro offrire a tutti il modello delle virtù cristiane. Nello scritto de virginibus dosi alla sua sequela le vergini realizzano il fine stesso dell'incarnazione: «che
indirizzato ad Marcellinam sororem, che raccoglieva le omelie alle vergini da l'uomo diventi Dio». Questa è la meta verso la quale debbono camminare tutti i
lui proclamate quando era nondum triennalis sacerdos, egli elevava un grande cristiani. Le vergini la raggiungono attraverso la strada diretta delle nozze con
«inno alla verginità» ispirato al Cantico dei Cantici'. lo sposo-Cristo.
Il linguaggio dell'epitalamio biblico faceva risuonare parole di profonda La vita consacrata è un'esperienza «pasquale» di partecipazione alla «morte
soavità nel colloquio d'amore tra la sponsa Christi e il Christus sponsus 5. e risurrezione» di Gesù. Nella Chiesa delle origini la lectio divina del Cantico
Ambrogio aveva dinanzi a sé l'eredità spirituale degli antichi Padri, che sempre dei Cantici era orientata a vivificare l'atmosfera primaverile della Pasqua13. Il
avevano visto nello sposo profetizzato dal Cantico il «Verbo incarnato»6. Il «profumo delle vesti» della sposa è «superiore a tutti gli aromi» perché, mortifi-
Verbo di Dio, che viveva eternamente in cielo nel «grembo del Padre», si è cando i sensi mortali del corpo, «emana un profumo superiore a quello degli
abbassato fino a nascere sulla terra nel «grembo di una vergine», affinché tutte unguenti usati per la sepoltura del Salvatore»13. Lo stile di vita delle vergini è
le vergini potessero seguirlo ed amarlo come le giovani adolescenti del Cantico chiamato «profumo del Libano» perché «il fiore della castità verginale esala il
correvano dietro il profumo dello sposo'. La verginità «ha attinto il suo stile di profumo della risurrezione del corpo del Signore»14.
vita dal cielo» perché la vergine è attratta da uno sposo che lei «ha trovato nel Nella festa dei «Santi Apostoli Pietro e Paolo» di qualche anno dopo, Am-
cielo»8. Si domanda Ambrogio: «Chi potrebbe abbandonare un tesoro così gran- brogio rivolse ai fedeli un'omelia che divenne poi una grande «istruzione spiri-
de dopo averlo trovato?»9. E difficile infatti «trovare questa vita sulla terra, se tuale alle vergini» con le parole del Cantico 15. Il 'Verbo fatto carne' è descritto
non dopo che Dio è disceso nelle membra di questo corpo terrestre»10. L'incar- come «l'unguento che si esinanisce per donarsi»: unguentum exinanivit se
nazione del Figlio di Dio è avvenuta perché l'uomo diventasse Dio: Verbum ut spiraret tibi 16. Par di sentire l'eco di Ignazio d'Antiochia, che narrando la
caro factum est, ut caro fieret Deus II misteriosa unzione di Gesù a Betania diceva che il Messia «accolse l'unguento
La prima «icona» nella quale Ambrogio vede la profezia dell'incarnazione sul suo capo per spirare sulla Chiesa l'immortalità»''.
del Verbo è quella dell' «unguento» del Cantico: il Messia è come una «boccetta L'unguento della «divinità» era presente nel «Verbo» già prima dell'incar-
nazione, quando egli erat apud Patrem, erat in Patre 18. Nel linguaggio del
4 Virgb., II, 6, 39. Ambrogio allude all'omelia tenuta nel giorno natalizio di Sant'Agnese, probabil-
mente nell'anno 377 (ibi, I, 2, 5). L'anonima Homilia de virginitate degli inizi del secolo ambrosia-
12 «È arrivata la Pasqua, è venuto il perdono [...] L'inverno è passato», dice Ambrogio con le parole
no dice che ogni padre di famiglia, se ha un figlio consacrato al Signore, deve custodirlo come un
del Cantico (Is, 35). La stagione primaverile, che rallegrava i fidanzati nel canto biblico dell'amore,
«santuario di Dio», un «tempio di Cristo», un «altare immacolato» (2, 19-41). Sul tema della
era adatta alla primavera liturgica della Pasqua cristiana, che celebrava la risurrezione di Cristo
verginità consacrata nella tradizione cristiana anteriore ad Ambrogio si veda G. SFAMENI GASPARRO,
accogliendo i neofiti all'abbraccio del Battesimo nella grande «Veglia Pasquale»; cfr. P. MELONI,
Enkrateia e antropologia. Le motivazioni protologiche della continenza e della verginità nel
L'amore nel Cantico dei Cantici commentato dai Padri della Chiesa, «Parola, Spirito e Vita», 10
cristianesimo dei primi secoli e nello gnosticismo, Roma 1984 (Studia Ephemeridis Augustinia- (1984), pp. 244-245.
num, 20); per la visione ambrosiana e la relativa bibliografia: L.F. PIZZOLATO, La coppia umana in
Virgb., i, 7, 39.
sant'Ambrogio, in AA.VV., Etica sessuale e matrimonio nel cristianesimo delle origini, Milano 14
1976 (Studia Patristica Mediolanensia, 5), pp. 180-221 e V. GROSSI, La verginità negli scritti dei Ibidem.
15 È il De virginitate, nel quale Ambrogio rielaborò in un periodo più tardo il frutto della sua
Padri. La sintesi di Ambrogio: gli aspetti cristologici antropologici ecclesiali, in AA.VV., Il
celibato per il Regno, Milano 1977, pp. 131-164; e inoltre F. GORI, in SAEMO 14/1, Milano-Roma predicazione alle vergini; sulla sua incerta datazione cfr. E. DASSMANN, La sobria ebbrezza dello
1989, pp. 41-81 e 95-97. spirito. La spiritualità di S. Ambrogio vescovo di Milano, trad. it., Varese 1975, pp. 153-159.
5 Cfr. P. MELONI, Il profumo dell'immortalità. L'interpretazione patristica di Cantico 1, 3, Roma 16 Virgt., 11, 62.
17
1975. IGNAZIO D'ANTIOCHIA, Eph., 17,1; cfr. MELONI, Il profumo dell'immortalità..., pp. 92-100 e ID.,
6 Virgb., I, 5, 22. La missione del vescovo in Ignazio di Antiochia, «Sandalion. Quaderni di cultura classica, cristia-
Ibi, n, 6, 42-43. na e medievale», 14 (1991), p. 165. Sull'unzione di Cristo a Betania si veda A. ORBE, La unción del
$ Ibi, I, 3, 11. Verbo, Roma 1961 (Analecta Gregoriana, 113), p. 13.
18 Virgt., 11, 63. Ambrogio accoglie da Ippolito la visione cristologica e trinitaria nell'interpretazio-
9 Ibidem.
ne del Cantico; cfr. P. MELONI, L'influsso del Commento al Cantico di Ippolito sull'Expositio
i° Ibidem.
Psalmi cxvill di Ambrogio, in AA.VV., Letterature comparate: problemi e metodo. Studi in
" Ibidem. onore di Ettore Paratore, Bologna 1981, pp. 885-886.
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Cantico Ambrogio riafferma la dottrina cristologica e la dottrina trinitaria del Ed ecco il «profumo della fede». La persona che crede in Cristo «olezza di
concilio di Nicea, per purificare la fede del popolo da ogni residuo della fallace questo profumo»27. Ogni discepolo di Gesù, accogliendo il «profumo della
concezione ariana. Il Verbo, che fin dall'eternità possedeva il profumo divino, sepoltura del Signore», mostra di credere che «la sua carne non conobbe la
prima della creazione del mondo «lo effondeva sugli angeli e sugli arcangeli»19. corruzione» e «non assaporò alcun odore di morte e di decomposizione»28. Il
«Il Padre proferì la Parola» e «il Figlio discese sulla terra»20. Non vi fu dunque corpo di Cristo «risuscitò circonfuso dal profumo di quell'eterno fiore sempre
un tempo nel quale il Verbo non esisteva. La sua generazione era orientata verdeggiante» che è la divinità del Verbo 29.
all'incarnazione perché Dio voleva far giungere il suo profumo di vita a tutta La chiave della profezia della risurrezione è per Ambrogio nell'espressione
l'umanità. La presenza del Figlio di Dio sulla terra era l'inizio della «spirazio- del Cantico che descriveva lo sposo come un unguento che si effonde: unguen-
ne» del profumo della salvezza. tum exinanitum nomen tuum (Ct 1, 3). Il «nome» dello sposo è «Cristo». Il
Dio, emanando il suo Spirito Santo, consacrò con l'unguento divino Maria Messia exinanivit semetipsum nell'incarnazione e nella morte: «Era forse pos-
di Nazaret: «La Vergine concepì e generò il buon profumo, il Figlio di Dio»21. sibile che marcisse nella carne colui che è chiamato unguento esinanito?»30. No,
L'effusione avvenne sul popolo giudaico per giungere poi a tutti i popoli: exi- dice il vescovo ad ogni anima credente: «Lui ha annientato se stesso per effon-
nanitum est in Iudaea et redoluit in omnibus terris 22. Il Verbo incarnato dere il suo profumo su di te!»31. Cristo è morto per comunicare la risurrezione
attendeva «la sua ora» per rivelare la sua personalità divina: «Il Figlio di Dio all'uomo mortale, e per questo nella sua morte corporea ha sempre conservato il
nel suo corpo di uomo custodiva il profumo della divinità come in un vasetto profumo della vita.
[...] venne la sua ora»23. Quando giunse l'ora della effusione anche Gesù, a Tra le persone credenti è la «vergine» che per prima attinge con la fede il
somiglianza del Padre, proferì la sua «parola» e cominciò a manifestare nei Cristo risorto. È lei l'erede delle «amiche dello sposo» descritte nel Cantico. La
miracoli la sua virtus divina. La pienezza della comunicazione poté avvenire profezia si è avverata nel mattino della Pasqua di Cristo: «Le vergini meritarono
però soltanto attraverso la sua morte. di vedere il Signore risorto prima degli apostoli [..1 Maria vide la risurrezione
L'allusione al gesto della «unzione di Betania» inizia a svelare il mistero del Signore, e per prima vide e credette. Anche Maria Maddalena vide, benché
della passione e della morte di Gesù. La morte diviene pienezza della sua lei ancora dubitasse»32. Questo avvenimento è un mistero dentro il mistero.
umiliazione e strada verso la risurrezione. La comunicazione della sua vita Ambrogio trovava nel Commento al Cantico di Ippolito l'affermazione che
divina agli uomini avviene attraverso il mistero della morte. L'anima credente Cristo risorto era apparso alle donne per costituirle «apostole degli apostoli».
che si apre a Cristo può innestarsi pienamente in Lui con il «profumo della Le donne, andando al sepolcro, incontrarono Gesù vivo, e «inviate da Cristo
fede» perché questo è «profumo di risurrezione»: l'odor fidei è odor domini- diventarono apostole per gli apostoli [...] Cristo poi si manifestò agli apostoli e
cae sepulturae 24. disse loro: "Pace a voi!" per rivelare ad essi: Io sono apparso a queste donne e
ho voluto inviarle a voi apostoli»33. Secondo il vescovo di Milano l'avvenimen-
Il «profumo della risurrezione» è il frutto che germoglia dal «triste odore
della morte». La morte di Cristo era misteriosamente annunziata nella «mirra» to pasquale si rinnova in tutti i tempi: il «profumo della verginità» rende le
vergini degne di incontrare per prime Gesù risorto, e per questo esse divengono
donata a Gesù dai Magi nel tempo del suo Natale. Nel Cantico dei Cantici la
il modello esemplare della fede e della evangelizzazione. Le vergini per prime
profezia di questo avvenimento era presente nella voce della sposa: Manus [...]
possono dire, con le parole di San Paolo: «Noi siamo il buon odore di Cristo [...]
meae stillaverunt myrrham 25. Ambrogio spiega che è questa la mirra quam
obtulit iustus ille Nicodemus: il pio Nicodemo «meritò per primo di udire il
mistero del lavacro battesimale, lui che portò una miscela di mirra e aloe di
circa cento libbre e la cosparse sul corpo di Gesù»26. Ibi, 11, 62.
" Ibidem.
29 Ibidem.

19 Virgt., 11, 63. 3° Ibidem.


Ibidem. 31 Ibidem.
21
Ibi, 11, 65. 32 Ibi, 3, 14.

22 Ibidem. 33 L'apparizione di Gesù risorto alle donne è descritta con finezza estatica da Ambrogio in
Expos.
23 Ibi, 11, 64. Luc., x, 144 ss. Sul significato profondo della scelta di Gesù di manifestarsi prima alle «apostole» si
24 Ibi, 11, 61-62. veda P. MELONI, Spirito Santo e risurrezione nel linguaggio simbolico di Ippolito, «Studi Storico
25 Ibi, 11, 61. Religiosi», 6 (1982), pp. 247-249; si veda per Ippolito la magistrale opera di A. ZANI, La cristologia
26 Ibidem.
di Ippolito, Brescia 1983, pp. 449-466.
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il profumo della vita che conduce alla vita»34. Le spose consacrate a Cristo «per una semplice constatazione storica. La fede cristiana è vedere nella morte di
la loro viva fede esalano il profumo della risurrezione del Signore»35. Cristo la fonte della vita. La morte, che nel paradiso terrestre aveva segnato la
La testimonianza delle vergini ha un valore profetico esemplare per tutti i massima lontananza dell'uomo da Dio, in Cristo diviene la strada che riporta
battezzati. Seguendo il loro esempio «chiunque crede che Gesù è morto ed è l'uomo alla massima vicinanza con Dio. Unita alla morte di Gesù, la morte
stato sepolto ed è risorto, esalta l'eccelsa vetta della fede con le altezze delle dell'uomo diviene la via alla vita. Questo avviene nella Chiesa, che è la «nuova
virtù»36. Ambrogio, che nel suo «progetto pastorale» per la Diocesi di Milano Eva» madre dei viventi.
aveva scelto le persone consacrate come primizie per la «nuova evangelizzazio- Il Cantico dei Cantici è per Ambrogio la sublime profezia della risurrezione
ne», svelava il fondamento teologico della sua azione apostolica. La fede del- di Gesù e della nascita della Chiesa: prophetice dictum est: unguentum exina-
l'uomo, che nel Battesimo diviene sacramento della presenza di Cristo, è fede nitum nomen est tuum'. La narrazione degli evangelisti sulla «unzione di
nella sua risurrezione. Per accogliere il Battesimo l'uomo deve credere che Cristo a Betania» assume alla luce del Cantico il significato di annunzio della
Gesù, nel «vaso» della sua umanità, possedeva il «profumo» della divinità. Il risurrezione. Per questo, nel commentare il Vangelo di Luca, Ambrogio nella
«profumo divino» si manifesta vivo nel Cristo risorto e vivifica la sua umanità donna che unse il Messia vede la «Chiesa» e non soltanto l'«anima». Ben a
dopo l'annientamento della morte. Gli Ariani, negando la divinità di Cristo, ragione egli preferisce l'interpretazione ecclesiologica di Ippolito all'interpreta-
mostravano di non credere alla sua risurrezione. zione mistica di Origene41.
Ambrogio annunzia che la risurrezione di Cristo è la sorgente dell'universa- «Betania» è il mondo, nel quale Dio Padre ha inviato il Messia. La «casa di
lità della salvezza. La profezia dell'evangelista Giovanni nel racconto di Beta- Simone» è la terra dove Gesù è nato. Essa è dominata dal «principe di questo
nia affermava che, quando la donna cosparse di olio profumato il corpo di Gesù, mondo» che semina tra gli uomini la lebbra del male. Quando Gesù «venne in
«tutta la casa fu ripiena del profumo dell'unguento» (Gv 12,3). La profezia si questo mondo» la donna lo venne a sapere ed «entrò nella casa di Simone»:
avverò nella Pasqua quando Gesù redoluit in omnibus terris 37. Il Messia, neque enim sanari potuisset haec mulier, nisi Christus venisset in terram 42.
vivendo personalmente il mistero della morte, accoglieva nella sua umanità la Lei è immagine di ogni persona credente e della comunità di tutti i credenti.
morte di tutti gli uomini, e condividendo l'universalità della morte fondava il Lei va incontro a Cristo nella casa di Simone «perché è l'immagine dell'anima,
valore universale della sua risurrezione. Gesù risorto offre agli uomini il suo o meglio della Chiesa, che è discesa dal cielo per radunare il popolo attirandolo
spirito di vita immortale nella sua «casa» che è la «Chiesa». Egli chiama ogni con il suo profumo»43. La donna descritta da Luca è una peccatrice e perciò
«persona» a far parte del suo corpo per morire con Lui e con Lui risorgere. Il unge i «piedi» di Gesù, mentre la donna descritta da Matteo è già purificata, e
«profumo della fede» è «perfetto» soltanto se l'uomo crede che Gesù è vivo quindi con l'unguento della sua virtù può ungere il «capo» di Gesù.
nella morte: et credat quia caro eius non vidit corruptionem". H cristiano «La peccatrice possiede anche lei l'unguento», esclama esultante Ambrogio,
deve credere veramente che il triste «odore della morte» non si impadronì della sapendo di essere anche lui nel numero dei peccatori: il perdono dà a lei
carne di Cristo, poiché essa possedeva il «buon odore della vita». l'unguento profumato della fede. E la donna «santa» può versare l'unguento
La fede dell'uomo è profumata quando riconosce nel Cristo morto la presen- della sua giustizia sul Messia soltanto perché Lui ha già donato a lei il profumo
za del profumo della vita. È necessario credere alla morte e insieme alla risurre- del perdono. L'insegnamento etico che nasce da questo avvenimento è l'invito
zione di Gesù perché avvenga la comunicazione della sua vita immortale a tutti rivolto ai giusti, ed anche ai peccatori, a versare su Cristo l'unguento della
gli uomini Se Cristo non fosse morto la sua divinità sarebbe rimasta chiusa den- propria fede. Gesù risorto dà fondamento alla fede della donna: lei è «glorifica-
tro la sua umanità: in corpore tamquam in vase odorem primo cohibebat". ta» e «perdonata» perché «ha creduto»45.
Qui sta il nodo fondamentale della «cristologia», e quindi della «fede». L'avve-
nimento della morte infatti non è oggetto di fede. Credere che Gesù è morto è 4° Expos. Luc., vi, 34.
41 Sulla «sposa» come «Chiesa» e «anima» si veda E. DASSMANN, Ecclesia vel anima. Die Kirche
und ihre Glieder in der Hoheliederkldrung bei Hippolyt, Origenes und Ambrosius von Mailand,
34 Virgt., 9, 49 che valorizza 2 Cor 2, 15-16. Sul rapporto tra il famoso discorso di Paolo sul
«Rómische Quartalschrift ft:1r christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte», 61 (1966), pp.
«profumo di Cristo» e il Cantico dei Cantici si veda MELONI, Il profumo dell'immortalità..., pp.
121-144 e J.J. MARCELIC, Ecclesia sponsa apud sanctum Ambrosium, Roma 1967. Si veda anche
41-42 e passim.
P. MELONI, s. v. «Cantico dei Cantici», in AA.VV., Dizionario Patristico..., I, coli. 580-584.
ss Virgt., 9, 49.
42 Expos. Luc., VI, 13.
Ibi, 9, 50.
Ibidem.
" Ibi, 11, 65. « Ibi, vi, 17.
38 Ibi, 11, 62. as Ibi, vi, 23.
39 Ibi, 11, 64.
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L'avvenimento di Betania non è solo un'immagine. È un segno «sacramenta- ut caro eius requievisse, non corruptionem vidisse credatur et mors corporis
le». Un mysterium: non est igitur simplex figura 46. È un segno forte della «un- eius ita domum nostram odore sui conpleat, ut credamus quia in manus
zione messianica di Cristo», una autentica rivelazione della «divinità» racchiusa Patris conmendavit spiritum suum et a morte sequestrata divinitas corpora-
nella sua «umanità»47. L'unzione di Gesù a Betania annunzia e prepara la sua lium non subiit consortium passionum 52. Ecco il mistero: «quel che si credeva
morte. Lui disse chiaramente ai presenti, riguardo alla donna: «lei, spargendo morto ricomincia a respirare» (spirare incipit quod mortuum putabatur)53. Il
questo unguento sul mio corpo, lo ha fatto per la mia sepoltura»". Ambrogio corpo di Gesù nel sepolcro non subì il disfacimento e la corruzione perché era
spiega con altrettanta chiarezza: «Il Signore, più che l'unguento gradì l'amore intimamente unito al suo spirito che possedeva l'unguento dell'immortalità.
della donna, accolse la fede, riconobbe l'umiltà»". E afferma che in tutti i tempi I testimoni della morte di Cristo proprio in questo furono messi alla prova
i discepoli di Gesù debbono spargere sul corpo del Messia la «fede nella risurre- nella loro fede. E tutti i credenti sono chiamati a credere che il profumo della
zione», il «profumo della Chiesa», l' «unguento della carità ecclesiale»5°. vita è rimasto in Lui nel tempo della morte. La vita divina, momentaneamente
La Chiesa, prefigurata nella donna di Betania, annunzia il sacramentum «prigioniera» nella morte, è libera, e infonde al corpo di Cristo il profumo della
passionis, che è un mysterium magnum 51: la morte di Gesù non è semplice- risurrezione. Gesù conduce alla massima profondità la kenosis della sua «incar-
mente morte. La «morte» è mistero e sacramento perché custodisce la «vita». nazione» perché vuole essere solidale con gli uomini nella realtà che tutti li
La morte di Gesù «sequestra» temporaneamente la sua divinità nascondendola accomuna: la «morte». Ma mentre si fa massimamente vicino all'uomo nella
nell'annientamento della sua umanità: operari me oportet in sepultura eius, sua umanità, appare visibilmente svuotato della sua divinità. La morte spalanca
lo spazio per la fede più ardua e profonda: credere che Dio è vivo nella morte
umana di Cristo. La sua morte comunica la vita: chi crede al Risorto accoglie da
45 Expos. Luc., VI, 28. Lui la possibilità di partecipare alla sua risurrezione.
47 Afferma il Padre Antonio Orbe che l'unzione di Betania è «un aspetto in più — simbolicamente Gli Ariani non credono alla risurrezione di Cristo. E quindi non sperano
significativo — dell'unzione del Cristo totale» (cfr. ORBE, La unción del Verbo, p. 13). I Padri della nella propria risurrezione e non vivono autenticamente nella Chiesa. La Chiesa
Chiesa vedevano nell'unguento di Betania un «segno» della «unzione messianica» di Gesù, perché infatti è il corpo di Cristo risorto: corpus eius Ecclesia est 54. La Chiesa nasce
l'unzione della donna e quella di Nicodemo erano i due soli avvenimenti della vita di Gesù nei quali
l'unguento era presente nella sua realtà materiale e visibile. Gesù nella Sinagoga di Nazaret aveva sulla croce dal sangue di Cristo che è il «nuovo Adamo»: nel talamo della croce
annunziato la sua «unzione» proclamando l'avverarsi della parola di Isaia: «Lo Spirito del Signore la sposa si unisce al suo sposo divenendo «carne della sua carne» e «madre dei
Dio è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l'unzione» (Lc 4, 18); egli si riferiva al valore viventi». Mater ergo viventium Ecclesia est". Le nozze celebrate sulla croce
spirituale dell'unzione. Ambrogio così spiega quella mistica unzione: «[Il Messia] viene unto con debbono essere vissute dal cristiano nel Battesimo e nell'Eucarestia, poiché
l'olio spirituale e con la potenza celeste, per vivificare la povertà della condizione umana con
l'eterna ricchezza della sua risurrezione, per predicare l'anno del Signore ormai esteso a tutti i secoli questi sacramenti sono scaturiti dal sangue dello sposo sulla croce. Il Battesimo
futuri» (Expos. Luc., IV, 45). Nel Battesimo del Giordano è presente la Trinità, che si manifesta nella genera i figli alla Chiesa. L'Eucarestia rende perenne l'unione tra la sposa e
voce del Padre e nella colomba dello Spirito Santo per indicare in Cristo il Figlio di Dio; è rivelata Cristo attraverso il dono nuziale della carità. La Chiesa cammina verso la
quella consacrazione che è la presenza divina nell'umanità di Gesù, ma non è visibile l'unguento: pienezza delle nozze escatologiche effondendo nel mondo il profumo di Cristo,
Nunc consideremus mysterium Trinitatis [...]. Pater nobis se adesse testatur. Adest Spiritus
che è profumo di risurrezione.
Sanctus [...] probare vult Pater nobis in Filio se esse praesentem [...]. Ubi sunt Arriani, quibus
non placet Filius, in quo conplacuit Pater? (Expos. Luc., li, 92-95). Nell'avvenimento dell'unzio- I credenti con la loro fede svelano agli uomini «il mistero della croce»:
ne di Betania l'unguento è realmente presente. È l'unguento che la donna valorizza per l'uso gentibus crucis aperire mysterium 56. È quello che nel suo gesto aveva fatto la
cosmetico riversando su Gesù di Nazaret la riconoscente generosità del suo cuore, ma il Messia fa donna di Betania per indicare la missione della Chiesa. Se la Chiesa annunzia
scoprire a lei ed ai presenti il valore evocativo e simbolico di quell'unguento, che viene veramente con la parola e con la vita la risurrezione di Cristo, allora «tutta la casa comin-
cosparso sul capo di Gesù. Ai Padri della Chiesa non sfuggì il significato di quest'unguento, che
anticipava quello con il quale Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea avrebbero unto il corpo di Gesù cia ad effondere il profumo della passione del Signore, il profumo della morte,
prima della sepoltura; il profumo di quest'unguento era presagio e profezia della risurrezione. il profumo della risurrezione»57. «Questo significa prendere la croce e seguire
L'insegnamento di Ambrogio è attuale per ogni cristiano: «Ungi il corpo di Cristo di mirra e aloe,
affinché tu sia il buon profumo di Cristo» (Expos. Luc., x, 137; si legga la vivace narrazione della
risurrezione di Gesù: ibi, x, 136-144). 52 Expos. Luc., VI, 32.
48 Mt 26, 12; Mc 14, 8; Gv 12, 7.
53 Ibi, vi, 33.
49 Expos. Luc., vi, 28.
Ibidem.
5° Ibi, vi, 29. " Ibi, II, 86.
56
51 È la definizione di Ef 5, 3 in Expos. Luc., vii, 96; sacramentum passionis è il mistero della
ExpL ps. xL, 15.
morte di Cristo, che genera la Chiesa (Expl. ps. XL, 15). 57 Expos. Luc., VI, 34.
648 PIETRO MELONI

Cristo, significa che dobbiamo morire ed essere sepolti con Lui, affinché pos-
siamo emanare l'unguento profumato che la donna effuse per la sua sepoltu-
ra»58. Se Gesù non fosse morto, la morte avrebbe regnato sull'umanità per
sempre. Se i figli della Chiesa «muoiono e risorgono» con Lui, allora è perfetta
la morte e risurrezione di Cristo poiché diviene risurrezione di tutto il suo corpo
che è la Chiesa.
L'insegnamento di Ambrogio è orientato alla vita. Il vescovo valorizza il
tesoro esegetico e mistico dei Padri dell'Oriente, dando una profonda impronta
personale al messaggio del Vangelo di Betania, poiché in esso vede realizzarsi
la profezia del Cantico dei Cantici. Lo sposo è Cristo che celebra il sacramento
nuziale con la sua sposa. L'umanità attendeva l'abbraccio dello sposo celeste
per divenire il suo «corpo», cioè la Chiesa. L'incarnazione del Verbo è il «ba-
cio» del Cantico, che giunge a perfezione nell'unione sponsale della «stanza
nuziale» che è la croce. Il Messia è «immortale nella morte» e dona alla Chiesa
il «profumo dell'immortalità»59. La cristologia fonda l'ecclesiologia. È necessa-
rio l'amore di Cristo fino alla morte perché gli uomini imparino ad amare e a
vivere nella comunione della carità. Egli si svuota della sua vita per comunicar-
la alla Chiesa.
La fede dei cristiani consiste nell'accogliere la sofferenza e la morte per
dare la vita. Mentre i pagani, ed anche gli Ariani, pensano che Cristo non è Dio
perché è morto, i cristiani credono che Cristo è Dio perché è morto e nella
morte è rimasto immortale. La «forma del servo» assunta dal Messia svela la
«forma di Dio». La «pienezza» di Cristo riempie «il vuoto»: la sua divinità non
è perduta, ma effusa e comunicata, e nel comunicarsi si moltiplica giungendo a
tutta l'umanità60. Quando tutti gli uomini possederanno la vita divina, vivrà
eternamente il «Cristo totale»: la sua umanità «personale» ed «ecclesiale» sarà
pienamente unita alla sua divinità.
Gesù è il primogenito dell'umanità. Gesù risorto è il primogenito dell'im-
mortalità. Gli uomini che credono alla sua «morte e risurrezione» e vivono nella
comunione della carità effondono sulla terra il suo «profumo d'immortalità».

58Ibidem. Sul linguaggio simbolico degli aromi si veda P. MELONI, s. v. «Profumo», in AA.VV.,
Dizionario Patristico..., iI, coll. 2920-2922.
59 Incarn., 5, 39.
Sp. S., I, 96.

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