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PUZIELLO MATTEO II M

Il fair play è un modo di pensare allo sport come un’occasione di partecipazione e di assunzione di
responsabilità. Il fair play è lotta all’inganno, alla violenza fisica e verbale, allo sfruttamento, alla corruzione.

Le 10 regole, che stabiliscono come diventare “campioni di fair play”, hanno dei punti fermi che
bisognerebbe imparare e farne uno stile di vita.

I primi 3 punti affrontano i principi basilari dello sport così come della vita: il rispetto delle regole, degli altri
e per se stessi.

1. Il “rispetto di regole” comuni in ogni sport e uguali in tutto il mondo che consentono uguaglianza e
correttezza tra i ragazzi.
2. Il “rispetto per gli altri”, punto su cui si basano i rapporti umani nello sport così come nella vita. Il
rispetto per l’avversario o verso colui che ha idee diverse dalle nostre è un insegnamento che mi è
stato impartito quando praticavo calcio. Se davo uno spintone casuale ad un avversario dovevo
tendergli la mano per farlo rialzare e alla fine di ogni partita la stretta di mano con tutti i giocatori
della squadra avversaria era d’obbligo e segno di rispetto e amore per lo sport, indipendentemente
dall’esito della partita.
3. Il “rispetto per se stessi”, rispetto nelle proprie capacità e dei propri limiti. La salute è di
fondamentale importanza ed è prioritario sopra ogni cosa. Per esperienza personale ho dovuto
lasciare il calcio agonistico dopo aver scoperto una lieve anomalia cardiaca. Nonostante avessi
potuto continuare ancora qualche anno, l’amore e il rispetto per me stesso mi hanno fatto scegliere
di lasciare subito lo sport, che ho potuto continuare a praticare a livello amatoriale.

I successivi punti riguardano i valori che bisognerebbe sempre ricordare.

4. Il quarto punto “Valorizzazione delle diversità e delle unicità” enfatizza il valore per la diversità:
ognuno, di qualsiasi razza, colore e lingua, può esprimersi attraverso lo sport e far parte di una
squadra contribuendo alla vittoria. Ecco perché il mio allenatore faceva giocare sempre tutti i
calciatori convocati per una partita, anche a rischio di comprometterne il risultato.
5. Il quinto punto “Fratellanza sportiva” si rivolge all’amore per il prossimo, aiutare chi è in difficoltà
anche se ciò può compromettere l’esito finale di una gara.
6. Il sesto punto “Lealtà sportiva” è un invito a giocare con correttezza, senza danneggiare
l’avversario o un compagno con un gioco “sporco” e meschino.
7. Il settimo punto “Imparare dalla sconfitta” è un punto un po’ dolente. A tutti dispiace perdere,
soprattutto quando si mette impegno in ciò che si fa. La sconfitta genera amarezza, nervosismo,
angoscia, ma è proprio da questi sentimenti che dovrebbe maturare poi un maggiore impegno
successivo per raggiungere gli scopi prefissati.
8. L’ottavo punto “Gioco per divertimento” è il punto che preferisco. Divertirmi e condividere
esperienze piacevoli con gli amici è il solo scopo che ho nel gioco.
9. Il nono punto “Non violenza” è proprio il punto in cui si esprime meglio la personalità dello
sportivo. Chi usa violenza, verbale e non, in campo di gioco o al di fuori viola un principio
fondamentale dello sport. Mi capitava, quando giocavo a calcio, durante le partite di campionato,
di assistere a scene di genitori scatenati attaccati alle grate che incitavano i propri figli con toni
agiati e nervosi o insultavano l’arbitro o altri genitori.
10. Il decimo punto “Buon esempio” si raggiunge con la maturità. Lo spirito del fair play è proprio
essere di esempio, una guida, portatore di tutti i valori finora esposti.
Queste 10 regole sono fondamentali anche per un fenomeno che purtroppo si sta diffondendo sempre di
più nella nostra epoca.

Il bullismo sappiamo che è un termine che si riferisce ad atteggiamenti violenti verbali e fisici di ragazzini,
“bulli”, che agiscono così per compensare la loro incapacità ad avere rapporti con i coetanei o per colmare
vuoti o frustrazioni subite.

Purtroppo questo fenomeno oggi si esprime anche attraverso il web e tutti i social di cui disponiamo noi
ragazzi sui cellulari. Prende il nome di “Cyberbullismo” e sembra ancor più grave perché spesso non si
conosce l’identità di questi personaggi che usano violenza.

Anche il web ha le sue regole da rispettare, in primis il rispetto dell’altro: non usare foto, video o altre
immagini senza l’autorizzazione di un amico. E’ purtroppo capitato, quando ero alle scuole medie, che un
ragazzino che conoscevo ha “postato” su un social la foto di un amico mentre era negli spogliatoi del campo
di calcio. Una vera tristezza e una vergogna per questo ragazzino. Ovviamente sono stati presi tutti i
provvedimenti del caso. Ecco perché è importante proteggere anche noi stessi da eventuali “attacchi”,
mettendo in sicurezza il nostro cellulare con password che non consentano di accede a foto, video o
informazioni personali.

I social, il web andrebbe vissuto come mezzo di comunicazione, di condivisione, di divertimento, di


conoscenza di persone anche di culture, lingua e tradizioni diverse dalle nostre. E’ importante esprimere i
nostri pensieri nel rispetto del prossimo senza mai offendere, insultare o provocare qualcuno anche se non
lo conosciamo di persona. Essere una guida anche attraverso il web, anche denunciando se ci rendiamo
conto di qualcuno che fa il “bullo”, è un atto di maturità e di esempio per chi ci segue.

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