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3) LA PERIZIA COATTIVA
Tra i casi che legittimano il ricorso a un incidente probatorio vi è quello riguardante l’esigenza di assunzione di prove. Si
tratta di attività riconducibili al prelievo coattivo di capelli, di peli o di mucosa del cavo orale al fine di determinare il profilo
del DNA ed altri accertamenti medici.
Perizia coattiva l’art. 224-bis c.p.p., ha attribuito all’organo giurisdizionale il potere di disporre il prelievo coattivo
necessario per sottoporre al perito il materiale biologico da cui estrarre il profilo genetico. Il legislatore ha
predisposto lo strumento della perizia per consentire al giudice di acquisire, nel contraddittorio tra le parti, la
diretta conoscenza di un fatto biologico, rilevabile unicamente attraverso sofisticate indagini, che presuppongono
cognizioni ed esperienze scientifiche, da eseguire all’interno dei laboratori specializzati . Comunque l’organo
giudicante non dovrà limitarsi a valutare la prova o il metodo scientifico solo sulla base dell’esame e del
controesame dei soggetti partecipanti ma, attraverso un procedimento logico, dovrà considerarla in relazione alle
altre prove assunte.
Può essere disposta solo mediante autorizzazione del giudice e deve essere effettuata dal p.m. in presenza di un consulente,
può essere effettuata senza il consenso dell’indagato o dell’imputato. Due sono i presupposti per l’emissione dell’ordinanza,
l’uno attinente al tipo di reato per il quale si procede, l’altro è che l’esecuzione coattiva sia «assolutamente indispensabile
per la prova dei fatti
4) Cosa succede nel caso di abrogazione o dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma
incriminatrice passata in giudicato ?
6) Quali sono i vizi per i quali è’ possibile proporre ricorso in cassazione (art 606); in particolare, i vizi di
motivazione (lettera e)
Ricorso per cassazione è un mezzo di impugnazione ordinario, vale a dire proponibile esclusivamente avverso una sentenza
che non sia divenuta definitiva, a critica vincolata, in quanto sono tassativamente indicati dal legislatore i motivi deducibili,
consistenti in specifici errores in procedendo (applicazione norme processuali) o in iudicando(errori applicazione diritto
sostanziale). Il ricorso è parzialmente devolutivo.
Casi di ricorso; solo per i motivi predeterminati dall'art.606 c.p.p. Se la richiesta appare manifestamente infondata per difetto
delle condizioni di legge ovvero costituisce mera riproposizione di una richiesta già rigettata, basata sui medesimi elementi, il
giudice o il presidente del collegio, sentito il pubblico ministero, la dichiara inammissibile con decreto motivato, che è
notificato entro cinque giorni all'interessato. Contro il decreto può essere proposto ricorso per cassazione [606].
a) esercizio da parte del giudice di una potestà riservata dalla legge a organi legislativi o amministrativi ovvero non
consentita ai pubblici poteri: è l'ipotesi c.d. di eccesso di potere
b) inosservanza o erronea applicazione della legge penale o di altre norme giuridiche, di cui si deve tener conto
nell'applicazione della legge penale
c) inosservanza delle norme processuali stabilite a pena di nullità, di inutilizzabilità, di inammissibilità o di decadenza
d) mancata assunzione di una prova decisiva, quando la parte ne ha fatto richiesta anche nel corso dell'istruzione
dibattimentale limitatamente ai casi previsti dall'articolo 495, comma 2 c.p.p.
e) mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione, quando il vizio risulta dal testo del
provvedimento impugnato ovvero da altri atti del processo specificamente indicati nei motivi di gravame: è l'ipotesi
del c.d. vizio di motivazione :
a) La motivazione è “mancante nel senso di CARENTE” non solo quando la sentenza difetta totalmente della parte
espositiva, ma anche quando mancano i singoli momenti esplicativi, necessari per spiegare il rapporto tra il thema
decidendum e il contenuto del giudizio. Alla carenza di motivazione grafica si equipara anche la motivazione manoscritta
illeggibile e la c.d. motivazione apparente, cioè quando il giudice di merito non indica tutti gli elementi su cui si è formato il
suo convincimento, oppure li indica ma non li spiega approfonditamente. Si tende ad ammettere la motivazione per
relationem, purché però il provvedimento al quale si rimanda sia conosciuto o conoscibile dalle parti e il giudice non si limiti
semplicemente ad accettare acriticamente la valutazione alla quale fa riferimento. Mentre nella c.d. insufficienza della
motivazione, , è previsto l’istituto della correzione della sentenza ai sensi dell’art. 547 c.p.p. .
b) La motivazione si presenta come “manifestamente illogica” sia quando c’è un’illogicità nella giustificazione interna sia
quando tale vizio concerne la giustificazione esterna della decisione. Nel primo caso c’è incompatibilità tra premesse e
conclusioni; nel secondo caso vengono adottati dei criteri di inferenza non plausibili. L’illogicità tra l’altro è rilevante solo
quando è macroscopica, quindi manifesta.
c) la motivazione è “contraddittoria” quando c’è un’inconciliabilità tra le argomentazioni giustificative adottate dal giudice
di merito e le risultanze probatorie.
REQUISITO DI SPECIFICITÀ, i 3 vizi sono incompatibili e il ricorso deve argomentare il vizio e non riportare il testo e
genericamente proporre. Il vizio di motivazione è deducibile, non solo quando risulta dal testo del provvedimento impugnato,
ma anche quando risulta da altri atti del processo che il ricorrente ha l'onere di indicare specificante nei motivi di gravame e
allegare per il già richiamato principio di autosufficienza del ricorso7.
Gli aspetti di entrambe le figure. La terzietà ha a che fare con la sua posizione istituzionale di equidistanza tra le parti (quindi
opera in relazione all’ordinamento) ; L imparzialità ha a che fare con i rapporti del giudice con il processo, egli non deve
avere un interesse sulla singola vicenda processuale (quindi opera in relazione al magistrato-persona) –
(richiesto dall’imputato e “condizionato” ad una integrazione probatoria; quali requisiti deve rispettare la richiesta
fatta al giudice) Il rito abbreviato è un procedimento speciale che, elidendo il giudizio, porta il giudice del processo a
decidere allo stato degli atti, id est sulla base degli elementi contenuti nel fascicolo del PM, oltre ad eventuale
integrazione Il giudizio de quo, può essere condizionato ad un'integrazione probatoria se necessaria ai fini della
decisione (in quanto non sostitutiva), oltreché di indispensabile supporto logico-valutativo per un qualche aspetto della
regiudicanda Di fronte al rito abbreviato condizionato in essere, il PM potrà chiedere ed ottenere l'ammissione di prova
contraria;. In ipotesi di richiesta di abbreviato con deposito di indagini difensive dell’imputato, il PM può chiedere un
termine per indagini suppletive specifiche, e l’imputato di conseguenza può revocare la richiesta originaria (art. 438 comma
4 c.p.p.).
La colpevolezza, secondo i sostenitori della c.d. concezione psicologica, consiste nel rapporto psicologico esistente tra il
soggetto agente e l'azione che cagiona l'evento. Invece, secondo i sostenitori della concezione normativa, l'essenza della
colpevolezza va ravvisata nel rapporto di conflittualità tra la volontà del soggetto agente e la volontà della società,
immanente nella norma violata; sicché ciò che rileva non è tanto la volontà dell'azione causativa dell'evento, quanto
l'atteggiamento antidoveroso della volontà. L'art. 27, 1° comma cost. imporrebbe la responsabilità personale colpevole ed
esprimerebbe, quindi, il principio della colpevolezza come necessario presupposto della responsabilità penale con la
conseguente tendenziale illegittimità costituzionale delle fattispecie di c.d. responsabilità oggettiva.
.
14)Le dichiarazioni fatte dall’imputato al pm durante le indagini, possono essere usate contro di lui durante il
dibattimento, e se l’imputato si avvale della facoltà di non rispondere? Art 513 Al fine di garantire un'effettiva
conoscenza probatoria, necessaria per la successiva fase decisoria, gli atti del dibattimento, sebbene conosciuti dal giudice,
non sono utilizzabili se prima non vengono acquisiti mediante lettura. Le dichiarazioni spontanee, anche se rese in assenza
del difensore e senza l’avviso di poter esercitare il diritto al silenzio, sono utilizzabili nella fase procedimentale, nella misura
in cui emerga con chiarezza che l’indagato abbia scelto di renderle liberamente, senza alcuna coercizione o
sollecitazione. Si tratta di dichiarazioni che hanno un perimetro di utilizzabilità circoscritto alla fase procedimentale e
dunque all’incidente cautelare, ed ai riti a prova contraria, ma che non hanno alcuna efficacia probatoria in dibattimento.
Il giudice, se l’imputato è assente ovvero rifiuta di sottoporsi all’esame, dispone, a richiesta di parte, che sia data lettura dei
verbali delle dichiarazioni rese dall’imputato al pubblico ministero o alla polizia giudiziaria su delega del pubblico ministero
o al giudice nel corso delle indagini preliminari o nell’udienza preliminare, ma tali dichiarazioni non possono essere
utilizzate nei confronti di altri senza il loro consenso. Dispositivo dell'art. 210 Codice di procedura penale
15)PERCHÉ IL LEGISLATORE NON VUOLE CHE IL GIUDICE SIA CONDIZIONATO DAGLI ATTI
COMPIUTI NELL’INDAGINE PRELIMINARE?
Ripetere il principio del libero convincimento del giudice di primo grado; si ricollega alla formazione del fascicolo del
dibattimento art 431 c.p.p.
16)SI PUÒ CONDANNARE QUALCUNO SOLTANTO SULLA BASE DI PROVE ACQUISITE nel
CONTRADDITTORIO (ARTICOLO 111 §4 C.)
L’art. 526 comma 1 c.p.p. sancisce che il Giudice non può utilizzare ai fini della deliberazione prove diverse da quelle
legittimamente acquisite nel dibattimento. Ciò, in virtù del principio del contraddittorio nella formazione della prova,
sancito dall’art. 111 Cost. Spiegazione dell'art. 526 Codice di procedura penale -Data la fondamentale tutela nei confronti
dell'imputato e del suo diritto di difesa, il giudice non può utilizzare per la sua decisione prove diverse da quelle
legittimamente acquisite nel contraddittorio delle parti all'interno del dibattimento o tramite incidente probatorio, secondo le
regole di ammissibilità dettate dagli articoli 190, 190 bis e 191. Inoltre, in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 111,
comma 4 della Costituzione, si prevede qui il principio, anch'esso fondamentale, secondo cui la colpevolezza dell'imputato
non può essere provato sulla base delle dichiarazioni rese da chi, per libera scelta, si è sempre volontariamente sottratto
all'esame da parte dell'imputato o del suo difensore. Come si evince dalla disposizione stessa, il principio non trova
chiaramente applicazione quando il rifiuto di sottoporsi all'esame derivi da violenza, minaccia, offerta o promessa di denaro
al fine di non deporre, oltre che nei casi di impedimento assoluto (ad es. fisico) a comparire per essere esaminato. Tale
principio non è tuttavia affermato in maniera assoluta, bensì viene bilanciato con altre esigenze ritenute prevalenti in
determinati casi. Art. 111 comma 5 : tre eccezioni. La prova è utilizzabile fuori del contraddittorio: per consenso
dell’imputato o per accertata impossibilità di natura oggettiva o per effetto di provata condotta illecita
Ove il contraddittorio risulti così inquinato, occorrerà far ricorso al metodo alternativo consistente nell’utilizzabilità delle
precedenti dichiarazioni, avendo l’esigenza di accertamento dei fatti un indubbio rilievo costituzionale
4. Immediati atipici Nei giudizi immediati atipici ai sensi degli artt. 419 comma 5, (. L'imputato può rinunciare all'udienza
preliminare e richiedere il giudizio immediato con dichiarazione presentata in cancelleria, personalmente o a mezzo di
procuratore speciale, almeno tre giorni prima della data dell'udienza. L'atto di rinuncia è notificato al pubblico ministero e
alla persona offesa dal reato a cura dell'imputato.) 464 comma 1 c.p.p.(opposizione) non sono previsti presupposti
sostanziali alla richiesta, che sotto questo profilo è una mera scelta discrezionale dell'imputato quindici giorni dalla
notificazione del decreto, senza contare il dies a quo (C
Diversa forma di giudizio immediato è stata introdotta dal D.L. n. 92 del 2008 convertito con modifiche dalla L. n. 125 del
2008 ai commi 1 bis e 1 ter dell'art. 453 c.p.p. Il PM, una volta ottenuta la misura della custodia cautelare per un indagato, e
definita la procedura di eventuale riesame con conferma, o scaduti i termini per la stessa impugnazione, entro centottanta
giorni dall'esecuzione della misura, ancora in essere (art. 455 comma 1 bis c.p.p.; sul punto si veda anche BENE), può
chiedere al GIP l'emissione di decreto di giudizio immediato (alternativamente il PM può richiedere il giudizio immediato
ex art. 453 comma 1 c.p.p., Cfr. Cass. Pen., Sez. III, sent. n. 52037 del 2014). L'evidenza della prova in tal caso non è
data iuris et de iure dalla custodia cautelare in essere per la stessa causa (Cfr. Cass., Sez. Un. Pen., sent. n. 42979 del 2014,
che richiede anche una valutazione di sostenibilità dell’accusa in giudizio e di inutilità di celebrazione dell’udienza
preliminare), in quanto non è ritenuto bastevole a questi fini il preventivo giudizio sui gravi indizi di colpevolezza posto in
essere, seppure in modo stabile, per l'applicazione della misura stessa. La clausola “salvo che la richiesta pregiudichi
gravemente le indagini” non è altro che l'espressione di una potestà discrezionale del PM in ordine alla richiesta.).
1)L’ EVIDENZA della prova .2) L’indagato sia stato chiamato a rendere INTERROGATORIO.3) NON SIANO
TRASCORSI PIU’ DI 90 GIORNI DA QUANDO IL NOME DELL’INDAGATO E’ STATO ISCRITTO NEL
REGISTRO DELLE NOTIZIE DI REATO (o R.G.N.R.).
>Evidenza probatoria in questo caso significa superfluità dell'udienza preliminare sulla base di quanto già acquisito,
anche in sede di interrogatorio dell'indagato; in altre parole la presenza di elementi idonei a sostenere l'accusa in
giudizio .
>L'interrogatorio indicato come presupposto per il rito immediato può essere anche quello in sede di convalida di
fronte al GIP o di garanzia per l'applicazione di una misura cautelare -
>Non è ammesso il rito immediato nei procedimenti avanti al tribunale in composizione monocratica con citazione
diretta a giudizio ai sensi dell'art. 550 c.p.p.
Giudizio immediato custodiale . A partire dal 2008, a seguito del cd. "pacchetto sicurezza", è stata introdotta un'ulteriore
ipotesi in cui il pubblico ministero può chiedere il giudizio immediato. Si tratta del caso in cui si proceda per un reato in
relazione al quale la persona sottoposta alle indagini si trova in stato di custodia cautelare e ciò non pregiudichi gravemente
le indagini. Se la custodia viene poi revocata o annullata per sopravvenuta insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, il
giudice rigetta la richiesta del pubblico ministero.
Reati connessi Può accadere che il reato per il quale è richiesto il giudizio immediato risulti connesso con altri reati per i
quali mancano le condizioni che giustificano la scelta di tale rito. In tal caso, salvo che ciò pregiudichi gravemente le
indagini, si procede separatamente per gli altri reati e nei confronti degli altri imputati; se invece la riunione risulta
indispensabile, prevale il rito ordinario.
Richiesta di giudizio immediato da parte dell'imputato Il termine per provvedervi, in tal caso, è di massimo tre giorni
prima dell'udienza preliminare e la richiesta va fatta con dichiarazione presentata in cancelleria personalmente o a mezzo di
procuratore speciale.
I vantaggi del giudizio immediato rende il processo molto più celere di quanto avviene normalmente e permette, quindi,
una sua definizione nel giro di poco tempo.
Giudizio immediato e patteggiamento Anche quando viene chiesto il giudizio immediato è fatta salva la facoltà per
l'imputato di ricorrere al patteggiamento. Il decreto che dispone il giudizio immediato, infatti, deve contenere l'avviso che
l'imputato può richiedere l'applicazione della pena a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale.
Giudizio immediato e giudizio abbreviato L'imputato va avvisato poi anche della facoltà di richiedere il giudizio
abbreviato. L'eventuale richiesta va depositata nella cancelleria del giudice per le indagini preliminari, con la prova
dell'avvenuta notifica al pubblico ministero, entro quindici giorni dalla notificazione del decreto di giudizio immediato.Il
giudice, quindi, fissa con decreto l'udienza in camera di consiglio e ne dà avviso almeno cinque giorni prima al pubblico
ministero, all'imputato, al difensore e alla persona offesa. Se riconosce la propria incompetenza, la dichiara con sentenza e
ordina la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il giudice competente.
19) COSA S’INTENDE ESATTAMENTE PER DIRITTO DI DIFESA? ART 24 COST ED IN QUALI DIRITTI SI
TRADUCE IL DIRITTO DI DIFESA?
C’è un atto che più di altri ha una connessione con il diritto di difesa: l’avviso di conclusione delle indagini preliminari (in
cosa consiste)415 bis L'avviso previsto dall'articolo 415 bis cpp è l'atto che viene notificato dal Pubblico Ministero
all'indagato, con il quale quest'ultimo viene informato che le indagini preliminari svolte nei suoi confronti sono concluse,
quindi informato dell'esistenza di un procedimento penale pendente nei suoi confronti
All'indagato viene indicata l'Autorità Giudiziaria che sta procedendo nei suoi confronti ( l'attività investigativa è conclusa.
Il P.M. è intenzionato ad esercitare l'azione penale. n primo luogo, l’avviso di cui all'articolo 415 bis cpp contiene
la cd. "contestazione provvisoria", ovvero l'enunciazione sommaria del fatto per cui si procede nei confronti
dell'indagato. n altri termini, il cd. fatto costituisce l'accusa, l'addebito che il Pubblico Ministero ha mosso nei
confronti dell'indagato, all'esito della conclusione delle indagini preliminari. Nominato il difensore, l'indagato
può:.1 Acquisire le copie del fascicolo.2 Presentare memorie difensive al magistrato.3 Produrre documenti e
documentazione relativa ad investigazioni difensive.4 Rilasciare dichiarazioni 5 Rendere l'interrogatorio difensivo.La
richiesta di interrogatorio deve essere depositata nella segreteria del pubblico ministero entro 20 giorni dalla notifica
dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari. In questo cas, il pubblico ministero ha l'obbligo di disporre
l'interrogatorio prima di assumere le sue determinazioni, ed infatti, nel caso in cui il magistrato, in presenza di una richiesta
di interrogatorio, ritualmente presentata dall'indagato, esercitasse l'azione penale, senza avere prima ascoltato la persona
indagata, si determinerebbe la nullità della richiesta di rinvio a giudizio. L’interrogatorio è inoltre definito un “atto
garantito” e ciò in quanto deve essere assunto necessariamente in presenza del difensore di fiducia o di ufficio dell'indagato.
20) Cosa è la contestazione suppletiva,? (art. 517 c.p.p., )Siamo in tema di Modifica dell’imputazione:
b). una circostanza aggravante dapprima non contestata, ovvero un reato connesso - art. 517 c.p.p.; c.d. di
contestazione suppletiva. Reato connesso o circostanza aggravante il Pubblico Ministero contesta all’imputato il reato o la
circostanza, purché la cognizione non appartenga alla competenza di un giudice superiore.In questa ipotesi, nel corso
dell’istruzione dibattimentale, emerge un fatto connesso a quello per cui si procede, in particolare, un fatto posto in
rapporto di concorso formale o di continuazione, oppure si integra questa ipotesi nel caso in cui emerga una
circostanza aggravante Data la fase di riferimento, dovrebbe essere preclusa l’opportunità di formulare tale richieste,
in quanto il termine ultimo fissato a tal fine è quello delle conclusioni formulate nel corso dell’udienza preliminare ma
i diritti riconosciuti all’imputato garantisce la sua difesa ( stessi diritti di a)
c.) un fatto nuovo - art. 518 c.p.p. Nuovo>>fatto ulteriore ed autonomo rispetto a quello contestato, ossia un episodio
storico che non si sostituisce ad esso, ma che eventualmente vi si aggiunge, affiancandolo quale autonomo “thema
decidendum”»il P. M. procede nelle forme ordinarie. il Presidente, qualora il P. M. ne faccia richiesta, può autorizzare la
contestazione nella medesima udienza, se vi è consenso dell’imputato presente e non ne deriva pregiudizio per la speditezza
dei procedimenti.l’imputato: a. può chiedere un termine per la difesa ai sensi dell’art. 519 c.p.p. commi 1 e 2; b. può chiedere
l’ammissione di nuove prove (ex art. 519, comma 2, ultimo inciso). 5. Nuove contestazioni all’imputato assente
Ai sensi dell’art. 520 c.p.p. quando intende contestare i fatti o le circostanze indicati negli artt. 516 e 517 c.p.p. all’imputato
assente, il Pubblico Ministero chiede al Presidente che la contestazione sia inserita nel verbale del dibattimento e che il
verbale sia notificato per estratto all’imputato. In tal caso, il Presidente sospende il dibattimento e fissa una nuova udienza
per la prosecuzione. La sospensione è disposta per un tempo non inferiore al termine per comparire previsto dall’art. 429
(vale a dire, 20 giorni), ma comunque non superiore a quaranta giorni. Il presidente dispone la citazione della persona offesa,
osservando un termine non inferiore a cinque giorni.
d). Nuove contestazioni all’imputato assente Ai sensi dell’art. 520 c.p.p. quando intende contestare i fatti o le circostanze
indicati negli artt. 516 e 517 c.p.p. all’imputato assente, il Pubblico Ministero chiede al Presidente che la contestazione sia
inserita nel verbale del dibattimento e che il verbale sia notificato per estratto all’imputato. In tal caso, il Presidente sospende
il dibattimento e fissa una nuova udienza per la prosecuzione. La sospensione è disposta per un tempo non inferiore al
termine per comparire previsto dall’art. 429 (vale a dire, 20 giorni), ma comunque non superiore a quaranta giorni. Il
presidente dispone la citazione della persona offesa, osservando un termine non inferiore a cinque giorni.
e). Modifiche della composizione del Giudice a seguito di nuove contestazioni: se, in seguito ad una diversa definizione
giuridica o alle contestazioni previste dagli artt. 516, commi 1-bis e 1-ter, 517, comma 1-bis e 518 c.p.p., il reato risulta tra
quelli attribuiti alla cognizione del Tribunale per cui è prevista l’udienza preliminare e questa non si è tenuta, il Giudice
dispone con ordinanza la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero.L’inosservanza di tale disposizione deve essere
eccepita, a pena di decadenza, nei motivi di impugnazione.
f). Correlazione tra l’imputazione contestata e la sentenza e la nullità per difetto di contestazione L’art. 521
c.p.p. pone il principio di correlazione tra l’imputazione contestata e la sentenza. Invero, il potere di modificare
l’imputazione spetta soltanto al Pubblico Ministero, secondo le modalità sopra descritte e non anche al Giudice, il quale
potrà, al più, dare al fatto una diversa qualificazione giuridica, là dove quest’ultimo sia identico a quello contenuto nella
contestazione, ma debba essere più correttamente sussunto entro il paradigma descrittivo di altro reato. In questo contesto,
l’art. 521 c.p.p. stabilisce che nella sentenza il Giudice può dare al fatto una definizione giuridica diversa da quella enunciata
nell’imputazione, purché il reato non ecceda la sua competenza né risulti attribuito alla cognizione del tribunale in
composizione collegiale anziché monocratica. Il giudice dispone con ordinanza la trasmissione degli atti al Pubblico
Ministero se accerta che il fatto è diverso da come descritto nel decreto che dispone il giudizio ovvero nella
contestazione effettuata a norma degli artt. 516, 517 e 518, comma 2, c.p.p.Nello stesso modo il giudice procede se il
Pubblico Ministero ha effettuato una nuova contestazione fuori dei casi previsti dagli artt. 516, 517 e 518, comma 2
c.p.p.
L’art. 522 c.p.p prevede la sanzione della nullità della sentenza, per difetto di contestazione, nel caso di inosservanza
di tutte le disposizioni relative alle nuove contestazioni. Tuttavia, la sentenza di condanna pronunciata per un fatto nuovo,
per un reato concorrente o per una circostanza aggravante senza che siano state osservate le disposizioni degli articoli
precedenti è nulla soltanto nella parte relativa al fatto nuovo, al reato concorrente o alla circostanza aggravante. Secondo la
giurisprudenza di legittimità, trattasi di nullità di ordine generale a regime intermedio, in quanto ad essere leso, in tali casi, è
il diritto di difesa. In conseguenza di ciò, essa dovrà, dunque, essere rilevata o dedotta prima della pronuncia della sentenza
che definisce il grado successivo a quello in cui si è verificata, non potendo essere dedotta per la prima volta in sede di
legittimità là dove il vizio riguardi la pronuncia di primo grado e non sia stato denunciato in appello.
Analogamente, non si può rimproverare l’imputato nel caso in cui questo abbia tempestivamente richiesto il patteggiamento
ma questo gli sia stato ingiustificatamente negato. Corte costituzionale: nel 1994 e nel 2014, se il giudice accerti
l’esistenza dei presupposti, dovrà pronunciarsi sulla richiesta di applicazione della pena, avanzata dall’imputato in
relazione alla nuova contestazione. Successivamente, nel 2014, la Corte ha deciso di adottare un orientamento più
estensivo, ritenendo che non rileva se la modifica dell’imputazione sia stata patologica o fisiologica, per cui ogniqualvolta
cambi il tema dell’accusa, l’imputato deve avere la possibilità di ritornare sui suoi passi e richiedere, dunque, il giudizio
abbreviato.
1.qualora la notizia di reato risulti infondata ; non idoneità degli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari a
sostenere l'accusa in giudizio.
2.qualora sia rimasto ignoto l'autore del reato; , il Pubbico Ministero, nel termine di sei mesi dall'iscrizione nel registro
delle notizie di reato, dell'apposita notizia, presenta al Giudice per le indagini preliminari richiesta di archiviazione ovvero di
autorizzazione a proseguire le indagini
3.qualora risulti mancante una condizione di procedibilità, il reato sia estinto ovvero il fatto non sia previsto dalla
legge come reato; art. 411 comma 1 c.p.p. disciplina le ipotesi di archiviazione c.d. in iure, che si collocano per l'appunto
sul piano della valutazione giuridica del fatto. Tali ipotesi attengono alla mancanza di una condizione di procedibilità
(querela, istanza autorizzazione a procedere), all'estinzione del reato (per es. per morte del reo), alla circostanza che il fatto
non sia più previsto dalla legge come reato (ad es. perchè sia intervenuta una depenalizzazione o una sentenza di
incostituzionalità
4.qualora il fatto sia particolarmente tenue; archiviazione in iure,
In presenza dei presupposti di fatto o di diritto come sopra ricordati, il Pubblico Ministero, entro il termine di tre mesi
(prorogabile di altri tre con decreto motivato del Procuratore Generale) dalla scadenza del termine massimo di durata delle
indagini preliminari 1 presenta al Giudice per le indagini preliminari la richiesta di archiviazione e ne fa dare avviso alla
persona offesa (o al Difensore di questa, se già nominato, in quanto domiciliatario ex lege ai sensi dell' art. 33 disp. att.
c.p.p.) che, al momento della presentazione della notizia di reato o successivamente ne abbia fatto richiesta.
Legittimati a ricevere l'avviso della richiesta di archiviazione sono la persona offesa, i congiunti della persona offesa
deceduta in conseguenza del reato, gli organismi rappresentativi degli interessi lesi dal reato, non anche il denunciante e o il
danneggiato che non siano anche titolari del bene giuridico attinto dal reato,
Con l'avviso di cui sopra, la persona offesa è avvertita della facoltà di prendere visione degli atti - che include la facoltà di
estrarre copia degli stessi in virtù dell'ordinanza 13/2000 della Corte Costituzionale - e di proporre motivata opposizione ai
fini della prosecuzione delle indagini, nel termine come di seguito precisato:
20 giorni, in generale (il termine è stato così aumentato dalla legge 103/2017); 30 giorni, quando si tratta di delitti commessi
con violenza alla persona o reato di furto in abitazione e furto con strappo 10 giorni, nel caso di archiviazione per particolare
tenuità del fatto.
Il rispetto del termine garantisce un'utile ed efficace presentazione dell'opposizione, scongiurando il rischio che il Giudice
abbia già valutato la richiesta e disposto conformemente ad essa.
Decorso il termine senza che sia stata proposta opposizione, ovvero di seguito alla presentazione della stessa, il Pubblico
Ministero trasmette alla cancelleria del Giudice per le indagini preliminari, la documentazione delle indagini espletate e i
verbali degli atti compiuti davanti al Giudice per le indagini preliminari (art. 126 disp. att. c.p.p.).
L'opposizione all'archiviazione non ha natura di impugnazione ma costituisce espressione specifica della generale facoltà
delle parti di presentare richieste al giudice, stabilita dall’art.121 c.p.p.; Nel merito, l'atto di opposizione è finalizzato ad
un'integrazione investigativa, a supporto della quale, la persona offesa, a pena di inammissibilità, deve indicarne l'oggetto e i
relativi elementi di prova
In esito all'udienza, il Giudice può disporre l'archiviazione, con ordinanza, ovvero, sempre con ordinanza, indicare al
Pubblico Ministero lo svolgimento di ulteriori indagini e il termine per il loro compimento o ancora l'esercizio dell'azione
penale nel termine di 10 gg fissando l'udienza preliminare nei due giorni successivi.
contraddittorio nella formazione della prova. La colpevolezza dell'imputato non può essere provata sulla base di
dichiarazioni rese da chi, per libera scelta, si è sempre volontariamente sottratto all'interrogatorio da parte dell'imputato o
del suo difensore. la dottrina, rappresentata dal Professor Paolo Tonini, estende il significato del contraddittorio, affermando
che il principio sancito dal comma 4 dell’articolo 111 della Costituzione, troverebbe piena attuazione anche dove le
precedenti dichiarazioni, rese nel circuito delle indagini preliminari, fossero contestate in dibattimento a colui che dia una
diversa versione dei fatti, in questo caso la prova valida ai fini della decisione dibattimentale si formerà in modo complesso,
nel quale verrà rispettata la dialettica tra accusa e difesa. Il dichiarante che cambi versione, non si sottrarrà al contraddittorio
perché le parti potranno fare domande attraverso le quali sarà possibile chiarire le motivazioni delle differenze rispetto a
quello che è stato affermato in precedenza.
35)Come mai, visto il principio del contraddittorio , abbiamo nel codice il giudizio abbreviato che elimina il
dibattimento? Come funziona il rito abbreviato
Il rito abbreviato è un procedimento speciale che, elidendo il giudizio, porta il giudice del processo a decidere allo stato degli
atti, id est sulla base degli elementi contenuti nel fascicolo del PM, oltre ad eventuale integrazione. Il giudizio de quo,
disciplinato agli artt. 438 e ss. c.p.p. è premiale per l'imputato, e conveniente per l'ordinamento sul piano
dell'economia processuale. Una volta esercitata l'azione penale da parte del PM, l'imputato, indipendentemente dal reato
contestato, può chiedere che il processo sia definito sulla base del contenuto del fascicolo delle indagini preliminari, oltre ad
eventuali integrazioni. Non è possibile chiedere il giudizio abbreviato nel procedimento penale davanti al giudice di pace.La
scelta del rito può essere effettuata sino all'ultimo momento utile per le conclusioni di parte in udienza preliminare
(Cfr. Cass., Sez. Un. Pen., sent. n. 20214 del 2014); laddove manchi l'udienza preliminare (procedimento con citazione
diretta), la scelta può avvenire fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento.
Il giudizio abbreviato atipico può essere chiesto: contestualmente all'opposizione a decreto penale di condanna; entro 15
giorni dalla notifica del decreto di giudizio immediato; in caso di giudizio direttissimo fino alla dichiarazione di apertura del
dibattimento.
La richiesta semplice obbliga il PM a prenderne atto e il giudice a disporre con ordinanza la trasformazione del rito.
Diverso è il caso in cui la richiesta di rito abbreviato sia condizionata ad un'integrazione probatoria. Il giudice in tale
situazione ammetterà il rito qualora l'integrazione richiesta sia necessaria ai fini della decisione (in quanto non sostitutiva),
oltreché di indispensabile supporto logico-valutativo per un qualche aspetto della regiudicanda ma anche compatibile con le
finalità di economia processuale del procedimento sulla scorta degli atti acquisiti ed utilizzabili. Di fronte al rito abbreviato
condizionato in essere, il PM potrà chiedere ed ottenere l'ammissione di prova contraria; è da ritenere che il PM possa, già
prima della valutazione del giudice, interloquire con lo stesso prospettando tale necessità in modo che il giudice valuti anche
sulla base di questa prospettiva.
In ipotesi di richiesta di abbreviato con deposito di indagini difensive dell’imputato, il PM può chiedere un termine per
indagini suppletive specifiche, e l’imputato di conseguenza può revocare la richiesta originaria (art. 438 comma 4 c.p.p.).In
caso di rigetto da parte del giudice della richiesta condizionata, la stessa potrà essere riproposta sino alla dichiarazione di
apertura del dibattimento (Cfr. C. Cost. sent. n. 169 del 2003)È possibile la richiesta di rito abbreviato per una parte delle
imputazioni di un processo purché per le rimanenti la strada processuale scelta sia alternativa, utile e meritevole di tutela per
l’ordinamento; ciò deve ritenersi escluso in caso di reati avvinti dal vincolo della continuazione.
2. Poteri del giudiceIl materiale sulla base del quale il giudice è chiamato a decidere il rito, è rappresentato dagli atti raccolti
nelle preliminari (anche indagini difensive depositate nei termini di richiesta del rito), dal materiale di indagine eventuale ai
sensi dell'art. 419 comma 3 c.p.p. (anche ex art. 438 comma 4 c.p.p.), oltreché dagli atti conseguenti a varie forme di
integrazione probatoria a seguito di iniziativa: dell'imputato (art. 438 comma 5 c.p.p.); del pubblico ministero a prova
contraria di integrazione probatoria ottenuta dall'imputato (art. 438 comma 5 c.p.p.); dello stesso giudice quando ritenga di
non poter decidere allo stato degli atti (art. 441 comma 5 c.p.p.), e in aggiunta al materiale conseguente all'eventuale
integrazione probatoria ai sensi dell'art. 422 c.p.p.
Il giudice, in caso di rito abbreviato, può utilizzare ai fini della decisione le dichiarazioni spontanee rese alla PG
dall'indagato); in generale nella sede de qua non hanno effetto le inutilizzabilità fisiologiche o relative, mentre rilevano quelle
in via patologica
Se il giudice rigetta la riproposizione di rito abbreviato condizionato (sulla base di una valutazione a seguito di visione del
fascicolo del PM), solo al termine del giudizio lo stesso potrà applicare la diminuente del rito qualora ritenga ex post che il
procedimento speciale de quo doveva invece essere ammesso in origine .
Negli ultimi anni il legislatore ha riconosciuto alla persona offesa un ruolo particolare quando questa risulti particolarmente
vulnerabile. Cosa si intende per “particolarmente vulnerabile” e quali sono gli istituti del codice che si occupano di questa
figura
8. Requisiti dell’atto di impugnazione
9. Art 190bis limiti all’oralità
10. Il principio del giudice naturale (art 25 cost) prima parte ; casi nei quali il codice prevede che la cognizione di
alcuni processi sia affidata a un giudice da quello che sarebbe competente per territorio (rimessione del
procedimento)
11. Testimonianza indiretta art 195 (ha detto che fanno spesso questa domanda)
12. Applicazioni della pena su richiesta di parte (patteggiamento); quando riceve questa richiesta che controllo deve
fare il giudice per accoglierla o meno
13. Cosa s’intende per effetto estensivo dell’impugnazione Al lavoro del pm si lega intimamente, nella fase della
costruzione dell’accusa, quello di due magistrati giudicanti aventi funzione processuale incoativa: il giudice per le
indagini preliminari (gip) e il giudice per l’udienza preliminare (gup). Il gip ha il compito di assicurare che
all’imputato vengano fornite tutte le garanzie legali nel corso delle indagini che il pm decide di disporre nei
suoi confronti. Quando l’accusa ha ormai trovato la sua forma definitiva, spetta al gup decidere, sulla base delle
prove presentate dal pm e convalidate dal gip, se rinviare o no l’imputato a giudizio, e quindi dare inizio all’iter
processuale vero e proprio. Nel frattempo, naturalmente, gip e pm possono già disporre nei confronti dell’imputato
alcune particolari misure cautelari, come gli arresti domiciliari.