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L’isola di Pasqua:
L'Isola di Pasqua è situata sulla dorsale pacifica dalla quale prende origine. La costa si
inabissa quindi rapidamente nei dintorni dell'isola fino a profondità che possono
raggiungere i tremila metri. A causa delle sue origini vulcaniche l'isola si è formata su
una base basaltica tipica per le dorsali oceaniche e non vanta quindi molte spiagge,
perciò, per la maggior parte, è distinta da ripide scogliere.
I moai sono statue che si trovano sull'Isola di Pasqua. Nella maggior parte dei casi si
tratta di statue monolitiche, cioè ricavate e scavate da un unico blocco di tufo
vulcanico.
La scrittura Rongorongo, il culto dell'uomo uccello, le cerimonie funebri, i ritrovamenti del muro preincaico
e ... non solo, presentano elementi in comune con la civiltà egizia, celtica, araba e mediorientale.
Altrettanto interessanti sono i petroglifici, immagini scolpite sulla roccia, rappresentanti l'uovo della fertilità
e l'uomo uccello. Il Tapati, la gara che si svolge ogni anno nell'isola, ricalca gli antichi culti pasquensi che
risalirebbero ad epoche anteriori al 1500 d.C.
è situata sulla dorsale pacifica dalla quale prende origine, è dunque un’isola di origine vulcanica, popolata
da un gruppo umano di origini sconosciute che ha caratterizzato con la propria cultura e rappresentazione
questa isola. Innanzitutto, con le grandi statue di roccia di origine vulcanica si da dei guardiani all’isola.
Rappresentazioni della popolazione che ha colonizzato questo territorio nell’oceano Pacifico, che ha
permesso di trasformare l’isola deserta in una porzione di terra abitata. È stata individuata anche una
scrittura, definita Rongorongo, molto simile ai geroglifici ritrovati all’interno di una città pakistana. Questo
può portarci a ipotizzare di un gruppo umano che ha dovuto abbandonare il proprio territorio decidendo di
intraprendere la via del mare. Non si sa niente di come ci siano arrivati effettivamente, ci sono state
variazioni climatiche sul pianeta, hanno sicuramente usato un periodo caldo, in modo da rendere più
semplice lo spostamento sulle imbarcazioni. Altre caratteristiche delle popolazioni e del territorio è il culto
dell’uomo uccello (uomo che arriva da lontano volando ipotesi degli extraterrestri), incisioni su scogliere
a strapiombo sul mare con riferimenti culturali e una serie di elementi comuni con le culture celtiche, egizie
e mediorientali. Non è quindi così facile capire quale è stato l’itinerario della popolazione che ha seguito
per arrivare fin lì.
Le incisioni rupestri:
costituiscono i primi documenti che ci informano della Necessità degli esseri umani di: (A) Delimitare lo
spazio (B) Rappresentare il loro spazio di vita
Tavolette d’argilla Della Mesopotamia La Mesopotamia era una regione povera di materiali, i suoi
abitanti hanno utilizzato l’argilla per le loro incisioni ma anche per la scrittura.
In età preistorica avevamo incisioni rupestri, nate come necessità di inventarsi un modo per rappresentare
il proprio territorio, per poterlo definire e difendere. I materiali usati dipendevano dalla disponibilità del
territorio, in Mesopotamia avevamo le tavole di argilla, nei tempi lontani gli uomini si sono inventati la
rappresentazione del mondo in base alle loro culture (eschimesi e il bastone, mondo dei polinesiani che
ricorda il paradiso di dante).
Permette di proporre degli interventi di miglioramento del territorio, prima che si parlasse di
partecipazione, si potevano fare indagini nel quartiere per chiedere agli abitanti di indicare dove erano i
problemi e come avrebbero voluto che fosse, con possibilità di diventare degli strumenti importanti nella
gestione e nella progettazione del territorio, dando così la possibilità ai cittadini di essere i protagonisti.
Le informazioni all’interno del disegno possono essere estremamente importanti per ciò che comunica con
la sua rappresentazione: bambino che disegna sempre semaforo rosso, si è scoperto un problema.
Carte mute = basi cartografiche in cui ci si può fare tante domande e scoprire il livello di conoscenza
dell’Europa da parte delle persone
riguardo i paesi rappresentati.
Interessante come da superficie rappresentata da disegni di persone, varia in funzione dell’età della
condizione sociale, della disoccupazione, diventando man mano che si cambia professione e si aggiunge
persone, la città, l’area della carta aumenta.
La toponomastica:
La lettura della toponomastica di una carta che rappresenti una parte qualsiasi dell’Italia è solo in
apparenza un’operazione sincronica. I toponimi che si trovano sullo stesso piano l’uno accanto all’altro
hanno in molti casi origini diverse per profondità cronologica e appartenenza culturale: vanno quindi
interpretati secondo una lettura stratigrafica che individui l’epoca storica, la società e l’etnia che li ha fissati.
Nel caso dell’Italia si tratta di un’operazione resa complessa da quasi tre millenni di storia e spesso i
toponimi rappresentano l’unica testimonianza ancora visibile di etnie e culture ormai cancellate dal tempo.
Le testimonianze più remote sono quelle che appartengono ai sostrati precedenti alla diffusione del latino.
Vi sono cospicui resti preromani in Sardegna, la cui
colonizzazione da parte di Roma cominciò nel 238 a. C.,
ma incontrò notevoli resistenze nell’interno dell’isola, nel
Logudoro e in particolare nella Barbagia.
Nella carta sono messi in evidenza gli idronimi della valle dell’Arno, più precisamente degli affluenti di
sinistra, che continuano le forme ricevute nella preistoria. Qui è
avvenuta la sovrapposizione fra lo strato «tirrenico», affine all’etrusco, e
lo strato indoeuropeo, affine al latino, al punto che in diversi casi resta
difficile assegnare l’idronimo all’uno o all’altro strato. Così «Greve» è
assegnabile al primo col significato di «letto ghiaioso» e «Chiana» si
confronta col nome personale etrusco Clanes, mentre «Arno» è
riconducibile all’indoeuropeo *arnos acqua corrente e «Pesa» al lat.
pensa, ovvero «(acqua) pendente». Ma per «Ambra», «Egola», «Elsa»,
«Era» resta l’incertezza: da un lato si confrontano coi personali etruschi
Amre, Helvula, Helza, Heria e dall’altro colle radici indoeuropee
ricorrenti negli idronimi *emr- , *elbh-, *el-, *eis-.
Nellare di torino c’e evidenza della dominazione celtica, serie di altri toponimi che ci indicano le
dominazioni successive. In origine c’erano i liguri (parte meridionale del piemonte), i celitici cambiorono la
situazione. In questa area non si parla dei saraceni (invasione araba). Torri dei saraceniper lungo tempo ci
sono state invasioni e successioni importanti che hanno lasciato segni visibili all’interno del territorio.
In Sicilia allo strato greco si è sovrapposto quello arabo in seguito alla dominazione che durò due secoli e
mezzo fra il IX e l’XI sec. d. C.
Come si vede dalla carta, i porti principali e le
località sulla costa sono in predominanza di
origine greca: «Palermo» (da pánormos, tutto
approdo), «Trapani» (da drépanon, falce),
«Custonaci» (da kastanákion, castagna),
«Partinico» (da parthe-nikós, artemisia (erba)); le
località di origine araba sono invece prevalenti
nell’interno: «Salemi» (da salam, pace), «Calatafimi» (da qal.at, cittadella), «Alcamo» (dal personale
Alqamah), «Bagheria» (da ba-qar, stalla), «Misilmeri» (da manzil-el-emir, casa dell’emiro). Dominazione
arabaspagnolaitaliana. Influenza greca ancora evidente e più influente delle altre.
In Alto Adige (Sud Tirolo) la toponomastica è in larga
prevalenza di origine neolatina e la germanizzazione è un
evento tardivo, come dimostrano i nomi delle località
principali. Area che pensiamo e percepiamo germanofona, in
realtà la presenza germanofona (germanizzazione dell’area) è
un evento tardivo rispetto l’origine neolatina di questa area.
Vediamo un’alternanza tra origine neolatina soppiantata da
una germanizzazione dell’area anche dal punto di vita
toponomastico.
Così «Bolzano»/ Bozen e «Merano»/ Meran sono nomi di
proprietà fondiarie derivati dai nomi personali Baudius e Marius, come «Appiano» da Appius, «Barbiano»
da Barbius, «Gargazzone» da Garganthius, «Lana» da Lucanius, «Laiòn»/ Lajen da Laius e «Terlano» da
Terellius; «Chiusa»/ Klausen deriva da clausa, e «Bressanone»/ Brixen rappresenta un avamposto celtico
dalla stessa base briga “altura” da cui deriva «Brescia».
Saint-Malò:
Le fasi «evolutive» dell’insularità-ileite maluine