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UMBERTO

DE MARCO

CORSO DI IPNOSI

Tecniche e Metodologie di Induzione della Trance per Praticare l’Ipnosi a


Beneficio degli Altri
Titolo
“CORSO DI IPNOSI”

Autore
Umberto De Marco

Editore
Bruno Editore

ISBN
9788861746169

Sito internet
www.BrunoEditore.it

ATTENZIONE: questo ebook contiene i dati criptati al fine di un riconoscimento in caso di pirateria.
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con alcun
mezzo senza l’autorizzazione scritta dell’Autore e dell’Editore. È espressamente vietato trasmettere ad
altri il presente libro, né in formato cartaceo né elettronico, né per denaro né a titolo gratuito. Le strategie
riportate in questo libro sono frutto di anni di studi e specializzazioni, quindi non è garantito il
raggiungimento dei medesimi risultati di crescita personale o professionale. Il lettore si assume piena
responsabilità delle proprie scelte, consapevole dei rischi connessi a qualsiasi forma di esercizio. Il libro ha
esclusivamente scopo formativo e non sostituisce alcun tipo di trattamento medico o psicologico. Se
sospetti o sei a conoscenza di avere dei problemi o disturbi fisici o psicologici dovrai affidarti a un
appropriato trattamento medico.
Sommario
Introduzione
Capitolo 1: Come ipnotizzare in modo sicuro
Capitolo 2: Cosa fare prima dell’induzione ipnotica
Capitolo 3: Come eseguire l’induzione Ericksoniana
Capitolo 4: Come eseguire l’induzione di Elman
Capitolo 5: Come dare le suggestioni: gli script
Capitolo 6: Come migliorare sempre più
Conclusione
Appendice
Introduzione

Ipnotizzare è un po’ come dipingere! Lo so, detta così può sembrare una frase un
po’ strana, criptica e non facilissima da comprendere. Ma pensa a un pittore, uno
di quelli bravi, uno di quei pittori che ti lasciano a bocca aperta quando ti ritrovi
di fronte una sua tela. Dietro la sua opera puoi trovare tre elementi fondamentali:

1. gli anni passati a studiare i grandi artisti che lo hanno preceduto, lo studio
della storia dell’arte, della prospettiva e del disegno;

2. il suo messaggio, ciò che di più profondo alberga in lui e che lo distingue da
chi lo ha preceduto;

3. altri anni ancora trascorsi a dipingere, a esercitarsi costantemente, in modo da


sviluppare di giorno in giorno una maestria sempre più elevata nella sua arte.

L’ipnosi funziona allo stesso modo. Quando vedi un ipnotista (può essere un
terapeuta o un ipnotista da palcoscenico) devi sapere che la sua arte da un lato è
il frutto del suo personalissimo modo di elaborarla, da un altro lato deriva dallo
studio teorico e, da un altro ancora, è l’effetto diretto di innumerevoli sessioni di
pratica, grazie alle quali si è “allenato” sino a rendere naturale tutto ciò che visto
da un occhio estraneo può sembrare magico.

Ho deciso di impostare questo corso proprio allo scopo di fornirti un manuale


pratico che ti consenta di sviluppare le tue abilità di ipnotista nel modo più
semplice possibile. In Italia sono stati scritti ottimi libri che affrontano il tema
dell’ipnosi dal punto di vista teorico. Ciò che manca, a mio avviso, è l’aspetto
più “manualistico”, ciò che si deve fare nel momento in cui si è davanti a un
soggetto e lo si vuole ipnotizzare.

Per insegnarti a fare questo, ho impostato il corso in modo molto semplice. In


primo luogo ho evitato di inserire tutta la teoria sull’ipnosi, e per una ragione
molto semplice: come ho detto, ci sono tantissimi libri teorici e ciò che mi
preme, invece, è affrontare questa disciplina in modo pratico. Proprio per questo
i termini che userò non saranno necessariamente corretti dal punto di vista
accademico. Ciò che mi interessa è rendere l’argomento quanto più
comprensibile anche per chi ha deciso di avvicinarsi a questa disciplina senza
alcuna conoscenza pregressa.

In secondo luogo ho deciso di impostarlo in tre parti. Nella prima affronteremo


insieme in che modo approcciare il soggetto che stai ipnotizzando, come
proporgli di essere ipnotizzato e come riconoscere chi potrebbe creare una
resistenza tale da inficiare ogni tuo tentativo. Nella seconda vedremo ben due
modi diversi di indurre la trance. Nella terza, infine ti fornirò una serie di script,
che ti aiuteranno a creare degli effetti positivi nella persona che hai di fronte.

Il mio consiglio è di leggere tutto il corso di modo da avere un quadro di


insieme, memorizzare le induzioni e cominciare a sperimentarle con le persone
che ti stanno attorno. Possono essere i tuoi amici, oppure (se ti occupi di
coaching o di counseling) potrebbero essere i tuoi clienti.

Ciò che troverai nelle prossime pagine è sicuro e assolutamente inoffensivo per
le persone con cui avrai a che fare. Ho impostato questo percorso proprio
affinché tu possa sviluppare le tue abilità nel totale rispetto di chi hai di fronte,
migliorando allo stesso tempo il loro stato emotivo.

Questo è il primo passo, quello che ti permetterà di prendere dimestichezza con


l’ipnosi, di assumere sicurezza nell’utilizzarla, e di metterti sulla giusta strada
per affinare sempre di più le tue capacità.

Quindi, arrivati a questo punto, non posso fare altro che augurarti una buona
lettura e un’ottima pratica.
CAPITOLO 1: Come ipnotizzare in modo
scuro

Esistono soggetti non ipnotizzabili?

Prima di iniziare a ipnotizzare qualcuno ci sono una serie di regole che devi
assolutamente seguire. La prima riguarda la responsabilità. Una delle domande
che mi viene più spesso rivolta durante i corsi è: «Esistono soggetti che non
possono essere ipnotizzati?» La mia risposta è sempre la stessa: sì e no. Ma che
vuol dire?

Devi sapere che tutti noi siamo soggetti ipnotizzabili, la trance (che è lo stato in
cui viene portata la mente durante un’induzione) è un fenomeno naturale, che
qualsiasi essere umano sperimenta molte volte durante la giornata. Ti sarà
capitato sicuramente di trovarti di fronte a qualcuno che parlava – e quindi la tua
realtà fisica era composta dall’ambiente che ti circondava, dalla persona o dalle
persone che avevi di fronte e da tutto ciò che ascoltavi –eppure, come si dice in
questi casi, eri “con la testa altrove”. In altre parole, con gli occhi della mente
vedevi altro, e lo stesso accadeva con ciò che ascoltavi. Di conseguenza, le
sensazioni che provavi erano influenzate da ciò che la tua mente stava creando
(o rivivendo). Sfido chiunque a trovare anche una sola persona che non si sia
mai trovata in una situazione del genere.

Quello che facciamo con l’ipnosi è esattamente questo: portiamo l’ipnotizzato al


di fuori della realtà fisica e costruiamo per lui una realtà mentale, che ha effetti
reali, al punto tale che, se dico all’ipnotizzato che il bicchiere d’acqua che ha di
fronte è pieno di vino, lui sentirà proprio il sapore del vino; e se gliene farò bere
un bel po’, con buone probabilità si ubriacherà.

Ma il fatto che ogni essere umano sia ipnotizzabile non vuol dire che tu sia in
grado di ipnotizzare chiunque. Ci sono soggetti più resistenti, altri con cui invece
non sei in grado di entrare in empatia, e tutto questo influisce sul successo
dell’induzione. Ti dico questo non per scoraggiarti, ma per farti prendere
coscienza del fatto che il buon esito di un’induzione dipende solo da te, è una tua
responsabilità.
SEGRETO n. 1: tutti i soggetti sono potenzialmente ipnotizzabili, la riuscita
di una buona induzione dipende solo da te.

Questa è la prima norma di sicurezza, perché riguarda la tua sicurezza. Può


capitare che una persona che inizia a praticare l’ipnosi si trovi di fronte a un
soggetto difficile e, non riuscendo a mandarlo in trance, si dica: «Ok, non è
ipnotizzabile». Certo può capitare, ma se per ogni soggetto di questo tipo non ti
domandi cosa puoi fare per aggirare le sue resistenze, come fare per spingerlo a
seguirti, non imparerai mai nulla!

Sono sicuro che i primi tempi incontrerai parecchi soggetti del genere, è
normale, sei alle prime armi e devi ancora sviluppare le tue abilità. Man mano
che andrai avanti diminuiranno, sino al punto in cui solo pochissimi potranno
resisterti.

Quali sono i soggetti che non devi assolutamente ipnotizzare

Malgrado il fatto che ogni soggetto sperimenta la trance, è opportuno tenere


presente che ci sono soggetti che non devi assolutamente ipnotizzare. Volendo
essere brevi, possiamo dire che la seconda regola che devi seguire è quella di
evitare di ipnotizzare le persone con un basso quoziente intellettivo, i malati e i
tossicodipendenti. Certo, così non è del tutto chiaro, e infatti di seguito sarò il
più specifico possibile, di modo che tu possa riconoscerli ed evitarli.

Ricorda bene, se per caso uno di questi soggetti ti chiedesse di ipnotizzarlo (e


capita di frequente) evita di farlo, limitati ad alzare le spalle e dire: «Sei un tipo
troppo resistente per questo genere di cose». È l’unica cosa che puoi dire per
chiudere la discussione nel modo più veloce e sereno possibile. Non hai idea di
quanti fanno l’errore di voler spiegare il motivo per il quale chi hanno di fronte
non è ipnotizzabile al solo scopo di salvare la propria reputazione, di dimostrare
che in ogni caso si è ottimi ipnotisti.

Fidati di me, evita! Non serve parlare, non serve spiegare, ti cacceresti in una lite
che ti porterebbe allo stesso livello di chi hai di fronte. Limitati a dire: «Sei un
tipo troppo resistente per questo genere di cose». Ne guadagnerai in tempo e
salute e, nel caso ci fosse qualcun altro presente mentre lo dici, ti assicuro che gli
comunicherai una sicurezza e una risolutezza di gran lunga superiore a tutto ciò
che puoi dimostrare impegolandoti in una discussione del genere. Ma adesso
passiamo a vedere in dettaglio i soggetti non ipnotizzabili.
Epilettici

In realtà l’ipnosi è estremamente utile per un epilettico, ma è meglio che venga


praticata solo da un ipnotista esperto, o ancora meglio da uno psichiatra o uno
psicologo. Questi casi è meglio lasciarli a persone che hanno seguito un preciso
percorso di studio e sono autorizzati dalla legge. Oltretutto: che cosa fai se il
soggetto ha una crisi epilettica mentre è in trance?

Cardiopatici e asmatici

Anche in questo caso l’ipnosi per loro può essere positiva, ma se il soggetto
avesse una crisi cardiaca o respiratoria mentre è in trance, cosa faresti? Se sei un
medico non c’è problema, sai come agire ma, se non lo sei, lascia stare.

Diabetici

La trance abbassa la glicemia, quindi potrebbero avere una crisi ipoglicemica.


Certo, la possibilità è bassa, ma perché rischiare?

Alcolizzati, tossicodipendenti e soggetti che assumono psicofarmaci

Ormai sono già sotto l’ipnosi delle rispettive sostanze. Oltretutto, come sopra,
sono soggetti che devono essere trattati da professionisti regolarmente iscritti
all’Ordine.

Persone che non comprendono bene la tua lingua

La ragione è molto semplice: se non sono in grado di capire è davvero molto


difficile che tu possa guidare la loro trance, visto che devi farlo con le parole.
Certo, esiste anche l’ipnosi non verbale ma, almeno in questo volume,
affronteremo esclusivamente quella che fa uso delle parole.

Aggressivi

Normalmente chi ha un modo di fare dominante non vuole essere ipnotizzato. È


il classico soggetto che ti guarda negli occhi e ti chiede di provare a farlo. E non
lo fa per curiosità, ma solo per dimostrare che non sei in grado di farlo. La sua
identità si basa sull’idea che nessuno può mandarlo in trance, dunque perché
ferirlo? Non sei il suo terapeuta, non è tuo compito aprire nuove prospettive a
una persona che non lo vuole. Passa oltre e, se insiste, alza le spalle e rispondi:
«Mi spiace, ma non credo che tu sia un soggetto ipnotizzabile». In questo modo,
oltretutto, lo renderai felice.

SEGRETO n. 2: evita sempre di ipnotizzare soggetti con un basso quoziente


di intelligenza, malati di asma e di cuore, epilettici, diabetici e persone
aggressive con tendenza al dominio.

Come occuparsi della sicurezza fisica

Adesso passiamo all’ambiente in cui andrai a ipnotizzare. L’ideale è far sedere il


soggetto su una poltrona ampia e comoda, oppure su un divano. Molti fanno
accomodare gli ipnotizzati su una sedia, ma dato il profondo stato di
rilassamento che il soggetto raggiunge nel momento in cui va in trance profonda,
potrebbe scivolare. Quindi, usa una poltrona e fai in modo che sia quanto più
comoda possibile, in modo tale che il solo sedersi lì lo metta in uno stato di
rilassamento. La stanza in cui vi trovate deve essere illuminata da una luce calda,
massimo 70 volt. Nel caso in cui ci fosse la luce del Sole che proviene dalle
finestre, se è troppo forte, attutiscila chiudendo le tende.

SEGRETO n. 3: fai accomodare il soggetto su una poltrona ampia e


comoda, in modo che il semplice accomodarsi lo aiuti a rilassarsi.

Dentalion Jones, in Mind control hypnosis, scrive che l’ideale sarebbe


ipnotizzare il soggetto in una stanza usata unicamente per l’ipnosi. Nel caso di
uno psicologo, ad esempio, questi dovrebbe condurre il colloquio nel suo studio
e poi, quando è il momento di indurre la trance, portare il paziente nella seconda
stanza. Questa deve essere priva di qualsiasi arredamento, fatta eccezione per un
paio di poltrone e un tavolino fra di esse.

Sicuramente un’attenzione di questo tipo non può che essere utilissima, ma è pur
vero che non tutti possono permettersi una cosa del genere. Per quel che riguarda
la mia esperienza, se hai una stanza per l’ipnosi, ben venga, altrimenti ti basterà
una qualsiasi altra stanza, purché sia comoda e accogliente.

Come svegliare il soggetto alla fine della sessione


Personalmente ritengo che il risveglio sia un momento fondamentale per l’intero
lavoro ipnotico che si è fatto. Questo perché è possibile condensare al suo
interno, e in pochissimi secondi, tutto ciò che il soggetto ha sperimentato durante
la trance, per renderlo ancora più forte e persistente.

Quello che vedi qui di seguito è uno script che ti consiglio di imparare a
memoria e ripetere ogni volta che devi svegliare i soggetti con cui hai a che
fare.

Ora conterò da uno a cinque. Da uno a cinque per il tuo risveglio. Da uno a
cinque per condensare con ogni numero ciò che hai sperimentato, ciò che hai
appreso, ogni sensazione che hai provato. Da uno a cinque per lasciare al tuo
inconscio la possibilità di assorbire ancora più profondamente ciò che hai
imparato. Da uno a cinque per fare un altro passo verso il tipo di persona che
vuoi essere e stai diventando... e non importa se ti accorgi del cambiamento,
perché il cambiamento è già avvenuto e si sta manifestando da ora. Infatti, può
darsi che stanotte o nelle prossime notti farai sogni con i quali apprenderai nuovi
frammenti, nuove idee, nuovi comportamenti che il tuo inconscio ti suggerisce.

Quindi, ora conterò da uno a cinque e a cinque potrai aprire gli occhi e tornare
nel qui e ora.

Uno... lentamente riemergendo.

Due... puoi renderti conto di come cambia il respiro e come il cuore riprende il
suo normale palpitare.

Tre... puoi cominciare a svegliarti e a muovere il corpo.

Quattro... immagina una cascata d’acqua di fronte a te che ti cade sul viso e ti
rinfresca il volto.

Cinque... apri gli occhi e sorridi!

SEGRETO n. 4: nel risveglio devi condensare tutto ciò che si è fatto durante
l’intera sessione.

Diventando sempre più esperto, potrai creare un tuo personalissimo modo di


risvegliare. Puoi inserire al suo interno altre idee, o comandi diversi, oppure puoi
semplicemente limitarti a dare l’ordine di svegliarsi una volta che avrai contato
da uno a cinque. Però, per la sicurezza del soggetto devi tenere bene a mente che
deve mantenere lo stato piacevole in cui è stato durante la trance. Perciò è
importante che tu lo svegli dandogli sensazioni piacevoli, di modo che una volta
con gli occhi aperti si sentirà davvero bene. Oltretutto, questo lo invoglierà a
essere ipnotizzato nuovamente e ad andare in trance con maggiore facilità.

Cosa fare se il soggetto non si sveglia

Può capitare che, dopo aver dato l’ordine di svegliarsi, il soggetto rimanga
immobile con gli occhi chiusi, ancora beato nella sua trance. Se questo accade,
non preoccuparti poiché non è affatto pericoloso. Un fenomeno del genere può
accadere per tre ragioni:

1. il soggetto è sceso profondamente in trance, accedendo a quello stato definito


coma ipnotico, in cui non sente le nostre parole (stai tranquillo, è uno stato molto
piacevole e positivo);

2. il soggetto si sente in ogni caso così bene da non voler risvegliarsi;

3. il soggetto si è semplicemente addormentato.

Qualunque sia il motivo, limitati a dire con voce ferma e autoritaria questa frase:
«Ora conterò da uno a cinque e, se al cinque tu non aprirai gli occhi, ti impedirò
di provare queste sensazioni per il resto della tua vita». E inizia a contare. Ti
assicuro che una minaccia così crudele sarà sufficiente a fargli aprire gli occhi e
a svegliarlo immediatamente.

Come gestire eventuali stati negativi

Potrebbe capitare che le immagini mentali che il soggetto sta creando nella sua
mente siano disturbanti e lo mettano in uno stato negativo. È un’eventualità
abbastanza rara ma, nel caso in cui si dovesse presentare, mantieni la calma e
ripeti più volte con voce fermissima questa frase: «La scena svanisce e puoi
lasciare tornare il sereno».

Mi raccomando, la voce deve comunicare sicurezza, come se stessi recitando un


incantesimo che sai per certo che avrà effetto. In linea di massima, le tue parole,
il tuo tono di voce e il tuo linguaggio non verbale devono comunicare sicurezza
e l’assoluta certezza che saranno in grado non soltanto di mandare il soggetto in
trance, ma che lo porteranno ad avere un’esperienza profonda. Se in alcuni
momenti avere un attimo di titubanza non inficia il processo ipnotico, in questo
caso non puoi assolutamente permetterti di avere esitazioni. Mettile da parte, il
soggetto che è di fronte a te sta vivendo qualcosa di negativo ed è tuo sacrosanto
dovere allontanare ogni tuo timore e portarlo fuori dal posto in cui si trova.

SEGRETO n. 5: se il soggetto vive un’esperienza negativa, ripetigli più volte


con voce sicura: «La scena svanisce puoi lasciare tornare il sereno».

Ipnosi, ipnoterapia e ipnopedia

Nella nostra cultura, il termine ipnosi è abbastanza complesso. Basti pensare che
in Italia ci sono ancora persone che sostengono che in realtà l’ipnosi non esiste o
che, guardando un ipnotista da palcoscenico che manda in trance una persona del
pubblico, alzano le spalle e dicono: «È tutta una truffa, si sono messi
d’accordo».

In America le cose sono diverse. Ad esempio non è raro che un ipnotista che fa
coaching o analisi sia anche un uomo di spettacolo e che questo non incida
assolutamente sulla sua credibilità di professionista d’aiuto. In alcuni Stati,
inoltre, esiste un albo degli ipnotisti. Addirittura, in alcuni Stati, durante i
processi penali è possibile affidarsi a un ipnotista per portare il testimone in
trance e fargli recuperare una serie di ricordi che da conscio non riesce a portare
alla mente (pensa a un uomo che ha assistito a una rapina e non riesce a ricordare
il numero di targa dell’automobile su cui sono scappati i rapinatori). In Italia
l’ipnosi non è ancora regolarizzata, l’ordinamento giuridico specifica che
l’ipnoterapia può essere utilizzata solo ed esclusivamente da psicologi e da
psichiatri. Ma l’ipnosi non si riduce a questo, ma esistono, come ho già
menzionato, l’ipnosi da palco e l’ipnopedia.

Per ipnopedia si intende quel tipo di ipnosi che viene utilizzata per far
apprendere al soggetto dei nuovi comportamenti. Può essere utilizzata da un
bravo allenatore per migliorare le prestazioni dei suoi sportivi, oppure per
insegnare a smettere di fumare, o ancora per abituare il soggetto ipnotizzato a
creare degli stati emotivi positivi. È la forma di ipnosi comunemente utilizzata
anche dai coach e dai counselor ed è quella che ti insegnerò a praticare in questo
corso.

RIEPILOGO DEL CAPITOLO 1:

• SEGRETO n. 1: tutti i soggetti sono potenzialmente ipnotizzabili, la riuscita di


una buona induzione dipende solo da te.

• SEGRETO n. 2: evita sempre di ipnotizzare soggetti con un basso quoziente di


intelligenza, malati di asma e di cuore, epilettici, diabetici e persone aggressive
con tendenza al dominio.

• SEGRETO n. 3: fai accomodare il soggetto su una poltrona ampia e comoda, in


modo che il semplice accomodarsi lo aiuti a rilassarsi.

• SEGRETO n. 4: nel risveglio devi condensare tutto ciò che si è fatto durante
l’intera sessione.

• SEGRETO n. 5: se il soggetto vive un’esperienza negativa, ripetigli più volte


con voce sicura: «La scena svanisce puoi lasciare tornare il sereno».
CAPITOLO 2: Cosa fare prima
dell’induzione ipnotica

Come creare sintonia

È estremamente importante, prima di ipnotizzarlo, mettere a suo completo agio il


soggetto e creare un feeling particolare fra te e lui già prima dell’induzione.
Ritorna per un attimo alla metafora con cui ho iniziato il libro – l’ipnosi è come
dipingere – e immagina una modella completamente nuda di fronte a un pittore.
Se il pittore non è in grado di farla sentire a suo agio, se non le trasmette un
profondo senso di confidenza e di intimità, la modella si sentirà in difficoltà, non
sarà in grado di stare ferma e, con buone probabilità, a un certo punto gli
chiederà di andare via prima del previsto. Con l’ipnosi accade qualcosa di
analogo.

Se conosci un po’ di Programmazione Neuro Linguistica, sarai perfettamente a


tuo agio con il concetto di Rapport. Nel caso in cui ti fosse sconosciuto, devi
sapere che quando parliamo di Rapport ci riferiamo a una strategia modellata da
Milton Erickson, uno dei più grandi ipnotisti del nostro tempo, il padre di quella
che viene definita ipnosi moderna. Per lui l’intero processo ipnotico poteva
essere sintetizzato in due semplici parole: ricalco e guida.

Per Erickson, infatti, l’ipnosi è una sorta di condivisione dell’esperienza che il


soggetto vive (lo vedremo in modo più dettagliato nel prossimo capitolo). Non
appena incontrava il paziente, cominciava a parlare con il suo stesso tono di
voce, con la sua stessa inflessione, respirava al suo stesso ritmo e utilizzava le
sue stesse parole chiave. A volte, semplicemente vedendo la persona che aveva
di fronte, era in grado di descrivere il tipo di sensazioni che stava sperimentando.
Com’era possibile tutto questo?

In primo luogo, Erickson era un eccellente osservatore, in grado di rendersi


conto del tipo di esperienza che stava vivendo la persona che aveva di fronte,
limitandosi a osservarlo senza pregiudizi. Ad esempio, poteva dire a un suo
paziente: «So perfettamente che la cosa la innervosisce» perché aveva notato
alcuni scarichi tensionali, come ad esempio tamburellare con le dita sul
ginocchio. Allo stesso tempo, però, evitava nel modo più categorico osservazioni
di cui non era sicuro. Alcuni suoi allievi, infatti, raccontano che era solito
rimproverarli quando dicevano cose come: «Il paziente ha i capelli castani». In
questi casi Erickson domandava: «Davvero? Come fai a sapere che sono suoi e
non indossa un parrucchino?»

Sia ben chiaro, non li voleva indurre a dubitare di tutto, ma a farsi un’idea della
persona che avevano di fronte con la massima precisione. Se ad esempio un
cliente avesse avuto un paio di guanti, molto probabilmente lui avrebbe detto
all’allievo: «Come fai a sapere che sotto quei guanti ci sono le mani e non un
paio di protesi?» Se l’allievo avesse risposto «Perché conosco bene i movimenti
a scatti delle protesi e quelli che ha appena fatto con le mani possono essere
compiuti solo da un arto umano», con buone probabilità avrebbe ritenuto esatta
l’osservazione .

Erickson, ricalcando il soggetto che aveva di fronte, faceva in modo che questi
lo riconoscesse come un suo pari in tutto e per tutto e provasse per lui una
fortissima empatia, che lo spingeva poi a seguirlo, sia consciamente sia
inconsciamente.

SEGRETO n. 6: appena sei di fronte al soggetto che vuoi ipnotizzare entra


in sintonia con lui, crea empatia.

Prova a pensare a una persona che stimi, con cui stai bene insieme e a un’altra
che ti fa sentire a disagio. Con quale delle due ti lasci andare più facilmente?
Quale delle due sei più disposto a seguire? Scommetto la prima. Nell’ipnosi vale
la stessa regola: il soggetto sarà più propenso a seguirti man mano che si sente a
suo agio con te.

Come ti ho accennato, il Rapport è ormai parte integrante del bagaglio della


PNL, e questo perché uno dei suoi ispiratori è proprio Milton Erickson. La
capacità di creare Rapport con gli altri ti sarà fondamentale non solo nell’ipnosi
ma in qualsiasi ambito della tua vita, perché ti permetterà di abbattere molte
delle barriere comunicative che vengono a crearsi tra gli individui, e ti porterà a
essere riconosciuto come una persona amica, degna di fiducia e con cui poter
essere a proprio agio. Quindi, vediamo immediatamente come crearlo.

Come avere un buon Rapport non verbale

Il primo modo per entrare in Rapport con chi hai di fronte consiste nell’essere
per lui come uno specchio. In altre parole, nota:

• la posizione in cui tiene la testa;

• la posizione delle spalle;

• il respiro (è alto o basso? Profondo o veloce?);

• la posizione delle braccia e delle gambe;

• il ritmo a cui muove il suo corpo.

Dopo aver notato questi elementi, riproducili a tua volta. I primi tempi non è
facilissimo, ci vuole un po’ di esercizio. Ma ti assicuro che dopo un po’ ti
risulterà talmente facile che inizierai a farlo senza accorgertene. Ovviamente non
tralasciare il buon senso: se una persona accavalla le gambe, non farlo
immediatamente anche tu, prenditi qualche secondo prima di seguirla.

L’idea di fondo non è quella di scimmiottare il tuo interlocutore, ma di entrare


nella sua fisiologia al solo scopo di comprendere l’esperienza che sta vivendo.
Avrai sentito dire spesso che la mente influisce sul corpo. In realtà la strada che
collega la mente al corpo non è a senso unico, bensì a doppio senso, quindi la
postura che abbiamo, il modo in cui respiriamo influenzano il modo in cui
percepiamo il mondo esterno e le sensazioni che proviamo. Grazie a questo tipo
di Rapport entrerai nella stessa conformazione fisica di chi hai di fronte e questo
ti permetterà di connetterti alla sua stessa lunghezza d’onda, di sperimentare
sensazioni molto simili a quelle che sta sperimentando lui.

SEGRETO n. 7: per avere un buon Rapport non verbale, ricalca il suo


linguaggio non verbale, il respiro e il ritmo a cui si muove.

A volte mi capita di avere a che fare con degli allievi restii a utilizzare questa
strategia perché temono che il soggetto che hanno di fronte possa accorgersene.
Non esiste un rischio di questo tipo! Se lo fai al solo scopo di entrare in
risonanza con la persona che hai di fronte, non verrà minimamente percepito,
perché tutto ciò su cui si concentrerà la persona che hai di fronte sarà il modo in
cui si sente a suo agio quando è con te.

Come avere un buon Rapport verbale


Nel Rapport verbale ciò che andiamo a ricalcare è il modo di parlare del
soggetto. Il modo in cui le persone si esprimono ci dice parecchio su come
organizzano i loro pensieri e su quale dei cinque sensi sia più importante nel loro
modo di rappresentare il mondo. Ad esempio, tre persone diverse, per descrivere
qualcuno, possono utilizzare queste tre frasi:

• «È una bella ragazza, alta, con i capelli castani lunghi fino a metà schiena e un
sorriso veramente brillante».

• «È una ragazza armoniosa, il suono della sua voce è davvero molto piacevole e
anche nel modo di muoversi sembra avere un suo ritmo ben preciso».

• «È una ragazza interessante, particolarmente allegra, di quelle che ti fanno stare


bene quando sei con loro».

Forse qualcuno potrebbe pensare che stanno parlando di tre persone diverse, ma
la realtà è che ognuno dei tre è abituato a notare dei particolari piuttosto che altri.
Ad esempio, il primo privilegia il senso della vista: infatti usa parole che
descrivono la ragazza dal punto di vista fisico, ovvero ciò che è immediatamente
osservabile. Il secondo, invece, è più concentrato sul senso dell’udito: fa
attenzione al suono della voce, nota nelle movenze un ritmo ben preciso e, anche
quando la descrive fisicamente, usa un’espressione che rimanda al mondo della
musica («È una ragazza armoniosa»). Il terzo, infine, è focalizzato sulle
sensazioni.

Pertanto, a seconda del canale preferenziale con quale rappresentano il mondo


che li circonda, possiamo distinguere tre tipologie di soggetti: visivi, auditivi e
cinestesici. Ovviamente questa distinzione è una semplificazione, non esistono
persone che usano solo termini visivi o auditivi o cinestesici. Di solito ognuno di
noi li utilizza tutti, ma tra questi c’è un canale preferenziale, ovvero un canale
che viene utilizzato molto più degli altri. Puoi riconoscerli non solo per il tipo di
parole che usano, ma anche per il loro modo di parlare.

In genere i visivi parlano velocemente e hanno un tono piuttosto forte,


gesticolano con movimenti molto netti, più o meno all’altezza del petto o al di
sopra. Gli auditivi hanno un tono un po’ più lento e più calmo, gesticolano con
movimenti al di sotto del petto che vanno a ritmo con le parole. Infine, i
cinestesici hanno un tono molto lento, spesso prendono delle pause o prolungano
delle parole (essendo focalizzati sulle sensazioni, ci impiegano un po’ di tempo a
convertirle in linguaggio) e anche i loro gesti sono lenti e avvengono all’altezza
della pancia.

Un’ultima nota sui cinestesici: nell’esempio che ho fatto sopra, il cenestesico è


concentrato solo sulle sensazioni che prova a livello emotivo, in realtà è
focalizzato anche su quelle che prova a livello fisico. Ad esempio, nel descrivere
un tavolo potrebbe dire che ha una superficie ruvida, o nel parlare di un
pavimento appena lavato potrebbe notare immediatamente che la superficie è
così liscia che quasi si scivola.

SEGRETO n. 8: riconosci se il soggetto che hai di fronte è visivo, auditivo o


cinestesico e, quando gli parli, utilizza parole che prediligono il suo canale
preferenziale.

Come sviluppare la tua abilità nel creare Rapport

Quelli che ti propongo adesso sono tre esercizi che ti aiuteranno a far diventare il
Rapport qualcosa di naturale, che riesci a fare senza pensare. Quando il primo ti
riuscirà bene, passa al secondo. In questo modo ti addestrerai a sviluppare
sempre più la tua maestria. Come ho detto all’inizio, l’ipnosi ha un’enorme
componente “manuale”, e il miglior modo per svilupparla è esercitarsi.

Esercizio 1

Nota il modo in cui le persone si muovono e ricalcale. Non importa che siano
persone con cui ti stai relazionando. Può essere anche uno sconosciuto seduto di
fronte a te sul treno, oppure una persona in coda con te alle Poste. Impara a
ricalcarne la postura, i movimenti e il respiro. Nel caso in cui stiate conversando,
aggiungi anche il tono di voce.

Per capire se hai fatto bene l’esercizio, una volta che senti di essere in Rapport,
fai un movimento a tua scelta e nota se la persona che hai davanti ti segue.
Quando questo accade vuol dire che hai ricalcato così bene, che ora stai
iniziando a guidare. Ovvero: chi hai di fronte è diventato un soggetto ideale per
essere ipnotizzato.
Esercizio 2

Nota il modo in cui le persone parlano e riconosci se il loro canale preferenziale


è visivo, auditivo o cinestesico. A questo punto ricalcalo, ovvero parla
utilizzando parole che appartengono proprio al suo canale sensoriale. Per darti
una mano a fare questo ti segnalo qui alcuni esempi di parole visive, auditive e
cinestesiche:

• visive: vedere, immaginare, chiarezza, limpido, cristallino, oscuro, opaco, luci,


colore, prospettiva.

• auditive: sentire, ascoltare, armonia, risonanza, melodioso, sintonizzare, parole.

• cinestesiche: provare, profondo, emozione, toccare, concreto, approfondire,


sperimentare.

Esercizio 3

Adesso unisci entrambe le cose, crea Rapport usando sia il linguaggio non
verbale, sia quello verbale. Anche in questo caso, controlla la riuscita
dell’esercizio guidando i soggetti con cui lo fai, cioè cambiando posizione e
notando se ti seguono.

Come fare un buon Pre-talk

Con il termine Pre-talk si intende la chiacchierata che si fa con il soggetto prima


di ipnotizzarlo, che ha lo scopo di fargli comprendere come funziona l’ipnosi e
spiegargli cosa deve fare da parte sua per accedere a un buono stato di trance.
L’idea che devi trasferire con questo discorso è che chi hai davanti può sentirsi
sicuro e a suo agio, perché tutto ciò che andrete a fare durante la trance è
qualcosa che vuole. Ti faccio subito un esempio.

Sei pronto a essere ipnotizzato?

(Aspetta la risposta positiva)

Sei pronto a provare sensazioni rilassanti e piacevoli?

(Aspetta la risposta positiva)


Sai, devi sapere che in realtà tutto nell’ipnosi altro non è che auto-ipnosi. Mi
spiego meglio. Io posso suggerirti di provare un’emozione o una sensazione, ma
sei tu a provare quell’emozione o quella sensazione. Allo stesso modo posso
chiederti di ricordare qualcosa, ma sei sempre tu che vai a ricordare un momento
oppure un altro. Per farla breve, sei tu ad avere il controllo. Io non sono altro che
uno strumento che ti consente di ottenere i benefici che desideri. Uno strumento
che tu stesso hai deciso di usare. Altrimenti non staresti qui, giusto?

(Aspetta la risposta positiva)

Quindi ciò che devi fare è semplicemente seguire le mie istruzioni, che sono
istruzioni molto semplici, e nessun potere sulla Terra potrà impedirti di
sperimentare le sensazioni piacevoli che vuoi provare. In fondo queste
sensazioni sono alla base dell’esperienza che farai, un’esperienza che ti aiuterà
ad avere tutti i benefici che desideri. Come ti ho detto, è semplice, devi solo
lasciarti andare. Alcune persone sprecano il loro tempo a resistere e, se vuoi, lo
puoi fare anche tu. Ma non credo che è per questo che sei qui. Se sei qui è per
cominciare una nuova esperienza di apprendimento che ti aiuterà a poco a poco a
stare sempre meglio. Ho ragione?

Le idee che devi trasferire con il Pre-talk sono:

• il soggetto è al sicuro con te e ti prenderai cura di lui, non facendogli fare nulla
che non vuole;

• il soggetto ha il pieno controllo;

• tutto quello che deve fare è rilassarsi e seguire la tua voce;

• sta per provare solo sensazioni piacevoli;

• creare resistenza è da stupidi e fa perdere tempo a entrambi;

• vivrà un’esperienza nuova che in nessun altro modo può sperimentare.

In questo mondo chi hai davanti avrà un’enorme aspettativa sugli esiti del
processo ipnotico, che peraltro risulta fondamentale per la sua riuscita. Ho notato
che nei corsi sia il Rapport sia il Pre-talk vengono saltati da parecchi ipnotisti,
con ovvie ripercussioni sull’efficacia delle induzioni dei loro allievi. Certo, se sei
un ipnotista esperto, che ha ipnotizzato più di mille persone, ci sono buone
possibilità che emani una sicurezza così forte, che il semplice contare all’indietro
e dire “Dormi!” sarà una suggestione sufficiente a far entrare in trance il
soggetto. Ma, se stai leggendo questo manuale, posso essere quasi certo che non
sei a questo livello.

SEGRETO n. 9: fai sempre Pre-talk; grazie a esso spieghi al soggetto come


seguirti, lo rassicuri, indebolisci le sue resistenze e crei un lui una forte
aspettativa riguardo ciò che accadrà.

Sia il Rapport che il Pre-talk sono momenti fondamentali quando vuoi


ipnotizzare qualcuno. Spesso, infatti, l’ipnosi fa paura. La persona che ci
troviamo davanti non sa bene cosa accadrà: attraverso questi due strumenti
rassicuriamo il soggetto che abbiamo di fronte, ci facciamo riconoscere come
persone degne di fiducia, lo alleggeriamo dalle sue preoccupazioni.

Sicuramente è possibile indurre la trance evitando questi due passaggi, ma è un


po’ come crearsi da soli una serie di difficoltà in più che si possono
tranquillamente evitare, semplicemente prendendosi cura della persona che si ha
davanti. Ricorda sempre che il soggetto che vai a ipnotizzare è sacro: lui si affida
a te e tu devi assicurarti che ogni esperienza che vive mentre è in trance sia la
migliore possibile.

Qual è il tono di voce dell’ipnotista

Per molti anni si è creduto che il tono di voce da utilizzare durante una sessione
di ipnosi dovesse essere grave e profondo, perché così era il tono di voce di
Milton Erickson e molti lo imitavano in tutto e per tutto per avere i suoi stessi
risultati. In realtà, se proprio bisogna descrivere il tono di voce dell’ipnotista
possiamo definirlo come calmo, sicuro e denso.

Se non ci sono grossi problemi con i primi due aggettivi, il terzo può creare
qualche difficoltà. Che significa denso? Per denso intendo che, attraverso il suo
tono di voce, l’ipnotista deve far sentire al soggetto che è presente, che ogni sua
parola ha un valore estremamente profondo. A questo punto la domanda può
essere: com’è un tono di voce denso? Te lo farò capire con l’ esercizio seguente.

Esercizio 4

Prendi un registratore e registrati mentre pronunci una frase a tua scelta. Poi
registrati ancora mentre ripeti la stessa frase, ma portando l’attenzione su ogni
singola parola, come se fossi tu a doverla ascoltare. Una volta fatto questo,
riascoltati: ti assicuro che ti sorprenderai della differenza tra i due toni di voce.
Avrai un tono ancora diverso se, oltre a portare attenzione su ogni singola parola,
sei consapevole del tuo corpo. Ad esempio, mentre parli, puoi concentrarti anche
sulla tua mano destra e sul piede sinistro.

Riascoltandoti noterai che il tuo tono di voce ha uno spessore completamente


nuovo. Esercitati a parlare in questo modo: porta l’attenzione su ogni singola
parola come se tu per primo dovessi ascoltare, e sii consapevole del tuo corpo.

SEGRETO n. 10: il tono di voce dell’ipnotista deve essere denso, in modo


tale da trasmettere sicurezza e presenza.

Nel praticare questo esercizio ti sorprenderai nel vedere non solo come il tuo
tono di voce si fa sempre più denso, ma anche come diventa sempre più calmo e
sicuro, esprimendo un carisma che lì per lì sembrerà non appartenerti, ma che in
realtà è sempre stato dentro di te; dovevi solo capire come farlo uscire fuori.

Come avere un buon linguaggio non verbale

Poiché la stragrande maggioranza della nostra comunicazione è non verbale,


dobbiamo occuparci di ciò che il tuo corpo comunica al soggetto che hai davanti.
Se hai eseguito il Rapport allora siamo già a buon punto: hai comunicato
empatia, fiducia, vicinanza. Adesso ciò che devi fare è comunicare sicurezza. Fai
bene attenzione, ciò che fai attraverso l’ipnosi è creare una nuova realtà per il
soggetto che hai di fronte e, se risulti poco sicuro, sarà molto difficile che il
soggetto ci creda. Ma come esprimere sicurezza attraverso il linguaggio non
verbale?

Come prima cosa, riduci i tuoi movimenti al minimo indispensabile. Cerca di


sentirti comodo e tranquillo, gesticola lentamente, con movimenti armoniosi e
senza alcuno scatto improvviso. Ti renderai conto che, parlando con i criteri
dell’esercizio precedente, tutto questo ti sarà più facile.

Potrei assegnarti un esercizio in cui ti dico di dedicare un po’ del tuo tempo a
essere consapevole del tuo corpo. Ma la consapevolezza è parte integrante
dell’esercizio precedente, per questo limitati a notare, quando lo pratichi, il
modo in cui cambia il tuo linguaggio del corpo e cerca di restare in quello stato il
maggior tempo possibile, in modo che finisca per diventare il tuo naturale modo
di essere.
Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un’accortezza che non è essenziale
ai fini del processo ipnotico, ma è fondamentale per ridurre al minimo le
difficoltà e qualsiasi resistenza.

SEGRETO n. 11: il linguaggio del corpo dell’ipnotista deve essere calmo e


sicuro, perciò riduci i tuoi movimenti al minimo indispensabile.

Un altro elemento del linguaggio non verbale da prendere in considerazione è lo


sguardo. Esiste una particolare forma di ipnosi, la fascinazione, che usa
prevalentemente gli occhi come strumento di induzione della trance. In questo
corso non la prenderemo in considerazione, ma la cito al solo scopo di farti
comprendere l’importanza dello sguardo.

Nel linguaggio comune si dice: «Gli occhi sono lo specchio dell’anima», «Il tuo
sguardo mi ha raggelato», «Il modo in cui mi guardi mi fa sentire compreso»
ecc. Insomma, lasciamo ai nostri occhi il compito non solo di comunicare, ma
anche di dire che tipo di persona siamo. Ciò che dobbiamo fare, allora, è usarli
per dire al soggetto che abbiamo di fronte che siamo degli ottimi ipnotisti e che
lo condurremo a vivere la migliore esperienza possibile. Anche questa volta, per
insegnarti a utilizzare il tuo sguardo al meglio, ti propongo un esercizio.

Esercizio 5

Mettiti a circa un metro di distanza da uno specchio e fissa il tuo riflesso alla
radice del naso, lì dove secondo alcune tradizioni si trova il terzo occhio, e
mantieni fisso lo sguardo il maggior tempo possibile. Molto probabilmente, dopo
un paio di minuti comincerai a lacrimare; non ti preoccupare, resisti più che puoi
e, quando non ce la fai più, chiudi gli occhi. Attenzione: la reazione che
normalmente si ha una volta chiusi gli occhi è di strofinarseli; non farlo, questo
li irrita soltanto e ti procura un leggero bruciore (niente di grave, ma fastidioso).
Limitati a portare il palmi delle mani sulle palpebre chiuse, massaggiandole
delicatamente.

L’ideale è fare in modo che tu riesca a mantenere aperti gli occhi per quindici
minuti. Fai attenzione anche a restare presente mentre fai questo esercizio. Di
sicuro ti capiterà di sperimentare una sensazione di trance mentre fissi il tuo
riflesso. Ti tranquillizzo subito: non resterai immobile a fissarti mentre sei
completamente autoipnotizzato. Ma ci sono buone probabilità che, a un certo
punto, la tua mente cominci a vagare. Quando succede, torna immediatamente al
qui e ora. Non devi solo imparare a tenere lo sguardo aperto il maggior tempo
possibile, ma anche a essere completamente vigile e presente.

Di certo non ci riuscirai al primo tentativo, e nemmeno al secondo. Tutti gli


esercizi presentati in questo libro si basano sulla costanza, sull’esercitarsi giorno
dopo giorno ottenendo i risultati solo dopo aver raggiunto una certa pratica.

Anche in questo caso torniamo alla metafora del pittore: la prima volta che ha
preso una matita in mano e ha provato a fare un ritratto non gli è riuscito
benissimo. Per diventare bravo ha dovuto esercitarsi giorno dopo giorno. Questi
esercizi vanno utilizzati allo stesso modo, sino a quando non ti renderai conto di
aver sviluppato delle abilità che prima non avevi. Ci sono buone possibilità che a
un certo punto le persone vadano in trance anche mentre parli con loro del più e
del meno.

Tornando all’esercizio di sopra, sbattere in continuazione le palpebre è sintomo


di insicurezza. E, anche se questo non viene percepito dalla mente conscia,
l’inconscio lo registra. Quindi, se vogliamo comunicare la più totale sicurezza, è
opportuno anche curare la sicurezza del nostro sguardo. Come ho già accennato,
tutto questo ti sarà utile non solo nell’ipnosi ma anche nella vita di tutti i giorni.

SEGRETO n. 12: anche lo sguardo dell’ipnotista deve comunicare


sicurezza: per fare questo impara a sbattere le palpebre il meno possibile.

RIEPILOGO DEL CAPITOLO 2:

• SEGRETO n. 6: appena sei di fronte al soggetto che vuoi ipnotizzare entra in


sintonia con lui, crea empatia.

• SEGRETO n. 7: per avere un buon Rapport non verbale, ricalca il suo


linguaggio non verbale, il respiro e il ritmo a cui si muove.

• SEGRETO n. 8: riconosci se il soggetto che hai di fronte è visivo, auditivo o


cinestesico e, quando gli parli, utilizza parole che prediligono il suo canale
preferenziale.

• SEGRETO n. 9: fai sempre Pre-talk; grazie a esso spieghi al soggetto come


seguirti, lo rassicuri, indebolisci le sue resistenze e crei un lui una forte
aspettativa riguardo ciò che accadrà.

• SEGRETO n. 10: il tono di voce dell’ipnotista deve essere denso, in modo tale
da trasmettere sicurezza e presenza.

• SEGRETO n. 11: il linguaggio del corpo dell’ipnotista deve essere calmo e


sicuro, perciò riduci i tuoi movimenti al minimo indispensabile.

• SEGRETO n. 12: anche lo sguardo dell’ipnotista deve comunicare sicurezza:


per fare questo impara a sbattere le palpebre il meno possibile.
CAPITOLO 3: Come eseguire l’induzione
Ericksoniana

Come eseguire il “ricalco e guida” verbale

Ho già accennato a Milton Erickson, e la prima delle induzioni che vedremo è


quella che utilizzava più spesso (nell’ ne troverai una che potrai utilizzare per
cominciare subito a sperimentarla). In questo capitolo vedremo come funziona,
perché tu possa al più presto imparare a utilizzarla nel miglior modo possibile.
Se ti è chiaro come funziona il ricalco e guida, allora capirai immediatamente
questo tipo di induzione, perché si basa sullo stesso e identico meccanismo,
semplicemente a livello verbale. Ma andiamo per gradi.

Erickson, dopo aver messo a proprio agio i suoi pazienti, mentre continuava a
ricalcarli a livello non verbale, cominciava a descrivere esattamente l’esperienza
che stavano vivendo. Così, avendo di fronte a sé un cliente seduto sulla poltrona,
diceva: Mentre sei qui, seduto di fronte a me, con la schiena ben poggiata allo
schienale e ascolti la mia voce e mi guardi, cominci a rilassarti.

La frase non ha nulla di strano, eppure analizzandola notiamo che è composta da


cinque preposizioni che descrivono esattamente il paziente, mentre l’ultima è un
comando (cominci a rilassarti). Quando Erickson diceva una cosa del genere, il
cliente cominciava davvero a rilassarsi. A quel punto poteva continuare dicendo:

E mentre ti rilassi, puoi continuare a osservarmi, a notare la mia bocca che si


muove, mentre le tue mani sono poggiate sulle ginocchia, e ti senti sempre più
rilassato e inizi ad aver voglia di chiudere gli occhi.

Di solito il cliente chiudeva gli occhi. Prima di passare avanti, però, analizziamo
di nuovo ciò che dice. La prima proposizione (e mentre ti rilassi) prende atto del
cambiamento avvenuto nel paziente, con un’affermazione che descrive il suo
nuovo stato, le altre tre proposizioni continuano la descrizione, mentre le ultime
due (ti senti sempre più rilassato, e inizi ad aver voglia di chiudere gli occhi)
sono dei comandi. Ma continuiamo. E con i tuoi occhi chiusi, puoi continuare ad
ascoltarmi, ad affondare ancora di più nella poltrona, e avere un rilassamento
sempre più profondo, sentirti come all’interno di una nuvola di tranquillità,
mentre ogni mia parola contribuisce a farti scendere sempre di più.

Di nuovo tre proposizioni vere. La terza (ad affondare ancora di più nella tua
poltrona) ovviamente presuppone che Erickson abbia notato il corpo del cliente
mettersi ancora più comodo nella poltrona. Subito dopo, seguono tre ordini.

E mentre il tuo respiro si fa sempre più lento e profondo, e il battito del cuore
rallenta, puoi fare in modo di scendere ancora più giù, e con ogni respiro sempre
più profondamente, cancellando per un po’ ogni tensione, lasciando che ogni
pensiero possa scorrere via.

Adesso ci sono solo due affermazioni descrittive (che presuppongono il


cambiamento di stato che Erickson ha immediatamente notato) e ben quattro
ordini.

Ti rendi conto che ti senti bene, e puoi stare sempre meglio, allontanando ogni
pensiero, dimenticando ogni preoccupazione, e andare giù, giù...

Anche in questo caso, quando Erickson dice e ti rendi conto che ti senti bene, per
quanto questo sia uno stato che Erickson non può osservare direttamente, lo dà
per scontato perché una persona, nel momento in cui si rilassa, comincia a
sentirsi molto bene. Quindi è una descrizione, seguita, infine, da ben cinque
ordini. In breve, questa è l’essenza del ricalco e guida: alternare descrizioni dello
stato in cui è il paziente a degli ordini che lo guidano nello stato che l’ipnotista
sta costruendo per lui.

Te la faccio rileggere, segnandoti in corsivo tutti i comandi. Mentre sei qui,


seduto di fronte a me, con la schiena ben poggiata allo schienale e ascolti la mia
voce e mi guardi, cominci a rilassarti... e mentre ti rilassi, puoi continuare a
osservarmi, a notare la mia bocca che si muove, mentre le tue mani sono
poggiate sulle ginocchia, e ti senti sempre più rilassato e inizi ad aver voglia di
chiudere gli occhi... e con i tuoi occhi chiusi, puoi continuare ad ascoltarmi, ad
affondare ancora di più nella poltrona, e avere un rilassamento sempre più
profondo, sentirti come all’interno di una nuvola di tranquillità, mentre ogni mia
parola contribuisce a farti scendere sempre di più giù... e mentre il tuo respiro si
fa sempre più lento e profondo, e il battito del cuore rallenta, puoi fare in modo
di scendere ancora più giù, e con ogni respiro sempre più profondamente,
cancellando per un po’ ogni tensione, lasciando che ogni pensiero possa scorrere
via. Ti rendi conto che ti senti bene, e puoi stare sempre meglio, allontanando
ogni pensiero, dimenticando ogni preoccupazione, e andare giù, giù...

Come puoi notare, l’induzione segue uno schema molto preciso: cinque
descrizioni e un ordine, quattro descrizioni e due ordini, tre descrizioni e tre
ordini... e così via.

Quando nei corsi spiego questo approccio, i miei allievi mi guardano sempre
sorpresi: in effetti sembra davvero strano che uno schema così semplice possa
indurre la trance. In realtà, però, ciò che accade al paziente mentre ascolta queste
parole è abbastanza interessante.

Man mano che ascolta le affermazioni che può immediatamente verificare e le


riconosce come vere (il nome tecnico è, per l’appunto, truismi, da true che vuol
dire vero in inglese), accetta l’idea che il suo interlocutore sta dicendo cose vere;
questo allontana un po’ il suo fattore critico, quello che sta sempre a controllare e
analizzare gli input dal mondo esterno, così quando arriva l’ordine lo accetta
tranquillamente, senza verificarlo.

SEGRETO n. 13: il ricalco e guida verbale si esegue alternando cinque


descrizioni e un ordine, quattro descrizioni e due ordini, tre descrizioni e tre
ordini... e così via.

L’alternarsi di truismi (sempre in quantità minori) e di ordini (sempre in quantità


maggiori) fa sì che il soggetto accetti la realtà che gli sta descrivendo l’ipnotista
e, mano a mano che la accetta, quella per lui diventa vera. Ti consiglio di provare
questa tecnica con qualcuno. Magari non dirgli che è una tecnica di ipnosi,
limitati a proporglielo come un “esercizio di rilassamento”. Ti sorprenderai degli
effetti che otterrai.

Come incorporare

Come hai potuto osservare, l’induzione di Erickson non sembra affatto


un’induzione, gli ordini si mischiano così bene a ciò che il soggetto sta
sperimentando, che neppure riesce a distinguere i truismi dai comandi. Ma
questo non importa, perché è l’inconscio che deve ascoltarli. Ovviamente per
fare in modo che questo sia possibile, bisogna essere bravi a descrivere
l’esperienza del soggetto. Il modo migliore è incorporare tutti i fenomeni che si
verificano durante l’induzione.

Ad esempio, il soggetto si muove sulla sedia per cambiare posizione e


deglutisce. In questo caso si può dire: «E mentre cambi posizioni e deglutisci...».
Si possono incorporare anche fenomeni che non riguardano il soggetto, ma
l’ambiente circostante. Ad esempio, è possibile che mentre stai sperimentando la
tua induzione squilli un telefono, oppure da fuori entrino le voci dei passanti, o il
suono di una sirena. In questo caso puoi dire: «E ascolti il suono di un telefono /
le voci dei passanti / di una sirena e puoi tranquillamente lasciare che questo ti
aiuti a rilassarti».

L’incorporazione con i fenomeni che vengono dall’esterno è fondamentale,


perché possono essere davvero fastidiosi e interrompere l’intero processo, ma
incorporandoli riuscirai a fare in modo che ti aiutino ad approfondire
l’induzione. Spesso la buona riuscita di questa induzione si basa proprio
sull’abilità di incorporare tutto ciò che è presente ai vari comandi, in modo da
legare l’induzione al maggior numero possibile di elementi immediatamente
verificabili. In più, una volta incorporato un fenomeno, come ad esempio i suoni
che vengono dall’esterno, si può essere sicuri che nel momento in cui si
dovessero ripresentare, non andranno a disturbare l’induzione, proprio perché
ormai fanno parte dell’induzione stessa.

SEGRETO n. 14: ricorda di incorporare qualsiasi fenomeno che si verifica


durante l’induzione; incorporando quelli esterni fai in modo che non
disturbino il processo ipnotico.

Come descrivere lo stato interno del soggetto

Abbiamo visto nell’induzione di sopra che in un paio di occasioni vengono


descritti dei frammenti dell’esperienza interna del soggetto, della sua esperienza
soggettiva, ovvero quella che non possiamo direttamente osservare. Questo
dovrebbe essere sbagliato. Erickson direbbe: «Come fai a sapere che il suo
battito cardiaco ha rallentato?»

E avrebbe ragione, come fai a saperlo? Ma quando una persona si rilassa e


comincia a respirare in modo sempre più profondo, succede che il suo battito
rallenta: il corpo umano funziona così. Allo stesso modo, vedere muovere
freneticamente un dito o un piede è segno di nervosismo. Oppure, vedere il
soggetto sospirare è segno che si è alleggerito di una tensione. Ovviamente
questi comportamenti sono molto comuni, mano a mano che svilupperai il tuo
senso di osservazione potrai renderti conto che una persona quando è dubbiosa
alza il sopracciglio, e magari lo solleva durante l’induzione. A quel punto puoi
incorporare dicendo: «E mentre ti sorge un dubbio...»

Questi truismi risultano molto più forti di quelli che descrivono lo stato esterno,
per tre ragioni:

1. portano il soggetto a concentrarsi sempre più al suo interno e quindi a


scendere sempre più giù dentro sé stesso;

2. generano il fenomeno noto come lettura del pensiero, ovvero il soggetto ha


l’impressione che l’ipnotista sia in grado di leggergli nella mente, quando in
realtà tutto ciò che legge sono i cambiamenti nel suo linguaggio del corpo;

3. nel momento in cui il soggetto ha un cambiamento di stato non


necessariamente lo razionalizza; in altre parole, nel momento in cui si rilassa è
difficile che pensi che si sta rilassando, perciò, quando glielo si fa notare,
l’effetto che sperimenta è estremamente suggestivo.

SEGRETO n. 15: inserire nell’induzione elementi che descrivono lo stato


interno del soggetto rende più profonda la trance.

Un altro modo per descrivere lo stato non direttamente osservabile è questo: puoi
concentrarti sulle mani e cominciare a notare che una potrebbe essere più
pesante dell’altra.

Prova a concentrarti sulle tue mani e nota quale è più pesante... Ti dirò la verità,
non so se le tue mani abbiano pesi diversi, ma il semplice focalizzare
l’attenzione su questo fa in modo che tu ne percepisca la differenza. Si tratta di
un fenomeno abbastanza curioso, che sono sicuro ti sorprenderebbe se lo
provassi mentre sei completamente conscio... figuriamoci se già stai
cominciando ad andare giù.

Mentre porti l’attenzione sui tuoi vestiti, notando il modo in cui aderiscono al
tuo corpo, la sensazione che provocano sulla tua pelle e a cui non hai fatto caso
finché non te l’ho detto io...

Anche in questo caso è molto probabile che il soggetto non presti attenzione alla
sensazione dei vestiti e pertanto il semplice nominarla lo fa focalizzare proprio
su quella sensazione, mentre dire “a cui non hai fatto caso finché non te l’ho
detto io” rende il tutto decisamente più suggestivo, poiché indica che sei tu a
guidare la sua attenzione e le sue sensazioni.
Come creare una forte suggestione nel soggetto

Un piccolo schema che uso spesso è quello degli occhi bloccati. Per capirlo devi
seguirmi e provare immediatamente ciò che ti propongo. Chiudi gli occhi,
immagina di fissare un punto luminoso al centro della tua fronte e poi,
continuando a osservare quel punto, prova ad aprirli. Noterai che non ci riesci. Il
motivo è molto semplice: quando gli occhi, da sotto le palpebre, osservano un
punto luminoso sopra la fronte sono nella stessa posizione che hanno quando
sono aperti, e quindi diventa impossibile poter sollevare le palpebre. Ovviamente
siamo in pochi a conoscere questo piccolo segreto che possiamo utilizzare per
creare una potente serie di truismi da legare a degli ordini.

Ora, continuando a tenere gli occhi chiusi, immagina un punto al centro della tua
fronte, colorato e luminoso, fissalo intensamente, continua a fissarlo, mentre noti
il cuore che batte e il respiro che entra ed esce dai tuoi polmoni... continuando a
fissare quel punto, renditi conto che i tuoi occhi sono bloccati; puoi provare ad
alzare le palpebre, ma non ci riesci.

Appena vedi che prova senza riuscirci, fallo smettere subito: Puoi smettere di
provare. In certi casi questo effetto risulta così sorprendente che la persona
cambia immediatamente posizione degli occhi e quindi, al secondo tentativo,
potrebbe alzare le palpebre.

SEGRETO n. 16: far chiudere gli occhi al soggetto e dirgli di osservare un


punto al centro della fronte gli renderà impossibile aprire gli occhi.

Esegui questa suggestione solo dopo aver eseguito un ciclo di ricalco e guida.
Infatti ha lo scopo di rendere più consistente la realtà che stai creando per il
soggetto. Subito dopo averla eseguita, dai degli ordini semplici che lo fanno
sprofondare ancora di più: E adesso puoi scendere ancora più profondamente,
con ogni respiro sempre più giù, più giù di quanto tu possa immaginare.

I test ipnotici

Per capire se la persona stia effettivamente andando in trance, puoi utilizzare una
serie di test ipnotici che ti faranno capire a che punto sei nell’induzione. Il più
famoso è quello del braccio leggero.

Puoi renderti conto che il tuo braccio, ora che è completamente rilassato, si fa
sempre più leggero, a poco a poco sempre più leggero. Così leggero che
comincia a sollevarsi, come se fosse legato a tanti palloncini colorati che lo
sollevano verso il cielo.

Se noti che il braccio comincia a muoversi, puoi continuare su questo schema,


ricalcando i piccoli movimenti che sta facendo e collegandoli ad altri ordini. Ad
esempio:

E mentre il tuo dito si solleva, prima l’indice... poi il medio... ora il pollice, ti
rendi conto che senti il tuo braccio che va sempre più su, tirato a poco a poco
sempre più verso l’alto.

Se invece il braccio resta immobile, incorpora l’accaduto dicendo: Oppure puoi


lasciare che il tuo braccio resti lì, fermo e immobile. Qualunque cosa decida il
tuo inconscio è quella giusta. In questo modo continui a ricalcarlo e inserisci
l’idea che il suo inconscio stia emergendo. Non importa se questo sia vero
oppure no, semplicemente inserire l’idea in questo contesto ben preciso la rende
reale. Nel caso in cui il test non riesca, ripeti di nuovo lo schema del ricalco e
guida.

SEGRETO n. 17: esegui i test ipnotici per capire se il soggetto è in trance e,


se danno esito negativo, incorpora il risultato nell’induzione.

Quando guidi, dai sempre degli ordini comprensibili – usando un linguaggio


semplice, come se parlassi con un bambino – che il soggetto può
immediatamente sperimentare (come lo stare bene, il rilassarsi, l’andare sempre
più giù). Man mano che ti rendi conto di essere seguito, puoi sperimentare
qualcosa di leggermente più complesso. Ad esempio: Puoi ricordare la
sensazione di un momento felice e renderti conto che fare questo ti fa
sorridere”.

Questo può anche essere un test per vedere a che punto è la tua induzione: se il
soggetto sorride, vuol dire che ti sta seguendo e quindi puoi passare a dare le tue
suggestioni, oppure fare altri test leggermente più complessi, come quello delle
palpebre pesanti:

Ti rendi conto che le tue palpebre sono pesanti, così pesanti da essere incollate,
sigillate al punto tale che, anche se provi ad aprirli, gli occhi resteranno chiusi.

In questo caso non gli fai fissare il centro della fronte, ma ti limiti a dargli la
suggestione, così puoi renderti conto se ti sta seguendo o no. Se noti che cerca di
alzare le palpebre e non ci riesce, allora sei sulla strada giusta. Altrimenti, di’
immediatamente:

Ma il tuo inconscio può decidere di farteli aprire, per dimostrarti che anche se
hai gli occhi aperti puoi mantenere lo stesso stato di rilassamento... ora chiudi di
nuovo gli occhi e...

Poiché i test ti dicono a che punto sei dell’induzione, se danno esito negativo
esegui un altro ciclo di ricalco e guida.

Come sviluppare la capacità di dire truismi

I primi tempi, quando sperimenterai queste tecniche, userai gli script che ti ho
fornito. Più avanti, però, è meglio che sviluppi un tuo modo personale per dare
l’induzione. Questo perché, quanto più il linguaggio che usi è il tuo, più sarà
percepito come naturale da chi ti ascolta. In più, quanto più l’induzione ricalca il
soggetto, più diventa profonda e meglio porta il soggetto in trance.

Per aiutarti a sviluppare la tua induzione ericksoniana, voglio proporti tre


esercizi per aumentare la tua capacità di creare truismi. Anche in questo caso,
prendili come tre step da fare in sequenza, come se fossero tre pezzi diversi di
mattonicini del Lego da mettere uno sopra l’altro. Una volta che senti che il
primo ti riesce facile passa al secondo; quando lo è anche il secondo, passa al
terzo.

Esercizio 6

Decidi di dedicare mezz’ora al giorno nella descrizione mentale di ciò che fanno
le persone che incontri per strada, in metropolitana o in ufficio. Impara a
coglierne i piccoli movimenti, le espressioni del viso.

Esercizio 7

Dedica mezz’ora al giorno a notare che tipo di sensazioni stanno provando le


persone con cui hai a che fare, semplicemente osservando il loro corpo, i tic, i
movimenti improvvisi, le espressioni del viso, il modo in cui tengono le spalle (ti
renderai conto che questo ti verrà sempre più facile quanto più sviluppi la tua
capacità di entrare in Rapport). Ovviamente non ti sto dicendo di tirare a
indovinare e, infatti, una volta intuito quale potrebbe essere il loro stato interno,
verifica chiedendo: Ti vedo un po’ [stato interno]... Così puoi renderti conto se
hai visto giusto o se ti ci sei almeno avvicinato.

Esercizio 8

Anche in questo caso, dedica mezz’ora al giorno a utilizzare prima il Rapport e


poi lo schema verbale del ricalco e guida con le persone che hai di fronte.
L’effetto non sarà forte come quello che si ha durante una sessione formale, ma
potrai notare i progressivi miglioramenti nella pratica che portano le persone a
seguirti sempre più facilmente. Faccio un esempio. Supponiamo che sei al
cinema con un amico che è giù di corda; potresti dirgli:

Ora che ci troviamo in questo cinema, io e te, dopo un bel po’ che non ci si
vedeva, e possiamo finalmente trascorrere del tempo a vedere un bel film
rilassante, penso che questa possa essere davvero una bella serata. In fondo cosa
c’è di meglio di due amici che stanno insieme, si siedono l’uno accanto all’altro
e vedono il film del loro regista preferito? Insomma, è la ricetta per la serata
perfetta, quella che cancella ogni preoccupazione. Perché anche quando uno si
sente giù, per il semplice fatto che può distrarsi, riesce ad allontanare i problemi
e rendersi conto che è facile stare bene.

Questi esercizi sono fondamentali. Quando sarai in grado di eseguirli in maniera


sciolta, come se fosse naturale, vorrà dire che hai sviluppato un’ottima tecnica e
che, a questo punto, devi semplicemente affinarla.

SEGRETO n. 18: dalla tua capacità di dire truismi dipende l’esito di una
buona induzione, quanto più è naturale per te crearli più facile sarà portare
in trance il soggetto.

Come usare un linguaggio morbido

Forse hai notato che il linguaggio che viene usato durante l’induzione è poco
diretto. Non si usano mai espressioni come “Rilassati!” oppure “Ti ordino di
sentirti bene”. Piuttosto si fa in modo che il soggetto percepisca il comando
come un consiglio. Ti faccio alcuni esempi di modo che tu possa capire al
meglio.

...e mentre ti rilassi puoi notare...


...scendendo sempre più profondamente, forse cominci a sentirti sempre
meglio...

...non so bene quando ti rilasserai completamente ma puoi lasciarti libero di


sentirti bene già da ora...

L’idea di fondo è che ciò che andiamo a dire è qualcosa che il soggetto sembrava
già avere in mente, lasciandogli l’impressione di percepire il nostro comando
come la verbalizzazione di un suo pensiero che ancora non aveva chiarito. Dare
degli ordini diretti romperebbe l’incantesimo, e proprio per questo motivo devi
usare sempre espressioni come:

... puoi...

...non so se ti stai rilassando adesso o lo farai pian pano...

...potresti decidere di abbandonare ogni pensiero e lasciarti completamente


andare...,

...puoi fare questo adesso oppure tra poco e quando lo farai ti sentirai meglio...

In questo modo farai sentire il soggetto sempre più a suo agio, e sempre più
desideroso di seguirti.

SEGRETO n. 19: usando un linguaggio morbido rendi i tuoi comandi più


facilmente accettabili dal soggetto.

Il doppio legame

Malgrado il nome faccia pensare a qualcosa di complesso, si tratta di uno


schema linguistico molto semplice. Vediamolo subito: ...e più ti senti rilassato e
più abbandoni ogni preoccupazione...

In parole povere, si tratta di legare uno stato a un altro. All’inizio dell’induzione


lo si può usare per collegare un truismo a un comando, ma più approfondiamo e
più possiamo utilizzare questo schema collegando tra loro due stati che non si
sono ancora sviluppati. (In questa ultima frase ho usato un doppio legame, te ne
sei accorto?)

...meno puoi sentire le tensioni e più ti rilassi... e più vai giù, più puoi renderti
conto che ogni timore svanisce e più i timori svaniscono e più vai giù...

SEGRETO n. 20: grazie al doppio legame puoi legare due stati insieme.

Come diventare sempre più abile

Un esercizio che faccio fare nei miei corsi consiste nel far immaginare a un
allievo di essere in un luogo diverso dalla sala in cui siamo (può essere una
spiaggia, un divano di fronte al caminetto, il ponte di una nave ecc.) e mettere di
fronte il compagno a creare un’induzione.

La cosa difficile di questo esercizio è che chi deve dare l’induzione non può
vedere ciò che il soggetto sta immaginando. Quindi, se sta immaginando di
essere su una spiaggia, il compagno non può sapere se è una spiaggia affollata o
deserta, se ha la sabbia o i sassolini. In questo modo deve usare un linguaggio
così generico e vago da riuscire in qualunque caso a ricalcare l’esperienza che
sta vivendo.

Mentre sei sulla spiaggia e puoi vedere il mare, l’incresparsi delle onde, la linea
dell’orizzonte che lo congiunge al cielo e il cielo stesso, ti puoi rendere conto di
sentirti bene. E mentre ti senti bene, puoi far caso alla sensazione dei piedi
mentre sei lì, come il corpo sente l’aria che lo circonda, e sintonizzarti sui suoni
che ti circondano, rendendoti conto che puoi rilassarti sempre di più e stare bene,
sulla spiaggia in cui ti trovi...

Se hai un compagno con cui sperimentare anche tu, allora esegui l’esercizio.
Noterai che non appena pronunci un truismo che non è vero, cioè che non ricalca
l’esperienza che sta vivendo, il soggetto tenderà a uscire un po’ dallo stato in cui
si sta immergendo. Te ne puoi accorgere dalla respirazione o da un movimento
improvviso. È probabile che abbia reazioni come strizzare leggermente l’occhio,
contrarre le labbra, allargare le narici, aumentare leggermente la respirazione.

Se non hai un compagno che ti aiuti in questo esercizio, puoi semplicemente


immaginare di dover creare un’induzione per due persone alle quali hai chiesto
di immaginare di essere in un luogo, immaginato in modo diverso da ognuno di
loro. In questo caso, se immagini i due soggetti ognuno nella propria camera da
letto, devi tenere presente che le loro camere sono completamente diverse e, di
conseguenza, creare un’induzione che tenga conto di questo e che, allo stesso
tempo, riesca a ricalcare l’esperienza di entrambi. Il trucco di una buona
induzione ericksoniana è proprio questo: sviluppare un linguaggio così generico
che ciò che andrai a dire risulterà per forza di cose vero alle orecchie del
soggetto che hai di fronte.

Cosa fare se pronunci un truismo sbagliato

Se hai già messo in pratica l’esercizio precedente, avrai visto che, ogni volta che
pronunci un truismo che non ricalca l’esperienza del soggetto, questi esce un po’
dalla trance. Quando ciò accade, puoi utilizzare espressioni come: Ogni tuo
muscolo è rilassato “ma” potrebbe anche non esserlo... E il tuo battito cardiaco
sta rallentando, “però” può battere ancora un altro può al ritmo che sente
giusto... Ti stai sentendo pigro “o” semplicemente noti che alcune tensioni
stanno sparendo...

Non appena noti un cenno che ti fa capire che quello che hai appena detto non è
un truismo, inserisci immediatamente “o”, “ma”, “però”, e correggi con un
truismo esatto. Poi riprendi il ciclo di ricalco e guida.

SEGRETO n. 21: se pronunci un truismo non vero puoi correggerti


dicendone uno esatto preceduto da “ma”, “però”, “o”.

Come migliorare

Finora ho descritto come creare un’induzione ipnotica seguendo lo schema del


ricalco e guida. Abbiamo visto in che modo essere sensibili ai cambiamenti del
nostro soggetto, come creare delle suggestioni che lo portino sempre più ad
accedere alla trance e, infine, in che modo correggerci in caso di errore.

La forza di questa induzione sta nel fatto di essere non solo semplice, ma il più
elastica possibile rispetto alle esigenze del soggetto che abbiamo di fronte. Può
essere sperimentata in qualsiasi occasione e anzi, una volta sviluppata la tua
abilità, potrai anche provare a eseguirla mentre stai parlando con qualcuno e a
notarne gli effetti anche nel momento in cui il soggetto ha gli occhi aperti ed è
impegnato in una discussione. In questo caso, si parla appunto di ipnosi
conversazionale. I primi tempi devi limitarti a usare gli script, poi puoi allenarti
a improvvisare le tue induzioni personali, sino a sviluppare un buon livello di
competenza e di sicurezza.
Un altro modo per esercitarti consiste nel rileggere, alla luce di ciò che hai
imparato in questo capitolo, l’intero libro. Ti renderai conto che il linguaggio che
ho utilizzato per scriverlo ricalca esattamente quello che il buon Milton Erickson
usava nelle sue induzioni. Perché l’ho fatto?

In primo luogo, perché così puoi rileggerlo alla luce di ciò e avere ulteriori
esempi di questo schema. In secondo luogo, perché in questo modo sono certo
che ciò che stai leggendo si possa imprimere così profondamente nella tua mente
che per te sarà impossibile dimenticarlo. L’ultima frase era un comando vero e
proprio, ci hai fatto caso?

RIEPILOGO DEL CAPITOLO 3:

• SEGRETO n. 13: Il ricalco e guida verbale si esegue alternando cinque


descrizioni e un ordine, quattro descrizioni e due ordini, tre descrizioni e tre
ordini... e così via.

• SEGRETO n. 14: Ricorda di incorporare qualsiasi fenomeno che si verifica


durante l’induzione; incorporando quelli esterni fai in modo che non disturbino il
processo ipnotico.

• SEGRETO n. 15: Inserire nell’induzione elementi che descrivono lo stato


interno del soggetto rende più profonda la trance.

• SEGRETO n. 16: Far chiudere gli occhi al soggetto e dirgli di osservare un


punto al centro della fronte gli renderà impossibile aprire gli occhi.

• SEGRETO n. 17: Esegui i test ipnotici per capire se il soggetto è in trance e, se


danno esito negativo, incorpora il risultato nell’induzione.

• SEGRETO n. 18: Dalla tua capacità di dire truismi dipende l’esito di una
buona induzione, quanto più è naturale per te crearli più facile sarà portare in
trance il soggetto.

• SEGRETO n. 19: Usando un linguaggio morbido rendi i tuoi comandi più


facilmente accettabili dal soggetto.

• SEGRETO n. 20: Grazie al doppio legame puoi legare due stati insieme.
• SEGRETO n. 21: Se pronunci un truismo non vero puoi correggerti dicendone
uno esatto preceduto da “ma”, “però”, “o”.
CAPITOLO 4: Come eseguire l’induzione di
Elman

Chi era Dave Elman

Dave Elman è stato uno dei più importanti ipnotisti del secolo appena trascorso.
Di certo non proveniva da ambiti accademici, per quanto si può dire che fosse un
figlio d’arte, visto che anche suo padre era ipnotista. Ciò che però lo distingue da
molti colleghi passati alla storia è il suo background decisamente profano: era un
ipnotista da palcoscenico e usava la sua maestria più per intrattenere che per fare
terapia.

Gran parte del lavoro rivoluzionario di Dave Elman deriva proprio dall’aver
osservato il padre. Vedendo il suo modo di ipnotizzare, si accorse che chi
praticava l’ipnoterapia in quel periodo incorreva in un enorme errore: impiegava
molto più tempo a mandare un cliente in trance di quanto facesse un comune
ipnotista da palco.

Proprio in seguito a queste osservazioni, mise a punto una forma di induzione


rapida per i terapeuti, grazie alla quale era possibile mandare in trance i pazienti
in soli quattro minuti. È vero, un ipnotista da palco può impiegare anche meno
della metà di questo tempo, ma all’interno di un setting formale non è sempre
opportuno andare di fretta. In più, tieni presente che per quei tempi un’induzione
di quattro minuti era davvero rivoluzionaria, visto che il più delle volte durava
più di un quarto d’ora. Inoltre risultava innovativa non soltanto per la velocità di
esecuzione ma anche per la sua semplicità. Insomma, semplicità e velocità: due
ottime ragioni per inserirla all’interno di questo libro e metterti nella condizione
di ipnotizzare già da adesso.

Come ho accennato, questa tecnica è stata creata per l’ipnoterapia, ma ciò non
toglie che possa andare bene anche per il tipo di ipnosi che ci apprestiamo a
eseguire noi, ovvero l’ipnopedia; non dimenticare che all’epoca ancora non
esistevano figure come quella del counselor o del coach, così come era
impensabile utilizzare l’ipnosi per la preparazione atletica degli sportivi.

Oltre a questa induzione, Elman mise in pratica anche tante altre strategie che
cominciò a insegnare agli ipnotisti. Tra le più note c’è la tecnica per l’anestesia,
che veniva insegnata anche ai dentisti, perché potessero eseguire i loro interventi
senza provocare dolore nei pazienti e senza l’uso di sostanze farmaceutiche. A
un certo punto della sua vita, la sua carriera era divisa: se metà del suo lavoro
consisteva nel tenere spettacoli in giro per il mondo, l’altra metà consisteva
nell’incontrare medici di tutti i tipi per trasferire loro tutto ciò che aveva
imparato nel corso degli anni.

Le sei fasi dell’induzione di Elman

Nei corsi dal vivo, mi piace trattare l’induzione di Elman e quella di Erickson
insieme perché sono l’una l’opposto dell’altra. Se, come abbiamo visto,
l’induzione Ericksoniana è molto colloquiale e si basa sulla capacità
dell’ipnotista di notare ciò che accade nel soggetto, quella di Elman è
esattamente l’opposto: rigida e schematica. La sua semplicità consiste proprio in
questo: una volta appreso il protocollo, tutto ciò che si deve fare è limitarsi a
eseguirlo. Questo protocollo è formato da cinque fasi:

• rilassamento fisico;

• test degli occhi;

• frazionamento;

• test del rilassamento fisico;

• rilassamento mentale;

• test di suggestionabilità;

Vediamoli uno per uno nei dettagli.

Rilassamento fisico

In questa prima fase tutto ciò che devi fare è aiutare il tuo soggetto a rilassarsi
completamente. C’è da dire che la fenomenologia ipnotica non si ottiene solo
con il rilassamento fisico, anzi si può mandare in trance qualcuno anche a occhi
aperti. Tuttavia, per i nostri scopi, il rilassamento del soggetto è molto utile,
anche perché, comunemente, questo viene associato all’ipnosi e, quanto più
l’esperienza che il soggetto vive è simile a ciò che si aspetta, più ne verrà
suggestionato. Ma come ottenere il rilassamento fisico?

Per prima cosa assicurati che il soggetto sia in una posizione comoda, con le
gambe che non si incrociano e le mani poggiate sul ventre o sulle gambe. Poi,
così come faceva Elman, digli: Fai un bel respiro profondo e chiudi gli occhi...
rilassa tutto il tuo corpo, portando l’attenzione ai piedi, alle gambe, ai fianchi, al
torace, alle braccia, alle mani e alla testa... e fai sciogliere i tuoi muscoli
completamente. Rilassa ogni tuo muscolo dalla testa ai piedi. Rilassati
completamente. Se hai eseguito un buon Rapport e un buon Pre-talk, limitarti a
dire questo sarà sufficiente a far rilassare il soggetto.

SEGRETO n. 22: nell’induzione di Elman, il rilassamento del soggetto è il


primo passo per portarlo in trance.

Test degli occhi

A questo punto ciò che devi fare è controllare che il rilassamento stia davvero
avvenendo. Per farlo, devi sottoporre al soggetto un test oculare apparentemente
simile a quello che abbiamo già visto nella precedente induzione. Digli: Rilassa
gli occhi, le palpebre e tutti i piccoli muscoli attorno agli occhi. Rilassa gli occhi
al punto tale che diventa per te difficile aprirli volontariamente. Fai in modo che
i tuoi occhi restino chiusi, sigillati.

Nota che, se nei test che abbiamo visto in precedenza abbiano fatto ricorso prima
a un espediente muscolare e poi direttamente a una suggestione, in questo caso si
fanno due cose completamente diverse: gli si ordina direttamente di bloccare gli
occhi e, contemporaneamente, gli si dice che è lui a doverlo fare, quindi la buona
riuscita del test dipende solo ed esclusivamente da lui.

In questo modo il soggetto comincia a seguire i tuoi ordini e, allo stesso tempo,
si sente tranquillizzato dall’avere il pieno controllo. Ovviamente, il rilassamento
fisico è il primo passaggio per far sì che la sua mente abbandoni ogni dialogo
interno, annullando il fattore critico, e diventi quanto più flessibile alle nostre
suggestioni.

SEGRETO n. 23: nell’induzione di Elman il rilassamento è sotto la piena


responsabilità del soggetto ipnotizzato.

Frazionamento

In questa fase, ciò che fa è approfondire ulteriormente il rilassamento, contando


all’indietro. Contare è uno degli elementi che compare spessissimo nella
rappresentazione che chiunque ha dell’ipnosi. Di solito, quando in televisione
vediamo un ipnotista, per mandare in trance qualcuno, conta. Questo, oltre ad
avere l’effetto di produrre un ulteriore rilassamento (il conteggio viene usato
anche nel training autogeno, ad esempio), incrementa l’aspettativa del soggetto
che, riconoscendo un elemento a lui noto del processo, si lascia suggestionare
ancora di più.

Quindi, digli: Tra poco conterò da 3 a 1 e al numero 1 aprirai gli occhi. Poi ti
chiederò di chiudere di nuovo gli occhi e tu ti rilasserai tre volte di più. Tre...
due... uno... perfetto, ora chiudi gli occhi.

SEGRETO n. 24: contare all’indietro è fondamentale per approfondire la


trance.

Questa fase è fondamentale e molti ipnotisti, anche esperti, ne sottovalutano


l’importanza. Infatti, all’interno di questo passaggio c’è un piccolo test nascosto:
diciamo al soggetto di aprire gli occhi al numero 1, quindi ciò che gli stiamo
dando è un vero e proprio ordine. Se lo esegue allora possiamo avere la certezza
che ci sta seguendo; se invece non lo fa, sappiamo che non si sta lasciando
andare come dovrebbe. In questo caso limitati a dire: Apri gli occhi. Per poi
farglieli chiudere di nuovo. Più avanti vedremo nel dettaglio cosa fare nel caso in
cui i test non vengano superati.

Test del rilassamento fisico

Di’: Adesso prenderò il tuo braccio destro, lo solleverò e quando lo lascerò


andare cadrà giù completamente abbandonato come il braccio di una bambola di
pezza... e questo ti farà rilassare dieci volte di più. Esegui.

Poi: Adesso prenderò il tuo braccio sinistro, lo solleverò e quando lo lascerò


andare cadrà giù completamente abbandonato come il braccio di una bambola di
pezza... e questo ti farà rilassare cento volte di più. Esegui.
Fai bene attenzione: solleva il braccio afferrandogli delicatamente il polso o il
pollice. Poi, una volta sollevato, scuotilo delicatamente un paio di volte.

Anche in questo caso, attraverso semplici movimenti e pochissime parole,


andiamo a compiere più cose contemporaneamente:

1. Dichiari che solleverai il braccio e che lo lascerai cadere e poi lo fai. Ovvero:
ciò che dici accade.

2. Lo scuotere il braccio rende i muscoli più rilassati e la caduta fa in modo che


il soggetto abbia la percezione che il rilassamento si irradi al resto del corpo.

3. Nel momento in cui il braccio va giù, puoi renderti conto se davvero cade
abbandonato perché è rilassato oppure se è il soggetto a spingerlo verso il basso.
Il braccio deve cadere come se fosse senza vita, come se il soggetto abbia
smesso di badare a lui. Se c’è anche solo un po’ di resistenza, se non va giù
attratto unicamente dalla forza di gravità, il test non è superato e, quindi, il
soggetto non ti sta seguendo.

Rilassamento mentale

Adesso ciò che devi fare è assicurarti di allontanare completamente il suo fattore
critico, il suo dialogo interno. Inizia a dirgli: Perfetto, hai ottenuto un ottimo
rilassamento fisico. Ora ti voglio insegnare come ottenere anche un ottimo
rilassamento mentale. Fra pochi istanti ti chiederò di cominciare a contare da
100 all’indietro, guardando i numeri scomparire man mano che conti.
Cominciamo.

Molti ipnotisti, in questa fase, contano all’indietro al posto del soggetto. È una
cosa che si può fare, ma personalmente lo sconsiglio: nel momento in cui è il
soggetto stesso a contare, possiamo renderci conto, dal tono della voce, quando
effettivamente sta continuando ad andare giù. La reazione che dobbiamo ottenere
è quella di una voce che si fa sempre più lenta e bassa. Magari, i primi tre
numeri possiamo contarli insieme a lui per fargli comprendere quale ritmo deve
avere (l’ideale è un paio di secondi tra un numero e altro), poi lo lasciamo
contare da solo, semplicemente dicendogli: Perfetto, continua da solo.

Infine, mentre conta da solo, gli diamo delle piccole suggestioni, come quelle
che seguono. 98: Ti rilassi sempre di più; 97: Sempre più profondamente a ogni
numero; 96: I numeri cominciano a dissolversi”; 95: Vai sempre più in
profondità; 94: I numeri stanno svanendo; 93: I numeri sono svaniti del tutto.

Ovviamente, poiché è lui a contare, puoi davvero renderti conto quando


precisamente i numeri sono svaniti. Una volta ottenuto questo, concludi dicendo:
Ora sei completamente rilassato. Ora sei in uno stato di rilassamento così
profondo e mai sperimentato prima di adesso.

SEGRETO n. 25: far contare all’indietro il soggetto serve a controllare il


suo stato di approfondimento della trance.

Test ipnotici

Prima di lavorare effettivamente con il soggetto, sperimenta uno dei testi ipnotici
visti nel capitolo precedente per essere sicuro che sia veramente in trance.
L’intero processo non deve durare più di quattro minuti. Se ci impieghi di più,
allora c’è qualcosa che non va e con buone probabilità non otterrai il risultato
desiderato.

Questa induzione è estremamente schematica e rigida, ogni passaggio deve


essere seguito così come te l’ho descritto, ripetendo parola per parola. Ti
consiglio, infatti, di imparare tutte e sei le fasi perfettamente a memoria. Qui non
c’è spazio per la creatività. È vero, molti ipnotisti apportano i propri
cambiamenti personali all’induzione, ma lo fanno solo dopo aver ipnotizzato
centinaia e centinaia di soggetti e solo in relazione alle proprie esperienze
individuali. Sono sicuro che un giorno anche tu apporterai i tuoi miglioramenti
personali, ma per il momento è una cosa di cui puoi evitare di preoccuparti,
limitandoti a eseguirla così come l’ho esposta.

SEGRETO n. 26: l’induzione di Elman è estremamente schematica, non


deve durare più di quattro minuti e va eseguita portando a termine tutte e
sei le fasi del protocollo.

Cosa fare se il soggetto fallisce un test

Specie i primi tempi, è possibile che l’induzione si possa inceppare a causa di un


test non superato. Se questo accade, non lasciarti scoraggiare perché è una cosa
normale. Pensa a quante volte hai imparato a fare cose nuove: sono sicuro che
quasi nessuna ti è riuscita bene al primo tentativo. Anzi, ti dirò di più, quante più
difficoltà incontri, più ti avvicini alla maestria (sempre se non ti butti giù e ti
impegni a superarle). Sono profondamente convinto, infatti, che parte integrante
dell’apprendimento di qualsiasi disciplina consista non tanto nell’eseguire tutti i
passaggi per bene (in questo sono bravi tutti) ma nell’incontrare il maggior
numero possibile di problemi, trovando per ognuno di essi la soluzione.

In linea di massima, la maggior parte dei problemi sono causati dal non aver
eseguito un buon Rapport e un buon Pre-talk. Quindi, innanzi tutto assicurati di
aver seguito questi due passaggi alla perfezione, poi domanda alla persona se
vuole essere davvero ipnotizzata, se c’è qualcosa che la preoccupa e cosa puoi
fare per cancellare ogni sua preoccupazione. Qualunque siano le sue
preoccupazioni, affrontale in modo che possa sentirsi sicuro e protetto. Nel
primo capitolo abbiamo visto quali sono i parametri di sicurezza fisica, ma non
vanno dimenticati quelli di sicurezza emotiva.

Il più delle volte le preoccupazioni a riguardo hanno a che vedere con


convinzioni errate sull’ipnosi. Malgrado questo, il solo fatto che esistano basta a
mettere il soggetto in una condizione di tensione nella quale sarà difficile per lui
lasciarsi andare.

Qui di seguito ti segnalo gli argomenti che più comunemente preoccupano i


soggetti che non hanno mai sperimentato l’ipnosi, seguiti dal modo in cui puoi
affrontarli con loro. Non so quante volte ho risposto a queste domande, e il
miglior modo per farlo è usare un pizzico di ironia e un’estrema comprensione.

Spesso può essere davvero stancante rispondere per l’ennesima volta a una di
queste domande e quante volte la mia reazione avrebbe voluto essere
semplicemente quella di sbuffare. Ma bisogna vedere la cosa dal punto di vista
di chi abbiamo di fronte: sta per fare per la prima volta qualcosa di nuovo,
qualcosa che ai suoi occhi deve apparire oscuro e su cui ha notizie poco chiare e
contrastanti. Il minimo che possiamo fare è accogliere ogni singola
preoccupazione, dando tutto il conforto che siamo in grado di offrire.

Ma quando sono ipnotizzato c’è la possibilità che io dica cose che vorrei
tenere segrete?

È possibile, nella misura in cui tu mi chiedi di farlo. Ad esempio nell’ipnosi


regressiva è possibile andare a recuperare ricordi che abbiamo rimosso, ma è una
pratica all’interno della sfera dell’ipnoterapia e non ha niente a che fare con ciò
di cui ci occupiamo noi. In tutta onestà non ho nessun motivo per chiederti di
rivelarmi i tuoi segreti e poi, detto tra noi, per farlo ci vuole così tanto tempo che
farei molto prima a chiederti in ginocchio di confessarmeli.

In trance farò tutto quello che dici, anche se non voglio?

Assolutamente no! Molto spesso, specialmente se vedi gli ipnotisti in


televisione, fanno fare a delle persone cose che lì per lì sembra non farebbero
mai, ma non è così. Ad esempio, l’ipnotista potrebbe chiedere al pubblico chi
vuole salire sul palco e una donna potrebbe subito alzare la mano. Una volta
salita, l’ipnotista la manda in trance e le chiede di ballare in modo sensuale. Il
pubblico resta sbalordito e si domanda: «Ma com’è possibile?» E probabilmente
molti pensano che la sua volontà è stata piegata.

Ma pensaci bene, per il solo fatto che ha alzato la mano, decidendo di salire sul
palco di fronte a centinaia e centinaia di persone dimostra che di certo non è
timida; il più delle volte l’ipnosi riesce a dare delle risorse che noi di solito non
abbiamo e grazie alle quali riusciamo a fare ciò che abbiamo sempre desiderato.

Lo stesso accade se tu mi chiedi di essere più sicuro, di essere più spigliato.


Dopo la nostra sessione è probabile che farai qualcosa che prima non hai mai
fatto, ma non perché non volevi farla, semplicemente perché ti mancavano
alcune delle energie fondamentali per farlo. Anzi, si potrebbe dire che le persone
fanno raramente quello che vogliono davvero e che, grazie alla trance, riescono a
spezzare questa specie di incantesimo per riappropriarsi della libertà di essere
ciò che sono davvero.

C’è il rischio che io possa perdere il controllo?

In realtà è l’esatto opposto: proprio perché in stato di trance sei davvero te


stesso, hai un controllo che difficilmente riesci ad avere nella vita di tutti i
giorni. È proprio a questo che serve l’ipnosi: a fare in modo che quel controllo
che hai nello stato di trance inizi a fare sempre più parte di te nella tua
quotidianità

Quando sarò in trance non sentirò nulla?

Affatto, sentirai tutto e sarai pronto a svegliarti da solo e reagire nel caso ci
dovesse essere un pericolo imminente. Se non senti nulla vuol dire che ti sei
addormentato. E poi, se non sentissi nulla, come faresti a seguire le indicazioni
che ti do per guidare la tua trance? Può succedere che una volta sveglio non
ricordi proprio tutto, così come può accadere che avrai l’impressione che il
tempo sia passato molto più velocemente. Ma in linea di massima ti accorgerai
di tutto ciò che ti dirò.

C’è il pericolo che non mi svegli?

Al massimo, se scendi troppo in profondità, ti addormenti così profondamente da


russare. In quel caso cercherò di svegliarti in modo tranquillo, magari con un
caffé.

SEGRETO n. 27: se il soggetto non supera i test significa che non sono stati
eseguiti correttamente Rapport e Pre-talk o che il soggetto deve essere
ulteriormente rassicurato.

Ovviamente queste risposte sono delle semplificazioni da dare ai soggetti. La


realtà è molto più complessa. Ad esempio, un ipnotista molto esperto potrebbe
far fare tranquillamente a un soggetto qualcosa che non vuole. In questo caso,
possiamo considerarle come quelle bugie bianche che si raccontano ai bambini
per rassicurarli. In alcune occasioni ho affrontato le preoccupazioni in modo
molto schietto, scendendo in dettagli tecnici specifici e ciò che ho potuto notare
è stato solo un alzarsi del fattore critico, un aumento delle preoccupazioni e una
perdita totale di quell’aura quasi magica che ha l’ipnosi e che crea nel soggetto
un effetto suggestivo fondamentale per farlo accedere alla trance.

Quando usare l’induzione di Erickson e quando quella di Elman

Avrai potuto notare che le due induzioni sono completamente diverse: quella
usata da Erickson è molto morbida, permissiva, materna; quella di Elman è
rigida, direttiva, paterna. Alcuni ipnotisti sono dell’idea che l’induzione di
Elman (con tutte le sue varianti) sia l’unica induzione che un ipnotista esperto
debba utilizzare, proprio perché esprime un livello di sicurezza superiore. Non
sono d’accordo: essendo due approcci completamente diversi, andrebbero
utilizzati con persone diverse.

Ad esempio, una persona più aggressiva e sicura di sé è meglio approcciarla con


l’induzione di Elman, una più insicura e timorosa è meglio farlo con quella di
Erickson. Ma queste sono solo indicazioni di massima. Ciò che devi imparare a
fare (e che solo l’esperienza può insegnarti) è capire da solo in che modo
approcciare il soggetto che hai di fronte.

Le induzioni che ti ho segnalato ti offrono gli strumenti sufficienti ed essenziali


per affrontare tutti i soggetti che incontrerai e per sviluppare quel grado di
sensibilità e maestria che ti consentiranno di diventare un eccellente ipnotista
attraverso una pratica costante. I primi tempi è probabile che preferirai usare
l’induzione ericksoniana, perché consente di evitare di “fare brutte figure”.
Grazie allo strumento dell’incorporazione, la sua flessibilità ti permette di
trasformare ogni feedback negativo in un elemento dell’induzione stessa. Ciò
che mi preme è che tu, dopo aver preso la giusta dimestichezza, non ti adagi sui
tuoi risultati, ma ti spinga, invece, sempre oltre.

La paura di fare brutte figure, cioè di dare un comando che non viene eseguito
dal soggetto, è ciò che impedisce a molti ipnotisti di sviluppare il proprio talento.
Fidati, non hai idea di quante volte mi è capitato di fallire. Ancora oggi, quando
sperimento qualcosa di nuovo, mi può capitare di non ottenere gli effetti che
vorrei. E la cosa, a essere sincero, non è mai piacevole; eppure sono proprio
questi momenti che mi fanno comprendere i miei errori e, soprattutto, come
correggerli.

Quindi, una volta appresa bene l’induzione di Erickson, passa a quella di Elman.
E poi usale entrambe. Sempre qui troverai un’induzione creata da me, che è il
risultato dell’unione di entrambe. Se hai letto con attenzione questo corso, ti
renderai conto che è composto da una serie di piccoli test e di suggestioni che
rendono impossibile il suo fallimento.

La insegno agli allievi che vengono ai miei corsi proprio per dar loro qualcosa
che li metta al sicuro da qualsiasi fallimento iniziale. Come ti ho detto, non ti
augurerei mai di non fallire, perché significherebbe augurarti di non andare oltre
le tue abilità, Di contro, però, sono consapevole che troppi intoppi all’inizio
possono essere un problema così grande da scoraggiare ad andare avanti. Proprio
per questo ho deciso di fornirti anche questo paracadute.

In ogni caso, tornando a quando usare le varie induzioni, ecco qualche categoria
di persone con cui usarle.

• induzione di Elman: persone abituate a comandare, eccessivamente


ipercritiche, più intenzionate a comprendere come funziona che non a
sperimentare l’ipnosi;

• induzione di Erickson: persone con una forte indole diplomatica, attratte


dall’idea di apprendere cose nuove, intimorite dal processo ipnotico.

Un’altra idea generale (forse anche troppo) è quella di ipnotizzare gli uomini con
il metodo di Elman e le donne con quello di Erickson. Ricorda, però, che queste
sono indicazioni fin troppo generiche e dovranno essere in breve sostituite dalla
tua capacità di capire (in modo quasi istintivo) quali sia il metodo migliore. Una
capacità che svilupperai solo con la pratica costante.

SEGRETO n. 28: usa l’induzione di Erickson su persone diplomatiche e


timorose che vogliono apprendere; quella di Elman su persone
eccessivamente sicure e ipercrtiche.

RIEPILOGO DEL CAPITOLO 4:

• SEGRETO n. 22: Nell’induzione di Elman, il rilassamento del soggetto è il


primo passo per portarlo in trance.

• SEGRETO n. 23: Nell’induzione di Elman il rilassamento è sotto la piena


responsabilità del soggetto ipnotizzato.

• SEGRETO n. 24: Contare all’indietro è fondamentale per approfondire la


trance.

• SEGRETO n. 25: Far contare all’indietro il soggetto serve a controllare il suo


stato di approfondimento della trance.

• SEGRETO n. 26: L’induzione di Elman è estremamente schematica, non deve


durare più di quattro minuti e va eseguita portando a termine tutte e sei le fasi del
protocollo.

• SEGRETO n. 27: Se il soggetto non supera i test significa che non sono stati
eseguiti correttamente Rapport e Pre-talk o che il soggetto deve essere
ulteriormente rassicurato.

• SEGRETO n. 28: Usa l’induzione di Erickson su persone diplomatiche e


timorose che vogliono apprendere; quella di Elman su persone eccessivamente
sicure e ipercrtiche.
CAPITOLO 5: Come dare le suggestioni: gli
script

Quando e come usare gli script

Hai incontrato il soggetto, l’hai messo a suo agio utilizzando il Rapport, l’hai
rassicurato con il Pre-talk, hai eseguito l’induzione e hai controllato la sua
profondità attraverso i test ipnotici. Ora quello che devi fare è guidare la sua
mente a vivere un’esperienza che lo porti ad apprendere qualcosa di importante e
di utile.

Il più delle volte tutti noi sappiamo quali sono le cose che dobbiamo fare per
stare bene e per avere successo (qualsiasi cosa voglia dire per te successo e
tuttavia non sempre siamo in grado di mettere in pratica queste conoscenze. Se
ciò accade è perché averne una conoscenza teorica non vuol dire aver sviluppato
l’esperienza necessaria che ci vuole per applicare nel modo più corretto tutte le
azioni necessarie.

Gli script hanno proprio questo scopo: fornire al soggetto l’esperienza che gli
occorre per trasformare la teoria in pratica. È un po’ come fornirgli una sorta di
pilota automatico che lo guidi a ottenere ciò che desidera. Ovviamente è
necessario che:

• Ciò che desidera lo voglia davvero. Ovvero che non sia dettato dalla reazione
istintiva a qualcosa che gli è appena accaduta, ma sia allineato con la sua natura
più profonda.

• Ciò che desidera non sia dannoso per sé o per gli altri. Come ho detto più volte,
il nostro scopo è quello di occuparci del soggetto, mettendolo nella condizione di
vivere solo esperienze piacevoli che abbiano su di lui un effetto esclusivamente
positivo.

SEGRETO n. 29: gli script forniscono al soggetto l’esperienza che gli


occorre per trasformare le conoscenza in un atto pratico.

Probabilmente ti chiederai come mai funzionano, perché riescono a influire sul


soggetto. È presto detto: la mente non è in grado di riconoscere la differenza tra
ciò che è reale e ciò che immagina. Ti faccio subito un esempio per farti
comprendere al meglio.

Gli incidenti con gli squali sono davvero rari, eppure ci sono molte persone che,
quando sono in mare, ne hanno paura. Addirittura accade (specialmente in mare
aperto) che si guardino attorno timorosi, anche se sanno che in quelle acque non
ci sono tracce di squali da decenni. Probabilmente hanno immaginato più volte
di essere attaccati da uno squalo. E non solo, forse quel pensiero ha avuto una
certa carica emotiva, così ora quando sono in mare è come se una loro parte
inconscia fosse convinta che queste cose accadono ogni giorno. Infatti, se fai
notare a una persona con una fobia del genere che non è razionale, ti risponderà:
«Razionalmente lo so che è impossibile, ma ho paura lo stesso».

Attraverso questi script noi forniamo una vera e propria esperienza al soggetto e,
quanto più abbiamo eseguito bene l’induzione, quanto più risultiamo
emotivamente coinvolgenti, tanto più questa esperienza si inciderà nel suo
inconscio in modo significativo, andando a modificare il modo in cui rappresenta
le cose, quindi i suoi atteggiamenti e, di conseguenza, i comportamenti.

È importante, perciò, che l’induzione sia eseguita alla perfezione e che il tuo
modo di adoperare questi script sia emotivamente coinvolgente. Per fare questo,
prima di cominciare con l’induzione vera e propria, assicurati di coinvolgere il
soggetto parlandogli di ciò che vuole davvero, lasciandogli esprimere ciò che
veramente gli sta a cuore del comportamento e dell’atteggiamento che vuole
adottare.

È difficile comprendere bene questo passaggio, ma devi fare in modo che in


questo dialogo al soggetto si illuminino gli occhi, che entri così profondamente
in quell’immagine da smettere di essere lì con te in quel momento, per
immergersi nei suoi desideri e iniziarli a sentire reali.

In questo modo otterrai due benefici:

1. inizierai a segnargli la direzione che dovrà seguire una volta in trance;

2. approfondirai meglio il Rapport e anzi, con tutta probabilità otterrai l’effetto


di una lieve trance, proprio quella a cui normalmente si accede quando si sogna a
occhi aperti.
SEGRETO n. 30: far parlare il soggetto in modo coinvolgente aiuta la sua
mente a predisporsi per la trance e a seguire meglio la direzione che gli
indicherai.

Un ultimo elemento da prendere in considerazione è la ripetitività. Come


nell’esempio della paura degli squali, quanto più un’induzione è ripetuta, più i
suoi effetti si accumulano sino a raggiungere la massa critica. Questo elemento,
man mano che sviluppi le tue abilità, sarà sempre meno importante e riuscirai a
ottenere enormi risultati con un paio di sessioni. Ma, in attesa che ciò accada, è
giusto che ti dica che in certe occasioni sarà importante indurre lo stesso script
più volte. In questo caso, cerca di far passare almeno ventiquattro ore nel caso in
cui dovessi ripetere la stessa e identica induzione.

Nelle prossime pagine troverai gli script che potranno esserti più utili durante le
prime induzioni. Li ho riportati in base alla mia esperienza, ovvero facendo caso
a quelle che sono le necessità più diffuse.

Questi script ti aiuteranno a creare nella mente del soggetto ipnotizzato quel tipo
di esperienza che gli occorre per apprendere ciò che deve fare per ottenere ciò
che vuole. Hanno un duplice scopo:

1. fornirti un po’ di materiale per cominciare a operare da subito;

2. farti prendere immediata confidenza con l’ipnosi, con i suoi effetti e le


reazioni che provoca, in modo da avviare in te un apprendimento pratico che
puoi sviluppare solo in questo modo e che nessun manuale può sostituire.

Creare uno stato

Questo primo script è estremamente utile per creare uno stato e renderlo sempre
più presente nel soggetto ipnotizzato. Uno stato altro non è che una sensazione,
un’emozione. Durante la giornata le persone si sentono tristi, felici, arrabbiate
ecc. e con questo script facciamo in modo che la mente del soggetto impari a
essere sempre più presente nella sensazione che gli induciamo. Ovviamente,
questa sensazione deve essere positiva e utile alle sue necessità.

Ora puoi cominciare a ricordare un momento in cui ti sei sentito [stato


desiderato] e tornare con la mente a quel momento... a ciò che accadeva attorno
a te... ai suoni, alle parole e ai rumori... e alla sensazione di [stato desiderato] che
provavi in quel momento. Quando ci sei, fammi un leggero cenno con il capo.
(Aspetta)

Adesso immagina proprio di rivivere quel momento... vedi quello che vedevi
allora... ascolta quello che ascoltavi allora... prova le stesse sensazioni che
provavi allora. Quando hai fatto, fammi un leggero cenno con il capo.

(Aspetta)

Perfetto. Ora nota la sensazione di [stato desiderato] e nota in che punto preciso
del tuo corpo si trova... che colore ha... che forma ha... se è ferma oppure in
movimento... e immagina che si spande... si spande sempre di più... inizia a
ricoprire tutto il corpo... ogni singolo centimetro, dalla testa ai piedi... mentre il
colore si fa sempre più intenso, sempre più brillante... entra nei muscoli, nelle
vene, negli organi, dentro le ossa, in ogni singola cellula... e il tuo corpo impara,
apprende con i suoi muscoli, con le sue ossa, con i suoi organi, con la sua
chimica... a essere sempre più [stato desiderato], perché l’apprendimento
riguarda non solo ciò che sai, ma anche come ti comporti... e ora stai
apprendendo a essere sempre più [stato desiderato]... sino a quando ti rendi
conto che questa sensazione di [stato desiderato] si fa così brillante, così forte...
che il tuo corpo non la riesce a trattenere... così non ce la fa, deve espandersi
ancora... ed esce dal tuo corpo... invade la stanza in cui ti trovi... e poi l’intero
palazzo... e le strade, prima della città... poi va ancora oltre... e man mano può
spingersi ancora più in là... espandendosi ancora e ancora e ancora, diventando
sempre più intenso... sino a quando non ha invaso tutto il mondo... e tutto il
mondo ha il colore dello [stato desiderato] che ha il suo epicentro in te.

Ora conterò velocemente da uno a tre, e al mio tre, tutta questa sensazione
imploderà di colpo nel tuo corpo, lì dove è nata, per diventare ancora di più parte
di te. Uno... due... tre!

Magari il soggetto che hai di fronte vuole sentirsi più attraente, più sicuro, più in
pace con sé stesso; con questo script gli darai la possibilità di sperimentare
quello stato a livelli altissimi. Lo script può essere anche molto utile subito dopo
l’induzione per rendere il soggetto ulteriormente più sensibile a eventuali
suggestioni successive, inserendo come stato desiderato l’essere mentalmente
aperto, pronto ad apprendere, in grado di assimilare.

SEGRETO n. 31: puoi creare uno stato nel soggetto per rendere più
presente una sensazione o per predisporlo meglio allo script successivo.
Cancellare un’emozione negativa

Questo script è un’espansione del precedente, con il quale si vanno a eliminare


tutte le emozioni negative che il soggetto associa a un particolare evento. È
estremamente utile quando, ripensando a qualcosa, si provano sensazioni
spiacevoli, oppure quando queste stesse sensazioni sono il motivo che trattiene
dal fare qualcosa. Il primo passo è chiedere al soggetto quando prova
quell’emozione negativa: in che contesto, con quale persona, quale pensiero la fa
scattare.

Una volta identificato tutto questo, domandagli quale sensazione vorrebbe


provare. Come sempre, assicurati che sia un’emozione positiva e utile, poi
esegui l’induzione e lo script per creare lo stato desiderato. Infine passa a questo
script.

Adesso mentre sei [stato positivo] puoi renderti conto di come cambia la tua
percezione quando sei [contesto, persona, ambiente che fa scattare l’emozione
negativa], come cambia il tuo modo di sentirti, di comportarti.

Lascia semplicemente che il tuo inconscio impari a essere in questo modo e a


cancellare ogni traccia di [emozione negativa]. Perché più impari a essere [stato
positivo] più cancelli [emozione negativa], più sei [stato positivo] adesso, e più
puoi renderti conto che puoi essere così anche tra un minuto... tra un’ora... due
ore... per un giorno intero... sempre.

E [emozione negativa] diventa un ricordo sbiadito... che si fa sempre più


pallido... lontano... diventa ora qualcosa che appartiene a qualcun altro... e puoi
semplicemente dimenticarlo, perché ora sei sempre più [stato positivo] ...al
punto tale che puoi provare a essere di nuovo [emozione negativa] e sorprenderti
di quanto sia impossibile... anzi, ogni volta che ci provi sei sempre più [stato
positivo].

Ricorda il punto preciso del tuo corpo dove nasce [stato positivo], il suo colore,
la sua consistenza e lascia che si spanda ancora... annullando i residui superflui
di ciò che ti faceva sentire [stato negativo] e che adesso hai dimenticato.

Lascia che [stato positivo] torni a pervadere tutto il tuo corpo come prima...
trasformandolo... facendolo risplendere adesso... spandendosi oltre la tua
consapevolezza... colmando ogni piccolo vuoto lasciato da quel qualcosa di cui
hai dimenticato l’esistenza. Ora conterò da uno a tre e, a ogni numero, sentirai
[stato positivo] pervadere il tuo corpo sempre più in profondità.

Uno... nella pelle, nei muscoli, nelle vene...

Due... nella circolazione del sangue, negli organi, nelle ossa...

Tre... in ogni singola molecola, riempiendo e trasformando ogni minima


particella subatomica.

SEGRETO n. 32: puoi cancellare un’emozione negativa per poi inserirne


una positiva: in questo modo fai sì che il soggetto sperimenti sempre più la
seconda e sempre meno la prima.

Creare un nuovo comportamento

Una delle cose in cui l’ipnosi può essere utile è l’eliminazione di un


comportamento dannoso per crearne uno nuovo, più utile al soggetto. In questo
caso, il primo passo è parlare con il soggetto e capire qual è il comportamento
che vuole cambiare.

Quando fai questo, devi assicurarti che il soggetto sappia descrivere alla
perfezione il comportamento e che sia in grado di identificare in che condizioni
avviene ed, eventualmente, in presenza di quali persone. Tutto ciò serve per
rendere il comportamento quanto più specifico possibile, in modo da focalizzare
la sua mente al meglio.

Poi aiutalo a definire un nuovo comportamento. Ovviamente, il comportamento


deve essere sano per il soggetto e per le persone che lo circondano. Una volta
fatto questo, puoi procedere con l’induzione e con lo script.

Esiste un luogo nella tua mente dove conservi tutto ciò che sai essere falso... un
luogo in cui tieni a mente tutto ciò che è falso, un inganno, una bugia... quel
luogo della tua mente in cui conservi informazioni certe su tutto ciò che sai
essere falso. Ora immagina un momento in cui sei stato [vecchio
comportamento], immaginalo come una foto... osservala... strappala... e poi
appallottolala e buttala nel luogo in cui le cose sono false... rendendoti conto che
così facendo puoi cancellare [vecchio comportamento] ed essere libero di
decidere come comportarti. Torna con la mente a un altro ricordo di te mentre
[vecchio comportamento]... immaginalo ancora come una foto... osservala... e
poi strappala, appallottolala e buttala nel luogo in cui le cose sono false...
rendendoti conto di come [vecchio comportamento] si cancella ancora di più...
ora torna a un altro ricordo... e di nuovo rendilo una foto... appallottolala e
buttala via... e ancora un altro... e un altro... e un altro ancora... sino a quando
non riesci a ricordare nulla, sino a quando puoi vedere solo foto sbiadite che ti
lasciano indifferente... e quando hai fatto, fammi un cenno con la testa.

(Aspetta)

Adesso devi sapere che esiste un altro luogo nella tua mente in cui metti le cose
che sono vere, tutto ciò che sai essere certo e in cui hai completa fiducia. In
questo luogo sono inserite informazioni sicure come il Sole che sorge al mattino
e tramonta la sera... informazioni come la certezza che i tuoi polmoni si
riempiono e si svuotano d’aria e che il cuore batte... e mentre sei in questo luogo,
crea un’immagine di te che esegui [nuovo comportamento]... un’immagine
grandissima, come lo schermo di un cinema... un’immagine delineata... con i
colori vivissimi... e quando questa immagine è delineata in ogni dettaglio...
entraci dentro! Vivila! E mentre sei lì, concentrati su ciò che stai facendo... su
ciò che i tuoi muscoli stanno facendo... su come si muovono... su ciò che vedi...
su tutto ciò che ascolti... e nota adesso come questo ti fa sentire... e renditi conto
che non solo la tua mente ma anche i tuoi muscoli stanno apprendendo... perché
l’apprendimento non è solo mentale, ma anche cellulare... lascia che questa
sensazione penetri in ogni centimetro del tuo corpo, sin dentro a ogni singolo
atomo, lasciala diventare parte di te, come la pelle, i capelli, le ossa...

Ora esci dall’immagine e inseriscila nel luogo della tua mente in cui ci sono le
cose che sono vere... e renditi conto di come si adatta alla perfezione tra tutto ciò
che sai essere certo e sicuro... come se fosse sempre stata lì e solo ora cominci a
farci caso.

SEGRETO n. 33: creando un nuovo comportamento si suggestiona il


soggetto allo scopo di predisporlo a fare con maggiore costanza ciò che vuole
davvero.

Scegliere se stessi

Con questo script aiuti il soggetto a motivarsi e a impegnarsi in una direzione


specifica. La cosa potrebbe sembrare simile a ciò che abbiamo visto nello script
precedente e del resto, apparentemente, la differenza è minima. Ma in realtà è
sostanziale. La propria direzione, infatti, non riguarda un unico comportamento,
ma un insieme di comportamenti e di stati mentali. Anche in questo caso, prima
di passare all’induzione, è opportuno fare con il soggetto un paio di chiacchiere.
Puoi cominciare, domandandogli: «Come vorresti essere?»

La domanda è volutamente generica, perché ciò che il soggetto risponderà non


deve essere assolutamente direzionato. Potrebbe dire «più felice», «promosso sul
lavoro», «con una compagna», «sereno con la mia famiglia». Nel caso in cui
domandasse: «Cosa vuol dire?» limitati a ripetere la domanda. È lui che deve
interpretarne il senso. Ciò di cui ti devi preoccupare è che il modo in cui vuole
essere sia sano per sé e per gli altri, e che sia espresso in termini positivi: quella
sarà la sua direzione.

L’inconscio, infatti, non recepisce il “non” e pertanto, specialmente nello stato di


trance è facile che, nel caso in cui dicessimo “non essere stressato”, capisca solo
“essere stressato”. Questo accade perché il “non” è una parola che non ha un
corrispettivo sensoriale, ovvero non esiste un’immagine per il “non” e, a voler
approfondire, neppure una sensazione, o un gusto, o un odore. Infatti, se ti dico
“non immaginare una giraffa con il cilindro e il monocolo”, è molto probabile
che non hai potuto fare a meno di pensare a una giraffa con il cilindro e il
monocolo. Quindi, nel caso in cui il soggetto dicesse «non voglio essere
disoccupato», tu domandagli: «Se non vuoi essere disoccupato, come vuoi
essere?»

Ovviamente questa è solo la prima domanda. Certo, potresti anche accettare la


sua prima risposta ed estrarre “avere un’occupazione”, ma è sempre meglio
lasciare al soggetto la libertà di definirsi, anche perché le parole che userà lui per
delineare le sue definizioni rispecchiano ciò che desidera molto meglio di quelle
che possiamo usare noi. E questo per un motivo molto semplice: sono le sue,
quindi quelle che meglio descrivono il suo modo di organizzare le esperienze.

Una volta fatto questo, fallo parlare di come sarà la sua giornata quando sarà
come vuole. Lascialo fantasticare sulla sua giornata tipo e fagliela descrivere nel
modo più dettagliato possibile: da quando si sveglia al mattino a quando va a
dormire. Ricorda che, quando il soggetto immagina, entra in uno stato mentale
simile alla trance, quindi quanto più lo fai addentrare nella sua immaginazione
più lo condurrai a ricevere al meglio lo script.
Sei in una stanza in cui ci sono centinaia di tue foto a ogni parete, una stanza
bianca in cui su ogni parete sono attaccate foto del te futuro... ogni foto raffigura
una possibile versione di te... una versione di te che può realizzarsi ma può
anche non realizzarsi... e tante quante sono le foto tante sono le possibilità che
queste si realizzino.

Ora cerca la foto di te [direzione], osservala e prendila delicatamente per


conservarla con te... poi inizia a staccare tutte le altre foto... staccane una...
lasciala cadere a terra... e nota come sparisce non appena tocca il pavimento...
staccane un’altra... e un’altra ancora... e di nuovo un’altra... staccale tutte,
sempre più velocemente... nota come spariscono... staccane ancora un’altra...
lasciala sparire... sino a quando non c’è più nulla, la stanza è tornata a essere
bianca e ci sei solo tu... tu e la foto del te futuro [direzione]. Quando hai fatto, fai
un cenno con la testa.

(Aspetta)

Osserva ancora l’unica foto che ti è rimasta, quella in cui sei [direzione] e nota
bene il tuo volto, lo sguardo... allarga la foto... rendila gigante... così grande da
renderla a grandezza naturale... sino a quando il te stesso del futuro può
finalmente uscire dalla foto. Devi sapere che il te stesso del futuro conosce
esattamente tutto ciò che compirai da adesso a quando sarai lui... lo sa perché ci
è già passato, ha affrontato momenti belli e momenti difficili ma... è riuscito a
diventare ciò che è ora.

Chiedigli tutti i consigli di cui hai bisogno... lui sa esattamente quali sono i passi
migliori da fare... domandagli in che modo affrontare le situazioni più difficili...
è la persona più adatta a consigliarti. Ascoltalo... senti ogni sua parola... e mentre
lo fai, apprendi in che modo diventerai lui. Ora resterò in silenzio mentre tu parli
con il te stesso del futuro... per sapere tutto ciò di cui hai bisogno... quando hai
finito puoi farmi un lieve cenno con la testa.

(Aspetta)

Adesso ringrazia il te stesso del futuro e sappi che ora che è da solo in questa
stanza bianca è l’unico in grado di realizzarsi, perché questa è la stanza del te
futuro e lui è il tuo te futuro. Insieme a lui divertiti a creare immagini di quello
che sarà il tuo futuro e che è il suo presente... tutto ciò che immaginate
trasformatelo in una foto... una foto del futuro che hai scelto, in cui sei
[direzione] e in cui il te stesso del futuro è già [direzione]. Possono essere delle
foto in cui fai ciò che ti piace... delle foto in cui lavori nel modo migliore... delle
foto in cui sei con le persone che ami... o con una persona speciale... una foto
che raffigura l’immagine di te quando ti senti semplicemente bene, senza una
ragione specifica ma solo perché sei tu. Una volta che l’intera stanza è piena di
queste foto, fammi un leggero cenno con il capo.

(Aspetta)

Ora saluta il tuo te stesso del futuro... e lascialo a guardia delle foto... e ricorda
che lui farà in modo che ogni foto si realizzi... perché tu sei lui già da adesso... tu
sei ogni singola foto sulle pareti e tutto quello che ora devi fare è uscire dalla
stanza e rendertene conto.

SEGRETO n. 34: portando il soggetto a impegnarsi in una sola direzione, si


stimola l’inconscio affinché possa rendere questa scelta motivante e
consistente.

Lo script del perdono

Molto spesso le relazioni negative avute in passato continuano a trascinarsi nel


presente, malgrado sia trascorso tanto e tanto tempo. Possono essere relazioni
con amici, parenti, fidanzati o semplici conoscenti, non importa, ciò che conta è
il modo negativo in cui si sono concluse e che fa sì che, ogni volta che torniamo
indietro con la memoria, il ricordo rievochi sensazioni molto poco piacevoli.

Quando questo accade, vuol dire che il soggetto è ancora legato a quella o a
quelle persone. Anche se non le vede più, anche se dice di non pensarle; se così
non fosse il ricordo gli porterebbe dietro solo indifferenza o, nel caso fosse
legato a ricordi piacevoli, sensazioni positive.

Quando una persona è legata a qualcosa che è accaduto in passato (specie se


questo qualcosa è spiacevole), non si sente libera di affrontare il proprio presente
e il proprio futuro in modo pieno. Per poter restituire questa libertà, ti propongo
questo script che ha proprio lo scopo di recidere i legami negativi con il passato.

Lo script nasce da una tecnica hawaiana, chiamata Ho’oponopono, che si pratica


allo scopo di liberarsi da ogni negatività semplicemente perdonando tutto ciò che
in passato ci ha fatto soffrire.

Spesso, quando propongo questa idea a un cliente, mi capita che questi scuota
immediatamente la testa e dica: «No, io non posso perdonare quella persona, non
se lo merita!» Ma il perdono che affrontiamo qui non è un perdono altruistico,
ma profondamente egoistico. Seguimi attentamente.

Se si perdonasse la persona per liberarla dalla colpa, quantomeno si dovrebbe


averla di fronte per dirglielo. Tutto questo non ci importa: magari può avvenire,
ma di certo non accade durante l’ipnosi. Ciò che accade, invece, è che
perdoniamo la persona semplicemente per fare del bene a noi stessi, per
lasciarcela alle spalle e recidere completamente il legame che ci lega al passato e
che ci impedisce di andare avanti. Fondamentalmente è una forma di perdono
che fa bene solo a noi stessi.

Immagina di essere su una spiaggia... è notte, puoi vedere il cielo, le stelle e la


Luna che si riflettono nelle increspature del mare... cammina lungo la spiaggia,
sino a quando non arrivi a un fuoco. Avvicinati al fuoco, lasciando che il suo
tepore ti scaldi quel tanto che occorre a stare bene in questa notte sulla spiaggia.

A un tratto, in lontananza, vedi [persona], che si avvicina a te... osservalo


avvicinarsi e nota come il suo volto è privo di astio, come il suo volto è
semplicemente sereno, tranquillo... e pensa che puoi essere tranquillo e sereno
anche tu in sua presenza, così questo ti farà sentire sereno, tranquillo e... sicuro.

Adesso è probabile che ci siano cose che non sei riuscito a dirgli, cose che non
hai avuto modo di affrontare, cose che hai tenuto per te e non gli hai rivelato...
prendi un grosso respiro e inizia a dirgli tutto ciò che ti sei tenuto dentro, le tue
ragioni... i tuoi motivi... ciò che ti ha ferito o ti ha deluso... e, mentre lo dici, nota
come lui ti ascolta, nota il modo in cui [persona] è attento a ogni tua parola.
Continua a dirgli tutto ciò che è rimasto in sospeso, sino a quando non hai ormai
detto proprio tutto... e quando hai detto proprio tutto fai un leggero cenno con il
capo.

(Aspetta)

Ora, così come lui ha ascoltato te, sii tu ad ascoltarlo... entra nel suo punto di
vista e ascolta ogni sua motivazione, ogni sua ragione... ascolta ciò che anche lui
ha da dirti. E quando ha finito, fammi un cenno con la testa.
(Aspetta)

Adesso semplicemente digli: «Io ti perdono». E nota come questo ti fa sentire


bene, come ti provoca la sensazione di esserti liberato da un peso. E poi digli:
«Tu mi perdoni?» Aspetta la sua risposta e poi salutalo... puoi farlo con un stretta
di mano, un abbraccio, o un semplice sorriso...

E guardalo andare via, incamminarsi lungo la spiaggia, sempre più lontano da te,
sempre più piccolo, sino a quando non diventa un puntino che svanisce nel nulla.
Ora ogni legame è stato tagliato. Ora puoi sederti in pace di fronte al fuoco,
godendo del fatto di essere completamente libero di procedere lungo la tua
strada, godendo di questa sensazione di libertà che ha cancellato il precedente
legame, l’ha completamente annullato... come se non fosse mai esistito.

SEGRETO n. 35: aiutando il soggetto a perdonare chi gli ha fatto un torto,


lo si porta a recidere i legami da quella persona e a impedire che il ricordo
di questa influisca sul suo modo di pensare e agire.

Puoi testare la riuscita di questo script chiedendo al soggetto di ripensare alla


persona che ha perdonato e notando la sua reazione. La più frequente è un
sospiro seguito da un sorriso. Altre volte, invece, potresti vederlo titubante
perché non riesce più a trovare le sensazioni negative a cui era abituato. Per
sicurezza puoi chiedere: «Come ti fa sentire pensare a questa persona?» Nel caso
in cui non dovesse funzionare, domandagli: «Di che risorsa dovresti disporre per
affrontare al meglio questa persona?» Qualunque sia la risorsa, ripeti
l’induzione, segui lo schema per rievocare lo stato inserendo lo stato desiderato
dal soggetto e, infine, esegui di nuovo questo script.

Scrivere il futuro

Questo script è estremamente utile per fissare gli obiettivi nella mente del
soggetto e aumentare la sua motivazione e il suo senso di efficacia nel
perseguirli. Come prima cosa, fallo focalizzare su ciò che desidera dal futuro.

Se conosci la PNL, puoi usare lo schema che viene utilizzato per la creazione
degli obiettivi, altrimenti puoi anche solo limitarti a farlo parlare di ciò che
vuole, lasciando che sogni un po’ a occhi aperti, mentre ti racconta del suo futuro
ideale. Ciò che è davvero importante è che prima di iniziare con l’induzione tutta
la sua attenzione sia concentrata su un futuro composto solo da elementi positivi.
Immagina di essere in una foresta, tra il verde e gli alberi che filtrano la luce del
sole... cammini lungo un sentiero, godendo del paesaggio, dei suoni, della
sensazione di pace che ti provoca lo stare lì, della sensazione che ti dà l’aver
cancellato il mondo esterno, la tua quotidianità... sentendoti libero di essere
concentrato solo sul qui e ora... su questa pace, sulla foresta e su tutto ciò che ti
circonda.

Mentre cammini, puoi notare davanti a te una piccolo tempio, bianco e con le
rifiniture dorate... ti avvicini sino all’entrata e noti il grande portone di legno... lo
osservi e poi lo spingi e noti che basta veramente poco per spalancarlo... rimani
sull’uscio qualche secondo e infine... entri.

Dentro è buio, non puoi vedere assolutamente niente, se non una luce bellissima
che scende dall’alto del tempio e illumina un leggio. Ti avvicini e noti che sul
leggio c’è un libro, dalla copertina pregiata con al centro stampato il tuo nome.
Lo apri e cominci a leggerlo e... ti rendi conto che la prima pagina racconta
proprio del giorno in cui sei nato... vai avanti di qualche pagina e leggi di un
momento di tanti anni fa in cui eri un bambino che si divertiva a giocare...
continui a sfogliare le pagine, sorprendendoti sempre di più di come su questo
libro siano scritti momenti della tua vita che solo tu puoi conoscere... e ti rendi
conto che questo è il libro della tua vita... continui ancora a sfogliare, sino a
quando non arrivi al punto in cui puoi leggere di te che sei nel tempio a leggere
il libro... poi le pagine sono tutte bianche.

Ora puoi notare che accanto al libro c’è una penna... la prendi e cominci a
scrivere il tuo futuro, tutto ciò che accadrà una volta uscito dal tempio... hai in
mano la penna e scrivi il tuo futuro, con la consapevolezza che lo scriverlo nel
libro della tua vita lo renderà reale. Perché ciò che è scritto su quel libro è realtà
e diventerà reale anche ciò che scrivi adesso... continua a scrivere, lasciando che
la luce che illumina il libro illumini anche le parole che stai scrivendo... continua
a scrivere tutto ciò che vuoi far diventare reale e quando hai finito fai un cenno
con la testa.

(Aspetta)

Ora posa la penna, chiudi il libro... e lascia il tempio. Fuori, la foresta è ancora
avvolta nella serenità più totale.

SEGRETO n. 36: esistono varie possibilità per ogni persona ma, nel
momento in cui si suggestiona l’inconscio a seguirne una sola, il soggetto si
sentirà molto più motivato a seguire quella strada.

RIEPILOGO DEL CAPITOLO 5:

• SEGRETO n. 29: Gli script forniscono al soggetto l’esperienza che gli occorre
per trasformare le conoscenza in un atto pratico.

• SEGRETO n. 30: Far parlare il soggetto in modo coinvolgente aiuta la sua


mente a predisporsi per la trance e a seguire meglio la direzione che gli
indicherai.

• SEGRETO n. 31: Puoi creare uno stato nel soggetto per rendere più presente
una sensazione o per predisporlo meglio allo script successivo.

• SEGRETO n. 32: Puoi cancellare un’emozione negativa per poi inserirne una
positiva: in questo modo fai sì che il soggetto sperimenti sempre più la secondo e
sempre meno la prima.

• SEGRETO n. 33: Creando un nuovo comportamento si suggestiona il soggetto


allo scopo di predisporlo a fare con maggiore costanza ciò che vuole davvero.

• SEGRETO n. 34: Portando il soggetto a impegnarsi in una sola direzione, si


stimola l’inconscio affinché possa rendere questa scelta motivante e consistente.

• SEGRETO n. 35: Aiutando il soggetto a perdonare chi gli ha fatto un torto, lo


si porta a recidere i legami da quella persona e a impedire che il ricordo di questa
influisca sul suo modo di pensare e agire.

• SEGRETO n. 36: Esistono varie possibilità per ogni persona ma, nel momento
in cui si suggestiona l’inconscio a seguirne una sola, il soggetto si sentirà molto
più motivato a seguire quella strada.
CAPITOLO 6: Come migliorare sempre di
più

Mettersi in discussione

Tutto ciò che hai imparato finora è solo l’inizio. Da questo momento in poi ciò
che devi fare è imparare ad assumerti sempre maggiori rischi per migliorare
sempre di più, per rendere la tua ipnosi sempre più profonda ed efficace. Quando
parlo di rischi, ovviamente, non parlo di rischi per i soggetti, ma per te, e mi
riferisco al rischio di non riuscire (che, come ho accennato, è lo spauracchio che
maggiormente terrorizza chi si avvicina a questa pratica). Quello che vedremo
nei prossimi paragrafi serve a metterti sulla strada per imparare a renderti ancora
più suggestivo, elevando alla massima potenza gli effetti delle tue induzioni.

L’approfondimento della scala

Questa tecnica è utilizzata da moltissimi ipnotisti e serve a far scendere


maggiormente in profondità il soggetto. Puoi usarla quando, alla fine
dell’induzione, hai l’impressione che il soggetto non abbia ancora raggiunto il
massimo della profondità che può sperimentare. È molto semplice e molto
veloce.

Immagina di essere in cima a una scala composta da sette gradini... tra poco ti
chiederò di percorrerla sino a scenderla completamente... con ogni numero da
sette a uno potrai scendere di un gradino... e a ogni gradino andrai sempre più
giù, sempre più profondamente... sentendoti meglio, rilassato in un modo che
non hai mai sperimentato prima di adesso.

Sette... e scendi giù, lentamente...

Sei... sempre più lentamente, in basso.

Cinque... ancora più profondamente, sperimentando un rilassamento mai


provato.

Quattro... e ti rilassi ancora di più, ancora più profondamente.


Tre... puoi iniziare a chiederti come sarà quando sarai completamente giù...

Due... o semplicemente godere di come ti senti bene adesso...

Uno... completamente rilassato, morbido, sereno.

E... zero, più profondamente della profondità che hai mai provato...
perfettamente in equilibrio.

Il conteggio è un elemento molto diffuso e ti consiglio di usarlo ogni volta che,


alla fine dell’induzione, noti ancora qualche piccola resistenza. La metafora della
scala percorsa verso il basso porta il soggetto a entrare sempre più in sé stesso,
allontanandosi dall’esterno e portandolo ancora più in trance.

SEGRETO n. 37: l’approfondimento della scala ti aiuta a portare il soggetto


in uno stato di trance ancora più profondo.

L’approfondimento occhi aperti-occhi chiusi

Questa forma di approfondimento è decisamente meno conosciuta, ma è


estremamente efficace e utilissima nel caso in cui si debbano eseguire test come
quello che ti mostrerò nel prossimo paragrafo. Funziona in modo simile a quella
vista precedentemente, con un l’unica differenza che si conta da uno a quindici e
si chiede al soggetto di aprire gli occhi per poi richiuderli.

Ora conterò da uno a quindici e, arrivato a dieci, aprirai gli occhi... a undici li
richiuderai e con ogni numero scenderai ancora più in profondità di quanto sei
ora. Conterò da uno a quindici... a dieci aprirai gli occhi e a undici li
richiuderai... e con ogni numero andrai due volte più in profondità di quanto sei
adesso.

Uno... due... tre... quattro... cinque... sei... sette... otto... nove... dieci...

Undici... due volte più in profondità.

Dodici... quattro volte di più.


Tredici... otto volte più profondamente.

Quattordici... ancora più giù.

Quindici... cento volte più nel profondo.

In questo modo si trasmette al soggetto il messaggio che, anche con gli occhi
aperti, lui continua a restare in trance. Inoltre, rimanendo in quello stato di
rilassamento con gli occhi aperti, quando li richiude e il conteggio riprende, sarà
estremamente facile per lui continuare ad approfondire quello stato.

SEGRETO n. 38: con l’approfondimento occhi aperti-occhi chiusi, si


trasmette il messaggio che, anche se apre gli occhi, il soggetto continua a
restare in trance e il rilassamento aumenta.

Un effetto analogo lo si può indurre anche portando il soggetto al di fuori della


trance per poi fargli chiudere di nuovo gli occhi e approfondire ulteriormente lo
stato. Quest’ultima strategia è molto più usata, ma è anche di gran lunga più
lenta e, oltretutto, molto spesso non porta gli stessi benefici di approfondimento.
Ha di positivo che fa abituare gradualmente il soggetto alla trance, conducendolo
ad approfondirla a poco a poco.

Ora conterò da uno a cinque per farti tornare nel qui e ora il tempo necessario
per farti rendere conto quanto è facile per te andare in trance... e quando ti dirò
di chiudere gli occhi scenderai ancora più velocemente e ancora più
profondamente in uno stato piacevolissimo di trance. Aprirai gli occhi e te li farò
chiudere di nuovo e ogni volta che io e solo io ti chiederò di andare in trance per
te sarà sempre più facile. Uno... due... tre... quattro... cinque... Perfetto... ora
guardati attorno... e chiudi di nuovo gli occhi.

Subito dopo aver usato questo approfondimento continua con la scala; in questo
modo avrai la certezza che il soggetto è in uno stato profondo.

Il braccio bloccato

Quello che ti mostrerò adesso è sia un approfondimento, sia una suggestione


molto forte. L’ho messo in questo capitolo del libro perché per eseguirlo ci vuole
di un certo grado di sicurezza che solo l’esperienza ti può dare. In breve, dai la
suggestione al soggetto di non poter muovere il braccio, per poi svegliarlo e
dimostrargli che continua a non poter muovere il braccio.
Ora prenderò il tuo braccio e voglio che immagini che diventa rigido... sempre
più rigido. Il tuo braccio diventa sempre più rigido... come di cemento... il tuo
braccio diventa rigido come se all’interno ci fosse una barra d’acciaio... rigido
come se fosse ricoperto da uno spessissimo strato di gesso... puoi provare a
muoverlo e ti renderai conto che è impossibile.

Ora conterò da uno a cinque e, al cinque, solo la tua testa uscirà dalla trance...
mentre il tuo corpo resterà in questo stato... conterò da uno a cinque, la tua testa
uscirà dalla trance e il tuo corpo resterà in questo stato, con il braccio rigido...
impossibile da piegare. Uno... due... tre... quattro... cinque.

Il soggetto aprirà gli occhi, proverà a muovere il braccio senza riuscirci. A quel
punto potrai dirgli di chiudere di nuovo gli occhi e portarlo di nuovo giù
scegliendo la tecnica di approfondimento che preferisci. Una piccola nota su
come operare quando gli afferri il braccio: quando dai l’induzione, fai attenzione
ad applicare una pressione non troppo forte – ma decisa – sui muscoli, usando la
mano; parti dal bicipite e schiaccia tutto il braccio sino al polso. Questo creerà
una lievissima sensazione di immobilità. Infine, quando fai di nuovo chiudere gli
occhi al soggetto, prendigli di nuovo il braccio, scuotilo dolcemente e
poggiaglielo delicatamente sulla gamba, dicendo: «Ora il braccio può di nuovo
piegarsi».

Questo test non solo ti dà la certezza della qualità di trance a cui sei arrivato, ma
è estremamente suggestivo per il soggetto, che si rende conto di essere davvero
in trance e di come questa può avere influenza su di lui. Per quel che riguarda la
mia esperienza diretta, ho potuto notare che fare questo migliora di gran lunga la
qualità e l’efficacia delle induzioni successive.

SEGRETO n. 39: con il test del braccio bloccato rendi molto più forte le
suggestioni che dai al soggetto.

Il corpo incollato

Questa tecnica unisce il principio del braccio bloccato alla creazione dello stato e
va eseguita solo dopo aver effettuato l’intero script per la creazione dello stato.

Ora conterò da uno a cinque e la tua testa uscirà dalla trance, mentre il tuo corpo
resterà in questo stato, completamente bloccato... incollato alla poltrona. Conterò
da uno a cinque, la tua testa uscirà dalla trance e il tuo corpo resterà
completamente bloccato e più proverai a muoverti più ti sentirai incollato... così
come più cercherai di uscire da [stato desiderato] più il tuo inconscio ti incollerà
a esso. Uno... due... tre... quattro... cinque.

Una volta che il soggetto ha aperto gli occhi, dagli il tempo di provare a
muoversi. Il più delle volte la sua reazione durerà qualche secondo, altre volte,
invece, più a lungo. Per farlo di nuovo chiudere gli occhi e scendere in
profondità, limitati a fissarlo e a dire: «Ora chiudi gli occhi e... scendi di nuovo
in profondità». Prima di dirlo puoi anche portare delicatamente una mano sulla
fronte del soggetto, in modo da coprirgli gli occhi, spingendola delicatamente
all’indietro. Fallo solo se precedentemente hai già avuto un contatto fisico con
lui, come con il braccio bloccato, altrimenti potrebbe percepire quel contatto
improvviso come eccessivamente aggressivo.

SEGRETO n. 40: con la tecnica del corpo bloccato si aumenta la


suggestione di uno stato precedentemente indotto.

L’inconscio consapevole

Questo è uno script molto simile a quello della creazione dello stato, con l’unica
differenza che nell’eseguirlo non sai assolutamente nulla delle risorse di cui ha
bisogno il soggetto. Si basa, infatti, sul dialogo con l’inconscio, al quale vai a
chiedere di che cosa ha bisogno il soggetto.

Ora so che [nome soggetto] ha bisogno di alcune risorse... quello che mi


domando è se l’inconscio sa qual è la risorsa di cui ha veramente bisogno. Se lo
sai, alza l’indice della mano destra.

(Aspetta)

Perfetto. Ci sono molti modi in cui l’inconscio può apprendere... modi che la
mente conscia neppure conosce e neppure tiene in considerazione... ciò che
davvero conta è che l’inconscio decida di fare apprendere questa nuova risorsa a
[nome soggetto]. Se è così alza l’indice della mano.

(Aspetta)
Perfetto. L’inconscio adesso può semplicemente attivare tutte le sue risorse
disponibili per rendere presente questa risorsa... sempre più presente... sino a
renderla parte integrante di [nome soggetto]... e una volta concluso questo
processo puoi alzare l’indice della mano destra.

(Aspetta)

Perfetto. Ora è fondamentale comprendere in quali occasioni questa risorsa verrà


attivata... in che modo... quali effetti positivi... lascia che l’inconscio sappia
esattamente in che modo agire e cosa farti provare nel momento in cui ne avrai
bisogno... e quando tutto è perfettamente chiaro alza l’indice della mano destra.

(Aspetta)

Ora non importa che [nome soggetto] sia consapevole di tutto questo... ciò che
realmente è importante è che nei prossimi giorni ti sorprenderai di te stesso... di
alcune reazioni... del modo di reagire completamente nuovo e positivo a certi
eventi.

Come avrai potuto notare, questo script non segue in modo molto preciso le
regole della grammatica, creando una certa confusione tra il soggetto e il suo
inconscio. Questo non è un errore di scrittura ma un elemento fondamentale del
processo ipnotico, nel quale si crea una certa separazione tra il soggetto e
l’inconscio. Quest’ultimo, infatti, può essere indipendente dal primo e operare
per proprio conto i cambiamenti necessari, di cui il soggetto prenderà
consapevolezza solo una volta avvenuti.

SEGRETO n. 41: puoi lasciare che sia l’inconscio a scegliere sia su quale
aspetto lavorare, sia che risorsa avere per risolvere il problema.

Come creare un’amnesia

Spesso ciò che il soggetto fa subito dopo la sessione di ipnosi è pensare a ciò che
è appena accaduto, cercando di ricordare ogni cosa, per poi razionalizzarla.
Questo può diminuire l’efficacia dell’ipnosi. Per evitare che ciò accada, la cosa
migliore è creare, nel soggetto, un’amnesia.

Il metodo più semplice è quello di farlo focalizzare, non appena esce dalla
trance, su alcuni particolari esterni, come l’ora o un elemento all’interno della
stanza (un tappeto, un mobile); già questo basta per fargli dimenticare gran parte
dei particolari. Ma, per esserne completamente sicuri, prima di svegliarlo gli si
può dare un ordine diretto.

Puoi ricordare di dimenticare proprio adesso ogni singolo momento della


sessione... rendendoti conto che più dimentichi e più ti avvicini a ciò che
desideri. Oppure puoi dimenticare di ricordare consciamente ogni cosa che hai
appreso... lasciando che sia l’inconscio nei giorni successivi a lavorare al tuo
posto... e ogni volta che noterai un progresso... ogni volta che ricorderai qualche
frammento... sarà perché ti sei avvicinato di un passo ancora a ciò che desideri...
sino a quando non avrai percorso tutti i passi che stai iniziando a compiere da
adesso.

C’è da dire che, per quanto il soggetto ascolti tutto durante la trance, per il solo
fatto di essere in questo stato, difficilmente riesce a ricordare tutto; normalmente
ricorda solo certi frammenti e per sommi capi. Spesso ha un percezione distorta
del tempo che è trascorso, il che gli dà l’impressione che sia passato molto più
velocemente di quanto è realmente accaduto.

SEGRETO n. 42: creando un’amnesia si permette al soggetto di non


razionalizzare ciò che è accaduto durante la trance, quindi gli si impedisce
di alterare le suggestioni ricevute.

RIEPILOGO DEL CAPITOLO 6:

• SEGRETO n. 37: L’approfondimento della scala ti aiuta a portare il soggetto in


uno stato di trance ancora più profondo.

• SEGRETO n. 38: Con l’approfondimento occhi aperti-occhi chiusi, si trasmette


il messaggio che, anche se apre gli occhi, il soggetto continua a restare in trance
e il rilassamento aumenta.

• SEGRETO n. 39: Con il test del braccio bloccato rendi molto più forte le
suggestioni che dai al soggetto.

• SEGRETO n. 40: Con la tecnica del corpo bloccato si aumenta la suggestione


di uno stato precedentemente indotto.
• SEGRETO n. 41: Puoi lasciare che sia l’inconscio a scegliere sia su quale
aspetto lavorare, sia che risorsa avere per risolvere il problema.

• SEGRETO n. 42: Creando un’amnesia si permette al soggetto di non


razionalizzare ciò che è accaduto durante la trance, quindi gli si impedisce di
alterare le suggestioni ricevute.
Conclusione

Arrivati a questo punto, tocca a te. Sei completamente padrone di tutto ciò che
serve per lavorare sulle altre persone. Ovviamente il mio consiglio è quello di
non fermarti qui. Quelle che possiedi sono le basi pratiche di questa disciplina,
ma per migliorare ancora di più non bastano. Il mio consiglio è quello di iniziare
a ipnotizzare il maggior numero possibile di persone. Se proprio devo darti
qualche indicazione di massima, ti potrai rendere conto come basteranno anche
solo dieci persone per farti prendere abbastanza confidenza e sicurezza; quando
invece arriverai a cento, sono sicuro che avrai sviluppato un livello di
competenza e di consapevolezza in questa disciplina che ti lascerà libero di
improvvisare e di cercare il tuo stile personale.

Mi raccomando, però, affronta la materia anche dal punto di vista teorico. È


vero, in queste pagine non abbiamo per niente affrontato questo aspetto, ma sono
dell’idea che un buon ipnotista debba anche avere una serie di conoscenze
teoriche sulla propria disciplina. Idee che ti forniranno ulteriori idee e
competenze e che, alla luce di ciò che hai imparato a fare a livello pratico,
incrementeranno la tua maestria.

Ci tengo infine a dirti di non limitarti ad approfondire questa materia solo


leggendo libri scritti da altri ipnotisti, ma anche osservandoli mentre operano sul
campo. Questo, se sino a qualche anno fa poteva essere complicato, oggi non lo
è più. Infatti, grazie a YouTube, puoi trovare centinaia di video di ipnotisti che
operarono sui loro soggetti. Grazie a questo libro, avrai già a disposizione le
conoscenze per capire ciò che stanno facendo. Infatti, noterai che gran parte del
loro modo di ipnotizzare deriva dal proprio modo di personalizzare ciò che
anche tu hai imparato durante la lettura del corso.

Non mi resta altro da fare che augurarti buona pratica: insomma, da questo punto
in poi il tuo nuovo mentore sei proprio tu!
Appendice

Induzione Ericksoniana

(Far chiudere gli occhi al soggetto)

Ora che sei qui, di fronte a me, con gli occhi chiusi... e puoi sentire il tono della
mia voce e comprendere ogni singola parola... non so se puoi rilassarti... e
mentre ti rilassi renderti conto della sensazione dei vestiti sulla tua pelle, a cui
non hai fatto caso finché non te l’ho fatto notare... così come puoi notare il
battito del tuo cuore... e questo ti fa sentire sempre meglio, ti fa sprofondare un
po’ di più nella poltrona... e mentre i tuoi muscoli si sciolgono ancora un po’,
puoi portare la tua attenzione all’aria che entra e che esce dai tuoi polmoni... ai
piedi poggiati al pavimento... mentre il respiro si fa sempre più calmo... e il
battito del cuore rallenta e tu puoi sentirti sempre meglio... e mentre senti il
benessere che si spande all’interno del tuo corpo, puoi notare come i tuoi
muscoli sono rilassati... il suono dei rumori che provengono dall’esterno... e puoi
lasciare che il solo ascoltarli ti faccia sprofondare ancora un po’... così come il
suono della mia voce ti fa scendere in profondità con ogni parola... e questo crea
in te una sensazione di profondo rilassamento, di morbidezza, di pigrizia...
cancella ogni traccia di tensione... così mentre il tuo corpo rimane qui seduto, la
tua mente può vagare altrove... cancellare ogni traccia di tensione... annullare per
ora qualsiasi pensiero... godendoti questa possibilità di stare completamente
bene... di essere rilassato... e aperto a ogni forma di cambiamento che il tuo
inconscio ti permetterà di fare.

Induzione di Elman

Fai un bel respiro profondo e chiudi gli occhi... rilassa tutto il corpo, portando
l’attenzione sui piedi, sulle gambe, sui fianchi, sul torace, sulle braccia, sulle
mani e alla testa... e fai sciogliere i tuoi muscoli completamente. Rilassa ogni tuo
muscolo dalla testa ai piedi. Rilassati completamente.

Rilassa gli occhi, le palpebre e tutti i piccoli muscoli attorno agli occhi. Rilassa
gli occhi al punto tale che diventa per te difficile aprirli volontariamente. Fai in
modo che i tuoi occhi restino chiusi, sigillati.
Puoi provare ad aprili e notare come averli fatti rilassare sino a questo punto ti
impedisce farlo.

Tra poco conterò da 3 a 1 e, al numero 1, aprirai gli occhi. Poi ti chiederò di


chiudere di nuovo gli occhi e tu ti rilasserai tre volte di più. Tre... due... uno...
perfetto, ora chiudi gli occhi.

Adesso prenderò il tuo braccio destro, lo solleverò e quando lo lascerò andare


cadrà giù completamente abbandonato come il braccio di una bambola di
pezza... e questo ti farà rilassare dieci volte di più.

(Esegui)

Adesso prenderò il tuo braccio sinistro, lo solleverò e quando lo lascerò andare


cadrà giù completamente abbandonato come il braccio di una bambola di
pezza... e questo ti farà rilassare cento volte di più.

(Esegui)

Perfetto, hai ottenuto un ottimo rilassamento fisico. Ora ti voglio insegnare come
ottenere anche un ottimo rilassamento mentale. Fra pochi istanti ti chiederò di
cominciare a contare da 100 all’indietro, guardando i numeri scomparire man
mano che conti. Cominciamo…

100… ti rilassi ancora un po’.

99… scendi ancora più giù.

98… ti rilassi via via di più.

97… sempre più profondamente a ogni numero.

96… i numeri cominciano a dissolversi.

95… vai sempre più in profondità.

94… i numeri stanno svanendo.

93… i numeri sono svaniti del tutto.

Induzione mista
Osserva un punto davanti a te… concentra tutta la tua attenzione su quel punto,
senza mai chiudere gli occhi… concentrati completamente su quel punto anche
se le palpebre a poco a poco cominciano a diventare pesanti.

E per quanto possono diventare pesanti, cerca di non chiuderle… resisti un altro
po’… ancora un altro po’.

Così, mentre continui a fissare quel punto, vorrei che tu portassi la tua attenzione
sulle tue due mani, notando come una comincia a diventare più pesante
dell’altra. Qual è più pesante, la destra o la sinistra?

(Aspetta la risposta)

Perfetto. Ora chiudi gli occhi e renditi conto di come le tue palpebre si sigillano,
stanche… pigre… al punto tale che puoi provare ad aprirle e renderti conto di
quanto ti è difficile.

Adesso puoi notare che c’è un punto piccolissimo sul dorso della tua mano più
pesante, dove puoi provare un leggero formicolio. Potresti non accorgertene
subito, ma… se fai bene attenzione, puoi renderti conto che è proprio lì. Quando
lo trovi fammi un cenno con la testa.

(Aspetta)

Ora inizia a notare come quel formicolio non può essere contenuto in quell’unico
punto e che quindi si spande ai punti della mano immediatamente vicini… e da
quei punti si spande ancora… come quando lanci un sasso nello stagno e questo
crea tanti cerchi concentrici. Allo stesso modo il formicolio si spande, portando
all’interno della mano una piacevole forma di rilassamento.

Adesso lascia che dalla mano salga lungo il polso… e poi su, su per il braccio…
sino ad arrivare al gomito… e poi ancora più su, lungo il bicipite… sino alla
spalla. E, man mano che ascolti le mie parole, puoi renderti conto di come
questo rilassamento invade tutto il tuo corpo… mentre ascolti la mia voce, puoi
notare come questa sensazioni entra a poco a poco in ogni centimetro del tuo
corpo.

Tra poco conterò da 3 a 1 e al numero 1 aprirai gli occhi. Poi ti chiederò di


chiudere di nuovo gli occhi e tu ti rilasserai tre volte di più. Tre... due... uno...
perfetto, ora chiudi gli occhi.
Adesso prenderò il tuo braccio destro, lo solleverò e quando lo lascerò andare
cadrà giù completamente abbandonato come il braccio di una bambola di
pezza... e questo ti farà rilassare dieci volte di più.

(Esegui)

Adesso prenderò il tuo braccio sinistro, lo solleverò e quando lo lascerò andare


cadrà giù completamente abbandonato come il braccio di una bambola di
pezza... e questo ti farà rilassare cento volte di più.

(Esegui)

Perfetto, hai ottenuto un ottimo rilassamento fisico. Ora ti voglio insegnare come
ottenere anche un ottimo rilassamento mentale. Fra pochi istanti ti chiederò di
cominciare a contare da 100 all’indietro, guardando i numeri scomparire man
mano che conti. Cominciamo…

100… ti rilassi ancora un po’.

99… scendi ancora più giù.

98… ti rilassi via via di più.

97… sempre più profondamente a ogni numero.

96… i numeri cominciano a dissolversi.

95… vai sempre più in profondità.

94… i numeri stanno svanendo.

93… i numeri sono svaniti del tutto.

Perfetto.

Ora immagina di essere in cima a una scala composta da sette gradini... tra poco
ti chiederò di percorrerla sino a scenderla completamente... con ogni numero da
sette a uno potrai scendere di un gradino... e a ogni gradino andrai sempre più
giù, sempre più profondamente... sentendoti meglio, rilassato in un modo che
non hai mai sperimentato prima di adesso.
Sette... e scendi giù, lentamente...

Sei... sempre più lentamente, in basso.

Cinque... ancora più profondamente, sperimentando un rilassamento mai


provato.

Quattro... e ti rilassi ancora di più, ancora più profondamente.

Tre... puoi iniziare a chiederti come sarà quando sarai completamente giù...

Due... o semplicemente godere di come ti senti bene adesso...

Uno... completamente rilassato, morbido, sereno.

E... zero, più profondamente della profondità che hai mai provato...
perfettamente in equilibrio.

Adesso la tua mente è pronta e il tuo inconscio può fare tutti quei cambiamenti
di cui ha bisogno per farti essere il tipo di persona che desideri diventare… e può
lasciare che la tua parte ascolti… oppure la può allontanare completamente,
lasciandola vagare libera e indisturbata… qualunque sia la sua decisione, va
bene.

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