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Filosofia è il primo dipinto della serie per l’Università di Vienna.

È un olio su tela (430x300 cm), realizzato fra il 1899 e il 1907 e


andato distrutto nel 1945 nell'incendio del castello di Immendorf.
Nel 1894 infatti il Ministero per l'istruzione austriaco incaricò
Gustav Klimt e Franz Matsch di realizzare di una serie di allegorie
per il soffitto dell'Aula Magna dell'Università di Vienna eretta lungo
la Ringstraße. Il tema scelto per il progetto era La vittoria della luce
sulle tenebre e il lavoro era così suddiviso:
• Klimt avrebbe realizzato tre dei quattro pannelli: la Filosofia,
la Medicina e la Giurisprudenza


• Matsch avrebbe curato la realizzazione dell'ultimo pannello, la


Teologia, e della scena centrale, nella quale doveva essere
celebrato il tema focale del progetto.


La volontà e lo scopo dei committenti era la glorificazione delle


scienze razionali e dei loro effetti positivi in ambito sociale, ma
Klimt si rifiutò apertamente di fornire una visione razionale del
mondo. Probabilmente fu proprio questo il motivo dello scandalo
che colpì l'ancora incompiuta Filosofia.
L'opera realizzata si distanziava dalle aspettative dei committenti e
fu giudicata sconveniente e offensiva; pareva che il tema fosse stato
ribaltato e Klimt avesse realizzato «la vittoria delle tenebre sopra
ogni cosa». Gustav Klimt, influenzato anche dalla lettura di Arthur
Schopenhauer e Friedrich Nietzsche, aveva cercato di dare una
propria interpretazione all'enigma dell'esistenza umana. In queste
opere Klimt aveva affrontato tematiche tabù come la malattia, la
vecchiaia e la povertà in tutta la loro crudezza e il loro orrore, non
lasciando spazio all'idealizzazione della realtà imposta fino a questo
momento dalla morale comune.
Le aspre critiche suscitate portarono, il 24 marzo dello stesso anno,
ottantasei rappresentanti dell'Università, tra i quali lo stesso rettore
Wilhelm Neumann, a inviare una petizione al ministro
dell'Istruzione con la quale manifestarono la loro opposizione alla
collocazione del dipinto nell'aula magna dell'Università.
L'opposizione, capeggiata dal filosofo Friedrich Jodl, incentrò le
proprie critiche principalmente sul piano estetico: affermò di non
osteggiare la nudità o la libertà di espressione artistica, bensì la
bruttezza. 
Nonostante lo scandalo, il ministro dell'istruzione Wilhelm von
Hartel decise di ignorare le insistenti richieste di sollevare Klimt
dall'incarico; l'artista poté dunque continuare a lavorare alle due
allegorie rimaste. In aiuto di Klimt sopraggiunse, inaspettatamente,
anche l'Esposizione Universale di Parigi, la quale premiò il quadro
con la medaglia d'oro alla migliore opera straniera.
 
In quest'opera Klimt presenta la rappresentazione come se gli
spettatori fossero a teatro e stessero osservando la scena dal
parterre, in pratica il tipico theatrum mundi della tradizione
barocca. Nonostante la concezione originale del theatrum mundi
prevedesse una suddivisione in settori distinti riservati al cielo, alla
terra e all'inferno, con Klimt questa caratteristica viene a mancare.
La terra sembra amalgamarsi con le altre due sfere, non esiste più
frammentazione.
Klimt consegno' il pannello della Filosofia soltanto nel 1900 in
occasione della settima mostra della Secessione. In quegli anni lo
stile di Klimt e' cambiato parecchio. Non piu' il tranquillo stile
storicista tanto amato dai Viennesi, ma un fluire di corpi simbolici e
metafisici, non una parata dei grandi pensatori del passato ma un
turbinio di forze oscure e non rassicuranti.
Nella metà sinistra del quadro è situata una colonna di corpi nudi
galleggianti nel vuoto cosmico. I corpi sono rappresentati nelle età
più varie (dall'infanzia alla vecchiaia) e caratterizzati dai sentimenti
più disparati (dall'amore alla disperazione). Nella metà destra
dell'opera, accanto a questa catena di corpi, emerge dall'oscurità
una maestosa Sfinge posta su uno sfondo stellato rappresentate
l’enigma del mondo. La Sfinge, rappresentata con contorni sfocati,
è completamente cieca e insensibile nei confronti del dramma che si
sta svolgendo davanti ai suoi occhi e, proprio con questa
indifferenza, sembra escludere completamente la possibilità di una
conoscenza delle cose. L'unico bagliore di speranza è affidato a un
volto femminile collocato nel bordo inferiore della tela. Qui è posta
una figura misteriosa e radiante di luce, avvolta da una folta chioma
di capelli neri: la Sapienza. Questa figura sembra guardare verso lo
spettatore come se lo volesse attirare nello spettacolo cosmico.
Quello che più sconcertava in questa rappresentazione era che il
destino del genere umano sembrava dominato da potenze
misteriose completamente prive di razionalità. Gustav Klimt
rappresentò l'ambiguità cosmica e la sfiducia nella concezione
positivista del mondo attraverso il dissolvimento dei contorni;
proprio per questo fu accusato di presentare «idee confuse in forme
confuse».

Pesci d’oro
Si intitola “Pesci d’oro” ed è un olio su tela di centimetri 150 x 46,
realizzato da Gustav Klimt nel 1901. Klimt sceglie un formato alto e
stretto per l’opera, che gli conferisce fascino. Il dipinto è stato
esposto alla XIII mostra della Secessione e a Dresda nel 1904,
provocando non poche critiche. L’opera fu addirittura accusata di
oscenità, tanto che l’autore pensò di intitolarlo “Ai miei critici” (o
detrattori – To my Detractors).
Pesci d’oro (Goldfish) è un dipinto simbolista, dove domina la
schiena nuda della donna. E’ un’opera elegantemente erotica, dove
vengono mostrate le morbide linee jugendstil delle sirene. Si
tratta di un fenomeno internazionale, una grande corrente artistica
sviluppatasi tra la fine dell’Ottocento e gli inizi Lo Jugendstil
rappresenta un’arte nuova, sensuale, che si avvicina al modello della
natura. L’arte di Klimt coincide quasi totalmente con la storia della
Secessione viennese, movimento artistico che aveva come obiettivo
uno stile differente da quello accademico.
Pesci d’oro (Goldfish): analisi del dipinto
In questo dipinto Klimt riprende una tematica a lui cara, quella
dell’associazione tra acqua e donna. Queste creature femminili
fluttuano nel liquido, in un’atmosfera irreale e notturna, con un
atteggiamento provocante e sensuale. Lo si denota dalle bocche
socchiuse, dallo sguardo fisso sull’osservatore e dai lunghi capelli
che ondeggiano.
Corpi nudi che richiamano la madreperla, l’uso del dorato per il
pesce che si insinua tra i corpi e per i bagliori dell’acqua scura. Gli
oggetti appaiono indefiniti perché l’artista esalta entrambe le
caratteristiche dell’acqua, sia la trasparenza sia la velatura.
Sirene dall’aspetto moderno, queste donne sottomarine appaiono
belle e sensuali. Così si nota la maliziosa sirena, in primo piano,
senza veli, dai capelli rossi e lunghissimi, con lo sguardo rivolto allo
spettatore, molto provocante.             Questa sua chioma, che scende
giù come una carezza, crea un contrasto cromatico con il pesce color
oro. Sullo sfondo si vedono le altre sirene, tra pagliuzze d’oro e
filamenti scuri.      Il realismo quasi fotografico con il quale
Klimt realizza i suoi personaggi è carico di significato
simbolico.
Klimt e l’uso dell’oro
A partire dal 1901, nelle opere dell’artista c’è un uso massiccio
dell’oro e di figure astratte che hanno contenuto metaforico. (Del
1901 è Giuditta I). È in questo periodo appunto che realizza “Pesci
d’oro“. 
 
In Pesci d’oro Klimt torna su una delle sue tematiche preferite,
l’associazione tra acqua e donna.
In un liquido dall’aspetto magico, irreale e notturno, fluttuano i
corpi di alcune creature femminili. Il loro atteggiamento è
provocatorio e sensuale, effetto che viene accresciuto dalle
bocche socchiuse, dagli sguardi rivolti direttamente
all’osservatore, come se volessero attirarlo in mezzo a loro,
nell’acqua, e dalle masse di lunghi capelli rossi che ondeggiano.
Il dettaglio delle folte capigliatura rosse, non è nuovo, già i
Preraffaelliti avevano scelto come modelle giovani ragazze con
lunghi capelli ramati (Rossetti ad es.), che facevano da protagonisti
nelle loro
opere, chiusi in acconciature eleganti o lasciati sciolti sul corpo.
Il colore rosso dei capelli, è da sempre nella letteratura,
associato alla magia, a qualcosa di mistico, malvagio e
incontrollabile: per fare qualche riferimento nella letteratura
italiana Giovanni Verga, in uno dei suoi romanzi più famosi,
racconta proprio di un giovane ragazzo dai capelli rossi.. Rosso
Malpelo, che viene escluso da tutti e considerato malvagio e
portatore di sciagure proprio per il colore dei suoi capelli.
Tornando al quadro, è importante osservare come tra le donne
si insinui un enorme pesce dorato, così come sono dorati i
bagliori che punteggiano l’acqua scura; i nudi corpi, invece,
richiamano la madreperla, creando uno schema di colori
contrapposto.
Klimt sceglie un formato alto e stretto, simile a quello di un’altra
opera molto famosa, Giuditta I, e opta per una ripresa
ravvicinata, che insieme alla cromia accesa, potenziano il
fascino del dipinto. Tutto questo accresce il clima di mistero e
seduzione dell’opera stessa.
Così si nota la sirena in primo piano, maliziosa mostra la
schiena sinuosa e sensuale, che cattura a pieno lo sguardo
dello spettatore, che viene immediatamente trascinato nel
turbinio dell’acqua. Si crea inoltre un contrasto tra la capigliatura
morbida e il colore brillante del pesce dorato.
In questo schema di fluidità le alghe diventano ciocche fluide e peli
pubici e le donne-pesce mostrano senza pudore la loro sessualità,
fluttuando nella corrente e formando linee sinuose tipiche del
Jugenstill.
I soggetti dell’opera, le donne sottomarine, sono chiaramente
ispirate alle sirene, ma l’aspetto di queste nuove incantatrici è
decisamente moderno.
Le sirene da sempre attirarono l’attenzione di poeti, scrittori, artisti,
che tendevano a descrivere la pericolosità del loro canto ipnotico
che aveva la caratteristica di ammaliare chiunque lo ascoltasse.
 

Le tre età della donna


Una delle poche tele di Klimt conservate in Italia. E' stata premiata
con medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale di Roma del 1911
e poi acquistata dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna. 
L'artista presenta le tre eta' della donna e della vita posizionando tre
figure di donne di eta' diversa: una giovane mamma con la bimba e
una vecchia. La figura della donna vecchia presenta un corpo
nettamente tridimensionale rispetto alla bidimensionalita' della
madre, disegnata ancora come una figura delle "Bisce d'acqua". 
Le tre donne sono avvolte in una specie di bozzolo colorato mentre
il resto dello sfondo e' caratterizzato da una banda nera orizzontale
e uno sfondo bruno-dorato.
Si tratta di un'opera della maturità di Klimt: le figure sono asciutte, sintetiche
ed il decorativismo geometrico si materializza in forme che ricordano oro,
sete raffinate e pietre preziose. Il tema è una rivisitazione, in chiave
simbolica, delle tre fasi della vita femminile: l'infanzia, la maternità e
l'inevitabile declino della vecchiaia.
La donna anziana si nasconde il viso con una mano mentre i capelli ricci e
grigi le pendono dal volto. La pelle fa credere che sia debole e che abbia
passato tanto tempo al lavoro, il ventre dà segno di maternità mentre la
schiena dà segno del tanto lavoro svolto durante la sua esistenza.
La giovane invece ha dei lunghi capelli arancioni incoronati da dei fiori, la
pelle bianca e liscia è uguale a quella della bambina che tiene in braccio, in
una posizione simile ad un abbraccio. La bambina dalle rosee guance dorme
appoggiata al petto della giovane e il viso non viene coperto dai corti capelli
marroni. La donna anziana sembra fare da sfondo alla giovane e alla
bambina e questo fa pensare che essa se ne stia andando e lascia la scena
(vita) alle altre due. Munch fa un dipinto molto simile (La danza della vita) con
uno stile più scarno e drammatico.

L’artista viennese rappresenta in questo quadro un tema che


troviamo spesso nella sua produzione: la precarietà della vita e
della bellezza. Ne Le tre età della donna appare esplicita
un’allegoria della vita e del corso delle stagioni.   Il gesto
della donna anziana che si copre gli occhi ha un carattere
drammatico: rappresenta la rinuncia ad affrontare la realtà e
l’inevitabilità della morte. Simboleggia il tempo che scorre
inesorabile e la morte che minaccia il genere umano, non solo quello
femminile.                                                                            La donna
giovane, raffigurata frontalmente e coperta soltanto da un velo,
appare con una carnagione pallida ma la sua luminosità crea un
deciso ed energico contrasto con quella della donna anziana, così
come il colore dorato della capigliatura. La piccola è paffuta,
dettaglio che si nota nelle guance rosa. Come la donna che la tiene
in braccio ha gli occhi chiusi, come immersa in una dimensione
irreale: dai visi delle due figure femminili con gli occhi chiusi si
intuisce tuttavia un senso di appagamento o felicità spirituale.     
Anche lo sfondo aiuta a trasmettere questa sensazione: l’anziana si
trova su un piano arretrato, dallo sfondo scuro, composto di toni
che vanno dall’ocra al marrone al nero; le altre due si trovano su
uno sfondo color oro, tinteggiato da colori pastello, decorato in
modo ricco con motivi geometrici.
Secondo il mito greco, la bellissima Danae fu rinchiusa in una torre

di bronzo dal padre Acrisio, re di Argo per tenere lontani i suoi

corteggiatori. Secondo una profezia infatti, se questo non fosse

avvenuto, Acrisio sarebbe stato ucciso dal nipote. Zeus però non si

rassegnò, e penetrò nella torre sotto forma di nuvola. Per mezzo di

una pioggia dorata, fecondò Danae. Da tale unione, nacque Perseo.

                          Gustav Klimt realizza questo dipinto raccontando

l'episodio proprio come se si fosse svolto in un sogno: Danae viene

colta mentre sta dormendo e la pioggia dorata la sta per fecondare.


Viene rappresentata in un sonno profondo, con la bocca semiaperta,

ma in realtà si può notare come quello sia esattamente il momento

in cui sta per raggiungere l'estasi amorosa: questo lo deduciamo

dalla mano, che mostra una lieve contrazione.                                         

                                                                      La pioggia dorata che usa

Klimt è in realtà un espediente per narrare l'istintività della

donna, che secondo il pittore è una delle prerogative del femminile,

più vicino al mondo naturale. Questo si evince ancora di più dalla

posizione in cui Klimt raffigura Danae, una posizione fetale, proprio

come se la donna si trovasse in un utero materno.

Serie Schloss Kammer


I paesaggi di Klimt sembrano essere colti col teleobiettivo, che ha il
compito di avvicinare relativamente una veduta suggestiva colta in
lontananza: in realtà l'artista utilizzava talvolta un binocolo da
teatro o addirittura un cartone con un buco centrale, per isolare con
precisione una porzione della realtà osservata; voleva "afferrare" il
particolare, il frammento interno alla visione, "intensificando" la
messa a fuoco, fino a creare un effetto di sospensione temporale.
L'artista austriaco, si distanzia dalle soluzioni tardo-impressioniste
di autori come Monet, per accostarsi a una pittura fortemente
segmentata nel tratto pittorico, vicina al puntinismo di Seurat,
accostando frammenti di colore non puro ma già mescolato sulla
tavolozza. Il risultato è una superficie che richiama quasi quella di
un prezioso mosaico, negli accostamenti cromatici. Essi non sono
delegati come in Cezanne a geometrizzare ed a fornire volumetria
spaziale al paesaggio, che rimane come appiattito su uno sfondo di
riflessi cangianti, nella luminosità enfatizzata della superficie
dell'acqua.  L'atmosfera suggerita dai paesaggi di Klimt è
estremamente raccolta,  sospesa in un arabesco di riverberi e ombre
che danno una connotazione non solo atmosferica alla realtà, ma
sottilmente psicologica. Le costruzioni, innaturalmente addossate
alla superficie dell'acqua e immerse nella natura, finiscono per
creare una certa tensione tra l'apparente vicinanza dell'oggetto
( continuamente cangiante )  e la lontananza dell'osservatore. Il
tutto diviene preziosa trasfigurazione di un frammento di realtà.

Che si tratti di fiori, giardini o paesaggi la visione è data sempre


dalla messa a fuoco di un frammento, una sorta d'ingrandimento
fotografico, che rende il senso di vita interiore che anima la natura.
Klimt dipingeva in queste condizioni però solo quando era sicuro di
non essere disturbato, essendo straordinariamente sensibile a
qualsiasi forma di interruzione. In questo paesaggio, "particolare"
della più vasta veduta proposta in Pendio montano, assistiamo alla
progressiva semplificazione della natura e dell'architettura, a una
loro riduzione in forme  semplici fatte di linee nitide e pure, secondo
un procedimento molto simile a quello di Chiesa a Unterach
sull'Attersee.
 Particolare intensità e cura nella tecnica di fitte tessiture di colore
( mescolato in infinite gradazioni ) è presente in Viale nel parco
dello Schloss Kammer ( 1912 ). I fusti dalla struttura nodosa si
levano verso l'alto, le fronde e le foglie formano una fitta trama
cromatica; solo sul fondo nel bagliore luminoso si può riconoscere,
"frammentato", il portone di una casa dal tetto rosso. Qualche anno
prima, nel 1906 a Vienna una grande mostra aveva celebrato l'estro
di Vincent van Gogh; da quel momento in poi l'eco delle sue opere
riecheggia nei paesaggi e nei fiori di Klimt. Talvolta si tratta di
dettagli, talvolta si ripropone con fare più contenuto e decorativo
come nel caso di La casa del guardaboschi ( 1910 ) oppure è tutto
l'insieme a esserne influenzato.
Un'intensa vibrazione interiore percorre Viale nel parco dello
Schloss Kammer: la natura lussureggiante è "contenuta" all'interno
del formato quadrato; la prospettiva è "abbreviata"; la pennellata
"serpeggia" lungo i tronchi ben delineati, è ritmata e convulsa,
animata da un insieme di tensioni sentimentali e psicologiche.
Permane il clima magico e sospeso di paesaggi precedenti , ove la
vegetazione ricca è resa attraverso un tocco neoimpressionista e
decorativo al tempo stesso.

I fiori, i frutti e le foglie appaiono trasformati in ricchi stilemi con


motivi simili ad anelli, mentre una "macchia" colorata sul fondo, il
tetto, ricorda più il rosso vibrante di Campo di papaveri, che non
una vera architettura: l'abitazione è significativamente riassorbita
nel ciclico rinnovarsi della natura. E, come le donne, anche la natura
si riveste di un tappeto musivo screziato, è una creatura viva e
palpitante: Klimt la "blocca" nell'attimo dell'esplosione della vita e
della bellezza, la rappresenta come un mondo magico e
rasserenante. Esclude significativamente l'uomo dalla sua visione,
anche se ne riammette la presenza, a partire all'incirca dal 1908, con
Schloss Kammer sull'Attersee  

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