Il potere................................................................................................................................ 54
La fattispecie concreta. ...................................................................................................... 54
La funzione.......................................................................................................................... 55
Autoritarietà. ....................................................................................................................... 56
Efficacia. .............................................................................................................................. 57
Esecutorietà......................................................................................................................... 58
Il problema dei regolamenti.............................................................................................. 59
La classificazione degli atti. .................................................................................. 60
Passiamo ora alla classificazione dei provvedimenti..................................................... 60
La discrezionalità amministrativa. ........................................................................ 62
L'autotutela. .......................................................................................................... 64
L'annullamento. .................................................................................................................. 64
La patologia dell'atto amministrativo. .................................................................. 67
L'invalidità degli atti amministrativi. .................................................................................... 67
La nullità................................................................................................................................... 68
Il 3 vizi di legittimità. .............................................................................................................. 69
Violazione di legge. ............................................................................................................ 69
Incompetenza. .................................................................................................................... 69
L'eccesso di potere. ............................................................................................................ 69
Figure sintomatiche dell'eccesso di potere. .................................................................... 70
La discrezionalità tecnica...................................................................................... 71
La responsabilità. .................................................................................................. 71
L'attività di diritto privato. .................................................................................... 72
Appendice.............................................................................................................. 74
Inquadramento storico........................................................................................................... 74
Stato liberal-democratico (1880-1920). ........................................................................... 78
Decentramento e sussidiarietà. ............................................................................................. 79
Altre norme costituzionali che fanno riferimento alla P. A. ............................................ 79
Implicazioni derivanti dall'articolo 97 comma due. ...................................................... 80
III
Filippo Galluccio – Appunti 2000
Diritto amministrativo.
La lezione precedente a trattato l'evoluzione della sfera pubblica: come si è ampliata la sfera
di intervento dei pubblici poteri.
Nel medioevo poteva individuarsi uno stato patrimoniale, caratterizzato dall'elemento
territorio come fondamentale e unico per il rapporto Stato-pubblico potere, dove ogni
forma di rapporto veniva disciplinato dal diritto privato.
XII-XVI secolo: stato assoluto. Si ha divaricazione tra modello continentale e modello
anglosassone.
Si ha un primo embrione di intervento pubblico: giustizia, difesa, ordine pubblico. Nel 1215
abbiamo la Magna Charta in Inghilterra: il sovrano è obbligato a rispettare i contenuti della
legge.
1700: stato di polizia: significativo ampliarsi della sfera pubblica.
Dopo la rivoluzione si avvia la prima fase del liberismo, a cui corrisponde un contrarsi della
sfera pubblica (stato minimo). Unica eccezione è la materia dell'istruzione, perché si voleva
sottrarla alla Chiesa.
Seconda fase dello stato liberale. Ampliarsi di fatto della sfera pubblica convivente con
dichiarazioni di principio opposte.
In Italia:1848-1880. Sostanziale indistinzione tra amministrare e governare, attraverso il
modello per ministeri. Il ministro è organo politico ma anche capo dell'apparato
amministrativo.
C'è una forte gerarchia: Sistema competenze concorrenti (a livello di apparato) e il superiore
dispone dell'inferiore (livello di persone).
A questa fase segue quella liberal-democratica:1880-1920. Si ha un ampliarsi delle attività,
evoluzione della sfera pubblica collegata all'ampliamento del suffragio (censo > contribuenti
> possibilità di voto).
Si ha altresì un ampliarsi delle strutture organizzative adottate. Essendo aumentate le
funzioni, vi è la necessità da un lato di aumentare il numero di ministeri, dall'altro viene
recuperato il vecchio modello abbandonato con l'unificazione, delle aziende.
1904 nazionalizzazione delle ferrovie; 1903 aziende municipalizzate.
Adozione di una disciplina delle aziende che operano a livello municipale e provinciale.
Perché si adotta il modello dell'azienda? Serve a gestire in maniera più autonoma attività che
hanno sostanzialmente natura imprenditoriale. Il modello ministeriale ha troppe regole e
troppe procedure.
Sono soprattutto comuni e provincie che cominciano a gestire attività importanti a livello
locale (es. assistenza, trasporto pubblico).
In questa fase comuni e provincie acquistano ruolo rilevante. Sono veri e propri enti
autarchici, nel senso che possono perseguire interessi propri, hanno un margine di libertà
rispetto allo Stato. I loro organi sono diventati totalmente elettivi.
A questa fase segue la successiva fase fascista.
Si verificano due grandi fenomeni:
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
1. Forte omogeneizzazione politica, che vuol dire, per quanto concerne le autonomie
locali, l'annullamento: i loro organi non sono più elettivi. Forte tendenza all'accentramento,
che si manifesta anche in un sistema di contabilità unificato nelle ragionerie.
Per quanto concerne il personale.
Excursus: nel periodo liberal-democratico si pongono problemi che rimangono fino ad
oggi:
• rapporto tra politica ed amministrazione. I dipendenti pubblici non vogliono subire
le pressioni dei politici del momento, perché invece la politica (= scelte di carattere
generale operate dagli organi rappresentativi) deve influenzare l'agire amministrativo.
Per risolvere il problema si estende l'ambito di operatività della legge alla maggior
parte della disciplina organizzativa, in modo da ridurre il margine di discrezionalità
dei soggetti coinvolti.
• Il pubblici impiegati vogliono avere la sicurezza di non poter essere allontanati
perché sgraditi. Lo ottengono nel 1908, legge che disciplinalo stato giuridico del
personale. Si avvia quel processo ininterrotto fino ai tempi nostri tale per cui si
scambia la sicurezza del posto di lavoro e altre forme di tutela con un trattamento
economico che comincia ad essere più basso.
• Il fascismo obbliga ad iscrivermi al partito e giurare fedeltà a al regime. Il personale
viene fortemente controllato da parte del partito unico. Per i conflitti sul lavoro
operano le corporazioni.
2. Ulteriore diversificazione dei modelli organizzativi.
Excursus: accanto al modello azienda cominciava a formarsi il modello dell'ente pubblico
territoriale. Si caratterizza per essere indirizzato ad una funzione specifica. Comincia ad
affermarsi per:
• pubblicizzazione di strutture private, 1890 IPAB (istituzioni pubbliche di assistenza e
beneficenza) che ora sono sottoposte a controllo pubblico;
• specializzazione di attività pubblicistiche che vengono esercitate da soggetti distinti
dallo Stato con il modello dell'ente pubblico funzionale.
Questo modello dell'ente pubblico si espande notevolmente (es.OMI opera per la maternità
e l'infanzia).
Si afferma anche il modello per società. Lo stato diventa operatore economico sia
acquisendo azioni di imprese private, che gestisce tramite holding, tra cui ricordiamo l'IRI,
sia facendosi esso stesso imprenditore, costituendo delle imprese pubbliche.
1948 avvento della carta costituzionale.
Sottolineamo due profili:
1. La costituzione pone obiettivi numerosi e diversificati rispetto al passato ed impegna i
pubblici poteri a perseguirli: si va dalla tutela del credito al diritto dovere di educare i figli,
all'obbligo di mantenimento del lavoro.
2. La costituzione rimarrà in una qualche misura in attuata e si verificherà una discrasia tra
costituzione materiale e costituzione formale.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Negli anni 50 la costituzione viene disattesa in molte sue parti; es. istituzione delle regioni.
Viene conservato il testo unico delle leggi provinciali e comunali, salvo per quelle parti
apertamente confliggenti con la costituzione. Il segretario comunale e provinciale,
statalizzato in epoca fascista, tale rimane.
La corte costituzionale, entrata in vigore nel' 56, ha un grosso lavoro da svolgere. Nella sua
sentenza prima nega che la costituzione si distingua in norme programmatiche e non: va
rispettata puntualmente.
Negli anni '60 si ha il fenomeno della programmazione fallita, nel senso che si cerca di
adottare il piano economico nazionale, ma questo si rivela troppo complesso. Si opterà per
programmazioni limitate.
Si pongono le basi per l'istituzione delle regioni: si amplia la sfera pubblica con l'adozione
dei modelli precedentemente indicati.
Anni 70: si caratterizzano per un ulteriore espansione della sfera pubblica.
Legge n. 833 del 1978: servizio sanitario nazionale. La legge vuole garantire a tutti tutto
gratuitamente. Adozione di numerosissime leggi-quadro (quelle che devono orientare le
regioni in alcune materie).
Negli anni '80 il welfare state entra in crisi.
È una crisi sia:
• fiscale: i contribuenti non sono più disposti all'esborso;
• di efficacia (intesa come il raggiungimento dell'obiettivo) e di efficienza (intesa come
raggiungimento dell'obiettivo al minor costo).
Sono gli anni della contrazione. Forte recupero del centro rispetto al sistema regionale.
Gli anni 90 reagiscono alla centralizzazione con il federalismo. Sono anni importanti,
accadono moltissimi eventi:
• 1990, legge n. 241 sul procedimento amministrativo;
• nuovo ordinamento delle autonomie locali. Legge n. 142 del 1990: nuova disciplina
di comuni, provincie, etc.;
• 1993 decreto legislativo n. 29: privatizzazione del pubblico impiego. Il decreto n. 80
del 1998 modificherà ed integra questo decreto;
• riforme Bassanini, sono quattro e comportano la semplificazione amministrativa;
• legge n. 205 del 2000: nuovo processo amministrativo.
Gli anni 90 sono quelli in cui si ritorna al privato, sia con riferimento al pubblico impiego e
alle strutture.
Si procede ad una notevole delegificazione (vedi la autocertificazione). Lo stato deve ritrarsi
quanto più possibile, fin dove può operare la società.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Es. dell'interesse ad agire. Ci sono interessi che non sono neanche giuridicamente rilevanti,
ma che vengono chiamati interessi di fatto. In ordine ai soggetti portatori gli interessi si
distinguono in: individuali e generali.
Secondo le teorie sviluppate nella prima fase del liberalismo (Bentham, Rousseau) l'interesse
generale altro non è che la somma degli interessi individuali. Questa teoria è stata ben
presto superata, tenendo conto che gli interessi sono antagonisti, non ogni interesse può
essere soddisfatto dal singolo individuo (ad es. giustizia e difesa). Proprio dalla necessità di
soddisfare interessi ultraindividuali nasce la società, il gruppo. Se è un gruppo organizzato si
parla di una collettività, e i suoi interessi possono essere definiti collettivi; se il gruppo non è
organizzato, si parla di interessi diffusi.
Tra organizzazione e gruppo può esserci o meno coincidenza. Es. lo stato è un esempio di
organizzazione in cui tutti i cittadini partecipano. Pensiamo anche a gli ordini professionali.
C'è coincidenza tra gruppo e organizzazione. A volte questa coincidenza non c'è: un
esempio ne è il sindacato.
Per noi rilevano gli interessi degli enti territoriali: questi interessi vengono definiti interessi
generali.
Nota bene: il termine " interesse collettivo, viene spesso usato anche in questo senso. La
definizione data di interessi generali ha valore solo tendenziale.
In un sistema di pluralismo di enti, nessun ente può definirsi portatore di un interesse
generale, è un po' una finzione (tutte le collettività organizzate sono portatrici di interessi
generali).
In questa realtà multiorganizzativa le competenze si distribuiscono secondo il criterio della
pertinenza.
Avvertenza: ci sono degli interessi che comunque non possono essere soddisfatti. Es.
problema del buco d'ozono: chi se ne deve occupare? Chi si fa carico di queste interesse?
Più che di interesse generale, nel diritto amministrativo si parla di interesse pubblico.
Come si fanno ad individuare interessi pubblici? La sera degli interessi pubblici è delimitata
da gli enti territoriali. Gli interessi pubblici sono frutto di una qualificazione giuridica.
Gli interessi privati hanno carattere patrimonialmente valutabile; gli interessi pubblici non
hanno prevalentemente carattere valutabile.
Interessi pubblici e interessi privati possono essere convergenti, ma anche venire in
contrasto (es. espropri, tasse). La costituzione italiana individua alcun interessi pubblici;
prescrive espressamente che determinati interessi pubblici siano perseguiti (salute, lavoro,
istruzione). Al di là di quest'indicazione, il legislatore è libero di identificare gli interessi
pubblici da perseguire.
Nota bene: vige il principio di legalità.
È la legge che provvede ad identificare gli interessi pubblici. L'altro principio è quello della
democraticità.
Il risultato è che l'interesse pubblico viene ad essere tutelato due volte:
a livello astratto dalla legge. Es. corretto utilizzo del territorio; legge n. 10 del 77 impone che
si possa trasformare il territorio solo previa concessione edilizia;
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Nota bene: non ad ogni attività di tipo autoritativo corrisponde un interesse legittimo.
Quando? Figure sintomatiche, posizioni legittimanti. Siamo nell'ambito dell'interesse
legittimo come pretesa alla legittimità del comportamento della pubblica amministrazione.
Esaminiamo le singole posizioni legittimanti.
• Titolarità di un diritto.Quando c'è un diritto soggettivo ma interviene pubblica
amministrazione, si dice che quel diritto si affievolisce e desiderata ad interesse
legittimo. Es. diritto di proprietà. Interviene l'espropriazione. Il proprietario e titolare
di un interesse legittimo. Es. 2 il titolare di una concessione su un bene demaniale è
titolare di un diritto soggettivo. Se la pubblica amministrazione tuttavia adotta un
provvedimento (es. revoca), insorge un interesse legittimo.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
zona, fa sorgere in capo a quel commerciante una posizione diversa rispetto a quella del
commerciante presente in quella zona.
Adottando questo criterio fa attuale (si guarda a chi ha un interesse differenziato e più
intenso) si hanno in soddisfazioni in giurisprudenza e dottrina, che passano al criterio delle
situazioni legittimanti. È utile in molti casi, ma non decisivo; inoltre, in uno stato di diritto si
ritiene non sufficiente rimettere alla definizione giurisprudenziale la formulazione di ipotesi
legittimanti.
Si passa così al criterio della qualificazione, che è più consono allo stato di diritto; si vuole
cioè che l'interesse legittimo non sia più solo interesse differenziato, ma anche qualificato
dall'ordinamento. È l'ordinamento giuridico che deve prendere in considerazione
specificamente l'interesse dei soggetti.
Quando nasce l'interesse legittimo? Non nasce nel momento della lesione, ma nel corso del
procedimento, ed in particolare quando sussistono i presupposti previsti dalla legge per
l'agire amministrativo.
Nasce quando c'è un dovere dell'amministrazione di provvedere. È facile dimostrarlo:
quando mi rivolgo alla pubblica amministrazione e la pubblica amministrazione non
risponde, già a fronte del silenzio protratto oltre al termine previsto dalla legge per quel
procedimento, nasce l'interesse legittimo ad ottenere una risposta da parte della pubblica
amministrazione. Questo significa che nessun procedimento è stato avviato.
Altro che interesse legittimo meramente processuale perché:
• si può far valere anche in via amministrativa
• è generalizzata la facoltà di partecipare al procedimento
a fronte di una domanda con fondamento giuridico nasce l'interesse legittimo
l'interesse legittimo nasce di regola quando un provvedimento è illegittimo.
Classificazione dell'interesse legittimo.
Possono essere:
• di tipo oppositivo (si oppone ad un provvedimento)
• di tipo pretensivo (si auspica un provvedimento o un comportamento)
trovano un corrispettivo del diritto soggettivo:
• assoluto
• relativo
come i diritti soggettivi assoluti, gli interessi legittimi di tipo oppositivo tendono ad
eliminare ogni impedimento relativo ad un bene.
Gli interessi legittimi di tipo pretensivo possono essere paragonati ai diritti soggettivi
relativi, poiché infatti si mira ad un comportamento meramente satisfattivo.
A volte interessi legittimi di tipo oppositivo vengono denominati anche conservativi (es.
contro l'esproprio), così come quelli pretensivi vengono anche denominati acquisitivi (es.
richiesta di licenza).
Un ulteriore classificazione:
• strumentali
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
• finali.
I primi sono quelli propedeutici alla soddisfazione dei secondi; sono costituiti in pratica dai
cosiddetti interessi partecipativi (che derivano dalla partecipazione ad un procedimento); es.
procedimento disciplinare:
• interesse legittimo strumentale a conoscere la sua esistenza a mio carico
• interesse legittimo finale a che il procedimento si chiuda con un'archiviazione
abbiamo inoltre (ma è una teoria ormai spenta)
• interessi occasionalmente protetti
• diritti affievoliti.
Il fenomeno della affievolimento del diritto viene assai criticato.
In base ai soggetti portatori, gli interessi sono stati distinti in:
• individuali
• diffusi (collettività generica)
• collettivi (raggruppati in associazioni, enti).
Tradizionalmente l'interesse legittimo è di un unico soggetto, anche perché ci sono norme
legislative che lo dicono.
Di recente tuttavia anche gli interessi diffusi e quelli collettivi hanno ricevuto un qualche
riconoscimento, soprattutto in sede legislativa, talora in sede giurisprudenziale.
In sede legislativa possiamo fa riferimento alla legge n. 349 del 1986, istitutiva del ministero
dell'ambiente, che ha riconosciuto ad alcune associazioni ambientaliste la possibilità di adire
il giudice amministrativo a fronte degli interessi ambientali.
Una legge del 1998, la numero 281, concerne i consumatori e gli utenti e consente alle
associazioni che abbiano dimostrato una certa base d'adesione, di adire il giudice
amministrativo od ordinario a tutela degli 'interessi dei consumatori. Ricordiamo la legge in
materia urbanistica e d'edilizia, n. 765 del 1997, che consente a chiunque ne abbia interesse,
di impugnare una concessione edilizia rilasciata a terzi; la giurisprudenza ha interpretato
restrittivamente: solo coloro che abitano in zona.
In altri casi invece la giurisprudenza ha allargato; ha consentito in particolare ad associazioni
di categoria come i sindacati e gli ordini professionali, di agire in giudizio a tutela degli
interessi di questi.
Ultimo problema, che accenneremo, è quello della risarcibilità degli interessi legittimi.
Tradizionalmente solo i diritti soggettivi sono suscettibili, ancorché violati, di risarcimento.
Questo perché il 2043 codice civile è stato interpretato costantemente fino a tempi recenti
come norma che si riferisce ai diritti soggettivi e non ha interessi legittimi.
Nell'ambito del diritto comunitario e con il suo affermarsi nel nostro ordinamento (es. il
diritto U.E. non conosce l'interesse legittimo), gli interessi legittimi sono stati risarciti:
Cassazione n. 500, 1999 ha sancito la risarcibilità degli interessi legittimi, con qualche
peculiarità.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Inoltre l'articolo 97 comma 1, pur essendo riferito a profili strutturali (= perché i pubblici
uffici sono organizzati) fa riferimento ad una nozione di amministrazione-attività, ai cui
caratteri qualificanti, imparzialità e buon andamento, subordina le strutture organizzative.
Questi profili funzionali fanno si che il riferimento al potere esecutivo appaia ormai
lontano, e sia abbia uno schema dalle per cui da un lato abbiamo il potere esecutivo formato
da un'attività di governo di carattere politico (i ministri) in cui si preparano le scelte
politiche, o in cui si specificalo scelte politiche, dall'altro abbiamo un'amministrazione la
quale si muove entro questi indirizzi, in modo da assicurare buon andamento e imparzialità.
A quest'amministrazione deve essere lasciato un margine di movimento, e la costituzione
garantisce, in particolare attraverso l'articolo 5, ma non solo, una sfera di autonomia
organizzativa ed operativa. Infatti l'articolo 5, oltre a sancire il principio dell'autonomia
politica, sancisce il principio del decentramento amministrativo. Questo principio regola la
distribuzione non già del potere politico-amministrativo tra istituzioni politiche diverse, ma
si è attua con il decentramento amministrativo una distinzione organizzativa all'interno della
stessa istituzione tra strutture di governo e strutture di amministrazione; cioè si devolve dal
vertice di un'organizzazione a ad altre strutture, centrali oppure periferiche, dei poteri
decisionali in modo da avere più centri decisionali all'interno della potestà di indirizzo del
governo.
Nota bene: autonomia politica vuol dire compiere scelte diverse da quelle dello Stato
centrale. Autonomia amministrativa: devoluzione di competenze decisionali.
Confronta il testo del Rossi.
Deconcentrazione: non vengono devolute competenze decisionali, è devoluta l'attuazione
materiale.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
È diverso. Alcuni ritengono che principio di legalità e principio di riserva di legge siano la
stessa cosa. Il nostro libro di testo sostiene che si tratta di due concetti distinti.
Il principio di riserva di legge disciplina il rapporto tra le fonti;
il principio di legalità disciplina più in generale non solo il rapporto tra legge ed altre fonti,
ma anche la leggi e provvedimenti amministrativi.
Norme sulla giurisdizione.
111. Nota bene: serve l'edizione con il giusto processo.
Costituzione economica.
Articoli 41, 43, 47. Si considera non le norme contenute nel trattato l'Unione Europea, che
entrano nel nostro ordinamento tramite l'articolo 11.
Leggi provvedimento.
Sono strane leggi che si sono notevolmente diffuse con il passaggio allo Stato sociale. Da
vedere sul libro di testo.
Nonostante abbiano la forma legislativa, non contengono norme generali astratte, ma dal
contenuto concreto.
Sono costituzionali oppure no?
Il problema nasce perché mentre contro i provvedimenti amministrativi abbiamo un giudice
a cui rivolgerci; contro una legge non abbiamo strumenti diretti.
C'è un problema di tutela molto sentito. La corte costituzionale ha perlopiù ritenuto
legittime costituzionalmente queste leggi fino a tempi recenti, per poi affermare oggi la
possibilità di impugnarle.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
L'organizzazione.
Non vi è necessaria corrispondenza tra esercizio di una funzione e forma organizzativa per
esercitare la funzione medesima.
Il tema dell'organizzazione nasce dopo il superamento dello stato liberale. Qui c'era scarsa
attenzione al momento organizzativo e attenzione al momento politico, del governare.
Successivamente il principio di legalità assume un ulteriore valenza: regola tale per cui
nessun potere amministrativo può essere esercitato senza una legge (il principio di tipicità
degli atti amministrativi e un corollario assai importante: non possono essere adottati atti
che non siano previsti dal legislatore).
La pubblica amministrazione non può, come un privato, adottare degli atti che abbiano
contenuto atipico, ma deve adottare solo quegli atti di cui la legge ha individuato le
caratteristiche essenziali.
Spesso si trova correlato il principio di nominatività: il numero degli atti adottabili è chiuso;
non c'è molta convergenza sull'importanza di questo principio.
L'organizzazione assume maggior rilievo nel novecento perché aumentano i settori di
intervento pubblico e si pone l'esigenza non solo di disciplinare gli organi, ma anche le
modalità di funzionamento degli uffici (norme che ne disciplinino i rapporti e stabiliscano
controlli e interventi).
Gli uffici.
Sono delle unità organizzative composte di uomini ed i mezzi che sono tra loro coordinati
per lo svolgimento di una funzione determinata.
La legge 241, occupandosi del responsabile di procedimento, usa il termine " unità
organizzativa ", che è un ufficio.
Non tutte le attività della pubblica amministrazione vengono svolte da organizzazioni
pubbliche: alcune di essere vengono svolte da soggetti privati, e si tratta di munera (munus
indica sia il compito svolto sia il soggetto che lo svolge). E un istituto romano, ha avuto poi
carattere recessivo; in epoca recente sta acquistando un certo valore, una certa diffusione.
Munera: attribuzione ad un soggetto privato di un compito che egli svolge autonoma mente
e con mezzi propri, in ordine al quale riceve un compenso o dalla pubblica amministrazione
o dagli utenti.
Se ne distinguono vari tipi:
• legali: quelli previsti dalla legge, come per esempio le funzioni pubbliche svolte dai
notai, dai capitani delle navi. I notariato è un es. interessante: munus è ricevere atti e
fornire certezza legale;
• necessitati. Consistono nell'obbligo di prestare soccorso (alcuni lo considerano
munus legale) e soprattutto le gestioni sostitutive coattive (es. curatore fallimentare).
Si costituiscono con provvedimenti legislativi ed hanno efficacia temporanea;
• convenzionali: sono costituiti dalla pubblica amministrazione concetto discrezionale,
purché sia consentito dalla legge. Occorre un provvedimento di concessione: es.
riscossione delle imposte o concessionari per la costruzione di opere pubbliche.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
A riprova che l'istituto è in ripresa, si consideri che la 241 prevede all'articolo 23 che il
diritto di accesso aspetti non solamente nei confronti delle pubbliche amministrazioni, ma
nei confronti di cessionari di pubblici servizi.
Questo dimostra come si vadano attribuendo a tali soggetti valenze pubblicistiche di rilievo.
I munera si vanno diffondendo per effetto del fenomeno delle privatizzazioni (in particolare
i munera legali): conducendo molti enti pubblici nell'area delle società per azioni, si sono
attribuite svariate funzioni pubblicistiche alla titolarità di S.p.A., che perciò emanano atti
amministrativi.
La personalità giuridica.
Le organizzazioni pubbliche si caratterizzano per il fatto di possedere la personalità
giuridica pubblica, ossia sono dotate della piena soggettività giuridica, hanno l'attitudine
all'imputazione degli effetti giuridici. Quindi la personalità giuridica si identifica con la
capacità giuridica.
La capacità giuridica e un'entità meramente statica, tant'è che si pone il problema della
capacità dinamica di agire della persona giuridica, che si risolve con il dire che la personalità
giuridica agisce mediante i suoi organi.
Occorre quindi stabilire in che modo, con quale strumenti, un'organizzazione, una volta
stabilita la sua soggettività giuridica, agisce giuridicamente, cioè compie atti giuridici
produttivi di effetti.
Con le persone giuridiche pubbliche il problema della capacità giuridica è risolvibile in
astratto con due soluzioni alternative:
modello della rappresentanza. L'attività giuridica del rappresentante viene imputata allo
stesso rappresentante, mentre gli effetti prodotti dall'attività si imputano al rappresentato. I
vizi o gli errori della volontà rimangono in capo al rappresentante. Scartata;
rapporto di immedesimazione organica. Soluzione accolta nel nostro ordinamento giuridico.
In questo rapporto non solo gli effetti, ma l'intera fattispecie è giuridicamente trattata come
attività della persona giuridica: non sono gli effetti, ma l'intera fattispecie posta in essere
dall'organo viene imputata alla persona giuridica. Questa soluzione trova il fondamento
nella teoria organicistica, che costruisce la persona giuridica rapportandola alla persona
fisica, e si parla di antropomorfia. Non vi sono più due soggetti, ma vi è un unico soggetto,
la persona giuridica. Il rapporto organico è uno strumento tecnico con il quale le persone
giuridiche diventano titolari di atti giuridici.
Ci si pone ora il problema di distinguere i meri uffici da gli organi.
Organo è lo strumento attraverso cui si manifesta la volontà della persona giuridica o
dell'ente. L'organo si individua in base alla disciplina giuridica dell'organizzazione (l'organo
sarebbe quello cui l'ordinamento giuridico affida il compito di emanare l'atto). A
la realtà e più complessa, perché per le caratteristiche dell'azione amministrativa, risulta
talora difficile individuare gli uffici destinati allo svolgimento di attività giuridica in senso
proprio da quelli che svolgono un attività di tipo preparatorio e interno. Spesso infatti c'è
un attività amministrativa a formazione progressiva e procedimentalizzata, tale per cui gli
atti sono frutto di concorso di più uffici.
22
Filippo Galluccio – Appunti 2000
Es. è vero che la concessione edilizia viene rilasciata dal sindaco, ma chi decide è l'organo
tecnico-consultivo. Tradizionalmente si diceva: ufficio è la commissione tecnica, l'organo è
il sindaco: impostazione formalistica. Quest'impostazione viene progressivamente
abbandonata: si ritiene opportuno adottare una soluzione più allargata, una visione allargata
di organo.
Gli organi possono essere monocratici o collegiali; formati da una sola persona; operano
come collegio.
Ci sono organi a cui il legislatore attribuisce personalità giuridica. Alcuna autorità
indipendenti ad esempio hanno personalità giuridica; un tempo lui erano le aziende
autonome dello Stato.
Organi straordinari: del tipo i commissari straordinari, i quali a volte sostituiscono nelle
gestioni gli enti pubblici che non funzionano.
Ci sono organi di persone giuridiche che tuttavia operano come organi di altre persone
giuridiche; es. il sindaco è organo del comune e anche organo dello Stato quando opera
come ufficiale del governo, cioè quando adotta ordinanze in materia di igiene e sanità
pubblica.
L'ISTAT e un'organo con personalità giuridica secondo Giannini. Non c'è concordia: è un
ente.
Es. di organo straordinario: commissari d'asta; quando la pubblica amministrazione rimane
inerte di fronte ad un giudicato amministrativo, c'è una procedura che porta il giudice a
nominare un commissario d'asta, che adotta l'atto al posto della pubblica amministrazione.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
• legato il criterio territorio (per la giurisprudenza più recente sempre): il vizio viene
configurato come difetto di attribuzione.
La legittimazione.
La legittimazione è assimilata alla competenza, cioè alla presenza dei presupposti perché un
organo possa agire e quindi adottare gli atti di sua competenza; es. la presenza del numero
legale in un'assemblea e il presupposto perché essa possa deliberare; es. la convocazione
effettuata nelle forme previste.
Di solito gli organi che adottano glii atti sono organi politici, tuttavia, come abbiamo avuto
occasione più volte di sottolineare, oggi anche i dirigenti sono stati riconosciuti come organi
ai quali debbono essere imputati tutti gli atti che impegnano l'amministrazione verso
l'esterno ai sensi del decreto legislativo n. 29 del 1993 e successive modifiche.
Gli organi possono essere monocratici o collegiali. Per questi ultimi sono previste forme
particolari per la formazione e l'espressione della volontà, che regolata da un'apposita
disciplina giuridica, che quindi contiene regole per la costituzione del collegio, per in modo
di assumere ed esprimere la propria volontà giuridica (si tratta delle cosiddette
deliberazioni), e anche per quanto concerne le forme di esternazione di essa, che infatti deve
avvenire tramite la verbalizzazione.
Nota bene: ci sono due tipi di organi: perfetti o imperfetti.
Rossi parla di reali e virtuali. Perfetto si caratterizza per il fatto che necessaria la presenza di
tutti membri del collegio e l'unanimità delle posizioni e delle volontà. Esistono anche ipotesi
in cui (es. commissioni di concorso) accanto alla nomina di membri titolari c'è la nomina di
membri supplenti per garantire la presenza; non è necessaria l'unanimità delle volontà.
Convocazione personale, ordine del giorno, quorum costitutivo. Segue una fase di
discussione a cui tutti possono partecipare; viene messa i voti una determinata proposta,
quorum deliberativo. Le modalità di votazione sono varie, di solito di carattere palese.
In alcuni casi il voto del presidente ha maggior valore. Si conteggiano o meno gli astenuti.
In alcuni casi è prevista una verbalizzazione sommaria, in altri casi deve avere carattere
preciso.
La scelta è sempre tra garanzia ed efficienza.
Nell'ambito del diritto amministrativo il modulo l'organizzativo del collegio è in crisi: si
vuole privilegiare l'efficienza. Il collegio non favorisce l'agire snello della pubblica
amministrazione.
Si è privilegiata la formula organizzativa della conferenza di servizi; molti organi collegiali
sono stati sostituiti negli anni 90 da organi monocratici.
Si è preferito utilizzare moduli procedimentali anziché moduli organizzativi, che favoriscano
l'incontro di più volontà contestualmente, in particolare occorre fa riferimento alla legge
241, che ha previsto tra l'altro la conferenza di servizi ed altri moduli di questo genere.
Per quel che concerne la previsione degli organi collegiali, dobbiamo ricordare che nascono
da due esigenze alternative:
1. acquisire interessi diversi;
2. acquisire competenze tecniche diverse.
25
Filippo Galluccio – Appunti 2000
Le relazioni organizzative.
Ovvero quei rapporti che intercorrono e sono stabiliti tra uffici della stessa amministrazione
oppure tra diverse persone giuridiche. Il quadro di questi rapporti si è fatto più complesso
nel tempo con il superamento del modello di amministrazione statale accentrata e
monolitica il affermarsi invece di un'amministrazione pluralistica.
1. La gerarchia (= governo delle cose sacre).
Nasce nell'ambito dell'ordinamento canonico; passa poi nell'ambito di quello militare e
infine nella pubblica amministrazione.
Viene importata da Napoleone. All'inizio è un rapporto tra persone fisiche.
Progressivamente si realizza una spersonalizzazione degli uffici e diventa un rapporto tra
uffici, che fa riferimento ad una relazione di sovraordinazione in base alla quale l'ufficio
sovra ordinato a potere di ordine nei confronti di quello inferiore.
La gerarchia presuppone la stessa competenza tra uffici, nel senso che l'ufficio superiore ha
la stessa competenza di quello inferiore, oltre ad una competenza sua propria (sistema delle
competenze concorrenti).
Il nucleo forte di questo rapporto gerarchico è dunque il potere di ordine: prescrivere le
modalità di comportamento a cui l'ufficio sotto ordinato dovrà tenersi nello svolgimento
della sua attività. Se non succede così: l'atto non è legittimo e possibilità, se vi è caso, di
sanzioni penali.
Corollari del potere d'ordine:
• potere di impartire direttive
• potere di risolvere conflitti di competenza
• potere di decidere i ricorsi gerarchici (presentato dall'interessato al superiore
gerarchico); es. preside che non ammette all'esame uno studente, che si rivolge al
provveditore agli studi;
• potere di avocazione: e superiore gerarchico, non fidandosi della fattispecie, può
decidere di adottare egli stesso l'atto al posto dell'inferiore gerarchico
• potere di sostituzione: il superiore sostituisce l'atto dell'inferiore
• potere di controllo: esercizio di poteri ispettivi e del esercizio della potestà di
annullare l'atto per motivi di legittimità o revocarlo per motivi di merito.
Quello che abbiamo descritto è rapporto gerarchico in senso stretto. Peraltro oggi tale
sistema è in crisi: c'è gerarchia in senso lato, e le relazioni di sovraordinazione sono
comprensive solo di alcuni dei poteri che abbiamo prima indicato.
Il potere d'ordine tende ad essere sostituito dal potere di direzione; infatti, a partire proprio
dall'articolo 97 comma 2, si è avuto un ripensamento della gerarchia in sede normativa, in
particolare ricordiamo che rapporto gerarchico ha connotati meno intensi egli addirittura
dottrina, che la Frego non condivide, che il rapporto gerarchico sarebbe stato sostituito
completamente dal rapporto di direzione.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Frego critica: nel caso di conflitto tra due questori e sempre il prefetto che decide, anche se
questi ipotesi di gerarchia tendono a diventare più rare. Tra ministro e dirigente non esiste
più un potere d'ordine del ministro sul dirigente, ma egli conserva a determinate condizioni
il potere di far cadere il provvedimento del dirigente.
2. La direzione.
Oggi è estremamente diffusa. Può sussistere sia tra uffici, sia tra persone giuridiche diverse.
Si esercita tramite direttive che indicano gli scopi da perseguire, l'ordine di priorità tra gli
scopi, lasciando la scelta dei modi con cui perseguirli a colui che viene diretto.
Occorre sempre motivare le ragioni di interesse pubblico che inducono a disattendere le
direttive.
Tali direttive vengono nominate nella prassi circolari. Il modulo della direzione ha ricevuto
frequente applicazione nei rapporti tra Stato ed enti pubblici: l'ufficio subordinato rimane
libero di determinare i modi ed i tempi dell'azione. Parallelamente il controllo non è più
sull'atto, ma sul risultato, sull'attività in generale. Quindi è un controllo a posteriori.
Il potere di direzione viene indicato talvolta anche come potere di indirizzo.
Una forma più blanda di direzione è quella cosiddetta " di vigilanza ", che implica che il
potere di controllo è più raro e limitato ai profili di carattere generale dell'azione ente
vigilato.
3. Coordinamento.
Concerne le relazioni tra soggetti equiordinati. Si tratta di attività su volte da soggetti
distinti, che abbisognano appunto di un coordinamento. All'attività diretta al
coordinamento, che vincola la successiva attività degli uffici degli enti coordinati
partecipano adeguar titolo gli uffici o gli enti che sono chiamati alla valutazione degli
interessi pubblici in gioco.
Distinguiamo due modelli:
organo collegiale in cui sono rappresentati tutti gli uffici equiordinati, e che provvede
secondo i principi propri degli organi collegiali ad adottare atti nei confronti di uffici stessi,
con efficacia assimilabile a quella delle direttive; es. Consiglio dei Ministri, comitati
interministeriali, conferenza di servizi;
124 costituzione. Il commissario del governo ha il compito di coordinare gli atti dello Stato
con quelli della regione. Ad uno degli uffici equiordinati viene attribuito il compito del
coordinamento. Va sottolineato che tale organo a solo il potere di stabilire contatti tra le
parti, raccogliere delle informazioni e confrontare i risultati.
4. Autonomia.
Concerne i rapporti tra persone giuridiche, in particolare Stato ed enti territoriali.
Indica la capacità di talune figure di auto determinarsi circa la soddisfazione degli interessi di
loro pertinenza. Si parla di autonomia politica, indicando la capacità di darsi un proprio
indirizzo politico (= possibilità di individuare degli interessi ulteriori o diversi che siano
anche tutelati al di là di quelli del governo centrale, si incontra tuttavia un limite della legge);
si parla inoltre di autonomia normativa: potestà di emanare atti normativi rilevanti per
l'ordinamento generale; es. dal 1990 i comuni possono darsi degli statuti.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Sempre non in contrasto con leggi generali della repubblica, ai sensi di costituzione 128.
Autonomia finanziaria: l'ente può percepire proventi da una propria attività.
Autonomia tributaria: costituzione 119 riconosce alle regioni una capacità di determinare le
proprie entrate con la gestione di tributi propri.
Autonomia contabile: possibilità per l'ente pubblico di avere una propria contabilità con
norme che derogano la disciplina generale di contabilità dello Stato.
5. Delega di funzioni e avvalimento di uffici.
Si ha il fatto che una figura soggettiva titolare di un potere delega l'esercizio di quel potere.
Il delegante rimane titolare della funzione (titolarità): l'esecuzione di quella funzione è
effettuata dal delegato sulla base dell'indirizzo ricevuto dal delegante, il quale conserva
altresì il potere di controllo sulla funzione delegata. Può avvenire o tra uffici, o tra persone
giuridiche. Abbastanza interessante è quella tra persone giuridiche; es. costituzione titolo V
le regioni dei legano di funzioni a province e comuni o si avvalgono dei loro uffici.
Avvalimento di uffici. Detto anche utilizzazione degli uffici. Una pubblica amministrazione,
anziché dotarsi di uffici propri, utilizza gli uffici di un'altra amministrazione. Una norma di
riferimento costituzionale e il 118.
La responsabilità rimane in capo a soggetto che si è voluto avvalere dell'ufficio.
Sia delega che avvalimento presuppongono che un'apposita legge li preveda, e rispondono
all'esigenza di evitare la costituzione di nuovi uffici e quindi la proliferazione di uffici
amministrativi.
Nota bene: la legione era nata nelle intenzioni quale ente che doveva programmare,
legiferare, ma non gestire direttamente. La regione sempre cercato di gestire.
Il controllo.
Nell'ambito dei rapporti di sovraordinazione, merita un discorso a parte.
Consiste nella verifica di determinate operazioni e nell'adozione di misure qualora dalla
verifica sia abbia un risultato negativo.
Può vertere su un atto, un organo o l'intera attività svolta da un certo organo. In relazione al
parametro distinguiamo tra: controllo di legittimità, controllo di merito (conformità dell'atto
all'opportunità di esso), controllo di gestione(sul risultato).
Il controllo di legittimità è soggetto ad un ulteriore di partizione in base al tempo in cui
avviene: preventivo o successivo.
Questi aggettivi si riferiscono al profilo dell'efficacia (produzione di effetti nel mondo
giuridico) che non va confuso con la perfezione (conclusione dell'iter per venire al mondo
giuridico).
In alcuni casi l'atto produce effetti prima del controllo, che viene detto successivo.
L'annullamento comporta eliminazione degli effetti prodotti (efficacia ex tunc).
Il controllo di legittimità si sta riducendo; ad esempio fino alla legge 1990 glii enti locali
producevano atti sottoposti al comitato regionale di controllo. Oggi i controlli sugli atti
d'egli enti locali sono ridotti e limitati agli atti generali e normativi.
È possibile che gli enti locali sottopongano l'atto al comitato regionale di controllo, il cui
atto si chiama visto.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Gli interessi pubblici devono essere perseguiti attraverso, ovviamente, l'organizzazione, che
i si potenza con l'aumento dei i interessi pubblici da soddisfare.
Le libertà pongono per l'amministratore vincoli negativi, ma questo non deve far pensare
che non ci sia intervento pubblico; es. necessità di incentivi economici per la libertà di
pensiero.
L'organizzazione pubblica è necessaria, diffusa, presente a tutti i livelli di interessi da
soddisfare.
L'organizzazione statale.
Comporta l'esame della
presidenza del Consiglio dei Ministri.
È posta alle dipendenze del presidente del Consiglio dei Ministri, che dovrebbe svolgere
funzioni di impulso e direzione secondo quanto indicato dall'articolo 95 della costituzione.
In realtà questo apparato è stato appesantito da numerosi funzioni di carattere meramente
operativo.
Per porre rimedio questo fatto è intervenuta la legge 400 del 1988, da ricordare perché
disciplina:
• la presidenza del Consiglio dei Ministri
• i regolamenti ministeriali e interministeriali.
Si interviene il Viminale dei compiti di mera gestione della presidenza del consiglio,
delineando quindi la seguente struttura:
segretariato generale della presidenza è la struttura fondamentale, articolata in dipartimenti e
uffici. Ad esso è preposto un segretario generale.
Un dipartimento è un insieme di uffici per grandi blocchi di materie.
Tra gli uffici ricordiamo quello legislativo, stampa, del cerimoniale, previsti direttamente
dalla legge 400.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri possono essere istituiti altri uffici.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Quanto ai dipartimenti, la legge prevede quello per l'informazione e l'editoria, mentre altre
leggi hanno istituito singoli dipartimenti, come ad esempio quello per la funzione pubblica,
che ha il compito di studiare come migliorare l'azione amministrativa.
La legge 400 del 1988 ha poi istituito la conferenza permanente Stato-regioni, che ha
compito di realizzare la reciproca consulenza e informazione tra lo stato e le regioni.
La prima legge Bassanini, la numero 59 del 1997, ha però preso atto che in realtà non si era
riusciti a realizzare quella struttura flessibile attorno al presidente del consiglio quale era
nelle intenzioni, e quindi affida una delega governo di adottare un decreto legislativo nel
quale nuovamente si riordini la presidenza del consiglio, ancora una volta affidandole
compiti di indirizzo e di coordinamento e riconducendo le attività operative ai ministeri:
decreto legislativo 303 del 1999.
In particolare, viene istituito il Dipartimento per gli affari giuridici legislativi, a cui viene
affidato un compito nuovo:
Valutazione dell'impatto normativo e della qualità del linguaggio legislativo.
La delegificazione si accompagna sempre ad un aumento delle fonti secondarie. Ci sono
aspetti positivi:
è un apparato più ristretto a produrre la normazione
maggior flessibilità e adattamento alle modifiche che avvengono nel mondo reale.
Nota bene: non porta una riduzione dell'apparato normativo che cade su di noi.
Il decreto legislativo 303 del '99 lascia una buona parte delle decisioni sull'assetto della
presidenza ai decreti del presidente del Consiglio dei Ministri, con la tendenza quindi ad
ampliare l'ambito del potere regolamentare del governo, col risultato di una maggior
elasticità, e quindi modificabilità delle norme.
I ministeri.
Tantissime novità. Nella quattordicesima legislatura verrà attuato il decreto che le disciplina.
Oggi i ministeri sono disciplinati in un certo modo, a quasi con c'entriamo sul sistema che
entrerà in vigore, decreto legislativo 300 del 1999.
Al vertice della struttura c'è il ministro. In numero e la tipologia dei ministeri può variare. La
Bassanini prevede una riduzione a 12 del numero dei ministeri. Questi super ministeri
nascono dalla seguente esigenza: eliminare le sovrapposizioni dovute all'alto numero dei
ministeri.
Chi sarà un ministero dell'economia (industria + tesoro). I super ministeri possono essere
divisi in categorie, a seconda che siano di carattere settoriale o di carattere autoritativo
(giustizia etc.).
Seguono due modelli organizzativi:
• per direzioni generali (beni e attività culturali)
• per dipartimenti e agenzie.
Questo sistema ben si concilia con il federalismo. Accanto alle direzioni generali troviamo la
figura del segretario generale, che ha il compito di indirizzare i vari direttori generali.
I direttori generali variano da dieci a venti. La figura del viceministro è già presente in
Francia e in Inghilterra. Nel nostro sistema sono stati previsti dieci vice Ministri, scelti dai
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
super Ministri, che non avranno diritto di voto nelle riunioni del consiglio dei ministri, ma
possono rappresentare il ministro a Bruxelles e negli altri organismi internazionali.
Possono essere preposti, per esempio, a dipartimenti, o fare le veci di un direttore generale.
• 12 super Ministri
• 10 vice Ministri
• 40-50 sottosegretari generali
• 7 ministri senza portafoglio.
I vice Ministri possono partecipare alle riunioni del Consiglio dei Ministri ma non possono
votare.
I ministeri possono assumere:
modello dipartimentale (gruppi di materie)
modello per direzione generale (singola materia).
Tra il direttore generale e il ministro c'è segretario generale. Il capi dipartimento invece sono
dirigenti di prima fascia, come il segretario generale.
Nota bene: anche i dipartimenti si suddividono al loro interno in direzioni generali.
Le agenzie.
Sono una novità dell'amministrazione statale.
Sono strutture al servizio alla pubblica amministrazione, sia statale che regionale. Sono
organismi di carattere tecnico-operativo a cui sono preposti di direttori generali, anche essi
dirigenti di prima fascia. Rispetto ai dipartimenti e alle direzioni generali godono di maggior
autonomia per il tipo di attività fortemente tecnico che le caratterizza. Controllo del
ministro e della corte dei conti.
L'autonomia varia da caso caso, è difficile individuare un unico modello di agenzia, occorre
guardare le singole leggi che disciplinano singole agenzie.
Tutte godono di potestà statutaria, ma solo in alcuni casi lo statuto è frutto della volontà
dell'agenzia, in altri è fissato con regolamento governativo. Autonomia contabile e di
redazione del bilancio.
I rapporti tra ministro e direzione generale sono disciplinati da un'apposita convenzione: il
rapporto non è propriamente contrattuale, succede che ministro e direzione generale si
accordano sugli obiettivi che l'agenzia deve perseguire.
Esistono: agenzia per la protezione civile; agenzia per le entrate; agenzia per i trasporti e le
infrastrutture.
Il modello dell'agenzia è in forte ascesa del nostro ordinamento anche a livello locale.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Queste esigenze sono entrambe venute meno. Qualche ufficio periferico è scomparso, ma
in buona parte sono stati ristrutturati in vista di una funzione di coordinamento, e non di
vera e propria gestione.
Le prefetture sono state sostituite da ?
Le aziende.
Per l'attività di produzione ed erogazione di servizi, fin dai primi anni del novecento sono
state istituite le aziende, nel 1904 livello statale, nel 1903 a livello locale. Perché vengono
istituite? Per attività di tipo imprenditoriale il modello ministeriale appare inidoneo essi
intensa di costituire questo modello organizzativo, con le seguenti caratteristiche.
Presidente dell'azienda è il ministro competente per materia, mentre a capo
dell'organizzazione interna viene posto il direttore generale. Neanche per le aziende esiste
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
una legge generale di disciplina del modello, e quindi le caratteristiche che stiamo indicando
si possono ricavare dalle leggi istitutive di ciascuna delle aziende.
Vediamo tra i tratti comuni la presenza di un consiglio di amministrazione, dove viene
riservato ampio spazio ai dirigenti del ministero di riferimento, ed eventualmente di altri
ministeri cointeressati.
Spesso le decisioni sono presa dallo stesso ministro previo parere dei dirigenti ora
menzionati: il dirigente e in diretta dipendenza dal ministro verso il quale risulta
responsabile.
Le aziende hanno propri bilanci allegati a quelli dello Stato. Le decisioni importanti, come
quelle relative alle tariffe da applicare dei servizi pubblici e erogati dall'azienda, sono sempre
comunque stabiliti a livello governativo. Tuttavia subiscono solo controlli successivi sui
propri atti, e hanno un regime di contabilità parzialmente diverso da quello dello Stato.
L'assetto organizzativo sommariamente descritto non è stato tuttavia ritenuto adeguato per i
compiti che le aziende devono svolgere.
Il fatto di dover applicare il diritto amministrativo in molti casi ha reso pesante l'azione, che
avrebbe dovuto risultare snella ed improntata a logiche imprenditoriali, cosicché la
maggioranza delle aziende autonome statali è stata trasformata prima in ente pubblico
economico, e poi in società per azioni.
Ricordiamo le ferrovie. Oggi sono rimasti i monopoli di Stato e la cassa depositi e prestiti.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
L'attività amministrativa.
Differenza che esiste tra attività politica e attività amministrativa.
L'attivià politica è libera nel fine: possibilità di scegliere i fini che devono essere attuati dalla
pubblica amministrazione.
L'attività amministrativa è normalmente vincolata nelle forme da assumere.
Si è cercato di richiamare questa distinzione in relazione al quadro costituzionale, per
sottolineare la necessità che la pubblica amministrazione sia dotata di adeguata sfera di
autonomia organizzativa (articolo 97 costituzione, primo e secondo comma).
In realtà questa distinzione non deve essere sottovalutata.
In una visione realistica dell'amministrazione dobbiamo osservare che essa partecipa
all'attività politica.
Il decreto legislativo n. 29 del 1999 ha ribadito che gli organi politici determinano gli
obiettivi, mentre agli organi amministrativi spetta la gestione.
Si parla di distinzione tra politica e amministrazione, e non di separazione.
L'amministrazione partecipa al processo di decisione politica. Vi partecipa nella sua totalità.
C'è un problema di commistione.
I politici vengono accusati di passare da un dicastero all'altro. Il problema è falso: il ministro
ha una visione ampia, saranno poi i tecnici a realizzarla.
Gli esperti però, non legittimati democraticamente, influenzano le scelte politiche.
Anche l'amministrazione partecipa processo di decisione politica. Vi partecipa come corpo
burocratico dotato spesso di una certa forza contrattuale. Ma vi partecipa altresì attraverso
l'occupazione di alcune posizioni chiave. Si pensi ad esempio ai membri del Consiglio di
Stato, della corte dei conti, della Banca d'Italia. Ci sono poi in tutti quegli esperti di cui
parlavo prima.
Si deve poi osservare che gli stessi politici non sono poi così liberi nella scelta del fine.
Sicuramente lo erano di più al tempo dello statuto Albertino, che non era una costituzione
rigida.
Con il processo di democratizzazione della funzione, intervengono nell'esercizio della
funzione politica un numero sempre più ampio di soggetti, tale per cui non si opera più
esclusivamente a livello politico di vertice, ma ad un livello più basso interviene il processo
di mediazione tra i vari interessi.
Il processo di mediazione tra gli interessi avviene ai vari livelli di interesse della comunità.
La distinzione tra politica e amministrazione esiste, ma non va sopravvalutata.
Esiste anche la cosiddetta attività di alta amministrazione, i cui contorni sono poco definiti e
danno origine spesso a controversie giurisprudenziali.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Il procedimento amministrativo.
La nozione è frutto di elaborazioni dottrinali.
C'è stata un'evoluzione: confrontando le diverse nozioni notiamo un'evoluzione coincidente
con il valore che si dà al procedimento amministrativo nell'ambito della pubblica
amministrazione.
Sandulli attribuiva al procedimento una valenza soprattutto di carattere formale: necessaria
forma dell'azione amministrativa; sequenza di atti preordinata all'adozione di un
provvedimento finale.
Nigro sottolinea il profilo organizzativo dell'azione amministrativa; dato il contesto
organizzativo, è necessario che si adotti la struttura del procedimento per l'adozione degli
atti amministrativi.
Benvenuti: il procedimento amministrativo è lo strumento di tutela dei cittadini nei confronti della
pubblica amministrazione.
In questo si evidenzia la modernità: il cittadino si pone in posizione di paritarietà nei
confronti della pubblica amministrazione.
Classificazione. In base all'atto.
Se l'atto è un'autorizzazione: autorizzatorio.
Benvenuti distingue tra procedimento in senso stretto e processo.
In senso stretto è quello nel quale non intervengono i soggetti privati.
Nel processo anche i soggetti privati partecipano al procedimento.
Questa classificazione ha un valore meramente storico: dopo la 241 tutti procedimenti
amministrativi contemplano la possibilità di intervento del privati.
I sistemi stranieri.
L'Austria ha una legge sul procedimento amministrativo dagli anni 20. È frutto
dell'influenza teorica di Kelsen.
Negli USA una legge viene adottata negli anni 40; tiene adottata perché si ritiene che tutte le
volte in cui si incide sul diritto di proprietà o viene limitata la libertà del cittadino, la
pubblica amministrazione deve porsi in posizione di paritarietà, non può agire
autoritativamente.
Da noi la giurisprudenza elabora una serie di principi in tema di procedimento
amministrativo, che vengono poi accolti ed estesi nella 241.
Qual è il fondamento costituzionale della legge 241?
Una buona parte della dottrina individua nell'imparzialità il dovere della pubblica
amministrazione di agire attraverso il procedimento.
La corte costituzionale ha affermato che si potrebbe rinvenire nell'ambito della costituzione
nel suo complesso un principio di giusto procedimento; non essendoci però una norma di
aggancio, questo principio atti il valore di principio generale dell'ordinamento, non potendo
assurgere al rango di principio costituzionale.
Il principio generale dell'ordinamento si impone alla legge regionale, ma non a quella statale.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
La legge 241.
È molto innovativa.
Fase: iniziativa, istruttoria, decisoria.
Ci può essere anche la fase integrativa dell'efficacia (controllo).
Non disciplina tutto il procedimento amministrativo e ci sono anche elementi non
strettamente connessi alla materia.
Iniziativa.
Dobbiamo considerare l'obbligo di comunicazione di avvio del procedimento ad una serie
di soggetti: articolo 7.
È un obbligo che concerne i procedimenti a domanda di parte così come quelli ad iniziativa
d'ufficio.
Quando è su iniziativa di parte, la parte può essere un soggetto privato, e allora l'atto di
iniziativa prende il nome di istanza, denuncia, ricorso. Istanza per un'autorizzazione;
denuncia a superiore gerarchico; ricorso sta per ricorso amministrativo, che vedremo più
avanti.
La parte può anche essere un'altra pubblica amministrazione rispetto a quella competente
ad emettere l'atto. In questo caso dobbiamo menzionare due atti: la domanda e la
proposta di adozione dell'atto.
Nel caso della proposta l'autorità proponente indica oltre al tipo di atto da adottare anche il
contenuto dell'atto.
L'autorità che riceve la proposta può disattenderla, però motivando e richiedendo una
nuova proposta.
Ma la comunicazione di avvio del procedimento va fatta anche quando avviene su istanza di
parte?
C'è della giurisprudenza che cerca di ridurre la portata della 241, e quindi dice no.
La legge prevede che il procedimento finale deve essere adottato entro un certo termine; le
pubbliche amministrazioni hanno dilatato assai questo termine, in alcuni casi arrivato anche
a mille giorni.
Comunicazione a chi?
• Il destinatario del provvedimento
• le amministrazioni che devono per legge intervenire nel procedimento
• chi può ricevere un danno
la giurisprudenza ha tentato di ridimensionare il valore di quest'obbligo, innanzitutto
affermando che se l'interessato ha partecipato al procedimento, non potrà più impugnare
l'atto per mancata notifica dell'avvio del procedimento.
In secondo luogo solamente colui il quale, pur avendone diritto, non ha ricevuto la
comunicazione, può far valere in giudizio l'omissione.
Nota bene: l'omissione della comunicazione rende il provvedimento illegittimo.
Vi sono casi in cui è la stessa legge a prevedere una deroga a questo obbligo: urgenza.
La comunicazione, ai sensi dell'articolo 8, è personale.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Un tema rilevante è quello del rapporto tra la legge 241 e leggi speciali. Secondo il criterio
cronologico, la 241 prevale, ma:
se la legge precedente accoglie grosso modo istituti che siano equivalenti a quelli della 241,
si applica la disciplina speciale.
Questo è il criterio suggerito dal Consiglio di Stato in sede consultiva, e normalmente
accolta.
L'istruttoria.
Previsione del responsabile di procedimento.
Provvede alle comunicazioni in qualche caso all'adozione del provvedimento finale ed alla
fase decisoria.
Come si fa ad individuare il responsabile di procedimento?
Preliminare è individuazione dell'unità organizzativa responsabile, cioè l'ufficio nell'ambito
del quale individuare la persona fisica che farà il responsabile di procedimento. L'atto
normativo individua l'unità organizzativa. All'interno di quest'ufficio, ci deve essere un
dirigente o un capufficio, il quale decide se essere lui stesso il responsabile di procedimento
o delegare ad altri questa funzione.
Il responsabile del procedimento deve curare l'istruttoria.
Gli articoli di riferimento sono il 4, 5, 6.
Il responsabile di procedimento deve valutare i requisiti di legittimazione, ex articolo 6,
lettera a. Sorge un problema.
Il responsabile ha il potere, quando esamina gli atti, i di far presente all'interessato una
lacuna nella documentazione?
La giurisprudenza è divisa: in alcuni casi è stato detto che questa intromissione violerebbe il
principio della par condicio.
E responsabile di procedimento deve sollecitare i vari uffici a fare ognuno proprio dovere,
ad evitare che la pratica si insabbi.
Nota bene: non è un superiore gerarchico, a meno che questo titolo di derivi dalla carica
abituale.
È un soggetto che incita, coordina l'azione amministrativa.
La pubblica amministrazione non è più spersonalizzata; prima la pubblica
amministrazione si celava sempre dietro la sua impersonalità.
Si stava parlando del responsabile di procedimento. È la personificazione della pubblica
amministrazione, il superamento dell'anonimato.
È un modo per evitare le collusioni a cui spesso porta la collegialità.
Non è un superiore rispetto agli altri, e questo ha creato dei problemi perché non vi è un
adeguato cambio della posizione nell'ambito della gerarchia.
Deve fare una serie di adempimenti formali nel curare l'istruttoria (rispondere alle domande,
compilare documenti, inviare le comunicazioni d'avvio), ma tra le funzioni più delicate c'è
quella di spronare gli uffici.
Questa è la grossa novità. C'è una norma del codice penale che punisce l'omissione o il
ritardo di atti d'ufficio.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Nota bene: il regolamento autorizzato non va di fronte alla corte costituzionale; inoltre un
successivo regolamento può tranquillamente fa venir meno un regolamento autorizzato.
La 241 in parte è immediatamente operativa, in parte necessita di ulteriori adempimenti
normativi per la sua attuazione.
Questi ulteriori adempimenti sono perlopiù attuati tramite regolamenti autorizzati.
Confronta articolo 24, che indica i criteri a cui deve rifarsi il regolamento autorizzato.
La lettera D è stato oggetto di intervento della giurisprudenza: ponderare l'esigenza di
trasparenza del diritto di accesso e la riservatezza di terzi.
Oggi c'è la 675 sulla privacy.
C'è un procedimento speciale in sede giurisdizionale per meno tutelare il diritto di accesso: il
giudice amministrativo ha il potere di ordinare l'esibizione dell'atto, potere che di regola gli è
negato; inoltre i tempi di esecuzione sono ridotti.
La parte istruttoria comprende... di pareri... cioè di amministrazioni che debbano esprimere
una loro valutazione in merito a gli interessi in gioco.
È previsto altresì in molti casi che siano coinvolte amministrazioni che invece di esprimere
pareri, danno delle valutazioni tecniche.
Ciò accade di frequente.
La nostra 241 ha introdotto notevole innovazioni in ambito di celerità e speditezza del
procedimento.
Ci interessano gli articoli 16, 17.
I pareri si distinguono in:
• facoltativi
• obbligatori
• vincolanti.
Sono facoltativi quei pareri che l'amministrazione può chiedere, ma non è obbligata per
legge a farlo.
Sono obbligatori quei pareri che l'amministrazione è tenuta a chiedere per legge.
Sono vincolanti quei pareri che l'amministrazione non solo è tenuta a chiedere, ma è altre si
tenuta a rispettare nel loro contenuto.
Nell'articolo 16 si parla di pareri obbligatori.
Un tempo si aspettava finché il parere non veniva dato. La 241 è intervenuta a porre dei
termini: i pareri obbligatori devono essere resi entro quarantacinque giorni dal ricevimento della richiesta.
C'è un'eccezione per interessi di estrema rilevanza: salute, territorio, paesaggio.
L'articolo 17 tratta le valutazioni tecniche.
Qui non possiamo prescindere dalle valutazioni tecniche. In via generale è possibile
rivolgersi ad altri organismi.
Fase decisoria.
Può realizzarsi con un provvedimento amministrativo oppure tramite un accordo tra la
pubblica amministrazione e il privato interessato.
Spesso alla decisione si giunge attraverso la cosiddetta conferenza di servizi.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
generale) viene adottato dal consiglio comunale: c'è un collegamento stretto con i
rappresentati;
gli atti normativi raramente incidono direttamente sulle condizioni giuridiche dei soggetti e
di regola non sono impugnabile davanti al TAR. È invece impugnabile l'atto applicativo del
regolamento.
Il terzo comma fa riferimento alla motivazione per relationem, ovvero con riferimento ad
un altro atto: devo indicare l'atto e renderlo disponibile.
A cosa serve la motivazione? Per gli atti negativi, è evidente da dove nasce l'esigenza di
motivare: esigenza di tutela.
Perché si è superata la distinzione tra atti positivi e atti negativi?
• A me può far comodo l'atto ma a terzi magari non va bene. Esigenza di garanzia e di
tutela dei terzi eventualmente pregiudicati dall'atto positivo per il destinatario;
• esigenza più generale, connessa con la nuova concezione dell'amministrazione, che
deve essere un'amministrazione trasparente, conoscibile a tutti, e quindi democratica;
si parla infatti, più in generale, di democratizzazione della funzione amministrativa, di
cui abbiamo visto altre applicazioni nella stessa legge 241, allorché abbiamo
menzionato la partecipazione al procedimento e al modulo dell'accordo ex articolo
11.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
modalità alle quali si dovrà attenere, sempre che naturalmente ciò non sia stato già stabilito
dalla legge.
Es.: tema di concorsi. Quando si riuniscono le commissioni, prima di aprire i titoli dei
candidati, devono stabilire quale sarà il principio di valutazione della documentazione
presentata.
Articolo 1 comma 2. La legge sul procedimento non è in generale una legge sull'azione
amministrativa; si occupa essenzialmente dell'istruttoria.
In questo articolo abbiamo un divieto di aggravio del procedimento.
Nell'ottica della semplificazione procedurale, si inserisce questo specifico divieto.
In un recentissimo passato (fino alla legge) si verificavano di frequente queste situazioni.
Es. veniva richiesto un parere non previsto dalla legge oppure si costituiva una
commissione di studio in vista dell'adozione del provvedimento finale, non prevista da
alcuna norma.
A fronte di un parere negativo dato da un organo consultivo, parere previsto dalla legge,
veniva sollecitata da parte del medesimo organo consuntivo un ulteriore approfondimento
volto ad ottenere un parere diverso da quello ottenuto in prima istanza.
Il sindaco, prima di rilasciare una concessione edilizia in una zona non soggetta a vincolo
ambientale, richiedeva una previa nulla osta da parte della sovrintendenza, per mettersi al
sicuro.
Le ipotesi potrebbero continuare.
Queste ipotesi producevano un aggravio del procedimento.
Articolo 1 comma 2: l'esigenza di un supplemento di istruttoria potrà sussistere anche dopo
la 241, ma avrà carattere eccezionale e dovrà essere motivata; in caso contrario la
amministrazione dovrà rispondere del suo operato anche dinanzi alla corte dei conti per il
danno che produce l'aggravio procedimentale.
Articolo 2: contiene l'indicazione dell'obbligo di provvedere da parte della pubblica
amministrazione, e di provvedere entro un termine predeterminato.
In realtà prima della 241 più che un obbligo di provvedere, sussisteva un obbligo di
procedere: l'ufficio che riceveva una pratica in ordine alla quale aveva l'obbligo di
esprimere un parere, doveva farlo e passare la pratica all'ufficio successivo, quale previsto
dalla sequenza procedimentale; mancava però il responsabile di procedimento e non vi era
giuridicamente un obbligo di pervenire alla adozione di un provvedimento finale.
Questo obbligo è sancito dalla articolo 2, che insiste sulla doverosità per ogni
amministrazione di concludere il procedimento mediante un provvedimento espresso ed
entro un certo termine. Questo termine deve essere stabilito da ogni amministrazione per
ciascun tipo di atto di sua competenza.
Se l'amministrazione non provvede, si applica il termine residuale di trenta giorni.
Trattandosi di un termine molto contenuto, le amministrazioni hanno provveduto
stabilendo aimè in molti casi termini lunghissimi, eludendo il principio contenuto nella
legge.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Articolo 2 comma 2: questo principio del provvedimento espresso trova una deroga nella
stessa 241, articolo 20.
Il silenzio.
Prima cosa succedeva se la sequenza si interrompeva e non si arrivava al provvedimento? A
fronte dell'inerzia della pubblica amministrazione ha provvedere, vi era il meccanismo del
silenzio-rifiuto: l'interessato, una volta ha aspettato un tempo indefinito, poteva innescare
un procedimento di formazione del silenzio-rifiuto, cioè diffidava e metteva in mora la
pubblica amministrazione, affidandole un termine non inferiore ai trenta giorni per
provvedere. Decorso in fruttuosa mente il termine assegnato all'amministrazione per
provvedere, si considerava formato il silenzio-rifiuto.
L'interessato poteva rivolgersi al TAR, che decideva o meno se il privato aveva diritto
all'atto.
Adesso cosa è cambiato? Di fronte all'inerzia della pubblica amministrazione c'è un termine
che dà origine al silenzio-rifiuto.
I tipi di silenzio in realtà sono numerosi.
A volte il legislatore attribuisce direttamente un significato al silenzio della pubblica
amministrazione. In particolare a volte il legislatore stabilisce che l'inerzia, il silenzio
prolungato per un certo periodo di tempo, equivalga ad un sì dell'amministrazione.
Di questo silenzio-assenso troviamo un'applicazione nell'articolo 20 della legge 241. È
un'applicazione molto rilevante perché è estesa ad un'ampia categoria di atti, ma non è
l'unica nel nostro ordinamento giuridico.
In altri casi il silenzio protratto per un certo periodo di tempo equivale, per espresso
disposto del legislatore, ad un no.
In questo caso si parla di silenzio-rigetto. Es. il ricorso gerarchico.
L'importante è che non si tenga è in distinto da silenzio-rifiuto: questo è il rifiuto di
provvedere, in ordine al quale dobbiamo fare diffida e messa in mora; ne silenzio-rigetto è
lo stesso legislatore che attribuisce valore negativo al silenzio, e si può fare direttamente
ricorso al TAR.
Silenzio-assenso: articolo 20.
È il legislatore che attribuisce significato positivo al silenzio della pubblica amministrazione.
Da non confondersi con il 19, che si occupa della denuncia di inizio dell'attività.
Nell'articolo 20 troviamo altresì applicazione dei regolamenti autorizzati, articolo 17 comma
2 legge 400 del 88.
Rinvio ad un regolamento autorizzato dell'individuazione dei casi in cui la richiesta equivale
ad un sì.
La domanda di un privato per lo svolgimento dell'attività si considera accolta nei casi
previsti dal regolamento autorizzato.
Si tratta comunque di ipotesi tassativamente individuate dal regolamento autorizzato.
Diversa la fattispecie di cui all'articolo 19.
In questo caso non si tratta di ipotesi tassativamente individuate, ed è diverso il
procedimento.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
In primo luogo questo articolo concerne una serie di atti indefinita, con esclusioni espresse:
• degli atti discrezionali (" il cui rilascio dipenda esclusivamente...")
• delle concessioni edilizie
• beni e attività culturali e ambientali (è l'elenco di leggi presente)
• atti in cui vi siano valutazioni tecniche di tipo discrezionale
• casi in cui è presente un contingente complessivo per il rilascio degli atti (numero
massimo degli atti rilasciabili)
per tutti gli atti che la pubblica amministrazione debba rilasciare a privati per l'esercizio di
attività private soggette ad un controllo della pubblica amministrazione, le quali devono
avere carattere vincolato, si segue il procedimento di cui all'articolo 19.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
L'atto amministrativo.
La pubblica amministrazione nel suo agire in realtà non utilizza poi così tanto il
provvedimento amministrativo.
Oggi possiamo affermare che la maggior parte dell'attività della pubblica amministrazione è
costituita da operazioni materiali, quindi è attività tecnica; pensiamo all'attività
d'insegnamento nelle scuole pubbliche, di trasporto, sanitaria.
Quest'attività non s'esprime certo, salvo casi particolari (esempio compilazione della cartella
clinica) in operazioni non di carattere materiale, in attività provvedimentale.
Man mano che si è sviluppata attività di produzione di servizi, si è sviluppata quest'attività
di tipo materiale.
Oltre a quest'attività materiale, la pubblica amministrazione svolge anche un'attività che non
si traduce in provvedimento amministrativo, ed è l'attività di diritto privato, posto che la
pubblica amministrazione è titolare di capacità di diritto privato;
nei paesi di common law, questa è la regola, ed anche prima che si affermasse da noi il
diritto speciale, l'attività degli organi amministrativi è di tipo privatistico.
Laddove l'amministrazione non eserciti un'attività di diritto privato, esercita un'attività
autoritativa, provvedimentale, amministrativa in senso stretto, mediante atti e
provvedimenti amministrativi.
Che differenza c'è tra provvedimento e atto amministrativo?
Il nostro libro di testo afferma che la 241 avrebbe usato scorrettamente la terminologia
relativa ad atto e provvedimento.
La prof. Frego pensa che il legislatore ne abbia fatto un uso promiscuo, e quindi
semplicemente inutile ai nostri fini definitori.
Questo ci crea qualche problema.
In generale si è tentato di distinguere il provvedimento dagli altri atti amministrativi
sottolineando come il provvedimento produce un'efficacia esterna, mentre il parere
rimane atto interno, l'autorizzazione produce effetti diretti nei confronti di chi la riceve.
Il provvedimento sarebbe dunque quell'atto amministrativo suscettibile, proprio perché
suscettibile di effetti giuridici, di impugnazione.
Questa teoria si presta a qualche obiezione perché ogni tanto accade che atti
infraprocedimentali, come pareri o atto di controllo negativo, siano direttamente
impugnabili: si pensi ad un parere vincolante o al caso in cui autorità amministrativa, fatto
proprio il parere per cui deve decidere, lo trasmette direttamente all'interessato; in questi
casi si impugna un atto produttivo di effetti, ma che non è l'atto terminale della sequenza
procedimentale.
Una parte della dottrina si è limitata a definire il provvedimento come l'atto con cui si
conclude il procedimento.
La dottrina è andata la ricerca, sulla falsariga di quello che hanno fatto i giusprivatisti per il
negozio, di quali siano gli elementi del provvedimento amministrativo.
Nota bene: il nostro libro dice troppo e dice male. Ogni testo da' un suo elenco degli
elementi dell'atto.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Il soggetto.
Deve essere una pubblica amministrazione. Occorre che l'atto sia adottato da una pubblica
amministrazione.
I concessionari di pubblici servizi sono o no pubblica amministrazione? La cassazione ha
affermato di sì, nel 1990; tuttavia la dottrina ha molto criticato questa posizione
giurisprudenziale, perché in contrasto con norme costituzionali come il 113, che intendono
sicuramente la pubblica amministrazione in senso soggettivo.
Altro problema: il funzionario di fatto. È colui che opera nella pubblica amministrazione o
senza un regolare atto di nomina, oppure con un atto di nomina viziato, e quindi
annullabile.
Ci si chiede: gli atti del funzionario di fatto sono semplicemente annullabili, o sono atti
nulli?
La giurisprudenza prevalente considerata annullabili, non nulli, gli atti del funzionario di
fatto, per esigenze di tutela dei terzi, per esigenze di certezza.
La differenza è enorme: l'atto nullo non produce effetti.
Il potere.
Il potere, che Benvenuti chiama potere d'impero, autoritarietà, autoritatività, è quella forza
che la pubblica amministrazione ha di costituire, modificare o estinguere le posizioni
giuridiche dei soggetti anche senza il loro consenso.
Su questa nozione il nostro libro di testo fa un bel paragrafo, ma complesso. È importante
perché la pubblica amministrazione può agire in modo unilaterale.
Si mette in luce che anche nel diritto privato non manca l'unilaterarietà, ma questa è da
considerarsi eccezione.
La fattispecie concreta.
Insieme di circostanze di fatto dei quali corrispondono alla fattispecie astratta prevista dalla
norma giuridica, norma giuridica appunto attributiva del potere al soggetto di pubblica
amministrazione.
... quindi: deve esserci una pubblica amministrazione che esercita unilateralmente un potere
datole dalla legge.
La competenza è quella parte di capacità di agire dell'ente che spetta a ciascun organo.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
La funzione.
Benvenuti: trasformazione del potere in un atto. Oggi l'attività amministrativa è di regola
funzionalizzata, cioè esercitata attraverso un procedimento, anche se non necessariamente
la trasformazione del potere astratta mente previsto dalla norma giuridica richiede un
provvedimento. Se la funzione non viene esercitata correttamente, si ha un vizio di
illegittimità, e quindi l'annullabilità del provvedimento amministrativo.
Alcuni autori inseriscono tra gli elementi dell'atto la forma.
La forma.
È significativo sottolineare che gli atti amministrativi hanno una loro forma.
Laddove l'atto amministrativo sia esito di un accordo ai sensi dell'articolo 11 della 241,
questo deve avere necessariamente forma scritta.
Vero è che la maggior parte dei provvedimenti amministrativi assume la forma scritta e che
tale forma sembra in una qualche misura imposta dalla presenza di una norma all'interno
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
della legge sul procedimento, che è l'articolo 3 della 241, che impone l'obbligo di
motivazione con esclusione, peraltro, ai sensi dell'articolo 13, degli atti normativi e degli atti
generali.
Tuttavia non mancano ipotesi in cui la forma dell'atto amministrativo non è scritta, ed
infatti troviamo atti amministrativi cosiddetti luminosi (è l'esempio del semaforo), atti
amministrativi in forma acustica (es. gli squilli di tromba che devono precedere lo
scioglimento di una riunione la quale stia provocando problemi di ordine pubblico).
Abbiamo poi l'esempio degli organi collegiali, nell'ambito del quale troviamo che gli atti
amministrativi assumono la forma orale, perché l'atto amministrativo si perfeziona non con
la verbalizzazione, che invece solo uno strumento di documentazione, in provvedimento è
la proclamazione del risultato, con la previa votazione da parte dei membri del collegio.
La tipologia della forma dei provvedimenti di questo genere varia.
Quando assumono forma scritta, i provvedimenti amministrativi assumono il seguente
contenuto:l'intestazione, nella quale viene indicata l'autorità emanante; il preambolo, nel
quale vengono indicati i fatti pervenuti e le norme utilizzate, e soprattutto la motivazione.
Di solito in quest'ordine segue il dispositivo, cioè la formula imperativa, il contenuto del
provvedimento.
Segue la data, il luogo e la sottoscrizione.
La forma scritta può avvenire manualmente o in forma meccanica, ma adesso abbiamo
anche l'atto amministrativo elettronico.
Tutti gli atti amministrativi ovviamente sono soggetti al principio di legalità, per espressa
disposizione costituzionale e corollario del principio di legalità è il principio di tipicità degli
atti amministrativi.
Significa che per ogni interesse pubblico da tutelare è previsto un determinato atto
amministrativo da adottare.
Quindi, ad esempio, non si può restituire un dipendente per scarso rendimento, quando il
presupposto per la sua destituzione si ai realtà uno specifico addebito disciplinare.
Accanto a questo si menziona spesso il principio di nominatività, che è un modo diverso
per sostenere qualcosa di simile: la pubblica amministrazione non può, a differenza di
quanto accade nel mondo giuridico privato, usare nuove tipologia di atti, deve rifarsi alle
tipologie previste dal legislatore.
Tipicità: non si potrebbe far scaturire da un atto, apponendo delle condizioni, un altro atto.
Tipicità e articolo 11: nell'ambito di accordi tipici possiamo inserire contenuti discrezionali.
Come mai?
Alcuni ritengono che gli accordi vanno inquadrati in ambito privatistico, altri non negano
l'ambito pubblicistico, ma parlano di tensione.
Si assiste ad un'erosione del principio di tipicità, soprattutto in relazione alle autorità
indipendenti.
Autoritarietà.
Si può fare un ulteriore specificazione.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Efficacia.
Ulteriore caratteristica che dobbiamo esaminare è l'efficacia dell'atto amministrativo.
Efficacia per funzione e validità. Idoneità dell'atto a dispiegare i suoi effetti.
La perfezione concerne i momento in cui il procedimento relativo all'atto si conclude. Un
atto può essere perfetto ma non efficace.
Ciò accade quando deve essere sottoposto a controllo o a comunicazione. A volte
perfezione ed efficacia coincidono.
Non bisogna confondere efficacia e perfezione con la validità.
L'atto perfetto non è necessariamente un atto valido. Un atto è valido se conforme alle
norme giuridiche che lo disciplinano.
Possiamo avere anche un atto efficace ma invalido.
Sono tre profili che vanno tenuti distinti.
Dobbiamo distinguere efficacia nel tempo, nello spazio e nei confronti dei soggetti.
Efficacia nello spazio: laddove vi siano degli organi con competenza territorialmente
limitata, l'atto di regola può dispiegare la propria efficacia su quel territorio.
A questa regola peraltro vi sono eccezione: ad esempio l'iscrizione all'albo degli architetti
vale su tutto il territorio nazionale.
Di regola l'adozione da parte di un organo territorialmente limitato di un atto riferito ad un
altro territorio, importa la nullità dell'atto.
E efficacia per quanto concerne il tempo. Di regola l'atto amministrativo dispone per il
futuro, e non per il passato. Tuttavia, ci possono essere eccezioni. È la legge stessa e
impone che un certo provvedimento amministrativo dispone di efficacia retroattiva.
Questo accade ed è accaduto per regime di sanatoria nell'ambito del pubblico impiego (per
l'inquadramento).
Vi sono poi ipotesi in cui l'efficacia retroattiva deriva dalla natura stessa dell'atto.
Esempio atti di annullamento: i loro effetti si di spiegano ex tunc.
Vi è infine l'ipotesi in cui l' efficacia retroattiva deriva da una scelta discrezionale della
pubblica amministrazione, che tuttavia incontra dei limiti:
perseguimento dell'interesse pubblico
deve essere fatta salva la tutela dei terzi
i provvedimenti devono costituire in capo ad un soggetto un vantaggio e non uno
svantaggio.
Efficacia quanto ai soggetti.
La efficacia può dispiegarsi nei confronti di una serie indeterminata, ma determinabile a
posteriori di soggetti.
Questi sono gli atti generali. Esempio: bando di concorso.
Poi abbiamo gli atti collettivi: quelli che si rivolgono ad un gruppo determinato di soggetti,
che sono individuati nell'ambito di un ordinamento particolare; esempio: gli studenti di un
ateneo.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Poi vi sono gli atti plurimi: sono simili agli atti collettivi, ma sono frazionabili, nel senso che
si indirizzano ad un numero indeterminato di soggetti, ma ciascuno dei soggetti conserva
una propria individualità (es. nomina dei vincitori di un concorso; si fa un unico atto per
tutte tre).
Efficacia infine nei confronti di un solo soggetto: atti individuali.
Non con fondi a a questa distinzione, che concerne gli atti, con quella organi monocratici e
collegiali, che concerne l'autore dell'atto.
Sempre con riferimento all'efficacia, si distinguono:
• provvedimenti costitutivi
• provvedimenti dichiarativi, che non hanno natura provvedimentale, ma sono dei
meri atti.
Gli atti costitutivi costituiscono, gli altri atti si limitano a dichiarare.
Vi sono provvedimenti che hanno efficacia immediata (esempio: decreto di esproprio =
trasferimento di proprietà).
Vi sono anche dei casi in cui invece l'efficacia dell'atto è di carattere continuativo e può
essere o permanente (pensiamo alle abitazioni professionali), oppure di carattere
continuativo ma con un termine (esempio: decreto di occupazione di aree. Si può occupare
un certo bene destinato l'espropriazione per cinque anni. Dopo cinque anni o arriva il
decreto di esproprio, o la pubblica amministrazione deve lasciare il bene.
Esecutorietà.
C'è un forte dibattito dottrinale a riguardo.
Alcuni la ritengono caratteristica di tutti provvedimenti amministrativi, altri ritengono che
sia caratteristica solo di alcuni.
Mentre nel diritto privato se voglio far valere il diritto devo rivolgermi ad un giudice che mi
dia un titolo esecutivo per farlo, la pubblica amministrazione ha la possibilità di far valere
direttamente senza l'intermediazione del giudice, la propria posizione, portando quindi ad
esecuzione i propri provvedimenti.
Non esiste un unico procedimento attraverso cui si esplica l'esecutorietà: può esserci la
colazione diretta, l'appropriazione del bene, la riscossione coattiva dei tributi.
Ulteriore carattere del provvedimento è quello della sua inoppugnabilità.
Decorsi i termini di 30, 60 e 120 giorni non può più essere attaccato dai soggetti interessati.
L'unico soggetto che può ingerirsi ancora sul provvedimento amministrativo è la pubblica
amministrazione, tramite l'esercizio del potere di autotutela.
Nota bene: trenta giorni per i ricorsi in via amministrativa, 60 per i ricorsi in via giudiziaria,
120 per il ricorso straordinario al presidente della Repubblica.
Il termine decorre dal momento della conoscenza dell'atto.
Nei testi si può trovare compresi o esclusi tre provvedimenti amministrativi i regolamenti. Il
nostro testo tende ad escluderli.
Benvenuti invece li include tranquillamente.
Il Virga li esclude.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Questi tendono a coincidere con gli atti vincolati, mentre i provvedimenti tendono a
coincidere con gli atti discrezionali.
Supponiamo che un soggetto voglia beneficiare di un programma di assistenza sociale. Il
legislatore può subordinate ciò ad una decisione discrezionale della pubblica
amministrazione: si parla di ammissione, quando c'è discrezionalità.
In altri casi, data la sussistenza di determinati requisiti, la pubblica amministrazione non può
fare altro che accogliere il soggetto, e si parla di iscrizione, che è un classico esempio di
accertamento costitutivo.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
La discrezionalità amministrativa.
La nozione. Per discrezionalità si intende quel margine di scelta che la legge lascia
all'amministrazione.
Originariamente non poteva venire intaccato dal giudice se non dall'esterno, cioè
verificando se era stata rispettata la parte vincolata del provvedimento.
Si parlava di atto discrezionale, tant'è che nella Francia dell'ottocento si parlava di atto
riservato alla pubblica amministrazione, nel senso che il giudice non poteva ingerirsi della
scelta fatta dalla pubblica amministrazione.
Questo schema rifletteva il dato per cui la monarchia esercitava la propria attività attraverso
atti amministrativi, e il principio di separazione dei poteri, pur vigente all'epoca, era inteso in
senso " spaziale ", alle per cui il potere giurisdizionale non poteva ingerirsi in quello che
l'amministrazione monarchica decideva di effettuare.
Questa impostazione è già superata dalla fine dell'ottocento. Ogni Consiglio di Stato
comincia ad elaborare una giurisprudenza volta ad indagare anche la parte discrezionale
dell'atto amministrativo.
Con la costituzione, ha maggior ragione, a viene che il controllo giurisdizionale non può
essere escluso laddove l'atto sia discrezionale.
Naturalmente la discrezionalità amministrativa non corrisponde né all'autonomia degli enti
pubblici, laddove il termine autonomia indica la possibilità di scegliere i fini; non sappiamo
invece che la causa degli atti amministrativi, la legge, deve essere determinata dal legislatore
(principio di legalità posto dall'articolo 97 costituzione e recepito di recente dalla 241
articolo 1).
I fini non sono scelti dall'amministrazione: non possiamo quindi parlare e relazione
all'organo amministrativo di autonomia (è l'organo politico che determina i fini).
Discrezionalità non è autonomia e non è nemmeno la libertà del privato.
Il privato è libero di scegliere i propri fini, nei limiti della legge: la legge incide
negativamente dando i limiti.
La pubblica amministrazione deve invece perseguire l'interesse pubblico: rimane un margine
di scelta, che non concernerà i fini né la parte riservata al legislatore, all'organo competente
ad emanare gli atti.
Esistono atti vincolati, ma sono una minoranza.
Il e di scelta incontra come limiti il principio di ragionevolezza (logicità) e quello di
imparzialità.
Questi limiti, elaborati dalla giurisprudenza e legati al 97 costituzione, sono limiti che il
giudice amministrativo può sindacare.
La discrezionalità può vertere su diverse parti del provvedimento:
• an
• quid
• quando
• quomodo
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
se adottare o meno un certo atto: a volte il legislatore consente che in relazione ad una certa
fattispecie, l'autorità amministrativa può adottare una sanzione amministrativa, ma decidere
di trovare un accordo con i soggetti interessato, concedendo un periodo di tempo per
regolarizzare la sua posizione.
Sul quid: che tipo di contenuto dare al provvedimento. Supponiamo la determinazione
dell'ammontare di una sanzione pecuniaria.
Il quomodo attiene ai cosiddetti elementi accidentali dell'atto, che sono condizione, termine e
modo. È possibile che l'amministrazione ponga un elemento accidentale al proprio
provvedimento.
Quando adottare l'atto.
Esempio: legge mineraria che prevede che la concessione per lo sfruttamento minerario
deve essere affidata dal ministro dell'industria alla ditta che offra le migliori garanzie. Cosa si
intende con " migliori garanzie "? Solidità patrimoniale? Tecnologia avanzata? Esperienza?
Come deve ragionare la pubblica amministrazione posto che viene chiesto: interesse
pubblico, ragionevolezza, imparzialità.
Autorevole dottrina (Giannini) ha raggiunto conclusioni consolidate inserendo la nozione di
interesse pubblico in astratto e interesse pubblico in concreto.
In astratto: causa del potere quale risulti individuata dalle norme giuridiche.
A volte lo si ricava direttamente dalla norma che disciplina quel potere. A volte gli interessi
considerati espressamente dal legislatore sono assai numerosi.
La pubblica amministrazione dovrà comunque acquisire tutti gli interessi pubblici, ma anche
tutti gli interessi privati in gioco: attività di ponderazione degli interessi in gioco.
Quest'attività si traduce nell'individuazione dell'interesse pubblico concreto.
L'interesse pubblico concreto può portare a risultati diversi da quelli che si sarebbero
derivati dall'interesse pubblico astratto.
Quest'attività di ponderazione degli interessi è lo strumento attraverso cui si realizza in
pratica l'attività discrezionale, e il giudice può valutare sotto il profilo della ragionevolezza e
della logicità tale attività di ponderazione.
Naturalmente il tema della discrezionalità si aggancia quello dei vizi dell'atto amministrativo,
che nell'ottocento erano: incompetenza e violazione di legge. Con la giurisprudenza del
Consiglio di Stato è emerso un terzo vizio, che concerne la discrezionalità, e si chiama
eccesso di potere.
Esiste un'altra nozione importante.
Discrezionalità come interpretazione. Tutte le volte in cui il legislatore non definisce, si
tratterebbe solo di interpretare adeguatamente le norme. L'attività della pubblica
amministrazione corrisponderebbe a quella del giudice.
Dottrina tedesca: se si tratta dei presupposti, sarebbe interpretazione, se dei quattro
elementi visti prima, ci sarebbe discrezionalità.
Esempio: " buon costume ": è un concetto giuridico indeterminato.
Cos'è, discrezionalità o interpretazione?
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
La dottrina tedesca ha una di interpretazione, la dottrina italiana dice che quando sono in
ballo i presupposti o i concetti giuridici indeterminati, ci sarebbe comunque un margine di
scelta, di discrezionalità.
L'autotutela.
In realtà il termine autotutela, con cui di solito si indica il potere dell'amministrazione, viene
criticato dal nostro libro di testo.
Corso, a differenza degli altri manuali, dice che in realtà questo ricorso alla categoria
generale dell'autotutela, che vale per il privato al loro che questi voglia far valere un proprio
interesse in sede giurisdizionale, non potrebbe applicarsi alla pubblica amministrazione
poichè agisce per tutelare un interesse pubblico, e non un proprio interesse.
Quella che voi chiamate autotutela in realtà è lo stesso potere della pubblica
amministrazione esercitato in maniera opposta.
Generalmente comunque, i testi parlano di autotutela per indicare la capacità della pubblica
amministrazione di riesaminare il proprio operato e di modificarlo.
Gli atti principali esplicazione di autotutela sono:
• annullamento
• revoca
L'annullamento.
Annullare un atto amministrativo significa eliminarlo con efficacia ex tunc, cioè ab origine.
L'annullamento può avvenire o in sede giurisdizionale (ambito della tutela giurisdizionale) o
a seguito di un procedimento di controllo; a viene da parte di un organo di controllo: ad
esempio il comitato regionale di controllo. Se ritiene che l'atto sia illegittimo, si parla di
autotutela necessaria: tale potere deve essere necessariamente esercitato per previsione di
legge.
Abbiamo poi l'autotutela contenziosa: dobbiamo dire poche cose perché è un istituto
caduto un po' in desuetudine.
Ci sono tre forme:
• opposizione
• ricorso gerarchico
• ricorso straordinario al presidente della Repubblica
il privato, che ritenga che il provvedimento amministrativo sia illegittimo, può rivolgersi al
giudice amministrativo, ma in alternativa può anche esperire questi tre ricorsi, che si
chiamano ricorsi in via amministrativa, perché, anziché rivolgersi al giudice, si rivolge
all'amministrazione perché riveda il suo operato.
L'opposizione viene effettuata nei pochi casi tassativamente previsti dalla legge: ci si rivolge
alla stessa autorità che ha emanato l'atto, chiedendo di eliminarlo.
Ricorso gerarchico: può essere effettuato per vizi di legittimità e per vizi di merito, a
carattere generale (può essere fatto sempre).
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Il ricorso al presidente della Repubblica può essere esperito sempre, però solo per vizi di
legittimità, ed è alternativo alla ricorso giurisdizionale.
L'esito di questi ricorsi può essere l'annullamento, per vizi di legittimità, o la revoca, per vizi di merito.
Rimane da analizzare l'autotutela spontanea: l'amministrazione spontaneamente decide di
rivedere il suo operato, e quindi di ritornare su una precedente decisione, annullando l'atto.
Può anche revocare l'atto.
Presupposti per l'annullamento in sede di autotutela spontanea: vizio di legittimità dell'atto,
cioè incompetenza, violazione di legge o eccesso di potere.
Non è che la pubblica amministrazione si rende conto che l'atto è illegittimo, e ha il potere
di annullarlo: deve sussistere un secondo presupposto e cioè la sussistenza di un interesse
pubblico attuale e concreto.
Quest'interesse pubblico è frutto di un'elaborazione giurisprudenziale indiscussa,
assolutamente radicata.
Non è che l'amministrazione può volere e disvolere, quando toglie di mezzo un atto fa
scontento qualcuno e contento qualcun altro; ci deve essere l'interesse pubblico attuale.
L'interesse pubblico attuale non è il mero ripristino della legalità violata (esempio: casa
costruita e venduti gli appartamenti. Non è bello revocare la concessione edilizia).
Ricorrenti questi requisiti, si può sempre ricorrere all'autotutela spontanea? No, solamente
se:
il potere non si è estinto (il parere non è suscettibile di annullamento). Il potere se ritiene
esaurito di fronte ad un ricorso in via amministrativa. Analogamente si dice per quanto
riguarda gli atti di controllo. Sono poteri che una volta esercitati, si
esauriscono.Supponiamo una delibera che eroga sussidi in ai disoccupati con più di 26 anni,
per cinque anni. Se l'amministrazione eroga ad un ventenne c'è sicuramente un interesse
pubblico attuale concreto alla non attuazione di quella delibera; il potere della pubblica
amministrazione non si è esaurito, perché dovrebbe continuare ad erogare;
il decorso del tempo. Tanto più vicino è il momento in cui è stato adottato l'atto, tanto più è
ragionevole l'eliminazione del medesimo.
L'annullamento si esercita in base a presupposto dei vizi di legittimità. La revoca ha un
diverso presupposto, che è quello dell'opportunità.
Nota bene: il termine revoca è usato dal legislatore in accezione che non c'entrano niente
con il discorso che stiamo facendo: da non confondere quindi con la revoca-sanzione, che
deriva da un abuso.
L'amministrazione vuole revocare un atto per opportunità o originaria, o sopravvenuta.
Nel primo caso si parla di revoca con efficacia ex tunc, nel secondo caso si parla di
abrogazione, perché l'inopportunità è sopravvenuta.
La giurisprudenza ritiene che la revoca non sia esercitabile laddove siano stati costituiti dei
diritti in capo ai terzi.
Come la pubblica amministrazione dimostra di aver davvero considerato l'interesse
pubblico attuale concreto? Attraverso la motivazione, che deve essere ampia e dettagliata.
Annullamento revoca sono atti discrezionali, perché c'è un margine di scelta nel determinare
la sussistenza dell'interesse pubblico attuale.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Punto di vista del soggetto che adotta l’atto di annullamento o di revoca in sede di
autotutela spontanea.
Si distingue in annullamento gerarchico, se il potere di annullamento viene esercitato
dall'organo gerarchicamente superiore a quello che ha adottato l'atto. Parallelamente, esiste
la revoca gerarchica.
Se è lo stesso soggetto ad annullarlo o revocarlo, si parla di auto annullamento o di auto
revoca.
C'è una terza specie che si applica per quanto riguarda i profili di legittimità (concerne
l'annullamento e non la revoca): si parla di annullamento governativo, che può esplicarsi
nei confronti di tutti gli atti, di tutte le pubbliche amministrazioni, con un'unica eccezione (a
seguito di un intervento della corte costituzionale): gli atti delle amministrazioni regionali; il
motivo è intuibile: la posizione di forte autonomia costituzionalmente assegnata alle regioni.
Il governo non può, per motivi di opportunità, revocare un atto.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Nel merito però può essere sindacato dalla stessa autorità amministrativa in sede di
autotutela spontanea o in sede di autotutela contenziosa.
Il ricorso straordinaria presidente della Repubblica, può essere esperito solo per vizi di
illegittimità.
Rimane in pratica il ricorso gerarchico.
La revoca (efficacia ex tunc) e abrogazione (efficacia ex nunc).
L'irregolarità è una situazione che comporta un nuovo intervento della pubblica
amministrazione volto ad eliminare il vizio, conservando l'atto. L'irregolarità presenta una
difformità di così poca rilevanza rispetto alla fattispecie astratta, da non essere considerata
causa di annullabilità.
Di solito si tratta della violazione di norme di carattere meramente formale, ad esempio
l'errore nella citazione della norma invocata, oppure un errore nell'indicazione dei nomi dei
componenti di un organo collegiale, nell'indicazione del luogo ove si è verificato un certo
fatto, indicazione all'onere di un atto preparatorio del provvedimento finale.
A volte queste irregolarità da' luogo degli effetti un po' particolari, ad esempio:l'omessa
dichiarazione della possibilità di fare ricorso ad una certa autorità, può rendere scusar delle il
ritardo nella presentazione del ricorso (es. 241 articolo 3: è possibile la motivazione dell'atto
per relationem, cioè richiamando motivazione di un atto strettamente connesso; quest'atto
dev'essere comunque messo a disposizione. Se viene omessa l'indicazione precisa o non
viene messo disposizione l'atto, la giurisprudenza ritiene che il ritardo nella presentazione
del ricorso sia un errore scusabile).
La nullità.
I vengono fatte rientrare nell'ambito della fattispecie della nullità, che qualcuno chiama
anche in esistenza, le seguenti ipotesi; quando vi è:
assenza di attribuzione: il potere che viene esercitato non è riconducibile ad alcuna
fattispecie normativa;
incompetenza assoluta: il provvedimento amministrativo è esercitato da un potere diverso
da quello amministrativo e (che esempio: ordine militare impartito dal direttore di una asl)
carenza di potere: il potere viene considerato in concreto e non in astratto, ad esempio: un
decreto di espropriazione adottato in assenza della dichiarazione di pubblica utilità, che
deve precedono necessariamente. Si ritiene che vi sia carenza di potere. Assimilata è l'ipotesi
in cui ci sia la dichiarazione, ma oltre termini previsti per questa. Nota bene: non è vero che
ogni volta che siano decorsi i termini
carenza di forma, laddove la forma è sia essenziale ad substantiam. Pensiamo a delibera non
verbalizzata, laddove sia prevista la verbalizzazione.
Ci sono poi casi specifici in cui la nullità deriva da espresse previsione di legge (es. una legge
ha reso nulle le delibere delle asl che non avevano copertura finanziaria). La nullità è portata
anche dalla violenza fisica (quella psicologica rientra nel vizio di eccesso di potere).
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Il 3 vizi di legittimità.
Violazione di legge.
Consiglio di Stato 24, legge del 1971.
Questo viene considerato un vizio residuale: gli rientra ciò che non è incompetenza ed
eccesso di potere.
Si potrebbe dire che anche l'incompetenza è una violazione di legge, ma la dottrina la
giurisprudenza rispetto alla scelta del legislatore.
Nel vizio violazione di legge si fa rientrare non solo la legge in senso formale, ma anche i
regolamenti, i decreti legge, i decreti legislativi a, gli statuti. Legge va intesa in senso
sostanziale, materiale.
Per alcuni anche la violazione delle circolari rientra nella violazione di legge.
Questo vizio comprende in particolare tutti i vizi del provvedimento (es. omessa
acquisizione di un parere previsto dalla legge, in osservanza del termine, mancata
sottoscrizione dell'atto-solamente per parte della giurisprudenza-).
Alcuni vizi che erano considerati eccesso di potere sono diventati, con la 241, violazione di
legge: prima non esisteva l'obbligo di motivazione, solo per gli atti negativi la giurisprudenza
richiedeva la motivazione. Se non venivano motivati era eccesso di potere.
La 241 fa sì che attualmente il vizio dell'omissione poi sufficiente motivazione sia
considerato un vizio di violazione di legge.
Incompetenza.
Violazione delle norme che attribuiscono a gli organi una certa capacità. L'incompetenza
può essere assoluta o relativa.
Quel assoluta si ha quando ad adottare un atto sia un organo il quale appartenga ad un
settore del tutto diverso dell'amministrazione.
Un fenomeno di incompetenza relativa è quella del prefetto che adotta un atto di
competenza del ministro degli interni (confronta: territorio, materia, grado, valore; così può
essere il vizio di incompetenza).
Al vizio di incompetenza viene ridotto spesso anche il vizio inerente alla legittimazione:
pensiamo a un provvedimento che sia adottato da chi è in caso di incompatibilità per
interessi personali. Vengono ridotti all'incompetenza anche i vizi derivanti da irregolare
composizione dell'organo collegiale (alcuni lo vedono come vizio di legittimità).
L'eccesso di potere.
L'eccesso di potere è estremamente rilevante: se non lo sappiamo non passeremo l'esame.
Mentre gli altri due vizi concernono la parte vincolata dell'atto l'eccesso di potere concerne
la parte discrezionale dell'atto.
Il giudice amministrativo non può entrare nel merito, può però verificare se l'esercizio del
potere discrezionale è stato corretto. La discrezionalità è sottoposta a limiti:
• interesse pubblico
• logicità o ragionevolezza
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
La discrezionalità tecnica.
Il libro non ne parla. È qualcosa di distinto rispetto alla discrezionalità amministrativa o
pura.
Dobbiamo distinguere tra mero accertamento tecnico e discrezionalità tecnica.
Cos'è l'accertamento tecnico? Es. la norma dice: ogni qual volta il livello di smog supera un
dato valore, le strade dovranno essere chiuse al traffico per l'intera domenica. Il dispositivo
è conseguente ad un mero accertamento tecnico.
Supponiamo che la norma dica: qualora la centralina segnali il valore x, il sindaco può
sospendere il traffico la domenica o, per la settimana successiva, vietare l'utilizzo delle
macchine a targhe alterne.
C'è la scelta da parte del sindaco: discrezionalità associata all'accertamento tecnico.
Supponiamo che si debba valutare se un bene ha interesse storico o artistico per sottoporlo
ad un vincolo: si parlerà di discrezionalità tecnica.
L'accertamento tecnico è quello che da un risultato univoco.
Il giudice amministrativo si è sempre guardato bene dall'entrare nella discrezionalità tecnica.
La responsabilità.
Bisogna fare sul libro la responsabilità dell'amministrazione pubblica e dei suoi dipendenti.
Punto di partenza per la responsabilità della pubblica amministrazione è l'articolo 28 della
costituzione.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
In generale: insieme delle conseguenze che incombono su un soggetto per effetto di una sua
azione o di una sua omissione.
2043: insorgere di un rapporto obbligatorio in cui chi ha commesso il fatto è tenuto al
risarcimento.
Corso: non c'è quasi differenza tra responsabilità della pubblica amministrazione e
responsabilità dei privati, con qualche aggiustamento:la pubblica amministrazione non
incorre in responsabilità penale, perché è una persona giuridica. Può incorre in
responsabilità civile o responsabilità amministrativa.
La responsabilità amministrativa è quella in cui incorre un soggetto, ancorché pubblico, che
cagioni un danno all'erario (giudica la corte dei conti).
Ci si è chiesti se, considerata la formulazione costituzionale, la responsabilità della pubblica
amministrazione debba qualificarsi come responsabilità indiretta, vale a dire in vigilando o
in eligendo.
La dottrina dice che è responsabilità diretta. I pubblici dipendenti sono responsabili.
C'è una tendenziale coincidenza tra responsabilità della pubblica amministrazione e
responsabilità dei dipendenti: i dipendenti rispondono solo per colpa grave o per dolo, la
pubblica amministrazione anche per colpa lieve.
Questo perché non si voleva paralizzare l'operato dei funzionari.
Il terzo che venga danneggiato può rivolgersi indifferentemente alla pubblica
amministrazione o all'agente.
Di solito ci si rivolge all'amministrazione, perché ha capacità economica maggiore.
L'amministrazione si rivarrà sul proprio dipendente.
Quando insorge questa responsabilità? In seguito a:
• violazione di un diritto soggettivo (vedi 28 costituzione). Dopo una sentenza del '99
della Cassazione oggi anche gli interessi legittimi sono risarcibili (quelli oppositivi,
quelli pretensivi con maggiore difficoltà)
• esistenza di danno ingiusto
• esistenza di un fatto illecito
questo per l'attività di diritto privato.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Appendice.
Dagli appunti di Luca.
Inquadramento storico.
Nel 1872 in Francia una bambina di cinque anni attraverso la strada e viene investita da un
vagone di proprietà di un'azienda statale produttrice di tabacchi: il padre richiede al giudice
ordinario un risarcimento sia da parte dello Stato, sia da parte dei quattro operai che
portavano il vagone.
Il prefetto declina la competenza del giudice ordinario: è competente il giudice
amministrativo, istituito quell'anno.
Il Consiglio di Stato è competente in materia: la responsabilità della pubblica
amministrazione dovrà essere individuata da un giudice speciale (Consiglio di Stato) >
servizio pubblico.
Il diritto amministrativo si occupa dei rapporti tra privati e pubblica amministrazione: parte
della dottrina ritiene che sia con la rivoluzione francese che nasce il diritto amministrativo in
Francia, trattando una amministrazione di questo tipo:
• accentramento
• gerarchia
• uniformità
con la rivoluzione francese sia l'istituzione del Consiglio di Stato, che non è un organo
giurisdizionale, ma di consulenza e di progettazione legislativa in materia giuridico-
amministrativa; compiti para-giurisdizionali su determinati ricorsi straordinari, come quelli
al presidente della Repubblica.
Inoltre dalla rivoluzione francese si afferma il principio di separazione dei poteri, scissione
tra potere esecutivo e i giurisdizionale, che prima erano fusi.
Altra parte della dottrina, minoritaria, fa nascere il diritto amministrativo già nel medioevo.
Sia la rivoluzione francese sia medioevo costituiscono solo dei presupposti alla nascita del
diritto amministrativo: esso nasce con il liberismo di fine '800 (1872).
Il diritto amministrativo nasce in Francia, per i seguenti fattori:
• nascita di un diritto speciale diverso dal diritto privato
• nascita di giudici speciali (Consiglio di Stato)
• sotto posizione della pubblica amministrazione alla legge per riequilibrare le
prerogative dell'amministrazione (autorità-autotutela)
si avvertì il bisogno di compensare ai privilegi della pubblica amministrazione
sottoponendola alla legge (il principio di legalità tutela i cittadini contro la pubblica
amministrazione).
Questi tre fattori si influenzano reciprocamente: da un diritto speciale nasce l'istituzione di
un giudice speciale (ma vale anche l'opposto: il giudice speciale afferma la sua competenza
anche quando non esiste una norma speciale: allargamento delle competenze della pubblica
amministrazione).
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Anche all'allargamento del suffragio in Francia contribuisce alla nascita e allo sviluppo di un
diritto amministrativo: maggior peso di cui fa la legge (prima solo il parlamento; ora molti
più soggetti).
Nei paesi anglosassoni Dicey afferma nella seconda metà del XIX secolo: we know nothing
about administration law, and we wish to know nothing. Il diritto amministrativo è assai
illiberale, perché è postula prerogative in capo alla pubblica amministrazione che non si
concilialo con i diritti dei singoli cittadini.
Il diritto comune (ordinary law of the land) è meno illiberale: in Gran Bretagna non esiste il
diritto amministrativo, ma esiste il principio rules of the law, secondo cui esiste un solo
diritto, quello comune (non scritto, ma frutto di un'elaborazione giurisprudenziale): esso
regola i rapporti tra pubblici poteri e privati (poteri pubblici = poteri privati).
Non è realmente vero che i pubblici poteri sono equivalenti ai privati poteri: esistono
norme derogatorie e procedure speciali per diplomatici, corpi di polizia.
Esistevano anche tribunals, che operavano su materie specifiche, via di mezzo tra giudice ed
esecutore (commercio mercantile).
Da un punto di vista qualitativo la situazione francese è diversa dalla situazione inglese:
l'uomo di stati inglese è colui che esprime un giudizio in base a come è stato in precedenza
risolto problema, mentre l'uomo di Stato francese è con lui che impone autoritativamente il
proprio atto, esercitando un potere (se il potere è esercitato male interviene il giudice
speciale-giudice di Stato-).
Nel sistema inglese si assorbe il conflitto attraverso procedure partecipate (natural justice):
in Gran Bretagna la formazione della pubblica amministrazione è molto lenta e avviene più
tardi rispetto alla Francia: dal 800 strutture del genere nascono anche in Inghilterra (anche
in seguito alla rivoluzione industriale).
In Italia sia una forma ibrida: in una prima fase si segue la strada simile a quella inglese, per
poi passare ad una fase francese.
Dopo l'unificazione-per un ventennio-prevalgono elementi privatistici (rapporto di impiego
pubblico è parificato a quello privato): non esiste un diritto speciale. L'espropriazione va a
assimilata ad una vendita. I beni della pubblica amministrazione non hanno una disciplina
diversa rispetto ai beni privati.
Nel 1880 si ha una svolta, lamentando che il privato ha un buon gioco sulle pubblica
amministrazione, che non ha strumenti di supremazia: esistono privati cittadini più forti
della pubblica amministrazione.
Mutano le regole:
• rapporto di pubblico impiego
• disciplina della proprietà pubblica diversa dalla disciplina della proprietà privata
si avvia un processo di diversificazione del diritto amministrativo.
Negli stati prioritari esistevano dei giudici speciali (contenziosi tra la pubblica
amministrazione privati): la legge del 1865 abolisce il contenzioso amministrativo e devolve
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
l'assistenza, cimiteri, sanità, istruzione non sono minimamente considerati nel diritto
pubblico.
700: dopo lo stato assoluto si afferma lo stato di polizia: esso si caratterizza per
l'espansione della sfera di intervento pubblico e dei suoi interessi: primi istituti ospedalieri,
di istruzione, tabacchi, miniere nasce il servizio postale. In Francia si cerca di tutelare le
posizioni giuridiche soggettive dei destinatari di questi servizi: nascono i primi contenziosi
di natura amministrativa.
Dopo la rivoluzione francese (restaurazione-Napoleone) nasce lo stato liberale: si
distinguono due fasi.
Una prima fase coincide con la prima metà del 800, ed è caratterizzata dalla restrizione
dell'intervento pubblico. Si amplia la sfera privata: la borghesia vuole liberarsi di lacci e
lacciuoli (restrizioni medievali), vuole fare i propri affari liberamente. Si afferma: " lo stato
deve astenersi da ogni preoccupazione per il benessere dei cittadini ".
In una seconda fase permane l'ideologia liberale (stato minimo), ma la realtà è diversa dalle
teorizza azioni, che indicano uno Stato che non si preoccupa delle esigenze sociali.
Cominciano ad essere creati gli enti di assistenza, l'industrializzazione crea masse di operaie
che devono essere tutelati. Le funzioni pubbliche (seppur limitate rispetto ad oggi) se è
amplialo: rimangono limitate fino a che in Parlamento vanno le classi più abbienti (votate
dalle classi più abbienti).
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
seconda gerarchia: lega le persone preposte a queste unità organizzative (= ufficio). Esse
sono legate ai vertici dell'apparato, il ministro: il personale è sottoposto ad un particolare
regime di soggezione (ordine gerarchico del personale). Consiste nel potere che hanno i
vertici politici di determinare tutte le condizioni, economiche e normative, del personale. Si
crea in tal modo un'organizzazione fortemente accentrata, che si regge sul fatto che il potere
decisionale è dell'apparato politico, mentre i compiti esecutivi e decisionali sono affidati a
queste unità organizzative, poste di regola a livello centrale e talora a livello periferico (uffici
centrali e uffici periferici).
Nel 1853 viene provo legata la legge Cavour. Essa delinea l'ossatura fondamentale
dell'organizzazione amministrativa:
ministro (membro del governo e capo della struttura a lui sottoposta)
uffici (dipendono dal ministro: sono raggruppati in divisioni. Più divisioni formano una
direzione. Più direzioni formano un ministero)
staff di gabinetto (ufficio stampa, segretario...)
con la legge Cavour si so I non le aziende: quelle che nello stato di polizia erano preposte
all'attività di prestazione di servizi, come ad esempio le poste. E sendo organismi non
sottoposti al ministro, vengono eliminati (egli non è responsabile).
Queste organizzazione per ministeri deriva dal modello francese: il ministro può delegare
altri compiti al segretario o ai vari direttori generali.
La presenza dello stato in periferia è minima: a livello provinciale via il prefetto, organo
periferico strettamente dipendente dal governo che coordina i pochi uffici presenti in
periferia.
Le istituzioni provinciale comunali hanno pochissime attribuzioni: la scelta che prevale è
un'amministrazione fortemente centralizzata.
In questa fase sia avvia l'adozione di modello uniforme, disciplina, a prescindere dalla
grandezza della provincia o del comune: stessa disciplina per comuni grandi e piccoli (dal
1990, con la legge 142, non è più così), a prescindere dal dato dimensionale.
Queste istituzioni sono dotate di personalità giuridica, ma subiscono penetranti controlli:
istruzione viene considerata materia di diritto pubblico, interesse dello Stato per l'istruzione
è quello di togliere alla Chiesa il monopolio dell'istruzione.
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Filippo Galluccio – Appunti 2000
Enti comunali e provinciali: nel 1903 lo stato opportunamente detta una disciplina alle
aziende municipalizzate istituite a livello locale (legge sulla municipalizzazione), perché è la
loro attività cresceva sempre di più (asili-poveri-ospizi anziani-distribuzione medicinali).
Gli enti locali non hanno statuto: subiscono controlli dalla pubblica amministrazione
centrale. Sono autarchici perché si disciplinano da se, ma subiscono ancora controllo
penetrante da parte dello stato (controllo a tutti gli atti di questi enti, può sciogliere i loro
organi, può impugnare gli atti).
Vi è il sistema binario: Stato e suoi enti periferici.
Oltre al pluralismo dei gli enti, vi è pluralismo delle strutture: non vi è più solo apparato
ministeriale, ma aziende (locali e statali); in più vi sono i primi enti pubblici funzionali (non
territoriale, non assume tutti gli interessi del territorio, ma solo alcuni: INPS, previdenza dei
lavoratori).
Possono essere o frutto di specializzazione da parte delle strutture pubbliche (il ministero
del Lavoro si occupa della previdenza e del collocamento) oppure frutto di una
pubblicizzazione degli enti privati: IPAB nel 1890 vengono pubblicizzati, sottoposti a
controllo pubblico.
Rispetto al personale: rapporto tra politica e amministrazione (il dipendente pubblico non
vuole subire la pressione dei politici di turno; anche se la politica-scelte di carattere generale-
ha il dovere di imporsi alla pubblica amministrazione).
Decentramento e sussidiarietà.
Il principio di sussidiarietà ha due valenze:
orizzontale (il rapporto riguarda la società e le istituzioni)
verticale (il fatto che nel rapporto tra enti pubblici territoriali si dà preferenza all'ente più
vasto, tranne quello che non può fare).
Trova fondamento nell'ambito della Chiesa cattolica (paura dell'ingerenza dello Stato).
Il trattato di Maastricht fa proprio il principio di sussidiarietà a livello verticale; nel nostro
ordinamento anche la legge Bassanini, la 59 del '97, ha fatto proprio questo principio (è
stata data attuazione con decreto legislativo 112 del '98, in quanto legge delega: è il decreto
legge che ha introdotto la terza regionalizzazione; la prima era stata introdotta dal d.p.r. del
72, la seconda da un d.p.r. del 76).
È infatti usato dal nuovo articolo 118 della costituzione.
Il principio di sussidiarietà orizzontale è valorizzato nel ritorno al privato: non solo a livello
imprenditoriale, ma anche a livello sociale: ritrarsi dello Stato a favore della società civile.
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