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LE ETA’ DELL’UOMO

E’ necessario ora conoscere l’individuo col quale interrelazionarsi e per il quale


l’opera infermieristica è votata: il paziente e, nella fattispecie, l’essere umano nelle
varie fasi della sua vita e quindi essere profondamente a conoscenza delle diverse
esigenze ed attenzioni di cui esso necessita.

Le età dell’uomo sono principalmente cinque:

età dell’infanzia (0-12 anni)


età adolescenziale (12-18 anni)
età dell’adulto (18-35 anni)
mezza età (35-65 anni)
età dell’anziano (da 65 anni in poi)
Nell’età evolutiva troviamo il processo di sviluppo e di organizzazione delle persone che si lega alla
crescita fisica ed a quella psicologica nell’ambiente sociale, nel periodo che va dalla nascita fino
all’età della maturazione sessuale e la piena integrazione nell’ambiente sociale. In questo periodo la
personalità va acquistando, attraverso alcuni processi evolutivi, una maggiore autonomia e
maturazione nella comprensione della partecipazione affettiva e di socializzazione.

L’età dell’infanzia, detta anche “età del fanciullo”, si divide in ulteriori fasi:
Età neonatale
Età dello svezzamento
Età dei giochi
Età scolastica

Le divisioni, ovviamente, sono puramente convenzionali ed ogni individuo può


attraversare queste fasi ad età differenti. Il passaggio da una fase all’altra implica
spesso un periodo di crisi, che è fondamentale per adattare la propria visione del
mondo alla maggiore complessità della vita interiore.
Sigmund Freud ipotizza come nel processo evolutivo del bambino vi sia una
sperimentazione di molteplici pulsioni parziali libidiche orientate al principio del
piacere, che coincidono infine con il primato delle zone genitali. Il bambino alla
nascita è narcisista, poiché la sua libido non è diretta verso un oggetto esterno ma
verso il proprio corpo attraverso le zone erogene:
-Fino ai diciotto mesi l’autoerotismo dell’individuo avviene attraverso la bocca e i
contatti epidermici con gli oggetti a cui viene in contatto. Particolare importanza ha
anche la relazione con il seno materno, vissuta come fonte di gratificazione
alimentare (fase orale).
-In seguito, fino all’età di tre anni, la fonte del piacere del bambino diventa la zona
anale, che avviene assecondando il piacere del trattenere per poi espellere le feci (fase
anale).
-Dai tre ai sei anni la concentrazione erotica si sposta sulla zona genitale del
bambino, con la conseguente masturbazione (fase fallica). In questa fase si sviluppa il

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complesso di Edipo; ad esempio per i maschi quando la madre li bacia e li accarezza,
risveglia in loro la sessualità; questo instaura un senso di gelosia e odio nei confronti
del padre, il quale viene vissuto come un rivale (togliendo le attenzioni dell’oggetto
d’amore) e al tempo stesso come una figura forte di cui avere timore.
-Dopo i sei anni fino alla fase della pubertà, e dopo aver superato il complesso di
Edipo, il bambino mette da parte la propria dimensione sessuale (fase di latenza).
Questa è una fase molto importante della maturità e la normalità sessuale
dell’individuo, poiché per superare il complesso edipico è necessaria
un'identificazione con il genitore dello stesso sesso, che è necessaria per formare il
carattere secondo i canoni dei suoi genitori.
-Dalla pubertà in poi si verifica lo spostamento della libido da sé stessi agli oggetti
esterni. Le pulsioni parziali si verificano sotto il primato della zona genitale che pone
le basi di un comportamento eterosessuale.
È molto importante che questo processo si svolga linearmente, per evitare la non
completezza della maturazione sessuale e quindi future problematiche nevrotiche e
psichiche. Inoltre è da notare che per Freud questi passaggi, per quanto complessi e
angosciosi, sono del tutto normali.

L’adolescenza è l’età di transizione tra l’infanzia e l’età adulta, caratterizzata da


profonde mutazioni di tipo somatico e psicologico, legate alla maturazione sessuale.
Comprende il periodo dagli 11-12 ai 18-19 anni nella femmina e dai 12-14 ai 20-21
nel maschio. L’adolescenza si può suddividere in età prepuberale, pubertà e
giovinezza, che porta fino alla maturità psicofisica, che si raggiunge attorno ai 28-30
anni. L’adolescenza costituisce un periodo critico per la salute, soprattutto quella
psichica, con la comparsa di malattie come schizofrenia, crisi depressive, anoressia e
bulimia. È importante aiutare l’adolescente a maturare la capacità di affrontare e
superare ansie e conflitti, che non può essere disgiunta dall’acquisizione di una
visione costruttiva del mondo.
L’adolescente viaggia per un tempo più o meno lungo dentro una crisi d’identità
molto complessa, una sorta di terra di nessuno, alla conquista del proprio spazio
interiore e della propria collocazione nella società.
La pubertà, il periodo in cui avvengono le maggiori trasformazioni morfologiche e
funzionali, inizia solitamente verso i dodici anni. In un periodo assai breve il corpo,
che fino ad allora ha avuto caratteristiche infantili, assume un aspetto più adulto.
Spesso gli adolescenti seguono le mode correnti condivise dal gruppo di amici.
Questa tendenza è palese soprattutto rispetto all’abbigliamento indossando scarpe da
ginnastica, jeans, felpa, t-shirt e maglione.

Adulto è colui che ha raggiunto la piena capacità riproduttiva; ciò si verifica


nell’uomo con la manifestazione dei caratteri sessuali secondari e l’accrescimento di
quelli primari, il che avviene di norma entro i 12-13 anni negli individui di sesso
femminile ed entro i 14-15 in quelli di sesso maschile, sebbene tali limiti sono solo
orientativi dal momento che il processo di crescita ed è influenzato da numerosi
fattori, climatici, ambientali, legati alla maggiore o minore attività fisica e
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all’alimentazione e, secondo alcuni studiosi, anche psico-somatici e pertanto l’età
adulta si colloca posteriormente all’adolescenza, un periodo di crescita caratteristico
della specie umana, di tipo essenzialmente sociale e la cui durata è influenzata dal
contesto, sia a livello micro che a livello macro, tant’è che oggi psicologi e sociologi
parlano di una vera e propria dilatazione dell’adolescenza, nell'uno e nell'altro senso:
mentre tradizionalmente essa veniva ricompresa nella fascia tra i 13 e i 19 anni, oggi
si ritiene cominci addirittura prima della pubertà e che duri per molto più tempo
rispetto al passato a causa sia di fattori sociali (difficoltà di rendersi indipendenti
economicamente al fine di affrancarsi dalla famiglia d'origine, fuoriuscita dalla
famiglia d'origine senza creare parallelamente un nuovo nucleo familiare) sia di
problematiche soggettive diffuse e almeno in parte determinate dai fattori sociali
stessi (mancanza del senso di responsabilità, difficoltà all’autorealizzazione,
incertezza verso il futuro, proroga degli stili di vita e dei comportamenti di consumo
acquisiti durante la fascia tradizionalmente considerata adolescenziale).
In medicina solitamente si fa collocare la fase adulta con l’arresto della crescita, che
può collocarsi, secondo le ultime attendibili ricerche, nella femmina intorno ai 18-20
anni, nel maschio intorno ai 20-22. L’accrescimento, infatti, prosegue dopo la
maturazione sessuale e coinvolge soprattutto la struttura ossea. In alcuni individui di
sesso maschile, inoltre, anche molti anni dopo la pubertà compaiono peli sul petto o
sulle gambe, senza che ciò rappresenti un ritardo nello sviluppo, avendo questi
raggiunto la piena maturità sessuale. Con il termine del processo di accrescimento
inizia la fase di degradazione cellulare, detta di invecchiamento.

Per anziano ci si riferisce alle età prossime al termine della vita media degli esseri
umani, l’ultima parte del ciclo vitale umano. Le persone anziane o vecchie nel
termine generico più usato hanno limitate capacità rigenerative e sono più vulnerabili
a disturbi, malattie e sindromi rispetto agli altri adulti.
Tendenzialmente si crede che a 65 anni cominci la vecchiaia perché i lavoratori
cominciano a ritirarsi dal lavoro percependo una pensione. Nel mondo, il numero
degli ultra-sessantacinquenni è in forte aumento; per lo più questa crescita è
concentrata nei paesi in via di sviluppo. Essa è sicuramente anche simbolo positivo
sulla qualità della vita dei cittadini, ma contemporaneamente crea una serie di
esigenze e problemi da affrontare per evitare gravi conseguenze socio-economiche in
prospettiva futura.
Le ossa delle persone anziane diventano molto più sottili e diminuiscono di densità.
Questo è collegato a una perdita di peso (2 grammi a 80 anni), una postura rovinata
ed una maggiore probabilità di malattie come l’osteoartrosi e l’osteoporosi.
Meno saliva e meno abilità nell’igiene orale nella vecchiaia aumentano le possibilità
di carie ed infezioni.
Il 40% delle volte la vecchiaia è collegata a disordini digestivi come difficoltà
nell’ingoiare, inabilità nel mangiare molto e nell’assorbire bene il cibo, costipazione e
perdita di sangue.

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I problemi alla vista rendono molto difficile leggere con poca luce ed in piccola
stampa. La velocità con la quale un uomo legge e l’abilità nel localizzare gli oggetti
può anche diminuire.
La vecchiaia è anche collegata al rischio di causarsi lesioni per cadute che forse non
le causerebbero a una persona molto più giovane. Ogni anno, quasi un terzo dei
sessantacinquenni ed una metà degli ottantenni cadono. Le cadute sono la causa
principale delle lesioni e della morte di molte persone anziane.
I capelli diventano più corti e ingrigiscono.
Dai 75 anni in su, il 48% degli uomini ed il 37% delle donne incontrano problemi
nell’udito. Su sette persone anziane, solo una utilizza un aiuto per l’udito.
Il cuore è meno efficiente e c’è anche il rischio della perdita di resistenza.
Meno efficienza delle Funzioni immunitarie.
I polmoni si espandono di meno e non entra molto ossigeno.
Il dolore affligge le persone anziane quasi il 25% delle volte, crescendo con l’età
dell’80% (molti di questi dolori sono reumatici o maligni).
L’attività sessuale diminuisce con l’età, soprattutto dopo i 60 anni, sia negli uomini
sia nelle donne.
La pelle perde elasticità, diventa più secca e più ruvida.
Il problema del sonno ha una prevalenza cronica del 50% con la vecchiaia e risulta
nella sonnolenza diurna. Dai 65 anni in su il sonno profondo scende del 5%.
Le papille gustative diminuiscono così tanto che a 80 anni scendono del 50%. Il cibo
diventa meno appetibile e si può soffrire per la nutrizione.
L’incontinenza urinaria è spesso associabile alla vecchiaia.
Con la vecchiaia, le corde vocali diventano più deboli e vibrano molto lentamente e
risulta in una voce debole e sospirata

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