Nel corso dell’800 si verifica in Inghilterra un movimento totalmente opposto al movimento francese del restauro stilistico,
dove arrivano gli echi della Rivoluzione Francese ma non le sue distruzioni.
La Rivoluzione Industriale, verificatasi proprio in Inghilterra tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, introduce un
completo cambiamento degli stili di vita, del modo di lavorare, delle tecniche di produzione e della società. Nascono le
macchine che in molti casi sostituiscono il lavoro umano, fino a quel momento considerato artigianale, non industriale. Nasce
l’industria con la produzione in serie, soprattutto nelle grandi città.
Questi cambiamenti influiscono automaticamente sull’assetto della società: nasce la borghesia e una grande fetta di
popolazione si sposta dalle campagne alle città.
Mentre in Francia c’era stata una rivoluzione che in qualche modo si può dire fosse segnata dalla violenza, in Inghilterra la
rivoluzione riguardava la cultura, la società e in particolare la concezione dell’ uomo. Le teorie che ne derivarono tentarono
di riportare l’attenzione verso la fase precedente alla rivoluzione industriale, ponendosi come obiettivo la ripresa dei valori
legati all’artigianato e all’uomo capace di produrre prodotti in maniera autosufficiente.
In questo senso, si assiste ad una riproposizione di uno stile che in Inghilterra non era quasi mai stato abbandonato
totalmente, lo stile gotico.
Mentre in Italia, Francia e nei paesi mediterranei in generale gli stili e i modi di costruire come quelli del Rinascimento e del
Barocco avevano sostituito quasi totalmente la maniera gotica e romanica, in Inghilterra gli echi di questi stili si erano
percepiti in maniera molto sfumata, per cui insieme ad alcune sperimentazioni dei loro caratteri fondamentali continuava
ad essere presente ed attuato lo stile gotico.
La società inglese, dunque, a seguito della Rivoluzione Industriale comincia a studiare con attenzione l’architettura gotica e
quella prodotta dal tipo di società che prima della rivoluzione era considerata moralmente bella e buona, e i cui principi
corretti erano riproposti nell’architettura.
In Inghilterra la figura che incarna i principi di quell’epoca è John Ruskin, filosofo e non architetto. Egli sarà il primo che
proporrà una filosofia del restauro, con la quale enuncerà le linee guida da seguire per gli interventi di restauro.
Questa nuova corrente di pensiero si sviluppa anche in seguito ad alcuni forti movimenti culturali che stavano animando
l’Inghilterra in quegli anni. Nel 1757, Edmund Burke mette per la prima volta su carta il concetto fondamentale
dell’Inghilterra ottocentesca del “sublime”.
_Kant: “il sublime è un bello negativo”, non oggettivo e che affascina, arrivando alle nostre coscienze. Esso ci terrorizza e ci
spaventa, ma in qualche modo siamo attratti dal suo fascino.
In sintesi, il Bello, secondo Burke, è ciò che è ben formato ed esteticamente gradevole, mentre il Sublime è ciò che ha il potere
di costringerci a fare qualcosa e di distruggerci. La preferenza del Sublime sul Bello rappresenta il segno del passaggio dal
Neoclassicismo (e della ragione propria dell’Illuminismo) al Romanticismo.
Da questo momento in poi si cominciano a trattare, nella pittura e nell’arte, quei soggetti che non sono più la perfezione della
pittura raffaellita, ma generano sensazioni contrastanti che attirano per il loro velato fascino.
In questo filone, Ruskin a soli 17 anni, in una sua celebre lettera, difenderà il vecchio William Turner e le sue teorie del
romanticismo, con la concezione di paesaggio “ostile” (incendi, mare in tempesta, eruzioni vulcaniche etc.), che darà vita tra
la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 al movimento degli impressionisti francesi.
In architettura diventerà bello il rudere architettonico, ovvero quelle parti degli edifici che vanno a riproporre gli echi del
Revival gotico (ovvero quella fase della società in cui chi produceva non era l’industria ma l’artigiano) nel suo stato attuale.
È uno studioso appassionato, una persona colta, che può permettersi di fare l’esteta. Roberto di Stefano aveva individuato
una biografia di Ruskin, dividendola per periodi legati ai suoi legami sentimentali; s’innamora molte volte ma non viene
ricambiato. Si sposò per interesse, che durerà poco, infatti egli ama sempre altre donne, fino all’incontro con una sua allieva,
che però essendo cattolica non vuole sposarlo. Quando la ragazza muore, Ruskin ne rimane sconvolto e alterna periodi di
sanità e periodi di depressione.
Ruskin aveva un grande talento nel disegno. Tra il ‘40-’41 compie un viaggio in Italia, e si ferma anche a Firenze che a Napoli
(non ne rimase entusiasta, gli sembrò tetra in quanto arrivò a gennaio, fece lo schizzo di Porta Capuana e anche di Palazzo
Donn’Anna). A Roma rappresenta l’Arco di Settimio Severo con il palazzo Senatorio in sfondo e l’area dei Fori vista dall’arco
di Tito. A Firenze e Venezia si lega in modo particolare e per le quali scrive due libri “Mornings of Florence” e “The Stone of
Venice”. (Lo schizzo di San Marco dopo la pioggia incarna la sublimità parassitaria degli agenti atmosferici. I restauri di San
Marco si guadagneranno le ire di Ruskin. )
Ruskin riprende dei temi di Viollet ma in una prospettiva molto diversa: per Viollet l’architettura medievale era struttura ed
è un linguaggio che può essere modificato e corretto, viceversa per Ruskin l’architettura è superficie, pelle, e quindi
apprezzamento del degrado e della sedimentazione della storia. Rappresenta la visione utopica del degrado.
Concepisce molto meglio il senso del documento storico ma effettivamente non si confronta mai con il cantiere, e quindi è
devoto alla conservazione quasi integrale. Ruskin, come tutti gli inglesi, tende verso l’empirismo e non ha un approccio
sistemico e non protende a costruire una teoria.
C’è una fase in cui diventa sempre più socialista. Si approccia al problema delle classi di lavoratori e cerca di aiutare donando
le proprie fortune.
Ruskin si inserisce in una Londra all’inizio dell'industrializzazione, che pone un problema urbano che cambia da modello
medievale a modello industriale. In Inghilterra è molto significativo il principio di libera associazione. Tra i vari gruppi che
nascono c’è la SPAB, fondata da Morris e a cui Ruskin partecipa. Era amico anche dei pittori preraffaelliti.
Ruskin soffre per la cancellazione di alcune cose del mondo antico, odia il treno a vapore perchè trova che sia la negazione
del paesaggio.
Due testi fondamentali per comprendere il pensiero di Ruskin intorno all'architettura sono “The Poetry of Architecture” e
“Seven Lamps of Architecture”. Nel primo, del 1897, scritto utilizzando lo pseudonimo Kata Phusin, la tesi è che
l'architettura ha il proprio fondamento nel sentimento che si manifesta nella poesia. Nel costruttore predominano i
sentimenti della natura è quello verso la propria nazione. Analizza ogni aspetto della costruzione, rileva il modo in cui è
collegato alla natura, esamina la relazione tra edificio e ambiente e conclude affermando che l'architettura è arte quando
si inserisce nell’armonia del Creato. Esiste inoltre una relazione tra edificio e vita di chi la abita.
Nel secondo libro Ruskin enuncia i temi riguardanti l'architettura. Le 7 lampade sono gli obiettivi che il costruttore deve
avere presente nell'atto della progettazione, che l'utente deve riconoscere per utilizzare al meglio l'edificio e che il
restauratore deve mantenere con la conservazione. Esse sono Sacrificio, Verità, Potenza, Bellezza, Vita, Memoria e
Obbedienza. Ne “La lampada della memoria”, Ruskin parla della vita della costruzione e individua tre momenti: progettuale,
funzione d’uso e conservazione. La progettazione inoltre non riguarda solo l’edificazione, ma anche la vita e la manutenzione.
La conservazione non è il momento che precede l’ultima fase della vita dell’edificio, ma un aspetto strutturale necessario
alla sua stessa esistenza. È scritto di aforismi. Nell'aforisma 31 parla del restauro e afferma che il restauro è la peggiore
delle distruzioni. Ruskin è infatti il padre della teoria conservativa.
Secondo la sua interpretazione, infatti, era impossibile restaurare in architettura in quanto sarebbe stato come risuscitare i
morti, prerogativa solo divina. Restaurare quindi avrebbe voluto dire mentire, annullare la memoria dei monumenti, copiare.
I cambiamenti di proprietà e di uso e le modificazioni materiali non dovevano influire sull'opera; modificando uno di questi
aspetti, si sarebbero modificati tutti gli altri, oltre che all'opera stessa. In base alle idee di Ruskin bisognava evitare l'inganno
procurato all'osservatore con il restauro; la difesa dell'autenticità era quindi incompatibile con la restaurazione stilistica in
quanto questa annullava i segni della storia, cancellando la memoria e l'anima del monumento. Quando la conservazione
non era più attuabile per via del suo degrado incontenibile, la restaurazione creava una nuova realtà differente dall'opera
originale. Preferiva quindi un intervento sincero con l'aiuto di appoggi, puntellature ed ausili esteriori chiaramente visibili
(anche se questi risultavano “brutali”) dove però l'elemento deteriorato o perso era chiaramente visibile.
Tra gli attuali orientamenti di restauro, quello che maggiormente si identifica nel pensiero di Ruskin è quello della pura
conservazione. L’edificio va conservato nella sua totalità, senza pretendere di fare scelte critiche totalmente arbitrarie e
soggettive.
Compie un viaggio in Italia nel 1873, e nel 1877 fonda la SPAB, “Society for the Protection of Ancient Building”,
un’associazione che si occupa del restauro e delle sue tecniche corrette. Morris ne scrive il manifesto, che persiste ancora
oggi.
La prima espressione della posizione di Morris riguardo questi temi è la sua lettera al quotidiano “Atheneum” del 1877, dopo
il restauro in stile gothic revival dell’abbazia normanna di St. Mary. Egli dice che bisogna mettere in piedi un’associazione in
modo da proteggere queste reliquie, che non meravigliosi tesori, e di salvaguardarli da restauri che vanno ben oltre la
semplice tutela. Questo contiene già dei temi cari alla SPAB ovvero: il concetto di salvaguardia vs restauro, il monumento
inteso come bene pubblico e l’importanza del coinvolgimento popolare.
Il tono del manifesto che scriverà è una vera e propria “chiamata alle armi”. La cancellazione della storia di un edificio
documentata ed espressa dalle sue stratificazioni, alla luce di una ricostruzione di uno stato originario presunto, è un
crimine. Alla fondazione della SPAB seguirà la nascita del cosiddetto “Antirestoration Movement”, che diverrà in breve
l’elemento catalizzatore in cui si riconoscerà chi è contrario al restauro falsificatore. Tra i primi compiti della SPAB, oltre alla
denuncia e alla critica, abbiamo un’opera di catalogazione e monitoraggio dell’architettura da salvaguardare. In seguito,
diventa più socialista e fonda l’Art and Crafts Society, di cui nel’87 c’è la prima esposizione.
Scrive nel 1890 il romanzo utopico News from Nowhere, che immagina un ritorno alla natura. Fonda una casa editrice che
pubblica libri in chiave medievale. Interviene anche nel dibattito sui restauri di San Marco ottenendo l’interruzione
dell’eliminare i marmi policromi della facciata, che erano stati aggiunti in un secondo momento in epoca bizantina.