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35 - LA NOZIONE DI SOCIETÀ E I PRINCIPI GENERALI


L’ORGANIZZAZIONE PRODUTTIVA: ELEMENTI COSTITUTIVI
Le società sono strutture organizzative destinate all’esercizio di un’attività produttiva:
organismi di diritto privato con una propria dotazione patrimoniale e un più o meno articolato
apparato operativo, per mezzo dei quali viene svolta un’attività economica diretta alla
produzione o allo scambio di beni o servizi.
Le società sono degli enti cui è demandato l’esercizio delle imprese che non fanno capo
giuridicamente ad una persona fisica.
Quindi, nell’attuale sistema giuridico, società=impresa collettiva? No, nel sistema giuridico
attuale non può essere tracciata una corrispondenza biunivoca tra fenomeno societario e
impresa collettiva:
- sono oggetti configurabili società che esercitano un’attività produttiva non
imprenditoriali (società tra professionisti intellettuali), o che non svolgono un’attività
collettiva perché all’organismo partecipa un unico socio (società unipersonali).
- Esistono enti diversi dalle società, che pure possono esercitare un’impresa
(associazioni, fondazioni, consorzi es. associazione di beneficenza che, per finanziare le
proprie iniziative di sostegno, organizza spettacoli a pagamento).
IL DIRITTO DELLA SOCIETÀ
Il carattere necessariamente produttivo (e normalmente imprenditoriale) dell’attività svolta e
il fatto che la disciplina dell’istituto sia concepita precisamente in funzione dell’esercizio di
un’attività di questo tipo ne spiega l’appartenenza al diritto commerciale: il diritto delle
società è il complesso delle norme che regolano la vita e le modalità operative della struttura
organizzativa a destinazione produttiva.
L’atto costitutivo dà vita a un centro di interessi dotato di un patrimonio giuridicamente
distinto da quelli personali dei soci e di autonomia soggettiva. Ciò pone la necessità di
regolare l’ente creato sia sul piano interno (diritti-poteri-doveri dei partecipanti rispetto a
esso, le modalità di formazione degli atti riferibili al medesimo), sia su quello esterno (la
rappresentanza dell’ente, la responsabilità per le obbligazioni assunte in suo nome).
MODELLI ORGANIZZATIVI
L’ordinamento giuridico delinea una pluralità di modelli organizzativi diversificati, ciascuno
caratterizzato da regole proprie e tra cui, pur con qualche limite, i fondatori possono scegliere
liberamente quello più adatto a soddisfare le proprie esigenze. Ciascun modello costituisce un
tipo di società a cui è dedicato un complesso di norme.

SOCIETÀ
lucrative
=a scopo di lucro, cioè con l’obiettivo di realizzare, attraverso l’esercizio dell’attività, un
profitto da dividere tra i soci, art. 2247
DI PERSONE: DI CAPITALI:
organismi snelli, funzionali all’esercizio di enti più complessi destinati allo svolgimento
attività di dimensioni non particolarmente di attività di dimensioni variabili e con una
cospicue e generalmente partecipati da un compagine sociale più o meno ampia.
numero ridotto di soci. autonomia patrimoniale perfetta
autonomia patrimoniale imperfetta
Società semplice Società per azioni (s.p.a.)
Società in nome collettivo (s.n.c.) Società a responsabilità limitata (s.r.l.)
Società in accomandita semplice (s.a.s.) Società in accomandita per azioni (s.a.p.a.)
+
enti che perseguono uno scopo mutualistico
Società cooperative

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Mutue assicurative
+ modelli di matrice europea (regolati dal diritto comunitario)
Società europea (CE, art. 2157)
Società cooperativa europea (CE, art. 1435)
I – SOCIETÀ ENTE COLLETTIVO E SOCIETÀ ENTE UNIPERSONALE
PLURALITÀ DI SOCI E SOCIO UNICO
Sono organismi pluripersonali senza eccezioni:
a) le società di personenecessaria la presenza di una pluralità di fondatori (almeno
due) per la natura dichiaratamente contrattuale dell’atto che le costituisce (artt. 2251,
2296) e dal fatto che il venir meno della pluralità dei soci, nel corso della vita dell’ente,
ne determina l’estinzione (art. 2272 riguardante la società semplice, applicabile anche
a s.n.c. e s.a.s.);
b) in accomandita per azioniper ragioni strutturali: sono composte tipicamente da
due classi di soci (accomandanti e accomandatari, art. 2452);
c) quelle con scopo mutualisticoper ragioni funzionali: il perseguimento di uno scopo
mutualistico ha senso solo in presenza di più fruitori (art. 2522).
Organismi che non sono necessariamente pluripersonali: s.p.a. e s.r.l.possono essere
costituiti anche per atto unilaterale (artt. 2328 e 2463), quindi da un unico fondatore; inoltre,
possono veder confluire nelle mani di un unico socio tutte le quote di partecipazione nel corso
della loro esistenza, senza che questa ne venga pregiudicata (artt. 2362 e 2470).
IL CONTRATTO E L’ATTO UNILATERALE COSTITUTIVO: STRUTTURA E DISCIPLINA
Le società, escluse quelle create direttamente dalla legge (società legali), trovano la propria
fonte in un atto di autonomia privata: in un contratto o in un atto unilaterale. Atto unilaterale
e contratto condividono gli elementi fondamentali e differiscono esclusivamente sul piano del
numero delle persone che si fanno promotrici dell’iniziativa.
Contratto di società, art. 2247: “con il contratto di società due o più persone conferiscono
beni o servizi per l'esercizio in comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli
utili”.
La volontà negoziale costitutiva si esplica su tre livelli e ha ad oggetto:
1) il conferimento di determinati beni o servizi, cioè la composizione di una dotazione di
risorse, funzionale all’esercizio di un’attività economica;
2) lo svolgimento (secondo determinate regole organizzative) di questa attività per
mezzo di quel patrimonio;
3) la realizzazione di un profitto da assegnare ai partecipanti (scopo di lucro).
Sotto il profilo funzionale, questo art. definisce esclusivamente le società lucrative.
Tutte le società perseguono (con eccezioni) uno scopo di natura patrimoniale ed egoistico; il
contratto di società cooperativa e consortile coincide (nei tratti suindicati, fatta eccezione per
lo scopo) con l’atto costitutivo di società lucrativa.
Differenza tra contratti di scambio e contratto di società:
- contratti di scambio: diretti a comporre tra le parti una contrapposizione di interessi,
soddisfacendoli entrambi attraverso la commutazione (scambio) di prestazioni
reciproche. Gli effetti prodotti da questi negozi non sarebbero concepibili in assenza di
una delle parti;
- contratto di società: appartiene alla categoria dei contratti plurilaterali con
comunione di scopo.
Si tratta di atti che mirano alla realizzazione di un interesse comune tra le parti: le
prestazioni a cui queste si impegnano non si incrociano tra loro, ma convergono, in
vista del soddisfacimento di tale interesse.

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Infatti, nelle società, ciascun partecipante non cede il bene allo scopo di appropriarsi di
quelli apportati da altri, bensì per farli confluire tutti nel patrimonio strumentale
all’esercizio dell’attività produttiva.
L’unicità dell’interesse negoziale spiega:
a) l’inessenzialità del numero delle parti (=compatibilità dell’effetto con l’eventuale
unilateralità)
b) la neutralità, rispetto al perseguimento dello scopo, degli eventi che, nel corso del
rapporto, determinano la variazione del numero dei contraenti (es. il recesso di uno
dei soci);
il contratto con comunione di scopo è un contratto a struttura aperta.
Il contratto di società appartiene alla categoria dei contratti plurilaterali a rilevanza esterna,
ossia dei contratti associativi. Qui l’esecuzione delle prestazioni (conferimenti) costituisce il
presupposto per l’esplicazione di un’attività che si sviluppa nel compimento di atti materiali e
giuridici, anche nei confronti dei terzi, e che è funzionale alla realizzazione dell’obiettivo finale
del rapporto. Pertanto, nel negozio si radicano sia gli obblighi assunti dalle parti, che
l’organizzazione cui esse danno vita. Conseguentemente, il regolamento contrattuale esplica
una funzione attributiva, di assegnazione di prestazioni tra i contraenti, e ha un valore
organizzativo, cioè di disciplina dell’organizzazione così creata.
Disciplina delle società: disciplina di una struttura organizzativa e dei modi di esercizio di
un’attività, rilevanti come tali.
L’atto unilaterale ha, al pari del contratto, un rilievo organizzativo: esso cioè pone le basi e
regola l’organizzazione deputata allo svolgimento dell’attività; inoltre, dà vita al rapporto di
partecipazione, cioè al fascio di diritti e obblighi che fanno capo al socio, nei confronti della
società: esso costituisce anche la giustificazione causale del conferimento, che il fondatore
deve eseguire nel momento stesso in cui l’atto si perfeziona (artt. 2342, co. 2, 2464, co. 4).
Strutturalmente e funzionalmente, quindi, atto unilaterale e contratto si identificano e questo
spiega come anche l’atto unilaterale sia potenzialmente aperto all’ingresso di nuovi soci es.
attraverso l’adesione di altri investitori che apportino nuovi conferimenti alla società.

II – L’ESERCIZIO DELL’ATTIVITÀ PRODUTTIVA


ATTIVITÀ SOCIALE E ATTIVITÀ D’IMPRESA. LE SOCIETÀ PER L’ESERCIZIO DELLE
PROFESSIONI INTELLETTUALI (OVVERO TRA PROFESSIONISTI)
La società è un organismo cui si dà vita per l’esercizio di un’attività economica.
Il settore all’interno del quale questa si esplica, es. gestione di impianti sciistici, è indicato
nell’atto costitutivo e viene definito oggetto sociale.
Nella delineazione dei caratteri che l’iniziativa deve assumere, l’art. 2247 specifica che deve
trattarsi di un’attività e che questa deve avere carattere economico, cioè capacità di generare
nuovi valori economici attraverso la produzione di beni o servizi o l’intermediazione nella loro
circolazione (=attività produttiva).
NB: nozione di imprenditore, art. 2082, non coincide con l’art. 2247: ci possono essere società
che esercitano attività non professionali, come le società occasionali, che sono società senza
impresa.
Riforma del 2011: traccia per la prima volta un sistema uniforme ed organico che consente
oggi di affermare la piena liceità dell’esercizio in forma societaria di qualsivoglia professione,
alle condizioni enunciate nell’art. 10 l. 183/2011 riguardante le società tra professionisti.
Il problema affrontato dal legislatore riguarda esclusivamente le professioni protette, per le
quali è necessaria l’abilitazione (es. avvocati, giornalisti, ecc.), e non le professioni non
protette, il cui esercizio è libero (es. attività di esperto di indagini di mercato):
1) l’erogazione di servizi non protetti è sempre stata possibile da parte di qualunque
società, svolgendosi sotto forma di attività d’impresa;

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2) per quanto riguarda le società aventi per oggetto l’esercizio di una professione protetta
(=società tra professionisti):
a) la società deve essere composta (anche se non esclusivamente) da soci abilitati
principio che rende inammissibili le società fra capitalisti, cioè costituite
esclusivamente tra soci non abilitati, per offrire prestazioni riservate mediante il
ricorso al lavoro organizzato di terzi professionisti;
la composizione della compagine sociale non è libera: il numero dei soci
professionisti e la partecipazione al capitale sociale deve essere tale da determinare
la maggioranza di due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci;
b) la prestazione deve essere eseguita da uno dei soci iscritti all’albo, scelto dal cliente
o a lui preventivamente indicatoprincipio che concerne il rapporto d’opera: la
prestazione professionale resta una prestazione dovuta dalla società, che è parte
formale e sostanziale di tale rapporto, e non dal socio, il quale è tenuto
all’esecuzione solo nei confronti della società. Tuttavia, egli gode di piena autonomia
di giudizio nello svolgimento dell’incarico non essendo soggetto ad alcun potere di
direzione da parte degli amministratori e, pertanto, il socio esecutore assume nei
confronti del cliente una responsabilità diretta per i danni arrecati nell’esecuzione
della prestazione, solidalmente con la società.
ATTIVITÀ PRODUTTIVA E GODIMENTO DI BENI: SOCIETÀ E COMUNIONE IN GENERALE
Inammissibilità di società (esclusivamente) di mero godimento: l’attività sociale, in
quanto produttiva, è creatrice di nuova ricchezza/nuove utilità economiche; si distingue,
quindi, dall’attività di mero godimento di beni intesa come fruizione delle utilità (frutti civili o
naturali) generate da uno o più beni.
Ogni società gode degli elementi che compongono il suo patrimonio (es. utilizza gli impianti,
riscuote i crediti, ecc.), ma questo godimento deve sempre risultare funzionale all’esercizio di
un’attività produttiva.
Comunione a scopo di godimento, art. 2248: “La comunione costituita o mantenuta al
solo scopo di godimento di una o più cose è regolata dalle norme del titolo VII del libro III”=se
più persone mettono in comune uno o più beni con l’unico obiettivo di trarne i relativi frutti,
l’effetto che si produce è la costituzione tra esse di una situazione di comproprietà per quote.
 la disciplina che si applica alla comproprietà (situazione giuridica statica) appartiene al
diritto dei beni, cioè della res e dei poteri su di essa.
 la disciplina che si applica alla società appartiene al diritto dell’impresa, cioè
dell’attività e delle modalità del suo svolgimento
Uso illegittimo delle cose sociali, art. 2256: “Il socio non può servirsi, senza il consenso
degli altri soci, delle cose appartenenti al patrimonio sociale per fini estranei a quelli della
società”.

III – L’ESERCIZIO IN COMUNE DELL’ATTIVITÀ


FORME DI PARTECIPAZIONE DEI SOCI DELL’ATTIVITÀ SOCIALE: GESTIONE COMUNE,
RISCHIO COMUNE, REGIME DI IMPUTAZIONE DELL’ATTIVITÀ
L’esercizio dell’attività deve essere comune (art. 2247)
 volontà di esercitare un’attività comune: necessariamente costitutiva di una
società;
 potere: può esservi società senza alcuna relativa condivisione es. nelle società
semplici e in nome collettivo il contratto può sottrarre a taluno dei soci ogni potere di
amministrazione (ex art. 2257);
 condivisione del rischio (compartecipazione ai risultati positivi o negativi che
l’attività produce): sempre presente, ma anche in rapporti giuridici non societari.

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Ciò che differenzia le società dalle altre figure e rende “comune” l’attività sono le regole della
sua imputazione: la scelta della veste societaria è scelta di un regime di imputazione (degli
apporti, degli atti giuridici, dei risultati economici) non individuale, ma collettivo.
Tale criterio permette di distinguere la società da altre figure in cui pure l’interesse di
un’attività produttiva è comune a più soggetti:
- associazione in partecipazione
- impresa familiare, art. 230-bis: è un’impresa giuridicamente imputabile al solo
familiare che la esercita (la responsabilità per le obbligazioni assunte grava solo su di
lui + solo lui è esposto al rischio di fallimento). La legge, per ragioni di equità e
solidarietà, riconosce ai collaboratori alcuni diritti patrimoniali e di codecisione che,
altrimenti, non spetterebbero a loro.
- impresa coniugale, art. 177, lett. d: prevede che sia soggetta al regime di comunione
legale l’azienda costituita/acquistata dopo il matrimonio e gestita da entrambi i coniugi.
Problema: non riguarda l’imputazione collettiva o individuale, ma la scelta della
normativa di attrarre l’attività e i rapporti che ne scaturiscono al diritto di famiglia e di
non attrarre tale fenomeno entro il diritto societario. Se i coniugi vogliono costituire una
propria società devono manifestare chiaramente la volontà di superare quello spirito di
solidarietà familiare per perseguire finalità espressamente speculative.

IMPUTAZIONE DELL’ATTIVITÀ E SPENDITA DEL NOME SOCIALE. LA SOCIETÀ NON


MANIFESTA
L’iniziativa economica viene svolta in nome della società.
Chi agisce compie i relativi atti rappresentando la società stessa facendo ricadere nella sua
sfera gli effetti giuridici che ne conseguono; coerentemente, è sempre la società a venire
iscritta nel registro delle imprese.
La spendita del nome sociale comporta l’imputazione giuridica dell’attività all’ente come tale.
Società non manifesta o società occulta/interna: il contratto prevede che l’esercizio
dell’attività avvenga in nome di uno solo dei soci, il quale apparirebbe all’esterno, quindi,
come imprenditore individuale; i partecipanti attribuiscono a quest’ultimo i conferimenti
suddividendo utili e perdite e impegnandosi a concordare secondo le regole fissate
convenzionalmente ogni decisione, mentre l’attività rimane giuridicamente imputabile al solo
socio agente, che a sua volta si obbliga a svolgerla in nome proprio.
Il patto di occultamento sarebbe tuttavia invalido, art. 2552: “la gestione dell'impresa o
dell'affare spetta all'associante”l’ordinamento ammette la compartecipazione al rischio di
un’iniziativa giuridicamente imputata ad un terzo solo se non viene condiviso il potere
decisionale, altrimenti, se l’attività è nel suo complesso soggetta a un potere gestorio
collettivo, deve essere imputata al gruppo.
Art. 147, co. 5 (art. 256, co. 5, c.ins): qualora dopo la dichiarazione di fallimento di un
imprenditore individuale risulti che l’impresa è riferibile ad una società di cui il fallito è socio
illimitatamente responsabile, il tribunale dichiara il fallimento di questa e degli altri soci
illimitatamente responsabili.
ORGANIZZAZIONE INTERNA: UNANIMITÀ E MAGGIORANZA, GESTIONE E CONTROLLO
La compartecipazione dei soci all’esercizio dell’attività può assumere gradi e vesti diverse.
Al livello più alto sta la diretta attribuzione ai medesimi del potere di amministrazione
(=potere decisionale in ordine alla gestione dell’attività stessa). È il modello delle società di
persone: di regola tutti i soci sono amministratori (eccezione: accomandante nella s.a.s.).
Compartecipazione tipica delle società di capitali: i soci esercitano il proprio potere
attraverso il voto in assemblea e, attraverso questa, contribuiscono a nominare i soggetti

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preposti all’amministrazione dell’ente (eccezione: accomandatari sono di diritto


amministratori nelle s.a.p.a.)
Criteri per trattare i conflitti:
- regola dell’unanimità=nessun atto può essere compiuto se non vi è il consenso di
tutti (società di persone)
- regola maggioritaria=la posizione della maggioranza assembleare (calcolata
tendenzialmente in base alla dimensione delle partecipazioni) prevale sempre su quella
della minoranza, financo nelle decisioni di modifica dell’atto costitutivo (s.p.a.)
Principi di correttezza (art. 1175) e di buona fede (art. 1375): presidiano lo svolgimento
di tutti i rapporti patrimoniali tra vivi e che sono applicabili anche ai rapporti societari,
fungono da limite costante ed insuperabile all’arbitrio del socio nell’esercizio dei suoi diritti.

IV – LA DOTAZIONE PATRIMONIALE
I CONFERIMENTI: IL LORO OGGETTO E LA LORO ESSENZIALITÀ
Conferimenti=utilità economiche apportate dai soci, cioè i “beni o servizi” (art. 2247) che
formano il complesso delle risorse iniziali che i fondatori destinano in via definitiva
all’iniziativa economica progettata e attraverso cui questa può trovare realizzazione. Ogni
entità utile e suscettibile di valutazione economica può essere oggetto di conferimento es.
beni immobili o mobili. Il conferimento rappresenta il valore del rischio che ogni socio accetta
di assumere.
L’atto costitutivo contiene l’assunzione, da parte dei soci, dell’obbligo di effettuare i
conferimenti, o che direttamente trasferisce alla stessa la titolarità del bene conferito in
proprietà.
I conferimenti rappresentano le prestazioni degli stipulanti e giustificano, quindi, la loro
partecipazione alla costituzione della società.
I conferimenti sono elemento essenziale dell’atto costitutivo di società e questo principio ha
una duplice implicazione:
1) non esiste società se non si forma una dotazione iniziale di risorse per l’esercizio
dell’attività
2) ciascun fondatore deve conferire qualcosa
 la partecipazione all’attività economica presuppone necessariamente l’assunzione del
relativo rischio per il perseguimento di uno scopo egoistico; senza l’una o l’altro non si
può essere soci perché verrebbe meno la funzione stessa della partecipazione,
espresso anche nell’art. 2265 che vieta il patto leonino, sancendo la nullità di ogni
accordo che escluda un socio da qualsiasi partecipazione agli utili o alle perdite.
Minimi fissati dalla legge nelle società di capitali: 10.000€ nelle s.r.l. “a capitale ordinario”,
50.000 in s.p.a. e s.a.p.a. + s.r.l. con capitale pari almeno a 1€ (società “senza conferimenti),
organo costituito solo su risorse reperite esternamente es. prestiti bancari.
VINCOLO DI DESTINAZIONE DEI BENI CONFERITI E VINCOLO DI INDISPONIBILITÀ DEL
CAPITALE
I beni conferiti sono destinati in via definitiva dai soci all’attività sociale. L’atto costitutivo
imprime su di essi un vincolo di destinazione, in forza del quale è impedito che essi vengano
sottratti all’iniziativa economica per tutta la durata della società.
Il vincolo di destinazione si traduce nelle seguenti regole:
a) il socio conferente non può mai chiedere la restituzione del bene;
b) il socio non è neppure libero di chiedere in qualsiasi momento detta liquidazione (=non
può recuperare il valore dell’investimento effettuato);

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c) i soci non possono individualmente servirsi dei beni per fini estranei a quelli della
società (art. 2256);
d) i beni sono destinati alla garanzia dei creditori sociali, prioritariamente rispetto ai
creditori individuali dei soci, o in via esclusiva.
Vincolo di indisponibilità del capitale sociale: i soci non possono prelevare dal
patrimonio della società, per distribuirsele, se non le somme che eccedano il valore del
capitale.
NB: capitale sociale/nominale=è una posta contabile che rappresenta il valore dei
conferimenti e che viene indicata nell’atto costitutivo ~ patrimonio della società=insieme
dei concreti elementi dell’attivo e del passivo che in un dato momento fanno capi all’ente.

V – LO SCOPO EGOISTICO DELL’ATTIVITÀ


SCOPO DI LUCRO, SCOPO MUTUALISTICO E CONSORTILE. LA CAUSA COME CRITERIO
DISTINTIVO TRA I FENOMENI ASSOCIATIVI
Scopo negoziale (art. 2247): i soci esercitano l’attività per realizzare un guadagno (lucro
oggettivo), da attribuirsi (lucro soggettivo), partecipando alla sua distribuzione secondo la
proporzione dagli stessi convenuta.
Agli enti lucrativi si affiancano le cooperative (e la sottospecie delle mutue assicuratrici), che
perseguono uno scopo mutualistico. L’obiettivo di questi enti non è quello di realizzare un
profitto, da assegnare poi ai soci, ma quello di far avere a costoro direttamente
beni/servizi/occasioni di lavoro a condizioni più favorevoli rispetto al mercato (=tendono
esclusivamente al pareggio tra costi e ricavi).
Differenza società lucrative ~ società mutualistiche
- società lucrative: il socio trae il proprio profitto per il solo fatto di essere socio, con la
distribuzione dell’utile
- società mutualistiche: il socio ricava il suo beneficio (es. stipendio più elevato) solo
se e nella misura in cui acquisti i prodotti o i servizi della società o lavori per essa.
Art. 2615-ter: consente di costituire ogni tipo di società di persone o di capitali (eccezione:
società semplice) per uno scopo consortile (art. 2602), ossia uno scopo di natura
mutualistica, a beneficio delle imprese dei soci.
In tutti i casi, la società è una struttura costituita per il perseguimento di uno scopo egoistico.
Il criterio che consente di distinguere tra loro i negozi associativi è basato, quindi, sulla causa,
cioè sulla funzione cui assolve l’attività progettata dai fondatori.
NB: a questa categoria eterogenea appartengono anche società ed enti del libro I (fondazioni
e associazioni), che si distinguono secondo questa scala progressiva: a) se non vi è
svolgimento di attività produttiva non si può avere una società (es. associazioni religiose di
preghiera); b) se vi è attività produttiva, la distinzione è funzionale dell’idealità o meno del
fine, cioè dipende dall’eterodestinazione o dall’autodestinazione dei benefici dell’attività.
ECCEZIONI NORMATIVE: LE SOCIETÀ SENZA SCOPO EGOISTICO, IN PARTICOLARE
L’IMPRESA SOCIALE
Negli ultimi anni, la legislazione speciale ha introdotto figure espressamente societarie,
caratterizzate però dall’assenza di scopi egoistici es. le società di gestione dei mercati
regolamentati devono essere costituite in forma di s.p.a., ma possono non perseguire scopi di
lucro.
Disciplina dell’impresa sociale (d.lgs. 112/2017): è una qualifica che comuni associazioni,
fondazioni, società, possono acquisire (ad es. per godere di agevolazioni fiscali, ecc.) quando

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esercitino un’attività economica di interesse generale e rispettino determinate condizioni, tra


cui la mancanza di scopo di lucro.
Per le imprese sociali che rivestono la forma societaria questo requisito è mitigato: la
società può, dunque, scegliere tra assenza e mero godimento dello scopo di lucro.
La scelta che l’ente deve compiere è una scelta di campo, segnalata anche nel nome, che
deve contenere l’espressione “impresa sociale” ed è una scelta definitiva=non è possibile
riconvertire la società in una con scopi lucrativi, né trasferirne l’azienda se non preservando le
finalità di interesse generale; l’autorità governativa ha il potere, nel caso in cui i requisiti per il
riconoscimento della qualità di impresa sociale vengano meno, di sciogliere l’ente,
devolvendone il patrimonio (dedotto il capitale) non ai soci, ma a fondi per la promozione
delle imprese sociali.

36 – I TIPI DI SOCIETÀ, AUTONOMIA PATRIMONIALE, PERSONALITÀ GIURIDICA,


SOGGETTIVITÀ
I – IL TIPO DI SOCIETÀ: NOZIONE
Ciascun modello organizzativo societario rappresenta un tipo di società e si distingue dagli
altri sotto molteplici aspetti che riguardano:
a) regole dell’organizzazione interna
b) autonomia patrimoniale
Tipo=modello societario con proprie caratteristiche distintive, autonomamente disciplinato in
via normativa. Questa nozione di tipo va a distinguere i diversi modi in cui si sceglie di
svolgere una certa attività.

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II – LA LIBERTÀ DI SCELTA E I CRITERI DI INDIVIDUAZIONE DEI TIPI. IL


PRINCIPIO DI TIPICITÀ E L’AUTONOMIA PRIVATA
A) Il principio di fondo che presiede alla selezione tra i modelli è quello della libertà di
scelta: i fondatori possono eleggere liberamente il tipo che preferiscono, scelta che
avviene con la costituzione della società, ma può essere mutata successivamente dai
soci (trasformazione della società, artt. 2498 ss.).
Il principio di libertà di scelta è enunciato nell’art. 2249, che ne esplicita anche i limiti,
dipendenti dalla natura dell’attività programmata, cioè dall’oggetto sociale.
1) Primo limite: se l’attività è di natura commerciale, non può optarsi per la società
semplice (utilizzabile solo per attività non commerciali)
2) Secondo limite: per lo svolgimento dell’attività in determinati settori, la legge può
richiedere l’adozione di un particolare tipo es. attività bancaria è riservata alle s.p.a.
Se le parti non effettuano alcuna scelta, l’art. 2249 stabilisce che si applichino le
disposizioni sulla società semplice (se non è commerciale); la società va qualificata
come s.n.c. se questa è, invece, commercialesocietà in nome collettivo e società
semplice costituiscono i tipi residuali, rispettivamente, per le attività commerciali e per
le attività diverse.
B) Corollario della libertà di scelta del tipo è il principio di tipicità delle società
(deducibile dall’art. 2249): le società con oggetto commerciale devono costituirsi
secondo uno dei tipi regolati negli artt. 2291 ss., mentre quelle con oggetto non
commerciale sono società semplici; le parti non possono dar vita a modelli organizzativi
nuovi e diversi da quelli regolati in via normativa: il sistema dei tipi è un sistema
chiuso, che li predetermina tassativamente (anche se nessuno dei modelli legali è
rigido: principio di tipicità non cancella ogni spazio all’autonomia privata).
LE SOCIETÀ DI DIRITTO SPECIALE
I modelli organizzativi regolati nel codice civile hanno carattere generale: la loro disciplina è la
disciplina applicabile a tutte le società costituite secondo uno di essi.
Tuttavia, diverse normative speciali introducono disposizioni dedicate a categorie di
società/singole società, che derogano o integrano, in misura più o meno ampia, la disciplina
generale.
Società di diritto speciale=enti che appartengono a uno dei tipi codicistici e quindi
soggetti, in linea di principio, alle relative norme, ma che, sotto certi profili, presentano invece
una regolamentazione propria, giustificata dall’esistenza di un interesse pubblico specifico.
Società a partecipazione pubblica=società cui partecipa, sovente come socio unico o di
maggioranza, un ente pubblico: spesso, gli enti territoriali esternalizzano, rispetto al proprio
apparato amministrativo, l’erogazione di servizi di interesse per la popolazione affidandola a
organismi societari dagli stessi controllati es. trasporto pubblico.

III – L’AUTONOMIA PATRIMONIALE NEI DIVERSI TIPI


La società è un organismo caratterizzato dall’autonomia patrimoniale. I beni che a essa fanno
capo non si confondono mai, giuridicamente, con quelli personali dei soci, ma ne rimangono
separati; questa separazione si traduce in un distinto regime di responsabilità nei confronti dei
creditori, rispettivamente della società e del singolo socio.
Situazioni contigue alla società in cui l’autonomia patrimoniale è totalmente assente:
a) Comunione dei beni: la comunione costituita per meri fini di godimento è retta dalla
disciplina della proprietà (art. 2248); la contitolarità non isola in alcun modo il bene
comune da quelli individuali dei comproprietari: la semplice costituzione di una
comunione patrimoniale, senza destinazione economica dei beni, non consente di
accedere ad alcuna forma di autonomia.

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b) Azienda individuale: la destinazione economica di beni, se l’impresa resta


individuale, a sua volta non determina alcuna separazione patrimoniale.
Autonomia patrimoniale imperfetta:
1) Società semplice: primo grado di autonomia
a) Il creditore particolare di un socio non può aggredire direttamente i singoli beni
sociali, sebbene possa esigere dalla società la liquidazione in denaro della quota
spettante al suo debitore (art. 2270). L’inespropriabilità dei beni sociali assicura
l’integrità del complesso produttivo sia a favore degli altri soci, sia dei creditori
sociali.
b) Vi è autonomia anche riguardo ai debiti sociali, di cui i beni dell’ente rispondono
prioritariamente o esclusivamente, rispetto ai patrimoni personali dei soci.
2) S.n.c.: l’autonomia patrimoniale acquista maggiore intensità; in essa il creditore
particolare del socio non può chiedere neppure la liquidazione della quota (art. 2305),
sicché l’integrità del patrimonio produttivo è garantita sia nella composizione che nel
valore;
3) S.a.s.: vi è, in più, una categoria di soci (accomandanti) sempre responsabili solo nei
limiti del conferimento (art. 2313)
Autonomia patrimoniale perfetta:
4) Società di capitali e cooperative: qui i patrimoni sono del tutto separati e nessuna
interferenza si verifica nell’assoggettamento alla responsabilità per i debiti dei singoli
soci e per quelli socialiil creditore particolare non ha azione alcuna verso la società e
il creditore sociale nessuna verso i soci (salvo che verso gli accomandatari delle
s.a.p.a., che rispondono illimitatamente).

IV – PERSONALITÀ GIURIDICA E SOGGETTIVITÀ GIURIDICA


La dottrina tradizionale identifica l’autonomia patrimoniale perfetta con la nozione di
personalità giuridica: la separazione patrimoniale sarebbe la conseguenza del fatto che la
società è un soggetto distinto dai soci; per questo, delle proprie obbligazioni non potrebbe che
rispondere essa soltanto con il proprio patrimonio, mentre nessuna responsabilità potrebbe
gravare su quest’ultimo per i debiti di un’altra persona, quali sarebbero quelli del socio.
Le società di persone, invece, si afferma siano dotate di una propria autonomia
soggettiva, di grado inferiore rispetto alla personalità giuridica, ma comunque tale da
erigerle a centri di imputazione di rapporti giuridici, distinti dai soci. In proposito, si afferma
che le società di persone rientrerebbero in un tertium genus (terzo rispetto a persone fisiche e
giuridiche) e si parla di soggettività minore.

LE SOCIETÀ DI PERSONE

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Società di persone: si caratterizzano quale modello elettivo per l’esercizio in comune di


imprese di dimensioni contenute.
Tratti comuni – caratteristiche:
a) Responsabilità illimitata di almeno un socio per le obbligazioni sociali
b) Stabilità nel tempo della compagine sociale e dell’originario assetto organizzativo
cristallizzato nell’atto costitutivo
c) Rilevanza normativa di talune vicende personali dei soci
d) Agilità gestionale
Disciplina di riferimento: artt. 2250-2324, approntano un modello concepito per
disciplinare società con una ristretta cerchia di soci e un elevato vincolo fiduciario tra gli stessi
(intuitus personae).
Il modello legale presenta ampi margini di derogabilità.
Nonostante la responsabilità illimitata di almeno un socio, le società di persone hanno
successo per due motivi:
1) Trattamento tributario ispirato al principio della trasparenza fiscale: consente di
tassare l’utile non in capo alla società, ma direttamente in capo ai soci, con
conseguente possibilità di fruire di aliquote più favorevoli);
2) Maggiore elasticità sia in sede di costituzione, sia nel corso della vita sociale.
Attività:
- la società semplice può svolgere esclusivamente attività diversa da quella commerciale
(art. 2249), quindi si presta all’esercizio in comune di attività di impresa agricola e di
attività professionale.
- S.n.c. e s.a.s. sono qualificate società di persone commerciali (di forma commerciale)
alle quali è consentito lo svolgimento di attività di impresa commerciale e di attività
diversa.
Responsabilità: tutte le società di persone presentano almeno un socio chiamato a
rispondere illimitatamente per le obbligazioni sociali (nella società semplice e s.n.c.
rispondono illimitatamente tutti i soci, nella s.a.s. rispondono illimitatamente solo i soci
accomandatari).
Organizzazione dell’attività: le poche regole dettate disegnano un modello organizzato
“per persone”, nel senso che tutti i poteri (gestione, controllo, partecipazione alle decisioni più
rilevanti) sono rimessi ai soci in quanto tali, e non a organi designati, nominati o delegati dai
soci.
Tecnica normativa a cascata: solo alla società semplice viene riservata una disciplina
completa (artt. 2251-2290) mentre agli altri due tipi vengono dedicate poche norme
specifiche cui si aggiunge un richiamo alle regole generali di cui alla società semplici, quindi:
- s.n.c.: tenere presenti sia artt. 2291-2312 sia quelli dettati in termini di società
semplici;
- s.a.s.: tenere presenti sia artt. 2313-2324 sia disposizione sulla s.n.c. (quindi anche
quelle che richiamano la disciplina delle società semplici.

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37 – LA SOCIETÀ IN NOME COLLETTIVO S.N.C.


I – NOZIONE
Nozione, art. 2291: “Nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono
solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali . Il patto contrario non ha
effetto nei confronti dei terzi”.
È poi previsto che la s.n.c. agisca sotto una ragione sociale, art. 2292: “La società in nome
collettivo agisce sotto una ragione sociale costituita dal nome di uno o più soci con
l'indicazione del rapporto sociale” che assolve ad una funzione distintiva-identificativa
dell’ente come soggetto di diritto es. Alfa trasporti s.n.c. di Luca Rossi.

II – COSITUZIONE. PARTECIPAZIONE. INVALIDITÀ DELL’ATTO COSTITUTIVO


LA COSTITUZIONE DELLA SOCIETÀ IN NOME COLLETTIVO
Atto costitutivo, art. 2295: “L'atto costitutivo della società deve indicare:
1) il cognome e il nome, il luogo e la data di nascita, il domicilio, la cittadinanza dei soci;
2) la ragione sociale [2292];
3) i soci che hanno l'amministrazione e la rappresentanza della società [2298];
4) la sede della società e le eventuali sedi secondarie [2250, 2299];
5) l'oggetto sociale [2266, 2272 n.2, 2533];
6) i conferimenti di ciascun socio, il valore ad essi attribuito e il modo di valutazione;
7) le prestazioni a cui sono obbligati i soci di opera [2263, 2286];
8) le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti e la quota di ciascun socio
negli utili e nelle perdite;
9) la durata della società”.
Forma: viene richiesta la stipula per atto pubblico o scrittura privata autenticata
(pubblicazione, art. 2296), ma ciò vale ai soli fini pubblicitari, ovvero per ottenere
l’iscrizione nel registro delle imprese=contratto costitutivo è a forma libera. L’iscrizione non
costituisce condizione di esistenza della società: essa è solo condizione di regolarità della
stessa.
S.n.c. irregolare ~ s.n.c. di fatto:
- s.n.c. irregolare: l’atto costitutivo viene stilato espressamente (anche in forma
scritta) osservando le prescrizioni di contenuto, ma senza l’iscrizione nel registro. La
s.n.c. non iscritta/irregolare gode della minore autonomia patrimoniale propria della
società semplice (efficacia normativa dell’iscrizione).
- s.n.c. di fatto: manca la documentazione dell’atto costitutivo e l’attività societaria
viene esercitata per fatti concludenti (=il contratto viene concluso tacitamente). Qui
manca la scelta del tipo s.n.c.

LA PARTECIPAZIONE
La partecipazione ad una s.n.c. è consentita sia alle persone fisiche, sia alle persone
giuridiche.
Bilancio della s.n.c. (e s.a.s.): le società di persone di tipo commerciale devono redigere il
bilancio secondo le norme previste per la s.p.a. qualora tutti i loro soci illimitatamente siano
s.p.a., s.a.p.a. o s.r.l. Si ammette quindi la possibilità di una s.n.c. i cui soci sono
esclusivamente società di capitali. In tal caso le persone giuridiche socie (o solo alcune tra

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loro) dovranno rivestire la veste di amministratori, secondo i principi che governano il potere
di amministrazione e rappresentanza.

L’INVALIDITÀ DEL CONTRATTO


Il codice non detta alcuna specifica disposizione in tema di invalidità dell’atto costitutivo di
s.n.c., così come per tutte le società di persone. Di conseguenza, si è invocata l’applicazione
della disciplina generale sulla patologia dei contratti, artt. 1418 ss.

III – PROFILI FINANZIARI E RAPPORTI PATRIMONIALI TRA I SOCI.


RESPONSABILITÀ PER LE OBBLIGAZIONI SOCIALI
I CONFERIMENTI
Disciplina dei conferimenti: si concentra sul tema delle entità conferibili e dei rapporti tra
socio e società in ordine alla loro prestazione.
I soci sono tenuti a indicare nell’atto costitutivo il valore attribuito ai conferimenti stessi e il
modo di valutazione (art. 2295). Nel rispetto di tale prescrizione, il valore dei conferimenti
potrà essere liberamente concordato tra i soci all’atto della stipula dell’atto costitutivo o in
sede di aumento di capitale. La somma del valore dei conferimenti darà luogo al capitale
della società, per il quale non è fissata alcuna soglia minima.
Può formare oggetto di conferimento:
a) qualsivoglia entità suscettibile di valutazione economica: conferimenti in denaro o
di beni in natura, crediti
b) conferimenti aventi a oggetto un obbligo di non fare
c) beni intangibili es. nome commerciale, brevetti, ecc. purché dotati di una qualche
utilità per la società
d) conferimento d’opera (o servizi): il socio si obbliga nei confronti della s.n.c. a
svolgere una prestazione di fare, senza assumere la posizione di lavoratore
subordinato, ma quella di socio, con conseguente diritto a partecipare a utili e perdite
della società e alle decisioni sociali.
Importo di ciascun conferimento: i soci possono fissarlo in piena autonomia, ma “se i
conferimenti non sono determinati, si presume che i soci siano obbligati a conferire, in parti
uguali tra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell'oggetto sociale”, art. 2253, co.
2.

IL CAPITALE SOCIALE
Il capitale sociale (somma dei valori dei conferimenti) costituisce l’elemento essenziale
dell’atto costitutivo.
Tali conferimenti possono, ma non devono essere necessariamente capitalizzati. L’eventuale
loro mancata capitalizzazione provoca conseguenze specie in sede di liquidazione della
società quando l’attivo residuo dopo il pagamento dei debiti sociali deve essere distribuito 1)
tra i soci restituendo loro il capitale 2) distribuendo l’eccedenza, se vi sia, in proporzione alla
partecipazione di ciascuno di essi agli utili.
A) Sul piano vincolistico si delinea già nella s.n.c. una prima disciplina di tutela del
capitale a protezione del mercato: è preclusa la restituzione ai soci dei conferimenti
o la distribuzione agli stessi di somme attinte dal patrimonio sociale, se non nella
misura in cui si tratti di eccedenza del patrimonio netto rispetto all’importo del capitale
indicato in atto costitutivo.

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a) Riduzione di capitale, art. 2306: “La deliberazione di riduzione di capitale,


mediante rimborso ai soci delle quote pagate o mediante liberazione di essi
dall'obbligo di ulteriori versamenti può essere eseguita, soltanto dopo tre mesi dal
giorno dell'iscrizione nel registro delle imprese, purché entro questo termine nessun
creditore sociale anteriore all'iscrizione abbia fatto opposizione”.
b) Limiti alla distribuzione degli utili, art. 2303, co.1: “Non può farsi luogo a
ripartizione di somme tra soci se non per utili realmente conseguiti (=quelli che
rappresentano un’eccedenza del patrimonio sul capitale)”riflette uno dei principi
cardine delle s.p.a. (art. 2433. Co. 2 e 3), ovvero il divieto di distribuzione di utili
fittizi, cioè somme non corrispondenti a un’eccedenza del patrimonio netto rispetto
al capitale sociale nominale, o ancora somme destinate alla copertura di perdite
maturate in esercizi precedenti o non ripianate.
Da queste regole si ricava un obbligo a carico degli amministratori di conservazione
del capitale.
c) Manca una disciplina della riduzione obbligatoria del capitale a seguito di perdite; i
soci restano liberi di non intervenire in caso di perdite, senza che ciò determini lo
scioglimento della società
NB: ogni modifica del capitale originario (in aumento o in riduzione) va assunta dai soci
all’unanimità ai sensi dell’art. 2252.
B) Sul piano organizzativo il capitale assolve una funzione limitata nelle s.n.c.,
testimoniata dalle disposizioni che agganciano alla partecipazione al capitale (anziché
alla partecipazione agli utili) il computo/calcolo delle maggioranze per determinate
decisioni.

UTILI E PERDITE. DIVIETO DI PATTO LEONINO


L’atto costitutivo nelle s.n.c. può indicare espressamente le norme secondo cui gli utili devono
essere ripartiti e la quota di ciascun socio negli utili e nelle perdite. Pertanto, se di regola la
parte di ciascuno negli utili coinciderà con la quota di partecipazione al capitale, è consentito,
per far fronte a esigenze di personalizzazione delle quote, alterare detta simmetria tra
conferimenti e partecipazione agli utili, la quale costituisce solo il criterio residuale, che si
presume vigente in assenza di clausole specifiche sul punto (art. 2263, co. 1).
Nel rapporto tra utili e perdite si rinviene l’unico limite all’autonomia dell’atto costitutivo:
Patto leonino, art. 2265: “È nullo il patto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni
partecipazione agli utili o alle perdite” il divieto del patto leonino è applicabile in tutti i tipi
societari e mira a evitare che possa snaturarsi il contratto societario, creando situazioni di
particolare favore o svantaggio nei rapporti tra un socio e gli altri.
La quota di partecipazione agli utili e alle perdite assume particolare rilevanza in sede di
liquidazione della società:
- la parte di ciascuno negli utili funge infatti da criterio per la distribuzione del surplus di
attivo al netto del rimborso dei conferimenti capitalizzati (art. 2282, co. 1)
- la parte di ciascuno nelle perdite vale a determinare la distribuzione tra i soci del peso
dei debiti sociali, una volta che i fondi della s.n.c. si rivelino insufficienti.
La partecipazione agli utili assume nella s.n.c. anche valore organizzativo, essendo alla stessa
ancorato il peso del socio in una serie di decisioni molto rilevanti.
Il diritto del socio alla percezione degli utili sorge automaticamente, una volta che venga
approvato il bilancio (rendiconto) da cui gli utili stessi risultino (art. 2262).

LA POSIZIONE DEI CREDITORI PARTICOLARI DEI SOCI

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Creditori particolari= coloro che vantano un credito nei confronti di un singolo socio.
Creditore particolare del socio, art. 2305: “Il creditore particolare del socio, finché dura la
società, non può chiedere la liquidazione della quota del socio debitore”.
Art. 2270, co. 1: i creditori particolari possono tutelarsi solo aggredendo gli utili spettanti al
socio debitore e ponendo in essere atti conservativi sulla quota a questi spettante in
occasione della liquidazione della società; è loro invece sottratta la facoltà di provocare lo
scioglimento del singolo rapporto sociale. Ciò garantisce l’intangibilità del patrimonio sociale e
del suo valore dalle azioni di tali creditori, a servizio dell’attività produttiva a garanzia dei
relativi debiti.
Termine di durata della società: si traduce in un limite temporale ai poteri dei creditori
particolari, tenuti ad attendere lo scioglimento della stessa per vedere incrementate le
chances di soddisfazione.
Il rischio è che attraverso la proroga della durata vengano deluse le aspettative dei creditori
particolari del socio anteriori a essa.
Proroga della società, art. 2307:
- Proroga espressa: “Il creditore particolare del socio può fare opposizione alla proroga
della società, entro tre mesi dall'iscrizione della deliberazione di proroga nel registro
delle imprese. Se l'opposizione è accolta, la società deve, entro tre mesi dalla
notificazione della sentenza, liquidare la quota del socio debitore dell'opponente.”
- Proroga tacita: “In caso di proroga tacita ciascun socio può sempre recedere dalla
società, dando preavviso a norma dell'articolo 2285, e il creditore particolare del socio
può chiedere la liquidazione della quota del suo debitore a norma dell'articolo 2270”.

RESPONSABILITÀ DEI SOCI PER LE OBBLIGAZIONI SOCIALI. IL BENEFICIO DI


ESCUSSIONE
Nozione, art. 2291: “Nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono solidalmente e
illimitatamente per le obbligazioni sociali”la responsabilità è illimitata, dunque i soci
rispondono con l’intero loro patrimonio personale (art. 2740: “Il debitore risponde
dell'adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri”) senza alcuna
possibilità di predeterminare un limite.
Similmente, i soci rispondono in solido tra loro, cioè che ciascuno di loro può essere costretto
all’adempimento per l’intero importo delle obbligazioni sociali, di qualsiasi natura, e
l’adempimento da parte di un socio libera gli altri nei confronti dei terzi.
La duplice regola codificata nell’art. 2291 assume una connotazione imperativa sul piano dei
rapporti esterni (tra soci e creditori sociali):
a) L’eventuale patto contrario che dovesse intercorrere tra i soci è dichiarato privo di
efficacia nei confronti dei terzi
b) Il socio conserverà, una volta che abbia pagato un’obbligazione sociale, il diritto di
rivalersi per l’intero nei confronti della società
Art. 2290: la responsabilità del socio (o dei suoi eredi in caso di scioglimento per morte) per
le obbligazioni sociali sorte fino al giorno dello scioglimento permane nei confronti dei terzi
anche all’indomani dello scioglimento stesso.
Responsabilità dei soci, art. 2304: “I creditori sociali, anche se la società è in liquidazione,
non possono pretendere il pagamento dai singoli soci, se non dopo l'escussione del patrimonio
sociale.”la responsabilità dei soci di s.n.c. verso i creditori sociali è sussidiaria rispetto a
quella della società, in quanto l’art. 2304 accorda ai soci il beneficio di preventiva escussione;
questo si traduce in un corrispondente onere a carico dei creditori sociali, chiamati a provare,
nel processo di esecuzione promosso contro i soci, di aver previamente escusso, in modo
infruttuoso, il patrimonio della società.

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38 – PROFILI ORGANIZZATIVI S.N.C.


I – L’AMMINISTRAZIONE
IL MODELLO LEGALE E L’AUTONOMIA PRIVATA
Regole in tema di amministrazione e rappresentanza della s.n.c. presentano un notevole
margine di elasticità.
Modello legale (applicabile in mancanza di una diversa opzione dell’atto costitutivo):
prevede l’amministrazione disgiunta di tutti i soci; è volto ad assicurare la piena
funzionalità della società, munendo ogni singolo amministratore del più ampio potere di
gestione (potere di decidere le operazioni da compiere) e di rappresentanza (potere di
spendere il nome della s.n.c. nei traffici giuridici).
Allo stesso tempo viene sancita la derogabilità sotto più profili di tale disciplina, così da
lasciare all’autonomia privata ampi spazi per plasmare il regime di amministrazione
adattandolo alle esigenze concrete della società, spazi ulteriormente ampliati dalla possibilità
di inserire specifiche clausole statutarie volte alla risoluzione dei contrasti gestionali
(arbitraggio gestionale).
L’amministrazione della società spetta a ciascuno dei soci disgiuntamente dagli altri (art.
2257, co. 1), per cui: a) tutti i soci sono di diritto amministratori, b) gli amministratori possono
esercitare il potere gestionale disgiuntamente.
Il potere di rappresentanza, in mancanza di diversa disposizione del contratto, spetta a
ciascun socio amministratore (art. 2266, co. 2).

AMMINISTRAZIONE DISGIUNTA
Amministrazione disgiuntiva, art. 2257, co. 1: “La gestione dell'impresa […] spetta
esclusivamente agli amministratori, i quali compiono le operazioni necessarie per l'attuazione
dell'oggetto sociale. Salvo diversa pattuizione, l'amministrazione della società spetta a
ciascuno dei soci disgiuntamente dagli altri”.
Art. 2257, co. 2: “Se l'amministrazione spetta disgiuntamente a più soci, ciascun socio
amministratore ha diritto di opporsi all'operazione che un altro voglia compiere, prima che sia
compiuta”diritto di opposizione/veto; l’opposizione acquista la propria efficacia negativa
(=impedisce il compimento dell’operazione) rispetto ai poteri positivamente riconosciuti a
ciascun singolo amministratore sempre che venga esercitata tempestivamente.
Art. 2257, co. 3: “La maggioranza dei soci, determinata secondo la parte attribuita a ciascun
socio negli utili, decide sull'opposizione”.

AMMINISTRAZIONE CONGIUNTA
Amministrazione congiuntiva, art. 2258, co. 1: “Se l'amministrazione spetta
congiuntamente a più soci, è necessario il consenso di tutti i soci amministratori per il
compimento delle operazioni sociali”.
Art. 2258, co. 2: “Se è convenuto che per l'amministrazione o per determinati atti sia
necessario il consenso della maggioranza, questa si determina a norma dell'ultimo comma
dell'articolo precedente”i soci possono inserire nell’atto costitutivo la regola secondo cui gli
amministratori decidono a maggioranza; anche in questo caso varrà il criterio della
partecipazione agli utili (art. 2258 rinvia all’art. 2257).
Art. 2258, co. 3: “Nei casi preveduti da questo articolo, i singoli amministratori non possono
compiere da soli alcun atto, salvo che vi sia urgenza di evitare un danno alla società”.

RAPPRESENTANZA

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Rappresentanza della società, art. 2298: “L'amministratore che ha la rappresentanza


della società può compiere tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale, salve le limitazioni
che risultano dall'atto costitutivo o dalla procura. Le limitazioni non sono opponibili ai terzi, se
non sono iscritte nel registro delle imprese o se non si prova che i terzi ne hanno avuto
conoscenza”.
Potere di rappresentanza=potere di esternare, nei rapporti tra la s.n.c. ed i terzi che con la
stessa entrano in contatto, la volontà della società, acquistando in nome della stessa diritti e
assumendo obbligazioni al fine di ottemperare alle linee gestionali decise dagli amministratori
per la realizzazione dell’oggetto sociale.
Individuazione dei rappresentanti (=occorre individuare chi sia titolato a spendere il
nome della società es. nelle operazioni bancarie, ecc.)potranno essere indicati quali
rappresentanti tutti gli amministratori o solo alcuni di essi, o anche uno solo.
Estensione del potere di rappresentanzal’amministratore che ha la rappresentanza
della società può compiere tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale, salve limitazioni che
risultano dall’atto costitutivo o dalla procura. Inoltre, esso ricomprende il potere di
rappresentanza giudiziale della società (art. 2266, co. 1).
L’autonomia statutaria può dar luogo a ipotesi di dissociazione tra potere di gestione e
potere di rappresentanza:
a) può essere eliminata la coincidenza soggettiva tra amministratori e rappresentanti,
riservando la rappresentanza solo ad alcuni amministratori o a uno solo;
b) può essere alterata la simmetria tra regole di gestione e di rappresentanza,
differenziando le relative modalità di esercizio;
c) può essere esclusa l’operatività di un regime unico per tutte le operazioni sociali,
prevedendo diversi sistemi a seconda dell’operazione e distinguendo tra atti di
ordinaria e straordinaria amministrazione.

NOMINA E REVOCA DEGLI AMMINISTRATORI


Nomina nell’atto costitutivo: l’art. 2295 richiede che l’atto costitutivo indichi i soci che
hanno l’amministrazione e la rappresentanza della società. Tale indicazione esprime la volontà
dei soci di investire soltanto alcuni di loro del potere gestorio e rappresentativo (escludendone
implicitamente altri).
La nomina può mancare del tutto: se l’atto costitutivo tace, troverà applicazione la regola
secondo cui potere di amministrazione e potere di rappresentanza spettano a tutti i soci.
Atto separato: l’atto costitutivo può anche limitarsi a prevedere il numero di amministratori,
rinviando a una successiva decisione dei soci la concreta designazione degli stessi.
Revoca:
1) negoziale (=per volontà dei soci):
a) amministratori nominati nell’atto costitutivoper l’efficacia della revoca
devono sussistere entrambi i presupposti: giusta causa e unanimità. La revoca non
ha effetto se non ricorre una giusta causa, vale a dire, di regola, il verificarsi di fatti
d’inadempimento degli obblighi gravanti sull’amministratore abbastanza gravi da
legittimarne la rimozione es. falsificazione della contabilità. La decisione richiede
l’unanimità dei consensi (salvo che la società abbia introdotto una clausola di
maggioranza).
b) amministratori nominati con atto separatola revoca è ammessa secondo
quanto disposto in tema di mandato (art. 2259, co. 2; 1723, 1726); si può procedere
alla revoca anche in assenza di giusta causa (art. 1725), sebbene ciò esponga la
società al rischio di dover risarcire il danno.
2) giudiziale: art. 2259, co. 3 riconosce in capo a ciascun socio, indipendentemente dalla
misura della sua partecipazione, il diritto di richiedere la revoca giudiziale per giusta

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causa=al socio è conferito il diritto individuale di promuovere un’azione innanzi al


tribunale per accertare la sussistenza di una giusta causa di revoca, pur nell’inerzia
della società.

OBBLIGHI E RESPONSABILITÀ DEGLI AMMINISTRATORI


Sugli amministratori incombono obblighi più specifici: tenuta della contabilità, la redazione
del bilancio di esercizio, l’iscrizione della società nel registro delle imprese mediante deposito
dell’atto costitutivo presso il relativo ufficio.
Gli amministratori sono investiti del compito di gestire l’impresa sociale, cioè fa capo
l’obbligo e il potere di gestire l’attività, ponendo in essere tutti gli atti che appaiano necessari
o opportuni per il conseguimento dell’oggetto sociale.
Inoltre, in regime di amministrazione disgiunta, su ciascun amministratore grava anche un
obbligo generale di vigilanza sull’operato degli altri ed eventualmente di intervento
(attraverso l’esercizio di opposizione), quando si riscontri il pericolo del compimento di
operazioni dannose.
Vi è poi l’obbligo per gli amministratori di non operare in conflitto di interessi con la
società; essi sono poi tenuti a svolgere le loro funzioni con la diligenza del buon padre di
famiglia (art. 1710) e qualora osservino tale grado di diligenza nell’espletamento
dell’incarico non sono responsabili dell’eventuale andamento negativo della gestione.
nelle scelte gestorie gli amministratori godono di un notevole margine di discrezionalità e in
sede di accertamento della responsabilità non sarà possibile sindacare l’opportunità e la
convenienza delle decisioni assunte.
Responsabilità: gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società per
adempimento degli obblighi ad essi imposti dalla legge e dal contratto sociale; la
responsabilità non si estende a quelli che dimostrino di essere esenti di colpa

AMMINISTRATORE NON SOCIO


Possibilità di investire del ruolo di amministratore anche soggetti estranei alla compagine
sociale si tratta di valutare se sia compatibile con la s.n.c. investire del ruolo di
amministratore anche soggetti estranei alla compagine sociale. In tal senso tre tesi
contrapposte:
1) inammissibilità: potere di amministrazione può spettare solo ai soci a responsabilità
illimitata;
2) ammissibilità parziale: conferimento di un potere di direzione ad un soggetto
estraneo, che non è qualificabile come vero e proprio amministratore, ma più come
institore;
3) amministrazione tout court: possibilità che un soggetto estraneo alla società sia
amministratore della stessa. Quest’ultima tesi è preferibile e confermata dalla
possibilità che l’atto costitutivo affidi ad un terzo la risoluzione di eventuali contrasti tra
amministratori su una data operazione (arbitraggio gestionale).

SOCIO NON AMMINISTRATORE


S.n.c. in cui vengono nominati amministratori (nell’atto costitutivo o per atto separato) non
tutti i soci, ma soltanto alcuni di essi. I soci esclusi dall’amministrazione partecipano, al pari
degli amministratori, all’attività sociale.

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Controllo dei soci, art. 2261, co. 1: “I soci che non partecipano all'amministrazione hanno
diritto di avere dagli amministratori notizia dello svolgimento degli affari sociali 1 (diritto di
informazione), di consultare i documenti relativi all'amministrazione 2 (diritto di ispezione)
e di ottenere il rendiconto (diritto al rendiconto) quando gli affari per cui fu costituita la
società sono stati compiuti.
1
 e 2 ipotesi in cui si consente al socio di procurarsi le informazione e i documenti che
reputa necessari per valutare sia il generale andamento della società, sia quello di
specifiche operazioni alle quali sia particolarmente interessato.
 Rendiconto=prospetto analitico delle operazioni realizzate, con espressa indicazione
delle relative entrate e uscite, secondo il modello tradizionale delle gestioni per conto
altrui (art. 1713).

II – DECISIONI DEI SOCI. MODIFICAZIONI DELL’ATTO COSTITUTIVO


UNANIMITÀ E MAGGIORANZA NELLE DECISIONI DEI SOCI
Uno dei tratti tipici delle s.n.c. e di tutte le società di persone è l’assenza di una disciplina
generale delle decisioni dei soci. Nella s.n.c. si riscontra esclusivamente la disciplina di singole
decisioni rimesse ai soci, da cui si possono ricavare regole di portata più ampia:
1) Unanimità: trova applicazione, salvo diversa disposizione dell’atto costitutivo, per le
modifiche dell’atto costitutivo stesso (art. 2252; vi rientrano modifiche soggettive e
oggettive).
2) Il principio di maggioranza viene calcolato secondo tre diversi criteri:
a) per decisione sull’opposizione in regime di amministrazione disgiunta,
trasformazione in società di capitali, fusione e scissionemaggioranza in base alla
partecipazione agli utili (per quote di interesse);
b) per decisione di esclusione del sociomaggioranza calcolata per teste (=in base al
numero dei soci);
c) per proposta di concordatomaggioranza in base alla partecipazione al capitale.
3) Decisioni senza indicazione del numero di consensi:
a) Decisioni inerenti all’attività gestoria: nomina/revoca degli amministratori
nominati con atto separato, approvazione del bilancio;
b) Decisioni inerenti alla struttura organizzativa: consenso all’esercizio di attività
concorrenziali da parte del socio.

IL PROCEDIMENTO DECISIONALE E L’IMPUGNAZIONE DELLE DECISIONI


Il codice non detta alcuna regola con riguardo al procedimento da applicare alle decisioni né
dei soci né degli amministratori di s.n.c.
La giurisprudenza di legittimità si è trovata recentemente favorevole all’applicazione
analogica delle regole comuni dettate in tema di società di capitali:
Disciplina delle s.r.l., Invalidità delle decisioni dei soci, art. 2479-ter: “Le decisioni dei
soci che non sono prese in conformità della legge o dell'atto costitutivo possono essere
impugnate dai soci che non vi hanno consentito, da ciascun amministratore e dal collegio
sindacale entro novanta giorni dalla loro trascrizione nel libro delle decisioni dei soci. Il
tribunale, qualora ne ravvisi l'opportunità e ne sia fatta richiesta dalla società o da chi ha
proposto l'impugnativa, può assegnare un termine non superiore a centottanta giorni per
l'adozione di una nuova decisione idonea ad eliminare la causa di invalidità.
Qualora possano recare danno alla società, sono impugnabili a norma del precedente comma
le decisioni assunte con la partecipazione determinante di soci che hanno, per conto proprio o
di terzi, un interesse in conflitto con quello della società.
Le decisioni aventi oggetto illecito o impossibile e quelle prese in assenza assoluta di
informazione possono essere impugnate da chiunque vi abbia interesse entro tre anni dalla

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trascrizione indicata nel primo periodo del primo comma. Possono essere impugnate senza
limiti di tempo le deliberazioni che modificano l'oggetto sociale prevedendo attività impossibili
o illecite.”

LE MODIFICAZIONI DELL’ATTO COSTITUTIVO: NOZIONE E PUBBLICITÀ.


MODIFICAZIONI SOGGETTIVE E OGGETTIVE.
Modificazioni del contratto sociale, art. 2252: “Il contratto sociale può essere modificato
soltanto con il consenso di tutti i soci, se non è convenuto diversamente”.
Possono rientrare in questa categoria:
a) Elementi oggettivivariazioni aventi a oggetto: ragione sociale, soci che hanno
amministrazione o rappresentanza della società, regime amministrativo e
rappresentanza, sede sociale, oggetto sociale, conferimenti di ciascun socio,
prestazioni che i soci d’opera sono tenuti a svolgere, variazioni del capitale, norme di
ripartizione degli utili, quota di ciascun socio negli utili/perdite, durata della società;
b) Mutamenti soggettivi del contrattotrasferimento delle quote di partecipazione
sia inter vivos che mortis causa. NB: la prassi rivela come sia più diffusa e funzionale la
clausola di libera trasferibilità delle partecipazioni sociali rimuove ogni vincolo
alla circolazione sia inter vivos che mortis causa
Modificazioni dell’atto costitutivo, art. 2300: “Gli amministratori devono richiedere nel
termine di trenta giorni all'ufficio del registro delle imprese l'iscrizione delle modificazioni
dell'atto costitutivo e degli altri fatti relativi alla società, dei quali è obbligatoria l'iscrizione. Se
la modificazione dell'atto costitutivo risulta da deliberazione dei soci, questa deve essere
depositata in copia autentica. Le modificazioni dell'atto costitutivo, finché non sono iscritte,
non sono opponibili ai terzi, a meno che si provi che questi ne erano a conoscenza”.
Il modello legare di s.n.c. presenta un significativo margine di adattabilità, essendo
espressamente consentito derogare al principio unanimistico confezionando modelli
alternativi. Tipico strumento, in tal senso, è l’inserimento di una clausola di maggioranza
(simile a quella che caratterizza le s.r.l.).
Decisione di trasformazione in società di capitali, fusione, scissionel’art. 2500-ter
stabilisce che la trasformazione in società di capitali è decisa con il consenso della
maggioranza dei soci determinata secondo la parte attribuita a ciascuno negli utili e al socio
che non ha concorso alla decisione viene riconosciuto il diritto di recesso; analoga regola
sussiste nello statuto delle operazioni di fusione e scissione (art. 2502).

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39 – LO SCIOGLIMENTO DEL SINGOLO RAPPORTO SOCIALE. LO SCIOGLIMENTO


DELLA SOCIETÀ S.N.C.
I – LO SCIOGLIMENTO DEL SINGOLO RAPPORTO SOCIALE
Norme in tema di scioglimento del singolo rapporto sociale: artt. 2284-2290.
Le singole cause di scioglimento (morte, recesso, esclusione) si ricollegano a eventi personali
o patrimoniali che colpiscono la persona del socio o vanno a incidere sulle relazioni
interpersonali tra i soci. Tali eventi impediscono, limitano o rendono sgradito il protrarsi della
partecipazione di un determinato socio in società.
L’attività sociale prosegue con gli altri soci.
Scioglimento del singolo rapporto sociale=si estingue/viene meno il rapporto
partecipativo facente capo a uno specifico socio (con diritto alla liquidazione in denaro del
valore della sua quota).
Fonte dello scioglimento del singolo rapporto sociale: volontà del socio interessato
(recesso) o degli altri soci (esclusione facoltativa). In alcuni casi manca una manifestazione di
volontà e lo scioglimento consegue a una previsione legale (esclusione di diritto) o a un
evento naturale (morte).
L’ex socio o i suoi eredi dovranno attendere il termine (fino a sei mesi) per vedersi liquidato il
valore della quota.

MORTE DEL SOCIO


Morte del socio, art. 2284: “Salvo contraria disposizione del contratto sociale, in caso di
morte di uno dei soci, gli altri devono liquidare la quota agli eredi, a meno che preferiscano
sciogliere la società ovvero continuarla con gli eredi stessi e questi vi acconsentano”obbligo
della società di liquidare la quota agli eredi dello stesso; la trasmissione della quota di
partecipazione del defunto ai suoi eredi non è automatica.
Si preserva, dunque, la continuazione della società, evitando che il venir meno di una
partecipazione ne determini lo scioglimento (eccezione: unipersonalità).
Le alternative che i soci superstiti possono privilegiare sono due e presuppongono una
decisione modificativa dell’atto costitutivo da assumersi all’unanimità:
1) Scioglimento anticipato
a) per motivi di ordine soggettivo: qualora ritengano la figura del socio deceduto
essenziale per la prosecuzione dell’attività;
b) per motivi di ordine oggettivo: qualora reputino impossibile liquidare la sua quota
senza privare la società del patrimonio necessario alla prosecuzione dell’attività.
2) Continuazione della società con gli eredi: richiede il consenso degli eredi.

RECESSO
Recesso del socio, art. 2285: “Ogni socio può recedere dalla società quando questa è
contratta a tempo indeterminato o per tutta la vita di uno dei soci. Può inoltre recedere nei
casi previsti nel contratto sociale ovvero quando sussiste una giusta causa. Nei casi previsti
nel primo comma il recesso deve essere comunicato agli altri soci con un preavviso di almeno
tre mesi”manifestazione unilaterale di volontà del socio, recettizia nei confronti della
società.
Si distingue tra:

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- Società a tempo indeterminatoi soci sono liberi di recedere (recesso ad nutum),


con l’onere di rispettare un termine di preavviso di tre mesi.
- Società a tempo determinatol’ordinamento subordina la validità del recesso alla
sussistenza di una giusta causa o a un’apposita previsione dell’atto costitutivo.
+
- Tre ulteriori ipotesi di recesso con riguardo ai soci che non abbiano concorso alle
decisioni (a maggioranza) di trasformazione in società di capitali, fusione e
scissionequi il diritto di recesso viene legato alla posizione di mancato consenso ad
una determinata decisione.

ESCLUSIONE FACOLTATIVA
L’esclusione facoltativa è la causa di scioglimento del singolo rapporto sociale legata a
un’iniziativa promossa dalla stessa società, attraverso una decisione adottata dagli altri soci
(artt. 2286-2287). Essendo facoltativa, gli altri soci sono liberi di soprassedere, mantenendo
inalterato il rapporto con il socio che pur versi in una delle situazioni contemplate dall’art.
2286.
Presupposti:
1) Gravi inadempienze delle obbligazioni che derivano dalla legge o dall’atto
costitutivoinadempienze gravanti sul socio in quanto tale, non socio in quanto
amministratore. Obbligo di effettuare il conferimento promesso nel contratto; dovere di
non concorrenza.
2) Interdizione, inabilitazione del socio o sua condanna a pena che comporti
interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici
3) Impossibilità sopravvenuta della prestazione; perimento della cosasia
conferimenti di beni in godimento, sia conferimenti d’opera richiedono che per un
determinato arco temporale permangano determinate condizioni tali da assicurare alla
società l’acquisizione dell’utilità promesso dal socio: l’idoneità del socio a effettuare
l’opera promessa; l’attitudine del bene a essere oggetto di godimento.
L’atto costitutivo della società può indicare ulteriori ipotesi di esclusione che si affiancano a
quelle contemplate dall’art. 2286 o ne specificano il contenuto.

PROFILI PROCEDIMENTALI. OPPOSIZIONE ALL’ESCLUSIONE


Sul piano procedimentale, l’esclusione va decisa dai soci a maggioranza (escluso il socio da
escludere). Il riferimento al numero dei soci postula che si tratti di maggioranza per teste
(=ciascun socio esprime un singolo voto), indipendentemente dall’entità della partecipazione
al capitale o agli utili della s.n.c. Sono ammessi al voto anche i soci “non di capitale” (=soci i
cui conferimenti non vengono capitalizzati es. soci d’opera).
L’efficacia dell’esclusione decorre dopo trenta giorni dalla comunicazione della stessa al
socio escluso, il quale può opporsi alla decisione della stessa promuovendo, appunto,
opposizione innanzi al tribunale competente.
- Se il socio escluso si oppone tempestivamente, può chiedere che venga sospesa
l’efficacia della decisione, in attesa che si concluda il giudizio di merito sulla validità
dell’esclusione;
- Se l’opposizione viene accolta, il socio ha diritto di essere reintegrato nella società con
efficacia ex tunc (atto retroattivo), e dunque potrà partecipare ai risultati positivi e
negativi prodottisi nel frattempo;
- Se la società si compone di soli due soci, non potendosi formare una maggioranza per
teste, si concede a ciascuno dei soci la facoltà di richiedere direttamente al tribunale
l’esclusione dell’altro.

ESCLUSIONE DI DIRITTO

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Esclusione di diritto, art. 2288, co.1: “È escluso di diritto il socio nei confronti del quale
sia stata aperta o estesa la procedura di liquidazione giudiziale secondo il Codice della crisi
d'impresa e dell'insolvenza”quando il socio viene dichiarato fallito.
Co. 2: “Parimenti è escluso di diritto il socio nei cui confronti un suo creditore particolare
abbia ottenuto la liquidazione della quota a norma dell'articolo 2270”quando il creditore
particolare del socio ha ottenuto la liquidazione della quota del socio stesso.
L’esclusione di diritto è dettata a tutela di interessi esterni alla società, pertanto si tratta di
una disciplina immodificabile dell’atto costitutivo.

LIQUIDAZIONE DELLA QUOTA


Liquidazione della quota del socio uscente, art. 2289, co. 1: “Nei casi in cui il rapporto
sociale si scioglie limitatamente a un socio, questi o i suoi eredi hanno diritto soltanto ad una
somma di danaro che rappresenti il valore della quota”obbligo della società di liquidare in
denaro la quota del socio (o dei suoi eredi) la cui partecipazione è venuta meno.
Co. 2: “La liquidazione della quota è fatta in base alla situazione patrimoniale della società
nel giorno in cui si verifica lo scioglimento”la data di riferimento per il calcolo è quella dello
scioglimento; una volta liquidata all’ex socio la quota (=porzione di patrimonio corrispondente
alla sua partecipazione), il capitale della s.n.c. andrà corrispondentemente ridotto.
Co. 3: “Se vi sono operazioni in corso, il socio o i suoi eredi partecipano agli utili e alle perdite
inerenti alle operazioni medesime”
Co. 4: “Salvo quanto è disposto nell'articolo 2270, il pagamento della quota spettante al socio
deve essere fatto entro sei mesi dal giorno in cui si verifica lo scioglimento del
rapporto”termine di sei mesi, tre in caso di esclusione di diritto. L’inadempienza esporrà la
società ad azioni esecutive e gli amministratori a responsabilità=il socio diviene un vero e
proprio creditore della società.

II – LO SCIOGLIMENTO DELLA SOCIETÀ


CAUSE DI SCIOGLIMENTO DELLA SOCIETÀ
Lo scioglimento della s.n.c. si ha nei seguenti casi:
1) Decorso del termineipotesi automatica, si ricollega alla durata della società;
a) Proroga espressa: i soci possono prorogare il termine originale prima che lo stesso
spiri
b) Proroga tacita: la s.n.c. si limita a proseguire la propria attività come se il termine
non fosse mai decorso (passaggio a società a tempo indeterminato);
2) Volontà di tutti i soci (di anticipare lo scioglimento rispetto al termine fissato
nell’atto costitutivo);
3) Conseguimento dell’oggetto sociale (presuppone un tipo di attività circoscritta es.
vendita di un centro commerciale) o sopravvenuta impossibilità di conseguirlo:
a) Impossibilità oggettiva causata es. dall’illiceità sopravvenuta dell’attività
b) Impossibilità soggettiva, dovuta al venir meno di una partecipazione reputata
essenziale o all’incrinarsi dei rapporti tra soci al punto da determinare la paralisi
dell’attività (insanabile dissidio);
4) Quando viene a mancare la pluralità dei soci (unipersonalità sopravvenuta), se nel
termine di sei mesi questa non è stata ricostituita;
5) Provvedimento dell’autorità governativa nei casi stabiliti dalla legge (priva di
rilevanza pratica);
6) Dichiarazione di fallimento, sempre che la s.n.c. abbia per oggetto un’attività
commerciale;
7) Altre cause previste dal contratto sociale.

EFFETTI DELLO SCIOGLIMENTO. PROCEDIMENTO E LIQUIDAZIONE

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Il verificarsi di una causa di scioglimento determina automaticamente l’ingresso della s.n.c. in


stato di liquidazione, per cui: l’attività residua deve essere preordinata a liquidare il
patrimonio sociale, a pagare i creditori della società e a ripartire l’eventuale residuo attivo tra
i soci. Solo dopo il compimento di tali operazioni potrà pervenirsi alla cancellazione della s.n.c.
dal registro delle imprese e alla conseguente estinzione della stessa.
Limitazione dei poteri degli amministratori: scatta avvenuto lo scioglimento della
società; da tale momento essi conservano il potere di amministrare, ma limitatamente agli
affari urgenti, e fino a che siano presi i provvedimenti necessari per la liquidazione. Agli
amministratori si applica il divieto di nuove operazioni sancito a carico dei liquidatori dall’art.
2279.
Riduzione dei poteri e correlata responsabilità spingono gli amministratori ad avviare con la
massima tempestività il procedimento formale di liquidazione:
a) Nomina (all’unanimità, salvo deroga) dei liquidatori;
b) Passaggio di consegne: i liquidatori succedono agli amministratori della società (a
cui è imposto di collaborare) nella gestione del patrimonio e dell’attività socialeai
liquidatori è fatto obbligo di prendere in consegna beni e documenti sociali e di
redigere, insieme agli amministratori, l’inventario dal quale risulti lo stato attivo e
passivo del patrimonio sociale; la sottoscrizione congiunta dell’inventario determina il
formale subingresso dei liquidatori nella gestione della società;
c) Pagamento delle passività: uno dei criteri cadine è l’anteposizione del diritto dei
creditori sociali a essere soddisfatti rispetto al diritto dei soci alla quota di liquidazione.
I liquidatori, per il pagamento dei debiti sociali, devono attingere innanzitutto ai fondi
disponibili della società; se questi risultassero insufficienti, i liquidatori possono
chiedere ai soci i versamenti ancora dovuti sulle rispettive quote e le somme
necessarie, nei limiti della rispettiva responsabilità e in proporzione della parte di
ciascuno nelle perdite;
d) Riparto delle attività tra i soci: estinti i debiti sociali, l’attivo residuo è destinato in
primo luogo al rimborso dei conferimenti (capitalizzati); qualora dopo il rimborso dei
conferimenti risulti un’eccedenza di attivo, essa andrà ripartita tra i soci in proporzione
della parte di ciascuno nei guadagni (utili) fissata dall’atto costitutivo (solo in questa
fase parteciperanno i soci il cui conferimento non sia stato capitalizzato es. soci
d’opera);
e) Approvazione dei soci del bilancio finale e del piano di riparto, che si intendono
approvati se non vengono impugnati dai soci nel termine di due mesi dal ricevimento
della comunicazione (silenzio assenso);

CANCELLAZIONE, ESTINZIONE E LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE DELLA S.N.C.


f) Cancellazione della s.n.c. dal registro delle impresedopo l’approvazione del
bilancio finale, i liquidatori devono presentare istanza per la cancellazione della società
dal registro delle imprese.
La cancellazione è il momento terminale del procedimento di liquidazione e determina
l’estinzione della società.
NB:
- Per consentire la ricostruzione dell’andamento degli affari sociali, anche in seguito alla
cancellazione, è stabilito che la maggioranza dei soci designi un depositario delle
scritture contabili e dei documenti sociali, tenuto a conservarli per dieci anni dalla
cancellazione;
- Per le sopravvenienze passive i creditori sociali insoddisfatti possono far valere i loro
crediti esclusivamente nei confronti dei soci; questi ultimi continueranno a rispondere
illimitatamente per le obbligazioni sociali, anche dopo la cancellazione;

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- In aggiunta ai soci potranno essere chiamati a rispondere i liquidatori, ma solo quando i


creditori sociali dimostrino che il mancato pagamento è dipeso da loro colpa.

40 – SOCIETÀ IN ACCOMANDITA SEMPLICE S.A.S.


I – NOZIONE E CARATTERI GENERALI
Nozione, art. 2313: “Nella società in accomandita semplice i soci accomandatari rispondono
solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali e i soci accomandanti rispondono
limitatamente alla quota conferita.
Le quote di partecipazione dei soci non possono essere rappresentate da azioni”.
Previsione di due categorie: accomandatari e accomandanti.
Differenze: si distinguono per il diverso regime di responsabilità:
1) Accomandatari:
a) rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali;
b) possono essere amministratori;
c) si ribadiscono le regole per i soci di s.n.c. in tema di responsabilità illimitata,
solidarietà, beneficio di preventiva escussione e inefficacia nei confronti esterni
dell’eventuale patto limitativo della responsabilità
NB: vi è la possibilità di investire del potere di amministrazione solo alcuni dei soci
accomandatari;
l’unico accomandatario può essere anche una società di capitali.
2) Accomandanti:
a) Istituzionalmente a responsabilità limitatalimitazione di responsabilità opera
in ragione della circostanza di essere indicati come accomandanti nell’atto
costitutivo ed è parte integrante e ineludibile dello statuto della s.a.s. La

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responsabilità limitata comporta che gli accomandanti non possono essere aggrediti
direttamente dai creditori sociali, i quali possono soddisfarsi soltanto sul patrimonio
degli accomandatari e su quello della società.

II – LA POSIZIONE DELL’ACCOMANDANTE E DELL’ACCOMANDATARIO


I CONFERIMENTI E LA CIRCOLAZIONE DELLA QUOTA
1) Disciplina dei conferimentiil socio accomandante partecipa all’iniziativa
economica comune apportando, di regola, mezzi finanziari; ciò non esclude la
possibilità che l’accomandante conferisca altri tipi di beni, persino la propria opera,
nella misura in cui l’acquisizione della sua attività al patrimonio sociale sia reputata
conveniente per la società;
2) Regime di circolazione delle quote di partecipazione dei soci
accomandantiper le quote di partecipazione dei soci, che siano accomandatari o
accomandanti, non possono essere rappresentate da azioni (art. 2313, co. 2; quindi non
possono essere documentate in titoli di credito) e in ciò si nota la differenza con la
s.a.p.a.
A questo divieto di carattere generale si aggiunge una regola specifica per il
trasferimento della quota dell’accomandante:
a) Per l’accomandatario, la circolazione della partecipazione soggiace alla medesima
disciplina dettata per la s.n.c., per cui necessita del consenso unanime degli altri
soci (salvo diversa previsione statutaria); quanto alla circolazione mortis causa,
troverà applicazione la regola fissata dall’art. 2284.
b) Per l’accomandante, la circolazione della partecipazione riceve il trattamento
tipico della partecipazione spettante a un socio capitalista: sul versante mortis
causa si realizza liberamente in favore dei soggetti designati dal de cuius, mentre la
circolazione inter vivos soggiace al principio maggioritario, per cui la cessione non
avrà effetto verso la società in assenza del consenso dei soci che rappresentino la
maggioranza del capitale.

IL DIVIETO DI IMMISTIONE DELL’ACCOMANDANTE


Soci accomandanti, art. 2320, co. 1: “I soci accomandanti non possono compiere atti di
amministrazione, né trattare o concludere affari in nome della società, se non in forza di
procura speciale per singoli affari. Il socio accomandante che contravviene a tale divieto
assume responsabilità illimitata e solidale verso i terzi per tutte le obbligazioni sociali e può
essere escluso a norma dell'articolo 2286”divieto di immistione: la condotta
dell’accomandante che intervenga attivamente nella gestione della società appare
suscettibile di alterare il corretto funzionamento del principio dell’organizzazione corporativa,
contraddicendo lo stesso presupposto della responsabilità limitata di tale categoria di soci; è
pertanto giustificata la sanzione normativa della perdita della responsabilità limitata,
sanzione che opera anche se l’ingerenza sia avvenuta con il pieno consenso degli
amministratori e degli altri soci.
Co. 2: “I soci accomandanti possono tuttavia prestare la loro opera sotto la direzione degli
amministratori e, se l'atto costitutivo lo consente, dare autorizzazioni e pareri (che abbiano
carattere necessariamente consultivo e non vincolante) per determinate operazioni e
compiere atti di ispezione e di sorveglianza”poteri di controllo sulla legittimità
dell’operato degli amministratori.
Co. 3: “In ogni caso essi hanno diritto di avere comunicazione annuale del bilancio e del conto
dei profitti e delle perdite, e di controllarne l'esattezza, consultando i libri e gli altri documenti
della società”poteri di informativa annuale sulle attività sociali e di verifica dell’esattezza
dei documenti che le rappresentano.

III – SCIOGLIMENTO DELLA SOCIETÀ

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Alle cause comuni anche alla s.n.c., si aggiunge qui quella rappresentata dal venir meno
di una delle due istituzionali categorie di soci.
Tuttavia, lo scioglimento non opera automaticamente, in quanto l’art. 2323 concede un
termine di tolleranza di sei mesi nei quali è consentito ricostituire la dualità di posizioni.
Qualora venga meno la categoria degli accomandatari, la società può rimanere operativa
durante i sei mesi di tolleranza mediante la nomina di un amministratore provvisorio (un
accomandante o un estraneo) che è legittimato a compiere atti di ordinaria amministrazione e
che non assume la qualifica di socio accomandatario.

IV – SOCIETÀ IN ACCOMANDITA SEMPLICE IRREGOLARE


S.a.s irregolare ricorre in caso di mancata iscrizione dell’atto costitutivo nel competente
registro delle imprese.
In tal caso, fino a quando non avvenga un’iscrizione tardiva volta alla regolarizzazione della
società, questa si trova a poter godere solo della più ridotta autonomia patrimoniale,
propria della società semplice: il sistema di responsabilità per le obbligazioni sociali e
personali dei soci è dunque quello più rigoroso (e penalizzante per costoro), previsto per le
società semplici (art. 2317, co.1). Tuttavia, per le obbligazioni sociali i soci accomandanti
rispondono limitatamente alla loro quota, salvo che abbiano partecipato alle operazioni sociali
(art. 2317, co.2).

41 – SOCIETÀ SEMPLICE
La società semplice rappresenta l’unico tipo di società “non commerciale”, cioè che alla
stessa è precluso l’esercizio di attività d’impresa commerciale e il perseguimento dello scopo
consortile: le è, pertanto, consentito esclusivamente l’esercizio in comune di attività di
impresa agricola o di una professione intellettuale (che possono, tuttavia, svolgersi
altresì utilizzando gli altri tipi societari).
La disciplina della società semplice funge da normativa generale per tutte le società di
persone, salvo le deroghe espresse relative agli altri tipi di società.

I – LA COSTITUZIONE E L’ISCRIZIONE

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La disciplina della costituzione di una società semplice è improntata alla massima semplicità e
libertà formale: il contratto non è soggetto a forme speciali (salvo quelle richieste dalla natura
dei beni conferiti, art. 2251).
Non è previsto che il contratto sociale debba menzionare un capitale sociale o i conferimenti,
anzi, la nozione di capitale sociale è del tutto assente nella disciplina della società semplice;
infatti, la destinazione dell’esercizio di un’attività non commerciale la esclude dall’obbligo
della tenuta delle scritture contabili e della redazione annuale del bilancio.
L’atto costitutivo (come per la s.n.c.) può essere concluso anche verbalmente o per fatti
concludenti (c.d. società di fatto); la società di fatto è regolata dalle norme dettate in tema di
società semplice ogniqualvolta l’attività esercitata non è commerciale.

II – L’ORDINAMENTO PATRIMONIALE DELLA SOCIETÀ. LA RESPONSABILITÀ DEI


SOCI PER LE OBBLIGAZIONI SOCIALI. I CREDITORI PERSONALI DEI SOCI
Conferimenti: soggetti alla stessa disciplina prevista per la s.n.c.;
Resta fermo il principio generale (proprio delle società di persone): almeno uno dei soci
deve assumere la responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali;
Specifica regolamentazione per i profili concernenti la responsabilità dei soci per le
obbligazioni sociali: di regola tutti i soci sono illimitatamente responsabili (a differenza della
s.a.s.), ma tale regola è derogabile (a differenza di s.n.c. e s.a.s.)nella società semplice è
possibile che i soci stipulino un accordo (o clausola del contratto sociale) finalizzato a limitare
le responsabilità di alcuni di essi, che sarà (a differenza della s.n.c.) opponibile ai terzi, ma
solo se i soci beneficiari dell’accordo limitativo non abbiano il potere di agire in nome e per
conto della società (potere di rappresentanza) e che il patto sia portato a conoscenza dei terzi
con mezzi idonei (art. 2267).
I creditori sociali, oltre alla garanzia del patrimonio sociale, godono anche della garanzia
personale e solidale dei soci che hanno agito in nome e per conto della società.
Differenze rispetto a s.n.c. e s.a.s. riguardanti la modalità di attuazione della
responsabilità: qui, il beneficio di escussione opera in termini meno rigidi rispetto alle s.n.c.,
sicuramente più favorevoli per i creditori sociali. Infatti, il socio può essere il destinatario
diretto dell’azione esecutiva promossa dai creditori sociali e può sottrarsene solo in via di
eccezione, indicando i beni societari su cui il creditore può agevolmente soddisfarsi (art.
2268)l’esistenza e la concreta individuazione di beni societari prontamente aggredibili
(denaro, beni mobili, crediti) opera come unico strumento impeditivo dell’esecuzione forzata
esercitata direttamente contro il socio.
Differenze rispetto alla s.n.c. riguardanti la posizione dei creditori personali del socio
singolo: solo nella società semplice il creditore particolare può chiedere (e ottenere) in ogni
momento la liquidazione della quota del socio-debitore, purché dimostri che gli altri beni sono
insufficienti a soddisfare i suoi crediti. In questo caso, la quota deve essere liquidata entro tre
mesi dalla domanda, salvo che sia deliberato lo scioglimento della società, e il suo socio
debitore è escluso di diritto dalla società.

III – L’AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETÀ: LA RAPPRESENTANZA


Rappresentanza della società, art. 2266, co. 1: “La società acquista diritti e assume
obbligazioni per mezzo dei soci che ne hanno la rappresentanza e sta in giudizio nella persona
dei medesimi”
Co. 2: “In mancanza di diversa disposizione del contratto, la rappresentanza spetta a ciascun
socio amministratore e si estende a tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale”
Co. 3: “Le modificazioni e l'estinzione dei poteri di rappresentanza sono regolate dall'articolo
1396”
 Ne consegue che:

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a) La rappresentanza della società spetta a ciascun amministratore,


congiuntamente o disgiuntamente, a seconda che in un modo o nell’altro sia stata
prevista l’amministrazione;
b) Il contratto sociale può riservare la rappresentanza solo ad alcuni soci e può
altresì prevedere limiti a tale potere.
Differente dalla s.n.c. appare, invece, il regime della opponibilità dei limiti originari del
potere, nonché delle sue modificazioni ed estinzione:
a) Quando l’iscrizione della società sia dotata di mera efficacia notiziale (società
semplice professionale), i limiti originari saranno sempre opponibili ai terzi, incidendo
sullo stesso contenuto del potere di rappresentanza e avendo i terzi, a propria tutela, la
c.d. verifica dei poteri=diritto di ottenere dal socio con cui si contratta i documenti che
ne giustificano il potere di rappresentanza; saranno ugualmente regolati da
quest’ultima disciplina le limitazioni successive e l’estinzione del potere di
rappresentanza dell’ente;
b) Quando l’iscrizione sia fornita per legge di efficacia dichiarativa (società semplice
agricola), troverà applicazione la disciplina generale relativa all’efficacia dell’iscrizione
nel registro delle imprese, sia per le limitazioni originarie, che per quelle successive e
l’estinzione del potere, e l’opponibilità sarà sempre condizionata alla iscrizione del
limite nel registro delle imprese (art. 2298).

Scaricato da Matteo Lipo (matlipo97@gmail.com)

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