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1. Introduzione
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Per il tema della complessità del reale sono da segnalare e verranno da me citati:
quanto a Florenskij, i saggi Столп и утверждение истины : опыт православной
феодицеи в двенадцати письмах. Москва : Путь, 1914. 818 p. (Trad. it.: La co-
lonna e il fondamento della Verità : saggio di teodicea ortodossa in dodici lettere. Cinisello
Balsamo : San Paolo, 2010. LXXXIX, 816 p.); Воплощение формы : действие
и орудие [1917 – 1922], in: Павел А. Флоренский: Сочинения в 4 томах [Opere
in quattro volumi]. Москва : Мысль, 1999, vol. 3/1, pp. 374 – 452. (Trad. it.:
L’incarnazione della forma : l’azione e lo strumento, in: Pavel A. Florenskij:
Il simbolo e la forma : scritti di filosofia della scienza. Torino : Bollati Boringhieri,
2007, pp. 121 – 229); quanto a Guardini, i saggi Vom Wesen katholischer
Weltanschauung, in: Die Schildgenossen, 4, 1923, pp. 66 – 67. (Trad. it.: La visione
cattolica del mondo, in: Romano Guardini: Opera omnia. Brescia : Morcelliana,
2008, vol. II/1, pp. 65 – 87); Gegensatz und Gegensätze : Entwurf eines Systems der
Typenlehre. Freiburg i. Br. : Caritas, 1914. 20 p. (Trad. it.: Opposizione e opposti
polari : abbozzo d’un sistema della teoria dei tipi, in: Romano Guardini: Opera om-
nia, Brescia : Morcelliana, 2007, vol. I, pp. 45 – 64); Der Gegensatz : Versuche zu einer
Philosophie des Lebendig-Konkreten. Mainz : Matthias Grünewald Verlag, 1925. 257 p.
(Trad. it.: Opposizione polare : tentativi per una filosofia del concreto-vivente, in:
Romano Guardini: Opera omnia, vol. I, pp. 67 – 251).
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Edith Stein: Essere finito e essere eterno : per una elevazione al senso dell’essere (trad. it.).
Roma : Città Nuova, 19993, p. 278.
4
Ibidem.
5
Ibidem, p. 228.
6
Cfr. ibidem, p. 73.
7
Ibidem, p. 293.
8
Cfr. Romano Guardini: Opposizione e opposti polari, in: Opera omnia, vol. I, p. 59;
Romano Guardini: Opposizione polare, in: Opera omnia, vol. I, pp. 160 – 162.
9
Cfr. Edith Stein: Essere finito e essere eterno, p. 86.
10
Romano Guardini: Opposizione polare, in: Opera omnia, vol. I, p. 74; cfr. anche p. 110.
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Che la preminenza del ruolo dell’interno nella costituzione del reale non debba essere
compresa come se le sue singole parti (elementi, strati...) non fossero determinate dalle
reciproche interconnessioni viene dato per scontato da tutti e tre i pensatori.
12
Edith Stein: Essere finito e essere eterno, p. 281.
13
Ibidem, p. 198.
Con il termine “forma” la Stein indica una realtà che: agisce dal-
l’interno verso l’esterno; cresce in complessità in modo esponenziale secon-
do il livello di perfezione di ciò al cui interno agisce; agendo si manifesta
in ciò che informa. Il fatto è che tale modo di vedere e descrivere i processi
14
Ibidem, p. 304. Anche per questo la filosofa asserisce: «La realtà terrena, tutto il
creato visibile costituiscono il regno del divenire.» (Ibidem, p. 281.)
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Pavel A. Florenskij: Le antinomie del linguaggio, in: Pavel A. Florenskij: Attualità
della parola : la lingua tra scienza e mito. Milano : Guerini e Associati, 1989,
pp. 77 – 78; Edith Stein: Essere finito e essere eterno, p. 281.
La Stein, in EeS, non offre una definizione di ciò che intende per
“struttura” (Aufbau), tuttavia questo termine è molto ricorrente nel suo lin-
guaggio ed è intrinsecamente connesso con tutti quei succitati termini (“for-
ma”, “anima”, “vita”) che descrivono movimenti e ritmi che abitano l’interno
del reale, innervandolo dalla profondità fino alla superficie, facendosi senti-
re in ogni parte e in ogni strato delle cose. Movimenti e ritmi che sono una
sorta di manifestazione di ciò che sostiene (particelle, elementi, strati ecc.
di un determinato livello o ordine) in ciò che viene sostenuto (particelle,
elementi, strati ecc. di un livello o ordine inferiori), di ciò che fonda in ciò
che viene fondato, di ciò che forma in ciò che viene informato. Il termine
“struttura” indica stringatamente, nelle riflessioni steiniane, sì, proprio ques-
ta dinamica complessità del reale, tuttavia – come in Florenskij e in Guardi-
ni – è orientato a dire di più: a descrivere, cioè, quella realtà che attraversa
e rende unita, e quindi se stessa, ogni cosa. È essa a dare stabilità alle cose,
20
Ibidem, p. 99.
21
Ibidem, p. 101.
22
Ibidem, p. 103.
Cfr. Edith Stein: Essere finito e essere eterno, pp. 124 – 125. La ragione di tale scelta chia-
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riscono bene ad esempio le seguenti parole della filosofa: «Se esaminiamo la struttura
del mondo materiale, ci accorgiamo che è essa fondata nell’essenza delle cose, e dei
nessi causali in cui le cose possono entrare; d’altra parte sono i nessi causali a rivelarci
qualche cosa dell’essenza.» (Ibidem, p. 152.) E ancora: «Gli oggetti reali hanno una
struttura che è molto più complicata e che ha una fondazione più profonda e ad essa
corrisponde la particolarità dello sviluppo della loro essenza.» (Ibidem, p. 199.)
Numerosi altri brani potrebbero essere citati, ma quelli riportati sono più
che sufficienti perché sia possibile sviluppare una riflessione sul tipo di con-
tributo che la nuova prospettiva, nella versione sia steiniana che florenskijana
30
Ibidem, p. 146.
31
Ibidem, p. 275.
32
Ibidem, p. 360.
33
Cfr. Павел А. Флоренский: Философия культа : опыт православной
антроподицеи [1919 – 1922] [Filosofia del culto : saggio di antropologia ortodos-
sa]. Москва : Мысль, 2004, p. 300.
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Cfr. Edith Stein: Essere finito e essere eterno, p. 98; si vedano inoltre Pavel A.
Florenskij: La colonna e il fondamento della Verità, p. 41; Павел А. Флоренский:
Философия культа, p. 300; Pavel A. Florenskij: Iconostasi : saggio sull’icona. Milano
: Medusa, 2008, p. 119.
35
Cfr. Edith Stein: Essere finito e essere eterno, pp. 275 – 276.
36
Ibidem, p. 98.
37
Ibidem.
38
Ibidem, p. 151.
39
Ibidem, p. 275; cfr. anche p. 277.
40
Ibidem, p. 177.
41
Ibidem, p. 275 – 276.
42
Cfr. ibidem, p. 159. Per dirla con Guardini: «Nell’incontro con Lui si svela la vera
essenza del mondo.» (Romano Guardini: La visione cattolica del mondo, in: Opera
omnia, vol. II/1, p. 77.)
43
Pavel A. Florenskij: La colonna e il fondamento della Verità, p. 103.
44
Edith Stein: Essere finito e essere eterno, p. 477. Per dirla in altri termini: «(…) la
struttura dell’ente creato, in quanto è “qualcosa che è”, è immagine della Trinità
divina.» (Ibidem, p. 437.)
manualistica, la cui riflessione sul dogma trinitario, debitrice degli schemi con-
cettuali e della terminologia neoscolastici, non poteva soddisfare chi, come Stein,
desiderava fondare il pensiero nell’orizzonte agapico-ontologico.
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Edith Stein: Essere finito e essere eterno, p. 374. E ancora: «Poiché Dio è Amore, l’Es-
sere divino deve essere l’essere-uno di una pluralità di Persone, ed il suo nome “Io
sono” è equivalente a “io mi do totalmente ad un tu”, “sono un tutt’uno con un tu”
e quindi anche ad un “noi siamo”.» (Ibidem, pp. 373 – 374.)
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Della trilogia fanno parte: L’Agnello di Dio (1933), Il Paraclito (1936) e La Sposa
dell’Agnello (1945, postumo). Per una presentazione dell’idea bulgakoviana della
kenosi in Dio Trinità rimando a Piero Coda: L’altro di Dio : rivelazione e kenosi in
Sergej Bulgakov. Roma : Città Nuova, 1998. 233 p., in particolare pp. 87 – 129.
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Edith Stein: Essere finito e essere eterno, p. 383.
50
Ibidem (corsivo mio).
51
idem, p. 373.