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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA

Corso di Laurea in Lingue, Letterature e Studi Interculturali

Il Rapporto tra Uomo e Natura


in Arto Paasilinna:
il Viaggio come Terapia.

Studente: Andrea Pacini


Docente: Prof.ssa Töttössy Beatrice
Dipartimento di Lingue, Letterature e Studi
Interculturali
Esame di Letterature Ugrofinniche 1
A.A. 2013/2014
1. Breve storia della Finlandia e della sua letteratura. 2

2. Vita e Opere. 4

2.1 Bibliografia completa. 5

3. La letteratura di viaggio nei secoli. 7

4. L'Anno della Lepre: la fuga dal quotidiano, la fuga dalla vita precedente. 8

5. “Piccoli Suicidi tra Amici”: la riscoperta della vita sull'orlo del baratro. 12

6. Conclusioni. 14

Bibliografia 15
1. Breve storia della Finlandia e della sua letteratura.

Quella della Finlandia è sempre stata una vicenda travagliata dal punto di vista
storico-politico, etnico, letterario e culturale in genere.
Dominio svedese ininterrottamente per quasi sette secoli fino al 1809, viene
successivamente conquistata dalla Russia sotto la guida dello Zar Alessandro I e ne rimane
assoggettata fino al 1917, anno della scoppio della Rivoluzione d'Ottobre. Solo due anni dopo,
nel 1919, la Finlandia riesce a dichiarare la propria indipendenza e a proclamarsi una
monarchia. Ma gli anni della Prima Guerra Mondiale la sconvolgeranno ancora e la vedranno
opporsi strenuamente al vecchio conquistatore russo nella Guerra d'Inverno, e alla Germania
nazionalsocialista, nonché impegnata in una sanguinosa guerra civile.
Gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale ne segneranno l'ascesa come modello
del moderno welfare state, assieme alla vicina Svezia, e la progressiva urbanizzazione e il
conseguente spostamento delle masse rurali dalle campagne alle grandi città, Helsinki, Turku e
Tampere su tutte, in un triangolo metropolitano meridionale.
Come si è quindi evoluta la letteratura in un paese che ha vissuto per quasi un millennio
sotto dominio svedese, dominio che impose il proprio idioma, e che soltanto da due secoli ha
potuto (ri)affermare la propria identità più propriamente finnica?
Come si conciliano due identità così differenti, soprattutto a livello linguistico?
Durante il Medio Evo in Finlandia erano assai diffusi i poemi popolari a tema epico, che
potevano articolarsi in composizioni ampie oppure in canzoni più brevi, adatte alla trasmissione
orale. Solitamente questi poemi mettevano al centro il bisogno di un eroe o di uno sciamano-
eroe. Gran parte di questi poemi, trasmessi per mezzo orale e quindi modificati profondamente
nella loro forma originaria nel corso dei secoli, sono stati poi raccolti da Elias Lӧnnrot nel
Kalevala (1849), che ha contribuito in maniera fondamentale alla formazione di una coscienza
nazionale finlandese.
Ben prima del lavoro di Lӧnnrot però, nel 1543, Mikael Agricola, religioso riformista,
pubblicava la prima grammatica finlandese, e pochi anni dopo dava alle stampe la prima
traduzione del Nuovo Testamento (1548).
Durante il XIX secolo si intersecano in maniera indissolubile una letteratura in lingua
svedese e una in lingua finlandese. Nonostante ciò, solo nel 1863 il finlandese viene
ufficialmente equiparato allo svedese, fino ad allora lingua dell'amministrazione e della cultura.
Proprio in quegli anni, e precisamente nel 1870, Aleksis Kivi pubblica “Seitsemӓn Veljestӓ”, il
primo romanzo in lingua finlandese. Gli anni '80 dell'Ottocento sono caratterizzati dalla nascita
di un sentimento che tuttora perdura in numerosi scrittori finlandesi, ovvero il realismo e la
critica sociale.
I primi anni del XX secolo vedono ergersi su tutte due figure letterarie. La prima, Telvo
Pakkala, narra storie della sua infanzia e della sua giovinezza. La seconda, Johannes
Linnakoski, si dedica invece a raccontare storie di vita contadina, in accordo a un sentimento
sorto in quegli anni di revival della vita rurale ed agricola dei tempi passati.
È però dagli anni Sessanta che la letteratura finlandese assume tratti più definiti e
contemporanei. Essa si sviluppa in nuovi ambiti e si insinua fortemente nel tessuto sociale. Sono
questi gli anni della nascita del welfare state e dell'urbanizzazione, ma anche delle rivolte
giovanili e della rottura di numerosi tabù. E a differenza di molti altri paesi, è la poesia, prima
della prosa, a infrangerli. Sono questi gli anni di poeti politicamente schierati a sinistra come
Matti Rossi, Pentti Saaritsa e Arvo Salo.
Ai ruggenti anni Sessanta si contrappone la brusca frenata degli anni Settanta, testimoni
della crisi petrolifera e caratterizzati dalla nascita del romanzo di impronta regionale con Heikki
Turunen e Antti Tuuri e i loro affreschi rispettivamente della Carelia del Nord e
dell'Ostrobotnia.
Negli anni Ottanta emergono temi che ancora oggi caratterizzano gran parte della
letteratura finlandese, ovvero l'analisi profonda degli aspetti più bui della vita contemporanea,
soprattutto nelle famiglie disagiate e nei giovani problematici, l'abuso di alcol e di psicofarmaci.
È il caso di Rosa Liksom, che incentra le proprie storie attorno a scatti fotografici di emarginati
sociali che, per rendere ancora più reali e vivi, vengono fatti esprimere con un registro basso,
popolare, e con un lessico fortemente influenzato dalla vita di strada.
In un panorama così articolato, tra la metà degli anni Settanta e gli anni Novanta, emerge
prepotentemente un autore in grado di fondere ironia, tematiche ambientali, sociali e
psicologiche come nessun altro, non solo in Finlandia. Un autore in grado di rappresentare al
meglio le contraddizioni e le peculiarità di un popolo così particolare e così poco conosciuto
fuori dai suoi confini. Un autore in grado di raccontare la storia di un autobus stipato di aspiranti
suicidi come del figlio del dio del tuono che scende sulla Terra per riportare in auge il
paganesimo, oramai soppiantato dal Cristianesimo o di un vecchio che cerca di annodarsi la
cravatta in mezzo ad una strada fermando un taxista ed indicandogli di partire senza una meta.
Questo autore è Arto Paasilinna.
2. Vita e Opere.

Arto Paasilinna è, ad oggi, uno degli scrittori finlandesi più noti ed apprezzati.
Conosciuto in tutto il mondo dove i suoi libri sono in continua ristampa, in Finlandia questi
superano ad ogni nuova uscita le 100.000 copie vendute. Le sue opere sono tradotte in circa
quaranta lingue e in Italia ne sono state pubblicate nove, tutte sotto la casa editrice Iperborea, sul
cui sito è disponibile un profilo completo dell'autore.
Arto Paasilinna nasce nel 1942 a Kittilä, regione nel profondo nord della Finlandia, nella
provincia Sami. Dopo gli studi decide di dedicarsi al giornalismo e lavora presso Nuoren
Voiman Liitto, Nuori Voima-lehti e varie altre testate che gli valgono diversi premi. All'attività
di giornalista alterna quella di poeta e guardiaboschi, durante la quale apprende un profondo
rispetto ed amore per la natura più incontaminata.
Nel 1975, Paasalinna comincia ad avvertire una sensazione di ripulsa verso il
giornalismo, sentito come sempre più superficiale e senza significato, lontano da quel desiderio
di indagine e analisi che lo aveva spinto a quella scelta professionale. Decide quindi di
abbandonare il precedente lavoro e dedicarsi anima e corpo alla scrittura. Nel 1975 pubblica il
suo primo romanzo di successo, "L'Anno della Lepre" (Jäniksen vuosi). Il libro diventa un
immediato best-seller e un caso editoriale in Finlandia.
Da quell'anno Paasilinna pubblica quasi un romanzo all'anno ed è uno dei pochi scrittori
finlandesi in grado di vivere solo dei proventi delle proprie opere.
Le sue storie sono quasi sempre ambientate nella natura più selvaggia e pura, in lunghi
viaggi tra il nord e il sud della Finlandia. I suoi personaggi sono spesso uomini al limite della
pazzia e della stranezza, sempre in viaggio alla ricerca di una nuova vita, di un nuovo inizio che
gli permetta di abbandonare la vita precedente, fatta di costrizioni e rinunce imposte dalla
società contemporanea, e i loro viaggi prendono spesso l'avvio all'inizio dell'estate:
"L’estate è certamente il periodo migliore dell’anno. Benché la sua durata sia di soli tre
mesi, viene vissuta in modo talmente pieno e vivace, da ripagare appieno il rigore dei nove mesi
d’inverno"1
Paasilinna è stato in grado, con uno humour personalissimo e molto vicino al black, di
affrontare alcuni dei grandi tabù della società finlandese, come il suicidio, la Chiesa e il
rapporto, che pare sempre più compromesso, con la Natura.
Più amato all'estero che in patria, come da lui stesso affermato "In Finlandia mi leggono
in maniera distorta, e mi considerano uno scrittore esclusivamente umoristico" 2, i suoi
personaggi vivono in bilico tra il reale ed il fantastico, in un mondo che sembra compenetrare
moderno e antico ("Per me questi personaggi sono come emersi del medioevo, anche se con

1 Fonte: RaiNews24, 2008, riportata in http://www.rable.it/?p=4734


2Fonte: http://www.larondine.fi/la-mia-finlandia/intervista-ad-arto-paasilinna.-lorso-troppo-
umano.html
istruzione e abiti moderni."). Paasilinna ha una visione dell'uomo spesso assolutamente
pessimistica, vedendo in esso fondamentalmente solo un animale. Citando l'autore:
"Una bestia intelligente. Capace di escogitare armi di distruzione, che nella seconda
guerra mondiale solo per caso non sono riuscite a distruggere il resto del globo. L’umanità è
lontana.").
Non a caso, nei suoi romanzi spesso l'uomo cede il passo agli istinti più naturali e nel
confronto con altri animali si nota la sua natura più primitiva e forse più pura.
2.1 Bibliografia completa

Operaatio Finlandia, 1972


Paratiisisaaren vangit, 1974
Jäniksen vuosi, 1975
Onnellinen mies, 1976
Isoisää etsimässä, 1977
Sotahevonen, 1979
Herranen aika, 1980
Ulvova mylläri , 1981
Kultainen nousukas, 1982
Hirtettyjen kettujen metsä , 1983
Ukkosenjumalan poika, 1984
Parasjalkainen laivanvarustaja, 1985
Vapahtaja Surunen, 1986
Koikkalainen kaukaa, 1987
Suloinen myrkynkeittäjä, 1988
Auta armias, 1989
Hurmaava joukkoitsemurha, 1990
Elämä lyhyt, Rytkönen pitkä, 1991
Maailman paras kylä , 1992
Aatami ja Eeva, 1993
Volomari Volotisen ensimmäinen vaimo ja muuta vanhaa tavaraa, 1994
Rovasti Huuskosen petomainen miespalvelija, 1995
Lentävä kirvesmies, 1996
Tuomiopäivän aurinko nousee, 1997
Hirttämättömien lurjusten yrttitarha, 1998
Hirnuva maailmanloppu, 1999
Ihmiskunnan loppulaukka, 2000
Kymmenen riivinrautaa, 2001
Liikemies Liljeroosin ilmalaivat, 2003
Tohelo suojelusenkeli, 2004
Suomalainen kärsäkirja, 2005
Kylmät hermot, kuuma veri, 2006
Rietas rukousmylly, 2007
Neitosten karkuretki, 2008
Elävänä omissa hautajaisissa, 2009
Opere tradotte in italiano.

 L'anno della lepre (trad. it. 1994), Iperborea


 Il bosco delle volpi (trad. it. 1996), Iperborea,
 Il mugnaio urlante (trad. it. 1997), Iperborea
 Il figlio del dio del tuono (trad. it. 1998), Iperborea
 Lo smemorato di Tapiola (trad. it. 2001), Iperborea
 I veleni della dolce Linnea (trad. it. 2003), Iperborea
 Piccoli suicidi tra amici (trad. it. 2006), Iperborea
 Il migliore amico dell'orso (trad. it. 2008)
 Prigionieri del Paradiso (trad. it. 2009), Iperborea
 L'allehra Apocalisse (trad. it. 2010) Iperborea
 Le 10 donne del cavaliere (trad. it. 2011) Iperborea
 Sangue caldo, nervi d'acciaio (trad. it. 2012) Iperborea
 La fattoria dei malfattori (trad. it. 2013) Iperborea
3. La letteratura di viaggio nei secoli.

Il tema del viaggio si inserisce di diritto in quel ristretto gruppo di topoi letterari che
attraversano trasversalmente la letteratura in ogni parte del mondo ed in ogni epoca. Scrittori,
poeti, saggisti, hanno affrontato il tema nelle sue miriadi di sfumature.
Pensiamo ad esempio a Senofonte e alla sua Anabasi, in cui lo storico greco, a seguito
dell'esercito di Ciro il Giovane, compie un lunghissimo itinerario che va dall'attuale Turchia,
all'Egitto, al Medio Oriente, fino a lambire l'India.
Si pensi poi ad Omero e Virgilio. Il primo narrò le peripezie di Odisseo attraverso il Mar
Mediterraneo ed oltre le Colonne d'Ercole, impegnato nel travagliato ritorno ad Itaca; il secondo
con il viaggio di Enea nell'Oltretomba ha creato un topos letterario che diventerà poi di
particolare successo e sarà ripreso in moltissimi testi successivi.
Non meno importante è Dante Alighieri, con il suo viaggio nei tre mondi ultraterreni della
Commedia. Il viaggio di Dante è permeato da un profondo misticismo e da immagini simboliche
lungo tutto il testo, tanto che molti studiosi, primo tra i quali René Guénon, ravvisano nella sua
opera un carattere iniziatico e misterico.
Ma è negli ultimi secoli che si assiste ad una vera esplosione del genere. Cuore di
Tenebra di Conrad, esplora le regioni più recondite dell'Africa, mettendone in mostra gli aspetti
considerati più aberranti ma in realtà celando una critica ai metodi di colonizzazione degli
europei; Viaggio in Italia di Goethe dà il la alla moda dei Grand Tours; In Patagonia di
Chatwin, è tuttora considerato il capostipite del moderno diario di viaggio; ma anche Un
indovino mi disse di Tiziano Terzani, in cui lo scrittore racconta come per un anno abbia
rinunciato a viaggiare in aereo perchè così gli era stato suggerito da un indovino. Ciò gli
permette di scoprire volti dell'Asia che non aveva mai visto prima, e che probabilmente non
avrebbe potuto scoprire altrimenti.
Viaggiare, però, non significa solo spostarsi, allontanarsi dal proprio luogo natale, ma
predisporsi alla scoperta e ad accettare gli imprevisti che il viaggio può metterci di fronte,
poiché il viaggio inizia nel momento in cui lo si immagina dentro di sé come valvola di sfogo
alla curiosità e fuga dal quotidiano. Per questo il viaggio tende quasi sempre a trasformarsi in un
nuovo battesimo, in un bildungsreise, in cui protagonista e scrittore, spesso coincidenti,
acquisiscono una nuova concezione di sé, della vita e dell'altro.
Allora l'essenza del viaggio si condensa in un titolo del già citato Chatwin: “Che ci faccio
qui?”.
È in questo contesto che si inseriscono le esperienze dei personaggi di Arto Paasilinna. Il
viaggio di Vatanen, con la sua piccola lepre, o quello dell'allegro ma malinconico pullman di
suicidi, li porterà, attraverso la riscoperta della Natura e dell'anima più pura e limpida della
Finlandia, a ritrovare fiducia nella vita e nelle proprie possibilità. L'esperienza si configura
quindi come un processo di rinascita e di terapia, di completo abbandono della vita precedente,
fatta di costrizioni e orari, lavoro e famiglia in cui non ci si rispecchia più. Paasilinna avverte
profondamente questo bisogno di una inversione di marcia, di una svolta radicale, per questo i
viaggi dei suoi protagonisti iniziano solitamente in una data particolare: la Festa di San
Giovanni, per il solstizio d'estate.
Nei due testi che ho deciso di analizzare in questo lavoro cercherò di mettere in luce tale
rapporto attraverso alcuni episodi chiave: Vatanen e l'orso, il viaggio verso Capo Nord dei
suicidi e altri minori ma che ho ritenuto comunque di particolare rilevanza.
4. L'Anno della Lepre: la fuga dal quotidiano, la fuga dalla vita precedente.

L'Anno della Lepre è il primo romanzo di ampio successo di Arto Paasilinna, pubblicato
in Finlandia nel 1975 e poi in Italia quasi venti anni dopo, nel 1994.
Vatanen, giornalista sulla quarantina, in viaggio assieme ad un collega fotografo, durante
il rientro da un servizio si ferma con la macchina nel bel mezzo della strada non appena vede
una piccola lepre schizzare nel bosco, forse ferita nel debole urto con l'auto.
Volendo sincerarsi delle condizioni dell'animale, decide di scendere, andarle incontro e
soccorrerla. Il suo compagno di viaggio, stanco di aspettarlo dopo quasi un'ora, decide di
lasciarlo lì e proseguire il viaggio di ritorno verso Helsinki da solo. Comincia così l'avventura di
Vatanen in compagnia della sua nuova amica che lo porterà ad attraversare gran parte della
Finlandia, fino alla Lapponia e alla Repubblica Sovietica, barcamenandosi tra strani personaggi
e i lavori più disparati.
Cosa spinge il protagonista creato da Paasilinna a questo viaggio apparentemente senza
un filo logico e senza uno scopo preciso e prefissato? Il viaggio di Vatanen nasce dalla
consapevolezza che la vita che sta conducendo ormai da anni non è la vita che si era prospettato
in gioventù.
Il suo matrimonio, “superficiale e senza gusto” come il suo appartamento, con una donna
che non amava più, e che forse non aveva mai amato, che non apprezzava il suo modo di essere,
e un lavoro considerato ormai inutile, sono il frutto delle rinunce fatte in gioventù, quando
invece di inseguire i propri sogni ha scelto di venirci a patti ed accettare, inconsapevolmente, la
mediocrità e la routine. Acquisire questa consapevolezza per Vatanen rappresenta una sorta di
epifania joycianamente intesa: immerso nella natura con la piccola lepre tra le braccia che lo
riscalda, comprende che il tempo delle rinunce è finito e che è appena iniziato il tempo delle
scelte. E la prima scelta da compiere è quella di rompere in maniera netta ogni rapporto con la
vita precedente. “Finitela una buona volta di rompere!” è il messaggio che lascia alla moglie e
al capo redattore che si erano messi sulle sue tracce dopo che il collega era tornato ad Helsinki
ed aveva raccontato come aveva perso l'amico.
È dopo la rinuncia a tutto che il viaggio di Vatanen può cominciare. Come detto dal
protagonista stesso: “Una vita così la potrebbe condurre chiunque, a condizione di saper prima
rinunciare alla vita precedente”.
Dopo aver messo un netto divisorio tra la vita passata e quella appena iniziata, Vatanen
comincia a girovagare, sospinto solo dalle sue possibilità e dalla sua voglia di viaggiare, e il
primo personaggio assolutamente fuori dalle righe con cui viene in contatto, e che per molti
aspetti ci pone davanti al sottile umorismo di Paasilinna, è Hannikainen, amico del colonnello
che lo ha fatto rilasciare dopo esser stato arrestato per aver cercato riparo in casa di un dottore. I
due si incontrano in una capanna di proprietà del colonnello sulle sponde del Lago dell'Ebbro.
Hannikainen illustra a Vatanen i suoi studi sul presidente storico della Finlandia, Kekkonen,
considerato il padre della patria: analizzando filmati, fotografie, reperti vari, Hannikainen è
giunto alla conclusione che l'attuale presidente sia in realtà un sosia, sostituito negli anni
precedenti. Comincia allora con Vatanen una discussione sui principali temi della politica del
tempo: le responsabilità dei governanti nei confronti dei governati, le sfumature del
parlamentarismo, il sistema della giustizia nei vicini paesi socialisti e di come, secondo lui, il
presidente in Finlandia abbia ormai troppo potere.
Quello che si può nascondere dietro questa riflessione apparentemente senza senso e
sconclusionata di Hannikainen non è facile da intendere, ma analizzandola vi si potrebbe
scorgere una critica al sistema politico in generale, che tende a sostituire i precedenti governanti
con nuovi dalla stessa faccia che continuino una certa linea politica di modo da non scontentare
il popolo con stravolgimenti inattesi.
Quattro sono gli episodi principali che andrò ad analizzare per sottolineare il rapporto che
si instaura tra Vatanen e la Natura nel corso del suo viaggio di rinascita.
Dopo l'incontro con Hannikainen, Vatanen vive la sua prima esperienza a diretto e
solitario contatto con la Natura più pura. Egli infatti viene chiamato a prestare servizio per
domare un incendio divampato nella foresta vicino a Rautavaara. Munito soltanto dei suoi
vestiti, di un paio di stivali e di uno zaino, è costretto a farsi carico del trasporto di una vacca
incinta. Mentre stanno cercando di guadare una palude, però, la mucca rimane impantanata nel
fango ed inizia per Vatanen una furiosa lotta contro il tempo e contro la paura che la mucca
prova inizialmente verso di lui. Vatanen trascorre l'intera notte a cercare di strappare la mucca
dalla morsa del fango, e solo all'alba riesce nel suo intento: la mucca viene tratta in salvo e può
finalmente partorire. Vatanen, dopo averla aiutata nel travaglio, “sentendosi infreddolito, si
spostò a dormire contro un fianco della mucca. Era come stare vicino a una stufa”. Prima di
riprendere il suo cammino, Vatanen si carica il piccolo vitello sulle spalle come un provetto
pastore.
Questa esperienza segna profondamente il protagonista: per la prima volta si trova a
dover fronteggiare la Natura che si rivela non solo alleata e compagna ma anche infida e
maligna. La palude segna uno spartiacque nella vita di Vatanen, una sorta di prova di
iniziazione che il protagonista si trova ad affrontare per poter saldare in maniera indissolubile il
suo legame con la Natura. Vatanen, da semplice giornalista che ha sempre vissuto nella
modernità, si ritrova ad aiutare la vacca a partorire, ma questo fatto sembra per lui quasi naturale
e quotidiano poiché non ha nessun problema nel farlo, ma, anzi, sembra che già conosca tutto
quello che deve fare, come se questo tipo di vita fosse segretamente nascosto nel profondo del
suo animo e di ogni persona in genere.
Il secondo episodio da tenere in considerazione è la lotta di Vatanen col corvo.
Vatanen, nel suo viaggio, giunge a Posio, nel sud della Lapponia, e trova lavoro come
taglialegna, un rimando autobiografico alla precedente vita di Paasilinna. Invece di alloggiare in
un appartamento o in un motel, Vatanen decide di accamparsi nel bosco con la sua tenda,
sempre in compagnia della lepre ancora più legata al suo compagno. Vatanen nota che ogni
volta che torna dal lavoro, gran parte delle sue provviste sono state trafugate e l'unico colpevole
non può che essere il corvo, appollaiato sulla cima di un albero, che lo fissa e sembra quasi
ridere di lui, incapace di fermarlo nel suo atto predatorio. E mentre il corvo continua ad
ingrassare, Vatanen comincia ad escogitare una trappola mortale per fermarlo.
Questo episodio pone un cambiamento di prospettiva nella mente di Vatanen. Fino ad ora,
infatti, Vatanen aveva sempre rispettato la natura e i suoi elementi, gli animali tutti, e non era
mai arrivato al punto di dover ferire o far del male ad uno di essi. Ma il corvo rappresenta
appunto il turning point di questa sua visione. Vatanen è in un certo senso costretto a costruire
una trappola in cui il corvo rimanga incastrato (una scatoletta con un foro centrale nella quale il
becco dell'animale resti incastrato). L'astuzia del corvo di rifugiarsi sempre sui rami più alti può
essere vinta solo con altrettanta astuzia, ma anche con una certa dose di perfidia, perché da
questa trappola il corvo non potrà liberarsi e sarà costretto alla morte. Per la prima volta
Vatanen deve decidere della vita o della morte di un animale e, per preservare la propria
esistenza, sceglie la seconda.
È da notare come il corvo sia un animale ripetutamente presente nella letteratura e
nell'arte in genere con vari significati: animale della preveggenza, messaggero del
soprannaturale, portatore di malasorte, uccello del malaugurio etc.
Il terzo episodio chiave che ho scelto di analizzare per sottolineare il rapporto Uomo-
Natura è l'incontro tra Vatanen e Kaartinen, forse uno degli episodi più importanti di tutto il
libro. Kaartinen è un personaggio alquanto particolare, ritenuto da molti una specie di stregone e
di sciamano della foresta che vive in una capanna vicino a quella di Vatanen. Kaartinen, non
appena incontra il protagonista, nota subito la piccola lepre che ha con sè e gli chiede se è
disposto a cedergliela, anche pagando. Vatanen ovviamente risponde che la lepre non è in
vendita e non se ne separerebbe per nessuna cifra, ricordandosi che alcuni tagliaboschi gli
avevano detto come Kaartinen fosse avvezzo a praticare sacrifici animali. Il mattino seguente
questa discussione, la lepre è sparita. Vatanen, senza nemmeno riflettere, si reca alla capanna di
Kaartinen e quasi lo assale per riavere il proprio animale, ma Kaartinen non cede. Solo quando
sente il verso della piccola lepre venire da dietro la capanna, si precipita verso di lei e la
recupera.
A questo punto si innesta la storia della vita di Kaartinen: ex studente di teologia e poi
maestro elementare, si appassiona al buddhismo perché insensibile e lontano dall'etica
protestante a cui lo volevano indirizzare i genitori; viene espulso dalla scuola in cui lavora per
alcuni esperimenti ritenuti anarchici condotti nelle sue classi, e non dobbiamo scordarci che il
romanzo è stato scritto nel 1975 e nonostante l'anno degli avvenimenti non sia specificato siamo
comunque a ridosso degli anni della protesta studentesca e dei sovvertimenti negli stati dell'ex
Unione Sovietica. Si dedica quindi a studiare storia e cultura del popolo finnico, il loro mondo
spirituale e la religione degli avi, che sente come la più pura e la più vicina a sé in accordo alle
leggi della natura. L'esperienza di Kaartinen rappresenta, come per Vatanen, un percorso di
rinascita e riscoperta: deluso da un percorso di studi impostogli, solo liberandosi da questi
vincoli riesce ad abbracciare la sua vera natura, ma, a differenza di Vatanen, che avverte un
perenne senso di vaghezza e di bisogno di viaggiare, il viaggio di Kaartinen si è invece già
concluso nel momento in cui ha stabilito radici nella sua capanna. Potremmo quindi definire
quella di Vatanen come una fobia del soggiorno, una paura di abituarsi di nuovo ad un luogo
come nella vita ormai passata egli si era abituato alla vita ad Helsinki. Per questo avverte il
bisogno di spostarsi dopo poco tempo da un luogo ad un altro in cerca di una nuova casa.
Il quarto ed ultimo episodio occupa gran parte della parte conclusiva del romanzo. Nelle
vicinanze della capanna in cui si è alloggiato, Vatanen nota le tracce di un orso. Inizialmente
preferisce non curarsene e si limita a considerare l'animale soltanto come un “vicino di casa”.
Nel momento in cui una delegazione diplomatica si instaura nella capanna di Vatanen per
assistere ad una rievocazione storica, le donne degli ufficiali chiedono di vedere il famigerato
orso di cui hanno sentito parlare da Vatanen e si organizza un safari fotografico alla fine del
quale l'orso sarebbe stato abbattuto. Avvicinatisi all'animale, questo, probabilmente spaventato,
si avventa su una delle donne, che sta tenendo in braccio la lepre di Vatanen, ma,
incredibilmente, non la attacca: la fissa soltanto e se ne allontana.
Dopo una serie di peripezie che vedono Vatanen arrivare ad Helsinki per curare la lepre,
sbronzarsi, fidanzarsi con una ragazza di cui non ricorda il nome, essere inseguito da alcuni
balordi fin sulla cima di un albero, capisce ancora una volta che il sud della Finlandia non è il
suo mondo ( “-Questo sud non fa per me-” ) e torna alla capanna dell'orso.
Ma l'animale ritorna e stavolta penetra nella capanna. La lepre fugge spaventata in un
angolo, mentre Vatanen è ferito alla pancia.
È allora che Vatanen capisce che non può lasciare l'animale libero. “Bisogna ucciderlo.
La lepre è assetata del sangue dell'orso!”. La caccia di Vatanen ricorda molto quella de “Il
vecchio e il mare” di Hemingway: solo, nel mezzo della natura, Vatanen insegue l'animale per
giorni e giorni, avvicinandoglisi sempre più ma senza raggiungerlo. Vatanen perde il senso del
tempo, “Che giorno era? Ormai non aveva più importanza”. Egli è spinto solo dal desiderio di
compiere quello che considera il suo destino: raggiungere l'orso.
È chiaro che l'orso in questo caso è una figura mitica, quasi sovrannaturale: rappresenta la
Natura più pura, libera e selvaggia, il suo istinto contro la razionalità dell'uomo.
Solo dopo aver varcato il confine con l'Unione Sovietica, Vatanen avvista l'animale che
si è spinto fin su un golfo ghiacciato, rendendosi visibile. Vatanen non ci pensa un secondo di
più, imbraccia il suo fucile e fa fuoco. Un solo colpo preciso è sufficiente ad ucciderlo.
Avvicinatosi, Vatanen comincia a scuoiare l'orso e come in una scena che sembra provenire da
un antico rituale magico e pagano, più assimilabile all'immagine di Kaartinen che alla sua,
affonda le mani nel petto dell'orso e ne beve del sangue. “Piangeva, non sapeva perché [...]”:
Vatanen capisce di essere arrivato in fondo al suo viaggio, ha affrontato e vinto il suo nemico, si
è appropriato di parte della sua forza attraverso il suo sangue come un uomo primitivo, ma si
rende comunque conto che per la seconda volta nel corso del suo viaggio è stato costretto ad
uccidere un essere vivente per difendere la propria vita. Il processo di assimilazione tra Vatanen
e la Natura è adesso pienamente completo.
È importante sottolineare come, nel “Kanteletar” siano presenti immagini e racconti di
caccia all'orso che era solito essere svolta per propiziarsi l'animale e la sua forza, in una sorta di
rito totemico. Potremmo quindi considerare il viaggio di Vatanen alla stessa stregua.
Il romanzo si conclude con l'arresto di Vatanen da parte della polizia sovietica che lo
estrada in Finlandia dove si viene a sapere che le autorità lo avevano sempre tenuto sotto stretto
controllo dall'inizio del suo viaggio ed hanno appuntato ogni crimine da lui commesso. Vatanen
riesce ad ottenere che venga messo in cella assieme alla lepre. Ma la sua prigionia durerà ben
poco, perché riuscirà ad evadere e rimettersi nuovamente in viaggio.

“L'Anno della Lepre” è un bildungsroman particolare e anomalo. Il viaggio di Vatanen


infatti non è solo reale e tangibile nei suoi spostamenti, ma lo è anche a livello inconscio, dal
momento in cui non solo cresce e approfondisce la sua psicologia, la conoscenza del suo io
interiore e dimostra come il cambiamento possa avvenire anche in tarda età, ma riporta l'uomo
al suo stato più autentico e puro, lo stato che era ed è a lui più congeniale nella visione di
Paasilinna e che ognuno dovrebbe riscoprire per riappropriarsi della propria vita.
Solo nella Natura, secondo Paasilinna, l'uomo può tornare ad essere veramente tale, nella
Natura e nelle sue avversità l'Uomo si fortifica e si migliora, scende a patti o modifica il
territorio che lo circonda ma sempre rispettandolo, e purtroppo deve anche difendersi da esso e
dalle creature che possono mettere in pericolo la sua vita.
5. “Piccoli Suicidi tra Amici”: la riscoperta della vita sull'orlo del baratro.

Il secondo romanzo su cui andrò adesso a concentrarmi per analizzare il mondo del
viaggio nei racconti di Paasilinna è “Piccoli Suicidi tra Amici”.
Come già detto per altri suoi lavori, anche questo racconto prende l'avvio nella giornata di
San Giovanni, per il solstizio d'estate, una festa molto sentita in Finlandia e che rappresenta una
sorta di rito di passaggio ancora oggi, come lo era ancora di più nell'antichità come testimoniato
dalle riunioni druidiche che in questo giorno si tenevano per esempio a Stonehenge, in
Inghilterra.
Onni Rellonen, insoddisfatto dei suoi continui fallimenti lavorativi e del suo matrimonio
in crisi, decide di farla finita e di suicidarsi, non vedendo altre soluzioni alle sue pene. Per
questo si reca in un vecchio fienile abbandonato, ma qui si imbatte casualmente nel colonnello
Kemppainen, pronto anch'esso ad uccidersi. Qui possiamo vedere un chiaro esempio del sottile
umorismo di Paasilinna: quante possibilità ci sono infatti che due aspiranti suicidi si ritrovino
nello stesso posto e alla stessa ora per compiere entrambi lo stesso estremo gesto? Come
sottolinea anche l'autore, evidenziando lo stupore dei due, quasi nessuna. Per questo i due
uomini interpretano la circostanza come un segno del destino: non sono più soli al mondo come
credevano e tra loro si instaura una immediata amicizia, dettata dal desiderio comune, che mai
prima avevano sperimentato. La voglia di suicidarsi si era in un qualche modo sopita grazie alla
fortuita circostanza occorsagli. Citando le parole del romanzo: “La voglia di morire s'era
placata. Il suicidio è una faccenda talmente intima da richiedere una tranquillità assoluta. […] ,
un finlandese quando si suicida non vuole spettatori. Su questo erano perfettamente concordi.”.
Il primo viaggio che i due compiono è proprio quello di incontrarsi sul baratro della
morte, un viaggio inconsapevole e inizialmente solitario su due binari simili ma paralleli, in cui
da una parte troviamo Rellonen e i suoi fallimenti e dall'altro il colonnello, stufo di un mondo
senza guerre e che sembra ormai destinato alla pace perenne e alle sole rievocazioni storiche, in
cui i militari non servono più a niente, che vengono a convergere nell'ora fatale e da questo
momento decidono di continuare assieme il proprio percorso alla riscoperta della vita.
È da sottolineare come ancora una volta Paasilinna anche nel tentativo del suicidio
rimarchi il rapporto che i finlandesi hanno con la Natura: il suicidio che i due hanno in mente è
un suicidio solitario, in un fienile abbandonato sperso in un campo al limitare di un bosco,
quindi lontano dalla città e del trambusto della modernità dove si è soliti sentire avvenire la
maggior parte dei suicidi. Non scelgono un gesto eclatante, ma una via di fuga dalla vita
nascosta e intima, quasi a voler lasciare il mondo in punta di piedi senza che nessuno se ne
accorga e se ne dia pena.
Come per Vatanen ne “L'Anno della Lepre”, per i due il viaggio comincia dopo la
purificazione del corpo e parallelamente dello spirito: alla simbologia della festa di San
Giovanni precedentemente menzionata, fa da contraltare la realtà della sauna e dei colpi di
fronde di betulla sul corpo. Questi colpi sono atti a riattivare la circolazione sanguigna durante il
bagno di vapore ma in questo caso servono anche a scacciare la vita precedente e i suoi
tormenti.
La fase iniziale del viaggio terapeutico dei due personaggi è in verità assai statica poiché
non presenta un vero e proprio movimento, anzi, essi restano nella casa sul lago di proprietà di
Rellonen, a discutere su quel che gli è capitato e su come questo fatto possa incidere
positivamente sulle loro vite. È in questo contesto che nasce in loro l'idea di radunare assieme
un gruppo di aspiranti suicidi provenienti da ogni angolo della Finlandia. E per raggiungere tutte
queste persone il modo migliore, e per certi aspetti bizzarro, è comprare uno spazio sul giornale
e pubblicarvi un annuncio. A questo rispondono in centinaia, a testimonianza di come il loro
disagio sia condiviso da molti e per i motivi più disparati, in primis l'alcol, uno dei principali
problemi non sono della Finlandia ma della Scandinavia in genere, il dissesto familiare, squilibri
psichici, un senso di solitudine o manie di persecuzione.
Dopo un primo incontro-seminario tra i mittenti delle lettere e i responsabili del gruppo
Rellonen e Kemppainen, a cui nel frattempo si è aggiunta la giovane vice-preside di una scuola,
Puusaari, l'idea che balza in mente al gruppo è alquanto allucinante, ovvero un suicidio di
massa, una azione eclatante con cui lasciare questo mondo. I tre responsabili non sono attratti
dalla prospettiva e preferirebbero concentrarsi sulla prevenzione del suicidio piuttosto che su
una simile ipotesi, ma la volontà del gruppo è ormai troppo forte e non possono che
accondiscendere e coi soldi raccolti noleggiare un pullman che li porti, in un ultimo viaggio,
fino a Capo Nord, estrema punta settentrionale dell'Europa.
A questo punto comincia il viaggio vero e proprio: il gruppo di aspiranti suicidi si mette
in marcia attraverso la Finlandia meridionale e centrale, per raccogliere e accogliere con sé
coloro che per un qualche motivo non avevano potuto partecipare al seminario che era stato
tenuto ad Helsinki. Paasilinna passa quindi in rassegna vari tipi di aspiranti suicidi che vengono
incontrati, raccontando le loro storie, i loro disagi, cosa li ha spinti al limite e come questi
abbiano trovato un appiglio nell'annuncio sul giornale e nell'arrivo del pullman, tendendo a
rimarcare come anche il solo sapere che il proprio dolore non è solo possa avere una funzione
terapeutica.
Quello che accade durante il viaggio è qualcosa che lascia un senso di perplessità e al
contempo di sollievo nei viaggiatori: il viaggio attraverso la Finlandia sta lentamente mitigando
il loro senso di smarrimento e in qualcuno sorge il dubbio che il suicidio non sia più così
necessario come lo si era ritenuto inizialmente, quando erano balenate in testa idee come un
suicidio in mongolfiera per renderlo ancora più affascinante ed eroico. La visione dei paesaggi
finlandesi nel pieno dell'estate, il senso di cameratismo che si è creato, ha lentamente preso il
sopravvento sulla visione solitaria con cui si erano messi in viaggio. E riflettendo sulla
condizione del finlandese medio, oberato dal lavoro, dalla burocrazia, dall'inquinamento
dilagante, dalla piaga dell'alcolismo, nasce la consapevolezza che la loro condizione è
nettamente migliore di quella di coloro che erano costretti ad una così grigia esistenza.
Come per Vatanen, anche per il gruppo di suicidi la realizzazione del messaggio insito nel
viaggio giunge alla fine, all'arrivo a Capo Nord. Dopo il tempo trascorso insieme a ricercare
altri aspiranti suicidi il pullman è finalmente arrivato al suo destino, ovvero l'obbiettivo che era
stato inizialmente designato. Su di esso pronto a sfrecciare verso il dirupo e precipitare in mare
comincia a serpeggiare il dubbio che adesso non ne valga più la pena, ed infatti, all'avvicinarsi
del momento fatale, quasi la metà dei passeggeri preme il pulsante di emergenza cosicché il
veicolo è costretto ad inchiodare all'ultimo secondo. La consapevolezza della bellezza della vita
si sta riaffacciando alla mente del gruppo: perchè, dopo un viaggio simile, in cui si sono
condivise esperienze, momenti, in cui si è creato un gruppo affiatato e unito e che ha portato un
barlume di speranza nella loro vita, perchè adesso questo gruppo dovrebbe così tragicamente
interrompere tutto questo? In fondo hanno capito che il senso della loro esistenza adesso risiede
in questo viaggio in comune e nella possibilità di proseguirlo.
Ancora una volta Paasilinna dà prova di come egli possa sovvertire quello che per noi
potrebbe essere il naturale ordine degli avvenimenti. Mentre infatti ci si potrebbe aspettare che
egli decida al gruppo di far proseguire il viaggio ininterrottamente in una sorta di terapia
continua, decide che il viaggio deve sì continuare, ma solo alla ricerca di una nuova meta per
attuare il proposito suicida. Per questo la comitiva decide che il prossimo luogo designato
saranno le Alpi, ma ancora una volta, dopo aver affrontato il viaggio dalla punta più
settentrionale dell'Europa fino alla Svizzera, lo slancio finale per compiere il gesto manca e,
ancora una volta, si decide che si deve spostare il luogo, stavolta fino in Portogallo, alla punta
più occidentale del continente.
Com'è prevedibile, persino qui, il gruppo non ne vuol sapere di morire. Durante il viaggio
hanno capito che i problemi che in patria sembravano insormontabili, visti da lontano questi
diventano quasi insignificanti, e per di più, si sono creati legami non solo di amicizia, ma anche
di amore, come tra il colonnello e la vice-preside Puusaari.
Il viaggio di questo stravagante pullman è in conclusione un viaggio alla perenne ricerca
della morte. Al contempo la si ricerca ma la si fugge quando questa è troppo vicino ma essa
stessa si allontana, sapendo che, quando sarà il momento, sarà lei stessa a venire a reclamare il
suo tributo ad ognuno di loro, ma fino a quel giorno essi non hanno che da attendere e godere
della serenità che adesso vedono di nuovo nella vita.
6. Conclusioni.

Analizzando i due romanzi scelti di Paasilinna ho cercato di mettere in maggior evidenza


possibile come l'autore consideri il viaggio una sorta di terapia alla vita moderna in due forme
ben distinte.
Da una parte troviamo infatti il viaggio di Kaarlo Vatanen, un uomo fortemente infelice e
inappagato della propria esistenza che sta sempre più andando trasformandosi in una
inesistenza, congelata in una quotidiana routine che si dipana tra casa e lavoro. Il viaggio, che
prende le mosse da un episodio quasi epifanico nei tratti, si rivelerà terapeutico poiché metterà
l'uomo Vatanen davanti alla sua vera natura, quella di un uomo fortemente irrequieto, votato al
vagabondaggio e al cammino costante, come in un eterno pellegrinaggio in perfetto equilibrio di
vita tra Uomo e Natura.
Dall'altra parte, il viaggio dell'Associazione Morituri Anonimi prende avvio dal desiderio
opposto a quello di Vatanen. Se infatti Vatanen era partito per ricercare se stesso fuori dalla
modernità, gli aspiranti suicidi partono per annullare se stessi nel suicidio, convinti che nulla
potrà lenire la loro situazione di infelicità e malinconia. Ma giungeranno alla conclusione che il
suicidio, in confronto a ciò che ancora può loro offrire la vita, la Natura, la compagnia ed il
viaggio, non è la via che risolverà i loro problemi. Il loro procrastinare continuamente il
momento del salto nel vuoto riflette in parte la sensazione di irrequietezza di Vatanen, dove
questa però era più dettata da un senso di smarrimento del domicilio e di abbandono di una
dimora fissa a favore del perenne viaggiare.
Le conclusioni a cui giungono i due romanzi sono in parte simili e in parte divergenti:
Vatanen rappresenta il lupo solitario che fa esperienza della Natura calandovisi completamente
all'interno; gli aspiranti suicidi sono invece un piccolo branco in divenire che parte dalle
esperienze di singoli lupi per approdare ad una coscienza di gruppo, legata a doppio filo alla
follia e all'umorismo di certi personaggi e situazioni.
Paasilinna è quindi riuscito pienamente nel suo intento di far scoprire al lettore come
anche in un mondo sempre più contaminato e corrotto dalla massiccia presenza umana, si possa
sempre avere la possibilità di riscoprire se stessi e gli aspetti più puri della propria natura e della
Natura stessa.
Bibliografia

• Paasilinna Arto, 1994 [2009]; 1° ed. Finlandese 1975, L'Anno della Lepre, Iperborea
• Paasilinna Arto, 2006 [2010]; 1° ed. Finlandese 1990, Piccoli Suicidi tra Amici,
Iperborea
• Kai Laitinen, 1995, La Letteratura Finlandese, Otava

Sitografia

http://www.rable.it/?p=4734 (Gennaio 2014)


http://www.larondine.fi/la-mia-finlandia/intervista-ad-arto-paasilinna.-lorso-troppo-umano.html
(Gennaio 2014)
http://it.wikipedia.org/wiki/Arto_Paasilinna (Gennaio 2014)
http://iperborea.com/autore/6166/ (Febbraio 2014)
http://www.steppa.net/html/paasilinna/paasilinna.htm (Febbraio 2014)

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