PUNTI DI INQUADRAMENTO:
INQUADRAMENTO sono dei punti di riferimento, il loro numero è una piccola
percentuale dei punti rilevati e costituiscono l’ossatura portante del rilievo.
Questi metodi non sono alternativi, ma devono essere scelti o usati in modo
complementare, in relazione alle estensioni del territorio da rilevare.
GRANDI ESTENSIONI
Realizzazione del
• Intersezioni raffittimento a piccola scala
(es. 1:25.000)
Realizzazione del
• Poligonazioni raffittimento a grande scala
(es. 1:2.000)
d12 + d 22 − d 32
A1 = arccos
2d1d 2
d12 + d 32 − d 22
B1 = arccos
2d1d 3
d 32 + d 22 − d12
C1 = arccos
2d 3 d 2
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
13
Bologna [6629]
LE TRILATERAZIONI
Nello schema delle trilaterazioni, vengono effettuate le misure strettamente necessarie
allo sviluppo dei calcoli (i tre lati per ottenere i tre angoli). In questo modo, però, non sono
possibili i necessari controlli di precisione e le eventuali successive compensazioni,
ineludibili nelle reti di inquadramento.
Per ottenere misure sovrabbondanti (necessarie per eseguire controlli e compen-sazioni) si
possono seguire 2 strade:
Adottare quadrilateri come elementi Misurare alcuni angoli (es. uno per
compositivi della rete, misurando di triangolo) oltre a tutti i lati (schema misto).
ciascuno lati e diagonali.
DIRETTE INVERSE
HANSEN SNELLIUS
IN AVANTI LATERALE doppia intersezione POHENOT
inversa intersezione inversa
Nelle intersezioni dirette le misure angolari sono Nelle intersezioni inverse le misure angolari
effettuate facendo stazione su almeno uno dei sono effettuate facendo stazione sui punti
punti di coordinate note; ciò causa l’alta incogniti, quasi sempre facilmente accessibili.
probabilità di stazioni fuori centro. (Misure relativamente semplici, ma calcoli
(Misure molto laboriose, calcoli semplici.) analitici più laboriosi.)
A≡(XA;YA)
DATI
B≡(XB;YB)
MISURE α,β
≡(Xp;YP)
INCOGNITE P≡
XB−XA XB−XA
(AB) = arctg (−−−−−−); AB = −−−−−−; (BA) = (AB) ± 200c
YB−YA sen (AB)
sen β sen α
AP = AB ⋅ −−−−−−− ; BP = AB ⋅ −−−−−−−
sen (α +β ) sen (α +β )
XP = (X’P+ X”P)/2
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,YP = (Y’P+ Y”P)/2
22
Bologna [6629]
INTERSEZIONE LATERALE (semplice)
Lo schema dell’intersezione laterale (o mista) viene usato per determinare le
coordinate di un punto P isolato, disponendo di due punti A e B di coordinate note,
note
ma non necessariamente reciprocamente visibili. Uno dei due angoli da misurare (γ)
è quello in corrispondenza del punto incognito P che, pertanto, deve essere
accessibile; l’altro (α) viene misurato in A o in B.
accessibile
A≡(XA;YA)
DATI
B≡(XB;YB)
XA;YA
MISURE α,γ
≡(Xp;YP)
INCOGNITE P≡
XB−XA XB−XA
(AB) = arctg ( −−−−−); (AB) = −−−−−; (BA) = (AB) ± 200c
YB−YA sen (AB)
sen (α +γ )
AP = AB ⋅ −−−−−−−−
−−−−−−−−−
−−−−
sen γ
(AP) = (AB) – α
SNELLIUS--POTHENOT
SNELLIUS
(INTERSEZIONE INVERSA)
INTERSEZIONE INVERSA (Snellius-Pothenot)
È una procedura che permette di ottenere le
coordinate di un punto P incognito, riferendolo a tre A≡(XA;YA)
punti noti A, B, C e misurando solo angoli (due). DATI B≡(XB;YB)
C≡(XC;YC)
Essa prevede lo stazionamento del goniometro
solo sul punto P incognito dal quale, però, devono MISURE α,β
essere visibili almeno tre punti A, B, C di
coordinate note, per consentire la misura dei due INCOGNITE P≡≡(XP;YP)
angoli orizzontali α e β compresi tra le tre direzioni
che escono da P e che passano per A, B, C.
XB−XA XB−XA
(AB) = arctg −−−−−−; a = −−−−−−−
YB−
−YA sen ((AB))
C XC−XB XC−XB
(BC) = arctg −−−−−−; b = −−−−−−
YC−YB sen (BC)
Ω = (BA) – (BC)
XC−XA XC−XA
(AC) = arctg −−−−−; c = −−−−−−−
YC−YA sen (AC)
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27
Bologna [6629]
OBIETTIVI INTERMEDI: AP e (AP)
Ora è necessario calcolare le coordinate polari di P rispetto a un
sistema polare con origine su un punto di coordinate note [es. volendo
partire da A, la distanza AP e l’azimut (AP)]. Esse possono poi essere
trasformate nelle coordinate cartesiane di P cercate:
B AC
AR = sen α
sen (α + β )
(AR) b
a ( AR) = ( AC) − β
α C
β
A (AC) 2. Trasformiamo le
coordinate polari di R in
coordinate cartesiane:
P
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Bologna [6629]
32
LA SOLUZIONE ANALITICA
R
(RA) (RB)=(RP) 3. Calcolo dell’azimut (RB) che
ha lo stesso valore di (RP):
δ
XB − XR
B ( RB) = ( RP) = arctg
YB − YR
b
a
(AR)
C
4. Consideriamo il trian-
A golo ARP:
(AP)
(RA) = (AR) + 200c
δ = (RA) − (RB )
RA
RP = sen (α + δ )
α β sen α
P
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Bologna [6629]
33
LA SOLUZIONE ANALITICA
R 5. Infine si trasformano le
(RB)=(RP) coordinate polari di P rispetto a
R [RB e (RB)], in coordinate
δ cartesiane:
B X P = XR + RP⋅ sen (RP)
b YP = YR + RP⋅ cos (RP)
a
(AR)
C
A
(AP)
OSSERVAZIONE:
le coordinate di P possono
anche essere calcolate
partendo da A [procurandosi
α β AP e (AP)], oppure da C
[procurandosi CP e (CP)].
P
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Bologna [6629]
34
CASI DI INDETERMINAZIONE (Snellius-pothenot)
Quando la somma degli angoli Quando la somma degli angoli
α+β+Ω è uguale all’angolo piatto α+β+Ω si discosta di poco (10 -20 )
(180 ) il problema è indeterminato dall’angolo piatto, allora il problema è
(ammette infinite soluzioni). determinato (esiste la soluzione).
In questo caso i due cerchi della Tuttavia in questo caso piccoli
costruzione grafica (Cassini) coinci- errori nella misura di α e β
dono, dunque hanno infiniti punti provocano grandi errori nelle
d’intersezione (indeterminazione). coordinate di P.
1. A, B, C → (XP)1 e (YP)1
2. A, B, D → (XP)2 e (YP)2
3. A, C, D → (XP)3 e (YP)3
4. B, C, D → (XP)4 e (YP)4
compensazione empirica
(XP)1 + (XP)2 + (XP)3 + (XP)4
XP = −−−−−−−−−−−−−−−−−−−−
4
(YP)1 + (YP)2 + (YP)3 + (YP)4
YP = −−−−−−−−−−−−−−−−−−−−
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Bologna [6629] 4 36
INTERSEZIONI
INVERSE
PROBLEMA DI HANSEN
(DOPPIA INTERSEZIONE INVERSA)
DOPPIA INTERSEZIONE INVERSA
(problema di HANSEN)
Risolve lo stesso problema di Snellius-Pothenot (ricerca coordinate di P) ma con
un punto noto in meno (sono necessari solo 2 punti noti A e B), a cui però occorre
aggiungere un punto ausiliario Q scelto arbitrariamente.
Facendo stazione col goniometro su P e su Q verranno misurati i 4 angoli delle
direzioni che vanno ai due punti noti A e B.
A≡(XA;YA)
DATI
B≡(XB;YB)
α , α1
MISURE
β , β1
INCOGNITE P≡(XP;YP)
Calcolo preliminare :
XB−XA
(AB) = arctg −−−−−−;
YB−YA
XB−XA
a = −−−−−−−
sen (AB)
La conoscenza della
distanza AP e dell’azimut
(AP), permette di calcolare
immediatamente le coordi-
nate di P:
O1 2β
2α1 O2
β1
Y
α α1
β Q
E
P
F
X Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
42
Bologna [6629]
SOLUZIONE ANALITICA
(METODO DELLA FIGURA FITTIZIA)
Il problema può essere affrontato riferendosi a una figura fittizia, diversa da quella
vera, ma simile a essa, costruita partendo dalla base b’=P’Q’ scelta
arbitrariamente, e utilizzando i quattro angoli α, α1, β, β1 misurati. Essa riproduce il
noto problema della distanza inaccessibile:
sen α1 sen (β1+α1)
A’P’ = b’⋅ --------------------------- B’P’ = b’⋅ ----------------------------
sen (α+β +α1) sen (α1+β1 +β)
(AB)
AP = A’P’ ⋅ r
(AP)
(AP) = (AB) + ϕ
X P = X A + AP ⋅ sen ( AP)
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A., YP = YA + AP ⋅ cos ( AP)
44
Bologna [6629]
UNITÀ I2 - 1
LE POLIGONAZIONI
IL PRINCIPIO DELLE POLIGONALI
Le poligonali costituiscono una procedura topografica di inquadramento usata per:
1. il raffittimento finale dei punti di appoggio ottenuti per triangolazione, quando la
rappresentazione deve essere a grande scala (es. mappa catastale);
2. l’inquadramento
inquadramento autonomo dei rilievi di piccole estensioni di territorio.
Ordinaria Realizzate con apparati di misura ordinari in grado di ottenere nelle misure i
Precisione precisione seguenti errori medi: µα= 10”-60” e µD=10–4-10–5.
Realizzate con apparati di misura grossolani in grado unicamente di
Speditive
assegnare un posizionamento di massima dei vertici.
Orientate Riferite a un sistema di riferimento assegnato (es. Catasto, IGM).
Riferimento
Non orientate Riferite a un sistema di riferimento arbitrario (locale).
C
C
B
A≡F B
A Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
Bologna [6629]
35
L’ORIENTAMENTO DELLE POLIGONALI
Poligonali ORIENTATE: sono riferite a un Poligonali LOCALI: sono riferite a un
sistema di riferimento globale (es. Gauss- sistema arbitrario (LOCALE). Sono
Boaga). Il vertice noto appartiene a una rete utilizzate nel conteso di rilievi che non
di inquadramento o è determinato con devono essere inquadrati in altri
metodi di intersezione. sistemi.
D D
E
E
P2 C
C
A
B A
P1 Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A., B 36
Bologna [6629]
LA GERARCHIA DELLE POLIGONALI
Quando l’estensione del territorio da rilevare richiede un numero significativo di punti di
appoggio, occorre disporre i punti di inquadramento su più livelli, con lo stesso principio che
viene seguito nelle triangolazioni.
Si realizzano, allora,
poligonali che inte-
ressano la globalità del
territorio dette princi-
pali.
Da esse, successiva-
mente, si svilupperanno
le poligonali secon-
darie, i cui vertici
dovranno essere distri-
buiti su tutto il terreno
realizzando la necessaria
densità.
principale
secondarie Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
37
Bologna [6629]
LA GEOMETRIA DELLE
POLIGONALI
DEFINIZIONI
A, B, C, D… vertici spezzata Si definiscono angoli al vertice [β, γ , δ ecc.], gli angoli di
AB, BC, CD… lati spezzata cui si dovrà far ruotare in senso orario ciascun lato,
A, B, C, D… senso spezzata affinché questi si vada a sovrapporre a quello seguente.
E
Y
y≡ N β
B δ D
(AB)
A γ
XA
YA C
DATI INCOGNITE
XA; YA - (AB) XB; YB - XC; YC
O X AB, BC, CD…, β, γ , δ… XD; YD - XE; YE …
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
39
Bologna [6629]
IL PROBLEMA GEOMETRICO
Assumiamo, in ciascun vertice, un sistema cartesiano secondario xy e un sistema polare con
asse polare coincidente con l'asse y del sistema secondario (y = N)
Y y≡ N E
y≡ N
y≡ N β (BC)
B y≡ N δ
(AB)
D
A γ (CD) (DE)
XA
YA C
X FASI DI SVILUPPO DELLE SPEZZATE
O 1 – Calcolo degli azimut dei lati.
2 – Calcolo delle coordinate parziali dei vertici.
3©–2009
Copyright Calcolo
Zanichellidelle coordinate totali dei vertici. 40
editore S.p.A.,
Bologna [6629]
1 – CALCOLO DEGLI AZIMUT
(BC)=(AB)+β−200C
(CD)=(BC)+γ−200C y≡ N E
(DE)=(CD)+δ+200C y≡ N
Y β
y≡ N (BC)
=
(AB) B y≡ N δ
(AB) (CD)
D
(DE)
A =
γ (CD)
XA
YA C
X LEGGE: l’azimut di un lato è uguale all’azimut del lato
precedente, sommato all’angolo al vertice formato tra i
O due lati, a cui si aggiunge o sottrae 200c, secondo che la
somma dei primi due angoli sia minore o maggiore di
200 c. © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
Copyright
41
Bologna [6629]
2 – LE COORDINATE PARZIALI
(xB)A=AB⋅ sen (AB) (yB)A=AB⋅ cos (AB)
(xC)B=BC⋅ sen (BC) (yC)B=BC⋅ cos (BC) y≡ N
(xD)C=CD⋅ sen (CD) (yD)C=CD⋅ cos (CD) E (xE)D
(xE)D=DE⋅ sen (DE) (yE)D=DE⋅ cos (DE)
(yE)D
y≡ N
Y y≡ N y≡ N
(xB)A β (BC)
(xD)C
B δ
(yB)A
(yD)C
(AB)
(yC)B
(DE)
A γ (CD)
XA
YA (xC)B C
X
O Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
Bologna [6629]
42
3 – LE COORDINATE TOTALI
XB= XA +(xB)A YB= YA +(yB)A
XC= XB +(xC)B YC= YB +(yC)B
XD= XC +(xD)C YD= YC +(yD)C E
XE= XD +(xE)D YE= YD +(yE)D y≡ N
y≡ N
y≡ N
Y β (BC)
B y≡ N δ
(AB) (yB)A
D
(DE)
XA A (xB)A γ (CD)
YB
XB
YA C
E E
O X X E = X A + ∑ xi YE = Y A + ∑ y i
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A., A A
43
Bologna [6629]
IL REGISTRO DI RESTITUZIONE
Il calcolo di una poligonale è ripetitivo, dunque è conveniente eseguire il lavoro con
l’ausilio di un registro di restituzione, che suggerisce esso stesso il calcolo da eseguire,
limitando anche la possibilità di commettere errori.
Il registro di restituzione non è univoco, ma in esso si riconoscono sempre una
struttura a righe e colonne; le righe sono riferite ai vertici della poligonale, le
colonne sono riferite agli elementi misurati e calcolati.
D
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
44
Bologna [6629]
IL REGISTRO DI RESTITUZIONE
Un esempio pratico
Coordinate parziali Coordinate totali
Azimut xi yi Xi Yi
Vertici Angoli Lati
θi-1+αi±200 Li–1 ⋅ sen θi–1 Li–1 ⋅ cos θi–1 Xi–1+xi Yi–1+yi
A -- -- -- −147,32 +90,46
108,70 136c,480
B 118c,391 +91,34 −58,93 −55,98 +31,53
119,20 54c,871
C 270c,480 +90,48 +77,60 +34,50 +109,13
141,75 125c,351
D 55c,364 +130,66 −54,97 +165,16 +54,16
128,30 380c,715
E 263c,510 −38,27 +122,46 +126,89 +176,62
115,72 44c,225
F -- Copyright © 2009 Zanichelli+74,08
editore S.p.A., +88,90 +200,97 +265,52
45
Bologna [6629]
LA MISURA DIRETTA DEGLI AZIMUT
Gli azimut dei lati della poligonale si ottengono dalla legge di propagazione degli
azimut dopo aver misurato gli angoli al vertice α, β, γ,…
Tuttavia, talvolta può essere conveniente misurare direttamente in campagna
gli azimut di ciascun lato della poligonale, con la tecnica detta “a punto indietro”.
y≡ N
y≡ N
(AB) Si impone, collimando A, D
l’azimut reciproco (BA):
A (CD)
(BA)=(AB)±200C
XA
In questo modo il C. O. è C
orientato in modo corretto
YA (0° lungo una direzione paral-
O X lela all’asse Y), dunque è pos-
sibile misurare in©modo
Copyright diretto
2009 Zanichelli editore S.p.A.,
l’azimut (BC). Bologna [6629]
46
RIFLESSIONI SULLO SCHEMA DELLE POLIGONALI
Lo schema geometrico delle poligonali è caratterizzato da una RAPIDA
propagazione degli errori, dunque assai temibile. Basta considerare che le
coordinate di ciascun vertice dipendono dalle coordinate di tutti i punti che lo
precedono e ciò rende inevitabile la propagazione e l’accumularsi degli errori
commessi nella misura degli angoli e delle distanze.
È importante capire quali sono le modalità con cui gli errori commessi nella misura
dei lati e quelli commessi nella misura degli angoli al vertice, condizionano il
calcolo delle coordinate dei vertici della poligonale.
errori nella misura dei lati errori nella misura degli angoli
Errore sul
Errore lineare primo angolo
sul primo lato
Y E DE X’A; Y’A
y≡ N D DATI (AB)
δ
AB, BC, CD
MISUREα, β, γ, δ…
A XB; YB
α (AB) INCOGNITE XC; YC
X’A C XD; YD
γ XE; YE
Y’A
FASI DI SVILUPPO DELLE
β POLIGONALI CHIUSE
1. Controllo e compensazione angolare.
X B 2. Calcolo delle coordinate parziali.
O
3. Controllo e compensazione lineare.
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4. Calcolo delle coordinate totali. 52
Bologna [6629]
CONTROLLO ANGOLARE
Nella misura degli angoli interni vengono commessi errori, pertanto la loro somma
differisce da quella teorica, in più o in meno, di una certa quantità ±δα che prende il
nome di errore di chiusura angolare della poligonale. Nel nostro caso:
A | ± δα | ≤ Tα
α (AB)
X’A
γ Nelle poligonali catastali con
sviluppo inferiore ai 2 km, la
Y’A C tolleranza angolare viene
calcolata con la formula:
β
Tα = 0C,025 ⋅√ N
X B
O
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53
Bologna [6629]
COMPENSAZIONE ANGOLARE
Dato che tutti gli angoli vengono misurati con le stesse modalità operative, è logico supporre
che essi siano affetti dallo stesso errore, per cui la compensazione angolare consiste nel
distribuire l’errore di chiusura angolare (cambiato di segno) in parti uguali su tutti gli angoli
misurati. y≡N
±δα
Y E λ = – −−−−
DE N
y≡ N ε D
δ
CORREZIONE ANGOLI
(EA) α’ = α ± λ
(DE)
y≡N
β’ = β ± λ
A γ’ = γ ± λ
X’A α (AB) δ’ = δ ± λ
γ ε’ = ε ± λ
y≡N C
Y’A CALCOLO DEGLI AZIMUT
(BC) (CD)
(AB) = noto
β (BC) = (AB) + β’ ± 200C
(CD) = (BC) + γ’ ± 200C
O X B (DE) = (CD) + δ’ ± 200C
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Bologna [6629]
(EA) = (DE) + ε’ ± 200C54
CALCOLO DELLE COORDINATE PARZIALI
Con le lunghezze dei lati e l’ampiezza degli azimut, si possono calcolare le
coordinate parziali, considerando il vertice A, inizialmente come primo vertice,
poi come ultimo.
y≡N Ascisse parziali (x)
y≡N (xB)A = AB × sen (AB)
±δx ±δy
Kx = – −−−−− Ky = – −−−−−
L L
ε δ ±δx ±δy
Kx = – −−−− Ky = – −−−−−−−−
L L – AB
A
α
C
γ
Asse Y coincidente con AE
β ±δx ±δy
Kx = – −−−−−−−− Ky = – −−−−
L – AE L
B
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59
Bologna [6629]
ESEMPIO NUMERICO
XA = −37,85 m; YA = −64,38 m ;
(AB) = 75C,390
67,35 75C,390
189c,47 +62,380 +25,392
B 189c,48 +62,388 +25,361 + 24,54 − 39,02
+0c,01 +0,008 −0,031
62,81 64c,870
y≡N
X A' − X P' ( A1 A2 ) = ( AA1 ) + α1 ± 200C
( PA) = arctg '
*
( A2 A3 ) = ( A1 A2 ) + α 2 ± 200C
P YA − YP'
X’P;Y’P ( A3 A4 ) = ( A2 A3 ) + α 3 ± 200C
(PA) *
( AA1 ) = ( PA) + α ± 200
* C
.......................................
Y ( An B ) = ( An −1 An ) + α n ± 200C
y≡N y≡N
y≡N
α1 (A3A4)
(A1A2) α y≡N B
(AA1) y≡N 3 y≡N
A1 αn (AnB) X’B;Y’B
A3 (A4An)
α α2
(A2A3) α4
An
A A2 A4
X’A;Y’A
X
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Bologna [6629]
64
IL CONTROLLO ANGOLARE
La necessità di vedere il punto noto R da B è legata alla chiusura della poligonale
(controllo dell’azimut (BR), con la misura di β).
Dopo aver ottenuto (AnAB), si può calcolare l’azimut (BR), sia con le coordinate di B e R, sia con
l’angolo β, permettendo il controllo angolare della poligonale.
R
P X’R;Y’R
X R' − X B'
( BR ) = arctg '
*
YR − YB'
Y ( BR ) = ( An B ) + β ± 200C
y≡N y≡N
y≡N
y≡N (BR)
α1 (A3A4)
(A1A2) α y≡N β B
(AA1) y≡N 3 y≡N
αn (AnB) X’B;Y’B
A1 A3 (A4An)
α α2
(A2A3) α4
An
A A2 A4
X’A;Y’A
(AA1)’ = (AA1) ± λ
±δα (A1A2)’ = (A1A2) ± 2λ
λ = – −−−− (A2A3)’ = (A2A3) ± 3λ
N
(A3A4)’ = (A3A4) ± 4λ
...................................
(BR)’ = (BR) ± N ⋅λ
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66
Bologna [6629]
CONTROLLO LINEARE: verifica di XB,YB
Con gli azimut compensati si procede al calcolo delle coordinate parziali:
Ascisse parziali (x) Ordinate parziali (y) Le coordinate di B, passando
(xA1)A = AA1 ⋅ sen (AA1)’ (yA1)A1 = AA1 ⋅ cos (AA1)’ attraverso tutti i lati della
(xA2)A1= A1A2 ⋅ sen (A1A2)’ (yA2)A1 = A1A2 ⋅ cos (A1A2)’ poligonale, saranno:
(xA3)A2 = A2A3 ⋅ sen (A2A3)’ (yA3)A2 = A2A3 ⋅ cos (A2A3)’
(xA4)A3= A3A4 ⋅ sen (A3A4)’ (yA4)A3 = A3A4 ⋅ cos (A3A4)’ XB = X’A + Σ x
…………………………. ………………………….. YB = Y’A + Σ y
(xB)An = AnB ⋅ sen (AnB)’ (yB)An = AnB ⋅ cos (AnB)’
*
XB;YB B δx
Y δ
∆ y
B
A1 A3
X’B;Y’B
An
A A4
A2
X’A;Y’A
X
O Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
Bologna [6629]
67
LA COMPENSAZIONE LINEARE
La misura dei lati avviene con errori che si trasmettono su tutte coordinate
parziali, e infine anche sulle coordinate del punto B che, pertanto, saranno
diverse da quelle assegnate X’B, Y’B:
±δx ±δy
Kx = – −−−−− Ky = – −−−−−
L L
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68
Bologna [6629]
LA COMPENSAZIONE LINEARE
Con gli errori unitari si correggono le coordinate parziali:
Ascisse parziali corrette (x’) Ordinate parziali corrette (y’)
(xA1)’A = (xA1)A ± Kx ⋅ AA1 (yA1)’A1 = (yA1)A1 ± Ky ⋅ AA1
(xA2)’A1= (xA2)A1m ± Kx ⋅ A1A2 (yA2)’A1 = (yA2)A1 ± Ky ⋅ A1A2
(xA3)’A2 = (xA3)A2 m ± Kx ⋅ A2A3 (yA3)’A2 = (yA3)A2 ± Ky ⋅ A2A3
(xA4)’A3= (xA4)A3m ± Kx ⋅ A3A4 (yA4)’A3 = (yA4)A3 ± Ky ⋅ A3A4
…………………………. …………………………..
(xB)’An = (xB)An m ± Kx ⋅ AnB (yB)’An = (yB)An ± Ky ⋅ AnB
I vertici vengono provvisoriamente segnalati con paline, quindi, una volta definita la loro
posizione, le stesse vengono sostituite con picchetti in legno o con picchetti di ferro
(talvolta con pilastrini in muratura). Di ciascuno di essi deve poi essere redatta un’adeguata
monografia, oltre all’eidotipo della zona di terreno da rilevare da quel vertice.
An–1 An+1
αn
Ln–1 An Ln+1
αn=Ln+1–Ln–1
0c Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
73
Bologna [6629]
ERRORE DI CENTRAMENTO
● Nella misura degli angoli, soprattutto per vertici ravvicinati, è assai temibile
l’errore di centramento del goniometro (o del segnale) sul vertice.
● Infatti, posizionando lo strumento, o le mire, sui vari vertici della poligonale, il
centramento effettuato con mezzi ordinari (piombino ottico) avviene con errori
dell’ordine di qualche millimetro (3-4 millimetri). Questo errore influenza le letture al
CO, Ln–1 e Ln+1 , dunque anche l’angolo al vertice αn.
● L’angolo λ rappresenta
l’errore di cui è affetta la lettura
An–1 al cerchio Ln–1
λ d ● Essendo d molto più grande di
λ e, possiamo considerare e come
un arco di cerchio di raggio d.
Ln–1
0c e An
e e
L’n–1 λrad = λ" = ⋅ 206265
0c A’n d d
L’errore angolare λ, provocato dal non perfetto centramento dello strumento sul vertice, è
inversamente proporzionale alla lunghezza dei lati. Pertanto i vertici dalla poligonale andranno
scelti in modo da limitare la presenza
Copyright di lati
© 2009 Zanichelli corti
editore S.p.A.,(inferiori ai 70-80 m).
74
Bologna [6629]
CENTRAMENTO FORZATO
● Maggiore precisione nella misura degli angoli si ottiene ricorrendo a una procedura
operativa denominata centramento forzato. Essa è realizzabile a mezzo di strumen-
ti (teodoliti e mire) separabili da un comune basamento e intercambiabili sul
basamento stesso.
● Distribuzione di goniometro e mire durante la misura dell’angolo al vertice su An
● Distribuzione di goniometro e mire durante la misura dell’angolo al vertice su An+1
An+1
An–1 αn
An
An+2
I punti di dettaglio vengono poi utilizzati nella costruzione delle mappe e delle carte per
rappresentare graficamente il territorio e i suoi oggetti. Pertanto essi dovranno definire i particolari
e gli elementi significativi del terreno e dei manufatti che esso comprende (per cui sono anche
chiamati particolari topografici).
topografici
La fedeltà rappresentativa del rilievo e le sue corrette implicazioni economiche dipendono dal
numero e dal tipo di punti di dettaglio selezionati. Con un numero troppo limitato di punti
verrebbero prodotte carte poco rappresentative del territorio. Con un numero troppo elevato di
punti verrebbero prodotte carte inutilmente costose.
Inoltre i particolari “visibili” su una carta (dunque quelli cha vanno rilevati) sono
anch’essi da mettere in relazione alla scala di rappresentazione (oltre che agli scopi per
cui viene realizzata la carta stessa) che, pertanto, condiziona direttamente anche il
numero dei punti rilevati.
Esempio: fabbricato di larghezza 8 m
• In scala 1:25.000 dovrebbe essere rappresentato con un segmento di 0,32 mm
• In scala 1:2.000 può essere rappresentato realmente con un segmento di 4 mm
ELEMENTI NATURALI
1. La morfologia (elementi salienti che nel loro insieme costituiscono le
caratteristiche fisiche del territorio).
2. La vegetazione (singole essenze, filari o zone di copertura).
3. L’idrografia (corsi d’acqua, canali, fossati, linee di compluvio e displuvio).
ELEMENTI ARTIFICIALI
1. La rete viaria (cigli e assi di strade e ferrovie, con i relativi manufatti come ponti,
passi, aiuole, pedonali, svincoli).
2. Gli insediamenti urbani (edifici, monumenti, elementi di arredo urbano e
quant’altro concorra alla formazione del tessuto urbano).
3. Le reti tecnologiche (linee elettriche, telefoniche, fognature ecc., con i loro
manufatti quali pali, tralicci, pozzetti, caditoie).
4. I confini (possono essere sia di proprietà che di coltura).
Su di esso verranno
individuati i punti da rilevare
a cui verrà poi assegnato un
codice di identificazione,
perlopiù di tipo numerico e
progressivo (1, 2, 3, 4, 5…)
nell’ambito di tutto il rilievo o
di ciascuna stazio-ne di
partenza (A1, A2, A3, A4…).
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
82
Bologna [6629]
METODI DI RILIEVO
PLANIMETRICO
DEI PARTICOLARI
METODI DI RILIEVO
In passato i metodi di rilievo planimetrico dei particolari erano numerosi,
perlopiù legati all’impiego di strumenti molto semplici.
semplici
La moderna tecnologia ha reso molti di questi metodi non più attuali, mentre ha
enfatizzato le caratteristiche di altri.
Oggi il metodo che più degli altri beneficia delle opportunità fornite dalle moderne
stazioni totali è il metodo per “irradiamento
irradiamento”, che dunque è il più utilizzato. In
alcuni contesti trova pure applicazione il metodo per “allineamenti
allineamenti e squadri”;
squadri gli
altri metodi, di fatto, sono ormai abbandonati.
IRRADIAMENTO
ALLINEAMENTI A, B, C, D, E…
E SQUADRI INQUADRAMENTO
ALLINEAMENTO
SECONDARIO
ALLINEAMENTO
PRINCIPALE
90°
ALLINEAMENTO
SECONDARIO
ALLINEAMENTO
PRINCIPALE
∆*
hP
Z
ϕ
P (X; Y; Q)
∆AB
hS
EQUAZIONI DELLA
Y ϑ D CELERIMENSURA MODERNA
X = XS + D sen ϑ
S Y = YS + D cos ϑ
(XS; YS; QS)
XCopyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A., Q = QS + ∆* + hS − hP
Bologna [6629]
92
ORGANIZZAZIONE DEL
RILIEVO DEI
PARTICOLARI
PICCOLE ESTENSIONI
Si realizza una poligonale principale che interessa la globalità del territorio collocata in
prossimità del confine. Su di essa viene poi eseguita una livellazione composta dal mezzo
per la definizione precisa delle quote.
Da essa, successivamente, si sviluppano le poligonali secondarie i cui vertici dovranno
essere distribuiti realizzando la necessaria densità per rilevare i dettagli.
Tale situazione è assi temibile; in effetti ciascuno di questi punti viene determinato da
quello precedente senza nessuna possibilità di controllo, dunque tale procedura deve
essere limitata rigorosamente a pochissimi punti.
(BA)
D
(AB)
La direzione dell’origine del cerchio è affetta da un errore δ di orientamento che può essere
calcolato nel seguente modo:
δ = LBA − (BA)
Di questo errore, cambiato di segno, verranno successivamente corrette tutte le letture al cerchio
orizzontale eseguite nella stazioneCopyright
in B. © 2009 Zanichelli editore S.p.A., 100
Bologna [6629]
COLLEGAMENTO PORRO
Sei le due stazioni A e B non sono visibili perché separate da un ostacolo, si possono
scegliere due punti arbitrari M e N visibili sia da A che da B.
Collimando da A i due punti M e N è possibile determinare le loro coordinate, dunque che
la loro distanza MN e il relativo azimut (MN).
XN − XM
( MN ) = arctg ( )
YN − YM
XN − XM
MN =
sen ( MN )
(MB) = (MN) − ϕ
XB = XM + BM sen (MB) M (MB)
YB = YM + BM cos (MB) δ
ϕ BM
QB = QM + ∆AM − ∆BM
LBM
B
(XB; YB; QB)
α
LBN
(AM)
BN
A (AN)
(BM) = (MB) ± 200C
δ = LBM − (BM)
NS.p.A.,
Copyright © 2009 Zanichelli editore
102
Bologna [6629]
MODULO H
METODI E STRUMENTI
DELLE MISURE LINEARI
UNITÀ H2 - 1
MISURA DEI DISLIVELLI
QUOTE e DISLIVELLI
La quota (ortometrica) di un punto P sulla superficie terrestre è la distanza del
punto P dal Geoide, misurata lungo la linea di forza della gravità. Essa viene
approssimata con un segmento rettilineo misurato lungo la verticale.
Il dislivello tra due punti A e B sul terreno è la differenza della quota del
secondo punto rispetto alla quota del primo; dunque:
∆AB= QB − QA ∆BA= QA − QB ∆BA= −∆AB
Nella pratica, il dislivello tra due punti viene misurato con operazioni dette livella-
zioni. Esso viene poi usato per calcolare la quota incognita di un punto:
QB = QA + ∆AB
∆AB
B’
NOTA:
la figura è fortemente deformata
per esigenze espositive
ωrad D
ε rad = K⋅ −− = K⋅ −−
2 2R
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
108
Bologna [6629]
ERRORE LINEARE DI RIFRAZIONE
La presenza dell’atmosfera provoca di fatto una riduzione dell’errore di sfericità
x di una quantità y = M’M”, detto errore lineare di rifrazione.
1−K
e = -------- ⋅ D2
109
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A., 2⋅R
Bologna [6629]
IL COEFFICIENTE DI RIFRAZIONE K
Il valore del coefficiente K dipende dalle condizioni atmosferiche, dunque da
pressione e temperatura. Queste, naturalmente, variano da località a località, e in
base alle stagioni e all’ora nell’ambito della stessa giornata.
In Italia, indicativamente, il valore medio di K è di 0,13-0,14, e può comunque
oscillare tra i valori 0,09 e 0,18.
Nell’ambito di una stessa giornata, il valore di K è costante durante la notte,
mentre assume valori massimi al mattino, che decrescono rapidamente (a causa
del riscaldamento dell’atmosfera) sino a raggiungere il minimo verso le ore 10-12,
per poi ricrescere nelle ore pomeridiane.
livellazione trigonometrica
livellazione clisimetrica
Pro: buona precisione
Pro: l’uso del teodolite ne consen-
Contro: l’uso di strumenti dedicati ne
te la misura contestualmente alle
richiede la misura in sessioni separate
altre attività planimetriche.
dalle altre attività di misura (angoli e
111 Contro: scarsa precisione.
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distanze).
Bologna [6629]
MISURA DEI DISLIVELLI:
LE LIVELLAZIONI
A VISUALE LIBERA
l
ϕ
l = lettura al
B filo medio
A
113
D
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Bologna [6629]
LIVELLAZIONE ECCLIMETRICA
Nella livellazione ecclimetrica è necessario misurare: l’altezza strumentale h,
l’angolo zenitale ϕ, la lettura al filo medio l della stadia e la distanza D tra gli
estremi.
∆AB = AO + MN – NB
∆AB = h + D ⋅ cotgϕ
ϕ−l N
ϕ l
O α1
D M
h B
∆AB
A D
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115
Bologna [6629]
LIVELLAZIONE CON IL GEODIMETRO
La livellazione ecclimetrica può essere effettuata con un geodimetro elettro-
nico. In questo caso lo strumento fornisce direttamente sul display la misura del
dislivello ∆* tra il centro dello strumento e il prisma riflettente.
Sostituendo ∆* al posto di MN = D ⋅ cotgϕ nell’espressione della livellazione
ecclimetrica si ottiene:
∆AB = h + ∆* − hP
1−K
∆AB = h + D ⋅ cotgϕ − l + ------- ⋅ D2
2⋅R mira
l
ϕ B
∆AB
h
A D
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
117
Bologna [6629]
LIVELLAZIONI GEOMETRICHE
Le livellazioni geometriche si eseguono utilizzando uno strumento apposita-
mente concepito per queste operazioni: il livello.
Con esso si realizza unicamente, ma con precisione, un asse di collimazione
orizzontale.
Con l’uso di questo strumento non è necessario conoscere o misurare la distanza
tra i due punti, né misurare angoli o altezze strumentali, ma occorre unicamente
effettuare le letture al filo medio del reticolo sulla stadia verticale (battute).
Questo comporta procedure operative molto semplici e rapide (in quanto non è
necessario fare stazione su un determinato punto) e in grado di fornire la misura dei
dislivelli con grande precisione (ordine del mm/100 m e anche inferiori).
Linea di mira
(orizzontale)
L’uso del livello si basa sul parallelismo delle verticali passanti per gli
estremi del dislivello da misurare. Pertanto, in questo ambito, viene adottato
come superficie di riferimento il piano tangente (trascurando gli effetti
della curvatura terrestre e della rifrazione atmosferica).
Ciò è ammissibile per distanze livello-stadia SEMPRE inferiori a 100 m.
∆AB = h − l l
h
B
∆AB
121 A Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
Bologna [6629]
LIVELLAZIONE GEOM. DA UN ESTREMO
In realtà la linea di mira del livello non può essere perfettamente orizzontale, a causa
degli errori di rettifica del livello e dei suoi dispositivi.
La linea di mira sarà allora inclinata (verso l’alto o verso il basso), anche se di piccolissime
entità ε, causando l’errata lettura alla stadia l’ al posto della lettura corretta l, con l’errore x
(l = l’ − x).
ε x
linea di mira teorica (orizzontale)
∆AB = h − (l’− x) l l’
h
B
∆AB
A
ll valore di x non è noto (non si conosce l’inclinazione dell’asse di mira); pertanto il
dislivello si calcola trascurando questa quantità e utilizzando la lettura errata l’, dunque
commettendo un errore nella misura del dislivello (che si aggiunge all’incertezza nella
Copyright
misura dell’altezza strumentale h).© 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
122
Bologna [6629]
LIV. GEOM. IN PROSSIMITÀ DI UN ESTREMO
In questo metodo il livello non viene collocato su uno dei due estremi A e B, ma viene posto
su un altro punto generico P scelto a piacere (dunque non segnalato) più vicino a uno dei
due estremi (rispetto all’altro), in generale fuori dall’allineamento AB.
∆PA = h − l’A + xA ∆PB = h − l’B + xB essendo: ∆AB = ∆AP + ∆PB :
∆AB = − h + l’A − xA + h − l’B + xB
xA
xB
l ’B
∆AB = l’A − l’B + (xB− xA)
h l ’A
B
∆AB
P A
ll valore di (xB − xA) non è noto; pertanto il dislivello si calcola trascurando
questa quantità commettendo un errore nella misura del dislivello, tuttavia non
è più presente l’incertezza
Copyright dovuta nella editore
© 2009 Zanichelli misura dell’altezza strumentale h
S.p.A.,
Bologna [6629]
123
LIVELLAZIONE GEOMETRICA DAL MEZZO
In questo metodo il livello viene collocato su un punto generico P scelto a piacere, ma
approssimativamente equidistante dagli estremi A e B, in generale fuori dall’allineamento
AB. Così viene annullato l’errore causato dall’imperfetta orizzontalità della linea di mira (infatti,
essendo PA ≅ PB, dovrà anche essere xA = xB = x).
∆PA = h − l’A + x ∆AB = ∆AP + ∆PB
∆PB = h − l’B + x ∆AB = − h + l’A − x + h − l’B + x
x x
h lB l ’B
l ’A l A
B
P ∆AB
D D
A ∆
Copyright ©AB
= l’ − l’
Aeditore S.p.A.,
2009 Zanichelli B
124
Bologna [6629]
LIVELLAZIONE GEOMETRICA DAL MEZZO
Nella livellazione geometrica dal mezzo, il dislivello viene misurato con la diffe-
renza tra la lettura al filo medio sulla stadia posta sul primo estremo A (battuta
indietro o controbattuta) e quella analoga eseguita sul secondo estremo B
(battuta in avanti o battuta).
Essa consente di ottenere precisioni variabili da qualche millimetro fino a
qualche decimo di millimetro (in relazione alla strumentazione usata).
Essa, inoltre, è anche la livellazione più rapida da eseguire.
2
misura di ∆12 da S2
S2
S3
S1
∆ AB = Σl indietro − Σl avanti l Ba
l2i
B
l1i l2a
∆2B
S3
l Ai l1a 2 ∆ 2 B = l2i − l Ba
∆12
S2
1 ∆12 = l1i − l2a
∆A1
S1
∆ AA = Σl i − Σl a = 0 ⇒ Σl i = Σl a condizione teorica
4
S5 S3
S6
2
S2
1
A
S1 Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
129
Bologna [6629]
CONTROLLO E COMPENSAZIONE
L’errore di chiusura altimetrica deve essere contenuto entro i
| δ∆| ≤ Ta
limiti di tolleranza prevista per la misura.
±δ ∆
La compensazione altimetrica (empirica) inizia con il calcolo K∆= - −−−
dell’errore unitario K∆ (per m di linea livellata). L
QM QB
QA
d
A0 M0 B0
D
1° modo 2° modo
∆ AM d d ∆ AB
= ∆ AM = ⋅ ∆ AB ∆ AM = p AM ⋅ d p AM = p AB =
∆ AB D D D
132
QM = Q A + ∆ AM Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A., QM = Q A + ∆ AM
Bologna [6629]
PROBLEMA 2 :
Determinare la posizione (per es. la distanza da A) di un punto M di quota nota
QM, appartenente all’allineamento tra altri due punti A e B di quote e distanza note
(QA, QB, D), immaginando che il terreno tra essi vari linearmente.
B
M
∆AB = QB – QA
A ∆AM = QM – QA
QM QB
QA
d
A0 M0 B0
D
1° modo 2° modo
∆ AM d ∆ AM ∆ AM ∆ AB
= d= ⋅D d= p AM = p AB =
∆ AB D ∆ AB p AM D
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,
133
Bologna [6629]
PROBLEMA 3 : Determinare la quota di un punto M di posizione nota (per es.,
se sono noti AM = d e α‘ = MAB), appartenente al piano (falda) definito da tre punti
A, B e C di posizione e quote note (a, b, c, QA, QB, QC).
(QC) C
• Il problema si risolve conoscendo pAM = pAH, in cui H è
γ l’intersezione del lato BC con il prolungamento di AM:
a (QH) QM = Q A + d ⋅ p AM
H
b (QM)
1. Per calcolare la pendenza pAM = pAH è
M λ
necessario partire dal triangolo AHB (o da
l quello AHC) da cui calcolare λ, l, AH
d c c
l= sin α ' AH = sin β
β sin λ sin λ
α’
A c H
B 2. Ora è possibile calcolare la quota del
(QA) (QB) punto H compreso tra B e C (problema 1)
M
A ∆AM
∆AH QH = QB + l ⋅ pBC
QH 3. Infine si calcola pendenza pAH = pAM che
QM permette la soluzione del problema
QA
∆ AH QH − Q A
A0 d
M0 H0 p =
Copyright © 2009 Zanichelli editore S.p.A.,AH
=
134 AH Bologna [6629]
AH d + MH
PROBLEMA 4
Determinare la distanza D a cui si incontrano di due semirette di diversa pendenza
p1 e p2 che partono dagli estremi di un segmento verticale di lunghezza nota h,
1°- p1 e p2 concordi h = MB − MA
B
h = D ⋅ tgα1 − D ⋅ tgα 2
p1
h h = D ⋅ (tgα1 − tgα 2 )
A h = D ⋅ ( p1 − p2 )
p2
α1
M α2 O
D
h
D=
( p1 − p2 )
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135
Bologna [6629]
2°- p1 e p2 discordi
h = MB + MA
B
h = D ⋅ tgα1 + D ⋅ tgα 2
p1
h = D ⋅ (tgα1 + tgα 2 )
h h = D ⋅ ( p1 + p2 )
α1 O
M D
α2
A
p2
h
D=
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( p1 + p2 )
136
Bologna [6629]