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Strumenti topografici:

il teodolite, la stazione totale

Corso di Topografia Ingegneria Civile


(A.A. 2014/2015)
Strumenti topografici
 Teodoliti
 Livelli
 Distanziometri elettronici

Vengono utilizzati per misurare :

 • angoli
 • dislivelli
 • distanze

Si differenziano per:
 p
principio
p di funzionamento;;
 struttura;
 livello tecnologico;
 grado di precisione;
 campo di applicazione.
Angoli
Definiti:
 V, la verticale passante per
A
 πB è il piano definito dalla
verticale V e dalla
congiungente AB
 πC è il piano definito dalla
verticale V e dalla
congiungente AC

L’ angolo
g azimutale è
l'angolo diedro definito dai
due piani πB e πC e che ha per
spigolo la verticale V
passante per A .
Angoli
Dato un punto A
ed
d un puntot BB,
l'angolo zenitale  
è l'angolo formato
dalla verticale
per il punto A e
dalla congiungente
i punti A e B
Dislivelli
Si definisce quota di un punto la sua distanza da una
superficie di riferimento misurata
sulla verticale per il punto stesso.

La superficie di riferimento è il geoide, che può essere


approssimato alla superficie del mare in quiete, supposta
estesa anche al di sotto delle te
terre
e eme
emerse
se

Considerando il punto A, di quota qA ed il punto B a quota qB , il problema sarà quello


di stabilire la differenza di quota, o dislivello, fra i punti, cioè la differenza qA - qB.
Dislivelli
In particolare,
particolare le verticali passanti per due punti,
punti distanti fra loro meno di 100 metri,
metri
possono essere considerate parallele e per le precisioni normalmente richieste la
superficie del geoide può essere approssimata da un piano ad essa tangente.

Il dislivello Δ tra due punti A e B può allora essere cosi definito:


qA-qB
DISTANZE

La superficie di riferimento,utilizzata in planimetria è l'ellissoide.


Tale superficie è anche usata per definire in modo rigoroso ed univoco
la distanza tra due punti.

Si chiama
h d
distanza topografica
f d tra due
d punti A e B della
d ll superficie
f
fisica della Terra, l'arco di geodetica che congiunge le proiezioni A'
e B' dei due punti sull'ellissoide.
DISTANZE

In pratica in Topografia quando si parla di distanza si intende sempre


la distanza topografica
La distanza reale d* è la lunghezza del segmento che congiunge i due
punti.
Mentre lal distanza
d ridotta
d all'orizzontale
ll' l d0 , se operiamo nell campo
topografico, è la distanza reale, moltiplicata per il seno dell'angolo
zenitale della congiungente i due punti.
DISTANZE

In caso di distanze brevi ( e cioè dell’ordine di qualche


centinaio di metri) e di quota media dei punti dell’ordine
d i 200 – 300 metri,
dei t i la
l distanza
di t ttopografica
fi coincide
i id
con la distanza ridotta all’orizzontale.
Più in generale, per ottenere la distanza topografica
bisogna eseguire la riduzione al livello del mare.

Trattandosi
T tt d i nella ll pratica
ti di rilievi
ili i di modesta
d t estensione
t i sii
può considerare che il geoide coincida con il piano ad
esso tangente nel punto medio della zona nella quale
avviene
i il rilievo,
ili e che,
h di conseguenza, sia i trascurabile
t bil
la convergenza delle verticali; in altri termini
considereremo le verticali nella zona del rilievo parallele
tra loro
l edd ortogonalili all piano
i tangente all geoide.
id
DISTANZE

d* : distanza reale
 : angolo zenitale
do : la distanza topografica (o ridotta)
d = do = d* Sen 
TEODOLITE
 Il Teodolite è uno strumento utilizzato
specificatamente per misurare angoli
(azimutali e/o zenitali)

 Si differenzia dal tacheometro per il grado di


precisione
i i offerto,
ff t nellall lettura
l tt

 Il Teodolite può essere Ottico – Meccanico o


Elettronico
TEODOLITE
 Il Teodolite è uno strumento utilizzato
specificatamente per misurare angoli
(azimutali e/o zenitali)

 Si differenzia dal tacheometro per il grado di


precisione
i i offerto,
ff t nellall lettura
l tt

 Il Teodolite può essere Ottico – Meccanico o


Elettronico
STAZIONE TOTALE
 Il Teodolite è uno strumento utilizzato
specificatamente
ifi t t per misurare
i angolili
(azimutali
( e/o zenitali))

 Il distanziometro misura le distanze

 La STAZIONE TOTALE misura sia angoli


che distanze
Teodolite Ottico - Meccanico
(tradizionale) Teodolite Elettronico
+ Distanziometro
(STAZIONE TOTALE)
STAZIONE TOTALE
Grado di precisione

Tacheometro: 0.01c (al centesimo di grado centesimale o gon)

Teodolite: 0.00015
0 00015c (al mezzo secondo 00.5
5” pari a 0.15
0 15 mgon)
detti anche teodoliti al decimillesimo

Classificazione
Struttura di un teodolite
Struttura di un teodolite
Assi del teodolite
Parti del teodolite
Controlli del teodolite
Il Treppiede

L 

Rappresenta la struttura di sostegno dello strumento. E’ composto da


tre aste allungabili e da una piastra di appoggio alla quale è ancorato
lo strumento.
Il Treppiede

L 

Piastra di
appoggio
del treppiede
La basetta
La basetta assicura il collegamento dello strumento con la
piastra di appoggio del treppiede. Essa si compone di:
1. Piastra fissa di base
2. Piastra basculante superiore
3. Tre viti calanti che uniscono la piastra di base e la
superiore

La piastra di base è collegata al treppiede tramite un vitone centrale


Uso delle
3 viti
calanti:
Piombino ottico:
serve a sovrapporre il centro dello strumento sul punto di
stazione.
La verticalità dello strumento viene garantita
mediante l’uso combinato di una livella torica e di
una livella sferica.
Il cannocchiale topografico

L 
Cannocchiale topografico:
funzionamento
 La lente L1 e la lente L2 hanno focale
risultante:
i lt t
f = f1 * f2 / ((f1 + f2 – l))

 Variando l (distanza tra la lente L1 e la


lente L2), varia f: in tal modo si regola
la messa a fuoco in modo che
l’immagine A’B’ si formi sul piano del
reticolo
Cannocchiale topografico
Cannocchiale topografico:
funzionamento
 La lente L1 e la lente L2 hanno focale
risultante:
i lt t
f = f1 * f2 / ((f1 + f2 – l))

 Variando l (distanza tra la lente L1 e la


lente L2), varia f: in tal modo si regola
la messa a fuoco in modo che
l’immagine A’B’ si formi sul piano del
reticolo
FUNZIONE DELLA LENTE OCULARE
E DELLA LENTE L2

 OCULARE L3: lente d’ingrandimento con


funzione di ingrandire l’immagine sia A’B’
del reticolo che dell’oggetto
gg per p
p poter ben
collimare quest’ultimo.
quest’ultimo.
 LENTE Interna L2: permette,
permette variando la
sua distanza l dalla lente obiettivo, la
formazione della prima immagine A’B’
dell’oggetto
gg AB sul p
piano del reticolo
reticolo..
Cannocchiale topografico:
funzionamento
 La lente L1 e la lente L2 hanno focale
risultante:
i lt t
f = f1 * f2 / ((f1 + f2 – l))

 Variando l (distanza tra la lente L1 e la


lente L2), varia f: in tal modo si regola
la messa a fuoco in modo che
l’immagine A’B’ si formi sul piano del
reticolo
Cannocchiale topografico:
funzionamento
 L1 : Lente obbiettivo (convergente)

 L2 : Lente interna (divergente)

 L3 : Lente
L t oculare
l ((convergente)
t )

 R: Reticolo su cui si forma la prima


immagine A’B’
AB
RADDRIZZAMENTO DELL
DELL’IMMAGINE
IMMAGINE
LL’immagine
immagine deve essere ingrandita e diritta.
diritta
Il raddrizzamento della immagine è dato da un
prisma posto tra la lente L2 e l’oculare L3
ABERRAZIONI OTTICHE

 Ab
Aberrazioni
i i cromatiche
ti h

 Aberrazioni di sfericità

 A i
Astigmatismo
i

 Distorsione
ABERRAZIONI CROMATICHE
 Deriva dal fatto che l’indice di rifrazione
varia al variare della lunghezza d’onda della
luce
 E’ misurata da Ac = fC – fF con fC e fF
E
distanze focali corrispondenti alle lunghezze
onda 0,4862 m e 0,6563 m
d’onda
d
 Si riduce accoppiando lenti di vetro flint con
lenti di vetro crown una convergente e
ll’altra
altra divergente
Aberrazioni di sfericità
à
Astigmatismo
Distorsione a botte e a cuscino
Cannocchiale topografico
 In realtà nel cannocchiale topografico,
topografico
ciascuna lente L1, L2, L3 è composta da un
pacchetto di lenti, al fine di correggere le
aberrazioni..
aberrazioni
Il Teodolite

r – r : asse principale
m- m: asse secondario
u-u: asse di collimazione
c: centro dello strumento
Condizioni di esattezza del teodolite:
1. Asse principale perpendicolare al piano del cerchio
orizzontale
2. Asse principale passante per il centro del cerchio
orizzontale
3. Asse secondario perpendicolare all’asse principale
4. Asse secondario perpendicolare al cerchio verticale
5. Asse secondario passante per il centro del cerchio
verticale
6. Asse di collimazione perpendicolare all’asse secondario
7. Convergenza
g dei tre assi in un punto
p (centro
( dello
strumento)
8. Graduazione esatta dei cerchi
9. Correttezza indice zenitale
Condizioni di esattezza del teodolite:
Per controllare se uno strumento soddisfa le condizioni di esattezza ed
eliminare eventuali errori residui, una volta posto in stazione curando
bene la verticalità dell
dell’asse
asse Z-Z , si possono effettuare letture ai cerchi
collimando a punti ben identificati e tali da consentire un centramento
molto ppreciso,, dopo
p aver annotato le letture su un registro,
g , si capovolge
p g
il cannocchiale e, ruotata l’alidada di un angolo piatto, si ripetono a
Ritroso le collimazioni (regola di Bessel).
Si parla di letture coniugate.
Indicando con H' e H“ gli angoli orizzontali letti e, V' e V" le letture
degli angoli verticali,
verticali i valori più probabili delle letture saranno ottenuti
quindi come media aritmetica delle due misure coniugate :
H = ((H' + H" ± 200g)
g) / 2
V= (V' - V" + 400g) / 2
Condizioni di esattezza del teodolite:
La regola di Bessel consente di eliminare l’influenza sulle
misure degli errori di:
- Non perfetta orizzontalità dell’asse
dell asse secondario;
- Non perfetta ortogonalità dell’asse di collimazione con
l’asse secondario;
- eccentricità
à dell’asse
d ll’ di
d collimazione;
ll
- eccentricità dell’alidada (con il cerchio orizzontale);
- eccentricità del cerchio zenitale (con l’asse
l asse secondario);
Il suo impiego risulta indispensabile per il corretto
impiego
p g di tutti quegli
q g strumenti (prevalentemente
(p i
teodoliti) che hanno caratteristiche di precisione tali da
risentire delle pur minime imperfezioni di costruzione (o di
manutenzione).
i )
TEODOLITI ELETTRONICI
 Sono strumenti identici dal punto di vista meccanico ai tradizionali teodoliti, ma le
letture ai cerchi avvengono elettronicamente e sono poi visualizzate su un piccolo
schermo
h edd eventualmente
l registrate.
i

 Stazione totale: un teodolite elettronico che comprende all’interno un distanziometro.

 Strumenti integrati: strumenti che sono composti da un teodolite elettronico o


tradizionale che è possibile collegare con un distanziometro. Sia gli angoli che le
distanze sono letti digitalmente.

 I cerchi nei teodoliti elettronici sono sempre di cristallo del tutto simili a a quelli
tradizionali, sui quali la graduazione, numerata o codificata (mediante da una
sequenza di bianchi e di neri, tipo codici a barre) è ottenuta ancora mediante processi
di fotoincisione.

 Sono dotati di un compensatore biassiale in grado di rilevare le devizioni degli assi e


correggere gli errori residui.

 Uno strumento elettronico compie in modo automatico ciò che in uno strumento
meccanico viene fatto manualmente con le letture coniugate.

 Esistono
i attualmente
l strumentii con movimenti
i i di collimazione
lli i dei
d i puntii in
i modo
d
automatico(stazioni totali motorizzate)
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI
I distanziometri elettronici sono strumenti di
recente introduzione (50 anni)

Essi, proprio perché basati sull'elettronica,


hanno subito unun'evoluzione
evoluzione rapidissima e
hanno dato luogo ad una vasta
diversificazione di modelli
modelli.

I diversi modelli si basano su principi diversi,


diversi
specialmente in funzione dell'entità delle
distanze che essi sono in grado di misurare.
misurare
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI

Sono caratterizzanti:
 Portata massima

 Precisione

Le operazioni topografiche richiedono in genere che vengano


misurate distanze di entità variabile da q
qualche decina di
metri a 1- 2 Km o più;
Il grado di approssimazione richiesto è di circa ± 1-2 cm

Attualmente esistono distanziometri con precisione


dell’ordine
dell ordine di 10-66 o 1 ppm (1 mm/Km)
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI

T (sec) periodo dell'onda, ossia intervallo di tempo nel quale l'intensità


dell'onda compie un ciclo completo;

(1/sec)) frequenza
f (1/ f , numero di cicli
i li all secondo;
d

I intensità istantanea:
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI
Si indica inoltre con  la lunghezza dell'onda, cioè lo
spazio percorso dall'onda nel propagarsi,
corrispondente
i d t ad d un periodo T è
i d T;  è llegata
t alla
ll
frequenza T dalla relazione:
=cT=c/f
dove c è la velocità della luce nel vuoto.

Indichiamo con (fase) l'argomento del seno


dell'intensità
dell intensità di un
un'onda:
onda:
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI

 = differenza di fase tra I’ e I”


DISTANZIOMETRI ELETTRONICI

Un distanziometro elettronico si compone delle seguenti parti.


1. Un ggeneratore di corrente continua ((batteria).
)
2. Un generatore di frequenza (quarzo piezoelettrico).
3. Un diodo (all'arseniuro di Gallio) che percorso da corrente emette
luce infrarossa con intensità proporzionale alla corrente che lo
attraversa.
4. Un apparato ricevente, in grado di captare l'onda emessa dal
distanziometro e riflessa verso di esso da un prisma posto a
distanza.
distanza
5. Un misuratore di fase che è un dispositivo in grado di misurare lo
sfasamento corrispondente a due diversi valori di intensità dell'onda,
e di risalire alla distanza di propagazione corrispondente a tale
valore. Il misuratore di fase ha una precisione di 10-3 ,
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI

Le caratteristiche principali di un distanziometro sono due: la portata,


cioè la massima distanza misurabile, e l' e.q.m. con il quale tale
distanza viene misurata.
misurata

 La portata è (e vedremo il perché) inferiore alla metà della


lunghezza
g d'onda modulante,, ottenuta modulando la portante
p con
la frequenza secondaria. La precisione è invece uguale a ±1/1000
della lunghezza dell'onda modulante ottenuta modulando la
portante con la frequenza fondamentale (vedremo il perché).
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI

Le caratteristiche principali di un distanziometro sono due: la portata,


cioè la massima distanza misurabile, e l' e.q.m. con il quale tale
distanza viene misurata.
misurata

 La portata è (e vedremo il perché) inferiore alla metà della


lunghezza
g d'onda modulante,, ottenuta modulando la portante
p con
la frequenza secondaria. La precisione è invece uguale a ±1/1000
della lunghezza dell'onda modulante ottenuta modulando la
portante con la frequenza fondamentale (vedremo il perché).
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI

Si mette in stazione il distanziometro sul punto A e si mette un prisma


riflettente su B. Si emette dal distanziometro la luce infrarossa modulata
con la frequenza secondaria e ad uno stesso istante t viene effettuata sul
distanziometro la misura dell'intensità I' dell'onda modulante emessa e
l'intensità I" dell'onda modulante ricevuta. Se lo strumento è usato
correttamente, cioè se la distanza D non è superiore alla portata dello
strumento la differenza di fase corrispondente ai due valori I'
strumento, I ed I"
I
calcolata dal misuratore di fase, ci fornisce la distanza D in modo univoco:
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI
Un'onda esse e modulata
U o da può essere odu a a in ampiezza
a p e a (se nee faa cioè
c oè au
aumentare
e aee
diminuire ciclicamente l'ampiezza massima), per ottenere da essa
un'onda di lunghezza d'onda maggiore. La prima onda si chiama onda
portante o onda modulata; la seconda onda modulante.

L'onda modulante è data dall'inviluppo dei massimi dell'onda modulata.


Con ll'operazione
operazione di modulazione si possono ottenere onde di lunghezza
d'onda lunghissime, modulando onde di lunghezza d'onda molto corta.
Ad esempio, un'onda elettromagnetica infrarossa di 1 mm di lunghezza
d' d può
d'onda ò essere modulata
d l t in
i modod da
d ottenere
tt d con =
onde  20 m o
= 2000 m.
DISTANZIOMETRI ELETTRONICI
Quando ” è uguale, ad esempio a a 2 Km, l'e.q.m. di D, misurato con lo
sfasamento dell'onda ottenuta con la frequenza secondaria, è ± 1 m.
Infatti la precisione di 10-3 nella misura dello sfasamento di ” = 2000 m
porta ad un errore di ± 2 m nella misura di 2D e quindi ad un errore di ± 1
m nella misura di D.
Ciò significa che la prima misura ci fornisce la distanza sino alle decine di
metri; ad es.: D = 84.... m

Abbiamo però la possibilità di usare l'onda modulante corrispondente alla


f
frequenza d t l ’.
ffondamentale ’ IInviando
i d allora
ll il ffascio
i di lluce infrarossa
i f
modulata con la frequenza fondamentale ’, misuriamo nuovamente a un
tempo t lo sfasamento tra l'intensità dell'onda modulante emessa e quella
dell'onda ricevuta per riflessione dal prisma
Considerando ’ = 20 m e poiché il valore di 2D viene ricavato con un
e.q.m. di ±1/1000 , e cioè ±2 cm, D ha un e.q.m. di + ±1 cm.

La seconda misura permette di completarne il valore sino ai centimetri:


D = 847,15 m
In pratica
pratica, le due misure non vengono automaticamente dallo strumento
che fornisce in pochi secondi il risultato definitivo completo su un visore
digitale.
MATERIALIZZAZIONE DEI PUNTI
Prendiamo in considerazione,, la misura di un angolo
g
azimutale; la misura verrà eseguita mettendosi con
uno strumento, il teodolite, sul punto A e osservando,
mediante il cannocchiale topografico,
topografico gli altri due punti B e C.
C
L 

A: Punto di stazione; B: Punto visibile;


C: Punto reso visibile
Il segnale
Il Reticolo: Il punto collimato deve coincidere con il centro
del reticolo
MATERIALIZZAZIONE DEI PUNTI
Segnali temporanei e permanenti
La segnalazione di un punto deve soddisfare :

 visibilità dai punti di stazione circostanti: il segnale deve avere


dimensioni tali da formare un angolo visuale sufficiente ad essere
individuato ed essere colorato in modo tale da risaltare con evidenza
(generalmente bianco e rosso alternati).

 precisione di centramento o di collimazione

 stabilità e reperibilità nel tempo: in base alle esigenze di conservazione


nel tempo dei segnali si possono utilizzare:
- chiodi, paline o picchetti di legno o metallici per segnali provvisori
- paloni,
paloni centrini murati o pilastrini metallici per i segnali
semipermanenti
-pozzetti in muratura con centrini inossidabili o pilastrini in cemento
armato per i segnali permanenti.
MATERIALIZZAZIONE DEI PUNTI
MATERIALIZZAZIONE DEI PUNTI
Il punto di stazione (deve essere accessibile) può essere costituito
da una borchia metallica infissa nella pavimentazione stradale, da un
cilindretto di metallo cementato in una piccola gettata di calcestruzzo,
dall'incrocio
dall incrocio di due tratti disegnati sulla testa di un picchetto,
picchetto da una
borchia cementata in un piccolo pilastrino di cemento armato, da un
punto non materializzato di proposito ma ben individuabile, come ad
esempio l'incrocio di due assi stradali
stradali.

I punti collimati (possono non essere accessibili) possono essere


materializzati
i li i in
i due
d modi:
di
• da punti di strutture artificiali esistenti (punta di un campanile, spigolo
di una casa, un punto caratteristico di un edificio, ecc.);
• da
d punti ti del
d l tipo
ti di quelli
lli su cuii sii fa
f stazione
t i e che
h vengono resii visibili
i ibili
da lontano con opportuni segnali.

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