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LE MATERIE PLASTICHE

Le materie plastiche sono sostanze organiche (costituite da carbonio e idrogeno per la maggior parte anche
se possono rientrare anche altri atomi meno rilevanti), completamente o parzialmente sintetiche.
Possiamo avere anche molecole platiche naturali.

Le materie plastiche possono essere naturali, parzialmente sintetiche o nella maggior parte dei casi
sintetiche.

I loro componenti principali sono composti ad alto peso molecolare (polimeri), le cui molecole sono
costituite da un grande numero di unità fondamentali (monomeri),(es: polietilene, polimetro è il polietilene
e il monomero di costituzione è l’etilene.) unite da legami chimici diversi ma per lo più di natura covalente.
Le unita fondamentali si originano da unita frazionate del petrolio, quindi tutti i monomeri si originano per
distillazione frazionata del petrolio quindi i monomeri. Ecco perché le materie plastiche si originano dal
petrolio, non sono le materie plastiche, ma sono i monomeri di costituzione che poi formeranno il polimero
che poi più polimeri formeranno il film del materiale, i monomeri derivano dalla distillazione frazionata del
petrolio. Quando invece utilizzimo mpnomeri ottenuti da fonti rinnovabili parliamo di BIOPOLIMENRI. Il
biopolimero non è un prodotto biodegradabile perché tecnicamente anche questo polimero vene
degradato ma ci vorranno 25-50 anni. Cio che rende un polimero bio è soprattutto l’origine dei monomeri.
Che possono essere ottenute da vie diverse ottenute da fonti rinnovabili. Ci sono biopolimeri prodotti
direttamente da amido ad esempio, pero bisogna vedere anche la funzionalità del biopolimero perché se è
bio deve anche essere ad esempio permeabile, resistenza. I biopolimenri sono piu biocompostabili rispetto
ai polimeri di sintesi. La biodegradabilità significa che in un tempo indefinito e non controllato si
trasformeranno in carbonio e idrogeno, il tempo è indefinito. Affinché sia compostabile un prodotto si deve
biodegradare in 6 mesi per un 90%, deve frammentarsi e deve avere altre caratteristiche. Nelle condizioni
standardizzate la compostabilità misura la degradabilità in condizioni standardizzate.

Strutturalmente esse comprendono catene lineari, anche molto aggrovigliate tra di loro, o reticoli
tridimensionali; sono composte prevalentemente da atomi di carbonio e di idrogeno ed, in alcuni casi, di
ossigeno, azoto, cloro, silicio o zolfo.
Questi sono solide allo stato finito, ma possono essere modellate allo stato fluido almeno una volta e
questo è che li rende utili per il foodpackagine in quanto possono essere modellati e formati allo stato
fluido almeno una volta, cosi da avere tanti prodotti plastici . Nel loro insieme costituiscono una famiglia
molto numerosa di centinaia e centinaia di sostanze diverse, anche se il settore del packaging ne impiega
un numero molto limitato.

Sempre nella composizione abbiamo polimeri costituiti da monomeri.


Abbiamo i polimeri costituiti da monomeri e distinguiamo omopolimeri, da eteropolimeri.
Parliamo di omopolimeri quando l’unità fondamentale che si ripete (monomero che si ripete) lo stesso
monomero si ripete piu volte (polietilene= più monomeri di etilene) , quindi hanno la stessa unità di base
ripetuta per tutta la molecola. Ad esempio abbiamo l’etilene che è un esempio di omopolimero.
Negli eteropolimeri invece, la molecola che si ripete non è costituita da un unico monomero, ma da due o
tre monomeri. Sono sempre polimeri ma i monomeri sono 2-3 molecole che si ripetono . il PET per esempio
è un eteropolimero, in quanto il dimero che si ripete è rappresentato da etilene e talato.
Se sono due molecole che si ripetono tra di loro, parliamo di copolimeri; se sono invece più molecole o
meglio 3 che si ripetono tra di loro, parliamo di terpolimeri.
polimeri lineari, formati da catene che si estendono in un’unica direzione, sono caratterizzati dall’essere
termoplastici, infatti la maggior parte dei polimeri utilizzati per il foodpakagine sono termoplastici. Sono
termoplastici ovvero che sottoposti a riscaldamento hanno una fase di transizione vetrosa e quindi uno
stato transitorio gommoso che diventiano a crescere della T piu flessibili. Si ammorbidiscono gradualmente
al crescere della temperatura ed infine fondono. Sono caratterizzati da molecole molto lunghe, con legami
saturi carbonio-carbonio a formare una specie di spina dorsale. Grazie all’assenza di legami incrociati senza
ramificazioni , possono essere facilmente stampati o estrusi. L’estrusione è il metodo più ricorrente di
produzione dei film, perche il polimero è come un pellet che posto nell’estrusore che per formare il flim
puo essere sottoposto all’estrusione. Questo pellet viene riscaldato per poi essere sottoposto a processi
meccanici per produrre film. Questo succede con la plastica e la gomma. Immaginate che la gomma è il
pellet noi con la masticazione sottoponiamo la gomma ad una azione meccanica e termica e lo
trasformiamo in film. La tecnologia di produzione x estrusione è la stessa cosa, si posta tutto ad uno stato di
transizione vetrosa ovvero gommosa che consente di produrre film, per poi formare bottiglie ecc..
Il polimero lineare sono quelli più utilizzarti per il foodpakagine.
Al crescere della temperatura diventano flessibili e possono quindi essere plasmati anche a temperature
inferiori a quelle di fusione. Le proprietà meccaniche sono molto sensibili alla temperatura.
Si tratta della categoria di materie prime più rilevanti da un punto di vista commerciale, rappresentando
circa i due terzi dei polimeri plastici oggi utilizzati.

polimeri reticolati presentano una struttura reticolata, sono per esempio le resine epossidiche usate per
come materiali per lattine di plastica che le rendono meno soggette all’ossidazione i materiali stessi.
Sono detti TERMOINDURENTI= sottoposte al riscaldamento non manifestano lo stato vetroso, ovvero non
passano ad uno stato gommoso. E quindi non possono essere rimodellate dopo la loro formazione perché
essendo sottoposte a riscaldamento bruciano.
Quindi la temperatura di transizione è superiore a quella di combustione , mentre i termoplastici
presentano una temperatura di transizione più bassa di quella di combustione e quindi prima di briciare
presentano una conformazione plastica.

I termoindurenti sono polimeri reticolati e restano duri, e non possono essere modellati dopo la
combustione perché prima hanno una fase di combustione.
La temperatura di combustione nei materiale termoplastici deve essere maggiore della temperatura di
transizione perché devono prima passare allo stato gommoso e poi bruciare.

CLASSIFICAZIONE:
Abbiamo detto che abbiamo una vasta categoria di polimeri plastici, come possiamo classificarli?
I criteri di classificazione si basano su:
 Natura delle materie prime: materie plastiche naturale e non biopolimeri. Questi sono poco usati
direttamente per il packagine dell’alimento (materie plastiche naturali (gomma lacca ad esempio),
sintetiche e parzialmente sintetiche);
 In funzione del meccanismo di polimerizzazione: parliamo di polimeri di addizione e polimeri di
condensazione;
 In funzione della distribuzione spaziale dei costituenti, dei residui adiacenti al doppio legame,
distinguiamo polimeri tattici e tra questi isotattici e sindiotattici e i polimeri atattici;
 In funzione della distribuzione dei pesi molecolari, distinguiamo polimeri mono , da polimeri poli-
dispersi.
 In funzione del comportamento al calore, distinguiamo polimeri termoplastici e termoindurenti.
 In funzione dell’organizzazione strutturale distinguiamo i materiali amorfi, cristallini, semicristallini;
 In funzione della temperatura vetrosa se è piu alta o più bassa di quella ambiente, distinguiamo i
polimeri gommosi e vetrosi;
 In funzione della natura, delle unità fondamentali distinguiamo gli omo e copolimeri, miscele e leghe;

LE MATERIE PLASTICHE NATURALI E SINTETICHE:


Ci sono alcune materie plastiche di origine naturale, come ad esempio la gommalacca, ambra, guttaperca,
ebanite sono alcuni esempi (i più famosi) di polimeri di origine naturale che hanno trovato nel tempo
utilissimi impieghi per la conservazione di alimenti , spesso anche come materiali a contatto con gli
alimenti.
La maggior parte dei polimeri che noi troveremo, sono comunque TUTTE materie plastiche quasi tutte di
natura totalmente sintetica ovvero di sintesi , perchè tra quelli naturali e quelle completamente di sintesi, ci
sono un’altra categoria di materie plastiche parzialmente sintetiche. Queste sono state ottenute
modificando per via chimica, i polimeri naturali.
Esempi sono la galalite che si ottiene dalla caseina (polimero naturale) e formaldeide, la celluloide che è
nitrato di cellulosa modificato con canfora e quindi polimeri detti parzialmente di sintesi ottenute
modificando parzialmente polimeri naturali. In natura si trova il polimenro e non il monomeri perché se il
monomero è naturale parliamo di biopolimero. È il polimero che trovi in natura. La maggior parte dei
polimeri plastici usati per il foodpackagine sono di natura completamente sintetica. Il monomero si ottiene
dalla distillazione frazionata del petrolio e poi dal monomero di ottiene il polimero.
Quindi polimeri cosiddetti parzialmente di sintesi, in quanto ottenuti modificando chimicamente polimeri
naturali.

MECCANISMO DI POLIMERIZZAZIONE:
Il monomero si ottiene dalla distillazione frazionata del petrolio, poi dal monomero, devo formare il
polimero. A seconda del metodo del modo con cui, viene effettuata la fase di polimerizzazione, avremo
polimeri di addizione o polimeri di condensazione.
Polimeri di addizione: Se il monomero è costituito da una sostanza avente doppio legame (ovvero con una
insaturazione), generalmente il meccanismo di polimerizzazione è sempre quello di addizione al doppio
legame. Un esempio può essere dato dall’etilene.
Il meccanismo di polimerizzazione che porta l’etilene a trasformarsi in polietilene, è un meccanismo di
addizione al doppio legame.
Per effetto di determinate condizioni di polimerizzazione e quindi temperature e pressioni elevate e di
presenza di particolari catalizzatori, vi è la rottura del doppio legame e il legame quindi con l’elettrone
libero, si lega ad altri monomeri della stessa tipologia, per cui a T elevate e pressione elevate, gli elettroni
risultano essere spaiati e quindi liberi per legarsi ad altri monomeri che a loro volta hanno subito anche loro
il processo di rottura del doppio legame. (es: l’idrogenazione=passaggio da un grasso insaturo ad uno
saturo con addizione dell’idrogeno, l’idrogeno si unisce perché si rompere il doppio legame e l’elettrone fa
si che l’idrogeno si lega. Il grasso si trasforma da liquido a solido. Quindi le molecole di etilene vengono
aperta e il doppio legame si apre e l’elettrone spaiato permette di legare altre molecole di etilene
ottenendo cosi il polietilene, mediante una reazione di addizione).

Polimeri di condensazione: in questo caso abbiamo a che fare con sostanze senza
insaturazioni, non è possibile l’addizione perché non c’è il doppio legame, in questo caso le sostanze che
formeranno il polimero, reagiscono tra di loro per formare il polimero, attraverso una reazione di
condensazione che comporta l’eliminazione di una molecola di acqua. Per esempio le poliammidi e
poliesteri, sono questa tipologia di polimeri ottenuti mediante condensazione.
Per esempio per i poliammidi: abbiamo un di-acido che reagisce con una di-ammina formando acqua e
un’ammide dotata di due gruppi funzionali (acido e amminico), capaci di proseguire la polimerizzazione; nel
secondo caso è un di-acido che reagisce con un di- alcool per produrre l’unità monomerica fondamentale.
Noi abbiamo cosi creato l’eteropolimero costituito da due molecole diverse e poi questo reagisce nella
stessa maniera sempre con liberazione di acqua per formare poi il polimero finale, essendo 2 sostanze
diverse. Queste 2 sostanze diverse prima reagiscono tra di loro a formare il monomero di base con
liberazione di acqua e poi queste 2 molecole di base reagiscono ancora con altri monomeri sempre
liberando acqua.

LA STEREOCHIMICA:
Quando ho a che fare con monomeri insaturi, è possibile in funzione della stereochimica e quindi della
disposizione spaziale dei sostituenti adiacenti al doppio legame, avere una ulteriore classificazione, ed è
una importante produzione di film aventi caratteristiche completamente diverse.
In funzione della disposizione spaziale dei sostituenti, vediamo ad esempio che il polipropilene è costituito
da polietilene che presenta una distribuzione spaziale, dei sostituenti al doppio legame e quindi del CH3,
tutto in una unica direzione, quindi una distribuzione ctereochimica tutta in una unica direzione e ho il
cosiddetto polipropilene atattico.
Quando invece ho una distribuzione non tutta orientata verso una direzione, ma in direzioni alternate, ho il
polipropilene tattico.
La distribuzione stereochimica dei sostituenti è un qualcosa che è possibile controllare, mediante l’utilizzo
di opportuni catalizzatori e cambia notevolmente le caratteristiche anche funzionali dei film. Quindi
distribuzione stereochimica dei distribuenti attorno al doppio legame.

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