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1.

ORDINAMENTO GIURIDICO E INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE


L’ordinamento giuridico è il complesso di norme e di istituzioni mediante cui viene
regolato e diretto lo svolgimento della vita sociale ed i rapporti tra i singoli individui.
Un ordinamento giuridico si dice originario quando la sua organizzazione non è
soggetta al controllo di un’organizzazione superiore.
Una collettività viene detta organizzata se:
 Ci sono delle regole di condotta
 Queste regole non sono transitorie, ma determinano una struttura.
 Le regole sono osservate
Le regole servono per dare stabilità al sistema e garantire lo svolgimento ordinato e
pacifico delle varie attività.
L’ordinamento di una collettività costituisce il suo diritto.
L’unità elementare del sistema giuridico è la norma giuridica. L’insieme delle norme
giuridiche forma l’ordinamento giuridico, mentre più norme giuridiche tra loro
coordinate formano un istituto.
Ciascuna norma consiste in un comando formulato in termini generali ed astratti:
generali perché non si rivolgono a singole persone; astratti perché riguardano una
serie ipotetica di fatti. Le norme sono infatti regole per la soluzione di conflitti, ma
precostituite, ovvero create prima che il conflitto sorga.
All’opposto, è il comando individuale e concreto il provvedimento con il quale il
giudice risolve un conflitto già insorto. Questo comando è la sentenza.

Applicare la legge vuol dire applicare norme generali ed astratte ai rapporti fra gli
uomini: essa traduce in comandi concreti (le sentenze) le generali ed astratte
previsioni della legge.
Questa traduzione presuppone un’operazione preliminare, detta interpretazione,
che serve a stabilire:
 Qual è la norma adatta da applicare al caso da risolvere e quindi va tradotta
 Qual è il significato da applicare alle norme, sia quelle escluse sia quella scelta
L’interpretazione è condotta in base ai criteri fissati dalla legge, ad esempio l’art. 12
dice che nell’applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso se non
quello letterale e quello teleologico (intenzione del legislatore).
Il criterio di interpretazione letterale impone al giudice di attenersi strettamente al
diritto posto con la legge dello stato (non si erige a creatore di diritto).
Il criterio di interpretazione teleologica persegue lo stesso scopo: le parole sono il
mezzo con cui il legislatore esprime la propria intenzione e devono si essere prese
alla lettera, ma con il limite di non attribuire alla norma un senso diverso da quello
che corrisponde alla finalità della norma.

L’interpretazione secondo l’intenzione del legislatore può dare luogo:


 all’interpretazione estensiva: si attribuisce alle parole un significato più ampio
di quello letterale.
 all’interpretazione restrittiva: si da alle parole un significato più ristretto di
quello comune.

Ogni ordinamento giuridico deve essere completo: non può avere lacune poiché
deve dare una soluzione di ogni possibile conflitto. A colmare eventuali lacune si
provvede con l’analogia, ovvero utilizzando disposizioni che regolano casi simili o
materie analoghe a quelle per cui non si ha una soluzione.
L’applicazione analogica ha però un duplice limite: non possono essere applicate a
casi simili le norme penali e le norme eccezionali.

2. PERSONE FISICHE E PERSONE GIURIDICHE


CAPACITA’ GIURIDICA E CAPACITA’ DI AGIRE
L’uomo è per diritto un soggetto di diritto, ovvero l’uomo è riconosciuto come
punto di riferimento di diritti e doveri.

Attributo che si acquista al momento della nascita e si conserva fino alla morte.

Capacità giuridica: L’attitudine dell’uomo ad essere titolare di diritti e doveri


anch’essa si acquista alla nascita e si conserva fino alla morte

Capacità di agire: attitudine del soggetto a compiere atti giuridici, mediante i quali
acquista diritti o assume doveri.

Si consegue con il raggiungimento della maggiore età


PERSONA FISICA E PERSONA GIURIDICA
Il diritto riconosce l’attributo di persona non solo all’uomo, ma anche alle
organizzazioni collettive (enti pubblici, associazioni, fondazioni, società…)

UOMO = PERSONA FISICA ORGANIZZAZIONE COLLETTIVA = PERSONA GIURIDICA


Nel codice civile, persona fisica e persona
giuridica sono presentate come due specie di uno stesso genere (  persona).
Per questo le norme del codice civile sono riferibili a entrambe le persone.
Tuttavia ci sono norme che, per la natura dei rapporti che regolano, trovano
applicazione solo con le persone fisiche (es. i rapporti di famiglia, successioni per
causa di morte…)

Viene detta persona giuridica ogni soggetto di diritto diverso dalla persona fisica,
cioè ogni centro di imputazione di rapporti giuridici che il diritto fa corrispondere a
una organizzazione collettiva.
Dotata di propria capacità giuridica che le permette di essere titolare
di diritti e doveri, di possedere beni, di essere responsabile dei debiti ecc.
Alla persona giuridica viene riconosciuta anche una capacità di agire: compie atti
giuridici per mezzo delle persone fisiche che agiscono come suoi organi.

TEORIE SULLE PERSONE GIURIDICHE:


 Teoria della finzione: le persone giuridiche sono “soggetti artificiali” ovvero
pure creazioni del diritto.
 Teoria della realtà: il diritto si limita a prendere atto dell’effettiva esistenza di
altri soggetti, oltre agli esseri umani.
 Teoria linguistica: viene evidenziata la natura essenzialmente linguistica del
concetto di persona giuridica  concetto che riassume una disciplina di
rapporti facenti capo ad esseri umani
“persona giuridica” è una immagine figurata, giustificata dal
fatto che le norme che regolano le org. collettive danno
luogo a situazioni simili a quelle che si verificano per il
sorgere di un soggetto di diritto.

CLASSIFICAZIONE DELLE PERSONE GIURIDICHE


ENTI PUBBLICI
Sono enti pubblici, in primo luogo, lo Stato, le regioni, le province e i comuni (sono
le forme di organizzazione politica della comunità nazionale).
Il carattere che li distingue dagli enti privati è il potere sovrano che spetta loro.
Questi vengono definiti enti territoriali perché sono enti esponenziali di una
comunità stanziata su un territorio e hanno il compito di provvedere ai bisogni di
questa comunità.

Gli enti pubblici territoriali posseggono la cosiddetta doppia capacità di diritto


pubblico e privato:
 Capacità di diritto pubblico  potestà sovrana che l’ente pubblico può
esercitare sulle cose o verso le persone, il potere di emanare atti autoritativi
vincolanti per i destinatari anche contro la loro volontà.
 Capacità di diritto privato  attitudine riconosciuta all’ente pubblico di essere
titolare di diritti e doveri (capacità giuridica) e di compiere atti giuridici
(capacità di agire) allo stesso modo dei soggetti privati.

Questa doppia capacità è presente solo negli enti pubblici territoriali, non in quelli
strumentali. Questi ultimi posseggono solo la capacità di diritto privato.
Dagli enti pubblici territoriali si distinguono altri enti pubblici, i quali hanno compiti
specifici. Possono essere enti:
 Monosettoriali  una sola funzione
 Plurisettoriali  più funzioni
 Nazionali
 Locali
Una serie vasta e importante di questi enti sono gli enti pubblici economici, che
hanno come oggetto principale l’esercizio di una attività commerciale.
Un ulteriore criterio di classificazione è quello che identifica gli enti strumentali
dello Stato e degli altri enti territoriali.
Questi sono enti che svolgono attività proprie dello Stato/ente territoriale, il quale le
potrebbe esercitare direttamente attraverso propri organi o apparati, ma che
preferisce affidare ad altri enti pubblici creati appositamente.

Si può dire che ciò che tutti gli enti pubblici hanno in comune è la persecuzione dei
fini pubblici, ognuno di loro è destinato a soddisfare interessi valutati come pubblici
interessi.
Tuttavia, questi fini possono essere perseguiti anche tramite enti privati (es. società
a partecipazione statale).
ENTI PRIVATI
Sono le organizzazioni collettive costituite secondo le norme del codice civile. Esse
sono persone giuridiche di diritto comune.
Le tipologie più importanti sono:
 Associazioni
 Fondazioni
 Società  esercizio collettivo dell’impresa con scopo di lucro. Si dividono in
società di persone e società di capitali: le prima hanno autonomia
patrimoniale (i soci possono essere chiamati a saldare i debiti della società); le
seconde hanno autonomia patrimoniale perfetta (debiti a carico della società
stessa).

LE ASSOCIAZIONI
Sono una manifestazione della natura sociale dell’uomo; una forma di
organizzazione collettiva attraverso la quale vengono perseguiti scopi
superindividuali.
Duplice natura spiegata nell’art. 2 Cost., che assegna alla Repubblica il
compito di garantire i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle
formazioni sociali dove svolge la sua personalità.
L’associazione si costituisce per contratto mediante il quale più persone si
impegnano al perseguimento di uno scopo di natura ideale o di natura NON
economica.

≠ società  scopo di divisione degli utili realizzati con l’esercizio di una


attività economica
≠ cooperative  scopo mutualistico è pur sempre di natura economica

All’associazione costituita possono aderire nuovi membri, così come i membri che
già ne fanno parte possono, in qualsiasi momento, uscirne tramite dichiarazione di
recesso.
L’associazione agisce per mezzo dei propri organi:
 Associati riuniti in assemblea  organo sovrano, decisioni più importanti;
 Amministratori  nominati dall’assemblea, sono l’organo esecutivo
Esistono associazioni RICONOSCIUTE e associazioni NON RICONOSCIUTE.

 Associazioni riconosciute: hanno chiesto e ottenuto il riconoscimento


 Associazioni non riconosciute: non hanno chiesto il riconoscimento, oppure
lo hanno chiesto ma non lo hanno ricevuto.

LE FONDAZIONI
È la stabile organizzazione predisposta per la destinazione di un patrimonio privato
ad un determinato scopo di natura ideale. Questo scopo può essere di natura
assistenziale, culturale, scientifica…
La fondazione si pone, come l’associazione, tra le organizzazioni collettive mediante
le quali i privati perseguono scopi superindividuali. Tuttavia, tra le due vi sono
alcune differenze:
 L’atto costitutivo della fondazione è un atto unilaterale, produttivo di effetti
giuridici in virtù della sola dichiarazione di volontà del fondatore (di solito una
sola persona). La fondazione si può costituire anche per testamento: in
questo caso, l’atto di fondazione diventerà efficace solo al momento
dell’apertura della successione.
 La fondazione ha un solo organo, formato dagli amministratori, nominati nei
modi previsti dall’atto di fondazione. Essi sono vincolati, disponendo dei beni
della fondazione, al perseguimento dello scopo assegnato dal fondatore. Solo
l’autorità pubblica può modificare la destinazione del patrimonio.
Associazioni e fondazioni conseguono il riconoscimento della personalità giuridica in
forza dell’iscrizione nel registro delle persone giuridiche (istituito presso le
prefetture). (al contrario, le società la conseguono con modalità speciale).

3. BENI E DIRITTI REALI


Il concetto di bene viene utilizzato per indicare l’attitudine delle cose a soddisfare i
bisogni umani.
Sono beni:
 Le risorse della natura;
 Le cose che l’uomo stesso produce, utilizzando o trasformando le risorse della
natura;
 Le cose che soddisfano direttamente i bisogni umani  beni di consumo;
 Le cose che soddisfano indirettamente i bisogni umani, ovvero che servono a
creare altri beni a loro volta idonei a soddisfare bisogni umani  beni
produttivi.

Ci sono beni che la natura offre in quantità superiore ai bisogni dell’uomo o alle
possibilità di utilizzazione nelle attività umane. Di questi beni, proprio per la loro
quantità, tutti possono fruire a volontà: l’uso che ciascuno ne fa non impedisce il
contemporaneo uso da parte di altri.
Cose comuni di tutti: cose che appartengono a tutti o non appartengono a
nessuno, perché nessuno ha interesse a stabilire con
esse un rapporto di appartenenza, che ne riservi a sé
l’utilizzo con l’esclusione dell’uso agli altri

Tuttavia, ci sono anche altri beni in natura che hanno una disponibilità limitata:
essendo il rapporto uomo – cose impari, il loro utilizzo da parte di alcuni implica
l’esclusione del loro uso da parte di altri.
Il rapporto fra gli uomini diventa una fonte di conflitto che mira
all’appropriazione di queste cose  interesse a stabilire un rapporto di
appartenenza che ne riservi l’uso

Il diritto si occupa solo dei beni limitati 

Concetto giuridico di bene


Sono beni per il cod. civile solo “le cose che
possono formare oggetto di diritti”, ossia le cose
che l’uomo aspira a fare proprie, a farle oggetto di
un proprio diritto, escludendo gli altri dal loro
Il diritto considera beni anche le energie utilizzo
naturali, se queste però “hanno valore
economico”  quelle rese attive dall’uomo e cedute per un dato prezzo

In questo caso la definizione giuridica non utilizza l’attitudine della cosa a formare
oggetto di diritti, ma la sua attitudine a formare oggetto di scambio.
Ecco perché CRITERIO DI SCAMBIO e CRITERIO DI OGGETTO DI DIRITTO vanno ad
INTEGRARSI.
Sono beni in senso giuridico solo le cose suscettibili di
valutazione economica

In via preliminare, si può dire che ogni sistema giuridico:


 RICONOSCE IL DIRITTO DI PROPRIETA’
Asseconda la propensione di ciascun uomo a fare proprie le cose e ad
utilizzarle per il proprio vantaggio
 DETERMINA I MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’
Regola i conflitti fra gli uomini per l’appropriazione. Impone il divieto di uso
della forza; infatti, la proprietà si acquista “solo nei modi stabiliti dalla legge”
 FONDA LA CATEGORIA DEI BENI PUBBLICI
Beni considerati di utilità generale e quindi qualificati come beni appartenenti
alla società nel suo insieme. Appartengono allo Stato o agli enti pubblici, che
devono:
1. Consentirne l’uso disciplinato da parte di tutti  condizione giuridica dei
beni del demanio naturale
2. Utilizzarli per volgerli a vantaggio di tutti  condizione giuridica dei beni del
patrimonio indispensabile dello st.

 PONE LIMITI ALLA PROPRIETA’ E IMPONE OBBLIGHI AL PROPRIETARIO

I beni demaniali sono inalienabili, ovvero non se ne può mai


acquistare la proprietà
Sono detti
I beni del patrimonio indispensabile dello stato non possono
COSE FUORI
essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti
COMMERCIO
dalla legge

I DIRITTI SULLE COSE: LA PROPRIETA’ E GLI ALTRI DIRITTI REALI


Diritti reali: diritti soggettivi che attribuiscono al titolare un potere immediato e assoluto
sulla cosa. Si parla di diritto reale perché è un diritto che ha per oggetto una cosa. 
Fra i diritti reali, la proprietà ha una posizione di rilievo. Essa consente di godere e
disporre della cosa in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza
degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico.

Gli altri diritti reali incidono su cose altrui e hanno contenuto più limitato.
Si dividono in 2 gruppi:

1. DIRITTI REALI DI GODIMENTO  sono i diritti che permettono di trarre


determinate utilità dall’uso della cosa altrui:

 USUFRUTTO: consente di usare la cosa altrui e trarne i frutti,


rispettandone però la destinazione economica.
 USO: analogo all’usufrutto, ma con contenuto più limitato; chi ha
il diritto d’uso di una cosa può utilizzarla direttamente. Se è
fruttifera può raccoglierne i frutti, ma solo nella misura che
occorre ai bisogni propri e della famiglia.
2. DIRITTI REALI DI GARANZIA  (attribuiscono un potere di disposizione
preferenziale del valore pecuniario della cosa)
consistono in un vincolo giuridico imposto su
un bene a garanzia di un credito

 PEGNO: ha per oggetto le cose mobili non iscritte in


registri pubblici
 IPOTECA: ha per oggetto le cose immobili e gli altri
beni iscritti nei pubblici registri

Se il credito garantito non è soddisfatto alla scadenza, il creditore può promuovere


l’esecuzione forzata sul bene oggetto del pegno o dell’ipoteca, per soddisfarsi su di
esso con preferenza rispetto agli altri creditori.

MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’


La proprietà si può acquistare solo nei modi previsti dalla legge; ne sono enunciati 9
nell’art. 922, che vanno divisi in due categorie:
 MODI DI ACQUISTO A TITOLO DERIVATIVO
Contratti, successione a causa di morte.
Si ha acquisto a titolo derivativo quando si acquista sulla cosa il diritto di
proprietà già spettante ad un precedente proprietario e quindi la cosa è
trasferita dal suo precedente proprietario ad uno nuovo tramite un contratto
(effetto traslativo della proprietà) oppure tramite la successione dei beni.
Chi trasferisce il diritto è detto dante causa, chi lo acquista avente causa.
L’avente causa acquista la proprietà della cosa solo se e solo come il dante
causa ne era proprietario.

 MODI DI ACQUISTO A TITOLO ORIGINARIO


Occupazione con invenzione, accessione con unione e commistione,
specificazione, usucapione.
Si ha acquisto a titolo originario quando il diritto di proprietà che si acquista
sulla cosa è indipendente dal diritto di un precedente proprietario. Ciò accade
quando non c’è un precedente proprietario, quando il precedente
proprietario ha abbandonato la cosa e quando la cosa ha un precedente
proprietario, ma il diritto di questo è destinato a soccombere di fronte al
diritto di chi acquista a titolo originario. Qui la proprietà si acquista libera da
ogni diritto altrui che avesse gravato il precedente proprietario.

MODI DI ACQUISTO A TITOLO ORIGINARIO


OCCUPAZIONE
Modo in cui si acquista la proprietà delle cose mobili che non appartengono a
nessuno; invece, le cose immobili che non appartengono a nessuno sono dello stato.
Il c.c. ritiene suscettibili di occupazione due serie di cose:
 Le cose abbandonate, che diventano di nessuno dopo l’abbandono da parte
del proprietario.
Da esse vanno distinte le cose smarrite; qui il proprietario ha perso il possesso
ma non ha rinunciato alla proprietà.
Chi trova qualcosa di smarrito deve riconsegnarlo al proprietario oppure al
sindaco che ne rende noto il ritrovamento; al ritrovatore è dovuto un premio
pari a 1/10 del valore della cosa.
Trascorso un anno dalla pubblicazione senza che nessuno si presenti, il
ritrovatore diventa proprietario  acquisto della proprietà per invenzione
 Gli animali che formano oggetto di caccia o pesca. Ora però vale solo per la
pesca, poiché la fauna selvatica è diventata patrimonio indisponibile dello
stato.
Un’altra serie di cose, però non nominata nel c.c. è l’occupazione delle cose mobili
altrui con il consenso, espresso o tacito, del proprietario.

ACCESSIONE
La proprietà di una cosa qualificabile come principale, fa acquistare la proprietà
delle cose qualificabili come accessorie. Ci sono 3 modi:
 Accessione di cosa mobile a immobile: un bene mobile materialmente unito
a bene immobile accede a questo e quindi diventa proprietà di chi ha
l’immobile.
 Accessione di cosa immobile a immobile: alluvione che trasporta detriti a
valle; il proprietario del fondo acquista per accessione l’estensione che ha
ricevuto il suo fondo.
 Accessione di cosa mobile a mobile: se le cose mobili appartenenti a diversi
proprietari sono unite (unione) o mescolate (commistione) formando un
tutt’uno inseparabile, il proprietario della cosa principale lo diventa anche
della cosa secondaria (quindi del tutto), pagando all’altro il valore della cosa.

SPECIFICAZIONE
Modo di acquisto della proprietà della materia altrui da parte di chi la adopera per
formare una nuova cosa.
Es. scultore usa marmo altrui per statua  paga all’altro il prezzo del marmo.

USUCAPIONE
Acquisto della proprietà mediante il possesso continuato nel tempo. È irrilevante la
buona o mala fede, basta che il possesso sia alla luce del sole. L’usucapione assicura
la certezza dei diritti sulle cose.
Il tempo necessario è:
 Beni immobili  20 anni
 Beni mobili registrati  10 anni
 Mancanza di titolo idoneo  10 anni
 Malafede  20 anni

4. RAPPORTI OBBLIGATORI
L’OBBLIGAZIONE: PRESTAZIONE DOVUTA
Dai diritti reali si distingue un’altra serie di diritti: i diritti di obbligazione.
Questi si presentano come diritti ad una prestazione personale, ovvero ad un dato
comportamento di un soggetto. Può essere una prestazione di fare, non fare, dare o
consegnare.
I diritti di obbligazione sono relativi, poiché spettano ad un soggetto nei confronti di
uno o più soggetti e godono di una difesa relativa: il loro titolare può difenderli solo
nei confronti della persona dell’obbligato, mentre non può agire nei confronti dei
terzi che contestino il suo diritto.
Il diritto di credito attribuisce al creditore la pretesa di esigere una prestazione da
una o più persone determinate
il rapporto tra creditore (soggetto attivo del rapporto giuridico, pretende una
prestazione) e debitore (soggetto passivo, colui a cui è imposto un dovere)
è detto obbligazione

La prestazione dovuta dal debitore può essere:


o Positiva  azione
o Negativa  astensione
Deve però trattarsi di una prestazione suscettibile di valutazione economica, ovvero
una prestazione di carattere patrimoniale.
(Accanto alla prestazione principale, che costituisce l’oggetto dell’obbligazione, se
ne collocano altre che hanno funzione complementare)
Se la prestazione dovuta non viene adempiuta, sorgono obblighi di restituzione,
riparazione o risarcimento del danno.
Se il debitore non adempie, il creditore si può rivolgere all’autorità giudiziaria perché
gli procuri ciò che gli spetta.  AZIONE
L’obbligazione manifesta una rilevanza giuridica perché costituisce la CAUSA che
giustifica la prestazione: senza l’obbligazione, la prestazione eseguita sarebbe
ingiustificata.  obbligazione è giusta causa della prestazione e da azione al
creditore per conseguire ciò che gli è dovuto.
Esistono anche delle obbligazioni imperfette che presentano solo il primo di questi
due aspetti (ovvero l’azione).
Esistono diversi tipi di prestazioni:
 DI FARE  svolgere un’attività assicurando un certo risultato finale
 DI DARE  consegnare o restituire
 DI MEZZI
 DI RISULTATO
 DI GENERE  bene fungibile
 DI SPECIE  oggetto dalle qualità peculiari

LE FONTI DELLE OBBLIGAZIONI


Le fonti di obbligazioni sono atti o fatti dai quali l’obbligazione trae origine.
Nell’art. 1173 c.c. sono indicati come fonti di obbligazione:
o Il contratto: l’accordo di due o più parti e si qualifica come fonte volontaria,
infatti l’obbligazione sorge, per contratto, con il concorso della volontà del
debitore.
o Il fatto illecito: ogni fatto che cagiona ad altri un danno ingiusto; è fonte
dell’obbligazione di risarcire il danno. Si tratta di una fonte non volontaria,
infatti sorge come conseguenza del compimento del fatto illecito.
o Ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento
giuridico: questa categoria generica comprende sia fonti volontarie di
obbligazioni (diverse dal contratto), sia fonti non volontarie (non qualificabili
come fatti illeciti).

L’ADEMPIMENTO
L’adempimento è l’esatta esecuzione da parte del debitore della prestazione che
forma oggetto dell’obbligazione. Ad esso consegue l’estinzione dell’obbligazione e
la liberazione del debitore.
L’esatta esecuzione viene valutata in base a diversi criteri:
1) MODALITA’ DI ESECUZIONE
“Nell’adempiere l’obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon
padre di famiglia” ovvero deve usare la diligenza dell’uomo medio;
2) IL TEMPO DELL’ESECUZIONE
La prestazione deve essere eseguita:
- a richiesta del creditore;
- se è fissato un termine, alla scadenza del termine.
Nel primo caso, il creditore può in qualsiasi momento a sua scelta esigere la
prestazione, finché il diritto di credito non si sia estinto per prescrizione (10
anni).
Nel secondo caso, il termine fissato per l’adempimento si presume a favore
del debitore, salvo che non risulti fissato a favore del creditore o di entrambi.
Ciò significa che il creditore non può esigere la prestazione prima della
scadenza del termine, ma può esigere l’adempimento anticipato solo se il
termine era fissato a suo favore.
3) IL LUOGO DI ESECUZIONE
La prestazione deve essere eseguita nel luogo stabilito dalle parti. Se le parti
non hanno stabilito nulla, valgono 3 regole:
 Obbligazione di consegna di cosa determinata si svolge nel luogo dove
si trovava la cosa quando è sorta l’obbligazione;
 Il pagamento di una somma di denaro si adempie al domicilio del
creditore al tempo dell’adempimento;
 Ogni altra obbligazione si svolge al domicilio del debitore.
4) LA PERSONA CHE ESEGUE LA PRESTAZIONE
La persona che è tenuta ad eseguire la prestazione è il debitore. Tuttavia, la
prestazione può essere di natura tale che sia indifferente se ad adempiere la
prestazione sia il debitore oppure un terzo.
Il creditore può rifiutare l’adempimento del terzo solo in due casi:
 Se ha un obiettivo interesse a che il debitore esegua personalmente la
prestazione;
 Se il debitore abbia manifestato al creditore la sua opposizione
all’adempimento altrui.
5) IL DESTINATARIO DELL’ADEMPIMENTO
La capacità di intendere e di volere del creditore è rilevante: chi paga nelle
mani del creditore incapace non è liberato, a meno che non provi che quanto
ha pagato è stato rivolto a vantaggio dell’incapace.
L’adempimento deve essere compiuto:
 Nelle mani del creditore;
 Nelle mani di un rappresentante del creditore;
 Nelle mani di un’altra persona autorizzata a riceverlo.
Le ipotesi che si verificano più frequentemente: ad esempio, si paga nelle
mani di un commesso il prezzo delle merci che si comprano nei negozi.
Può accadere che si paghi a chi sia solo apparentemente legittimato a
ricevere il pagamento. Il debitore, in tal caso, è liberato dall’obbligazione solo
se ricorrono due condizioni:
Che l’apparenza sia creata da circostanze univoche, ossia da elementi
obiettivi;
Che il debitore, nel pagare al non legittimato, fosse in buona fede
(ignorava quindi che la persona fosse non autorizzata)
6) L’IDENTITA’ DELLA PRESTAZIONE
Il debitore è liberato solo se esegue la prestazione dovuta: non può essere
liberato eseguendo una prestazione diversa da quella richiesta, anche se di
valore uguale o maggiore.
Tuttavia, il creditore può consentire che il debitore esegua una prestazione
diversa da quella dovuta.
PRESTAZIONE IN LUOGO DELL’INADEMPIMENTO
Detta anche datio in solutum, è frequente per il
debitore in difficoltà finanziaria. Il creditore può
decidere di accettare, al posto del danaro dovuto,
degli immobili o altro che sostituisca il danaro.
Il debitore è liberato quando la diversa prestazione è
eseguita o solo quando il credito è riscosso.

Il debitore che adempie a una prestazione di danaro ha diritto alla quietanza, cioè
una attestazione del creditore che riconosca l’avvenuto pagamento.

L’INADEMPIMENTO
Il debitore si definisce inadempiente se non esegue la prestazione dovuta o se non
esegue esattamente la prestazione. L’inadempimento è considerato un fatto
oggettivo: al prodursi di questo consegue la responsabilità del debitore. Egli deve,
secondo determinate regole, risarcire il danno che il suo inadempimento ha causato
al creditore.
Il debitore, tuttavia, è autorizzato a provare che la mancata esecuzione della
prestazione è stata determinata da sopravvenuta impossibilità della prestazione e
che l’impossibilità sia derivata da una causa a lui non imputabile.
È evidente il favore per il creditore, che può pretendere dal debitore il risarcimento
in base al solo fatto oggettivo dell’inadempimento.
Il debitore invece può liberarsi da responsabilità solo offrendo una duplice prova:
1) Deve provare che la prestazione da lui dovuta è diventata impossibile. Deve
però essere una impossibilità oggettiva: la prestazione dev’essere impossibile
da eseguire e quindi essere ineseguibile da parte di qualsiasi debitore.
2) Una volta data la prova dell’impossibilità, deve provare che questa sia dipesa
da causa a lui non imputabile. Quindi oltre a provare di essersi comportato
con la diligenza del padre di famiglia, deve indicare anche la specifica causa
che ha reso impossibile la prestazione e provare che non fosse prevedibile ed
evitabile da parte sua.

Art. 1218: “il debitore che non esegue esattamente la prestazione è


tenuto al risarcimento del danno, se non prova che l’inadempimento o
il ritardo è stato provato da impossibilità della prestazione derivante da
causa a lui non imputabile”
L’INADEMPIMENTO IN RIFERIMENTO ALLE VARIE PRESTAZIONI:
Prestazioni di DARE:
 Con oggetto una cosa di genere: il soggetto sarà sempre responsabile per la
mancata esecuzione, poiché la prestazione non potrà mai essere
oggettivamente impossibile, ma solo soggettivamente impossibile.
 Con oggetto una cosa di specie: (vale anche per le prestazioni con oggetto un
genere limitato) in questo caso, la prestazione può diventare oggettivamente
impossibile e quindi il debitore può conseguire alla propria liberazione, ma
deve dare la prova che la causa dell’impossibilità sia a lui non imputabile.

Prestazioni di FARE:
 Prestazioni di mezzi: in queste per valutare se il debitore è adempiente
oppure no, si utilizza l’art. 1176. Qui il fondamento della responsabilità può
essere la colpa, e l’onere di provare la colpa del debitore incombe sul
creditore. Anche qui, la prestazione può diventare oggettivamente
impossibile (es. lavoratore si è fratturato un braccio).
L’ulteriore prova della non imputabilità è difficilmente esigibile.
 Prestazioni consistenti nel realizzare un risultato: in questi casi, la mancata
realizzazione di un risultato può derivare sia da impossibilità soggettiva che
da impossibilità oggettiva. Si apre quindi il problema delle cause, che il C.C.
affronta con norme che a volte confermano la regola generale e a volte no.
Prestazioni di NON FARE:
in questo caso non ci si pone il problema, perché ogni fatto compiuto in violazione
dell’obbligazione negativa è un fatto volontario del debitore.
Nel caso in cui il debitore è volontariamente inadempiente si dice che è in dolo; nei
casi dove, invece, l’inadempimento dipenda da impossibilità oggettiva derivante da
cause non imputabili al debitore, si dice che è in colpa.

MORA DEL DEBITORE E DEL CREDITORE


La mora del debitore è il ritardo di questo nell’adempiere la prestazione dovuta:
ritardo che già di per sé è inadempimento, ma che può essere segno di un definitivo
inadempimento.
Perché il debitore sia in mora occorre un atto formale, la costituzione in mora,
ovvero la richiesta scritta di adempiere rivolta dal creditore al debitore.
In diversi casi, questa richiesta formale è però superflua:
 Prestazione sottoposta a termine scaduto, da eseguirsi al domicilio del
creditore
 Obbligazione da fatto illecito
 Obbligazione di non fare
La mora del debitore produce due effetti:
 Aggravamento del rischio del debitore
Se dopo la cost. in mora la prestazione diventa impossibile per causa non
imputabile al debitore, questo ne risponde ugualmente, a meno che non provi
che l’oggetto dell’obbligazione sarebbe ugualmente perito anche in mano al
creditore (caso delle cose di specie).
 Obbligazione di risarcire i danni che il creditore provi di aver subito a causa
dell’inadempimento
RESPONSABILITA’ CONTRATTUALE
Il debitore deve al creditore una somma di denaro che sia
l’equivalente monetario dei danni che l’inadempimento o
il ritardo nell’esecuzione gli hanno cagionato.
Il danno da risarcire si compone di:
 Danno emergente: perdita subita dal creditore
 Lucro cessante: mancato guadagno

La prestazione che ha per oggetto una somma di denaro non diventa mai
impossibile e il debitore deve comunque eseguirla. In aggiunta, deve pagare gli
interessi moratori.
Il ritardo nell’adempimento può dipendere anche dal creditore: in questo caso si
parla di mora del creditore, ovvero l’ingiustificato rifiuto del creditore di ricevere la
prestazione offertagli dal debitore oppure di mettere il debitore in condizione di
poterla eseguire.
Difatti, il rifiuto del creditore può nuocere al debitore: lo espone al rischio che la
prestazione diventi impossibile, privandolo del diritto della controprestazione.
Il creditore, per non essere in mora, deve compiere “quanto è necessario affinché il
debitore possa adempiere all’obbligazione”  dovere di cooperazione del creditore
all’adempimento del debitore
più che un dovere è un onere, altrimenti
il creditore dovrebbe esporsi alle
conseguenze della mora.
La costituzione in mora del creditore si effettua con l’offerta della prestazione al
creditore (reale per le cose mobili da consegnare al domicilio del creditore; per
intimazione per gli immobili e le cose mobili da consegnare in luogo diverso).
Gli effetti della cost. in mora del creditore sono:
 L’impossibilità sopravvenuta della prestazione, per causa a lui non
imputabile, è a carico del creditore: il debitore conserva quindi il diritto alla
controprestazione, anche se il creditore non potrà più ricevere la prestazione.
 Non sono più dovuti dal debitore interessi sulle somme di danaro.
 Sono dovuti dal creditore il rimborso delle spese di custodia della cosa e il
risarcimento dei danni subiti dal debitore a causa della mora.
Oltre a questi effetti il debitore può ottenere la liberazione dal debito con il deposito
della somma dovuta in banca o delle altre cose nel luogo indicato dal giudice.

ESTINZIONE DELL’OBBLIGAZIONE PER CAUSE DIVERSE DALL’ADEMPIMENTO


Come si è visto, l’obbligazione può estinguersi, oltre che con l’adempimento, per
impossibilità sopravvenuta per cause non imputabili al debitore. Questa
impossibilità può essere temporanea, ma anche parziale.
Altre cause di estinzione diverse dall’adempimento sono:
 NOVAZIONE: estinzione di un’obbligazione, per volontà delle parti, mediante
la costituzione di una nuova obbligazione, diversa per oggetto o per titolo.
(novazione =/ prestazione in luogo dell’adempimento – datio in solutum).
Non c’è novazione nella semplice modifica del tempo dell’adempimento
originariamente previsto, nella concessione di una proroga o di una dilazione
del pagamento ecc.
 REMISSIONE: è la rinuncia volontaria del creditore al proprio diritto; può
consistere in una dichiarazione espressa oppure può risultare implicitamente
dalla volontaria restituzione al debitore del documento dal quale risulta il
credito. Essa estingue l’obbligazione, sempre che il debitore non vi si
opponga.
 CONFUSIONE: quando la qualità di debitore e creditore vanno a riunirsi nella
medesima persona; l’obbligazione si estingue perché non si può essere
debitori di sé stessi.
 COMPENSAZIONE: quando due persone sono obbligate l’una verso l’altra, in
forza di distinti rapporti obbligatori per i quali la prima è debitore della
seconda e la seconda lo è della prima; opera quindi la compensazione, totale
o parziale, per cui i due debiti si estinguono per le quantità corrispondenti. La
compensazione può essere:
 Legale: opera in modo automatico, per il solo fatto che ricorrano i
presupposti di legge; si attua fra debiti omogenei, liquidi ed esigibili.
 Giudiziale: è decisa dal giudice; quando i due debiti sono omogenei ed
esigibili, ma uno dei due non è liquidato. Il giudice, se lo considera di
facile e pronta liquidazione, può dichiarare la compensazione per quella
parte del debito o per la sua totalità.
 Volontaria: è stabilità per accordo tra le parti; opera determinando
l’estinzione dei debiti reciproci (quando mancano requisiti per la comp.
legale o giudiziale).

5. IL CONTRATTO
Si definisce contratto “l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o
estinguere fra loro un rapporto giuridico patrimoniale”.
Il contratto è già stato segnalato precedentemente fra i modi di acquisto della
proprietà (e degli altri diritti reali, oltre ai diritti di credito), fungendo da strumento
per la circolazione dei beni, e fra le fonti delle obbligazioni, dove svolge la funzione
di strumento mediante il quale ci si procura il diritto alle altrui prestazioni.
Il rapporto giuridico che il contratto costituisce, regola o estingue, deve essere
patrimoniale  deve avere ad oggetto cose o prestazioni personali suscettibili di
valutazione economica; questo requisito è proprio sia dei beni, sia
delle prestazioni che formano oggetto dell’obbligazione.
Ciò che costituisce/regola/estingue un rapporto patrimoniale è l’accordo tra le parti
(art. 1321), ovvero la loro concorde volontà.
Un rapporto patrimoniale può essere costituito/regolato/estinto in molteplici modi.
Fra i tanti modi di costituzione/regolazione/estinzione dei rapporti patrimoniali, il
contratto assume particolare importanza per il ruolo che, con esso, svolge la volontà
dell’uomo: l’effetto giuridico, costitutivo/regolare/estintivo del rapporto è qui
prodotto dalla volontà delle parti interessate. Il sorgere dell’obbligazione è
anch’esso effetto della concorde volontà del creditore e del debitore.
La grande importanza del contratto deriva dall’ampio riconoscimento legislativo
della cosiddetta signoria della volontà, ovvero dal fatto che la legge riconosce ai
privati un ampio potere di provvedere, con proprio atto di volontà, alla
costituzione/regolazione/estinzione dei rapporti patrimoniali.
Per definire questo ruolo della volontà dei privati si parla di libertà o autonomia
contrattuale.
Questa autonomia del privato si manifesta sotto duplice aspetto:
 Aspetto negativo: autonomia contrattuale significa, in senso negativo, che
nessuno può essere spogliato dei propri beni o può essere costretto ad
eseguire prestazioni (a favore di altro), contro la propria volontà.
Il contratto vincola solo chi ha partecipato all’accordo, ha espresso il proprio
consenso alla costituzione/regolazione/estinzione di un rapporto
patrimoniale.
 Aspetto positivo: autonomia contrattuale significa, in senso positivo, che i
privati possono, con un proprio atto di volontà, costituire/regolare/
estinguere rapporti patrimoniali; possono quindi disporre dei propri beni e
possono obbligarsi ad eseguire prestazioni a favore di altri.
Si manifesta in tre forme:
 Libertà di scelta fra i diversi tipi di contratto previsti dalla legge
 Libertà di determinare il contenuto del contratto, entro i limiti posti
dalla legge.
Ciascuna determinazione delle parti, inserita in un contratto scritto,
prende il nome di clausola o di patto. Ogni contratto si compone di una
pluralità più o meno estesa di clausole che nel loro insieme formano il
regolamento contrattuale.
 Libertà di concludere contratti atipici, ovvero contratti non
corrispondenti ai tipi contrattuali previsti dal codice civile o da altre
leggi, ma ideati e praticati dal mondo degli affari.
I contratti atipici sono validi purché siano diretti “a realizzare interessi
meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico”. Questo requisito
di validità altro non è che il generale requisito dei contratti chiamato
causa. I contratti atipici sono sottoposti alle norme generali sui
contratti e sono regolati dalle loro clausole contrattuali.

Il contratto è, come si è visto, l’accordo di due o più parti. Può quindi essere:
 BILATERALE: le parti sono due e necessariamente due.
 PLURILATERALE: le parti possono essere anche più di due.
Va specificato che il concetto di parte del contratto non coincide con il concetto di
persona: per parte si intende il centro d’interessi e quindi ciascuna parte di un
contratto può essere formata da più persone.
Dai contratti vanno distinti gli atti unilaterali, che sono la dichiarazione di volontà di
una sola parte, di per sé produttiva di effetti giuridici.
A differenza dei contratti, che costituiscono una categoria aperta e ammettono
contratti atipici, gli atti unilaterali formano un numero chiuso: sono solo quelli
previsti dalla legge con esclusione di atti unilaterali atipici.
Gli atti unilaterali non hanno una disciplina generale, ma solo la disciplina particolare
relativa a ciascuno di essi. Tuttavia ad essi si applicano, in quanto compatibili, le
norme sui contratti.
I FATTI ILLECITI
Si definisce fatto illecito “qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un
danno ingiusto” (art. 2043)
È presente tra le fonti delle obbligazioni, e l’obbligazione che ne deriva è quella di
risarcire il danno che ha cagionato: consiste nel pagamento di una somma di
danaro che rappresenta l’equivalente monetario del danno cagionato.
L’obbligazione del risarcimento può derivare anche dal contratto, nel caso in cui ci
sia un inadempimento: si parla qui di responsabilità contrattuale.
Si parla invece di responsabilità extracontrattuale per danni cagionati con fatto
illecito. Questa riguarda anche la responsabilità civile (obbligazione a risarcire il
danno) e la responsabilità penale (multa, reclusione).
Il fatto illecito è composto da elementi oggettivi come fatto, danno ingiusto e
rapporto di casualità, e da elementi soggettivi come dolo o colpa.
Elementi oggettivi:
 FATTO: comportamento umano commissivo (fare) od omissivo (non fare).
 DANNO INGIUSTO: lesione di un interesse altrui meritevole di protezione.
 RAPPORTO DI CASUALITA’: è il rapporto di causa ed effetto che c’è tra il fatto
e il danno, ed esiste quando l’evento dannoso appare come conseguenza
prevedibile ed evitabile.
Elementi soggettivi:
 DOLO: intenzione di provocare l’evento dannoso.
 COLPA: mancanza di diligenza, di prudenza e di perizia.
Per regola generale, l’obbligazione di risarcire il danno cade su chi ha commesso il
fatto. Tuttavia, vi è un’eccezione:
 Responsabilità indiretta: il responsabile del danno è un soggetto diverso da
quello che ha commesso il fatto.
Inoltre, per principio generale, il fatto illecito deve presentare l’elemento del dolo o
della colpa. Anche qui però c’è un’eccezione:
 Responsabilità oggettiva: si risponde del fatto produttivo di danno anche se lo
si è commesso senza dolo o colpa.
Per quanto riguarda il risarcimento, è risarcibile solo il danno patrimoniale
comprendente il danno emergente e il lucro cessante. I danni morali sono risarcibili
solo nei casi indicati dalla legge. (vedi riquadro giallo sopra).

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