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NUTRIZIONE E BIOIMPEDENZIOMETRIA: rilevazione dei

parametri strumentali necessari per una


corretta gestione del paziente” (2ª parte)
(1° LIVELLO)
Dott. Fausto Glorioso
 Nutrizionista, Psicoimmunologo,
 Specialista in BIOETICA
 Dottore in Teologia Morale
 Docente U.P.A.I.Nu.C.
 Tutor Progetto “MUS, Sintomi Vaghi e Nutrizione Clinica”
Tel.: 3357742553 e-mail: f.glorioso@alice.it

UNIVERSITA’ POPOLARE
Accademia Internazionale di Nutrizione Clinica
Anno Accademico 2016 1
IL NUTRIZIONISTA ovvero “il
Professionista della Nutrizione Umana”
 La scelta professionale di “fare-il-Nutrizionista” rischia oggi di
diventare una scelta dettata dalla necessità di trovare sbocco nel
mondo del lavoro attraverso una strada fino ad ieri poco battuta.
 Il rischio è quello di uno svilimento della componente
motivazionale e di una interpretazione di un ruolo dove si è
persa la forza che i pionieri avevano e che spesso li portava a
remare, se necessario, anche controcorrente.
 La celebre massima di Ippocrate di COS, medico greco
riconosciuto come il fondatore della scienza medica occidentale,
vissuto tra il V e il IV sec. a.C. - “Fa che il tuo cibo sia la tua
cura e che la tua cura sia il tuo cibo” – rimane, a mio avviso,
ancora oggi, la sintesi metodologica più riuscita , il programma
ed il paradigma al quale ogni nutrizionista deve ispirare e
conformare la sua preparazione, la sua azione terapeutica e
professionale.

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 Tale massima, nella sua originale architettura a specchio
non vuole essere un mero virtuosismo ma sottolinea molto
bene due diversi approcci al tema, tracciando due percorsi
tutt’altro che ovvi:
1) Innanzitutto un rapporto sapiente col cibo che,
conosciuto e studiato approfonditamente, finisce per
superare il ruolo di semplice - e pur necessario -
sostentamento ed assume un inaspettato ruolo
terapeutico e, ancor prima, preventivo. In questo
primo movimento scopriamo quindi la prima,
fondamentale e imprescindibile attenzione al cibo come
prevenzione e lo vediamo assurgere alla dignità di vera e
propria terapia. Il tutto fondato su uno studio attento
delle sue proprietà e dei suoi componenti perché possa
essere usato come cura.

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2) In seconda battuta, non a caso, Ippocrate di Cos mette
come soggetto la cura e propone di applicare le
caratteristiche dell’azione terapeutica proprio al
cibo. E’ un passaggio molto significativo e non banale: la
sequenza proposta descrive un iter che prevede dapprima
il riconoscimento del cibo come cura, una sorte di
“battesimo”, di sua investitura, sottolineando così
l’importanza quotidiana del nutrirsi associando a tale
azione fisiologica una nuova dignità; dopo, nel secondo
movimento, propone che in caso di necessità, lo stesso
cibo venga usato alla stregua di una medicina, di un
farmaco. L’illustre medico greco adesso va, quindi, oltre e
suggerisce di non andare a cercare altrove la cura per
una malattia se non nel cibo che, a questo punto
assume il ruolo precipuo della terapia.
In sintesi:
1° dal cibo-sostentamento al cibo-prevenzione (fisiologia)
2° dalla terapia-farmaco alla terapia-cibo (patologia) 4
Cosa ci si aspetta da un
Professionista della Nutrizione?
a) … che la nutrizione sia la scelta primaria ed
elettiva sia in termini preventivi che terapeutici
(ciò rimane valido anche per il Medico Nutrizionista)
b) … che lo studio-base e la preparazione specifica si
indirizzi su due fronti imprescindibili: le
caratteristiche fisiche-nutrizionali-terapeutiche
quindi nutraceutiche del cibo da una parte e,
dall’altra, la fisiologia e la patologia umana
dall’altra (ciò rimane valido anche per il Biologo
Nutrizionista)

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BIOLOGO NUTRIZIONISTA:
Chi è e cosa fa
 L’art. 3 della Legge 396/67 e il Decreto Ministeriale 22 luglio
1993, n. 362 – (Tariffario professionale) consente al biologo
di elaborare diete ottimali. Tali diete possono essere rivolte
a tutta l’utenza sia in condizioni fisiologiche che
patologiche. Va ricordato che il Decreto 1/8/2005 del Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica
ammette tanto i laureati in Medicina e Chirurgia, quanto i
laureati in Biologia alle scuole di specializzazione con percorso
formativo che consente l’acquisizione di conoscenze teoriche
scientifiche e professionali per la valutazione dello stato di
nutrizione e dei bisogni nutritivi dell’uomo.
 Con riferimento al tema della competenza del biologo a
prescrivere diete, si osserva che questa competenza è
espressamente riconosciuta dalla legge e anzi si può
aggiungere che il biologo è l’unico professionista, a favore
del quale esiste una precisa norma giuridica di rango
legislativo, che riconosce la sua competenza a valutare i
bisogni nutritivi e a prescrivere le conseguenti diete.
6
 L’art. 3 della legge 24.5.1967, n. 396 afferma testualmente
che formano oggetto della professione di biologo le attività
di “valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici
dell’uomo”. Del resto la stessa autorevole giurisprudenza
amministrativa ha confermato che oltre alla legge
costituisce fondamento delle competenze del biologo il
predetto decreto del Ministero di Grazia e Giustizia n.
362/93 (v. Cons. Stato, sez. V, 16.11.2005, n. 6394, in Foro
Amm. Cons. St. 2005, 3305). Applicando i principi sanciti
dalla citata Sentenza 16626 l’unico obbligo che incombe
al biologo è quello, ovviamente, di non qualificarsi
come medico, di non effettuare diagnosi e di non
prescrivere farmaci.
 L'iscrizione all'Ordine dei Biologi nella Sez. A
conferisce il titolo giuridico a svolgere la professione
di biologo di cui all'Art. 3 della Legge 396/67
(individua l'oggetto della professione di biologo) tra
cui quella del nutrizionista.

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NORMATIVA DI RIFERIMENTO
 Legge 396/67 – GU n° 149 16.06.1967
 DPR 328/2001 – GU n° 190 suppl. ord.17.08.2001
 DM n° 362 del22.07.1993 – GU n° 219 17.09.1993
GIURISPRUDENZA AMMINISTRATIVA
• Sentenza Consiglio di Stato, Sez. V del
16.11.2005.n. 6394, in Foro Amm.Cons.ST., 3305
ha stabilito che contribuisce a dare
fondamento alle competenze del Biologo il
decreto Min.G.G. n. 362/93
• Sentenza Corte Suprema di Cassazione, Sez.IV
n. 16626 del 4/5/2005
• Parere CSS – Sess. XLVI – Seduta del
15/12/2009
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MEDICO NUTRIZIONISTA
 Il medico nutrizionista, nella sua precipua caratteristica
professionale, esercita la facoltà di fare diagnosi,
avvalendosi di tutti i presidi esistenti atti a tale scopo e
prescrivere, oltre a diete (azione comune anche al
biologo nutrizionista) anche farmaci idonei al
raggiungimento e al ripristino di condizioni di
salute/benessere del paziente.
 Bisogna sottolineare che, specificamente per il medico
nutrizionista, coerentemente con la scelta di porre al
primo posto la nutrizione come azione terapeutica, è
auspicabile che lo strumento principale scelto e proposto
ai propri pazienti, sia quello dell’uso del cibo come
medicina e della medicina come cibo, relegando a
particolari casi la prescrizione di farmaci.
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BIOLOGO E MEDICO NUTRIZIONISTA:
caratteristiche e distinzioni
 Alla luce di quanto ricordato e coerentemente alla
specificità professionale, si evince che:
1. Trait-d’union di ambedue i professionisti è la scelta
di porre la nutrizione come strumento
principale per la prevenzione e la cura
2. La distinzione sta nella possibilità di fare diagnosi
e nella possibilità di avvalersi di farmaci
(caratteristiche del medico e non del biologo)
3. Si impone quindi necessariamente anche in questo
ambito la collaborazione
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NUTRIZIONISTA E DIETISTA:
Qual è lo specifico?
 Il Biologo in possesso di laurea di cinque anni (o Laurea vecchio
ordinamento) iscritto nella Sez. A dell'Ordine Nazionale dei
Biologi può svolgere la professione di Biologo nutrizionista in
totale autonomia e firmare diete, consulenze nutrizionali e
prescrivere integratori alimentari
 Il Dietista è un professionista sanitario in possesso di laurea
triennale (facoltà di medicina) che organizza e coordina le
attività specifiche relative all'alimentazione in generale e
alla dietetica in particolare; collabora con gli organi preposti
alla tutela dell'aspetto igienico-sanitario del servizio di
alimentazione; elabora, formula ed attua le diete prescritte
dal medico o dal biologo e ne controlla l'accettabilità da
parte del paziente (DM 2/4/01 MIUR – G.U. n.128 del 5/6/2001
all.3,classe 3).
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IL RAPPORTO COL PAZIENTE:
accogliere e comprendere, l’empatia
 Il campo nel quale si iscrive la professione del Nutrizionista
è quello sanitario e, più specificamente, terapeutico. Da
questa peculiare collocazione deriva una importante
conseguenza: il rapporto tra questo professionista e il
paziente è un rapporto terapeutico con delle
caratteristiche comuni a questa tipologia di relazioni e
alcune caratteristiche peculiari aggiuntive
Caratteristiche comuni Caratteristiche peculiari
Asimmetria Simmetria Attitudine all’ascolto e alla comprensione

Dal modello paternalistico al “ “ alla didattica


Modello etico “contrattuale”
Informazione del paziente Preparazione specifica su:
Consenso informato - Fisiologia e Patologia Umana
- Igiene e Tecniche di cottura
- Ricette di cucina salutari
Patto terapeutico Disposizione a sperimentare personalmente le
strategie che propone ai pazienti
( E’ auspicabile dare l’esempio …)
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I TRE PASSI …

• Metti a proprio agio COMPRENDERE • Credi in ciò che proponi


• Ascolta • Non giudicare • Offri una soluzione condivisa
• Rispetta
ACCOGLIERE CREARE EMPATIA

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ANALISI CLINICA DELLA
COMPOSIZIONE CORPOREA
• Il corpo che abitiamo rappresenta una fonte inesauribile di
informazioni sul nostro stato di salute fisica e mentale
• In presenza di malattia la medicina ha sviluppato una disciplina, la
“semeiotica”, che studia i sintomi e i segni clinici attraverso i quali si
possa risalire alla causa patologica che li provoca.
• Lo studio della composizione corporea è diventato, attraverso
tecniche sempre più evolute, uno strumento rapido e preciso per la
definizione dello stato di benessere.
• La composizione corporea è oggetto di trasformazione ad opera di
svariati fattori. Su di essa incidono significativamente agenti interni ed
esterni all’organismo quali l’alimentazione, l’invecchiamento, stress,
malattie. Ciò determina inequivocabilmente degli adattamenti
transitori volti a fronteggiare l’insulto e limitare i danni favorendo il
recupero della situazione di equilibrio (omeòstasi). Tali adattamenti, se
non si riesce a ristabilire l’equilibrio, possono diventare persistenti e
causare squilibri (allòstasi) tali da portare a processi infiammatori
cronici e conseguentemente lesioni d’organo e/o di apparato ed infine
a malattie.
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centralità dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, dalla cui attivazione deriva la creazione di
un equilibrio tra
buon adattamento = salute
cattivo adattamento = malattie
STRESS E COMPOSIZIONE CORPOREA

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Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
I LIQUIDI NEI COMPARTI CORPOREI:
TBW, ECW, ICW
L'acqua totale, TBW = Total Body Water, rappresenta la percentuale
complessiva dei fluidi corporei rispetto al peso totale del soggetto;
valori fisiologici si considerano quelli compresi tra 60% e 70%
(durante l'infanzia il valore arriva al 77% e diminuisce
progressivamente con l'età)
Percentuali inferiori sono da ascrivere a condizioni di disidratazione,
alla perdita di massa magra o all'aumento della massa grassa
(essendo la gran parte della TBW contenuta nella massa magra), alla
presenza di processi infiammatori cronici (che comportano il
cambiamento della distribuzione idrica)
Valori troppo bassi di TBW incidono anzitutto sull'idratazione
dell'intestino crasso, determinando stipsi, alvo alterno, colon
irritabile.
L'acqua, in quanto nutriente essenziale, rappresenta il solvente delle
reazioni metaboliche, regola il volume cellulare, consente il trasporto
dei nutrienti e lo smaltimento dei residui dei processi metabolici.

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ICW IntraCellular Water, acqua intracellulare
ECW ExtraCellular Water, acqua extracellulare

ICW ed ECW (espressi in percentuale rispetto alla TBW) permettono


di valutare il rapporto di distribuzione dei fluidi corporei fra i
comparti intra ed extracellulare; i due valori sono in rapporto
fisiologico quando l'ICW è pari al 60% e l'ECW al 40%.
Diversi fattori possono alterare il rapporto della distribuzione idrica,
in particolare infiammazioni croniche, squilibri ormonali che
aumentino i processi catabolici (vedi stress cronico dell'asse HPA
– alterazione del ritmo circadiano del cortisolo), o infezioni,
portano al versamento dei fluidi cellulari nell'ambiente
extracellulare (in seguito alla rottura della membrana cellulare),
pertanto alla perdita dell'ICW in favore dell'ECW.
In particolare la valutazione della ECW è molto importante nella
definizione di stati infiammatori cronici infatti i valori
normali della ECW vanno dal 40% al 43%, troviamo valori
aumentati in caso di infiammazione e/o ambiente extracellulare
ipersodico
Riconosciamo uno stato infiammatorio se l’ECW > 43% e ICW <
57%

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FFM Fat Free Mass, massa magra
FM Fat Mass, massa grassa
FFM e FM rappresentano le percentuali di massa magra e massa grassa
rispetto al peso totale del soggetto; in condizioni di normalità la FM
non dovrebbe superare il 25% del peso corporeo, pertanto il valore
della FFM dovrebbe costituire almeno il 75% del peso totale. Il
rapporto tra FFM e FM non solo è determinante per il mantenimento
del livello del metabolismo basale, ma è strettamente legato
all'idratazione corporea complessiva (TBW) ed alla sua distribuzione
(ICW ed ECW).
La perdita della FFM e l'aumento della FM portano
all'abbassamento della TBW, e sono correlate all'alterazione del
ritmo circadiano del cortisolo che, alterando il metabolismo
glucidico, porta alla degradazione proteica (muscolare) per la
produzione di amminoacidi utili alla sintesi di zuccheri
(autocannibalismo della massa magra), e favorisce la sintesi di
tessuto adiposo; la perdita della FFM è correlata inoltre a carenze
ormonali (in particolare a carenza dell'ormone della crescita Gh) che
potrebbero quindi incidere su un peggioramento del rapporto tra ICW
ed ECW.
Il controllo del rapporto tra FFM ed FM risulta quindi
fondamentale durante l'aumento o la diminuzione del peso
complessivo.
19
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
LA MASSA GRASSA
(FM = Fat Mass)
Il Tessuto adiposo è considerato un vero e proprio
ORGANO ENDOCRINO ad elevata ATTIVITA’
METABOLICA:
TNF-α
producono LEPTINA
proteine IL-6, IL-8
ADIPOCITI che fungono Proteina AGOUTI
da ORMONI Angiotensinogeno
regolano l’introi- PAI-I(Inib.Att.Plasm.no)
to e il dispendio Adiponectina
energetico Resistina …
20
• Queste proteine, ed altre ancora, sono le
“ADIPOCHINE”
che rivestono un ruolo importante nei
processi infiammatori ed aterosclerotici
PER CUI L’OBESITA’ E’ DA CONSIDERARSI, A
PIENO TITOLO UNO STATO
PROINFIAMMATORIO
• Lo stato infiammatorio sostenuto ed
alimentato dallo stress (+++ Corticosteroidi)
instaura a livello tissutale una situazione di
ACIDOSI , causa, nel tempo, di molteplici
danni d’organo e patologie)
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LIPIDI BIOLOGICAMENTE ATTIVI
• Lipidi neutri (triacilgliceroli x
energia)
• Steroli (x struttura e fluidità
delle membrane / ormoni)
• Glicerofosfolipidi (substrati bio-
attivi)
• SFINGOLIPIDI (x segnali di
membrana, regolazione
cellulare, apoptosi,
proliferazione) I PRIMI CHE
INCONTRANO GLI STRESSOR
EXTRA-CELLULARI 22
E’molto interessante considerare come il tessuto
adiposo, proprio ad opera delle adipochine di cui si è
accenato, prodotte da se stesso, possa cambiare
struttura:
• Le adipochine attraggono • Il tessuto WAT omentale
i monociti, li maturano, li comincia a rilasciare
fanno infiltrare attraverso Acidi Grassi Liberi + IL-6
i vasi nel tessuto adiposo che attraversano la
e una volta in sede si vena portale giungono a
trasformano in livello epatico causando
• MACROFAGI che liberano danni al distretto
localmente TNF-α, IL-6, epatico
IL-8 (…ed altri Fatt.Pro-
Infiamm.)
23
IL METABOLISMO (BMR)
E LA SUA DISTRIBUZIONE
BMR (Basal Metabolic Rate): Per metabolismo basale si
intende la quantità di energia (espressa in Kcal
giornaliere) consumata da un individuo che si trovi in
condizioni di massimo riposo fisico e mentale, in una
stanza a temperatura confortevole e a digiuno da circa
12 ore; buoni valori di BMR dovrebbero attestarsi
attorno alle 1300-1400 Kcal giornaliere.
Il BMR è direttamente proporzionale alla FFM (massa
magra), quindi la perdita della FFM e della TBW (acqua
totale) determina sempre un abbassamento del BMR.
Valori di BMR inferiori alle 1000 Kcal giornaliere si
associano alla presenza di sintomi vaghi ed aspecifici
(MUS) e ad alterazioni ormonali (asse HPA).
24
IL METABOLISMO (BMR) E LA SUA
DISTRIBUZIONE QUANDO < 1000 Kcal/die
Quando BMR < a 1000 Kcal/die la ripartizione
da chi/cosa viene influenzata?
Rene Fegato Muscolo Ossa
variabili: variabili: variabili: variabili:
- eccesso di sodio ECW - Aumento della - perdita della massa - perdita della massa
(nutrizione) massa grassa a livello magra magra
- Glucocorticoidi sistemico - glucocorticoidi - glucocorticoidi
persistenti - steatosi persistenti persistenti
(infiammazione cronica) (infiammazione cronica, (infiammazione cron.
- scompensi da diuretici autoimmunità) autoimmunità)
- scompensi da - scompensi da - scompensi da
cortisone cortisone cortisone
disidratazione cell.
con carenza dei
sistemi tampone
(perditaTBW)

N.B.: La valutazione deve iniziare dal comparto metabolicamente più compromesso


(percentuale più bassa rispetto alla norma) Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it 25
Valori di BMR inferiori alle 1000 Kcal giornaliere si associano alla presenza di sintomi vaghi ed
aspecifici (MUS = Medically Unexplained Symptoms o Sintomi Vaghi e aspecifici)
e ad alterazioni ormonali (asse HPA)
Scheda di autovalutazione Sintomi Vaghi ed Aspecifici (MUS)
Soffre da tempo di stanchezza o affaticamento persistente ? Si No
Ha da tempo disturbi del tono dell'umore? Si No
Soffre di insonnia persistente da tempo o di risvegli notturni? Si No
Soffre da tempo di sonnolenza persistente durante la giornata? Si No
Si sente da tempo un soggetto ansioso? Si No
Si sente da tempo un soggetto apatico? Si No
Soffre di attacchi di panico? Si No
Percepisce a riposo aumenti del battito cardiaco? Si No
Ha notato da tempo modificazioni dell'appetito? (fame eccessiva o inappetenza) Si No
Soffre di attacchi di fame notturni? Si No
Soffre da tempo di acidità e dolori di stomaco, senso di pienezza, gonfiore dopo
ogni pasto, nausea? Si No
Soffre da tempo di colon irritabile ? Si No
Soffre a periodi di stitichezza persistente? Si No
Ha spesso mani e piedi sempre freddi? Si No
Soffre di alterazione della sudorazione corporea durante il sonno? Si No
Età________ Sesso M F Peso_______ Altezza_______
* barrare ogni risposta con una crocetta
www.portaledinu. 26
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
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the circadian cycle:reappraisal of a classical hypothesis, Psychosom Med, 1978 Aug,
40(5):
30
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
ANGOLO DI FASE (PA) E STRESS
Phase Angle, angolo di fase espresso in gradi, rappresenta la
relazione tra resistenza e reattanza capacitiva del corpo; il
valore di questo parametro presenta una significativa
relazione con il sesso del soggetto analizzato, da ciò deriva
una discrepanza nel valore ideale, pari ad almeno 6° per gli
uomini e ad almeno 5° per le donne.
L'angolo di fase è legato direttamente all'integrità delle
membrane cellulari, pertanto un valore particolarmente
basso si associa a scarsa integrità delle membrane cellulari, o
a scarsa massa cellulare. Una siffatta situazione è spesso
legata ad eccessiva attività catabolica e trova riflesso in una
perdita di ICW a favore dell'ECW, quando non addirittura in
una perdita di FFM e TBW. Una perdita di integrità di
membrana viene quindi messa in relazione con una presenza
di cortisolo in circolo fuori dalla finestra fisiologica circadiana
31
PA E STATO INFIAMMATORIO
L'angolo di fase rappresenta un importante indice prognostico per
monitorare la presenza e l'evoluzione dei processi infiammatori cronici.
• Come riconoscere uno stato infiammatorio?
• AUMENTO DI ECW, DIMINUIZIONE ICW
• Quando l’infiammazione è ACUTA?
• Con PA SUPERIORE a 3,5 (in presenza di ECW >43%)
• Quando l’infiammazione diventa CRONICA?
• Con PA INFERIORE a 3,5 (in presenza di ECW > 43%)
• L’ Angolo di Fase (PA) dipende dall’integrità delle membrane cellulari (più
sono integre più cresce).
• PA è un indice della circadianità del CORTISOLO !
SIGNIFICATO DELL’ANGOLO DI FASE (PA):
 INFERIORE A 2,5: assenza di ritmicità circadiana del cortisolo con
innalzamento del livello serale (possibile base AUTOIMMUNE o probabili
lesioni organiche)
 DA 2,5 A 3,5: assenza di ritmicità circadiana del cortisolo
 DA 3,5 A 4,5: ritmicità circadiana del cortisolo
 DA 4,5 A 10: ritmicità circadiana del cortisolo fisiologica
 DA 10 A 20: elevata risposta ai glucocorticoidi 32
PA E CORTISOLO = ormone glucocorticoide
surrenale catabolico FFM↓)
Ormone circadiano: livello massimo nelle prime ore del mattino
(stimolando con elevati GL e attività fisica) livello minimo nelle
ore serali e notturne (livelli minimi di stress)
in presenza di stress endogeno e/o esogeno aumenta la
produzione e/o perdita di circadianità (alterazione asse HPA,
ormoni CRH-ACTH-Cortisolo)
l'alterata produzione provoca: stanchezza cronica, deplezione
dei tamponi, perdita FFM, in particolare della massa
muscolare anche fino al 20% causando ritenzione idrica
(aumento ECW), rallentamento del metabolismo, perdita di
potassio
attività fisiche superiori ai 40 minuti portano ad un
innalzamento del cortisolo (attenzione alle fasce orarie)
33
l'aumento in circolo produce come effetto positivo la riduzione
dei processi infiammatori
l'alterazione della circadianità è responsabile della
ridistribuzione del grasso corporeo, in particolare provoca
una perdita di adipe nelle parti più distali e un aumento di
depositi addominali e sul viso(gli adipociti addominali
possiedono 4 volte più recettori rispetto agli altri)
QUINDI BISOGNA evitare incrementi eccessivi e prolungati dei
livelli di cortisolo (stress cronico fisico e/o psichico)
Un rilascio eccessivo e prolungato di cortisolo fa perdere la
FFM, quindi per conservare la massa magra bisogna evitare
che i livelli di cortisolo aumentino eccessivamente per periodi
prolungati.
I picchi d’insulina successivi agli stress servono a contenere i
livelli di cortisolo; è indicato perciò assumere dopo elevati
livelli di stress (fisici e/o psicologici) dei carboidrati a PRAL
molto negativo, come i fichi secchi o le patate, stimolando la
produzione d’insulina per abbassare i livelli di cortisolo
permettendo di conservare la massa magra grazie al fattore
PRAL- (e/o supplementare con maltodestrine e PRAL -)
34
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
35
STRESS E COMPOSIZIONE CORPOREA

36
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
BIBLIOGRAFIA STRESS E INFIAMMAZIONE CRONICA
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L’ ACIDOSI FISSA e VOLATILE
(ECM,ECW,ICW,PA,FFM,FM)
I processi metabolici che avvengono all'interno del nostro
corpo portano a continue variazioni del pH in un
continuo susseguirsi di apporto-eliminazione di “acidi” e
“basi” che determinano modifiche nella concentrazione
dello ione idrogeno (H+) con conseguente variazione del
pH dell'organismo che deve far fronte a queste variazioni
e mantenere il pH fisiologico (PH 7.38-7.44).
Il metabolismo dei carboidrati e dei grassi produce 15,000
mmol di CO2 al giorno (acidosi volatile o respiratoria)
mentre il metabolismo proteico porta alla formazione di
acido solforico e acido fosforico (acidosi fissa) pertanto,
per mantenere l'omeostasi acido-base, l'organismo
dispone di alcuni meccanismi in grado di garantirla:
SISTEMI TAMPONE, ALBUMINA, EMOGLOBINA,
REGOLAZIONE RENALE (ac.fissa, PRAL, CG
…),REGOLAZIONE POLMONARE (ac.volatile) 40
Con acidosi si intende un'alterazione funzionale dovuta ad eccesso
di ioni idrogeno (H+) nei liquidi extracellulari (ECW) con
conseguente diminuzione della riserva tampone; ciò altera tutti i
processi metabolici delle cellule, in quanto è necessario, per il
loro corretto funzionamento, il mantenimento di un perfetto
equilibrio e un rapporto tra produzione ed escrezione di
sostanze acide ed alcaline. I maggiori organi deputati a tale
compito sono il rene e i polmoni.
Si parla di acidosi respiratoria quando si ha aumento di acido
carbonico nel sangue, come conseguenza di una diminuita
eliminazione di anidride carbonica attraverso i polmoni in
seguito a ridotta ventilazione; le cause possono essere: limitata
espansione polmonare (sedentarietà, scarsa attività aerobica,
tecnica del respiro inadeguata, obesità), ostruzione alle vie
aeree (broncopneumopatia ostruttiva), disordini degli scambi
gassosi (polmonite, edema polmonare), inibizione del centro del
respiro (oppiacei, barbiturici, anestetici), disordini
neuromuscolari (sclerosi multipla).
41
si parla invece di acidosi fissa quando si verifica un aumento di
produzione, da parte dell'organismo, di sostanze acide
(cataboliti) che vengono riversate nell'ambiente extracellulare
(ECM). I cataboliti sono prodotti in piccole quantità dal
catabolismo degli aminoacidi; una volta prodotti, rimangono in
soluzione finché non vengono escreti dai reni. L'acidosi fissa
riguarda l'aumento della produzione di acidi fissi per deviazioni
metaboliche:
esercizio fisico intenso, fenomeni di lipoperossidazione, digiuno
protratto, alimentazione che predilige cibi "acidi" come proteine
e carboidrati (alimentazione a PRAL positivo), febbre, alcolismo,
diabete, chetosi, shock.
quando i tamponi sono saturi o alterati, o vi sia un danno
respiratorio o renale, il pH oltrepassa questi limiti determinando
la comparsa dei sintomi di acidosi (MUS = Medically
Unexplained Symptoms o Sintomi Vaghi e aspecifici)
42
inoltre, per i motivi accennati, una situazione di acidosi fissa
comporta sempre una perdita di FFM, l’aumento di ECW
(diluizione delle tossine acide nella ECM), diminuzione di ICW
e perdita di PA
Ma l'argomento forse più interessante che riguarda l'equilibrio
acido-base è rappresentato dall'osteoporosi: il tessuto osseo
riveste un ruolo fondamentale nel bilanciamento del pH
corporeo, costituendo di per sé un sistema tampone contro
l'acidosi; condizioni di acidosi sono associate a
demineralizzazione ossea , ridotto Bbuffer (vd. BIA-ACC),
ipercalciuria e bilancio negativo di Calcio
Infine tutti questi processi avvengono nella Matrice Extra Cellulare
(ECM), per tanto tempo considerata un mero tessuto di
sostegno ma che ultimamente ha assunto un ruolo di primaria
importanza in quel network studiato dalla Psico-Neuro-
Immunologia . Nella ECM avvengono processi enzimatici di
primaria importanza e quando non riesce ad eliminare i
cataboliti, la sua funzione si altera pericolosamente.
La formazione e l’accumulo nella ECM dei Prodotti della
Glicosilazione delle Proteine - AGEs - assume una grande
importanza per il rischio correlato a varie patologie
43
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
ECM (Extra Cellular Matrix) (1)
• Componente della FFM, dovrebbe essere pari al
15-20%di essa.
• Complessa e dinamica rete di macromolecole
extracellulari(Collageni-Proteoglicani-Glicopro-
teine)
• Soggetta a continuo rimodellamento con ritmicità
circadiana bifasica cortisolo-like (STATO DI SOL =
smaltimento dalle h3 alle h15/cortisolo+/ SNS+;
STATO DI GEL = ricostruzione dalle h15 alle
h3/cortisolo-/SNP+)
44
ECM (Extra Cellular Matrix) (2)
• In seguito a traumi, infezioni, insuff. linfatica,
+++ tossine alimentari, farmaci, stress
l’equilibrio bifasico può perdersi e si instaura
uno stato infiammatorio compensativo
temporaneo che agevola lo smaltimento
• Se l’insulto persevera si genera uno stato
infiammatorio cronico assenza di circadia-
nità accumulo dei cataboliti %ECM
%ECW insorgenza di patologie croniche
d’organo (artriti, mialgie, pseudoallergie (MCS)45
AGEs(Advanced Glycation Endproducts)(1)
• Trasporto degli ormoni inefficiente, sensibilità
delle cellule agli ormoni ipotiroidismo
subclinico, sindrome metabolica, fenomeni
autoimmuni, AGEs, malattie degenerative
• Gli AGEs (Advanced Glycation Endproducts)
sono il risultato a lungo termine di reazioni
chimiche con le quali gli zuccheri si legano alle
proteine alterazioni strutturali e funzionali
causate dall’azione dei ROS (specie reattive
dell’Ossigeno) ALEs (Advanced Lipoxidation
Endproducts). 46
AGEs(Advanced Glycation Endproducts)(2)
• Per via esogena gli AGEs/ALEs si formano a causa di alcuni
tipi di cottura di zuccheri, grassi e proteine (frittura,
microonde, eccessiva cottura alla brace)
• Per via endogena a causa dell’invecchiamento dei tessuti e
FFM, IPERGLICEMIA PERSISTENTE, FUMO.
• AGEs : nel diabete, iperglicemia, malattie senili, Morbo di
Alzheimer, Malattie Cardiovascolari ed Ictus
• L’ACCUMULO DI AGEs è UNA MISURA DELLO STRESS
METABOLICO ED OSSIDATIVO E VIENE INDICATO IN MOLTI
STUDI COME “MEMORIA METABOLICA” (marker storico
della distribuzione del carico glicemico)
• Alterano il collagene, intrappolano LDL, inattivano Ossido
Nitrico, inducono secrezione citochine proinfiammatorie.
47
AGEs (Advanced Glycation Endproducts) (3)

IMPORTANZA CLINICA DEGLI AGEs:

 Misura dello stress metabolico cumulativo a lungo


termine
 Meccanismo alla base della “memoria metabolica”
 Predittori indipendenti delle complicanze e della
mortalità cardiovascolare e diabetica
 Correlano proporzionalmente con il rischio
operatorio
 Sono indice di resistenza ai farmaci (es.: anestesia)
 Strumento nel follow-up e nella gestione terapeutica
del paziente
48
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tampone fosfato e bicarbonato.

51
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
PESO ATTUALE E
PESO IDEALE
• I parametri di misura principali del corpo sono il peso e l’altezza. Da
essi si ricava facilmente il BMI = Body Mass Index o Indice di Massa
Corporea, parametro grossolano e superato, utile solo per fini
statistici.
• Il calcolo del PESO IDEALE è invece molto utile e si ottiene in base a
età, sesso e FFM in Kg del paziente, integrando nel calcolo la
percentuale statistica di FM ideale per fascia di età e sesso del
paziente (in soggetti sani)
• Il Rapporto tra Peso Attuale e Peso Ideale è un indice dinamico
molto importante ed attendibile. Grazie ad esso si possono
riconoscere situazioni di
magrezza se < 0.75 sottopeso tra 0.75 e 0.93
normopeso tra 0.93 e 1.05 sovrappeso tra 1.05 e 1.19
obesità tra 1.19 e 1.35 obesità severa > 1.35

N.B.: il Peso Ideale sotto ai 18 anni non può essere calcolato


52
LA BIOIMPEDENZIOMETRIA:
principi, scopo, limiti
• È una metodica non invasiva che consente l'analisi della
composizione corporea in pochi secondi. L‘ impedenziometria,
o BIA (Body Impedance Analysis), consente la stima della FM,
della FFM, soprattutto la stima, altrimenti non indagabile,
dell'acqua corporea totale (TBW) e della sua ripartizione.
• Si differenzia dall'antropometria per la rapidità dell'indagine
e avvalendosi di una strumentazione elettronica, risulta più appetita
come metodica altamente tecnologica.
• In termini semplicistici l'impedenza è la forza che il corpo oppone
al passaggio di una corrente alternata, di piccola intensità, pari a
800 mA.
• L‘ impedenziometria è, di conseguenza, la tecnica che misura i
parametri di tale forza di opposizione ovvero misura:
• Resistenza (R), Impedenza (Z) e Reattanza (Xc), in Ohm. Parametri
fisici, questi, evidenzianti la differente risposta delle strutture
biologiche. I fluidi intra- ed extracellulari, infatti, si comportano
come conduttori resistivi (R); mentre le membrane cellulari, come
conduttori reattivi (Xc).
53
• Nella routine clinica ambulatoriale si usano BIA tetrapolare in
monofrequenza (50kHz) e BIA tetrapolari in multifrequenza,
cioè con frequenze oscillanti da 1KHz a più di 300KHz.
• La multifrequenza ha consentito di approfondire la
ripartizione dell'acqua corporea nelle sue componenti intra-
ed extracellulari.
• Sulla base che:
 sino a 10Khz la corrente non passa le membrane e, quindi, la resistenza
ottenuta (R o Z) è relativa a ECW;
 per valori superiori di 50Khz la corrente attraversa la membrana
cellulare e rileva entrambi i fluidi intra- ed extracellulari, equivalenti
alla TBW.
• Attraverso complessi calcoli, conoscendo le frequenze di varie
strutture biologiche ed organi, si è arrivati a quantificare con
estrema esattezza le percentuali e i valori assoluti di parecchie
componenti del corpo umano precedentemente citati come:
TBW, ECW, ICW, FFM, FM, PA, ECM , BMR
• E’ grazie a studi condotti su un gran numero di pazienti (ca.
150.000) che invece sono stati estrapolati altri utilissimi dati
che arricchiscono notevolmente il referto e lo completano
(ECK, TBK, GLy, Bbuffer, Peso Ideale, Distribuzione BMR …) 54
LA PRIMA MISURAZIONE
“fotografia del paziente”
• La prima misurazione rappresenta una vera e propria “fotografia”
del paziente, è il tempo zero, il punto di riferimento che ci servirà
durante tutto il percorso per valutare progressi e/o insuccessi nel
cammino terapeutico che proponiamo al paziente.
• Nella interpretazione del 1° Referto dovremo cogliere la visione
d’insieme che caratterizza la situazione generale del nostro
paziente e dare delle priorità, avendo cura di notare:
 L’equilibrio delle masse e dei liquidi corporei
 La circadianità del cortisolo
 La presenza o meno di infiammazione acuta o cronica
 Il grado di impegno della Matrice extracellulare (AGE’s)
 Il metabolismo e la sua eventuale alterata distribuzione (MUS)
 Potassio Tissutale (TBK), Na extra (TBNa), TBprotein, Glicogeno …
 Turnover TBW etc.
N.B.: Nella prima visita devono essere valutate le percentuali più che i
valori assoluti !
55
LE MISURAZIONI SUCCESSIVE
il “follow-up”
• Le misurazioni successive, da eseguire ad ogni controllo, sono
fondamentali per valutare sia l’esattezza delle nostre intuizioni che
il grado di comprensione/attuazione dei nostri consigli da parte del
paziente.
• Per questo la nostra attenzione sarà basata sulla valutazione NON
DELLA VARIAZIONE DELLE PERCENTUALI di composizione corporea,
quanto sulla variazione dei VALORI ASSOLUTI (Kg, Lt …). Anche
piccole variazioni possono essere significative!
• E’ fondamentale spiegare al paziente i parametri da tener d’occhio
per rendersi conto dei suoi successi/insuccessi e distoglierlo con
decisione dall’attenzione alla bilancia che spesso non dice nulla
sulle importanti variazioni della composizione corporea.
• Impareremo a riconoscere i parametri che variano velocemente (ad
es.: FM,FFM,PA) e quelli che necessitano di più tempo ed impegno
(ECW, ECM, AGE’s …)
• In generale i parametri da tener d’occhio per capire se il paziente
sta seguendo le nostre indicazioni sono: FFM, FM, PA, Turnover
TBW (in particolare Respirazione e Urine).
56
IL “PRAL”: carico potenziale renale acido degli alimenti
La letteratura più recente in materia di nutrizione clinica si è soffermata in più
occasioni sulla valenza alcalinizzante o acidificante dei cibi. Gli interventi
hanno iniziato a destare particolare interesse dal momento in cui si è fatta
strada l'ipotesi di una correlazione tra l'assunzione di cibi proteici in
eccesso rispetto al fabbisogno giornaliero ed alcuni effetti potenzialmente
negativi sul metabolismo osseo, con un aumento della
demineralizzazione.
L'assunzione di un eccesso di proteine rispetto alle capacità di assimilazione
dell'organismo comporterebbe la trasformazione degli amminoacidi in
eccesso in acidi organici, e la necessità di attivare dei meccanismi
tampone renderebbe necessaria la mobilitazione di ioni di calcio dal
tessuto osseo per contrastare l'acidosi.
Il ruolo centrale della produzione netta di acido endogeno (NEAP, Net
Endogenous Acid Production) nell'insorgenza dell'osteoporosi, nella
perdita di massa magra e nella formazione di calcoli renali è attualmente
oggetto di studio, ed è stato confermato in più occasioni.
E’ stata presa in considerazione la componente alimentare della NEAP, che
può essere stimata grazie al calcolo del carico acido renale potenziale
57
(PRAL, Potential Renal Acid Load).
Il PRAL di un cibo, secondo la formula più comunemente utilizzata, viene calcolato in
base al suo contenuto in proteine, fosforo, potassio, magnesio e calcio, tenendo
conto delle capacità di assorbimento intestinale dei singoli microelementi
(disregolazione enzimatico-metabolica). Gli alimenti a PRAL positivo sono quelli in
cui prevale la componente acidificante, mentre quelli a PRAL negativo hanno un
carattere alcalinizzante (vedi Tabella Carico Glicemico/PRAL valore massimo
allegato).
Il carico acidificante o alcalinizzante dell'alimentazione agisce tendenzialmente sul
lungo periodo. Uno studio su larga scala ha evidenziato la correlazione fra il pH
urinario ed il PRAL della dieta della settimana precedente, suggerendo l'uso del
pH urinario quale metodo di controllo di variazioni nel consumo di frutta e verdura
da parte dei pazienti analizzati.
Il bilanciamento acido-basico nutrizionale è risultato anche correlato ai fattori di
rischio cardiometabolico: a più alti livelli di PRAL e del rapporto proteine/potassio
(dieta a maggior carico acidificante), infatti, si correlano dei valori di pressione
sistolica e diastolica più elevati, l'aumento del PRAL è correlato inoltre a quello
del colesterolo totale e dell'LDL.
E’ possibile ottenere una valida stima della produzione netta di acido endogeno a
partire da un questionario sulle abitudini nutrizionali per la componente PRAL e
dalla misurazione della massa magra corporea per la componente NAE. In fase di
terapia nutrizionale, nel calcolare il livello di PRAL ottimale per le caratteristiche
di un paziente, non si potrà prescindere dall'attenta valutazione della sua
composizione corporea (specie della FFM proporzionale alla superficie
glomerulare di scambio)
L'utilizzo del PRAL per la valutazione del potenziale acidificante indotto dalla dieta
produce delle indicazioni compatibili con qualunque indicatore di una dieta
salubre, e coadiuva il trattamento degli stati di acidosi metabolica.
58
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
IL “CG”(Carico Glicemico) e
sua distribuzione nelle 24 ore
In ambito di problematiche metaboliche, probabilmente il parametro
nutrizionale di maggior impatto rispetto alla necessità di controllo
metabolico è il carico glicemico (GL, Glycemic Load), ottenuto dall'indice
glicemico (GI, Glycemic Index) di un cibo e dalla quantità di carboidrati
contenuti
La finalità a cui è preposto il calcolo del GL di un alimento è quella di
permettere la previsione della risposta glicemica (e quella insulinemica)
dell'organismo in seguito alla sua assunzione; questo fattore lega il GL alla
quantità ed alla qualità dei carboidrati contenuti nell'alimento, ed in
particolare alla rapidità con cui questi possano essere digeriti.
Utilizzando il valore del carico glicemico è possibile quindi formulare una
previsione sull'andamento della curva glicemica in seguito all'assunzione
di un alimento o di un pasto complesso. L'efficacia del GL al fine di
prevedere la risposta glicemica ai diversi alimenti è stata più volte ribadita
e confermata da varie pubblicazioni scientifiche, che hanno confermato in
molteplici occasioni l'applicabilità di tale strumento ai più vari campioni di
pazienti. La letteratura sull'argomento associa all'abbassamento del GL
giornaliero, oltre al conseguente abbassamento della glicemia e della
secrezione di insulina, una riduzione del colesterolo totale in circolo nel
sangue ed un miglioramento del rapporto tra LDL ed HDL con l'aumento
del secondo.
59
Risulta appurato che la regolazione del GL abbia effetti positivi sul
metabolismo di carboidrati, lipidi ed amminoacidi, che contribuisca al
miglioramento della funzione renale e che favorisca una migliorata attività
di fermentazione al livello del colon.
Diversi studi hanno evidenziato un rapporto tra le patologie croniche
occidentali ed alti tenori di GL, oltre a riconoscere a tenori nutrizionali a
GL controllato proprietà di prevenzione di varie patologie fra cui diabete
mellito tipo 2, obesità, patologie cardiovascolari e varie tipologie di
tumori.
Gli alimenti a basso GL, grazie all'aumento dei tempi di digestione, riducono
inoltre l'appetenza e permettono un migliorato controllo dell'ingestione
di cibo, al contrario un alto GL determina un rapido innalzamento della
glicemia, seguito però da un altrettanto rapido abbassamento che
favorisce l'insorgere della fame; altresì è provata una migliorata risposta
glicemica alla colazione qualora venga limitato il GL della cena
precedente (vedi ΔGL, differenziale tra GL colazione e GL cena).
Non si potrà prescindere dalla misurazione del metabolismo basale, della
massa magra, dell'acqua totale e della distribuzione ICW/ECW, cioè di
tutti i parametri fondamentali legati alla capacità metabolica
dell'organismo, oltre alla ritmicità circadiana delle secrezioni ormonali di
cortisolo, GH e glucagone.
In base proprio a questi parametri la distribuzione degli alimenti in base al
GL nell’arco della giornata dovrà normalmente rispettare il ritmo
circadiano diurno di insulina e cortisolo , e notturno di GH e glucagone,
da qui la necessità di eseguire lo “scarico” dei carboidrati nelle ore serali60
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
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65
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
CIRCADIANITA’ FISIOLOGICA
DEL METABOLISMO UMANO

66
Glucagone: responsabile primario della riduzione del grasso corporeo
FM↓
livello massimo durante il riposo notturno con livelli minimi glicemici
assente durante la modulazione dell'insulina diminuisce con
l'aumento della somatostatina (inibizione produzione ormone della
crescita GH) massima efficienza porta ad una perdita in soggetti
adulti tra 400g e 800g di grasso corporeo a settimana
GH: ormone della crescita - anabolico FFM↑
ormone che aumenta nella fase serale e notturna, in particolare
durante il riposo GH incrementa la FFM, in particolare il muscolo,
aumenta l'energia cellulare e le funzionalità immunitarie; livelli
minimi di GH si riscontrano in soggetti in sovrappeso o obesi; il
rilascio di GH é massimizzato dal digiuno o da pasti in assenza di GL
(Carico Glicemico) con pH tissutale fisiologico (leggermente alcalino
– vedi capacita tampone e PRAL); le ore serali e notturne sono
fondamentali per l'anabolismo (aumento FFM) in quanto il
fenomeno avviene durante il sonno protratto per almeno 6 - 8 ore.
Una alterata circadianità dell'ormone CRH (vedi Cortisolo e asse HPA)
induce inibizione delle onde Delta (insonnia) responsabili del sonno
profondo e quindi ridotta capacita di produzione di GH, aumento
del Cortisolo, perdita della capacita di recupero della FFM e un
abbassamento delle difese immunitarie.
67
Per massimizzare i livelli di GH:
- ridurre Insulina e Cortisolo alla sera (non assumere carboidrati almeno nelle 3
ore precedenti il sonno ed evitare attività stressogene serali)
- aumentare idratazione prima di dormire e portare a un PRAL NEGATIVO come
valore medio nelle 24 ore
- dormire almeno 6 ore in modo continuato
- stimolare la ritmicità circadiana con cibi che favoriscano la secrezione di
melatonina (es. pomodori, che rispettano anche il PRAL-) e proteine animali
con controllo del PRAL
- assumere antiossidanti durante la giornata a PRAL molto negativo
Aumentare i livelli di GH è fondamentale per conservare la FFM e mantenere un
tasso metabolico elevato. Durante l’attività fisica e durante il sonno i livelli di
GH aumentano. Gli alimenti a PRAL negativo e ricchi di arginina (li troviamo
nei legumi e in qualche frutta secca) sono utili come stimolanti per il rilascio di
GH
INSULINA: responsabile primario dell'accumulo di grasso corporeo FM↑
livello massimo dopo pasti ricchi di carboidrati (GL, Carico Glicemico) livello
minimo dopo l'assunzione di proteine e fibre. Diminuisce la sua produzione in
presenza di eventi stressogeni persistenti. Diminuisce con l'aumento della
somatostatina (inibizione produzione ormone della crescita GH). Per
contrastare l'anabolismo della FM: ridurre al minimo i livelli d’insulina durante
il riposo abbassando i livelli d’insulina a riposo si utilizza più grasso con
l'attivazione del glucagone, aumentare il livello subito dopo elevati carichi
stressogeni per abbassare i picchi di cortisolo e limitare la perdita della FFM68.
Si dovrebbe perciò assumere dopo elevati livelli di stress (fisici e
psicologici) dei carboidrati a PRAL molto negativo come i fichi secchi o
le patate stimolando la produzione d’insulina utile per abbassare i livelli
di cortisolo permettendo la conservazione della massa magra grazie al
fattore PRAL-
TESTOSTERONE: ormone anabolico della massa muscolare FFM↑
Il testosterone fa aumentare la forza e la massa muscolare quando i livelli
di testosterone si abbassano il tasso metabolico diminuisce assieme
all’ormone della crescita (GH) che segue lo stesso andamento del
testosterone.
Un sistema per innalzare il testosterone è prevedere un drastico
aumento dell’apporto di carboidrati per un giorno a settimana (alti
livelli del carico glicemico GL) I carboidrati fanno aumentare il rilascio
d’insulina, che a sua volta provoca una diminuzione di SHBG, la
globulina che rende indisponibile il testosterone legandosi ad esso,
influendo notevolmente sulla quantità di testosterone che penetra nei
tessuti. Aumentando il rilascio d’insulina si può slegare la SHBG dal
testosterone, che cosi può penetrare liberamente nei tessuti, compresi
quelli muscolari, stimolandone la crescita.
Stimolando la crescita muscolare si accelera il metabolismo e si favorisce
l'aumento della FFM
GL+ Insulina+ SHBG- Testosterone Libero+ FFM+
69
ESTROGENI: regolazione e distribuzione di grasso corporeo FM↑
Regolazione distribuzione FM. Regolazione metabolismo osseo (FFM)
protezione osteoporosi. Modulazione HDL. Protezione RCV (rischio
cardiovascolare). Regolazione di molte funzioni cerebrali fra cui
l’attenzione e la memoria. Due terzi della produzione di estrogeni avviene
nella FM grazie ad un enzima che converte gli androgeni prodotti dai
surreni in estrogeni
Donne: Estrogeni +: Favoriscono l'accumulo di tessuto adiposo. Ritenzione
idrica. Elevato rischio di sviluppare alcune forme di cancro come quello
alla mammella. Insulino resistenza. Infertilità. Ovaio policistico
Uomini: Estrogeni +
Favoriscono l'accumulo di tessuto adiposo. Ridotto livello di testosterone
associato all'aumento della FM incrementa il livello di estrogeni.
Diminuzione della fertilità, ginecomastia
Le crucifere (broccoli, cavolfiori e cavoli) contengono delle sostanze
chiamate INDOLI che hanno la capacita di ridurre la quantità totale di
estrogeno presente all’interno dell’organismo, diminuendone la
produzione endogena e/o ostacolandone l’assorbimento nei tessuti.
Per abbassare i livelli d’estrogeno e migliorare il rapporto con quelli di
testosterone è indicato mangiare molte crucifere senza aumentare il
tenore del GL (GL 0 o min) Il modo più efficace per mantenere nella norma
i livelli di estrogeni e controllare la FM in valore assoluto e in rapporto con
la FFM
70
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
ATTIVITA’ FISICA: regola d’oro
ma nella finestra oraria giusta !
• L’importanza dell’attività fisica è stata ampiamente dimostrata da
studi ad ampia scala. Essa rappresenta uno strumento importante
per abbattere i rischi di tutte le malattie cardiovascolari e
degenerative
• Per quanto riguarda il suo utilizzo in un programma di recupero e/o
di terapia nutrizionale bisogna tener presente la situazione di
stress del paziente e quindi la ritmicità del suo cortisolo
• E’utile ricordare che un’attività fisica che implichi uno sforzo
cardiaco che superi il 75% della frequenza massima (HRMax)
raccomandabile per fascia di età, e duri più di 40’ minuti, implica un
rilascio importante di cortisolo.
• A motivo di ciò un paziente che ha un rapporto non ideale fra FFM
e FM, un PA < 3.5 ed in più una ECW > 43 (situazione di
infiammazione cronica) NON PUO’ fare una tale attività in una
finestra oraria serale ma DEVE effettuarla al mattino o almeno
entro l’ora di pranzo. Il rischio è di non avere alcun beneficio se non
di peggiorare vistosamente tutti i parametri come FFM, FM, PA,
ECW, ICW, Bbuffer, BMR … !!!
71
ATTIVITA’ FISICA: ipertrofia muscolare
quali i benefici?
• Studi recenti hanno dimostrato l’importanza di affiancare un allenamento aerobico
personalizzato (vd. Bibliografia allegata) a un allenamento anabolico per ottenere
l’”ipertrofia muscolare”.
• Sintetizzando al massimo possiamo dire che questo beneficio è dato dal rilascio, da parte
dei muscoli scheletrici sottoposti ad un allenamento adeguato, delle cosiddette miochine
(citochine prodotte a livello muscolare) le principali sono: IL-6/IL1ra/LIF(leukaemia
inhibitory factor) /IL-15
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72
ATTIVITA’ FISICA: ruolo dell’ALST
• Studi di grande interesse e recentissimi dimostrano il
ruolo importante dell’ALST (Appendicular Lean Soft
Tissue = massa magra appendicolare = massa magra
delle braccia e delle gambe)
• Il ruolo ALST: Immunomodulazione / sostegno, movi-
mento, forza / Stoccaggio glicogeno
• Se aumenta ALST: Bassa incidenza disabilità / aumento
aspettativa di vita
• Se diminuisce ALST, a causa di infiammazione, età,
patologie: Ridotta densità ossea / alta incidenza
disabilità / aumenta incidenza mortalità nell’anziano
• La sua diminuzione è causata da catecolamine corti-
solo insulina libera testosterone 73
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74
USO E PRESCRIZIONE DEGLI
INTEGRATORI ALIMENTARI
• Premessa importante: la prescrizione di integratori non
dovrebbe mai essere intesa come “obbligatoria”, specie se il
paziente non presenta situazioni di urgenza come una
infiammazione cronica o carenze nutrizionali di lunga data
o assunzione di farmaci che provocano la deplezione di
elementi essenziali (es.: statine deplezione CoQ10)
• Purtroppo oggi ci troviamo spesso “costretti” a sopperire a
stili di alimentazione e di vita non corretti e
all’impoverimento nutrizionale dei cibi che, solo in teoria,
conservano le caratteristiche ed i nutrienti loro propri
• Infine: è importante non derogare mai al compito
educativo che il nutrizionista DEVE sentire suo anche in
settori quali: la stagionalità dei cibi, la cottura corretta,
l’insegnamento di norme igieniche nella preparazione e
nella conservazione dei cibi, la scelta e l’acquisto degli
stessi, la proposta di ricette salutari, l’attenzione al
rispetto dell’ambiente etc.
75
• La trattazione, in questa sede, del tema in oggetto non può
che essere essenziale (sarebbe necessario un corso
monografico dedicato all’uso degli integratori!) per cui si
tratteranno le principali carenze comuni a varie patologie
suggerendo, le sostanze fondamentali che possono
supportarci durante il percorso terapeutico che proponiamo al
nostro paziente.
• La condizione più frequente a cui bisogna far fronte è, senza
dubbio, l’ACIDOSI FISSA e/o VOLATILE (si rimanda alle
diapositive 40-43). L’acidosi può, naturalmente, assumere
connotati diversi ed essere presente in soggetti
apparentemente “sani”, come in atleti in “overtraining”, fino a
situazioni gravi, come pazienti diabetici o affetti da malattie
autoimmuni oppure oncologici terminali.
• L'efficacia dell'uso di sostanze tamponanti è dimostrata dalla
letteratura scientifica che ne ha analizzato i benefici in vari
campi, dallo sport a condizioni patologiche quali i tumori. 76
• Sport: l'assunzione di bicarbonato di sodio ha dimostrato essere
vantaggiosa, soprattutto in termini di miglioramento della
performance, in particolare nelle prestazioni sportive di breve
durata ed alta intensità di lavoro (pugilato, nuoto). I benefici sono
riscontrabili sia con l'assunzione in acuto (mezz'ora prima
dell'attività) sia con un uso continuativo (migliori risultati rispetto
all'assunzione in acuto).
• Apparato gastrointestinale: i carbonati (noti anche come antiacidi)
sono stati utilizzati per problematiche come la dispepsia non
ulcerosa, episodi minori di bruciore di stomaco (gastroesofageo,
malattia da reflusso), gastrite da stress e reflusso gastroesofageo,
ulcere duodenali e gastriche. Il loro effetto sullo stomaco è dovuto
alla parziale neutralizzazione dell'acido cloridrico gastrico e
inibizione dell'enzima proteolitico, la pepsina.
• Oncologia: il microambiente tumorale (spazio extracellulare) è
una zona acida a causa di una glicolisi sovraregolata e di una
ridotta perfusione sanguigna; c'è una crescente evidenza che
l'acidità extracellulare fa aumentare l'invasività e la capacità
metastatica delle cellule tumorali, inoltre, questa acidità rende tali
cellule relativamente resistenti ai farmaci chemioterapici e può
impedire il rigetto immunitario. Studi hanno evidenziato che
aumentando il pH extracellulare si è stati in grado di migliorare
l'efficacia terapeutica associata a una riduzione del processo
metastatico e a una miglior risposta ad alcuni agenti citotossici. 77
• Patologie degenerative dello scheletro: la somministrazione
orale di bicarbonato di potassio ad una dose sufficiente a
neutralizzare l'acido endogeno migliora l'equilibrio di calcio e
fosforo, riduce il riassorbimento osseo, aumenta il tasso di
formazione ossea e aumenta il contenuto di calcio osseo
(importanza sia in termini di prevenzione che di cura
dell'osteoporosi). A conferma dell'azione positiva dei
bicarbonati diversi studi hanno documentato una riduzione
del riassorbimento osseo dopo introduzione di bicarbonato (o
seguendo una dieta a forte PRAL negativo): la
somministrazione orale di bicarbonato di potassio aumenta il
tasso di formazione ossea mentre l'ingestione di bicarbonato
di sodio alcalinizza le urine e riduce l'aumentata
dell'escrezione di calcio urinario, che si ha in condizioni di
acidosi, per cui il risultato è un bilancio netto positivo di
calcio.
• Per avere una supplementazione adeguata si raccomanda di
scegliere un prodotto alcalino che fornisca un giusto apporto
sia di ione fosfato che di ione bicarbonato, i maggiori
costituenti dei sistemi tamponi, associando l’introduzione di
minerali importanti quali il magnesio ed il potassio.
78
• La scelta di un alto tenore di sodio, sotto forma di
bicarbonato di sodio è dovuta alla documentazione
scientifica che dimostra come l’assunzione di
bicarbonato di sodio sia associata ad un aumento di
ritenzione delle ione calcio. E’ stato dimostrato come
l’assunzione di bicarbonato di sodio sia in grado di
prevenire la perdita di calcio, essenziale per un buon
mantenimento dell’omeostasi dell’osso. Un apporto
così composto ed equilibrato coadiuva il
mantenimento dell’equilibrio acido-base dell’orga-
nismo favorendo il giusto apporto di minerali
tampone essenziali per il mantenimento del pH
fisiologico
• N.B.: Il parametro nel referto BIA che migliora con
l’apporto di tale supplemento è il Bbuffer, la
Distribuzione BMR nel comparto osseo e la PA
• La finestra adatta alla somministrazione è quella
serale prima di dormire (a stomaco vuoto) e al
mattino al risveglio. Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
79
BIBLIOGRAFIA: sali per il bilanciamento acido/base tissutale
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22 D.Boschiero, Approfondimenti sul pH tissutale extracellulare. Sistemi tampone fosfato e
bicarbonato.
81
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
ACIDI GRASSI ESSENZIALI EPA+DHA
I lipidi svolgono un ruolo importante nella nutrizione e nella salute umana
poiché rappresentano una fonte concentrata di energia, costituiscono le
principali fonti di acidi grassi essenziali e contengono sostanze liposolubili
come le vitamine e carotenoidi. Essi possono essere sia di origine vegetale
che animale.
I lipidi di origine marina (olio di pesce) contengono una più vasta gamma di
acidi grassi rispetto alla controparte terrestre (oli vegetali, burro), ma ci
sono certi acidi grassi che meritano una maggior attenzione e sono agli
acidi grassi definiti PUFA (polyunsaturated fatty acids) della serie omega-
3 e omega-6; gli acidi grassi polinsaturi della famiglia dell'acido linolenico
(acidi grassi omega-3) sono tipicamente di provenienza marina mentre i
PUFA appartenenti alla famiglia dell'acido linoleico (acidi grassi omega-6)
si trovano principalmente negli oli vegetali.
Sia gli acidi grassi omega-3 (ω-3) sia gli omega-6 (ω-6) sono importanti
componenti delle membrane cellulari e sono i precursori di molte altre
sostanze nell'organismo come quelle coinvolte nella prevenzione e cura di
patologie cardiache, infiammatorie croniche, autoimmuni e di natura
neurodegenerativa.
Agli ω-3 appartengono due acidi grassi a lunga catena: l'acido grasso
eicosapentaenoico (EPA C20:5) e il docosaesaenoico (DHA C22:5) che 82
hanno entrambi dimostrato avere notevoli effetti benefici sulla salute.
Questi sono importanti sia nello sviluppo che nella funzione del cervello (SNC)
e, negli ultimi anni, hanno suscitato grande interesse perché si sono
dimostrati efficaci nel ridurre il rischio della malattia coronarica,
dell'ipertensione, del diabete, dell'artrite e di altri problemi di natura
infiammatoria nonché di patologie di natura autoimmune, di alcune
tipologie di cancro e sono essenziali per la normale crescita e lo sviluppo,
soprattutto per il cervello e la retina.
Gli omega-3, inoltre, hanno dimostrato essere utili anche nel diminuire i
valori di colesterolo: i dati ottenuti mettono in evidenza che la
supplementazione con omega-3 è in grado di prevenire l‘
ipercolesterolemia (regolando l'attività dell'enzima HMG-CoA reduttasi),
ridurre i valori dei trigliceridi (sia in monoterapia che in combinazione
statine) e di aumentare la concentrazione totale di HDL 2,3,4,5,6
Le patologie autoimmuni, sono tutte caratterizzate dalla natura
infiammatoria cronica sistemica (CIDs-chronic inflammatory diseases)
associata ad un'alterazione neuroendocrina che impedisce l'estinguersi del
focolaio infiammatorio. In tutte le patologie citate, si attestano quindi
incrementi nell'espressione di citochine proinfiammatorie quali IL-2, IL-6 e
TNF-α e di marcatori infiammatori (come la proteina C-reattiva). Per
limitare il danno prodotto dall'infiammazione cronica sarà quindi
fondamentale tenere in considerazione il grado di infiammazione
sistemica (vedi dispositivi BIA) e adottare delle strategie mediante
l'integrazione con sistemi tampone (come già illustrato) necessari a
contrastare l'acidosi tipicamente associata all'infiammazione cronica
sistemica.
83
EPA e DHA sono particolarmente indicati per la soppressione dei processi
infiammatori correlati alle patologie autoimmuni, prevalentemente
grazie all'inibizione della sintesi degli eicosanoidi proinfiammatori derivati
dall'acido arachidonico (omega-6), è infatti dimostrato da più parti
l'abbassamento dei principali marcatori infiammatori (in particolare IL-6 e
TNF-α) in seguito all'integrazione di questi omega-3 (vedi “Infiammazione
cronica e patologie autoimmuni”- www.portaledinu.it/press).
L'azione antinfiammatoria di EPA+DHA (omega-3), provenienti dall'olio di
pesce, può essere esaltata associando prodotti di origine vegetale come
l'estratto di Luppolo (Humulus Lupulus L.). Alcuni componenti del
Luppolo, infatti, possiedono attività anti-infiammatorie che sono
riscontrabili nell'abbassamento del livello di proteina C-reattiva (patologie
infiammatorie croniche e autoimmuni); i suoi principi attivi agiscono
mediante l'inibizione dell'attività sulle COX-1 e 2.
La COX è una proteina che esiste in due isoforme Cox-1 e Cox-2 ed è implicata
in vari processi fisiologici di cui il principale è lo sviluppo dell’
infiammazione. La Cox-1 è espressa in tutti i tessuti e partecipa all’inizio
dell’infiammazione e in particolare, nello stomaco, alla secrezione del
muco. La Cox-2 viene espressa nel cervello nella macula densa dei reni,
nel testicolo ed in risposta a vari stimoli (Prostaglandine, lipopolisaccaride
batterico, virus oncogeni e TNF-a)
ARTRITE REUMATOIDE: Gli acidi grassi omega-3 possono influenzare l'attività
funzionale delle cellule del sistema immunitario, poiché sono in grado di
alterare la produzione dei mediatori coinvolti nella comunicazione tra le
cellule del sistema immunitario (eicosanoidi, citochine, NO) e quindi
alleviare i sintomi di tale patologia: 84
è stato dimostrato che la somministrazione di olio di pesce per quattro settimane
in uomini sani ha ridotto del 20% la produzione di IL-1beta (una interleuchina
interessata nell'artrite reumatoide) dimostrando che gli acidi grassi omega-3
influenzano la produzione di citochine dai leucociti.
INFIAMMAZIONI POLMONARI : La frequenza di problemi infiammatori a carico dei
polmoni sta crescendo nei paesi occidentali. Alcuni hanno ipotizzato che questa
tendenza sia dovuta all'elevata assunzione di omega-6 (oli vegetali e comfort food)
rispetto agli omega-3 (caratteristica dell'alimentazione occidentale); ciò può
causare un aumento della produzione delle citochine proinfiammatorie e, di
conseguenza, l'infiammazione bronchiale in soggetti predisposti. Uno studio ha
rivelato che bambini che non hanno consumato pesce nei primi anni di vita
hanno un rischio tre volte maggiore di sviluppare l'asma rispetto ai bambini che
lo hanno assunto. Gli acidi grassi del pesce, EPA e DHA, tendono a ridurre
l'incorporazione dell'acido arachidonico nei fosfolipidi di membrana e sono in
grado di diminuire la produzione di acido arachidonico proinfiammatorio derivante
dagli eicosanoidi.Pertanto, l'olio di pesce può avere effetti terapeutici sulle
patologie infiammatorie polmonari.
INFIAMMAZIONI INTESTINALI :La malattia infiammatoria intestinale (IBD) è un
termine generale per indicare le malattie croniche infiammatorie del tratto gastro-
intestinale. L'incidenza di tali patologie è maggiore nei paesi occidentali rispetto ai
paesi asiatici; valutazioni epidemiologiche attribuiscono tale andamento all'alta
assunzione di acidi grassi saturi e della serie omega-6 presenti nella dieta
occidentale. Diversi studi hanno dimostrato una relazione inversa tra consumo di
acidi omega-3 e probabilità di andare incontro a tali patologie. Anche per quanto
riguarda le patologia celiaca si è visto che l'assunzione di acidi grassi a lunga
catena DHA è in grado di inibire il rilascio di acido arachidonico dalle cellule
epiteliali intestinali quando queste vengono a contatto con la gliadina; pertanto si
avrà una riduzione dell'infiammazione intestinale. 7

. 85
CANCRO: Con il termine cancro ci riferisce a una serie di patologie che sono
caratterizzate da un‘ incontrollata e anormale crescita cellulare (neoplasia). Diversi
studi hanno dimostrato che la composizione dei grassi nell'alimentazione influenza
la progressione di alcuni tipi di tumore. Studi epidemiologici indicano che gli
omega-3 possono prevenire il cancro alla prostata e inoltre la loro assunzione
prolungata può rallentare la progressione tumorale verso la metastasi. L'effetto
antitumorale è stato dimostrato anche per il tumore al colon: le popolazioni
occidentali dimostrano una più alta incidenza e un maggior tasso di mortalità per
tumore al colon rispetto alle popolazioni asiatiche; c'è una relazione inversa tra
mortalità da carcinoma e assunzione di pesce o di olio di pesce (omega-3). Studi
hanno fatto emergere che alti livelli di Omega-6 favoriscono lo sviluppo tumorale
mentre gli acidi grassi omega-3 riducono o proteggono dalla progressione
tumorale.
MALATTIE NEURODEGENERATIVE: L'Alzheimer è una malattia degenerativa a carattere
progressivo, caratterizzata da perdita di memoria e da una perdita cognitiva
globale. E' stato a lungo ipotizzato che tale malattia fosse legata a una carenza di
lipidi a livello cerebrale. Di recente, studi epidemiologici hanno suggerito che
un'assunzione di alti livelli di omega-3 è inversamente associata a declino
cognitivo, sviluppo della demenza e Alzheimer. 8
IN CONCLUSIONE: EPA e il DHA, svolgono nell’organismo umano funzioni
bioregolatorie strutturali e funzionali. Essi vengono incorporati nella membrana
cellulare concorrendo alla formazione del doppio strato lipidico. Una loro
carenza (Le-Lipidi essenziali dispositivo BIA-ACC), pertanto, provoca ripercussioni
nella struttura di membrana con conseguente aumentato rischio di insorgere di
patologie: PA (Phase Angle o angolo di fase dispositivo BIA-ACC) rappresenta un
importante marker dell'integrità delle membrane cellulari.
86
ATTENZIONE: E' riportato che la presenza, nella dieta, di elevate concentrazioni di
omega-6 può indurre la generazione di radicali liberi, predisponendo i mitocondri
cardiaci al danno ossidativo. La soluzione è limitare l'assunzione di omega-6 nella
dieta in modo tale che il rapporto omega- 6/omega-3 rientri entro certi valori:
nelle diete occidentali è presente un'eccessiva quantità di acidi grassi omega-6,
rispetto agli omega-3, e il rapporto spesso è 15/1 (omega-6/omega-3); tale
situazione promuovere la patogenesi di molte malattie, tra cui malattie
cardiovascolari, il cancro, le patologie infiammatorie ed autoimmuni, mentre un
aumento dei livelli di omega-3 (un basso rapporto omega-6/omega-3) esercitano
effetti protettivi. Quindi un rapporto inferiore di acidi grassi omega-6/omega-3 è
ideale per ridurre il rischio di molte delle malattie croniche di elevata prevalenza
nelle società occidentali 11,12
Da un confronto con gli acidi grassi omega-3 è emerso che:
- gli eicosanoidi derivati dagli acidi grassi omega-6 sono proinfiammatori, mentre gli
eicosanoidi derivati dagli acidi grassi omega-3 sono anti-infiammatori.
- mentre gli omega-3 hanno dimostrato proprietà anticancro, gli omega-6
promuovono lo sviluppo tumorale.
Rispetto all’olio di lino, l'olio di pesce, per il contenuto in EPA e DHA
(naturalmente presenti) e l'assenza di una fonte proteica, rappresenta la
soluzione migliore.

87
IN SINTESI :
EPA+DHA hanno un ruolo importante per la prevenzione e il trattamento di:
– patologie cardiache
– ipertensione
– diabete
– artrite
– problemi di natura infiammatoria
– patologie di natura autoimmune
– alcune tipologie di cancro
– essenziali per la normale crescita e sviluppo (soprattutto per cervello e retina)
Il Luppolo (Humulus Lupulus) ha dimostrato:
– proprietà antinfiammatorie
– attività simile a quella degli estrogeni sul metabolismo osseo (riduzione della
demineralizzazione)
– effetti positivi sulla sintomatologia legata alla della menopausa (vampate di calore,
irritabilità)
– potenziale attività chemiopreventiva

88
CONCLUSIONI:
La dieta, al giorno d'oggi, predilige l'assunzione di alimenti ricchi di omega-6 e
carente di prodotti ricchi in omega-3 (EPA+DHA) come il pesce, con
conseguente squilibrio dietetico di acidi grassi a favore degli omega-6 e
sbilanciamento del rapporto omega-6/omega-3 che può predisporre a
una serie di patologie tra cui il cancro e disturbi di natura infiammatoria
e autoimmune. La correzione di questo squilibrio nella dieta tra omega-6
e omega-3 può essere raggiunta con la supplementazione di olio di pesce
in capsule (ad alta titolazione di EPA+DHA) e con una dieta a basso
contenuto di grassi omega-6 e ad alto contenuto di omega-3.
L'assunzione sia di EPA+DHA che del Luppolo, come visto, ha notevoli
effetti positivi sulla salute in varie problematiche.
Si consiglia quindi l’uso di prodotti con queste componenti e caratteristiche:
olio di pesce con un alto valore di omega-3 totali (superiori all'80% del
prodotto), acidi grassi EPA/DHA in rapporto di 1:3 (il rapporto a
vantaggio del DHA rispetto all'EPA), presenza del luppolo che coadiuva
l'azione antinfiammatoria degli EPA+DHA

89
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
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93
Cfr. Dario Boschiero – Pubblicazioni www.portaledinu.it
I SEGNALI DEL PAZIENTE:
valutiamo la “compliance”del paziente
• La prima considerazione importante a proposito è la seguente: il ruolo del
Nutrizionista non è solo quello di un freddo e distaccato operatore che
prescrive una dieta ma quello di un professionista che deve saper cogliere
l’essenza della persona che gli sta davanti e riuscire a trasmettere una
soluzione possibile ai suoi problemi che spesso hanno un’origine remota e
profonda
• A tal proposito si deve assumere per certo che le uniche cose che si riesce a
trasmettere sono SOLTANTO quelle nelle quali noi CREDIAMO per primi: mai
proporre una strategia, un integratore, mai dare un consiglio che dentro di noi
è già incerto!
• Il paziente parte da una situazione di confusione e di incertezza, ha estremo
bisogno di avere davanti un professionista che sa il fatto suo: mai tentennare
sul da farsi e soprattutto MAI dare l’impressione che fare in un modo o in un
altro sia lo stesso!
• L’unico modo che si conosce per proporre con sicurezza qualcosa è
l’esperienza diretta, in questa professione più che in altre, dare l’esempio non
è un’optional ma un must !
• La lettura attenta del referto ci dice se il paziente si sta impegnando e se segue
integralmente o solo parzialmente le nostre indicazioni ( ad es.: se FFM
diminuisce mangia carboidrati la sera o è particolarmente stressato; se il PA
diminuisce non sta gestendo bene lo stress specie quello serale; se il turnover
urine non cresce non sta bevendo adeguatamente; se il turnover respirazione
non cresce non sta facendo Att. Fisica …) 94
• Non capita di rado che qualcuno non venga per sua scelta ma è convinto
da un familiare al quale non può dire di no: in questi casi bisogna
motivarlo e fargli conoscere i rischi verso i quali va incontro, se continua
non impegnarsi è utile valutarne la dimissione.
• Molto spesso alcuni pazienti vogliono mostrare ad altri o, ancor peggio, a
se stessi che devono impegnarsi ma in verità non ne hanno la minima
intenzione. In questi casi, se accettano il consiglio, si può valutare la
consulenza psicologica, altrimenti è utile valutarne la dimissione.
• In TUTTI i casi di DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) grave
bisogna guadagnarsi velocemente la fiducia del paziente ma quanto
prima, se il paziente non ha già un supporto psicologico, BISOGNA
consigliarlo caldamente, se necessario anche per iscritto. In alcuni casi
estremi bisogna consigliare il ricovero! Perder tempo potrebbe esporre il
paziente al rischio di vita.
• Tranne casi molto particolari, o periodi di tempo delimitati, normalmente
non è necessario far pesare nulla ai pazienti. Questa scelta di campo non
ammette deroghe … o se ne è convinti o è meglio non percorrerla. In ogni
caso è l’unica strada che assicura, a lungo termine, un maggiore successo
e il mantenimento dei risultati raggiunti.
• Può succedere che il paziente non voglia staccarsi ed abbia paura di
perdere i risultati raggiunti. In questi casi è utile gestire sapientemente la
frequenza dei controlli in modo da diradarli fino alla raggiunta
“autosufficienza”.
95
AGGIORNAMENTO E SCAMBIO
PROFESSIONALE
• Ritengo superfluo ribadire l’importanza dell’aggiornamento
professionale, esso non è solo un obbligo deontologico ma, ancor
prima etico!
• Più interessante è invece stimolare alla COLLABORAZIONE!!! La
caratteristica “trasversale” della nutrizione fa del nutrizionista il
professionista del dialogo, dell’incontro, del confronto e dello
scambio (… o almeno così dovrebbe essere!)
• Un approccio rispettoso, sereno e costruttivo difficilmente sortisce
insuccessi. Un atteggiamento di apertura, la disponibilità a mettersi
in gioco, la predisposizione al dialogo sono delle qualità impagabili
e che bisogna acquisire
• E’ auspicabile la creazione di gruppi di scambio professionale,
àmbiti dove potrebbero affrontarsi dei temi con scambio di
esperienze e strategie, per crescere insieme senza grette ostilità e
miopi egoismi

96
PROFESSIONE E RICERCA:
l’importanza del metodo
• In qualsiasi ambito scientifico lo studio e la ricerca sono il nucleo
stesso della professione. Chi si esclude da queste attività si è già
condannato in partenza all’insuccesso.
• L’aspetto fondamentale ed imprescindibile è quello del METODO.
Bisogna mantenere sempre un terreno comune e parlare la stessa
lingua. Il metodo scientifico e la raccolta rigorosa del dato sono
strumenti indispensabili per tutti coloro che vogliono lasciare
traccia nella conquista del sapere e nel suo tramandarsi alle
generazioni future.
• Alcune soluzioni o pseudo scoperte avvenute fuori da questo
sapere comune non possono che avere vita breve se non si è
disposti a vagliarle col duro filtro della verifica di ripetibilità e del
confronto dei dati.
• Per questo, in ambito nutrizionale, è, a mio avviso, irrinunciabile far
entrare nell’uso comune metodiche oggettive, di facile uso e di
grande attendibilità – come la BIOIMPEDENZIOMETRIA – che
assicurano quel minimo comune denominatore grazie al quale
l’esperienza personale può essere scambiata ed arricchire
l’universo dell’umano sapere. 97
Grazie a tutti voi …

per tutto quello


che mi avete
donato !

Roma 2016 98
99
100

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