Mazzoleni Beatrice
CI: Fondamenti e sviluppi della professione
10/12/2020
IL CODICE DI DEONTOLOGIA NELLE PROFESSIONI DI CURA (Sandro Spinsanti)
Chi giudica la qualità del nostro lavoro? Lo dico io e basta? No, ci vogliono dei riferimenti esterni. Abbiamo
bisogno di punti di riferimento. Questi punti di riferimento possono cambiare con il tempo.
Noi abbiamo bisogno di avere delle “regole del gioco”. Non c’è un solo sistema, ma ce ne sono 3:
- Le leggi (norme giuridiche)
- I codici deontologici
- Le regole etiche
Chi stabilisce le regole? I 3 sistemi hanno logiche diverse. Il sistema legislativo dice cose obbligatorie, le
leggi valgono per tutti. Ad esempio, il consenso informato dal 2017 è diventato legge (n. 219): per legge
bisogna informare il paziente. Queste sono quindi leggi che possono cambiare.
Il secondo sistema sono i codici deontologici, stabiliti dagli infermieri stessi. Sono i professionisti che
decidono come comportarsi in modo corretto.
L’etica dipende invece dalla cultura e dal sentire sociale.
Quando noi osserviamo le regole, otteniamo un comportamento legale. Se osserviamo le regole
deontologiche è il comportamento corretto. Il comportamento che misuriamo con l’etica è
buono/bene/giusto.
Se una persona infrange le regole si parla di reato per le norme giuridiche, scorrettezza per i codici e censura
morale se sono quelle dell’etica.
DEONTOLOGIA
La scomoda posizione della deontolgoia, tra la legge e l’etica.
La deontologica sta tra la legge e l’etica. Infrangere la legge comporta sanzioni pesanti, è un reato, infrangere
l’etica comporta una sanzione morale da parte di altri e anche di noi stessi. Questa posizione della
deontologia sembra quasi minoritaria: la deontologia non viene tanto celebrata. Sembra un po sacrificata.
Charles Peguy: “La piccola Speranza avanza tra le due sorelle maggiori.”
la deontologia in mezzo è lei a portare le 2 sorelle piu grandi per mano. È una provocazione.
Dove ci porta la deontologia? In che territorio? La deontologia ci porta in un territorio inusuale. Nel territorio
di cura. (quando fare una professione di cura si distacca dal senso comune e dai comportamenti spontanei).
Si distacca il territorio curato dalla deontologia dal senso comune e dai comportamenti spontanei. Ci sono
delle attività umane che hanno un senso proprio, un modo di sentire. Prima che un sistema formale di regole,
la deontologia è un sentire la professione, io sento, so che questo è il modo giusto di fare la professione.
Prima che un sistema formale di regole, la deontologia è un “sentire” la professione.
È un terrotorio strano, diverso da quello che frequentiamo di solito. L’etica professionale (= deontologia)
richiede di ignorare caratteristiche personali socialemente rilevanti. Ad esempio, amico/nemico, oppure
intimo/estraneo, il famigliare/gli altri. Nel sentire comune c’è una differenza tra gli intimi e gli estranei, i
nostri e i loro. Quando noi entriamo nell’ambito delle professioni, noi dobbiamo abbandonare questo
territorio che di solito frequentiamo. Noi facciamo differenza tra chi ci sta simpatico e chi no. Qunado siamo
nel territorio di cura bisogna abbandonare questo mondo. Nel territorio di cura noi dobbiamo
spersonalizzare. I discorsi sull’umanizzazione dicono di non vedere la persona come un caso clinico, ma
come persona. In realtà dobbiamo sia umanizzare che spersonalizzare. Il rapporto di cura richiede di ingorare
la biografia della persona. Il buon terapeuta mette tra parentesi la qualificazione morale delle persone:
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trattare ugual mente i buoni e i cattivi. Ciò che noi non facciamo nella vita normale. Per esercitare bene la
cura bisogna mettere tra parentesi la qualificazione morale, qualcosa che ci sfida dal punto di vista umano
oltre che professionale. Ignorare la biografia è una condizione per esercitare la cura, soprattutto in alcune
circostanze.
L’esperienza di chi pratica cure in carcere. E’ dura avere un Codice Deontologico.
Dove ci porta la deontologia? Ci porta a una pratica sociale contro il senso comune. Trattare ugualemnte la
vittima e il carnefice, il delinquiente e il santo: è una sifda. Qualche volta supera le capacità psicologiche
delle persone.
La legge, la deontologia e l’etica sono ambiti diversi, ma in parte si sovrappongono. Sul confine avvengono
gli scontri.
Ad esempio gli scontri con la legge: una cosa può essere legale, ma non è detto che sia giusto/morale. Ad
esempio le leggi naziste prescrivevano l’eutanasia per le vite non degne di essere vissute. Nello scontro fra
etica e legge, saremmo chiamati a prendere una posizione a favore dell’etica.
In genere, il probelma è trovare un equilibrio tra i 3 sistemi. Se prevale l’attenzione alla legge e la ricerca
della sicurezza, identificata con la legalità. Se prevale l’attenzione all’etica e l’intransigenza ideologica: io so
che questo è bene e questi principi non sono negoziabili, non si transige. Ruolo equilibratore della
deontologia tra il modello legale e l’etica.
La deontologia non è una somma di norme di un Codice, ma è il modo di sentire la professione e questo
porta ad una pratica consapevole, è una risorsa importante. Una deontologia infiltrante.
Un buon professionista mette tra parentesi la biografia + non si può far buona cura se non emerge chi è la
persona che curiamo 2 cose contradditorie. Come curanti siamo chiamati ad entrare in un territorio
contraddittorio. Ci possono essere delle decisioni morali che non condividamo. Il dissenso sulle scelte morali
delle persone è molto frequente. Sono 2 cose contrarie, che vanno però bilanciate: mettere tra parentesi la
biografia, ma tenerla comunque in considerazione.
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DEONTOLOGIA INFERMIERISTICA ITALIANA
Deontologia
Coniato da J. Bentham (1814)- dal greco to deon (ciò che è doveroso) e logos (discorso), identifica il dovere
a prescindere dalle conseguenze. Giudizio delle azioni non in base alle conseguenze, ma ai principi che le
guidano.
Deontologia professionale
«...Da un punto di vista esterno rappresenta un indicatore dei particolari doveri e privilegi che nel corso del
tempo sono stati socialmente e istituzionalmente attribuiti alla sua attività...»
«...sul piano interno consiste in un complesso di direttive orientato a risolvere i problemi pratici e i dilemmi
etici inerenti l’esercizio della professione...»
Attraverso il codice etico l’impegno della professione al benessere sociale diventa una questione di interesse
pubblico e assicura in tal modo la fiducia della comunità.
Senza questa fiducia la professione non può mantenere il monopolio.
Definizione che si lega all’elenco dei comportamenti e dei doveri inerenti l’esercizio di una professione
Formalizzati nei Codici Deontologici «Il Codice è un insieme convenuto di regole e aspettative per orientare
la pratica della professione (..) con la funzione anche di promuovere e mantenere gli standard etici di
condotta professionale» (Johnstone, 1999).
CODICE DEONTOLOGICO
Il codice deontologico rappresenta un atto di autodisciplina di riferimento per:
• Stimolare la riflessione sullo sviluppo morale della professione
• Chiarire agli utenti ciò che essi possono attendersi dal professionista in materia di comportamento
professionale: «biglietto da visita alla società»
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• Affrontare i problemi e dilemmi etici che si incontrano nella pratica quotidiana (Il CD contiene le esigenze
etiche di una professione)
Il disagio etico
Secondo l’ American Association of Critical Care Nurse (AACN) soprattutto in area critica, un infermiere su
tre fa esperienza di disagio etico.
Il disagio etico dell’infermiere nasce dal conflitto tra i diversi doveri cui il professionista si trova sottoposto.
La letteratura internazionale indica che gli infermieri sperimentano frequentemente distress morale.
Distress morale = situazione di sofferenza che l’infermiere vive quando “riconosce la cosa giusta da fare, e
tuttavia impedimenti istituzionali gli rendono impossibile seguire il giusto corso d’azione”.
Il disagio conseguente al distress morale si ripercuote sulle attività degli infermieri e può portare a provare
angoscia morale con conseguente insoddisfazione del proprio lavoro fino a possibile burnout.
Livello internazionale
• 1950 primo CD Infermiere Americane
• 1953 Primo CD dell’International Council of Nurses (ICN):
Art. 7 «L’infermiera ha l’obbligo di eseguire con intelligenza e lealtà gli ordini del medico e di rifiutare la
partecipazione a procedimenti contrari alla deontologia»
Art. 8 « L’infermiera incoraggia i pz. ad avere fiducia nel medico e negli altri membri dell’equipe sanitaria;
deve segnalare ogni comportamento che denoti incompetenza o sia contrario alla deontologia...»
• 1965 il Codice Internazionale di Etica dell’infermiera dichiarava che: “L’infermiera è tenuta ad eseguire gli
ordini del medico in maniera intelligente e leale”,
• 1973 il Codice del Consiglio Internazionale delle infermiere (ICN) indicò un cambiamento di rotta nel
ruolo attribuito alle infermiere: la “responsabilità primaria” non è più nei confronti dei medici, ma dei
pazienti e cioè “di coloro che hanno bisogno della cura dell’infermiera” richiamando allo stesso tempo ad
una azione “collaborativa con coloro che lavorano insieme a lei “.
• Questa nuova prospettiva ha tra l'altro portato, in tempi diversi, all’adeguamento dei codici deontologici nei
vari paesi e nel nostro Paese, prima nel 1977 e poi nel 1999.
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1975: Abolizione ruolo di capofamiglia. Uomo e donna pari diritti
1977: 2° versione del Codice in una versione sintetica, ma con una prospettiva sociale ed una dimensione
umana dell’assistenza.
Si pone in primo piano la dignità della categoria spaziando dalle difese sindacali alle necessità di
aggiornamento tecnico-scientifico.
Si comincia ad intravedere un ambito di autonomia e responsabilità. (in vigore DPR 225/1974).
Mantiene un modello religioso in continuità con il precedente, ma con influenze esterne sull’evoluzione del
contesto sociale.
Maggio 1978 Legge 194 sull’aborto.
Art.11: «L’infermiere afferma e difende il suo diritto all’obiezione di coscienza di fronte alla richiesta di
particolari interventi contrastanti i contenuti etici della professione»
Rimane in vigore per 22 anni!
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Percorso storico: Codice Deontologico 1999
Rimini ottobre 1999: XII Congresso Nazionale IPASVI «La stagione della responsabilità» viene presentato il
Codice Deontologico completamente riscritto.
Vengono descritte le caratteristiche della mission infermieristica, dando spazio alle esigenze di autonomia
professionale.
Art.1.3 «La responsabilità dell’infermiere consiste nel curare e prendersi cura della persona, nel rispetto della
vita, della salute, della libertà e della dignità dell’individuo».
Articolo 2.5 «Nel caso di conflitti determinati da profonde diversità etiche, l’infermiere si impegna a trovare
la soluzione attraverso il dialogo. In presenza di volontà in contrasto con i principi etici della professione e
con la coscienza personale, si avvale del diritto all’obiezione di coscienza».
17/12/2020
CODICE 2019
Dal luglio 2015 all’aprile 2019 circa 4 anni di elaborazione totale Gruppo di lavoro con CC e CRC FNOPI,
Infermieri esperti, esperti esterni (Giuristi, Magistrati, Rappresentanti delle religioni, Bioeticisti).
Associazioni di Cittadini, Ordini Provinciali, Associazioni Professionali.
CONSULTAZIONE PUBBLICA da febbraio a giugno 2017
Soggetti Coinvolti
Ordini Provinciali (102) Iscritti (450.000) Associazioni Infermieristiche
Roma, 26 novembre 2016: presentazione 1° stesura
Per la prima volta c’è stato un grosso lavoro di consultazione, soprattutto dei diretti interessati: sia i
professionisti, sia gli stakeholders. Tutto ciò ha portato alla scrittura del testo finale.
Dopo un lavoro di circa 4 anni: prolungato per motivi di consultazione ed elaborazione continua rispetto alla
modifica delle leggi.
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Struttra
Il codice è composto da:
- Presentazione Indica qual è l’obiettivo del Codice
- 8 capi
- 53 articoli Ad ogni articolo è stato dato un titolo, per dare una singola dignità e importanza al
contenuto di ogni articolo
- Commentario del Codice Va a vedere i contenuti e applicabilità del Codice
Nella Prefazione, c’è un atteggiamento di rispetto. Con questo Codice si va a rispettare il Mondo della
persona. Il Codice si riferisce sempre a tutti gli infermieri, parla a tutti. Il ruolo organizzativo non fa sminuire
il ruolo disciplinare. L’idea è che ogni infermiere poi lo cali nella sua realtà.
« Il Codice costruisce soprattutto la giusta distanza con l’altro, lo lascia vivere, decidere, negare, assistersi.
Il Codice ha una funzione fondamentale: regola il comportamento professionale che ognuno di noi poi
declina sulla particolarità del caso clinico o del contesto organizzativo per offrire la migliore risposta in
termini di salute, risposta che non può trovarsi nel Codice, ma dentro l’agito consapevole e ragionato di tutti
gli iscritti di cui il Codice è a supporto e non il contrario.» (Mangiacavalli, 2019)
Oltre ai principi di autonomia, beneficialità, non maleficità, giustizia/equità, sviluppo dei concetti etici per la
pratica infermieristica.
I principali concetti che troviamo sono: advocacy, competenza, cooperazione e caring Concetti etici su cui
si fonda la presa di decisione etica da parte degli infermier.
Advocacy
«Supporto attivo dato a una causa importante» (Fry, 1995). Definizione Giuridica: «difesa dei diritti umani
primari a nome di coloro che non sono in grado di farlo per se stessi» (Annas, 1974). Posizione di garanzia
che prende l’infermiere a tutela dell’assistitto, dei suoi diritti giuridici e umani. Diventa colui che difende
tutti i diritti della persona assistita. Si pone in una posizione di ascolta, acquisisce le volontà della persona
assistita, le prende in considerazione. Infermiere come colui che aiuta l’assistito a discutere delle proprie
necessità, interessi e scelte nel rispetto dei valori e dello stile di vita della persona stessa. Va ad umanizzare
la cura della persona assistita. Ci sono molte influenze sul modo di erogare l’advocacy. Mi posso mettere in
posizone di tutela del mio assistito sulla base del Modello di tutela dei diritti: l’infermiere è il difensore dei
diritti dell’assistito. Oppure c’è un Modello di decisione fondato sui valori: l’infermiere aiuta la persona a
discutere delle proprie necessità, interessi e scelte. Infine, c’è un Modello di rispetto per le persone:
l’infermiere rispetta i valori umani fondamentali della persona (dignità, privacy).
Competenza
Termine a volte un po abusato. «L’essere in grado di rispondere delle proprie azioni, fornendo ragioni e
spiegazioni soddisfacenti per le proprie azioni o per come è stato eseguito il proprio dovere». Capacità di
rispondere sulla base delle proprie conoscenze e competenze e sulla propria deontolgia. Responsabilità
(accountability)= «non comprende solo la propria condotta intenzionale ma anche qualsiasi cosa nei
confronti della quale si ritiene che il soggetto in questione abbia una relazione di tipo causale».
L’infermiere competente è colui che sa che nel momento in cui agisce un’attività, ha gia in mente qual è il
suo livello di responsabilità nell’agire e quali possono essere le conseguenze sulla persona e sul
professionista stesso. Colui che sa spiegare come le responsabilità vengano espletate, giustificando le scelte e
le azioni conformemente alle norme o agli standard morali accettati. Come faccio a definire le mie
competenze? In primo luogo, c’è la lettura giuridica, le norme. C’è poi un lavoro di competenza che ci fa
dire che fino a qui so arrivare, oltre non sono in grado: so riconoscere i miei limiti, fermarmi e chiedere
aiuto. Questo viene esplorato nel codice, ad eszempio quando si parla di consulenza.
Cooperazione
Comprende la partecipazione attiva con gli altri per prestare agli assistiti un’assistenza di qualità, la
collaborazione nella progettazione degli approcci all’assistenza infermieristica e la reciprocità tra coloro con
i quali l’infermiere si identifica dal punto di vista professionale. La consapevolezza di avere un obbligo, non
solo giuridico ma anche deontologico, di collaborare con altre professioni. Non vuol dire solo andare
d’accordo. Il concetto di cooperazione è anche il fatto di consocere i limiti, i confini e anche dove non ci
sono i confini, sapere quanto più allargarsi il mio ambito di competenza o stringersi. E lo stesso per le altre
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professioni. Considerare i valori e gli obiettivi dei colleghi di lavoro come i propri valori e obiettivi. Vuol
dire anche usare un linguaggio che riesca a parlare con le altre professioni. Ci devono essere dei contenuti
che ci permettono di discutere, allo stesso piano. Questo ce lo permette la ricerca.
Caring
È quell’atteggiamento in cui il professionista tende a prendersi cura: trasformazione dal curare la patologia
(to cure) al to care che poi porta al caring. Il caring e il nursing vengono ormai usati in modo
interscambiabile. Volto alla protezione della salute e del benessere delle persone, è la premessa per avere
cura di altre persone. Si identifica con ideali sociali e morali. «Richiede sensibilità, capacità di relazione e
coinvolgimento così come capacità di dare assistenza, conoscenze e abilità». Il caring non riesce a farlo
qualunque professione. Il nursing spinto verso la relazione, la cooperazione e l’ascolto della persona che
viene assistita. Il prendersi cura o caring infermieristico è una pratica che si realizza attraverso azioni
competenti e disponibilità a occuparsi intenzionalmente della persona assistita.
L’infermiere deve avere conoscenze, competenze cliniche esperte, capacità di problem solving e di decision
making, competenze tecniche, abilità relazionali ed emotive specifiche (Corbin, 2008).
Serve una postura mentale che consente di comprendere l’altro e di intervenire nel momento opportuno. Chi
eroga il caring deve avere delle capacità relazionali di un certo tipo. Questo passaggio dalla cura al caring
permette di spostare l’infermieristica dal modello bio-medico, che prima era indispensabile. Ora con il caring
la disciplina può espandersi. Percorsi di prendersi cura attraverso il caring. Caring come nurisng, e quindi
assistena infermieristica. Un approccio basato sul caring non può farci dimenticare la visione olistica della
persona assistita. Quando andiamo ad applicare il caring, dobbiamo avere una “postura mentale” basata
all’approccio del caring, che si basa fortemente sul problem-solving e la capacità di prendere decisioni.
L’infermiere competente è colui che sa gia quali posssono essere le conseguenze delle sue azioni. Senza
questo il caring non può funzionare, rientra in un’attività pragmatica e scientifica. Viene identificato con 3
punti di riferimento: azioni, pensieri e sentimenti. Sono importanti le azioni: abbiamo una forte pragmaticità
e manualità, poi c’è la parte dei pensieri, il fatto di prendere decisioni, riflettere, e la parte dei
sentimentiriferita all’empatia, ascolto, relazione. 3 sfere, dove l’una dipende dall’altra. Senza una di queste
non si può sviluppare il caring. Ci sono una serie di principi del caring infermieristico. Quello del caring è un
modello che prnede in carico una serie di attività che ritiene indispensabili.
- Cure infermieristiche centrate sul paziente e la famiglia Il problema è applicarlo. Riconosco
davanti a me una persona. L’infermiere considera l’assistito una persona unica nella sua globalità e
non un problema, una diagnosi o un’etichetta, stimola l’autodeterminazione e la sua partecipazione
ai processi decisionali; considera i valori, i desideri, le preferenze, le resistenze, le preoccupazioni
nella pianificazione e attuazione dell’assistenza.
- Essere presenti Presenza non solo fisica, ma an che nella comunicazione. Voglio sapere chi sei,
per creare un’alleanza con te. L’infermiere entra nel modno dell’assistito e trasmette il messaggio
che ciò che l’altra persona sta vivendo interessa al professionista.
- Dare comfort In senso generale. Coinvolge 4 dimensioni (fisica, ambientale, psicospirituale,
socioculturale). Riguarda soprattutto la possibilità di rendere l’assistito partecipe e autonomo.
- Intimità e tocco La relazione inf-assistito può raggiungere vari livelli di intimità che riguardano lo
spazio (il letto, la camera in H, la casa,...), la vicinanza emotiva (raccogliere la storia passata e
presente dell’assistito, le sue emozioni, ...) e il contatto fisico (pudicità e dignità, il permesso di
toccare, l’importanza del tocco...).
- Preservare la dignità della persona Quando la dignità è rispettata, le persone percepiscono di
avere il controllo della situazione, sentono riconosciuto il loro valore e si sentono capaci di prendere
decisioni. Quando la dignità è assente, le persone si sentono prive di controllo e conforto. (Royal
College of Nursing, 2008). Rispetto della privacy, bisogno di informazione, possibilità di esprimere
la propria opinione e compiere scelte, relazione inf-assistito, riservatezza,...
- Sorveglianza Viene riconosciuto che la sorveglianza h 24 è fatta dall’infermiere. Si monitorizzao,
osserva, valuta e si agisce prendendo decisioni, in relazione agli indicatori di cambiamento delle
condizioni degli assistiti.
- Favorire l’autodeterminazione Sia autodeterminazione della persona assistita, sia
autodeterminazione del professionista. Viene riconsociuto il professionista come una persona e
quindi la possibilità di autodeterminarsi. Riconoscimento delle capacità di scelta autonoma e
indipendente dell’individuo. L’infermiere si confronta con la persona assistita riguardo ai suoi valori,
alle sue opinioni e alle sue scelte e le valorizza. L’assistito deve poter decidere come vivere la salute
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ma anche la malattia. Utilizzo dell’empowerment, considerando il ruolo attivo della persona assistita
riguardo alle cure. Tale approccio permette: aumento dell’autostima, potenziamento delle relazioni
familiari e delle persone di riferimento, capacità di esprimere il proprio vissuto e opinioni,...
- Sostenere l’autocura Connessa alla promozione della salute. Autocura come sistema di
erogazione dell’assistenza sanitaria. Determinanti della salute e stili di vita.
- Rispettare le diversità multiculturali Il bagaglio culturale influenza le opinioni, i valori e i costumi
dell’individuo, come anche l’approccio al sistema sanitario, ai comportamenti sanitari personali e al
rapporto assistito-inf. (es. concetto di igiene, salute/malattia, morte, alimentazione,...). Leininger
(2004) teoria del nursing transculturale. Obiettivo: scoprire i valori culturali, le credenze e le pratiche
di nursing di specifiche culture e subculture per prestare un’assistenza inf.ca che si adatta alle
specificità culturali dell’assisitito.
- Caring della famiglia Non si può lasciare fuori la famiglia dall’assistenza. Famiglia come risorsa
e partner nella relazione assistenziale. Il 75% di tutte le cure avviene nel contesto informale della
famiglia, quale organizzazione complessa di relazioni.
È fondamentale il fatto che riuscire ad avere una forte consapevolezza della propria identità professionale, ci
permette anche di avere consapevolezza del proprio ruolo e del valore sociale, ribadito anche in sede
normativa, la fiducia nella disciplina e scienza che caratterizzano le professioni di aiuto sociosanitario,
l’adesione ai valori espressi nel Codice e ai concetti professionali, il senso di leale appartenenza alla
comunità professionale, in breve “essere, pensare e agire come una professionista, costruiscono l’identità
professionale”. L’indentità professionale personale è molto forte, ma anche identità orifessionale di gruppo.
CAPO I
I Principi e i Valori Professionali
Art 1: Valori
L’Infermiere è il professionista sanitario, iscritto all’Ordine delle Professioni Infermieristiche, che agisce in
modo consapevole, autonomo e responsabile.
È sostenuto da un insieme di valori e di saperi scientifici.
Si pone come agente attivo nel contesto sociale a cui appartiene e in cui esercita, promuovendo la cultura
del prendersi cura e della sicurezza.
Come ci si presneta al mondo esterno. Si parla di consapevolezza. Consapevolezza del ruolo e del valore
sociale + fiducia nella scienza e nella disciplina + adesione ai valori del Codice (caring, accontability,
advocacy) + senso di appartenenza = identità professionale (essere, pensare e agire come un professionista).
Art 2: Azione
L’Infermiere orienta il suo agire al bene della persona, della famiglia e della collettività.
Le sue azioni si realizzano e si sviluppano nell’ambito della pratica clinica, dell’organizzazione,
dell’educazione e della ricerca.
La famiglia com’era intesa prima, non è più uguale. Riprende gli ambiti del Profilo. Identifica le aree di
azione infermieristica. La clinica volutamente al primo posto, comanda l’assistenza infermieristica.
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Art. 4: Relazione di cura
Nell’agire professionale l’Infermiere stabilisce una relazione di cura, utilizzando anche l’ascolto e il
dialogo.
Si fa garante che la persona assistita non sia mai lasciata in abbandono coinvolgendo, con il consenso
dell’interessato, le sue figure di riferimento, nonché le altre figure professionali e istituzionali.
Il tempo di relazione è tempo di cura.
Ci chiede una responsabilità di farsi attivi con l’ascolto e il dialogo. Ogni termine ha un peso specifico. Il
fatto che la persona assistita non sia mai lasciata in abbandono, svilluappare sempre il percorso di cura,
anche quando siamo in difficoltà (limiti). Per la prima volta parla di consenso. Qui non è solo a chi posso
dare info sul tuo stato di salute, ma anche chi posso coinvolgere. Il tempo di relazione è tempo di cura. Se
tolgo tempo di relazione, tolgo una parte del caring.
Il legislatore prevede l’acquisizione del consenso informato come presupposto per il compimento di ogni
accertamento diagnostico o trattamento sanitario.
Per ogni atto sanitario è necessario che il paziente presti preventivamente il proprio consenso e che questo
consenso sia valido ed effettivo soltanto se preceduto dall’acquisizione di tutta una serie di infromazioni che
il personale sanitario deve rendere al paziente medesimo.
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L’eventuale rifiuto che nasca da una opposizione in nome della propria coscienza va collocato dentro un
processo comunicativo. Questo comporta ascolto, dialogo, negoziazione poiché anche nel gesto di cura si
esprime la coscienza del professionista.
Consente al professionista di relazionarsi moralmente al pari della persona assistita (fine alla
depersonalizzaizone- angelicazione dell’infermiere).
La clausola di coscienza richiede l’assunzione di responsabilità dell’eventuale astensione a procedere: è uno
strumento da utilizzare in via eccezionale e con molta attenzione, quando il contrasto etico mette seriamente
in crisi il professionista. La clausola di coscienza prevede una serie di criteri: capire le prorpie motivazioni e
quelle della persona assistita. Ci permette di metterci moralmente alla pari. Finisce la depersonalizzazione
dell’infermiere. Toglie anche l’angelicazione dell’infermiere. L’importante è avere la consapevolezza.
Richiede l’assunzione di responsabilità sull’eventuale astensione: richiede di essere utilizzata in via
eccezionale.
CAPO II
Responsabilità assistenziale
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giuridico ma come trattato caratterizzante dell’essere professionista. L’agire con sufficienti conoscenze e/o
esperienza ci pone nell’inosservanza del principio etico beneficienza/non maleficienza.
CAPO III
Rapporti professionali
CAPO IV
Rapporti con le Persone Assistite
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L’incontro tra 2 persone. Concetto di Caring (Leininger, 1984). Accogliere vuol dire, non fare il filtro
iniziale, tu prendi ciò che il paziente ti dà. Stai sviluppando un percorso di fiducia. Ti ascolto, valorizzo,
tengo conto di ciò che mi dici, e ti invito a dirmi ancora di piu. Il concetto fondamentale è la teria di
Leininger (1984). Sviluppa il concetto dell’incontro tra due persone.
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Con l’obiettivo di rispettare i diritti umani fondamentali. Volontà di ascoltare il minore. Devo interfacciarmi
con il minore, ma devo comunque rispondere ai genitori. Sempre nell’ottica del caring del minore.
La legge 219 del 2017 parla anche del consenso informato sul minore. Posizione attiva di tutela e di rispetto
dei diritti fondamentali della persona, di attenzione alla espressione della volontà personale e di
autodeterminazione. «Autoderminazione «debole» per i minori per tutela genitoriale-> ruolo di mediazione.
CAPO V
Comunicazione
È stato inserito appositamente. Dal 2009 ci sono stati molti cambiamenti nell’ambito della comunicazione. È
un’ambito positivo, ma il professionista deve essere consapevole anche dei rischi. Già nel 2018 era stato
fatto un pronunciamento su come ci si doveva comportare sui social. Si è andati a definire un manifesto. Ci si
pone delle autoregolamentazioni per tutelare gli assistiti e gli stessi professionisti.
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ponendo particolare attenzione nel pubblicare dati e immagini che possano ledere i singoli, le istituzioni, il
decoro e l’immagine della professione.
Vengono riportati i principi fondamentali della comunicazione: decoro, correttezza, rispetto, trasparenza e
veridicità.
CAPO VI
Organizzazione Sanitaria
Il Codice coinvolge tutti gli infermieri a tutti i livelli. L’infermiere della clinica deve conoscere come
confrontarsi nell’organizzazione. I problemi dell’organizzazione sono anche della clinica, l’impatto piu forte
ce l’ha l’assistito. Io sono tenuto a leggere l’organizzazione.
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Relazione con articolo 30. Responsabilità dell’infermiere della posizione di garanzia.
CAPO VII
Libera professione
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Contratto di cura come presa in carico e relazione d’aiuto peculiare dell’assistenza infermieristica. Piano di
assistenza infermieristica strumento principe Credibilità, immagine e valorizzazione professionale.
CAPO VIII
Disposizioni finali
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Accordo FNOPI con Consiglio Superiore della Magistratura su criteri colleghi esperti.
Le presenti norme saranno oggetto di costante monitoraggio da parte della FNOPI al fine di garantirne
l’eventuale aggiornamento.
Domande:
- Quando il Codice Deontologico durante la mia vita professionale mi ha guidato e aiutato?
- Quando il codice deontologico durante la mia vita professionale mi ha ostacolato?
Scadenza 11 gennaio 2021
beatrice.mazzoleni@hunimed.eu
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