Sei sulla pagina 1di 18

CODICE DEONTOLOGICO

Mazzoleni Beatrice
CI: Fondamenti e sviluppi della professione

10/12/2020
IL CODICE DI DEONTOLOGIA NELLE PROFESSIONI DI CURA (Sandro Spinsanti)
Chi giudica la qualità del nostro lavoro? Lo dico io e basta? No, ci vogliono dei riferimenti esterni. Abbiamo
bisogno di punti di riferimento. Questi punti di riferimento possono cambiare con il tempo.
Noi abbiamo bisogno di avere delle “regole del gioco”. Non c’è un solo sistema, ma ce ne sono 3:
- Le leggi (norme giuridiche)
- I codici deontologici
- Le regole etiche
Chi stabilisce le regole? I 3 sistemi hanno logiche diverse. Il sistema legislativo dice cose obbligatorie, le
leggi valgono per tutti. Ad esempio, il consenso informato dal 2017 è diventato legge (n. 219): per legge
bisogna informare il paziente. Queste sono quindi leggi che possono cambiare.
Il secondo sistema sono i codici deontologici, stabiliti dagli infermieri stessi. Sono i professionisti che
decidono come comportarsi in modo corretto.
L’etica dipende invece dalla cultura e dal sentire sociale.
Quando noi osserviamo le regole, otteniamo un comportamento legale. Se osserviamo le regole
deontologiche è il comportamento corretto. Il comportamento che misuriamo con l’etica è
buono/bene/giusto.
Se una persona infrange le regole si parla di reato per le norme giuridiche, scorrettezza per i codici e censura
morale se sono quelle dell’etica.

LEGGI CODICI REGOLE ETICHE


DEONTOLOGICI
Chi stabilisce le regole? Sistema legislativo Professionisti Cultura e sentire sociale
Osservando le regole Un comportmaneto Un comportamento Un comportamento
otteniamo legale corretto buono/giusto
Che cosa succede Reato Scorrettezza Censura morale
quando si infrangono le
regole?

DEONTOLOGIA
La scomoda posizione della deontolgoia, tra la legge e l’etica.
La deontologica sta tra la legge e l’etica. Infrangere la legge comporta sanzioni pesanti, è un reato, infrangere
l’etica comporta una sanzione morale da parte di altri e anche di noi stessi. Questa posizione della
deontologia sembra quasi minoritaria: la deontologia non viene tanto celebrata. Sembra un po sacrificata.
Charles Peguy: “La piccola Speranza avanza tra le due sorelle maggiori.”
la deontologia in mezzo è lei a portare le 2 sorelle piu grandi per mano. È una provocazione.
Dove ci porta la deontologia? In che territorio? La deontologia ci porta in un territorio inusuale. Nel territorio
di cura. (quando fare una professione di cura si distacca dal senso comune e dai comportamenti spontanei).
Si distacca il territorio curato dalla deontologia dal senso comune e dai comportamenti spontanei. Ci sono
delle attività umane che hanno un senso proprio, un modo di sentire. Prima che un sistema formale di regole,
la deontologia è un sentire la professione, io sento, so che questo è il modo giusto di fare la professione.
Prima che un sistema formale di regole, la deontologia è un “sentire” la professione.
È un terrotorio strano, diverso da quello che frequentiamo di solito. L’etica professionale (= deontologia)
richiede di ignorare caratteristiche personali socialemente rilevanti. Ad esempio, amico/nemico, oppure
intimo/estraneo, il famigliare/gli altri. Nel sentire comune c’è una differenza tra gli intimi e gli estranei, i
nostri e i loro. Quando noi entriamo nell’ambito delle professioni, noi dobbiamo abbandonare questo
territorio che di solito frequentiamo. Noi facciamo differenza tra chi ci sta simpatico e chi no. Qunado siamo
nel territorio di cura bisogna abbandonare questo mondo. Nel territorio di cura noi dobbiamo
spersonalizzare. I discorsi sull’umanizzazione dicono di non vedere la persona come un caso clinico, ma
come persona. In realtà dobbiamo sia umanizzare che spersonalizzare. Il rapporto di cura richiede di ingorare
la biografia della persona. Il buon terapeuta mette tra parentesi la qualificazione morale delle persone:

1
trattare ugual mente i buoni e i cattivi. Ciò che noi non facciamo nella vita normale. Per esercitare bene la
cura bisogna mettere tra parentesi la qualificazione morale, qualcosa che ci sfida dal punto di vista umano
oltre che professionale. Ignorare la biografia è una condizione per esercitare la cura, soprattutto in alcune
circostanze.
L’esperienza di chi pratica cure in carcere.  E’ dura avere un Codice Deontologico.
Dove ci porta la deontologia? Ci porta a una pratica sociale contro il senso comune. Trattare ugualemnte la
vittima e il carnefice, il delinquiente e il santo: è una sifda. Qualche volta supera le capacità psicologiche
delle persone.
La legge, la deontologia e l’etica sono ambiti diversi, ma in parte si sovrappongono. Sul confine avvengono
gli scontri.
Ad esempio gli scontri con la legge: una cosa può essere legale, ma non è detto che sia giusto/morale. Ad
esempio le leggi naziste prescrivevano l’eutanasia per le vite non degne di essere vissute. Nello scontro fra
etica e legge, saremmo chiamati a prendere una posizione a favore dell’etica.
In genere, il probelma è trovare un equilibrio tra i 3 sistemi. Se prevale l’attenzione alla legge e la ricerca
della sicurezza, identificata con la legalità. Se prevale l’attenzione all’etica e l’intransigenza ideologica: io so
che questo è bene e questi principi non sono negoziabili, non si transige. Ruolo equilibratore della
deontologia tra il modello legale e l’etica.

Le interazioni tra i 3 sistemi:


A) Quando la deontologia anticipa, in assenza di leggi (es. Norme deontologiche relagive alla
fecondazione medicalmente assistita).
B) Quando la deontologia arretra rispetto alla legge (es. Norme relative alla interruzione volontaria
della gravidanza).
C) Quando la deontologia fa un passo avanti e uno indientro (es. Norme sulle direttive anticipate di fine
vita).

Quanta etica ci vuole per fare una buona deontologia?


- Quando l’etica è troppa L’infermiere più missionario che professionista. La cura come funzione
pastorale (o genitoriale-materna). Un dubbio relativo a “Persegue un ideale di servizio).
- Quando l’etica è troppo poca  La deontologia: in funzione della medicina difensiva, come
surrogato di rivendicazioni sindacali, sanzionamento dei comportamenti professionali scorretti.

A chi si rivolge la deontologia?


La deontologia come interfaccia tra professionisti e utenti.
Un patto (implicito) relativo alle regole della conversazione. Come esplicitare l’impegno a “comportarsi
bene”.
Primo scenario: Il livello dei rapporti sociali corretti (BENE = la buona educazione).
Seocndo scenario: I valori, i comportamenti, i criteri di qualità (BENE = secondo l’etica che riteniamo oggi
vincolante in medicina).
Terzo scenario: La medicina “tagliata su misura” (BENE = il livello della medicina eccellente).
Regole di “conversazione”.

La deontologia non è una somma di norme di un Codice, ma è il modo di sentire la professione e questo
porta ad una pratica consapevole, è una risorsa importante. Una deontologia infiltrante.
Un buon professionista mette tra parentesi la biografia + non si può far buona cura se non emerge chi è la
persona che curiamo  2 cose contradditorie. Come curanti siamo chiamati ad entrare in un territorio
contraddittorio. Ci possono essere delle decisioni morali che non condividamo. Il dissenso sulle scelte morali
delle persone è molto frequente. Sono 2 cose contrarie, che vanno però bilanciate: mettere tra parentesi la
biografia, ma tenerla comunque in considerazione.

2
DEONTOLOGIA INFERMIERISTICA ITALIANA

Deontologia
Coniato da J. Bentham (1814)- dal greco to deon (ciò che è doveroso) e logos (discorso), identifica il dovere
a prescindere dalle conseguenze. Giudizio delle azioni non in base alle conseguenze, ma ai principi che le
guidano.

Deontologia professionale
«...Da un punto di vista esterno rappresenta un indicatore dei particolari doveri e privilegi che nel corso del
tempo sono stati socialmente e istituzionalmente attribuiti alla sua attività...»
«...sul piano interno consiste in un complesso di direttive orientato a risolvere i problemi pratici e i dilemmi
etici inerenti l’esercizio della professione...»

Caratteri distintivi di una professione Greenwood

Attraverso il codice etico l’impegno della professione al benessere sociale diventa una questione di interesse
pubblico e assicura in tal modo la fiducia della comunità.
Senza questa fiducia la professione non può mantenere il monopolio.
Definizione che si lega all’elenco dei comportamenti e dei doveri inerenti l’esercizio di una professione 
Formalizzati nei Codici Deontologici «Il Codice è un insieme convenuto di regole e aspettative per orientare
la pratica della professione (..) con la funzione anche di promuovere e mantenere gli standard etici di
condotta professionale» (Johnstone, 1999).

Dimensioni della responsabilità

CODICE DEONTOLOGICO
Il codice deontologico rappresenta un atto di autodisciplina di riferimento per:
• Stimolare la riflessione sullo sviluppo morale della professione
• Chiarire agli utenti ciò che essi possono attendersi dal professionista in materia di comportamento
professionale: «biglietto da visita alla società»

3
• Affrontare i problemi e dilemmi etici che si incontrano nella pratica quotidiana (Il CD contiene le esigenze
etiche di una professione)

Il disagio etico
Secondo l’ American Association of Critical Care Nurse (AACN) soprattutto in area critica, un infermiere su
tre fa esperienza di disagio etico.
Il disagio etico dell’infermiere nasce dal conflitto tra i diversi doveri cui il professionista si trova sottoposto.
La letteratura internazionale indica che gli infermieri sperimentano frequentemente distress morale.
Distress morale = situazione di sofferenza che l’infermiere vive quando “riconosce la cosa giusta da fare, e
tuttavia impedimenti istituzionali gli rendono impossibile seguire il giusto corso d’azione”.
Il disagio conseguente al distress morale si ripercuote sulle attività degli infermieri e può portare a provare
angoscia morale con conseguente insoddisfazione del proprio lavoro fino a possibile burnout.

Le linee guida morali di un CD constano in genere di 3 elementi:


1. Valori: Fondamentali aspetti ritenuti buoni: tutto ciò che è finalizzato al benessere della persona.
2. Doveri: Comprendono il rispetto della dignità umana, la tutela dell’autodeterminazione,
mantenimento della riservatezza.
3. Virtù: Tratti caratteriali desiderabili da una comunità professionale come l’onestà, la compassione,
la sincerità.

EVOLUZIONE STORICA DEL CD

Livello internazionale
• 1950 primo CD Infermiere Americane
• 1953 Primo CD dell’International Council of Nurses (ICN):
Art. 7 «L’infermiera ha l’obbligo di eseguire con intelligenza e lealtà gli ordini del medico e di rifiutare la
partecipazione a procedimenti contrari alla deontologia»
Art. 8 « L’infermiera incoraggia i pz. ad avere fiducia nel medico e negli altri membri dell’equipe sanitaria;
deve segnalare ogni comportamento che denoti incompetenza o sia contrario alla deontologia...»
• 1965 il Codice Internazionale di Etica dell’infermiera dichiarava che: “L’infermiera è tenuta ad eseguire gli
ordini del medico in maniera intelligente e leale”,
• 1973 il Codice del Consiglio Internazionale delle infermiere (ICN) indicò un cambiamento di rotta nel
ruolo attribuito alle infermiere: la “responsabilità primaria” non è più nei confronti dei medici, ma dei
pazienti e cioè “di coloro che hanno bisogno della cura dell’infermiera” richiamando allo stesso tempo ad
una azione “collaborativa con coloro che lavorano insieme a lei “.
• Questa nuova prospettiva ha tra l'altro portato, in tempi diversi, all’adeguamento dei codici deontologici nei
vari paesi e nel nostro Paese, prima nel 1977 e poi nel 1999.

Percorso storico: Codice Deontologico 1959


15 febbraio 1959: Il Comitato Centrale della FNC comincia a discutere sulla necessità di un Codice
Deontologico.
1960: Emanazione del 1° Codice Deontologico delle infermiere italiane «L’esercizio della professione
sanitaria ausiliaria è al servizio della persona umana e si ispira ai principi del diritto e della morale naturale»
Modello incentrato sui valori della fede cattolica (Rifiuto dell’aborto e di pratiche come l’uso di
contraccettivi).
Visione paternalistica del rapporto con il pz. Art. 3 «le infermiere proteggono il malato, difendendone i diritti
in quanto uomo libero e intelligente che la malattia pone in stato di minorazione, e continuano ad assisterlo
con uguale impegno e amore anche se esso sia inguaribile»
Art. 6 «le infermiere pongono i rapporti con i medici su un piano di leale collaborazione eseguendo
scrupolosamente le prescrizioni terapeutiche e sostenendo nel malato la fiducia verso ogni altro personale
sanitario».

Percorso storico: Codice Deontologico 1977


Legge 124/1971: Estensione accesso personale maschile, abolizione scuole convitto.
1970: Legge sul divorzio.

4
1975: Abolizione ruolo di capofamiglia. Uomo e donna pari diritti
1977: 2° versione del Codice in una versione sintetica, ma con una prospettiva sociale ed una dimensione
umana dell’assistenza.
Si pone in primo piano la dignità della categoria spaziando dalle difese sindacali alle necessità di
aggiornamento tecnico-scientifico.
Si comincia ad intravedere un ambito di autonomia e responsabilità. (in vigore DPR 225/1974).
Mantiene un modello religioso in continuità con il precedente, ma con influenze esterne sull’evoluzione del
contesto sociale.
Maggio 1978 Legge 194 sull’aborto.
Art.11: «L’infermiere afferma e difende il suo diritto all’obiezione di coscienza di fronte alla richiesta di
particolari interventi contrastanti i contenuti etici della professione»
Rimane in vigore per 22 anni!

Legge 833/78: istituzione SSN.


D.M. 14 settembre 1994 n.739 “ Regolamento concernente l ’ individuazione della figura e del relativo
profilo professionale dell’infermiere”:
Articolo 1 comma 1: l’infermiere è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante
e dell’iscrizione all’albo professionale è responsabile dell’assistenza generale infermieristica.
Necessità di espressione della professione in attesa della Legge 42/99

1996: Patto Infermiere Cittadino


Strumento che da spazio all’esigenza di protagonismo autonomo della professione;
Inquadramento dell ’ assistenza in una dimensione sociale più ampia dei limiti delle sole strutture sanitarie,
proponendo un “contratto” tra infermiere e cittadino.
Documento del Comitato centrale della Federazione Ipasvi proposto il 12 maggio 1996
Io infermiere mi impegno nei tuoi confronti a:
PRESENTARMI al nostro primo incontro, spiegarti chi sono e cosa posso fare per te.
SAPERE chi sei, riconoscerti, chiamarti per nome e cognome.
FARMI RICONOSCERE attraverso la divisa e il cartellino di riconoscimento.
DARTI RISPOSTE chiare e comprensibili o indirizzarti alle persone e agli organi competenti.
FORNIRTI INFORMAZIONI utili a rendere più agevole il tuo contatto con l'insieme dei servizi sanitari.
GARANTIRTI le migliori condizioni igieniche e ambientali.
FAVORIRTI nel mantenere le tue relazioni sociali e familiari.
RISPETTARE il tuo tempo e le tue abitudini.
AIUTARTI ad affrontare in modo equilibrato e dignitoso la tua giornata supportandoti nei gesti quotidiani di
mangiare, lavarsi, muoversi, dormire, quando non sei in grado di farlo da solo.
INDIVIDUARE i tuoi bisogni di assistenza, condividerli con te, proporti le possibili soluzioni, operare
insieme per risolvere i problemi.
INSEGNARTI quali sono i comportamenti più adeguati per ottimizzare il tuo stato di salute nel rispetto delle
tue scelte e stile di vita.
GARANTIRTI competenza, abilità e umanità nello svolgimento delle tue prestazioni assistenziali.
RISPETTARE la tua dignità, le tue insicurezze e garantirti la riservatezza.
ASCOLTARTI con attenzione e disponibilità quando hai bisogno.
STARTI VICINO quando soffri, quando hai paura, quando la medicina e la tecnica non bastano.
PROMUOVERE e partecipare ad iniziative atte a migliorare le risposte assistenziali infermieristiche
all'interno dell'organizzazione.
SEGNALARE agli organi e figure competenti le situazioni che ti possono causare danni e disagi.

Dalla mansione alla professione


Legge 26 febbraio 1999 n. 42 “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”:
Articolo 1 comma 1: La denominazione "professione sanitaria ausiliaria" nel testo unico delle leggi sanitarie,
e successive modificazioni, nonchè in ogni altra disposizione di legge, è sostituita dalla denominazione
"professione sanitaria“;
Abrogazione del Mansionario;
Indica il Codice Deontologico come uno degli elementi che definiscono il campo proprio di attività
dell’infermiere.

5
Percorso storico: Codice Deontologico 1999
Rimini ottobre 1999: XII Congresso Nazionale IPASVI «La stagione della responsabilità» viene presentato il
Codice Deontologico completamente riscritto.
Vengono descritte le caratteristiche della mission infermieristica, dando spazio alle esigenze di autonomia
professionale.
Art.1.3 «La responsabilità dell’infermiere consiste nel curare e prendersi cura della persona, nel rispetto della
vita, della salute, della libertà e della dignità dell’individuo».
Articolo 2.5 «Nel caso di conflitti determinati da profonde diversità etiche, l’infermiere si impegna a trovare
la soluzione attraverso il dialogo. In presenza di volontà in contrasto con i principi etici della professione e
con la coscienza personale, si avvale del diritto all’obiezione di coscienza».

Percorso storico: Codice Deontologico 2009


• Esigenza di recepire i mutamenti che hanno interessato sia la professione sia la società italiana.
• Flussi migratori
• Emanazione della Legge 251/2000: chiede l’utilizzo di metodologie di pianificazione dell’assistenza per
obiettivi, riconoscendo spazi di responsabilità nella programmazione, attuazione e valutazione
Principi guida sottesi al CD 2009: Modello principialista che fornisce uno schema concettuale, paradigma di
riferimento per orientare i professionisti sanitari per «giustificare» le proprie decisioni. Identifica dei principi
etici generali:
• AUTONOMIA: rispetto per l’autodeterminazione del paziente e coinvolgimento del paziente nelle
decisioni che lo riguardano;
• BENEFICIALITÀ: orientamento al bene del paziente secondo i suoi valori e il suo interesse;
• NON MALEFICIALITÀ: evitare ciò che nuoce o danneggia il paziente;
• GIUSTIZIA / EQUITA’: opporsi a discriminazioni e ingiustizie e promuovere
un’equa distribuzione delle (limitate) risorse.

17/12/2020
CODICE 2019

Dal luglio 2015 all’aprile 2019 circa 4 anni di elaborazione totale Gruppo di lavoro con CC e CRC FNOPI,
Infermieri esperti, esperti esterni (Giuristi, Magistrati, Rappresentanti delle religioni, Bioeticisti).
Associazioni di Cittadini, Ordini Provinciali, Associazioni Professionali.
CONSULTAZIONE PUBBLICA da febbraio a giugno 2017
Soggetti Coinvolti
Ordini Provinciali (102) Iscritti (450.000) Associazioni Infermieristiche
Roma, 26 novembre 2016: presentazione 1° stesura

Tra il 2009 e il 2019 è successo molto: molte mutazioni del contesto.


- Legge n. 24 del 2017: legge Gelli
- Legge n. 219 del 2017
- Legge n. 3 del 2018
- Suicidio assistito?

Per la prima volta c’è stato un grosso lavoro di consultazione, soprattutto dei diretti interessati: sia i
professionisti, sia gli stakeholders. Tutto ciò ha portato alla scrittura del testo finale.
Dopo un lavoro di circa 4 anni: prolungato per motivi di consultazione ed elaborazione continua rispetto alla
modifica delle leggi.

Il codice è pubblico, come anche il commentario.


È una delle principali guide per gli infermieri. “Fatto dagli infermieri, per gli infermieri e per i cittadini.”
Due interlocutori principali: infermiere e cittadini, non si parla di pazienti. Quella che è la nostra persona,
che nell’identificarla non è qualcuno che è in attesa, quindi non è un paziente.

6
Struttra
Il codice è composto da:
- Presentazione  Indica qual è l’obiettivo del Codice
- 8 capi
- 53 articoli  Ad ogni articolo è stato dato un titolo, per dare una singola dignità e importanza al
contenuto di ogni articolo
- Commentario del Codice  Va a vedere i contenuti e applicabilità del Codice

Nella Prefazione, c’è un atteggiamento di rispetto. Con questo Codice si va a rispettare il Mondo della
persona. Il Codice si riferisce sempre a tutti gli infermieri, parla a tutti. Il ruolo organizzativo non fa sminuire
il ruolo disciplinare. L’idea è che ogni infermiere poi lo cali nella sua realtà.
« Il Codice costruisce soprattutto la giusta distanza con l’altro, lo lascia vivere, decidere, negare, assistersi.
Il Codice ha una funzione fondamentale: regola il comportamento professionale che ognuno di noi poi
declina sulla particolarità del caso clinico o del contesto organizzativo per offrire la migliore risposta in
termini di salute, risposta che non può trovarsi nel Codice, ma dentro l’agito consapevole e ragionato di tutti
gli iscritti di cui il Codice è a supporto e non il contrario.» (Mangiacavalli, 2019)

Oltre ai principi di autonomia, beneficialità, non maleficità, giustizia/equità, sviluppo dei concetti etici per la
pratica infermieristica.
I principali concetti che troviamo sono: advocacy, competenza, cooperazione e caring  Concetti etici su cui
si fonda la presa di decisione etica da parte degli infermier.

Advocacy
«Supporto attivo dato a una causa importante» (Fry, 1995). Definizione Giuridica: «difesa dei diritti umani
primari a nome di coloro che non sono in grado di farlo per se stessi» (Annas, 1974). Posizione di garanzia
che prende l’infermiere a tutela dell’assistitto, dei suoi diritti giuridici e umani. Diventa colui che difende
tutti i diritti della persona assistita. Si pone in una posizione di ascolta, acquisisce le volontà della persona
assistita, le prende in considerazione. Infermiere come colui che aiuta l’assistito a discutere delle proprie
necessità, interessi e scelte nel rispetto dei valori e dello stile di vita della persona stessa. Va ad umanizzare
la cura della persona assistita. Ci sono molte influenze sul modo di erogare l’advocacy. Mi posso mettere in
posizone di tutela del mio assistito sulla base del Modello di tutela dei diritti: l’infermiere è il difensore dei
diritti dell’assistito. Oppure c’è un Modello di decisione fondato sui valori: l’infermiere aiuta la persona a
discutere delle proprie necessità, interessi e scelte. Infine, c’è un Modello di rispetto per le persone:
l’infermiere rispetta i valori umani fondamentali della persona (dignità, privacy).

Competenza
Termine a volte un po abusato. «L’essere in grado di rispondere delle proprie azioni, fornendo ragioni e
spiegazioni soddisfacenti per le proprie azioni o per come è stato eseguito il proprio dovere». Capacità di
rispondere sulla base delle proprie conoscenze e competenze e sulla propria deontolgia. Responsabilità
(accountability)= «non comprende solo la propria condotta intenzionale ma anche qualsiasi cosa nei
confronti della quale si ritiene che il soggetto in questione abbia una relazione di tipo causale».
L’infermiere competente è colui che sa che nel momento in cui agisce un’attività, ha gia in mente qual è il
suo livello di responsabilità nell’agire e quali possono essere le conseguenze sulla persona e sul
professionista stesso. Colui che sa spiegare come le responsabilità vengano espletate, giustificando le scelte e
le azioni conformemente alle norme o agli standard morali accettati. Come faccio a definire le mie
competenze? In primo luogo, c’è la lettura giuridica, le norme. C’è poi un lavoro di competenza che ci fa
dire che fino a qui so arrivare, oltre non sono in grado: so riconoscere i miei limiti, fermarmi e chiedere
aiuto. Questo viene esplorato nel codice, ad eszempio quando si parla di consulenza.

Cooperazione
Comprende la partecipazione attiva con gli altri per prestare agli assistiti un’assistenza di qualità, la
collaborazione nella progettazione degli approcci all’assistenza infermieristica e la reciprocità tra coloro con
i quali l’infermiere si identifica dal punto di vista professionale. La consapevolezza di avere un obbligo, non
solo giuridico ma anche deontologico, di collaborare con altre professioni. Non vuol dire solo andare
d’accordo. Il concetto di cooperazione è anche il fatto di consocere i limiti, i confini e anche dove non ci
sono i confini, sapere quanto più allargarsi il mio ambito di competenza o stringersi. E lo stesso per le altre

7
professioni. Considerare i valori e gli obiettivi dei colleghi di lavoro come i propri valori e obiettivi. Vuol
dire anche usare un linguaggio che riesca a parlare con le altre professioni. Ci devono essere dei contenuti
che ci permettono di discutere, allo stesso piano. Questo ce lo permette la ricerca.

Caring
È quell’atteggiamento in cui il professionista tende a prendersi cura: trasformazione dal curare la patologia
(to cure) al to care che poi porta al caring. Il caring e il nursing vengono ormai usati in modo
interscambiabile. Volto alla protezione della salute e del benessere delle persone, è la premessa per avere
cura di altre persone. Si identifica con ideali sociali e morali. «Richiede sensibilità, capacità di relazione e
coinvolgimento così come capacità di dare assistenza, conoscenze e abilità». Il caring non riesce a farlo
qualunque professione. Il nursing spinto verso la relazione, la cooperazione e l’ascolto della persona che
viene assistita. Il prendersi cura o caring infermieristico è una pratica che si realizza attraverso azioni
competenti e disponibilità a occuparsi intenzionalmente della persona assistita.
L’infermiere deve avere conoscenze, competenze cliniche esperte, capacità di problem solving e di decision
making, competenze tecniche, abilità relazionali ed emotive specifiche (Corbin, 2008).
Serve una postura mentale che consente di comprendere l’altro e di intervenire nel momento opportuno. Chi
eroga il caring deve avere delle capacità relazionali di un certo tipo. Questo passaggio dalla cura al caring
permette di spostare l’infermieristica dal modello bio-medico, che prima era indispensabile. Ora con il caring
la disciplina può espandersi. Percorsi di prendersi cura attraverso il caring. Caring come nurisng, e quindi
assistena infermieristica. Un approccio basato sul caring non può farci dimenticare la visione olistica della
persona assistita. Quando andiamo ad applicare il caring, dobbiamo avere una “postura mentale” basata
all’approccio del caring, che si basa fortemente sul problem-solving e la capacità di prendere decisioni.
L’infermiere competente è colui che sa gia quali posssono essere le conseguenze delle sue azioni. Senza
questo il caring non può funzionare, rientra in un’attività pragmatica e scientifica. Viene identificato con 3
punti di riferimento: azioni, pensieri e sentimenti. Sono importanti le azioni: abbiamo una forte pragmaticità
e manualità, poi c’è la parte dei pensieri, il fatto di prendere decisioni, riflettere, e la parte dei
sentimentiriferita all’empatia, ascolto, relazione. 3 sfere, dove l’una dipende dall’altra. Senza una di queste
non si può sviluppare il caring. Ci sono una serie di principi del caring infermieristico. Quello del caring è un
modello che prnede in carico una serie di attività che ritiene indispensabili.
- Cure infermieristiche centrate sul paziente e la famiglia  Il problema è applicarlo. Riconosco
davanti a me una persona. L’infermiere considera l’assistito una persona unica nella sua globalità e
non un problema, una diagnosi o un’etichetta, stimola l’autodeterminazione e la sua partecipazione
ai processi decisionali; considera i valori, i desideri, le preferenze, le resistenze, le preoccupazioni
nella pianificazione e attuazione dell’assistenza.
- Essere presenti  Presenza non solo fisica, ma an che nella comunicazione. Voglio sapere chi sei,
per creare un’alleanza con te. L’infermiere entra nel modno dell’assistito e trasmette il messaggio
che ciò che l’altra persona sta vivendo interessa al professionista.
- Dare comfort  In senso generale. Coinvolge 4 dimensioni (fisica, ambientale, psicospirituale,
socioculturale). Riguarda soprattutto la possibilità di rendere l’assistito partecipe e autonomo.
- Intimità e tocco  La relazione inf-assistito può raggiungere vari livelli di intimità che riguardano lo
spazio (il letto, la camera in H, la casa,...), la vicinanza emotiva (raccogliere la storia passata e
presente dell’assistito, le sue emozioni, ...) e il contatto fisico (pudicità e dignità, il permesso di
toccare, l’importanza del tocco...).
- Preservare la dignità della persona  Quando la dignità è rispettata, le persone percepiscono di
avere il controllo della situazione, sentono riconosciuto il loro valore e si sentono capaci di prendere
decisioni. Quando la dignità è assente, le persone si sentono prive di controllo e conforto. (Royal
College of Nursing, 2008). Rispetto della privacy, bisogno di informazione, possibilità di esprimere
la propria opinione e compiere scelte, relazione inf-assistito, riservatezza,...
- Sorveglianza  Viene riconosciuto che la sorveglianza h 24 è fatta dall’infermiere. Si monitorizzao,
osserva, valuta e si agisce prendendo decisioni, in relazione agli indicatori di cambiamento delle
condizioni degli assistiti.
- Favorire l’autodeterminazione  Sia autodeterminazione della persona assistita, sia
autodeterminazione del professionista. Viene riconsociuto il professionista come una persona e
quindi la possibilità di autodeterminarsi. Riconoscimento delle capacità di scelta autonoma e
indipendente dell’individuo. L’infermiere si confronta con la persona assistita riguardo ai suoi valori,
alle sue opinioni e alle sue scelte e le valorizza. L’assistito deve poter decidere come vivere la salute

8
ma anche la malattia. Utilizzo dell’empowerment, considerando il ruolo attivo della persona assistita
riguardo alle cure. Tale approccio permette: aumento dell’autostima, potenziamento delle relazioni
familiari e delle persone di riferimento, capacità di esprimere il proprio vissuto e opinioni,...
- Sostenere l’autocura  Connessa alla promozione della salute. Autocura come sistema di
erogazione dell’assistenza sanitaria. Determinanti della salute e stili di vita.
- Rispettare le diversità multiculturali  Il bagaglio culturale influenza le opinioni, i valori e i costumi
dell’individuo, come anche l’approccio al sistema sanitario, ai comportamenti sanitari personali e al
rapporto assistito-inf. (es. concetto di igiene, salute/malattia, morte, alimentazione,...). Leininger
(2004) teoria del nursing transculturale. Obiettivo: scoprire i valori culturali, le credenze e le pratiche
di nursing di specifiche culture e subculture per prestare un’assistenza inf.ca che si adatta alle
specificità culturali dell’assisitito.
- Caring della famiglia  Non si può lasciare fuori la famiglia dall’assistenza. Famiglia come risorsa
e partner nella relazione assistenziale. Il 75% di tutte le cure avviene nel contesto informale della
famiglia, quale organizzazione complessa di relazioni.

È fondamentale il fatto che riuscire ad avere una forte consapevolezza della propria identità professionale, ci
permette anche di avere consapevolezza del proprio ruolo e del valore sociale, ribadito anche in sede
normativa, la fiducia nella disciplina e scienza che caratterizzano le professioni di aiuto sociosanitario,
l’adesione ai valori espressi nel Codice e ai concetti professionali, il senso di leale appartenenza alla
comunità professionale, in breve “essere, pensare e agire come una professionista, costruiscono l’identità
professionale”. L’indentità professionale personale è molto forte, ma anche identità orifessionale di gruppo.

CAPO I
I Principi e i Valori Professionali

Art 1: Valori
L’Infermiere è il professionista sanitario, iscritto all’Ordine delle Professioni Infermieristiche, che agisce in
modo consapevole, autonomo e responsabile.
È sostenuto da un insieme di valori e di saperi scientifici.
Si pone come agente attivo nel contesto sociale a cui appartiene e in cui esercita, promuovendo la cultura
del prendersi cura e della sicurezza.
Come ci si presneta al mondo esterno. Si parla di consapevolezza. Consapevolezza del ruolo e del valore
sociale + fiducia nella scienza e nella disciplina + adesione ai valori del Codice (caring, accontability,
advocacy) + senso di appartenenza = identità professionale (essere, pensare e agire come un professionista).

Art 2: Azione
L’Infermiere orienta il suo agire al bene della persona, della famiglia e della collettività.
Le sue azioni si realizzano e si sviluppano nell’ambito della pratica clinica, dell’organizzazione,
dell’educazione e della ricerca.
La famiglia com’era intesa prima, non è più uguale. Riprende gli ambiti del Profilo. Identifica le aree di
azione infermieristica. La clinica volutamente al primo posto, comanda l’assistenza infermieristica.

Art. 3: Rispetto e non discriminazione


L’Infermiere cura e si prende cura della persona assistita, nel rispetto della dignità, della libertà,
dell’eguaglianza, delle sue scelte di vita e concezione di salute e benessere, senza alcuna distinzione sociale,
di genere, di orientamento della sessualità, etnica, religiosa e culturale.
Si astiene da ogni forma di discriminazione e colpevolizzazione nei confronti di tutti coloro che incontra nel
suo operare.
Sono stati presi in considerazione tutti i diritti della persona assistita. Capacità di unire, ma dividere. Tutti
noi ci portiamo dei nostri valori, una nostra cultura e spesso ci portiamo anche dei pregiudizi. Devo essere
consapevole dei miei pregiudizi. Non puoi santurarti, ma devi conoscere per poter rispettare l’altro. La
disciminazione già è una cosa molto pesante. Il pregiudizio io posso averlo ma me lo tengo. Discriminazione
invece è gia un atto. Ti discrimino e ti tratterò in modo diverso. Discriminare è ancora abbastanza
sottointeso. La colpevolizzazione è ancora più pesante.

9
Art. 4: Relazione di cura
Nell’agire professionale l’Infermiere stabilisce una relazione di cura, utilizzando anche l’ascolto e il
dialogo.
Si fa garante che la persona assistita non sia mai lasciata in abbandono coinvolgendo, con il consenso
dell’interessato, le sue figure di riferimento, nonché le altre figure professionali e istituzionali.
Il tempo di relazione è tempo di cura.
Ci chiede una responsabilità di farsi attivi con l’ascolto e il dialogo. Ogni termine ha un peso specifico. Il
fatto che la persona assistita non sia mai lasciata in abbandono, svilluappare sempre il percorso di cura,
anche quando siamo in difficoltà (limiti). Per la prima volta parla di consenso. Qui non è solo a chi posso
dare info sul tuo stato di salute, ma anche chi posso coinvolgere. Il tempo di relazione è tempo di cura. Se
tolgo tempo di relazione, tolgo una parte del caring.
Il legislatore prevede l’acquisizione del consenso informato come presupposto per il compimento di ogni
accertamento diagnostico o trattamento sanitario.
Per ogni atto sanitario è necessario che il paziente presti preventivamente il proprio consenso e che questo
consenso sia valido ed effettivo soltanto se preceduto dall’acquisizione di tutta una serie di infromazioni che
il personale sanitario deve rendere al paziente medesimo.

Art. 5: Questioni etiche


L’Infermiere si attiva per l’analisi dei dilemmi etici e contribuisce al loro approfondimento e alla loro
discussione.
Promuove il ricorso alla consulenza etica e al confronto, anche coinvolgendo l’Ordine Professionale.
Consapevolezza, condivisione, confronto. Riconosce come persona anche l’ifnfermiere, può avere dilemmi
etici. Sono quelle situazioni che portano al bournout. La soluzione di un dilemma etico non è semplice. Si
richiama anche l’obbligo da parte dell’OPI che deve dare aiuto quando c’è un dilemma etico.

Art. 6: Libertà di coscienza


L’Infermiere si impegna a sostenere la relazione assistenziale anche qualora la persona assistita manifesti
concezioni etiche diverse dalle proprie.
Laddove quest’ultima esprima con persistenza una richiesta di attività in contrasto con i valori personali, i
principi etici e professionali dell’infermiere, egli garantisce la continuità delle cure, assumendosi la
responsabilità della propria astensione.
L’infermiere si può avvalere della clausola di coscienza, ricercando costantemente il dialogo con la persona
assistita, le altre figure professionali e le istituzioni.
Rapporto tra l’infermiere e la sua coscienza. Nel Codice del 2009 si parlava di clausola di coscienza, la
libertà di coscienza invece è riferita proprio alla persona. È normale che nel tuo percorso professionale,
incontrerai qualcuno che ha un’etica diversa dalla tua. È normale avere un dilemma, trovare una persona che
mi chide cose che vanno contro il mio valore. Tu sei libero di astenerti, ma devi comunque mandare aventi il
percorso assistenziale. Ti prendi delle responsabilità, deve essere motivata. Essere resa evidente la scelta e le
motivazioni di quella scelta. Prende in considerazione il rapporto tra l’infermiere e la sua coscienza. In Italia
il rispetto della libertà di coscienza è un diritto inalienabile di ogni uomo (Costituzione, Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo). La calusola di cosceinza, rispetto all’obiezione, non è normata. L’obiezione
di coscienza è la pretesa di chi rifiuta in nome della propria cosceizna di obbedire ad un precetto giuridico,
alla cui osservanza è tenuto in quanto destinatario delle norme di un determinato ordinamento.
Nell’ordinamento giuridico italiano ci sono 3 casi in cui si può parlare di obiezione di coscienza. Prima c’era
l’obiezione del servizio militare, superata con la legge n. 230 del 1998 che ha riconosciuto la libertà di scelta
come diritto alla persona istituendo il servizio civile. I casi previsti sono quindi solo 3:
- Interruzione volontaria di gravidanza (L. 194/1978)
- Sperimentazione sugli animali (L. 413/1993)
- PMA (L. 40/2004)  all’art. 16 riconosce il diritto di sollevare obiezione di coscienza per il
personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie.
La clausola invece è un concetto, non è definita da un punto di vista giuridico. Il Comitato di bioetica la
definisce come un principio guida al quale ispirare il comportamento etico degli operatori sanitari in quei
casi dove l’obiezione di coscienza propriamente detta non sia contemplata per legge (es. pillola del giorno
dopo). La tutela dell’assistito verrà garantita dall’infermiere che si adopererà perché lo stesso riceve
attraverso l’intervento di altri colleghi, le prestazioni necessarie per la sua incolumità e la sua vita.

10
L’eventuale rifiuto che nasca da una opposizione in nome della propria coscienza va collocato dentro un
processo comunicativo. Questo comporta ascolto, dialogo, negoziazione poiché anche nel gesto di cura si
esprime la coscienza del professionista.
Consente al professionista di relazionarsi moralmente al pari della persona assistita (fine alla
depersonalizzaizone- angelicazione dell’infermiere).
La clausola di coscienza richiede l’assunzione di responsabilità dell’eventuale astensione a procedere: è uno
strumento da utilizzare in via eccezionale e con molta attenzione, quando il contrasto etico mette seriamente
in crisi il professionista. La clausola di coscienza prevede una serie di criteri: capire le prorpie motivazioni e
quelle della persona assistita. Ci permette di metterci moralmente alla pari. Finisce la depersonalizzazione
dell’infermiere. Toglie anche l’angelicazione dell’infermiere. L’importante è avere la consapevolezza.
Richiede l’assunzione di responsabilità sull’eventuale astensione: richiede di essere utilizzata in via
eccezionale.

CAPO II
Responsabilità assistenziale

Art. 7: Cultura della salute


L’Infermiere promuove la cultura della salute favorendo stili di vita sani e la tutela ambientale nell’ottica
dei determinanti della salute, della riduzione delle disuguaglianze e progettando specifici interventi
educativi e informativi a singoli, gruppi e collettività.
Funzione educativa dell’infermiere. Promozione della salute “processo che consente alle persone di
esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla.”

Art. 8: Educare all’essere professionista


L’Infermiere, nei diversi ruoli, si impegna attivamente nell’educazione e formazione professionale degli
studenti e nell’inserimento dei nuovi colleghi.
Il concetto di formazione è diverso rispetto all’educazione, l’educazione passa anche attraverso gli
atteggiamenti. Fa riferimento al Profilo professionale. Riuscire ad educare e formare. Educazione come
sviluppo delle potenzialità, dei valori, dei principi di una persona. Formazione come processo per la
creazione e lo sviluppo delle competenze del professionista.

Art. 9: Ricerca scientifica e sperimentazione


L’Infermiere riconosce il valore della ricerca scientifica e della sperimentazione.
Elabora, svolge e partecipa a percorsi di ricerca in ambito clinico assistenziale, organizzativo e formativo,
rendendone disponibili i risultati.
La ricerca infermieristica non è solo chi fa il ricercatore. Ci sono diversi livelli di ricerca, ma la ricerca deve
permeare tutti i livelli. Il valore della ricerca per la crescita della disciplina nella revisione continua delle
conoscenze scientifiche. La capacità di sostenere la disciplina e generare sapere conduce a maggiore
autonomia e riconoscimento.

Art. 10: Conoscenza, formazione e aggiornamento


L’Infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate dalla comunità scientifica e aggiorna le
competenze attraverso lo studio e la ricerca, il pensiero critico, la riflessione fondata sull’esperienza e le
buone pratiche, al fine di garantire la qualità e la sicurezza delle attività. Pianifica, svolge e partecipa ad
attività di formazione e adempie agli obblighi derivanti dal programma di Educazione Continua in
Medicina.
Fa riferimento alla legge n. 24 del 2017: Gli esercenti le professioni sanitarie, nell’esecuzione delle
prestazioni sanitarie con finalità preventive, diagnostiche, terapeutiche, palliative, riabilitative e di medicina
legale, si attengono, salve le specificità del caso concreto, alle raccomandazioni previste dalle linee guida.

Art. 11: Supervisione e sicurezza


L’Infermiere si forma e chiede supervisione, laddove vi siano attività nuove o sulle quali si abbia limitata
casistica e comunque ogni qualvolta ne ravvisi la necessità.
L’importanza del chiedere, da anche un senso di sicurezza. Si riferisce anche all’art. 10: riconsoci le tue
mancanze ma nel frattempo devi continuare a formarti. Continum formativo non solo come obbligo

11
giuridico ma come trattato caratterizzante dell’essere professionista. L’agire con sufficienti conoscenze e/o
esperienza ci pone nell’inosservanza del principio etico beneficienza/non maleficienza.

CAPO III
Rapporti professionali

Art. 12: Cooperazione e collaborazione


L’infermiere si impegna a sostenere la cooperazione con i professionisti coinvolti nel percorso di cura,
adottando comportamenti leali e collaborativi con i colleghi e gli altri operatori.
Riconosce e valorizza il loro specifico apporto nel processo assistenziale.
Equipe e reciproca consapevolezza dei ruoli. Riflessione sui confini normativamente tracciati ma non per
questo rigidi e definiti. Autonomia e connessa responsabilità.

Art. 13: Agire competente, consulenza e condivisione delle informazioni


L’Infermiere agisce sulla base del proprio livello di competenza e ricorre, se necessario, alla consulenza e
all’intervento di infermieri esperti o specialisti.
Presta consulenza ponendo i suoi saperi e abilità a disposizione della propria e delle altre comunità
professionali e istituzioni.
Partecipa al percorso di cura e si adopera affinché la persona assistita disponga delle informazioni
condivise con l’equipe, necessarie ai suoi bisogni di vita e alla scelta consapevole dei percorsi di cura
proposti.
C’è un richiamo all’art. 1: principi, consapevolezza, autonomia, responsabilità, capacità di autovalutazione
delle proprie competenze. Identificazione e valorizzazione delle proprie e altrui competenze come
comportamento professionale che favorisce il riconosciemnto intra ed extra professxionali quali punti di
riferimento.

Art. 14: Posizione di Protezione


L’Infermiere che rilevi uno stato di alterazione di natura psicofisica di un professionista o di altro operatore
nelle sue funzioni, a qualunque livello di responsabilità, si adopera per proteggere e tutelare le persone
assistite, la professione e il professionista, anche effettuando le opportune segnalazioni.
Principio dell’advocacy: il fine ultimo del nursing è il benessere degli altri esseri umani. Anche la Corte di
cassazione ci definisce come operatori di protezioni: è un dovere.

Art. 15: Informazioni sullo stato di salute


L’Infermiere si assicura che l’interessato o la persona da lui indicata come riferimento, riceva informazioni
sul suo stato di salute precise, complete e tempestive, condivise con l’equipe di cura, nel rispetto delle sue
esigenze e con modalità culturalmente appropriate. Non si sostituisce ad altre figure professionali nel
fornire informazioni che non siano di propria pertinenza.
Il nostro obiettivo è il bene dell’assistito, bisogna adattarsi a lui. Legge 218/2017 individua ora il fiduciario.

Art. 16: Interazione e integrazione


L’Infermiere riconosce l’interazione e l’integrazione intra e interprofessionale, quali elementi fondamentali
per rispondere alle richieste della persona.
Sempre con il concetto di cura centrata sull persona.

CAPO IV
Rapporti con le Persone Assistite

Art. 17: Rapporto con la persona assistita nel percorso di cura


Nel percorso di cura l’Infermiere valorizza e accoglie il contributo della persona, il suo punto di vista e le
sue emozioni e facilita l’espressione della sofferenza.
L’Infermiere informa, coinvolge, educa e supporta l’interessato e con il suo libero consenso, le persone di
riferimento, per favorire l’adesione al percorso di cura e per valutare e attivare le risorse disponibili.

12
L’incontro tra 2 persone. Concetto di Caring (Leininger, 1984). Accogliere vuol dire, non fare il filtro
iniziale, tu prendi ciò che il paziente ti dà. Stai sviluppando un percorso di fiducia. Ti ascolto, valorizzo,
tengo conto di ciò che mi dici, e ti invito a dirmi ancora di piu. Il concetto fondamentale è la teria di
Leininger (1984). Sviluppa il concetto dell’incontro tra due persone.

Art. 18: Dolore


L’infermiere previene, rileva e documenta il dolore dell’assistito durante il percorso di cura.
Si adopera, applicando le buone pratiche per la gestione del dolore e dei sintomi a esso correlati, nel
rispetto della volontà del paziente.
Fa riferimento alla legge n. 38. Pone attenzione alla rilevazione del dolore. Spesso è sottovalutato e da noi
interpretato. Lo trattiamo come il nostro di vissuto. Dietro al dolore fisico c’è tutto un altro vissuto. Torna il
concetto di caring, nel rispetto della persona. Il dolore non va solo gestito, ma anche prevenuto. Il cosidetto
dolore procedurale.

Art. 19: Confidenzialità e Riservatezza


L’Infermiere garantisce e tutela la confidenzialità della relazione con la persona assistita e la riservatezza
dei dati a essa relativi durante l’intero percorso di cura.
Raccoglie, analizza e utilizza i dati in modo appropriato, limitandosi a ciò che è necessario all’assistenza
infermieristica, nel rispetto dei diritti della persona e della normativa vigente.
Segreto professionale: obbligo giuridico e deontologico di non rilevare le informazioni apprese all’interno
del rapporto fiduciario Diritto alla riservatezza: obbligo di non rilevare e di proteggere i dati. (Costituzione
artt. 2,13,14,15). Salvaguardia della dignità personale. Evoluzione del concetto di privacy sull’evoluzione
tecnologica e informatica. Concetto di privacy: tenere riservatezza con la persona assistita.

Art. 20: Rifiuto all’informazione


L’Infermiere rispetta la esplicita volontà della persona assistita di non voler essere informata sul proprio
stato di salute.
Nel caso in cui l’informazione rifiutata sia necessaria per prevenire un rischio per la salute di soggetti terzi,
l’Infermiere si adopera a responsabilizzare l’assistito, fornendo le informazioni relative al rischio e alla
condotta potenzialmente lesiva.
Il diritto di autodeterminazione rende indispensabile che la persona interessata sia a conoscenza di ciò che lo
riguarda. Basata sul consenso e sul fornire informazioni chiare e comprensibili. Concetto di fiducia e lealtà.
Nel passato conoscenza come elemento negativo per la guarigiona, ora si è capito che l’allearsi con il
paziente favorisce il percorso di cura.

Art. 21: Strategie e modalità comunicative


L’Infermiere sostiene la relazione con la persona assistita che si trova in condizioni che ne limitano
l’espressione, attraverso strategie e modalità comunicative efficaci.
Concetto di empatia rispetto a comprendere il mondo dell’altro. Empatia come via privilegiata di conscenza
e comprensione al mondo dell’altro. Comprendere e interpretare per favorire l’empowerment dell’assistito.
Usare strategie comunicative.

Art. 22: Privazioni, violenze e maltrattamenti


Salvo gli obblighi di denuncia, l’infermiere che rileva ed evidenzia privazioni, violenze o maltrattamenti
sulla persona assistita, si attiva perché ci sia un rapido intervento a tutela dell’interessato.
Il Codice non si sostituisce alla normativa vigente. Fa riferimento anche a maltrattamenti degli assistiti
all’interno degli stessi reparti. Concetto di segnalare. Posizione attiva nell’individuazione attenta del
problema. Ruolo proattivo.

Art. 23: Volontà del minore


L’infermiere, tenuto conto dell’età e del grado di maturità riscontrato, si adopera affinché sia presa in
debita considerazione l’opinione del minore rispetto alle scelte curative, assistenziali e sperimentali, al fine
di consentirgli di esprimere la sua volontà.
L’infermiere, quando il minore consapevolmente si oppone alla scelta di cura, si adopera per superare il
conflitto.

13
Con l’obiettivo di rispettare i diritti umani fondamentali. Volontà di ascoltare il minore. Devo interfacciarmi
con il minore, ma devo comunque rispondere ai genitori. Sempre nell’ottica del caring del minore.
La legge 219 del 2017 parla anche del consenso informato sul minore. Posizione attiva di tutela e di rispetto
dei diritti fondamentali della persona, di attenzione alla espressione della volontà personale e di
autodeterminazione. «Autoderminazione «debole» per i minori per tutela genitoriale-> ruolo di mediazione.

Art. 24: Cure nel fine vita


L’infermiere presta assistenza infermieristica fino al termine della vita della persona assistita. Riconosce
l’importanza del gesto assistenziale, della pianificazione condivisa delle cure, della palliazione, del conforto
ambientale, fisico, psicologico, relazionale e spirituale.
L’infermiere sostiene i familiari e le persone di riferimento della persona assistita nell’evoluzione finale
della malattia, nel momento della perdita e nella fase di elaborazione del lutto.
Riprende il concetto di caring. Prima si diceva che l’infermiere assiste dalla nascita alla morte, ora si è andati
oltre la morte. C’è un’assistenza anche rivolta alla famiglia, anche dopo il lutto. Lo scopo è valorizzare la
persona, e la sua dignità. Riuscire con la persona assistita e la famiglia, a riusicre comunque a garantire la
sua dignità. Devono essere loro a decidere completamente il loro percorso fino alla fine. Il valore della
professione infermieristica attraverso la relazione che veicola ogni gesto di cura. Il senso del gesto di cura
per mantenere e custodire la vita e permetterle di continuare a esprimersi anche nelle condizioni di fine vita.
«A loro va chiesto di esprimere i propri bisogni».

Art. 25: Volontà di limite agli interventi


L’infermiere tutela la volontà della persona assistita di porre dei limiti agli interventi che ritiene non siano
proporzionati alla sua condizione clinica o coerenti con la concezione di qualità della vita, espressa anche
in forma anticipata dalla persona stessa.
Tutela come protezione, vicinanza, non abbandono. Proporzionalità legata al concetto di appropriatezza.
Impegno infermieristico per cercare di comprende sempre la prospettiva di significato che lo stesso assistito
attribuisce alla sua malattia e alla sua qualità di vita. Le DAT sono un concetto ancora molto giovane, sono
poco utilizzate. Il fatto di avere il concetto di cure proporzionate al proprio concetto di vita e di salute. Poter
dire basta. Voglio poter essere libero e determinare il mio stop. Ragionare sul quality of life. Anche se in
italia non c’è ancora il suicidio assistito.

Art. 26: Donazione di sangue, tessuti e organi


L’Infermiere favorisce l’informazione sulla donazione di sangue, tessuti e organi quale atto di solidarietà;
educa e sostiene le persone coinvolte nel donare e nel ricevere.
Favorire l’informazione. Anche educare e sostenere le persone coinvolte nel donare e nel ricevere. Promotori
della cultura della donazione.

Art. 27: Segreto professionale


L’Infermiere rispetta sempre il segreto professionale non solo per obbligo giuridico, ma per intima
convinzione e come espressione concreta del rapporto di fiducia con la persona assistita. La morte della
persona assistita non esime l’Infermiere dal rispetto del segreto professionale.
Si ricollega all’art. 19 del Codice. Viene rispettatto non solo per ordinamento giuridico ma per etica
convinzione. Va confermato anche dopo la morte del paziente.

CAPO V
Comunicazione

È stato inserito appositamente. Dal 2009 ci sono stati molti cambiamenti nell’ambito della comunicazione. È
un’ambito positivo, ma il professionista deve essere consapevole anche dei rischi. Già nel 2018 era stato
fatto un pronunciamento su come ci si doveva comportare sui social. Si è andati a definire un manifesto. Ci si
pone delle autoregolamentazioni per tutelare gli assistiti e gli stessi professionisti.

Art. 28: Comportamento nella comunicazione


L’Infermiere nella comunicazione, anche attraverso mezzi informatici e social media, si comporta con
decoro, correttezza, rispetto, trasparenza e veridicità; tutela la riservatezza delle persone e degli assistiti

14
ponendo particolare attenzione nel pubblicare dati e immagini che possano ledere i singoli, le istituzioni, il
decoro e l’immagine della professione.
Vengono riportati i principi fondamentali della comunicazione: decoro, correttezza, rispetto, trasparenza e
veridicità.

Art. 29: Valori nella comunicazione


L’Infermiere, anche attraverso l’utilizzo dei mezzi informatici e dei social media, comunica in modo
scientifico ed etico, ricercando il dialogo e il confronto al fine di contribuire a un dibattito costruttivo.
Questo è ciò che avviene nella relatà, quindi deve avvenire anche sui social.
Tu rappresti te stesso e la tua categoria. Ogni infermiere è in realtà un agente politico che ha il potere di
innalzare o distruggere la professione.

CAPO VI
Organizzazione Sanitaria

Il Codice coinvolge tutti gli infermieri a tutti i livelli. L’infermiere della clinica deve conoscere come
confrontarsi nell’organizzazione. I problemi dell’organizzazione sono anche della clinica, l’impatto piu forte
ce l’ha l’assistito. Io sono tenuto a leggere l’organizzazione.

Art. 30: Responsabilità nell’organizzazione


L’Infermiere ai diversi livelli di responsabilità assistenziale, gestionale e formativa, partecipa e contribuisce
alle scelte dell’organizzazione, alla definizione dei modelli assistenziali, formativi e organizzativi, all’equa
allocazione delle risorse e alla valorizzazione della funzione infermieristica e del ruolo professionale.

Art. 31: Valutazione nell’organizzazione


L’Infermiere concorre alla valutazione del contesto organizzativo, gestionale e logistico in cui si trova la
persona assistita per tutelarla.
Formalizza e comunica il risultato delle sue valutazioni al fine di migliorare il contesto stesso.
Lo scopo è la sicurezza delle cure. Ruolo proattivo dell’infermiere anche in ambito lavorativo a qualsiasi
livello.

Art. 32: Partecipazione al Governo Clinico


L’Infermiere partecipa al governo clinico, promuove le migliori condizioni di sicurezza della persona
assistita, fa propri i percorsi di prevenzione e gestione del rischio, anche infettivo, e aderisce fattivamente
alle procedure operative, alle metodologie di analisi degli eventi accaduti e alle modalità di informazione
alle persone coinvolte.
Determinanti del Governo Clinico: Formazione continua, Gestione del rischio clinico, Audit Clinico, Linee
guida e percorsi assistenziali (L. 158/2021- L. 24/2017), Gestione di reclami, contenziosi e comunicazione,
Ricerca e sviluppo, Esiti (valutazione della performance, Nursing Sensitive Outcomes, ...), Collaborazione
multidisciplinare- Interprofessionalità, Coinvolgimento degli assistiti, Valutazione del Personale.

Art. 33: Documentazione clinica


L’Infermiere è responsabile della redazione accurata della documentazione clinica di competenza, ponendo
in risalto l’importanza della sua completezza e veridicità anche ai fini del consenso o diniego,
consapevolmente espresso dalla persona assistita al trattamento infermieristico.
Registrazione documentale del processo di assistenza infermieristica (DM 739/1994).
Valore di «atto pubblico» ex art 2699 Codice Civile. Valore probatorio. Art. 2700 CC «l’atto pubblico fa
piena prova, fino a querela del falso, della provenienza del documento dal pubblico ufficiale che lo ha
formato, nonché delle dichiarazioni delle parti e degli altri fatti che il pubblico ufficiale attesta avvenuti in
sua presenza o da colui compiuti.

Art. 34: Risoluzione dei contrasti


L’Infermiere, qualora l’organizzazione chiedesse o pianificasse attività clinico assistenziali, gestionali o
formative, in contrasto con principi, valori e con le norme della professione, a tutti i livelli di responsabilità,
segnala la situazione agli organi competenti e si attiva per proporre soluzioni alternative.

15
Relazione con articolo 30. Responsabilità dell’infermiere della posizione di garanzia.

Art. 35: Contenzione


L’Infermiere riconosce che la contenzione non è atto terapeutico. Essa ha esclusivamente carattere
cautelare di natura eccezionale e temporanea; può essere attuata dall’equipe o, in caso di urgenza
indifferibile, anche dal solo Infermiere se ricorrono i presupposti dello stato di necessità, per tutelare la
sicurezza della persona assistita, delle altre persone e degli operatori.
La contenzione deve comunque essere motivata e annotata nella documentazione clinico assistenziale, deve
essere temporanea e monitorata nel corso del tempo per verificare se permangono le condizioni che ne
hanno giustificato l’attuazione e se ha inciso negativamente sulle condizioni di salute della persona assistita.
Per la prima volta abbiamo dichiarato che la contenzione non è un atto terapeutico.
Il giudice non può prendere posizione in ordine al problema se la contenzione meccanica dei malati non sia
scientificamente ammissibile in alcun caso oppure se, in alcune limitate evenienze e con tutte le dovute
cautele, essa possa essere praticata come estremo rimedio e come male minore rispetto a trattamenti, ancora
più spersonalizzati, come quelli farmacologici. Non siritiene infatti legittimo che un organo dello Stato si
pronunci, in ragione esclusiva della propria autorità, su di una discussione ancora aperta tra gli studiosi.

Art. 36: Operatori di supporto


L’Infermiere ai diversi livelli di responsabilità clinica e gestionale pianifica, supervisiona, verifica, per la
sicurezza dell’assistito, l’attività degli operatori di supporto presenti nel processo assistenziale e a lui
affidati.
Infermiere responsabile dell’assistenza infermieristica (DM 739/94, L.42/99, L. 251/2000)
Delega-> atto scritto con il quale si conferisce ad altri la possibilità di agire in nome e per conto proprio
affidando propri poteri e responsabilità.
Attribuzione-> strumento per avvalersi della collaborazione investendo l’operatore di compiti previsti dal
profilo di appartenenza, che possono essere svolte in autonomia ovvero in collaborazione.

Art. 37: Linee guida e buone pratiche assistenziali


L’Infermiere, in ragione del suo elevato livello di responsabilità professionale, si attiene alle pertinenti linee
guida e buone pratiche clinico assistenziali e vigila sulla loro corretta applicazione, promuovendone il
continuo aggiornamento.

Art. 38: Segnalazioni all’Ordine Professionale


L’Infermiere segnala al proprio Ordine le attività di cura e assistenza infermieristica inappropriate e prive
di basi, di riscontri scientifici e di risultati validati.

CAPO VII
Libera professione

Art. 39: Esercizio della libera professione


L’Infermiere, nell’esercizio libero professionale, si adopera affinché sia rispettata la leale concorrenza e
valorizza il proprio operato anche attraverso il principio dell’equo compenso.
Libera professione come massimo riconoscimento di una professione intellettuale.
Leale concorrenza ed equo compenso: Legge 248/2006 abolizione tariffe minime e regole pubblicità
sanitaria. Obiettivi->libera concorrenza e agevolazioni per il cittadino. Legge 27/2012 abolizione completa
tariffe e nascita obbligo pattuire compenso con cliente e assicurazione professionale in anticipo rispetto alla
Legge 24/2017.

Art. 40: Contratto di cura


L’Infermiere, con trasparenza, correttezza e nel rispetto delle norme vigenti, formalizza con la persona
assistita apposito contratto di cura che evidenzi l’adeguata e appropriata presa in carico dei bisogni
assistenziali, quanto espresso dalla persona in termini di assenso/dissenso informato rispetto a quanto
proposto, gli elementi espliciti di tutela dei dati personali e gli elementi che compongono il compenso
professionale.

16
Contratto di cura come presa in carico e relazione d’aiuto peculiare dell’assistenza infermieristica. Piano di
assistenza infermieristica strumento principe Credibilità, immagine e valorizzazione professionale.

Art. 41: Sicurezza e continuità delle cure


L’Infermiere che opera in regime di libera professione tutela la sicurezza e la continuità delle cure delle
persone assistite anche rispettando i propri tempi di recupero bio-fisiologico.
Professione LIBERA
Basi scientifiche e competenza.
Continuità assistenziale.
Sicurezza nel limite quantitativo e inapplicabilità del d.lgs 66/2003 tetto massimo orario di lavoro: «In
generale la commissione da parte del professionista di una violazione delle regole di deontologia
professionale non comporta la nullità dell’attività svolta e la conseguente non remunerabilità delle relative
prestazioni, questo, però, non esclude che occorre verificare se la violazione deontologica, oltre che rilevare
sotto il profilo disciplinare, sia di gravità tale da integrare anche una causa di nullità del contratto»

CAPO VIII
Disposizioni finali

Art. 42: Libertà da condizionamenti


L’Infermiere e l’Ordine Professionale si impegnano affinché l’agire del professionista sia libero da impropri
condizionamenti e interessi nonché da indebite pressioni di soggetti terzi tra cui persone di riferimento, altri
operatori, imprese e associazioni.

Art. 43: Conflitto di interesse


L’Infermiere che si dovesse trovare in situazione di conflitto di interesse lo dichiara espressamente.
Libertà nella presa di decisioni, indirizzare la propria attività per il bene della persona assistita.
Conflitto di interesse generalmente indentificati in sanità come sconvenienti poiché compromettono
l’indipendenza del professionista.

Art. 44: Contrasto all’esercizio abusivo della professione


L’Infermiere e l’Ordine Professionale contrastano e denunciano l’esercizio abusivo della professione
infermieristica e il lavoro sommerso.
Art. 348 Codice Penale. Svilimento del valore della professione. Rischio per l’assistito.

Art. 45: Decoro


L’Infermiere cura la propria persona e il decoro personale.

Art. 46: Rappresentanza professionale e comunicazione pubblicitaria


L’Infermiere esercita la funzione di rappresentanza della professione con dignità, correttezza e trasparenza.
Utilizza espressioni e adotta comportamenti che sostengono e promuovono il decoro e l’immagine della
comunità professionale e dei suoi attori istituzionali.
Osserva le indicazioni dell’Ordine Professionale nella informazione e comunicazione pubblicitaria.

Art. 47: Obbligo di rispetto delle norme


L’Infermiere rispetta le norme e gli adempimenti amministrativi, giuridici e deontologici, che riguardano la
professione, anche attenendosi alle linee di indirizzo dell’Ordine Professionale.

Art. 48: Attività consulenziale e peritale


L’Infermiere non svolge attività di natura consulenziale e peritale se non è in effettivo possesso delle
specifiche competenze richieste dal caso.
In ogni caso questa attività deve essere svolta nel rispetto dei principi deontologici caratterizzanti la
professione, evitando ogni conflitto di interesse e le situazioni in cui sia limitata la sua indipendenza.
L’Infermiere in ambito peritale interpreta le evidenze del caso sulla base delle conoscenze scientifiche del
momento, fornendo pareri ispirati alla prudente valutazione della condotta dei soggetti coinvolti.
Legge 24/2017 in procedimenti civili e penali in ambito sanitario previsti consulenti esperti i della disciplina.

17
Accordo FNOPI con Consiglio Superiore della Magistratura su criteri colleghi esperti.

Art. 49: Natura vincolante delle norme deontologiche


Le norme deontologiche contenute nel presente Codice Deontologico sono vincolanti per tutti gli iscritti
all’Ordine delle Professioni Infermieristiche; la loro inosservanza è sanzionata dall’Ordine professionale
tenendo conto della volontarietà della condotta, della gravità e della eventuale reiterazione della stessa, in
contrasto con il decoro e la dignità professionale.
Sanzioni disciplinari sulla base della gravità: avvertimento/richiamo, censura, sospensione, radiazione.

Art. 50: Ordini professionali. Enti sussidiari dello Stato


Gli Ordini Professionali recepiscono e attuano le indicazioni normative e regolamentari inerenti al loro
essere Enti sussidiari dello Stato.

Art. 51: Ordini professionali. Codice Deontologico


Gli Ordini delle Professioni Infermieristiche provinciali sono tenuti a recepire il presente Codice e a
garantire il rispetto delle norme, nel quadro dell’azione di indirizzo e coordinamento esercitata dalla
Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche; sono tenuti inoltre a consegnare
ufficialmente o, comunque, a inviare ai singoli iscritti agli Albi, il Codice Deontologico e a tenere
periodicamente corsi di aggiornamento e di approfondimento in materia deontologica.

Art. 52: Ordini professionali e altri ruoli pubblici


L’Ordine Professionale non interviene nei confronti dell’Infermiere impegnato in incarichi politico
istituzionali nell’esercizio delle relative funzioni.

Art. 53: Clausola finale


Ogni altro comportamento che violi il decoro e la dignità professionale è sanzionabile dall’Ordine.

Le presenti norme saranno oggetto di costante monitoraggio da parte della FNOPI al fine di garantirne
l’eventuale aggiornamento.

Domande:
- Quando il Codice Deontologico durante la mia vita professionale mi ha guidato e aiutato?
- Quando il codice deontologico durante la mia vita professionale mi ha ostacolato?
Scadenza 11 gennaio 2021
beatrice.mazzoleni@hunimed.eu

18

Potrebbero piacerti anche