Sei sulla pagina 1di 4

Q: consistenza ontologica, ontologia e fenomenologia 9-10

Husserl, Heidegger: passaggio da una teoria della conoscenza a una teoria dell’essere:essere inteso contro
Hd: esistenza soggettiva 10
Hu: in husserl distinzione tra intuizione dei dati di fato (verso intuizione categoriale); intuizione delle
essenze. —-> L: contro naturalismo e psicologismo=mathesis universalis. 13
Obiettivo: passare da una coscienza naturale a una assoluta/intenzionale/fenomenologica. P:Una
coscienza che non si ferma al piano naturale ed epistemologica, ma si fonda sempre più originariamente, nel
suo carattere intenzionale, evita l’irrigidimento in sostanza metafisica.

EEHH

Trascendenza e intenzionalità, identificazione pensiero ed esistenza e non come in descartes una cosa che
pensa 111:
PENSIERO: il pensiero non ha una condizione ontologica, è esso steso stesso ontologia, essere
significa pensare per il soggetto. Ogni presa di coscienza è definizione, appercezione dell’infinito. Pensare
il finito (impossibile senza riferirisi all’infinito), relazione al finito che non è un pensiero. Evento del finire,
non rapporto tra finito e infinito.: L’esistenza è relazione col finito che non è pensiero. 116
ESISTENZA -POTERE: L’esistenza non puòporsi dietro di sè grazie al pensiero:non riposa nel
proprio prensente : essa è potere. Ma che potere è se non posta dal pensiero che si. Pone nella perfezione ?
La potenza che non è pensiero è morte - transititvità negazione del pensiero : attualità delll’atto , avvenire
arist. 117. la. Base ontologica del pensiero- comprensione non risiede nell’idea dell’infinito, ma nel
finito, condizionamento in Heid., e descrizione in Hus, non liberamento dall’impotenza, potere nel finito,
poter finire. 119, comprensione e potere e dominio 121.

Tecnica fenomenologica:
I fatti della coscienza non conducono ad alcun principio che li spieghi.127. L’imperfezione si capovolge in
struttura essenziale (già kant pensava l’ideale come illusione) 128
La costituzione husserliana è una ricostituzione dell’essere concreto dell’oggetto, un ritorno a tutto ciò che è
sato obliato nell’ateggiamento diretto all’oggetto. 130
Tempo articolazione della sogg 134

ROVINA DELLA RAPRESENTAZIONE

143 La fenomenologia è l’intenzionalità


Rappresentazioni come sostanze

144 presenza immediata non comprende senso delle cose


Analisi delle intenzioni che ci danno più informazione del pensiero che entra in queste intenzioni: evento
ontologico fondamentale perso nell ‘oggetto colto o riflesso – rinnovamento del trascendentale: costituzione.

146 analisi della coscienza è necessaria perché l’intenzione che si dirige su essi non coglie il loro senso –
ma un’astrazione: esplosione verso l’oggetto (della coscienza)

147 l’analisi porta alla scoperta delle potenzialità implicite nelle attualità coscienziali;attraverso queste
potenzialità si compie, sotto l’aspetto noematico, l’eposizione, la distinzione , ed eventualmente la
chiarificazione, di ciò che è stato coscienzialmente presenuto, ossia del senso oggettivo
Intendere olter di sé momento essenziale id ogni coscienza huss

148 affermare l’intenzionalità significa percepire il pensiero come legato a un implicito in cui esso non cade
accidentalmente
Affermando che il pensiero è tributario di una vita anonima e oscura, di paesaggi dimenticati che bisogna
restituire a quello stesso ogegeto che la coscienza crede di possedere intermanete.
Non solo una nuova psicologia, ma una nuova ontologia: l’essere non viene posto come correlato di un
pensiero, ma come ciò che fonda già il pensiero stesso, il quale tuttavia, lo costituisce. Viene
compromessa la sovranità della rappresentazione-
149 fenomenologia insegna a non proiettare stati di coscienza, e nemmeno a ridurre gli stati di coscienza a
strutture oggettive, ma a ricorre a un campo soggettivo più oggettivo di ogni oggettività- - io puro è
trascendenza nell’immanenza.

151Nell’analisi gli oggetti vengono strappati alla loro grigia fissitàper scintillare nell’andirivienidelle
irradiazioni tra il donatore e il dato. Andate e venute in cui l’uomo costituisce il mondo a cui tuttavia ià
apparitiene. Analisi rimuginio di un’eterna tautologia [tautologia che nell’impensato crea un immediato]

152 la riduzione fenomenologica trova la sua giusitificazione nell’apertura di questo gioco di


intenzionalitùà

Eehh 153: la filosofia sorta in opposizione all’opinione tendeva alla saggezza come a un momento di pieno
possesso di sé, in cui nulla di estraneo limitava la glorioso identificazione dello stesso nel pensiero. Il fatto di
giungere alla verità consisteva nello scoprire una TOTALITà in cui il diverso si ritroava ad esser identico,
ossia deducibile sullo stesso paino dello STESSO.
Siamo oltre idealismo e realismo poiché l’essere non è né nel pensiero né al di fuori del pensiero, ma perché
il pensiero stesso è al di fuori di sé. SOLO CON UN ATTO SUCCESSIVO si possono scoprire gli orizzonti
nascosti - che sono donatori trascendentali di sneos.

154 là dove la SINNGEBUNG era l’opera di un io sovrano, l’altro, infatti, non poteva che essere
assorbito in una rappresentazione. Ma in una fenomenologia in cui l’attivitàdella rappresentazione
totalizzante è superata nella sua intenzione – rappresentazione Già ALL’INTERNO DI ORIZZONTI (che
non ha voluto), diviene possibile una SINNGEBUNG ETICA RISPETTOSA DELL’ALTRO

a filo di sinngebung

INTENZIONALITà E METAFISICA

155 non confondere vita psichica con il suo oggetto intenzionale: antipsicologismo della
fenomenologia. Le strutture del pensiero on sono le struttura delle cose. La fenomenologia in quel caso
sarebbe un metodo metafisico. La trascendenza si produrrebbe come l’oggettivitòà di di un oggetto

156 diffidenza verso ingenuità ci conduce verso le cose. Il movimento trascendentale che husserl
scopre nell’intenzionalità, dissimulato dalla nozione ingenua di oggetto, dà luogo a delle relazioni
metafisiche , onotlogicmanet eirriducibili , originarie, ultime.

157 Il trascendentlae si rinnova, esteriorità che non è oggettiva – le operazioni trascendentali


costituiscono un fuori diverso da quello dell’occhio che percepisce il proprio oggetto – l’altro indirizza il
movimento trascendentlae senza offrirsi alla visione. Polarizzazione diversa da quella SO

161 la relazione con un altro da sé è possibile solo come una penetrazione in quest’altro da sé, come una
transitività. L’io non rimane in se stesso per assorbire ogni altro nella rappresentazione . si trascende
veramente. L’intenzionalità è qui, nel senso stretto e forse originario del termine, un atto, una transitività, che
soli rendono possibili ogni atto. Intenzionalità unione dell’anima e del corpo. Non un’appercezione di tale
unione in cui l’anima e il corpo, come due oggetti, vengono PENSATI uniti, ma una sorta di incarnazione .
l’eterogeneità dei termini che si uniscono sottolinea proprio la verità i tale trascendenza , di questa
intenzionalità transitiva-ù

162 L’intenzionalità come atto e transitività, come unione dell’anima con il corpo, ossia come
ineguagliana tra l’io e l’altro, significa il radicale superamento dell’intenzionalità oggettivante che anima
l’idealismo.

Intenzionalità che unione di anima e corpo


Volto

https://mondodomani.org/dialegesthai/articoli/rosanna-chiafari-02#fn:22

Sintetizza magistralmente J. Derrida, questa non visibilità levinasiana dell’Altro:

Non comunità senza luce, non sinagoga con gli occhi bendati, bensì comunità anteriore alla luce
platonica. Luce anteriore alla luce neutra, anteriore alla verità come terzo «nella cui direzione si
guarda insieme», verità di giudizio e di arbitrio. Solo l’altro, il tutt’altro, può manifestarsi come ciò
che è, prima della verità comune, in una certa non-manifestazione e in una certa assenza. Di lui si
può solo dire che il suo fenomeno è una certa non fenomenicità, che la sua presenza (è) una certa
assenza. Non assenza pura e semplice, perché allora la logica finirebbe ancora per ritrovarvici, ma
una certa assenza. Una simile formulazione lo dimostra: in questa esperienza dell’altro, la logica
della non contraddizione, tutto quello che Levinas indicherà con il nome di «logica formale», viene
contestato alla sua radice. Tale radice non sarebbe soltanto quella del nostro linguaggio, ma quella
della filosofia occidentale, in particolare della fenomenologia e dell’ontologia.22 VM, p.115

Desiderio

Luce e coscienza teorica, dunque, sono per Levinas il connubio imprescindibile di una filosofia che si
costituisce a partire dalla categoria della totalità. Lo stesso verbo θεωρέω suggerisce la necessaria complicità
che intercorre tra il guardare, l’osservare e la luce: infatti, è proprio alla luce del visibile, al phainomenon,
che la fenomenologia rivolge il proprio sguardo illuminato, costituendosi come un pensiero che concepisce
«l’insieme della vita spirituale sul modello della luce». 13 Addirittura, per il filosofo lituano, «la
fenomenologia, sulle orme di Platone, doveva risultare più di ogni altra filosofia, investita di luce. Poiché
non era stata capace di ridurre l’estrema ingenuità, quella dello sguardo, essa predeterminava l’essere come
oggetto».14

È proprio questa tradizionale nozione di spazio che la metafora della luce contribuisce a concretizzare, e che,
a parere di Levinas, impedisce l’autentica esperienza dell’altro, la quale, invece, risiede piuttosto nel
desiderio metafisico. Questo movimento positivo, questa trascendenza che Levinas chiama metafisica o
etica, che va al di là della «com-prensione», della presa del Medesimo sull’Altro, è infatti desiderio. Al
contrario dell’affettività del bisogno, che deve potersi sempre appagare, e dell’intenzionalità teorica
totalizzante, il desiderio metafisico non tende al fine o al senso, non è teso a compiersi o soddisfarsi nella
totalità dello Stesso. «Il desiderio metafisico non aspira al ritorno, perché è il desiderio di un paese nel quale
non siamo mai nati».21

Altrimenti che essere

https://books.openedition.org/res/577?lang=it

Esteriorità che diventa esposizione ad altri: inversione, rovesciamento

Filosofia della stesso

Eehh 153: la filosofia sorta in opposizione all’opinione tendeva alla saggezza come a un momento di pieno
possesso di sé, in cui nulla di estraneo limitava la glorioso identificazione dello stesso nel pensiero. Il fatto di
giungere alla verità consisteva nello scoprire una TOTALITà in cui il diverso si ritroava ad esser identico,
ossia deducibile sullo stesso paino dello STESSO.
Siamo oltre idealismo e realismo poiché l’essere non è né nel pensiero né al di fuori del pensiero, ma perché
il pensiero stesso è al di fuori di sé. SOLO CON UN ATTO SUCCESSIVO si possono scoprire gli orizzonti
nascosti - che sono donatori trascendentali di sneos.

petrini
La cosa in sé si esprime . la verità della cosa in sé non si svela. Il volto è è astratto, l’astrattezzza del volto è
visitazione ee venuta. Se significare equivalesse ad indicare il volto sarebbe allora insignificante.+
Il voloto dunque non indica semplicement l’essere d’Altri ma esprime il modo d’essere secondo il quale

Potrebbero piacerti anche