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LE ORIGINI DEGLI ETRUSCHI

Storia Archeologia Antropologia


a cura di
Vincenzo Bellelli

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
Università degli Studi di Palermo
Polo didattico di Agrigento
Corso di Laura magistrale in Archeologia

Le origini degli Etruschi


Storia Archeologia Antropologia

© Copyright 2012 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER


Via Cassiodoro, 19 - 00193 Roma
www.lerma.it - erma@lerma.it

Progetto grafico
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER

Tutti i diritti riservati. è vietata la riproduzione


di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell’Editore.

In copertina:
Particolare del volto maschile del Sarcofago degli Sposi,
da Cerveteri (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia);
foto di Antonio Russo pubblicata su concessione
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Etruria Meridionale (Aut. n. Prot. MBAC-SBAEM 7950 del 6-9-2012)

Volume stampato con il contributo


dell’Università degli Studi di Palermo - Centro di Gestione “Polo didattico di Agrigento”
e della Fondazione della Cassa di Risparmio di Civitavecchia

Le origini degli Etruschi. Storia, archeologia, antropologia / a cura di Vincen-


zo Bellelli - Roma: «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER , 2012 - 496 ; ill. 24 cm. (Studia
Archaeologica ; 186)
ISBN 978-88-8265-742-0

CDD 22. 937.5


1. Etruschi
INDICE GENERALE

PREMESSA (Oscar Belvedere) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7

Introduzione (Vincenzo Bellelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11

Prima Parte
Atti del seminario di Agrigento (9 febbraio 2011)

I Alla ricerca delle origini etrusche (Vincenzo Bellelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17

II Le tradizioni letterarie sulle origini degli Etruschi: status quaestionis


e qualche annotazione a margine (Roberto Sammartano) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 49

III Le origini EtruschE: il quadro di riferimento


della protostoria (Alessandro Zanini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 85

IV Ex parte Orientis: I Teresh e la questione dell’origine


anatolica degli Etruschi (Massimo Cultraro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 105

V Etruschi: Popolo o nazione ? (Luca Sineo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 143

VI Gli Etruschi e la loro origine alla luce degli studi


di antropologia fisica (Giandonato Tartarelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 153

Seconda Parte
Saggi

VII Sulla grafia e la lingua delle iscrizioni anelleniche


di Lemnos (Luciano Agostiniani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 169
VIII Etruria meridionale e Mediterraneo nella tarda età del bronzo
(Barbara Barbaro, Marco Bettelli, Isabella Damiani, Daniela De Angelis, Claudia Minniti, Flavia Trucco) » 195

5
IX Il villanoviano: un problema archeologico di storia
mediterranea (Anna Maria Bietti Sestieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 249

X La tradition pélasgique à Caeré (Dominique Briquel) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 279

XI Origini etrusche, origini italiche e l’erudizione antiquaria


settecentesca (Stefano Bruni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 295
XII L’identità etnica come processo di relazione: alcune riflessioni
a proposito del mondo italico (Luca Cerchiai) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 345

XIII l’ originE lidiA del popolo etrusco: questioni di principio (Carlo De Simone) . . . . . . » 359
XIV Latino e i Tirreni (Hes. Th. 1011-1016): questioni di storia
e di cronologia (Andrea Ercolani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 383
XV Le problème des origines étrusques dans l’entre –
deux– guerres (Marie-Laurence Haack) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 397

XVI Bronzo finale in Istria (Kristina Mihovilić) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 411


XVII Gli influssi del Vicino Oriente sull’Etruria
nell’VIII-VII sec. a.C.: un bilancio (Alessandro Naso) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 433

XVIII Dionysus and the Tyrrhenian Pirates (Dimitris Paleothodoros) . . . . . . . . . . . . . . . . . » 455

6
I
Alla ricerca delle origini etrusche
Vincenzo Bellelli

Chi ha avuto l’opportunità di visitare ad altri scienziati italiani e di varia na-


l’importante mostra dedicata alla storia zionalità, hanno rivitalizzato con i loro
dell’Homo Sapiens, allestita nel Palazzo studi sulla genetica delle popolazioni, la
delle Esposizioni a Roma, si è probabil- discussione di alcuni temi etruscologici
mente ritrovato con un po’ di sorpresa, che, almeno in Italia, sembrava ormai
al termine del percorso espositivo, nel essersi sopita.
bel mezzo di una sala etrusca in cui era- Risulta dunque evidente che si è
no esposte (in riproduzioni al vero) due ormai riattivato in modo potente un
“icone” della civiltà etrusca, la Chimera canale di discussione scientifica, con ri-
di Arezzo e le laminette auree di Pyrgi. cadute sul grande pubblico dei non ad-
La lettura delle didascalie, i cui testi sono detti ai lavori e, lato sensu, sull’opinione
rifluiti nell’agile catalogo della mostra1, pubblica, che nello studio della etnoge-
chiariva il senso di questa presenza nesi e dell’intera parabola storica della
etrusca, a prima vista anomala, in un civiltà etrusca rimette in gioco la “len-
contesto espositivo dedicato a tutt’altro te”, da alcuni ritenuta deformante, della
argomento: gli Etruschi sono stati assun- provenienza orientale di questo popolo
ti a “caso-studio” emblematico di quello dell’Italia antica. Spiegheremo subito
che appare il nucleo concettuale della sotto perché questo fenomeno si sia
mostra su Homo Sapiens, ovvero l’inter- prodotto in Italia con maggior ritardo
dipendenza fra fattori come la mobilità rispetto a una discussione che altrove, e
geografica e i fenomeni di etnogenesi, segnatamente in Europa, appare vivace
da cui scaturisce un intreccio di civiltà già da qualche anno3. Quel che è certo
che è ricchezza. è che oggi, come rivela l’episodio da cui
Il fatto che l’operazione sia stata fat- siamo partiti, il tema delle “origini etru-
ta nel contesto di una mostra ideata da sche” è tornato prepotentemente alla
uno scienziato come L. Cavalli-Sforza, i ribalta4 e i tempi appaiono maturi per
cui scritti sono ora annoverati, a giusto riaprire il dossier.
titolo, fra i “classici” del pensiero univer- Da parte nostra, in questa introdu-
sale2, mette in guardia dal derubricare zione, intendiamo offrire soltanto qual-
questo episodio come una brillante che spunto sui punti nodali del multi-
“trovata” per accrescere il già notevolis- forme problema delle origini etrusche,
simo interesse di una mostra che è stata con particolare attenzione ad alcun
pianificata, anche nel linguaggio, per il filoni di ricerca che ci sembrano più
grande pubblico. Luca Cavalli-Sforza è promettenti, e non senza trascurare la
infatti uno degli studiosi che, insieme storia degli studi5.

Alla ricerca delle origini etrusche 17


Il problema delle origini degli dato al problema delle origini etrusche,
Etruschi: dal ‘dopo’ pallottino agli contemporaneamente a F. Altheim11, una
sviluppi recenti soluzione pressoché definitiva, spostan-
do il campo di osservazione dal fenome-
Al problema delle origini etrusche è stata no delle origini dell’antico popolo, intese
dedicata una quantità enorme di studi di come provenienza, ai processi formativi12.
carattere scientifico6, nonché un numero Egli dunque considerava risolto e ‘fuori
spropositato di ricerche individuali con- discussione’ l’argomento e interveniva in
dotte senza nessun rigore di metodo e modo sistematico nel dibattito ogniqual-
alcuna consapevolezza critica. Di fronte volta si presentava la necessità di ribadire
all’immane edificio di carta che è stato l’importante acquisizione13. Per giudicare
costruito, anche se si considerano sol- gli effetti di questo tornante storico nel-
tanto le pubblicazioni più serie, non può la storia degli studi, basta gettare uno
non stupire un fatto: il fascino del mistero sguardo alle pubblicazioni ‘generaliste’
delle origini e della lingua etrusca ha in- sulla civiltà etrusca pubblicate in Italia
dotto come una sirena tentatrice nume- nel secondo dopoguerra, e soprattutto
rosi scienziati a uscire dal perimetro dei negli anni successivi alla grande mostra
propri interessi specialistici, per dedicarsi fiorentina (1985) curata da M. Cristofani,
agli Etruschi. Nel lungo elenco di studiosi ove il tema delle origini etrusche, non per
che si sono cimentati sul tema delle ori- caso, è sistematicamente tralasciato. Può
gini etrusche, e sul problema della loro dirsi questo il periodo della orgogliosa
lingua, troviamo pertanto, oltre che tutti consapevolezza da parte della etruscolo-
i maggiori etruscologi ed esperti di lin- gia accademica di aver risolto in via defi-
guistica etruscologica, anche accreditati nitiva il problema delle origini etrusche14;
studiosi di diritto, filologi, topografi e la- la strada per altri approcci alla disciplina,
tinisti7. I loro sforzi sono stati generosi ma più aggiornati e moderni, era così spiana-
non hanno prodotto nulla di rilevante8, ta e altri temi, come le dinamiche di po-
se non sporadiche intuizioni, che commi- polamento e le risorse del territorio, po-
surate alle difficoltà dell’impresa, fanno tevano sostituirsi a quello ormai ‘datato’ e
tornare alla mente le parole di W. Belar- anacronistico delle origini15.
di: ”Ma non perdiamoci nell’oscurità della Ma se questo ringiovanimento della
preistoria e soprattutto non confondiamo disciplina etruscologica, che si liberava
l’intuizione che si esalta, trapassando in della zavorra del problema delle origini è
fede, con quella che poi cede il passo all’ac- stato senza dubbio salutare, soprattutto
certamento scientifico”9. in Italia, nello stesso tempo il meccanismo
Contro questa proliferazione di scrit- inesorabile del progresso delle conoscen-
ti sul ‘mistero’ della lingua e delle origini ze ha presto prodotto nel resto d’Euro-
etrusche, com’è noto, combatté strenua- pa una energica reazione alla soluzione
mente M. Pallottino10, dedicando una pallottiniana del problema delle origini
parte non trascurabile della sua attività etrusche16. Si sono così intensificati gli in-
scientifica a discutere e, ove necessario, terventi in sede scientifica, e considerata
stroncare ogni tentativo velleitario di far nel suo complesso la questione è apparsa
luce su questi temi senza una preparazio- sempre più spesso, a seconda dei punti di
ne adeguata. Questa assidua attività di vista, un falso problema oppure un tabù17.
vigilanza critica, si spiega con il fatto, uni- Attualmente, dopo il ristagno negli
versalmente noto, che Pallottino aveva studi che si era prodotto soprattutto in

18 Vincenzo Bellelli
Italia a seguito della proposta Pallottino- apportato sul modo in cui dobbiamo in-
Altheim, la discussione è tornata vivace terpretare le fonti letterarie.
grazie ad alcuni contributi di tipo storico- è stato ormai chiarito da tempo, in
linguistico18 e soprattutto grazie all’entra- particolare, che il fascio di tradizioni let-
ta in scena di un nuovo ‘punto di vista’, terarie relative alle origini etrusche non
quello degli studi sulla genetica delle ci dice nulla su chi erano effettivamente
popolazioni antiche19. gli Etruschi e da dove essi venivano, ma
A nostro parere, se anche in Italia è in compenso ci informa indirettamente
ripreso il confronto sul problema delle su come e perché tali interrogativi inte-
origini etrusche, ciò è dovuto essenzial- ressavano a fini per lo più strumentali e
mente a questa vigorosa iniezione di di propaganda l’interlocutore greco di
nuova materia di discussione ad opera turno25. Su questo versante gli studi sto-
dei biologi ed antropologi che hanno co- rici hanno consentito di elaborare ipotesi
minciato a studiare la questione dal loro e proposte alquanto raffinate26, in base
punto di vista20. A giudicare dalle roventi a cui possiamo stabilire che le leggende
polemiche che ne sono scaturite, e da al- fiorite nell’antichità sulle origini etrusche
cune inevitabili generalizzazioni che cor- furono elaborate a partire dall’età arcaica
redano alcuni di questi studi, tuttavia, la sostanzialmente in due ambienti cultura-
cautela è d’obbligo e molta acqua deve li: quello attico e quello greco-orientale27;
ancora passare sotto i ponti prima di po- la teoria autoctonista ripresa da Dioni-
ter ‘archiviare’ la soluzione di Pallottino. I gi di Alicarnasso, invece, sarebbe stata
nuovi studi, infatti, benché di estremo in- elaborata in ambito greco-occidentale,
teresse, stentano a tradurre i dati analitici probabilmente in Sicilia, non prima del IV
in concrete proposte di ricostruzione sto- secolo a.C.28 Per quanto riguarda le due
rica e indirizzano verso soluzioni rispetto teorie migrazioniste (lidia e pelasgica),
alle quali l’argomentazione di Pallottino non c’è però consenso fra gi studiosi sul
– nella sua pars destruens21 – era più ag- fatto che esse possano serbare o meno
gressiva: basta considerare l’inopinato un nucleo di verità storica: alcuni studiosi
revival della tesi erodotea, che oggi, a negano infatti questa eventualità, men-
parere di autorevoli studiosi, non avreb- tre altri mostrano un maggiore ottimi-
be nessuna chance di essere riproposta in smo che dietro il dato ‘novellistico’ possa
un testo scientifico sugli Etruschi se non esserci il riferimento a fatti avvenuti in un
per essere confutata22. passato più o meno remoto che possano
configurare una emigrazione dall’area
egeo-anatolica29.
L’interpretazione delle fonti Stando così le cose, si comprende
letterarie anche perché la maggioranza degli sto-
rici tendono a considerare la questione
Numerosi autori antichi si occuparono delle origini etrusche come uno pseudo-
del problema delle origini etrusche23. problema, che viene di fatti azzerato sto-
L’argomento è stato oggetto di innume- riograficamente non appena si annulla il
revoli contributi, fra cui spiccano quelli senso letterale della testimonianza ero-
di D. Briquel24, e l’ampio intervento di dotea30.
R. Sammartano in questo volume offre La tendenza della critica è in questo
una ulteriore testimonianza del notevole caso quella di separare l’immagine storio-
contributo di conoscenza che essi hanno grafica degli Etruschi (e della loro origine)

Alla ricerca delle origini etrusche 19


dagli ipotetici avvenimenti storici relativi uno dei casi, come anche quello dell’epo-
ad essi, che sarebbero per lo più inattin- nimo Rasenna, in cui dietro la notizia anti-
gibili attraverso l’analisi della tradizione ca, per quanto tendenziosa, si può celare
letteraria. un residuo di verità storica37.
Maggiormente possibilisti, però, Un certo interesse, al di là dei giudizi
come si è già detto, sono altri studio- liquidatori espressi dalla critica38, merita
si, che non escludono che fra le pagine per prudenza anche la famigerata notizia
degli autori antichi possa serbarsi quella erodotea sulla emigrazione degli Etruschi
che M. Pallottino definiva la ‘forza delle dalla Lidia. Come si è già detto, ci si è pro-
memorie’31. Fra questi annovereremmo gressivamente convinti che il racconto
volentieri il Musti, che studiando le vicen- del padre della storia sia da considerare
de dei popoli dell’Italia antica ci ha spes- niente più che un espediente narrativo,
so invitato a cogliere nel racconto delle sganciato da un reale rapporto fra la Lidia
fonti quegli elementi di discontinuità che e il popolo che in età storica era stanziato
possono rintracciarsi anche nella vicenda nell’Italia centrale. In effetti, però, l’episo-
storica degli Etruschi, e che possono re- dio è tramandato da fonti locali e viene
stituirci se non la ‘lettera’ almeno il ‘senso’ riferito da Erodoto nel contesto di una
di quei lontani avvenimenti32. narrazione che riguarda la storia dei Lidi,
A nostro parere, così è, per esempio, e non nell’ambito di un discorso che ha
per la preziosa informazione sull’isola- per argomento gli Etruschi, che nell’ottica
mento linguistico dell’etrusco veicolata erodotea possono anzi rientrare nel grup-
da Dionigi di Alicarnasso33. Benché anche po dei popoli di scarso o nullo interesse
in questo caso prevalga la tendenza a etnografico39. In altre parole, rispetto alle
ridimensionare l’importanza della noti- altre tradizioni contemporanee o po-
zia34, è difficilmente contestabile che essa steriori che si occupano dell’etnogenesi
corrisponda a un dato oggettivo, cioè a etrusca, quella che fa capo ad Erodoto
un fatto che la ricerca linguistica ha di- presenta la vicenda in un modo che sem-
mostrato in maniera autonoma. Che la bra escludere palesi intenti propagandi-
notizia corrisponda a un dato reale di cui stici e rimanda a un effettivo radicamento
il retore era al corrente e non fosse soltan- della notizia in ambito storico-culturale
to un artificio retorico per corroborare la lidio / greco-asiatico40. Lo dimostra la dif-
tesi dell’estraneità del nomen etrusco alla ficoltà della critica moderna di individua-
vicenda della ellenizzazione dell’Urbe, a re un luogo di elaborazione e un moven-
nostro avviso è dimostrato dalle parole te credibili41 per spiegare la genesi della
stesse usate dallo storico di Alicarnasso: notizia42, che – non bisogna dimenticarlo
l’originalità della lingua etrusca, infatti, – secondo Erodoto era riportata da fonti
non è stabilita da Dionigi, come in altri locali lidie ma di cui, teste Dionigi di Ali-
casi, ricorrendo al parametro della pros- carnasso, era all’oscuro il principale stori-
simità o distanza rispetto alle altre lingue co della regione, Xantho43.
conosciute, e in particolare al greco, ben- L’intreccio è tale, come si vede, che
sì con il riconoscimento del suo assoluto conviene sospendere il giudizio, ma an-
isolamento35. Essendo quello della lin- che in questo caso non ci sentiremmo di
gua, nella scala greca dei valori connota- escludere che dietro il brandello di tra-
tivi dell’ethnos, uno dei valori principali36, zione antica che ci è pervenuta ci sia una
la questione appare di un certo interesse, zona d’ombra che la critica non ha ancora
e fa sospettare che questo sia proprio diradato.

20 Vincenzo Bellelli
Lemno : pietra angolare nel lisi congiunta della tradizione letteraria
‘problema’ etrusco e dei documenti epigrafici ‘tirrenici’49, e
dall’altro su un esame complessivo della
Appare ormai chiaro, e il notevole inter- documentazione archeologica etrusca
vento di Luciano Agostiniani in questa rinvenuta nel Mediterraneo orientale50.
stessa sede non fa che confermarlo, che La seconda proposta si basa anch’es-
la questione ‘lemnia’ è a tutti gli effetti sa su un esame congiunto di testi lette-
una ‘pietra’ angolare nella vicenda del- rari e dell’evidenza epigrafico-linguistica
le origini e della lingua etrusche44. Su rapportabile alla fase ‘tirrenica’, ma per-
questo specifico versante è merito della viene a risultati completamente diversi:
riflessione dei glottologi aver fatto com- la connotazione etrusca di quest’ultima
piere alla discussione un netto balzo in non deriverebbe da un arrivo di genti
avanti, con la proposta di classificare la etrusche dall’Italia nell’VIII sec. a.C., ma
lingua anellenica ormai ampiamente do- da una originaria pertinenza dell’etrusco
cumentata nell’isola egea, non come lin- e del tirrenico di Lemno a uno stesso cep-
gua più o meno vagamente ‘etruscoide’, po linguistico orientale51, che si sarebbe
bensì come una lingua imparentata sotto divaricato in epoca protostorica, e in cui il
numerosi profili con l’etrusco45. Consi- ‘ramo’ lemnio sarebbe il più antico52.
derata anche la pluralità e la intrinseca Mentre la prima proposta non ha
importanza dei documenti epigrafici in implicazioni e conseguenze dirette sul
questione46, che sono da intendersi or- problema delle origini etrusche, la se-
mai come espressione chiara e piena del- conda – come è evidente – rappresenta
la presenza di una comunità etruscofona una grossa pregiudiziale in favore della
a Lemno in età arcaica, si pone dunque teoria delle origini egeo-anatoliche de-
la necessità di esplorare fino in fondo le gli Etruschi.
conseguenze storiche dei fatti linguistici, Come fanno fede le tiepide reazioni
come da più parti dichiarato in sede di di una parte dell’archeologia militan-
principio47. te impegnata sul terreno a Lemno53, la
Com’è noto, sono in gioco due visio- prima proposta è quella che incontra le
ni e due ricostruzioni storiche contrap- maggiori difficoltà dal punto di vista ar-
poste, che si escludono a vicenda48. Per cheologico. L’ipotesi di uno stanziamento
valutarne a pieno la portata e la capacità etrusco a Lemno mal si colloca infatti in
esplicativa, è utile riassumere brevemen- uno scenario culturale omogeneo in cui
te il contenuto delle due proposte in l’isola egea non è una monade ma rien-
campo, e tentare di esplicitarne i presup- tra in uno ambito più vasto che include
posti fondanti, non tanto nel merito delle anche Samotracia e l’angolo nord-occi-
singole argomentazioni, bensì dal punto dentale dell’Anatolia54. Allo stesso tempo,
di vista generale e della metodologia come ha sottolineato il Beschi, c’è un im-
adottata. maginario asse longitudinale, che corre
La prima proposta riconduce la fase all’altezza più o meno dell’isola di Chio, a
‘tirrenica’ di Lemno allo sviluppo sull’iso- nord del quale si registra un drastico rare-
la egea di uno stanziamento ‘etrusco’ in farsi delle importazioni etrusche55, la qual
piena epoca storica da ricondurre non a cosa, ancora una volta, mal si concilia con
imprese di tipo ‘coloniale’ bensì ad atti- l’ipotesi di un arrivo nell‘isola di genti
vità di tipo commerciale (‘pirateria’). Tale etrusche dall’Italia in piena epoca storica.
proposta è fondata da un lato sull’ana- Alla luce di queste ultime considera-

Alla ricerca delle origini etrusche 21


zioni una parte della critica ha sostenuto lettura delle editrici60, sarebbero rappre-
che la nozione di Tirrenico, se rapportata sentati episodi della saga argonautica
a Lemno, non rinvia a qualcosa di avven- da ambientare almeno in parte a Lemno.
tizio e tardivo, bensì a un fenomeno origi- Il vaso ceretano con rappresentazione di
nario, che per quanto riguarda gli aspetti Medea, Dedalo e gli Argonauti, offrireb-
culturali e ideologici, che sono altrettan- be in tal senso una conferma archeolo-
to rilevanti della sfera della cultura mate- gica esplicita dei rapporti etrusco-lemni
riale, rinviano a stretti legami con l’area eruibili dall’analisi della tradizione let-
nord-anatolica. Vista da questa angola- teraria e delle iscrizioni anelleniche rin-
zione, la convergenza etrusco-lemnia venute nell’isola egea61, e la derivazione
non rimanda indubbiamente all’esisten- ceretana dell’alfabeto tirrenico di Lemno
za di una comunità alloglotta arrivata da ipotizzata da De Simone, in quest’ottica,
fuori in epoca storica, ma a una comunità sarebbe un ulteriore elemento di prova
in senso pieno, radicata nell’Egeo set- di tali rapporti62.
tentrionale, in grado di esprimere scelte Non è mancato chi si è spinto anco-
collettive identitarie sia sul piano della re- ra più in là ritenendo il vaso ceretano “la
ligione (culto dei Cabiri)56, che su quello punta dell’iceberg di storie note ai Greci e
più latamente culturale. agli Etruschi sulla propria origine”63 ; sul
Ma se l’ipotesi di una fase di forte prezioso cimelio sarebbe addirittura raf-
spinta politico-commerciale dell’etru- figurato “l’Oggetto che evocava momenti
scità d’Italia verso l’esterno, nella fatti- della preistoria mitica (scil. degli Etruschi),
specie verso il Mediterraneo orientale, la Reliquia (sic!) su cui si poteva costruire
appare al momento da scartare per via e reinventare il proprio passato”64. Se in-
archeologica57, la questione linguisti- tendiamo bene il ragionamento, il vaso
ca, e con essa il problema del coinvol- ceretano proverebbe che gli Etruschi di
gimento di Lemno nel problema delle Cerveteri, in piena epoca orientalizzante,
origini etrusche, rimane sub-iudice per coltivavano consapevolmente la memo-
la forte polarizzazione di punti di vista ria delle proprie origine egee65.
che si è determinata nell’analisi degli ec- In effetti il vaso rinvenuto a Cerveteri
cezionali documenti epigrafici rinvenuti si presta a diverse letture e se la centrali-
sull’isola. Su questo punto diventano tà dell’epos argonautico nel programma
dirimenti le questioni ‘tecniche’, che ap- iconografico dell’opera è pacifica, resta
paiono ulteriormente complicarsi per la in discussione la sua contestualizzazio-
variabile ‘retica’, su cui sono annunciate ne, che ha determinato, anche in questo
ora importanti novità58. caso, una polarizzazione netta dei punti
Da parte nostra, mentre rinviamo il di vista66. Da un lato si è accentuata la
lettore, doverosamente, alla bibliografia chiave di lettura lemnia dell’importante
di settore per le valutazioni di merito59 documento vascolare67, dall’altra si è in-
cogliamo l’occasione per accennare a sistito sull’opportunità di presupporre un
un altro fronte di discussione nel dibat- canale (greco-)occidentale di diffusione
tito sui rapporti etrusco-lemni. Recente- della leggenda argonautica68. Accanto
mente si è voluto riversare nel dibattito a queste ipotesi, va anche registrata la
anche un documento iconografico ec- interessante proposta di M. Gras69 di ri-
cezionale, l’olpe orientalizzante di buc- conoscere una partecipazione focea al ri-
chero rinvenuta a Cerveteri nella tomba modellamento della leggenda; avremmo
principesca di S. Paolo, su cui, secondo la così riproposta in una data ancora più

22 Vincenzo Bellelli
alta, sebbene su altri piani, la triangola- suscita un certo interesse, perché viene
zione Lemno-Etruria-Focea suggerita da di fatto a confermare la leggenda del
J. Heurgon nella sua raffinata lettura della rapimento di Dioniso da parte dei pirati
stele di Kaminia (v. Appendice). Tirreni77. Ne deriva che seguendo il ‘filo di
è interessante, infine, notare che Arianna’ della pirateria riusciamo a intra-
secondo gli scavatori di Lemno, e L. Be- vedere qualcosa di non troppo generico
schi in particolare70, la celebrazione della della trama fitta di avvenimenti della sto-
leggenda argonautica sul vaso ceretano ria del Mediterraneo antico, in cui aveva-
sarebbe da ricollegare, come anche per no un ruolo non secondario i fenomeni di
L. Breglia71, al parallelismo Lemno/Elba e mobilità geografica originati da motiva-
alla grande vicenda storica della ricerca zioni di ordine economico.
dei metalli, su cui la critica fa ruotare una ‘Pirati’ erano dunque alcuni Tirreni
parte importante degli spostamenti di di Oriente, i Tirreni di Occidente e alcune
popolazione in epoca protostorica72. popolazioni dell’Anatolia meridionale in-
In definitiva, la questione etrusco- serite nella galassia dei Popoli del Mare78.
lemnia, al di là delle singole valutazioni, Al di là della fondatezza dell’accostamen-
appare oggi la più promettente per pe- to, che è sollecitato dalla lettura di fonti
netrare nel ‘mistero’ delle origini etru- disparate, a nostro avviso l’interesse di
sche: la documentazione è in via di lento, questo tipo di analisi risiede, come si
ma costante accrescimento e la quantità dirà in sede di conclusioni, nel tentativo
e qualità dei dati già disponibili si presta- di ricostruire vicende che la tradizione
no, come si è visto, a considerazioni glo- letteraria ci presenta in modo (per noi)
bali più circostanziate che in passato73. confuso, come il risultato di dinamiche
Un aspetto che sarebbe interessante socio-economiche e non come astoriche
approfondire in una prospettiva ‘etno- migrazioni di popoli79.
sociale’, anche ai fini della questione delle
origini etrusche, è quello del profilo ge-
nerale dell’isola nel contesto egeo, così La Lingua
come esso può essere ricostruito con
l’ausilio di tutte le fonti disponibili. Quale In queste ‘variazioni’ non sistematiche
identità, da questo punto di vista, sareb- sul tema delle origini etrusche, non può
be quella dei Tirreni di Lemno? Una stra- mancare un brevissimo cenno al pro-
da interessante era stata indicata ormai blema della lingua80, che si è più volte
molti anni fa da G. Dumézil in un lavoro richiamato. Ai nostri fini, è opportuno in-
giovanile recentemente ripubblicato74: nanzitutto sottolineare la validità dell’as-
l’analisi dei proverbiali ‘crimini lemni’ in- sunto di Pallottino relativo alla incidenza
duceva il grande studioso a ritenere la del fattore linguistico nella analisi del
società lemnia preistorica una “società di problema delle origini81. La sterminata
pirati, di filibustieri, come ne ha spesso co- bibliografia esistente dimostra che le due
nosciuti quest’angolo del Mar Egeo”. questioni sono intrecciate82 ed è sul terre-
Anche se qui non sembrerebbe ope- no linguistico che si giocano le maggiori
rante un vero e proprio “stereotipo etni- speranze di avvicinarci alla verità83. Va
co”75, come accade per il rapporto fra gli detto però che, come fa fede la lettera-
Etruschi e la pirateria76, non c’è dubbio tura specialistica, l’etruscologia contem-
che la proposta di circoscrivere un’area poranea è attraversata, come in passato,
egea dedita ad attività di tipo piratesco da numerose correnti di pensiero, che si

Alla ricerca delle origini etrusche 23


contrappongono su molte questioni fon- quello delle cosiddette bilingui figurate
damentali, come per esempio l’apparte- in cui più strettamente parola scritta e
nenza dell’etrusco al gruppo delle lingue immagini interagiscono nella definizione
indoeuropee84. Si tratta di una questione dei significati95.
di grande portata, che si complica sensi-
bilmente quando si sposta la discussione
– come suggerisce A.L. Prosdocimi85 – sul La religione
terreno della preistoria e protostoria. Al-
tra cosa, indubbiamente, è il problema C’è stato un periodo in cui la religione
dell’etrusco di età storica quando esso è è stata parte integrante del ‘problema’
saldamente radicato in Italia, con tutte delle origini etrusche96. Basta rileggere
le interferenze con le lingue di ceppo in- la voce ‘Etrusker’ della Pauly-Wissowa97
doeuropeo che conosciamo, per es., nel per rendersi conto che i temi storico-
campo del lessico86. religiosi offrivano un formidabile alleato
Non occorre qui ripetere che molte per i sostenitori della tesi orientale delle
questioni spinose, come la appartenenza origini etrusche. L’argomentazione, che
o meno al gruppo delle lingue agglutinan- sfiorava la circolarità, istituiva un rap-
ti87, ai fini della parentela linguistica hanno porto di causa-effetto fra la provenienza
un peso non indifferente. Così come pos- orientale degli Etruschi, così come pre-
siamo ricostruirlo, in ogni caso, l’etrusco sentata da Erodoto, e la presenza nel
appare una lingua sostanzialmente isola- pantheon e nelle pratiche religiose etru-
ta dal punto di vista genealogico, senza sche di elementi di origine orientale98. Il
corrispondenze significative nel lessico terreno più fecondo per questo tipo di
di base con nessuna lingua antica88, salvo ragionamenti, era ovviamente quello
che – come si è detto – con il tirrenico di dell’analisi comparata della scienza di-
Lemno, che secondo L. Agostiniani ne rap- vinatoria mesopotamica ed etrusca che
presenta una variante più antica89, e con il è spesso approdata, pur con varianti
retico90. e ipotesi di ‘intermediari’ diversi a se-
è interessante inoltre sottolineare conda dei casi, a ipotesi di derivazione
l’importanza delle evidenze extra-lin- diretta della seconda dalla prima, con
guistiche nello studio dell’etrusco91. Si particolare enfasi posta sulla epatosco-
tratta di un altro caposaldo del pensiero pia99. A giudicare dal moltiplicarsi degli
di Pallottino, il quale, polemizzando con interventi su questi temi100, l’argomento
i glottologi92, ha sempre insistito sulla non può dirsi esaurito e si presta anzi
necessità di far interagire, nel momento ad alcuni approfondimenti che posso-
della interpretazione, l’analisi archeologi- no rivelarsi utili anche per il tema delle
ca e quella linguistica93. Vale la pena oggi origini: la materia, per esempio, è stata
di interrogarsi se questo indirizzo di studi profondamente rivisitata di recente da
sia ancora percorribile e con quali pro- chi scrive e da M. Mazzi101, con l’obiet-
spettive. Fermo restando che la ricerca tivo di ricostruire la genesi e i caratteri
linguistica ha le sue prerogative metodo- della scienza divinatoria etrusca, che,
logiche94, a nostro avviso l’approccio che al di là delle perdurante mancanza di
proponeva Pallottino può essere ancora prove decisive, rinviano indubbiamente
fecondo di risultati. Il campo di applica- a rapporti di epoca molto antica con il
zione peraltro è abbastanza vasto, e un mondo del Vicino e Medio Oriente.
buon terreno di sperimentazione sembra Ma le questioni storico-religiose,

24 Vincenzo Bellelli
come dimostra il recente intervento di contatto – vera e propria interfaccia
di M. Torelli102, possono essere riversa- – etrusco-latina in cui può essersi pro-
te nel dibattito sulle origini etrusche dotta quella interferenza culturale che
prendendo in considerazione, oltre determinò da parte etrusca i fenomeni
che il problema della divinazione per di assimilazione orizzontale di figure
extispicio, anche quello della configu- divine di rango primario del pantheon
razione del pantheon etrusco-latino. Al latino-italico, che ha indagato anche To-
termine di una lunga dimostrazione il relli. L’unica differenza, sostanziale, fra le
Torelli, confermando e approfondendo due proposte, è che nella ricostruzione
alcuni spunti sui teonimi etruschi forniti di Maggiani il fenomeno sarebbe relati-
dai glottologi, ha potuto proporre una vamente recente, perché da ambientare
immagine del pantheon etrusco da cui in piena età di strutturazione urbana,
emerge una profonda interazione con mentre in quella di Torelli sarebbe assai
il mondo italico, che avrebbe determi- più antico e andrebbe riferito alla fase
nato l’adozione da parte etrusca di un finale dell’età del bronzo.
gran numero di figure divine latino- La questione ovviamente non è neu-
italiche. Questo importante processo di tra e, a seconda di come viene risolta, ne
stratificazione dell’ideologia religiosa e risulta condizionata anche la valutazione
di interferenza fra i due ambiti culturali, dell’incidenza delle questioni religiose
secondo Torelli103, sarebbe avvenuto in nel problema dell’etnogenesi etrusca.
un contesto (il Lazio) di feconda convi- Liddove, in particolare, si accogliesse la
venza fra le due etnie, quella etrusca e proposta di Torelli, con i suoi corollari,
quella latina, in cui però quella latina sarebbe confermata l’osservazione del
avrebbe avuto il controllo politico-ter- Körte, secondo cui il sistema religioso
ritoriale. Gli Etruschi infatti sarebbero etrusco si era ‘completato’ soltanto dopo
stati meno radicati nel territorio, per- l’arrivo in Italia106.
ché numericamente meno numerosi, Anche se l’intervento risolutore di
e soprattutto perché in condizione di Pallottino, spazzando via molti luoghi co-
subalternità socio-economica rispet- muni, ha anche modificato radicalmente
to ai ‘padroni di casa’, i Latini, a causa le basi della discussione su questi temi,
della loro condizione di immigrati che non si può non riconoscere dunque che
avevano però portato con sé un baga- questo filone di ricerca, che considera le
glio tecnologico molto evoluto (me- origini etrusche sub specie religionis, è da
tallurgia). Questa nuova prospettiva considerare tutt’altro che esaurito e of-
delle origini etrusche, su cui si tornerà fre anzi uno delle più importanti opzioni
in sede di conclusioni, ha posto in evi- oggi a disposizione per aggiornare la di-
denza un fenomeno – la importanza scussione su questo argomento.
nel Lazio nella vicenda della etnogenesi Ne risulterebbe in ogni caso con-
etrusca – su cui anche la ricerca proto- fermata l’interferenza etrusco-latina nel
storica ha cominciato recentemente a crogiolo del Lazio protostorico107, che la
far luce104. Ad analoghe conclusioni, sul ricerca archeologica recente, come si è
versante storico-religioso, è pervenuto detto sopra, sta rivelando ormai in modo
anche un brillante studio di A. Maggia- sempre più chiaro. Sta prendendo corpo
ni105 che a nostro avviso non ha ricevuto anzi l’ipotesi di una koiné ancora più am-
l’attenzione che meritava. Lo studioso pia, che sarebbe estesa anche alla Cam-
ha individuato nell’area veiente la zona pania settentrionale.

Alla ricerca delle origini etrusche 25


Conclusioni: soluzioni recenti e ni dalla scomparsa del grande studioso,
prospettive di ricerca possiamo dire che la ricerca ha potuto
confermare alcuni punti, e proporne di
Al termine di questo discorso introdut- nuovi, in un lento cammino verso la de-
tivo sul problema delle origini etrusche, finizione di un quadro storico che appare
non è forse inutile tracciare un breve sempre più complesso ogni volta che la
quadro di sintesi, esplicitando i punti che scienza avanza di un passo.
a noi paiono più importanti. I punti fermi a noi appaiono i seguenti.
Il primo dato da cogliere è che la di- In primo luogo, furono gli antichi stessi a
scussione si è riavviata su molte questio- porsi il problema della provenienza degli
ni di dettaglio, e molti dati nuovi sono Etruschi, e dunque un problema ‘origine
stati immessi nel circuito della discussio- degli Etruschi’ , se non altro nell’antichità,
ne. Resta tuttavia la piena validità dell’im- è realmente esistito, anche se è di altre
postazione di Pallottino, almeno nei questioni che - indirettamente - ci parla-
suoi elementi caratterizzanti: essi sono, no gli autori antichi quando fanno riferi-
a nostro giudizio, la critica opportuna di mento alla etnogenesi etrusca.
quello che lo studioso, non senza una D’altra parte, nemmeno gli storici
certa ruvidezza lessicale, liquidava come più cauti se la sentono di escludere che
‘orientalismo tradizionale e assiomati- dietro il velo della tradizione antica ci
co’108; la validità euristica del concetto di possa essere una realtà storica soggia-
‘formazione’; l’incidenza del fattore lin- cente almeno in parte sovrapponibile
guistico; l’importanza dei rapporti etru- con il racconto delle fonti letterarie114. Ciò
sco-lemni; la sensibilità per le ‘sfumature’ vale, in generale, per entrambe le visioni
nella interpretazione dei testi antichi109. migrazioniste accreditate da Erodoto ed
Oltre che nella trattazione del 1947 e Ellanico di Mitilene, che possono essere
nel manuale Etruscologia110, queste que- allusive di rapporti fra gli Etruschi e l’area
stioni sono state ripetutamente esplorate egeo-anatolica in epoche che sfumano
da M. Pallottino in una quantità di contri- nella protostoria. Ovviamente il nucleo
buti che stupiscono per intensità e origi- delle informazioni corrispondenti a re-
nalità di osservazioni111. Avendo avuto il altà sarebbe da cogliere non nelle infor-
privilegio di conoscere bene la Biblioteca mazioni puntuali tramandate, in modo
e l’Archivio personale del grande studio- peraltro non sistematico, dagli scrittori
so112, possiamo anzi aggiungere che a antichi, bensì nella prospettiva storica di
conferma di questa incessante attività di fondo che queste lasciano intravedere
ricerca sul tema delle origini etrusche esi- in termini di discontinuità rispetto alle
ste una mole di carte inedite che sarebbe vicende narrate115. Nella fattispecie, gli
interessante studiare partitamente: esse elementi di veridicità storica dei racconti
confermano che il tema delle Origini fu antichi sull’etnogenesi etrusca, sareb-
una vera e propria ossessione – scientifi- bero l’arrivo in Italia nel corso dell’età
camente parlando, s’intende – per Pallot- del bronzo di genti provenienti dall’area
tino, il quale anche al termine della sua egeo-anatolica e il sostanziale isolamen-
luminosa carriera tornò più volte sull’ar- to della lingua etrusca nel contesto delle
gomento, peraltro con alcune interessanti lingue parlate nell’Italia preromana.
aperture verso nuove ipotesi di lavoro113. Questo secondo fatto può ritenersi
Per quanto riguarda la questione del- pacifico. Dal punto di vista linguistico,
le origini etrusche oggi, a quasi vent’an- infatti, gli Etruschi come riconosceva già

26 Vincenzo Bellelli
Dionigi di Alicarnasso, sono una popola- a confrontare i dati della tradizione let-
zione anomala nel panorama delle civiltà teraria (leggenda pelasgica) con quelli
fiorite non solo nell’Italia antica, ma in derivanti dalle analisi archeologiche e
tutto il bacino del Mediterraneo, perché territoriali120, che suggeriscono concor-
parlavano una lingua che non rientra in demente la presenza di una cesura nei
nessuna delle famiglie linguistiche indi- sistemi insediativi terramaricoli verso la
viduate dai glottologi, con una spiccata fine del Bronzo recente.
originalità nel panorama delle lingue di C’è poi la rilevanza della questione
ceppo “indoeuropeo” parlate dagli altri linguistica, cui si accennava sopra, e che
popoli stanziati nella penisola italiana116. nella vicenda delle origini etrusche ha un
Si attua dunque una saldatura im- suo peso autonomo, a prescindere dalla
portante di due ordini di osservazioni testimonianza di Dionigi di Alicarnasso.
puntuali sulle origini etrusche che trova- Senza arrivare a dire che il problema delle
no, almeno sul versante storico-linguisti- origini etrusche si riduce tout court al pro-
co, riscontri oggettivi. blema della classificazione dell’etrusco
A fronte di questi intricati problemi, come lingua anomala nel contesto delle
l’archeologia, com’è noto, è risultata – alla Restsprachen attestate nel Mediterraneo
prova dei fatti – la scienza meno attrezza- antico, appare comunque indubitabile
ta per apportare un contributo decisivo che il problema delle origini etrusche
al problema delle origini etrusche117. coincide in gran parte con quello della
Il problema è, almeno in parte, intrin- classificazione della lingua etrusca.
seco alla metodologia della ricerca, per- Dal punto di vista dell’interpreta-
ché l’archeologia è stimolata, da un lato, zione storica, quello che interessa qui
dagli spunti offerti dalle fonti letterarie rilevare è che la questione ha esiti assai
e dalle altre discipline, ma è obbligata, differenti a seconda che si adotti una pro-
dall’altro, a procedere con la propria me- spettiva autoctonista oppure (moderata-
todologia di ricerca, che consiste nell’in- mente) migrazionista. Infatti, mentre una
dagare le cose concrete, che poco o nulla lettura del primo tipo comporterebbe
ci dicono di solito sulle “origini” dei popoli l’adesione a modelli interpretativi come
che le hanno prodotte e fanno dunque quelli proposti per esempio dal Devoto
fatica a dimostrare fenomeni complessi (etrusco come lingua periindoeuropea)121,
e difficili da individuare come gli sposta- una lettura del secondo tipo, a prescin-
menti di popolazione118. dere da ogni considerazione di tipologia
D’altra parte, come dimostrano an- linguistica, indirizzerebbe viceversa verso
che alcuni contributi inseriti in questa l’adozione di un modello esplicativo come
pubblicazione119, la ricerca archeologica quello della ‘sostituzione linguistica’ mes-
è in grado di documentare non solo la so a punto da C. Renfrew122. In particolare
gradualità dei processi di sviluppo delle ci troveremmo di fronte a un caso di pre-
comunità antiche, ma anche fenomeni dominio di una élite straniera poco nu-
storici di discontinuità, che possono es- merosa (Modello II Renfrew), che avreb-
sere letti alla luce di indicatori e di campi be imposto ai nativi la propria cultura e
di osservazione, che variano a secondo il proprio codice linguistico123. Il risultato
della prospettiva di analisi prescelta. Lo non dovrebbe essere stato troppo diver-
dimostrano i recenti indirizzi della ricer- so da quello ipotizzato da F. Bader: “una
ca protostorica italiana, che mostra una parlata creola, frammista di elementi locali
notevole attenzione, rispetto al passato, e di importazione”124.

Alla ricerca delle origini etrusche 27


La questione si riduce in ultima ana- Etruschi sul versante di quelle che alcuni
lisi all’‘ordine di grandezza’ del fenomeno studiosi, con raffinato senso delle sfuma-
ipotizzato, e dunque a una questione di ture linguistiche, definiscono infiltrazio-
numeri: che consistenza numerica avreb- ni etniche129, riferendosi ovviamente con
be avuto l’élite straniera arrivata in Italia questo termine a modesti fenomeni di
da terre lontane in epoca imprecisabile, mobilità geografica su lunghe distanze
che tuttavia alcuni indizi fissano all’età che potevano avere interessato il terri-
del Bronzo Finale? torio dell’Italia centrale alla fine dell’età
Poiché, come giustamente sottoli- del bronzo nel contesto di un periodo
neano i protostorici e alcuni linguisti125, generalizzato di instabilità in tutta l’area
massicce invasioni popolazionistiche mediterranea130.
sono improbabili126, o comunque difficil- Si tratta di una chiave interpretativa
mente dimostrabili, dobbiamo pensare basata sul compromesso, a cui in real-
necessariamente a fenomeni di portata tà fanno riferimento in maniera più o
più limitata. meno esplicita anche i sostenitori della
In un lavoro poco conosciuto, ma prospettica continuistico-autoctonista
chiarificatore, forse perché pubblica- e, sebbene in maniera alquanto cau-
to in forma di sintesi concentratissima, ta, anche i glottologi più critici131. Basti
quanto ad assunti e argomentazioni, e considerare la perdurante fortuna della
con scarso apparato critico, in una sede cosiddetta ‘formula normanna’ in certe
editoriale un po’ eccentrica rispetto ai formulazioni teoriche recenti e meno
consueti canali di comunicazione scien- recenti riguardanti l’etnogenesi etru-
tifica prescelti dagli studiosi di protosto- sca132 per rendersi conto che non pochi
ria italiana ed europea, Renato Peroni ha studiosi annettono a questo argomento
ammesso che tale eventualità non può una certa importanza nella soluzione
essere esclusa127. del ‘problema’ etrusco, a dispetto del
A prescindere dalla valutazione, ov- caustico commento del Pareti133.
viamente negativa, dell’ipotesi migrazio- Il caso-studio del villanoviano cam-
nista applicata alla vicenda storica degli pano, recentemente indagato da G.
Etruschi, la posizione del Peroni è interes- Melandri134, offre lo spunto per qualche
sante e merita di essere sottolineata: lo considerazione supplementare su que-
studioso non esclude a priori la possibili- sti problemi. Com’è noto, si è dibattuto
tà che in Italia vi siano stati, anche prima accanitamente e tuttora si dibatte se
della piena età storica, spostamenti di l’avvento della facies villanoviana in
popolazione che l’archeologia fa fatica ad Campania abbia comportato o meno
individuare; per lo studioso il problema è spostamenti di popolazione dall’Etruria.
dunque legato essenzialmente a difficol- Data la evidente e rapida ipodifferenzia-
tà intrinseche alle nostre metodologie di zione degli indicatori archeologici del
ricerca, ma l’evento ‘migrazione’ in quan- villanoviano campano all’interno della
to tale non può essere escluso. matrice della Fossakultur locale, alcuni
Da questo punto di vista appare studiosi di protostoria, e non solo loro,
chiaro che, mentre certe visioni incentra- sono per lo più inclini a ritenere che non
te su massicce Völkerwanderungen van- vi siano stati fenomeni colonizzatori che
no certamente abbandonate128, ci sono abbiano comportato arrivi di popolazio-
invece ancora spazi di ricerca da esplo- ni dall’esterno e che si sia trattato sola-
rare quando si indagano le origini degli mente di fenomeni di scambio di natura

28 Vincenzo Bellelli
culturale e di fenomeni isolati di circola- sche138 a ben vedere percorre esatta-
zione di persone135. mente questa via interpretativa che,
In realtà, però, anche in questo mutuando una espressione del Lepore139,
caso, la tradizione letteraria, per quanto possiamo definire ‘etno-sociale’: secondo
stratificata e di difficile interpretazione, lo studioso, come si è già ricordato, nu-
lascia intravedere per la Campania una clei di immigrati dall’area egea, portatori
complessa vicenda di processi interet- di un sapere tecnologico molto avanzato,
nici e interculturali che possono avere si sarebbero integrati in condizioni di su-
comportato in epoche risalenti anche balternità nella società laziale dell’età del
spostamenti di popolazione, di sia pur bronzo finale, ma alla lunga sarebbero
modesta entità, che l’archeologia fa fati- riusciti a imporre la propria supremazia
ca a identificare, ma che sono adombrati culturale.
esplicitamente dal meccanismo dell’av- Non c’è chi non veda che presentata
vicendamento degli ethne testimoniato in questi termini, qualunque opinione si
dalle fonti letterarie136. abbia della idea di Torelli, la questione
C’è poi il lato etno-sociale della que- delle origini etrusche ne esce profonda-
stione che il caso etrusco-campano con- mente rigenerata e si offre alla discussio-
tribuisce ulteriormente a chiarificare. è ne con alcuni risvolti originali.
evidente infatti che in Campania i contatti La nuova prospettiva di analisi sposta
fra etnie diverse costrette a convivere ne- infatti in maniera sensibile l’asse della di-
gli stessi comprensori territoriali hanno scussione, che Pallottino impostava utiliz-
comportato nel corso del I millennio a.C. zando la nozione di ‘processo formativo’ e
l’instaurarsi di equilibri socio-economici focalizzando l’attenzione sul ‘punto di ar-
precari che a lungo andare si sono infran- rivo’ del fenomeno, allorché gli elementi
ti e hanno determinato fenomeni storici di definizione dell’ethnos ‘precipitavano’:
che gli autori antichi trattano e classifi- quando sondiamo i problemi di etnoge-
cano come veri e propri casi di etnoge- nesi e della formazione delle entità regio-
nesi137. Nella fattispecie, nel corso del V nali nell’Italia antica, se seguiamo le orme
secolo, come ci informano con dovizia le di Torelli, non è più nel campo di luce del-
fonti letterarie, i popoli italici si sarebbe- la storia che ci troviamo ad operare, bensì
ro impadroniti delle città etrusche e gre- nella penombra affascinante del periodo
che della Campania, fra cui Capua, alla di transizione fra preistoria e storia140.
fine di un processo che viene descritto Tali processi riguardarono sicura-
come un conflitto etno-sociale fra realtà mente entità etno-linguistiche che erano
urbana e campagna circostante. In altri a contatto, a proposito delle quali appa-
termini laddove, nell’Italia antica e per iono estremamente ragionevoli le osser-
esempio in Campania, sono documen- vazioni di L. Pareti:
tabili fenomeni di intensa interferenza …”sì che non v’è popolo antico che
etnica e culturale, è possibile anche in- non presupponga indefinite mistioni di
travedere che questi hanno comportato razze dalle origini: chi tenga conto di tutto
dinamiche socio-economiche comples- ciò e di altre mie osservazioni non può che
se che sono tanto più difficili da cogliere diffidare degli edifici artificiosi, e profon-
quanto più a ritroso si procede indietro damente arbitrari che in questo campo si
nel tempo. sogliono diffondere…Quel che a tutt’oggi
La recente soluzione proposta dal credo si debba negare, è che si possa con
Torelli per il problema delle origini etru- qualche parvenza di scientificità trarre dai

Alla ricerca delle origini etrusche 29


soli dati antropologici, pochi, malsicuri e una rappresentazione greca delle identi-
incerti, le grandi linee dello sviluppo storico tà etniche dell’Italia centrale ‘fatta all’in-
dei popoli antichi”141. grosso’ determinava l’appiattimento dei
Infine, merita una particolare atten- Latini sull’esperienza storica dei Tirreni148.
zione per il rilievo oggettivo che riveste Tale rappresentazione del mondo
nell’economia del discorso affrontato la etrusco-latino, come conferma anche
situazione del Lazio antico, che sul pia- la polarità fra Latino e Agrio, riflette un
no mitistorico appare il teatro di azione punto di vista non neutro: è il punto di
della strana etnia doppia latino-etrusca vista dei naviganti (greci) che toccavano
su cui, teste Esiodo (Theog. Vv. 1011-16), le coste dell’Italia centrale, e relegavano
regnavano Agrio e Latino, figli di Odis- per difetto di conoscenza i popoli dell’in-
seo e di Circe142. Come hanno evidenzia- terno nella dimensione del selvaggio149.
to A. Carandini e M. Torelli143, tornando Ci sembra significativo, in ogni caso,
ad attirare su questo passo l’attenzione che ad una commistione proiettata
che merita144, l’informazione può essere nell’età leggendaria di Latino faccia rife-
apprezzata soltanto se non si svuotano rimento esplicito anche un passo delle
di significato i suoi elementi costitutivi, Etimologie di Isidoro di Siviglia150, che
che sono costituiti dagli etnonimi (Tirre- elenca quattro diversi tipi di lingua latina,
ni) e dai nomi personali (Latino e Agrio, considerando il più antico, dopo il regno
oltre che Odisseo e Circe). Anche se non di Giano e Saturno, appunto quello par-
si segue il discorso di Torelli fino alle lato dai “Tusci e dagli altri popoli del Lazio
estreme conseguenze (soprattutto per all’epoca di Latino e dei Re”151.
quanto riguarda la cronologia), appare L’archeologia ha dato il suo contribu-
chiaro che qui abbiamo una situazione to a chiarire gli elementi di definizione di
di corrispondenza chiastica, con l’epo- questo quadro estremamente articolato:
nimo che rimanda al Lazio, e l’etnonimo il Lazio meridionale effettivamente appa-
che è quello degli Etruschi. Siamo d’ac- re nel periodo proto-villanoviano parte
cordo con Ercolani145 che si tratta di un di un insieme culturalmente più esteso
tipo di confusione fisiologica per il livello (fino alla Campania settentrionale), in cui
cronologico alto della fonte146, per cui si talune differenze non paiono essersi an-
potrebbe dire che qui il ‘senso’ della infor- cora delineate in modo netto.
mazione è quello di marcare una sostan-
ziale omogeneità culturale fra polo latino
e polo etrusco-tirrenico. C’è però anche Appendice: Osservazioni sulla stele
da dire che le fonti letterarie mostrano in di Kaminia
questi casi scarso interesse a distingue-
re, e ricorrono all’etichetta etnografica A margine del nostro discorso, non ci
omologante di ‘Tirreni’147 ingenerando sembra del tutto inutile riprendere bre-
il sospetto che l’etnonimo abbia un am- vemente in considerazione, anche in
bito di pertinenza più vasto di come lo questa sede, il documento principe della
intendono i moderni. Il caso del Lazio è questione etrusco-lemnia, ovvero la stele
dunque ambiguo: stando alla testimo- di Kaminia152 (Fig. 1), sottoponendola a
nianza di Esiodo, esso potrebbe essere una analisi che ne privilegi non tanto le
considerato tanto la culla di una civiltà iscrizioni, bensì l’aspetto archeologico153.
mista, prima che emergessero le identità Su questo versante, occorre ripartire
regionali, quanto la terra dei Latini, su cui dalla contestualizzazione storico-archeo-

30 Vincenzo Bellelli
ipotesi prosopografica per il personag- Fig. 1. La stele di Kaminia
gio raffigurato sulla superficie anteriore (da Venezia 2000).
della lastra. Non c’è dubbio però che la
lettura complessiva della stele di Kaminia
fatta da Heurgon introduce nel dibattito
anche alcuni elementi di complessità,
che complicano ulteriormente la que-
stione etrusco-lemnia. Avremmo infatti
a che fare con un personaggio di origine
greco-asiatica emigrato a Lemnos all’e-
poca dell’occupazione persiana di Focea,
diventato nell’isola “chef de la résistance” Fig. 2. Ricostruzione gra-
contro il nemico persiano. Come inseri- fica della stele di Kaminia
re questa interpretazione nella cornice (elaborazione di J. Gran-
della questione etrusco-lemnia? Come Aymerich, tratta da Heur-
indica la chiusa dell’articolo di Heurgon, gon 1989).
decisamente meno efficace del resto del
contributo, molti restano i punti oscuri di
questa ricostruzione157.
Il monumento, a nostro avviso, si of-
fre a una analisi stilistico-formale e icono-
grafica che può innescare ulteriori spunti
logica del nostro cimelio operata da di discussione.
Jacques Heurgon, che ha impreziosito Indubbiamente l’aspetto esteriore
il suo studio anche con quella che a no- del monumento è quello di una stele fu-
stra conoscenza è l’unica ricostruzione neraria spezzata (ma v. subito sotto). Lo
grafica della stele154 (Fig. 2) che non uti- stile del rilievo (Fig. 1) è piatto e disegna-
lizza in modo pedissequo né il fac-simile tivo, ma la resa sicura, come si nota dai
pubblicato nel 1886 (Fig. 3) né quello, dettagli. Il personaggio rappresentato
leggermente modificato, pubblicato da appare massiccio e corpulento, e la sua
W. Brandenstein negli anni ’30 del secolo sagoma scompare dietro l’ampia superfi-
scorso155 (Fig. 4). cie circolare di quello che i più interpreta-
Nel suo articolo apparso nel 1980 no come scudo, altri – minoritariamente
lo studioso francese valorizzando anche – come mantello158. Il guerriero, che è
intuizioni altrui che non avevano fino a volto a sinistra, impugna una lancia alta
quel momento ottenuto la dovuta atten- quanto la sua persona: l’arma appare for-
zione, ha proposto di identificare il per- nita di asta robusta, la cuspide è a foglia
sonaggio menzionato nelle due iscrizio- triangolare allungata, e appare costolata
ni tirreniche della stele, l’oriundo foceo sul prolungamento del cannone conico
Holaie, come il comandante della eroica dell’immanicatura. I tratti appesantiti del
resistenza locale (lemnia) all’attacco sfer- volto del guerriero (Fig. 5) sono quelli di
rato dai Persiani156. una persona di non giovane età; le abra-
La proposta ha squarciato il velo di sioni superficiali non consentono di ap-
indeterminatezza nella quale galleggia- prezzare la resa dell’occhio e della bocca,
va il monumento, offrendo una cornice la cui restituzione resta ipotetica. Caratte-
storica plausibile e persino una coerente rista appare la dislocazione dei testi scritti

Alla ricerca delle origini etrusche 31


Fig. 3. Fac-simile della stele
iscritta di Kaminia (da Cou-
sin-Dürrbach 1996).

sulla superficie del manufatto. L’ordinatio originariamente non era una stele.
appare regolare sia nell’iscrizione A, che Fin qui l’analisi formale della rap-
in quella B, sia pure con alcune differenze presentazione. Qualche novità può es-
debitamente notate dagli specialisti159. sere innescata dall’analisi degli aspetti
L’uso di apporre iscrizioni sullo spessore compositivi. L’inserimento, e l’ingombro,
della stele, se pur raramente, è attestato della figura del guerriero entro il campo
in Etruria settentrionale160, ove – com’è rettangolare della lastra appare insolita-
noto – la tipologia della stele funeraria mente disassata rispetto all’asse longi-
è assai diffusa in età arcaica, sia nella tudinale del monumento, con un netto
variante rettangolare, che in quella cen- scarto della figura rappresentata verso
tinata, con parte sommitale arrotondata. destra (Fig. 1). Si noterà infatti che la di-
Non si può peraltro dire che la tipologia stanza che separa il bordo destro della
del monumento rinvii esclusivamente al ‘stele’ dalla nuca del guerriero è presso-
mondo etrusco, anche perché, come si ché doppia rispetto a quella che separa
dirà subito, a nostro avviso il monumento il bordo sinistro dalla parte anteriore del

32 Vincenzo Bellelli
Fig. 4. Fac-simile della stele
iscritta di Kaminia (da Bran-
denstein 1934).

viso. Vi è dunque nella composizione una sentazione su stele di guerriero, armato


forte asimmetria, rispetto alla ‘cornice’ im- di scudo circolare tracciato a compasso
maginaria del manufatto, cui si aggiunge che sia rappresentato in parte, o solo per
un altro particolare insolito, l’incomple- metà, come appare nella stele di Kaminia.
tezza dello scudo circolare – se di questo L’anomalia viene meno se, andando al
si tratta161 – che mentre appare integro di là dell’aspetto odierno del monumen-
a sinistra, è ritagliato brutalmente a de- to, si ipotizza che a destra della lastra con
stra. A meno di non pensare a un goffo il guerriero ce ne fosse in origine un’altra
errore di calcolo dello scalpellino, che su cui poteva concludersi la circonferen-
non avrebbe calcolato bene lo spazio a za dello scudo, come proposto nel dise-
disposizione, occorre trovare per questo gno ricostruttivo che qui si presenta162
dettaglio una spiegazione adeguata. Non (Fig. 6). In quest’ottica, la ‘stele’ avrebbe
esiste, infatti, a nostra conoscenza, in nes- in origine fatto parte di un apprestamen-
sun contesto culturale prossimo a quello to monumentale a lastre giustapposte,
indagato, un caso analogo di rappre- tipo ortostati, destinato ad accogliere un

Alla ricerca delle origini etrusche 33


stele di Kaminia la pertinenza a una me-
galografia sviluppata in forma di pannelli
accostati per il lato lungo, con il peso
scaricato per terra: in questo caso non
si tratterebbe almeno originariamente
di una stele, ma di un fregio monumen-
tale a basso-rilievo applicato alla parete
lunga di un vano, non necessariamente
interno, di un complesso architettonico
monumentale, oppure a un monumento
celebrativo di forma cubica o parallele-
pipeda, che prevedeva una parte ‘a vista’
decorata a bassorilievo.
Il trattamento del retro e dello spes-
sore sinistro della stele (Figg. 9-10), tra-
scurati nella letteratura, conferma questa
ricostruzione, almeno nei suoi aspetti
Fig. 5. Particolare della stele fregio monumentale a bassorilievo che generali: mentre infatti lo spessore de-
di Kaminia (foto Paleotho- si snodava verso destra su più elementi. stro è stato ‘preparato’ tramite levigatura
doros). La struttura e il montaggio dell’ipotizza- per combaciare con un altro elemento,
to dispositivo monumentale sarebbero quello sinistro (rispetto all’osservatore) e
identici a quelli ricostruiti per le lastre il retro sono stati lasciati grezzi, probabil-
fittili ceretane, crustae parietali a tutti gli mente perché destinati sin dall’origine a
effetti, per cui si è proposto un impiego non comparire ’a vista’ e ad essere addos-
come rivestimento decorativo di pareti di sati a un elemento architettonico.
ambienti interni con funzioni rappresen- Ovviamente questa ricostruzione
tative163. Nella fattispecie, le lastre fittili di implica che almeno l’iscrizione apposta
Cerveteri e Copenhagen – (Figg. 7-8), con sul lato B della stele sia stata eseguita in
guerrieri stanti muniti di scudo circolare, un secondo momento quando la lastra
offrono un buon termine di confronto: aveva assunto l’aspetto che ha ancora
in un caso (Fig. 7) la rappresentazione è oggi, ovvero quello di una stele cioè di
perfettamente centrata rispetto ai bordi un elemento rettangolare libero su tutti
del pannello, nell’altra (Fig. 8) le lacune i lati, compresi gli spessori. Questa rico-
non consentono di stabilire in via defini- struzione avrebbe anche il pregio di ar-
tiva se lo scudo del secondo guerriero era monizzarsi bene con l’ipotesi che le due
disegnato su due pannelli adiacenti. Quel iscrizioni della stele siano state redatte
che se ne può dedurre – in ogni modo – da mani diverse165 (e in tempi diversi): il
è che l’artigiano in questi casi effettuava manufatto, che possiamo immaginare
calcoli precisi prima di intervenire con il inizialmente iscritto soltanto sul lato an-
compasso e solitamente ‘centrava’ la rap- teriore, sarebbe stato asportato da un
presentazione, a meno che non avesse a dispositivo monumentale e trasformato
disposizione uno spazio scandito modu- in stele, e in quella occasione potrebbe
larmente, su cui poteva eventualmente avere accolto la seconda iscrizione.
dilatare il disegno164. Qualche altra puntualizzazione sulla
Come per le lastre ceretane si po- natura del monumento può essere fatta
trebbe ipotizzare pertanto anche per la sul piano stilistico-formale e iconografico.

34 Vincenzo Bellelli
Il fac-simile riprodotto ancora oggi166
(Fig. 3) rende irriconoscibili almeno 3 trat-
ti significativi del volto del ‘guerriero’: la
linea arcuata che segue l’andamento del
mento; la linea arcuata – assente nel di-
segno – che dal vertice inferiore dell’orec-
chio è tracciata fino alla base della nuca;
l’evidente ‘scalino’ sulla parte sommitale
della testa. Questi tre particolari del rilievo
che appaiono fraintesi o dimenticati nel
fac-simile ottocentesco, a nostro avviso,
non sono irrilevanti perché non sono fun-
zionali a definire naturalisticamente i tratti
del volto del personaggio ma configurano
la presenza di un ‘accessorio’, da interpre-
tarsi come maschera o copricapo, a se-
conda di come interpretiamo questi segni
grafici. Una prima possibilità di lettura che
proponiamo a titolo di semplice sugge-
stione, infatti, è quella di riconoscervi una
maschera analoga a quella indossata dal
personaggio armato di lancia raffigurato
su un curioso alabastron etrusco-corinzio
conservato al British Museum di Londra167
(Fig. 11). Come nella rappresentazione va-
scolare, l‘idea della maschera sarebbe sug-
gerita con un disegno a mezzaluna che
ricalca il profilo del volto, con naso e orbi-
ta oculare fortemente enfatizzati, e bordo
dell’accessorio che sovrasta la sommità
della testa. In tal modo troverebbero una
giustificazione adeguata due dei tre par-
ticolari del disegno della stele di Kaminia
appena richiamati, lo ‘scalino’ sopra la te-
sta e la curva assai ampia del mento, non-
ché il rendimento a grandi proporzioni
dell’orbita oculare. Indubbiamente, però,
mancherebbe in questo caso, una spie-
gazione adeguata dell’altra linea curva di
cui abbiamo ricordato l’importanza, e cioè per il nostro guerriero – come hanno fat- Fig. 6. Proposta ricostrutti-
quella che dal retro dell’orecchio corre to anche W. Brandenstein168 e C. De Si- va parziale del monumento
verso la nuca, che non può corrispondere, mone169 – la presenza di un copricapo a cui apparteneva la stele di
perché troppo bassa, a un elemento di fis- calotta aderente, con paranuca cortissi- Kaminia (disegno di M. Bel-
saggio della maschera. mo. Non si tratterebbe di un elmo, ma di lisario, CNR-ISCIMA).
Questo elemento troverebbe invece qualcosa che è sicuramente indossato,
una giustificazione piena se ipotizziamo forse un’insegna di rango o funzione in

Alla ricerca delle origini etrusche 35


pelle o in tessuto, che sanerebbe un’al- la valenza militare generica della rappre-
Fig. 7. Lastra fittile ceretana tra anomalia della rappresentazione: sentazione, evocata dalla presenza con-
conservata al Museo di Cer- l’assenza di un elmo di tipologia nota e testuale di lancia e scudo.
veteri (da Proietti 1986). la mancata notazione della capigliatu- Facendo interagire l’analisi dei testi
ra, lasciata liscia. Si tratta in effetti di un iscritti con quella iconografica testé pro-
Fig. 8. Lastra fittile cere- caso di resa grafica involontariamente posta, si può anche aggiungere con qual-
tana conservata alla Ny ambigua, non infrequente in rappresen- che fiducia che questa valenza militare
Carlsberg Gliptotek di Co- tazioni come la nostra in cui prevale un va probabilmente calata in un contesto
penhagen (da Christiansen- impianto puramente disegnativo, che istituzionale, quale poteva essere una
Winter 2010). ricorda non a caso le rese di capigliature magistratura.
definite come “close-fitting helmets”170 Se questa ricostruzione ha qualche
in opere plastiche e come “bathing- fondamento, la stele di Lemno si può
cap(s)” in opere pittoriche171 (Fig. 12). interpretare a livello di ipotesi di lavoro
Nel nostro caso tuttavia ci sentiremmo come elemento decorativo decontestua-
di escludere che si tratti di un sempli- lizzato, in origine pertinente a un fregio
ce stilema allusivo di una capigliatura, monumentale che si sviluppava su più
perché, pur nella sua semplicità, la for- lastre verticali accostate per il lato lungo
ma della testa rimanda effettivamente da riferire a un monumento celebrativo
a qualcosa di indossato, come suppo- relativo a un magistrato di alto rango,
sto anche da altri. Tale copricapo, com- solo in un secondo momento riutilizzato
plementarmente alla lancia, concorre come ‘stele’. Per quanto riguarda stile e
a identificare il personaggio come una iconografia, ogni ricostruzione puntuale
personalità di spicco della comunità tir- è preclusa dalla mancanza di elementi di
renica di Lemno che aveva rivestito fun- confronto. E’ in ogni caso plausibile – per-
zioni militari. Quand’anche il copricapo ché la composizione ipotizzata lo sugge-
a cuffia non fosse allusivo di un qualche risce – che si tratti di una processione con
ruolo militare specifico, resta comunque più personaggi gradienti verso sinistra,

36 Vincenzo Bellelli
una sorta di pompa magistratuale, o una
parata di figure stanti.
La tipologia del monumento e le
caratteristiche intrinseche ed estrinse-
che del duplice testo scritto, alla luce
delle considerazioni svolte, rendono più
appropriate per quest’ultimo una inter-
pretazione come elogium, piuttosto che
come epitaffio tombale172.
Fiduciosi che queste osservazio-
ni pos-sano risultare utili per l’analisi
del proble-ma etrusco-lemnio, siamo
peraltro consapevoli che le difficoltà
insite in ogni tentativo di far interagire
analisi epigrafico-linguistica con analisi
archeologica del manufatto rimango-
no ardue173. L’auspicio è che le ricerche
archeologiche sull’isola possano darci
ulteriori sorprese, e portino in futuro al
recupero di altri documenti che possano Fig. 9. Retro della stele di Ka-
contribuire ulteriormente a sottrarre la minia (foto Paleothodoros).
‘stele’ dal suo isolamento174.
Fig. 10. Lato sinistro della
stele di Kaminia (foto Paleo-
Ringraziamenti
thodoros).
Ringrazio tutti gli amici che hanno
Fig. 11. Alabastron etrusco-
partecipato al seminario di Agrigento (M.
corinzio con personaggio
Cultraro, L. Sineo, R. Sammartano, G. Tarta-
mascherato armato di lan-
relli e A. Zanini) per aver condiviso questo
cia (da Giuliano-Buzzi 1992).
percorso di ricerca. Sono grato inoltre a F.
Delpino, C. De Simone e A. Ercolani per i
proficui scambi di idee e la disponibilità.
Infine rivolgo un sentito ringraziamento
a D. Paleothodoros per avermi inviato da
Atene le immagini della stele di Kaminia
funzionali al mio discorso e M. Bellisario
per essersi cimentato nella proposta rico-
struttiva del monumento.

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Cavalli - Sforza 2010.
gna. 3
Tra i lavori che hanno riportato l’argomento
Thuillier J.-P. 2008. Gli Etruschi. La prima civil- al centro dell’attenzione degli studiosi si segnala-
tà italiana, trad. it., Genova. no in part. Beekes 2003 e Van der Meer 1992 e 2004.
Torelli M. 1981. Storia degli Etruschi, Roma- 4
V. il recentissimo Atti Bodrum 2011, con
Bari. contributi di oscillante qualità.
Torelli M. 1986. History: Land and People, 5
è questo un aspetto che, per le implicazioni
in L. Bonfante (ed.), Etruscan. Life and Afterlife. A storico-culturali, meriterebbe, senza dubbio, una
Handbook of Etruscan Studies, Detroit, pp. 47-65. trattazione autonoma.
Torelli M. 2008. Roma e le città etrusche. 6
Per i periodi più recenti, ampie messe a
Preistoria e storia di un rapporto, in M. Torelli- punto sono quelle di Atti London 1959; J. Heur-
A.M. Sgubini Moretti (a cura di), Etruschi. Le anti- gon (1963, pp. 15-22); L. Aigner Foresti (1974),
che metropoli del Lazio, Catalogo della Mostra F. Delpino (1985), M. Torelli (1986), D. Briquel
(Roma 2008), Roma, pp. 169-179. (1992), F.H. Massa-Pairault (1996, pp. 14-22), G.
Torelli M. 2009. Religione e rituali dal mondo Camporeale (2007), M. Harari (2009), S. Stoddart
latino a quello etrusco: un capitolo della protosto- (2009, pp. 140-141) e P. Perkins (2009), quest’ul-
ria, in AnnFaina XVI, pp. 119-148. timo fondamentale per il dettagliato resoconto
Tozzi P. 1965. Xanto di Lidia, in RIL 99, pp. degli studi recenti sulla genetica delle popolazio-
175 ss. ni. Da ultima, con numerosi riferimenti, Bagnasco
Tykot R. 1994. Sea Peoples in Etruria? Italian Gianni 2012.
Contacts with Eastern Mediterranean in the Late 7
è impossibile anche solo dare un’idea del-
Bronze Age, in Etruscan Studies I, pp. 59-83. la ricchezza di queste pubblicazioni dedicate
Trotta F. 1986-1987. Tradizioni di frequen- agli Etruschi (origini e lingua), da studiosi che
tazioni greche arcaiche nel Lazio meridionale, in non furono stricto sensu etruscologi: il campo
AnnPerugia XXIV, pp. 285-304. linguistico, ovviamente, è stato quello più dis-
Van der Meer L.B. 1992. The Stele of Lemnos sodato. Nel campo della filologia, si occupò di
and Etruscan origins, in Oudheid Kundige Mede- Etruschi, per es., E. Cocchia (1914).
delingen 72, pp. 61-69. 8
Un buon esempio è il doppio impegnati-
Van der Meer L.B. 2004. Etruscan origins. vo saggio di M. Nicosia Margani (1951 e 1954).
Language and Archaeology, in BABesch 79, pp. 9
W. Belardi, Presentazione a Ceci 1987, p. 28.
51-57. 10
Per un profilo biografico del grande
Vernesi C. et al. 2004. The Etruscans: A popu- studioso, almeno in parte inedito, cfr. Delpino
lation-Genetic Study, in American Journal of Hu- 2007a.
man Genetics 704, pp. 694-704. 11
Pallottino 1947; Altheim 1950.
Venezia 2000. Gli Etruschi, Catalogo della 12
Il problema dunque, secondo Pallottino,
Mostra (Venezia 2000), a cura di M. Torelli, Mi- è stato a lungo mal posto; analoga sorte è toc-
lano. cata ai Fenici, per i quali si vedano le osservazio-
Volterra 2007. Gli Etruschi di Volterra, Cata- ni di Moscati 1988, pp. 23-26, con analoga critica
logo della Mostra (Volterra 2007), Volterra. delle ipotesi ‘invasioniste’.
Wallace R. 2008. Zich Rasna. A Manual of the 13
Fanno fede i reiterati review-articles ri-
Etruscan Language and Inscriptions, AnnArbor- pubblicati nel I volume dei Saggi (Pallottino
New York. 1979, I, pp. 149-197).
Woudhuizen F. 2008. Etruscan as a colonial 14
Si rinvia a questo proposito alla lucida
Luwian language, Innsbruck. analisi di Briquel 2007.
Woudhuizen F.-van Binsbergen M.J. (eds.) 15
Un buon esempio di questa nuova ten-
2011. Ethnicity in Mediterranean Protohistory, denza sono i manuali di M. Torelli (1981) e G.
London. Camporeale (2011). In ambito anglosassone,

44 Vincenzo Bellelli
si segnala per l’originalità dell’impostazione, 28
Briquel 1993. V. anche Musti 1970, Gabba
il volume di Barker-Rasmussen 2006. Più tradi- 1975 e 1991. è intervenuto recentemente sul
zionale l’impostazione di Thuillier 2008, che tema anche G. Colonna (2000 e 2002): su tutto
dedica in apertura un ampio capitolo ai due ciò v. ora R. Sammartano, in questi Atti (pp. 50-55).
‘pilastri’ del ‘mistero etrusco’, ovvero la lingua 29
Discussione in Briquel 1988, p. 130 e Musti
e le origini: pp. 17-48. 1988.
16
Qualche riferimento alla insofferenza ver- 30
Mutuo il concetto da Braccesi 1998, p. 61,
so la ‘soluzione’ di Pallottino, si trova anche in che però ne fa uso in altro contesto.
Aigner Foresti 1974 pp. 181, 187. 31
Pallottino 1979 p. 27.
17
Per farsi un’idea di quant’è avvenuto nel 32
Musti 1981, 1989 e 1990 (p. 12).
recente passato può essere utile leggere il pam- 33
In linea generale, la menzione dell’iden-
phlet di L. Magini (2006), il cui giudizio appare tità linguistica come fattore dirimente per rico-
tuttavia estremamente ingeneroso nei confron- struire le trafile etnografiche non è insolita nella
ti della impostazione ‘tradizionale’ di Pallottino. storiografia antica; valga per tutti il caso falisco
18
Non sono mancati negli ultimi anni det- – su cui Strabo V, 2, 9 – indagato da Camporeale
tagliati review-articles sulla lingua etrusca e sulla 1991, p. 213.
posizione linguistica dell’etrusco, che riflettono 34
V. per es. Briquel 1993 pp. 63-68.
peraltro impostazioni metodologiche assai dif- 35
D.H. I, 30, 2 presenta infatti gli Etruschi
ferenti: cfr. senza pretesa di completezza Impera- come un “popolo antichissimo che non rassomi-
to 1990; Beekes 1993; Silvestri 1995; Facchetti 2005; glia a nessun altro né per lingua né per costumi”.
Morandi 2006, Agostiniani 2008 e Penney 2009. Su 36
Nenci 1990, pp. 309-311. Per tutto il pro-
alcuni di questi lavori, v. i severi commenti di blema della comunicazione linguistica fra allo-
De Simone 1996a, pp. 90-95. V. anche supra, pp. glotti nel mondo greco si rimanda alla ampia
23-24. disamina di Della Luna 2003.
19
Cfr. Vernesi et al. 2004; Barbujani 2005; Achil- 37
Sulla questione dell’eponimo, v. per es. la
li et al. 2007; Pellecchia et al. 2007; Guimaraes et al. posizione di De Simone 2004, p. 85 s. che consi-
2009. Per un esame dettagliato dei risultati di que- dera la forma non fittizia. Ne ha discusso anche
sti studi si rimanda all’eccellente review-article di P. Aigner Foresti 1992. H. Rix (1984) ha dimostrato
Perkins (2009) e all’intervento di L. Sineo in questi in ogni caso che il termine recente rasna va ri-
Atti (pp. 143-152), da cui si può risalire alla cospi- condotto alla sfera del lessico istituzionale.
cua letteratura sull’argomento qui non citata. 38
V. per es. Pallottino 1947, Pareti 1958, pp.
20
Si veda per esempio il recente tentativo 243-255, 295-303. Più di recente v. come risol-
di M. Harari (2009) di mettere a confronto i dati ve il problema Camporeale 2004, pp. 192-193. Su
dell’archeologia con quelli messi a disposizione tutte le questioni legate alla testimonianza ero-
dagli studi sulla genetica delle popolazioni. dotea, Briquel 1991.
21
Pallottino 1947 e 1979. 39
Nenci 1990, p. 312.
22
Si vedano a riguardo le nette valutazioni 40
Il dato è confermato anche da Talamo
di C. De Simone (2011b e in questo volume, pp. 1979, pp. 32-33.
359-381). 41
Si veda, su questo punto cruciale, il pare-
23
Una ampia raccolta di fonti tradotte o in re di Briquel 1991, pp. 80 ss. Cfr. anche Gras 2003,
originale è Buonamici 1939, pp. 85 ss. e Pallottino pp. 108-109, che discute una precedente propo-
1947, pp. 175-180. sta di Lombardo 1990, p. 181.
24
V. nota 26. 42
Gli studiosi hanno cercato negli ambienti
25
Su ciò, diffusamente, R. Sammartano in più vari (Atene, Focea, Cuma, Cerveteri, Siracusa)
questi Atti (pp. 49-84). i luoghi di elaborazione della notizia. Gli estremi
26
Si rinvia a questo proposito alla ‘trilogia’ della discussione si possono recuperare nel sag-
di D. Briquel (1984, 1991 e 1993) e agli studi ‘mi- gio di R. Sammartano, in questi Atti (pp. 65-71).
nori’ di questo studioso. Per la leggenda pela- 43
Su Xantho v. Tozzi 1965 e Mehl 2003.
sgica, in particolare, v. ora anche Idem 1988 e in 44
Della stessa opinione sono soprattutto i
questo volume (pp. 279-293). glottologi: v. e.g. Prosdocimi 1995 e Rix 1995.
27
Camporeale 2004. 45
Agostiniani 2000, p. 485.

Alla ricerca delle origini etrusche 45


46
Sulle iscrizioni vascolari, in particolare, v. Pairault 1994 e Menichetti 1995. V. anche Greco
Cristofani 2003. 2008, p. 17.
47
Rix 1995; De Simone 1996b, p. 90. 68
Breglia Pulci Doria 1998.
48
L’alternativa è già lucidamente posta da 69
Gras 1997, p. 81.
Nogara 1933, p. 38. 70
Beschi 2006 e 2009.
49
De Simone 1996a e b. 71
Breglia Pulci Doria 1998.
50
Gras 1976 e 1985. Recentemente M. Gras 72
V. per es. il lavoro di Muhly 1998, sull’età
è tornato sull’argomento (2003), arricchendo la del bronzo.
sua argomentazione. 73
Per il nuovo testo tirrenico rinvenuto a
51
Per van der Meer 1992, p. 69, per es., Lemni ed Efestia, vd. De Simone 2009 e 2011a, nonché Idem
Etruschi appartengono allo stesso ceppo etnico. cs. Sulle recenti scoperte archeologiche nell’iso-
52
Esemplificativa la posizione di Rix 1995. la v. Greco 2008, Greco-Papi 2008, Archontidou-De
V. anche le annotazioni di Colonna 1996 e Cri- Simone-Greco 2009 e Atti Napoli cs.
stofani 1996. 74
Dumézil 1924, pp. 38-39.
53
V. il giudizio liquidatorio di Messineo 2000 p. 75
Sugli ‘stereotipi etnici’ Bohak 2005.
86. Fra le prese di posizione più favorevoli, v. quella 76
Giuffrida Ientile 1983; Gras 1985 e 1997. A
di Haynes 2000, p. 2. V. anche Greco 2008, p. 20. questa tradizione è forse da ricollegare anche la
54
Su questo punto insiste L. Beschi nei suoi notizia dell’invenzione dell’embolon (sperone)
lavori ‘lemni’ (v. in part. Beschi 1996, 1998 e 2006). ricordata da Acheilara 2000, p. 9.
55
L. Beschi, Intervento nella discussione, in 77
Cfr. D. Paleothodoros, in questo volume
Atti Taranto 1996. V. anche Colonna 1996 e Bel- (pp. 455-485).
lelli-Cultraro 2006. 78
Si rimanda qui alle conclusioni cui pervie-
56
Beschi 2000 e Greco 2008. ne M. Cultraro, in questi Atti (pp. 126-134).
57
Così conclude Beschi 1996, p. 49, che 79
Sebbene da una prospettiva diversa,
prende atto dei rapporti linguistici fra Lemno e sollevano analoghe questioni M. Gras (2003, p.
l’Etruria, ma esclude recisamente quelli di natu- 108) e E. Greco (2008 p. 24).
ra culturale e commerciale. 80
Recenti opere di sintesi sulla lingua etru-
58
Una edizione della nuova importante sca, talvolta assai differenti per la prospettiva di
iscrizione retica di Demlfeld è in preparazione studio adottata, sono i saggi di G. e L. Bonfan-
da parte di C. De Simone, S. Marchesini e G. To- te (1985), H. Rix (1993 e 2004) e L. Agostiniani
medi nei supplementi della rivista Mediterranea. (2000), e le monografie di D. Steinbauer (1999) F.
59
Fondamentale ora su tutta la questione Woudhuizen (2008) e R. Wallace (2008).
il riesame di L. Agostiniani in questo volume (pp. 81
Pallottino 1947, 1979 e 1984. V. anche
169-193), da cui si può agevolmente risalire a Prosdocimi 1999, pp. 69-70.
tutta la cospicua letteratura precedente. Da ulti- 82
Fra le indagini più ampie in cui il proble-
mo v. anche Eichner 2012. ma linguistico è affrontato consapevolmente
60
Rizzo-Martelli 1993. alla luce della questione delle origini, v. Durante
61
Briquel 2004, p. 18, nota 36. 1968 e Carruba 1977.
62
De Simone 1996b, p. 91. 83
Sulla rilevanza del fattore linguistico insi-
63
S. Paltineri, in Paltineri-Canevari 2009, p. 48. ste anche Harari 2009.
64
Ibidem, loc. cit. 84
Discussione recente in Canuti 2008.
65
A nostra conoscenza, ci sarebbe un unico 85
Prodocimi 1995 e 1999.
altro caso del genere, documentabile per via 86
Agostiniani 2000, p. 499. V. anche Meiser
archeologica: su un vaso etrusco a figure nere 1996 e 2009.
dell’officina pontica sarebbe fatto riferimento a 87
La maggioranza degli studiosi propende
una variante della leggenda delle origini ‘orien- per una classificazione dell’etrusco nell’ambito
tali’ degli Etruschi: così Prata 2006-2007. delle lingue agglutinanti: si veda per es. la posi-
66
Il nostro punto di vista è argomentato in zione di De Simone 1996b, p. 95.
Bellelli 2002-2003, cui va associata la lettura di 88
Così De Simone 1996a.
Rix 2002-2003. 89
Agostiniani 1986.
67
I lavori più rappresentativi sono Massa- 90
Rix 1998. Per una valutazione diacronica

46 Vincenzo Bellelli
dei rapporti etrusco-retici, fondamentale Sassa- zione della leggenda pelasgica fatta da Braccesi-
telli 1999. Coppola 1993 (p. 74).
91
De Simone 1999, p. 34; Idem 2007. 115
Come suggerisce D. Musti (1990, p. 12).
92
V. per es. Pallottino 1979, II, pp. 540-544. 116
V. supra, al paragrafo dedicato alla lingua.
93
L’originalità di questo postulato di meto- 117
Sottolinea il dato anche van der Meer
do, a nostro avviso, deriva dalla formazione eclet- 2004. Sul confronto dialettico fra ricostruzio-
tica del grande studioso e dalla sua sensibilità ne storica e analisi archeologica v. le riflessioni
verso l’analisi stilistico-formale e tipologica dei sempre attuali di Pais 1894, Pareti 1928 e 2000,
manufatti archeologici. Analoga sensibilità verso e in epoche più vicine a noi Bietti Sestieri 2000.
i dati extra-linguistici, si nota – non a caso – nella 118
Qualche osservazione su questo delica-
posizione di M. Cristofani (1985, p. 16). to problema si trova in Pareti 2000.
94
V. Agostiniani 1992 e più sinteticamente 119
V. in part. i contributi di A.M. Bietti Se-
Idem 2000, pp. 491 ss. stieri e A. Zanini, rispettivamente pp. 249-277
95
Abbiamo creduto di applicare questa e 85-104.
metodologia, con la collaborazione di H. Rix, 120
Cardarelli 2009.
nella lettura del fregio dell’olpe ceretana con 121
I vari lavori del Devoto dedicati alla lin-
Medea, Dedalo e gli Argonauti, ove compaio- gua etrusca sono riuniti in Devoto 1967.
no didascalie esplicative: Bellelli 2002-2003; Rix 122
Renfrew 1999, pp. 149-151. Segue la stes-
2002-2003. sa linea di ragionamento Harari 2009, p. 43.
96
Ne tratta brevemente anche Pallottino 123
Accenna all’etrusco come a una lingua
1947, pp. 135 ss. imposta attraverso l’azione di una minoranza
97
Pontrandolfi 1981, pp. 11-83. etnica anche Durante 1968, p. 55.
98
Esemplificativo di questo indirizzo di ricerca 124
Bader 1994, p. 978, con rinvio a Benveniste
è il lavoro di Piganiol (1953). V. anche Ducati 1938. 1952, p. 214.
99
Aigner-Foresti 1974. 125
V. per es. De Simone 2011b.
100
V. Bellelli, in Bellelli-Mazzi cds 126
La ricerca sul campo documenta infatti
101
V. Bellelli, in Bellelli-Mazzi cds. una sostanziale continuità insediativa e uno svi-
102
Torelli 2009. V. anche Idem 2008. luppo culturale omogeneo in Italia nel periodo
103
Torelli 2009, pp. 136-144. delle ipotizzate migrazioni da est ad ovest.
104
Si rimanda qui ai lavori pionieristici di F. 127
Peroni 1982.
Delpino (1978 e 1987), la cui rilevanza è sottoli- 128
V. a titolo esemplificativo De Simone 2000,
neata da Negroni Catacchio 2002, p. 339, nota 48. Idem 2011a e b e Greco 2008, p. 24.
105
Maggiani 1997, in part. pp. 433 ss. 129
Durante 1968, p. 56, usa l’espressione
106
G. Körte (= Pontrandolfi 1981, p. 77). “fermento etnico esotico”.
107
Sulla fase finale dell’età del bronzo e sul- 130
Il riferimento ovvio è alla vicenda dei Po-
la prima età del ferro nel Lazio cfr. Bietti Sestieri- poli del Mare, che di recente è stato affrontato
De Santis 2007 e De Santis et al. 2010. Per un qua- con riferimento all’Etruria da Tykot 1994 e Oettin-
dro generale allargato a tutta la penisola Bietti ger 2010 (con proposte molto originali). Su que-
Sestieri 2008 e 2010. sto capitolo cruciale della storia del Mediterra-
108
Una riproposizione recente della tesi, non neo antico, v. Woudhuizen-van Binsberger 2011 (non
particolarmente originale, è in Magness 2001. vidi) e M. Cultraro, in questi Atti (pp. 105-141).
109
Celebre la interpretazione di un passo di 131
V. per esempio la cauta apertura di De
Erodoto: Pallottino 1948. Simone 2011b, p. 193, nota 198.
110
Pallottino 1984. 132
Fra i primi a proporre il paragone è Ran-
111
Essi sono raccolti nel I volume dei Saggi dall-Maciver 1927, pp. 14-15.
(1979, pp. 149-197). 133
Pareti 1958, p. 245: “ridurre il numero di
112
Ringrazio per l’amichevole collaborazio- migranti per giustificare la tradizione è cattivo
ne prestata nella consultazione dei documenti espediente”.
la Sig. Bianca Zambrano e il Dott. Diego Baldi. 134
Melandri 2011.
113
Pallottino 1989. 135
V. a titolo esemplificativo Peroni 1994 e
114
Si veda a titolo esemplificativo la valuta- 2003.

Alla ricerca delle origini etrusche 47


136
Plin., N.H. III, 60. 154
Heurgon 1989.
137
è emblematica la presentazione nelle 155
Brandenstein 1934, p. 1, fig. 1.
fonti della etnogenesi dei Campani; Strabo V,4,3; 156
Heurgon 1980 e 1989.
Plin., N.H.III,60. 157
V. le riserve di Lejeune 1980.
138
Torelli 2009. 158
Alludono a questa, che appare decisa-
139
Il riferimento è al sottotitolo di Lepore mente lectio difficilior, Brandenstein 1934 (loc. cit.
1989: “Saggi di storia etno-sociale”. a nota 155) e Heurgon 1980, p. 587.
140
La posizione di Pallottino sulle questioni 159
Agostiniani, in questo volume (pp. 169-194).
di protostoria è discussa in Delpino 2007b. 160
G. Cateni, in Volterra 2007, p. 132: stele da
141
Pareti 1926, p. 8. Montaione (Siena), fine VI sec. a.C., con figura di
142
Sulla ricezione dei miti greci nel Lazio guerriero seminascosta dalle armi, e iscrizione
sono fondamentali gli studi di C. Ampolo (1992 incisa sullo spessore della lastra.
e 1994). Per una raccolta esaustiva delle fonti, v. 161
V. supra nota 155.
anche Trotta 1986-1987. Sul mito di Enea, v. la 162
La proposta ricostruttiva è stata elabora-
sintesi di Braccesi 2000. ta su mie indicazioni dal Sig. Marcello Bellisario,
143
Carandini 1997, pp. 547-549; Torelli 2009, del CNR-Iscima, utilizzando per la parte inferiore
pp. 137-138. della rappresentazione la lastra fittile ceretana il-
144
V. le riflessioni di A. Ercolani e L. Cerchiai lustrata in Proietti 1986 e Bellelli 2006, fig. 43.
in questo volume (rispettivamente pp. 383-396 163
Bellelli 2006, pp. 63 ss.
e 345-357). Nella cospicua letteratura sul tema, 164
Questa eventualità era tutt’altro che
merita un cenno per l’ampiezza delle osserva- rara: Bellelli 2006, p. 63. Sulla classe monumen-
zioni anche Malkin 2004, pp. 215 ss. tale cfr. Roncalli 2006.
145
A. Ercolani, in questo volume, pp. 387-390. 165
Su questo punto c’è un sostanziale ac-
146
Briquel 1990, pp. 167-168. cordo fra gli specialisti: cfr. e.g. Agostiniani 1986,
147
D.H. I, 29. p. 95; van der Meer 1992, p. 62; De Simone-Chiai
148
Un problema nel problema è quello del- 2001; Agostiniani in questo volume.
la interpretazione della figura di Agrio, per cui 166
Cousin-Dürrbach 1886.
si rimanda alle osservazioni di diverso tenore di 167
Giuliano-Buzzi 1992, p. 203. Per l’interpre-
Carandini 1997, passim Malkin 2004, p. 223, Sisani tazione seguo la proposta di Phillips 1986.
2009, p. 31. Cfr. anche il recente lavoro di Maras- 168
Brandestein 1934, p. 1: “Krieger in Mantel
Michetti 2011 sulla nozione di Tirreni e Tirrenia. und Lederkappe”.
149
Mele 1987, pp. 173-174. Osservazioni 169
De Simone 2000, p. 501: “il personaggio
interessanti , ma sganciate dalle fonti letterarie, sembra avere sul capo una specie di calotta”.
anche in Snodgrass 2000. 170
Richter 1961, p. 34, fig. 130.
150
Cfr. Isid. di Siviglia, Etimologie o Origini, IX, I, 6. 171
Hemelrijk 1984, p. 133.
151
Sull’importanza del passo, insistono fra 172
Fa riferimento a un elogium anche Heur-
gli altri Ferri 1962 e Peruzzi 1978, p. 175. gon 1980.
152
L’editio princeps è Cousin-Dürrbach 1886, 173
Per una analisi piena di spunti del caso-
che definiscono il monumento “fort curieux”. Fra studio lemnio cfr. Gras 2003 e Greco 2008. Per
le tante ipotesi circolate sulla funzione, A. Della quanto riguarda più in particolare la stele, os-
Seta (1937, p. 119) registra anche quella relati- servazioni interessanti sul contesto anche in De
va a una “zavorra (scil. di nave) ...trasportata in Simone-Chiai 2001, pp. 57 ss.
tempi tardi dalla vicina Anatolia”. Il ritrovamento 174
Come ricorda Della Seta 1937, p. 119, fra
suscitò immediato interesse: v. Bugge 1886. i compiti che la Scuola di Atene si era posta ini-
153
Uno degli interventi più significativi su- ziando gli scavi nell’isola di Lemno nel 1926, vi
gli aspetti archeologici della stele è quello di era quello di togliere “dal suo imbarazzante iso-
Karo 1908. lamento la stele iscritta rinvenuta nel 1885”.

48 Vincenzo Bellelli

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