«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
Università degli Studi di Palermo
Polo didattico di Agrigento
Corso di Laura magistrale in Archeologia
Progetto grafico
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
In copertina:
Particolare del volto maschile del Sarcofago degli Sposi,
da Cerveteri (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia);
foto di Antonio Russo pubblicata su concessione
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Etruria Meridionale (Aut. n. Prot. MBAC-SBAEM 7950 del 6-9-2012)
Prima Parte
Atti del seminario di Agrigento (9 febbraio 2011)
Seconda Parte
Saggi
5
IX Il villanoviano: un problema archeologico di storia
mediterranea (Anna Maria Bietti Sestieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 249
XIII l’ originE lidiA del popolo etrusco: questioni di principio (Carlo De Simone) . . . . . . » 359
XIV Latino e i Tirreni (Hes. Th. 1011-1016): questioni di storia
e di cronologia (Andrea Ercolani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 383
XV Le problème des origines étrusques dans l’entre –
deux– guerres (Marie-Laurence Haack) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 397
6
I
Alla ricerca delle origini etrusche
Vincenzo Bellelli
18 Vincenzo Bellelli
Italia a seguito della proposta Pallottino- apportato sul modo in cui dobbiamo in-
Altheim, la discussione è tornata vivace terpretare le fonti letterarie.
grazie ad alcuni contributi di tipo storico- è stato ormai chiarito da tempo, in
linguistico18 e soprattutto grazie all’entra- particolare, che il fascio di tradizioni let-
ta in scena di un nuovo ‘punto di vista’, terarie relative alle origini etrusche non
quello degli studi sulla genetica delle ci dice nulla su chi erano effettivamente
popolazioni antiche19. gli Etruschi e da dove essi venivano, ma
A nostro parere, se anche in Italia è in compenso ci informa indirettamente
ripreso il confronto sul problema delle su come e perché tali interrogativi inte-
origini etrusche, ciò è dovuto essenzial- ressavano a fini per lo più strumentali e
mente a questa vigorosa iniezione di di propaganda l’interlocutore greco di
nuova materia di discussione ad opera turno25. Su questo versante gli studi sto-
dei biologi ed antropologi che hanno co- rici hanno consentito di elaborare ipotesi
minciato a studiare la questione dal loro e proposte alquanto raffinate26, in base
punto di vista20. A giudicare dalle roventi a cui possiamo stabilire che le leggende
polemiche che ne sono scaturite, e da al- fiorite nell’antichità sulle origini etrusche
cune inevitabili generalizzazioni che cor- furono elaborate a partire dall’età arcaica
redano alcuni di questi studi, tuttavia, la sostanzialmente in due ambienti cultura-
cautela è d’obbligo e molta acqua deve li: quello attico e quello greco-orientale27;
ancora passare sotto i ponti prima di po- la teoria autoctonista ripresa da Dioni-
ter ‘archiviare’ la soluzione di Pallottino. I gi di Alicarnasso, invece, sarebbe stata
nuovi studi, infatti, benché di estremo in- elaborata in ambito greco-occidentale,
teresse, stentano a tradurre i dati analitici probabilmente in Sicilia, non prima del IV
in concrete proposte di ricostruzione sto- secolo a.C.28 Per quanto riguarda le due
rica e indirizzano verso soluzioni rispetto teorie migrazioniste (lidia e pelasgica),
alle quali l’argomentazione di Pallottino non c’è però consenso fra gi studiosi sul
– nella sua pars destruens21 – era più ag- fatto che esse possano serbare o meno
gressiva: basta considerare l’inopinato un nucleo di verità storica: alcuni studiosi
revival della tesi erodotea, che oggi, a negano infatti questa eventualità, men-
parere di autorevoli studiosi, non avreb- tre altri mostrano un maggiore ottimi-
be nessuna chance di essere riproposta in smo che dietro il dato ‘novellistico’ possa
un testo scientifico sugli Etruschi se non esserci il riferimento a fatti avvenuti in un
per essere confutata22. passato più o meno remoto che possano
configurare una emigrazione dall’area
egeo-anatolica29.
L’interpretazione delle fonti Stando così le cose, si comprende
letterarie anche perché la maggioranza degli sto-
rici tendono a considerare la questione
Numerosi autori antichi si occuparono delle origini etrusche come uno pseudo-
del problema delle origini etrusche23. problema, che viene di fatti azzerato sto-
L’argomento è stato oggetto di innume- riograficamente non appena si annulla il
revoli contributi, fra cui spiccano quelli senso letterale della testimonianza ero-
di D. Briquel24, e l’ampio intervento di dotea30.
R. Sammartano in questo volume offre La tendenza della critica è in questo
una ulteriore testimonianza del notevole caso quella di separare l’immagine storio-
contributo di conoscenza che essi hanno grafica degli Etruschi (e della loro origine)
20 Vincenzo Bellelli
Lemno : pietra angolare nel lisi congiunta della tradizione letteraria
‘problema’ etrusco e dei documenti epigrafici ‘tirrenici’49, e
dall’altro su un esame complessivo della
Appare ormai chiaro, e il notevole inter- documentazione archeologica etrusca
vento di Luciano Agostiniani in questa rinvenuta nel Mediterraneo orientale50.
stessa sede non fa che confermarlo, che La seconda proposta si basa anch’es-
la questione ‘lemnia’ è a tutti gli effetti sa su un esame congiunto di testi lette-
una ‘pietra’ angolare nella vicenda del- rari e dell’evidenza epigrafico-linguistica
le origini e della lingua etrusche44. Su rapportabile alla fase ‘tirrenica’, ma per-
questo specifico versante è merito della viene a risultati completamente diversi:
riflessione dei glottologi aver fatto com- la connotazione etrusca di quest’ultima
piere alla discussione un netto balzo in non deriverebbe da un arrivo di genti
avanti, con la proposta di classificare la etrusche dall’Italia nell’VIII sec. a.C., ma
lingua anellenica ormai ampiamente do- da una originaria pertinenza dell’etrusco
cumentata nell’isola egea, non come lin- e del tirrenico di Lemno a uno stesso cep-
gua più o meno vagamente ‘etruscoide’, po linguistico orientale51, che si sarebbe
bensì come una lingua imparentata sotto divaricato in epoca protostorica, e in cui il
numerosi profili con l’etrusco45. Consi- ‘ramo’ lemnio sarebbe il più antico52.
derata anche la pluralità e la intrinseca Mentre la prima proposta non ha
importanza dei documenti epigrafici in implicazioni e conseguenze dirette sul
questione46, che sono da intendersi or- problema delle origini etrusche, la se-
mai come espressione chiara e piena del- conda – come è evidente – rappresenta
la presenza di una comunità etruscofona una grossa pregiudiziale in favore della
a Lemno in età arcaica, si pone dunque teoria delle origini egeo-anatoliche de-
la necessità di esplorare fino in fondo le gli Etruschi.
conseguenze storiche dei fatti linguistici, Come fanno fede le tiepide reazioni
come da più parti dichiarato in sede di di una parte dell’archeologia militan-
principio47. te impegnata sul terreno a Lemno53, la
Com’è noto, sono in gioco due visio- prima proposta è quella che incontra le
ni e due ricostruzioni storiche contrap- maggiori difficoltà dal punto di vista ar-
poste, che si escludono a vicenda48. Per cheologico. L’ipotesi di uno stanziamento
valutarne a pieno la portata e la capacità etrusco a Lemno mal si colloca infatti in
esplicativa, è utile riassumere brevemen- uno scenario culturale omogeneo in cui
te il contenuto delle due proposte in l’isola egea non è una monade ma rien-
campo, e tentare di esplicitarne i presup- tra in uno ambito più vasto che include
posti fondanti, non tanto nel merito delle anche Samotracia e l’angolo nord-occi-
singole argomentazioni, bensì dal punto dentale dell’Anatolia54. Allo stesso tempo,
di vista generale e della metodologia come ha sottolineato il Beschi, c’è un im-
adottata. maginario asse longitudinale, che corre
La prima proposta riconduce la fase all’altezza più o meno dell’isola di Chio, a
‘tirrenica’ di Lemno allo sviluppo sull’iso- nord del quale si registra un drastico rare-
la egea di uno stanziamento ‘etrusco’ in farsi delle importazioni etrusche55, la qual
piena epoca storica da ricondurre non a cosa, ancora una volta, mal si concilia con
imprese di tipo ‘coloniale’ bensì ad atti- l’ipotesi di un arrivo nell‘isola di genti
vità di tipo commerciale (‘pirateria’). Tale etrusche dall’Italia in piena epoca storica.
proposta è fondata da un lato sull’ana- Alla luce di queste ultime considera-
22 Vincenzo Bellelli
alta, sebbene su altri piani, la triangola- suscita un certo interesse, perché viene
zione Lemno-Etruria-Focea suggerita da di fatto a confermare la leggenda del
J. Heurgon nella sua raffinata lettura della rapimento di Dioniso da parte dei pirati
stele di Kaminia (v. Appendice). Tirreni77. Ne deriva che seguendo il ‘filo di
è interessante, infine, notare che Arianna’ della pirateria riusciamo a intra-
secondo gli scavatori di Lemno, e L. Be- vedere qualcosa di non troppo generico
schi in particolare70, la celebrazione della della trama fitta di avvenimenti della sto-
leggenda argonautica sul vaso ceretano ria del Mediterraneo antico, in cui aveva-
sarebbe da ricollegare, come anche per no un ruolo non secondario i fenomeni di
L. Breglia71, al parallelismo Lemno/Elba e mobilità geografica originati da motiva-
alla grande vicenda storica della ricerca zioni di ordine economico.
dei metalli, su cui la critica fa ruotare una ‘Pirati’ erano dunque alcuni Tirreni
parte importante degli spostamenti di di Oriente, i Tirreni di Occidente e alcune
popolazione in epoca protostorica72. popolazioni dell’Anatolia meridionale in-
In definitiva, la questione etrusco- serite nella galassia dei Popoli del Mare78.
lemnia, al di là delle singole valutazioni, Al di là della fondatezza dell’accostamen-
appare oggi la più promettente per pe- to, che è sollecitato dalla lettura di fonti
netrare nel ‘mistero’ delle origini etru- disparate, a nostro avviso l’interesse di
sche: la documentazione è in via di lento, questo tipo di analisi risiede, come si
ma costante accrescimento e la quantità dirà in sede di conclusioni, nel tentativo
e qualità dei dati già disponibili si presta- di ricostruire vicende che la tradizione
no, come si è visto, a considerazioni glo- letteraria ci presenta in modo (per noi)
bali più circostanziate che in passato73. confuso, come il risultato di dinamiche
Un aspetto che sarebbe interessante socio-economiche e non come astoriche
approfondire in una prospettiva ‘etno- migrazioni di popoli79.
sociale’, anche ai fini della questione delle
origini etrusche, è quello del profilo ge-
nerale dell’isola nel contesto egeo, così La Lingua
come esso può essere ricostruito con
l’ausilio di tutte le fonti disponibili. Quale In queste ‘variazioni’ non sistematiche
identità, da questo punto di vista, sareb- sul tema delle origini etrusche, non può
be quella dei Tirreni di Lemno? Una stra- mancare un brevissimo cenno al pro-
da interessante era stata indicata ormai blema della lingua80, che si è più volte
molti anni fa da G. Dumézil in un lavoro richiamato. Ai nostri fini, è opportuno in-
giovanile recentemente ripubblicato74: nanzitutto sottolineare la validità dell’as-
l’analisi dei proverbiali ‘crimini lemni’ in- sunto di Pallottino relativo alla incidenza
duceva il grande studioso a ritenere la del fattore linguistico nella analisi del
società lemnia preistorica una “società di problema delle origini81. La sterminata
pirati, di filibustieri, come ne ha spesso co- bibliografia esistente dimostra che le due
nosciuti quest’angolo del Mar Egeo”. questioni sono intrecciate82 ed è sul terre-
Anche se qui non sembrerebbe ope- no linguistico che si giocano le maggiori
rante un vero e proprio “stereotipo etni- speranze di avvicinarci alla verità83. Va
co”75, come accade per il rapporto fra gli detto però che, come fa fede la lettera-
Etruschi e la pirateria76, non c’è dubbio tura specialistica, l’etruscologia contem-
che la proposta di circoscrivere un’area poranea è attraversata, come in passato,
egea dedita ad attività di tipo piratesco da numerose correnti di pensiero, che si
24 Vincenzo Bellelli
come dimostra il recente intervento di contatto – vera e propria interfaccia
di M. Torelli102, possono essere riversa- – etrusco-latina in cui può essersi pro-
te nel dibattito sulle origini etrusche dotta quella interferenza culturale che
prendendo in considerazione, oltre determinò da parte etrusca i fenomeni
che il problema della divinazione per di assimilazione orizzontale di figure
extispicio, anche quello della configu- divine di rango primario del pantheon
razione del pantheon etrusco-latino. Al latino-italico, che ha indagato anche To-
termine di una lunga dimostrazione il relli. L’unica differenza, sostanziale, fra le
Torelli, confermando e approfondendo due proposte, è che nella ricostruzione
alcuni spunti sui teonimi etruschi forniti di Maggiani il fenomeno sarebbe relati-
dai glottologi, ha potuto proporre una vamente recente, perché da ambientare
immagine del pantheon etrusco da cui in piena età di strutturazione urbana,
emerge una profonda interazione con mentre in quella di Torelli sarebbe assai
il mondo italico, che avrebbe determi- più antico e andrebbe riferito alla fase
nato l’adozione da parte etrusca di un finale dell’età del bronzo.
gran numero di figure divine latino- La questione ovviamente non è neu-
italiche. Questo importante processo di tra e, a seconda di come viene risolta, ne
stratificazione dell’ideologia religiosa e risulta condizionata anche la valutazione
di interferenza fra i due ambiti culturali, dell’incidenza delle questioni religiose
secondo Torelli103, sarebbe avvenuto in nel problema dell’etnogenesi etrusca.
un contesto (il Lazio) di feconda convi- Liddove, in particolare, si accogliesse la
venza fra le due etnie, quella etrusca e proposta di Torelli, con i suoi corollari,
quella latina, in cui però quella latina sarebbe confermata l’osservazione del
avrebbe avuto il controllo politico-ter- Körte, secondo cui il sistema religioso
ritoriale. Gli Etruschi infatti sarebbero etrusco si era ‘completato’ soltanto dopo
stati meno radicati nel territorio, per- l’arrivo in Italia106.
ché numericamente meno numerosi, Anche se l’intervento risolutore di
e soprattutto perché in condizione di Pallottino, spazzando via molti luoghi co-
subalternità socio-economica rispet- muni, ha anche modificato radicalmente
to ai ‘padroni di casa’, i Latini, a causa le basi della discussione su questi temi,
della loro condizione di immigrati che non si può non riconoscere dunque che
avevano però portato con sé un baga- questo filone di ricerca, che considera le
glio tecnologico molto evoluto (me- origini etrusche sub specie religionis, è da
tallurgia). Questa nuova prospettiva considerare tutt’altro che esaurito e of-
delle origini etrusche, su cui si tornerà fre anzi uno delle più importanti opzioni
in sede di conclusioni, ha posto in evi- oggi a disposizione per aggiornare la di-
denza un fenomeno – la importanza scussione su questo argomento.
nel Lazio nella vicenda della etnogenesi Ne risulterebbe in ogni caso con-
etrusca – su cui anche la ricerca proto- fermata l’interferenza etrusco-latina nel
storica ha cominciato recentemente a crogiolo del Lazio protostorico107, che la
far luce104. Ad analoghe conclusioni, sul ricerca archeologica recente, come si è
versante storico-religioso, è pervenuto detto sopra, sta rivelando ormai in modo
anche un brillante studio di A. Maggia- sempre più chiaro. Sta prendendo corpo
ni105 che a nostro avviso non ha ricevuto anzi l’ipotesi di una koiné ancora più am-
l’attenzione che meritava. Lo studioso pia, che sarebbe estesa anche alla Cam-
ha individuato nell’area veiente la zona pania settentrionale.
26 Vincenzo Bellelli
Dionigi di Alicarnasso, sono una popola- a confrontare i dati della tradizione let-
zione anomala nel panorama delle civiltà teraria (leggenda pelasgica) con quelli
fiorite non solo nell’Italia antica, ma in derivanti dalle analisi archeologiche e
tutto il bacino del Mediterraneo, perché territoriali120, che suggeriscono concor-
parlavano una lingua che non rientra in demente la presenza di una cesura nei
nessuna delle famiglie linguistiche indi- sistemi insediativi terramaricoli verso la
viduate dai glottologi, con una spiccata fine del Bronzo recente.
originalità nel panorama delle lingue di C’è poi la rilevanza della questione
ceppo “indoeuropeo” parlate dagli altri linguistica, cui si accennava sopra, e che
popoli stanziati nella penisola italiana116. nella vicenda delle origini etrusche ha un
Si attua dunque una saldatura im- suo peso autonomo, a prescindere dalla
portante di due ordini di osservazioni testimonianza di Dionigi di Alicarnasso.
puntuali sulle origini etrusche che trova- Senza arrivare a dire che il problema delle
no, almeno sul versante storico-linguisti- origini etrusche si riduce tout court al pro-
co, riscontri oggettivi. blema della classificazione dell’etrusco
A fronte di questi intricati problemi, come lingua anomala nel contesto delle
l’archeologia, com’è noto, è risultata – alla Restsprachen attestate nel Mediterraneo
prova dei fatti – la scienza meno attrezza- antico, appare comunque indubitabile
ta per apportare un contributo decisivo che il problema delle origini etrusche
al problema delle origini etrusche117. coincide in gran parte con quello della
Il problema è, almeno in parte, intrin- classificazione della lingua etrusca.
seco alla metodologia della ricerca, per- Dal punto di vista dell’interpreta-
ché l’archeologia è stimolata, da un lato, zione storica, quello che interessa qui
dagli spunti offerti dalle fonti letterarie rilevare è che la questione ha esiti assai
e dalle altre discipline, ma è obbligata, differenti a seconda che si adotti una pro-
dall’altro, a procedere con la propria me- spettiva autoctonista oppure (moderata-
todologia di ricerca, che consiste nell’in- mente) migrazionista. Infatti, mentre una
dagare le cose concrete, che poco o nulla lettura del primo tipo comporterebbe
ci dicono di solito sulle “origini” dei popoli l’adesione a modelli interpretativi come
che le hanno prodotte e fanno dunque quelli proposti per esempio dal Devoto
fatica a dimostrare fenomeni complessi (etrusco come lingua periindoeuropea)121,
e difficili da individuare come gli sposta- una lettura del secondo tipo, a prescin-
menti di popolazione118. dere da ogni considerazione di tipologia
D’altra parte, come dimostrano an- linguistica, indirizzerebbe viceversa verso
che alcuni contributi inseriti in questa l’adozione di un modello esplicativo come
pubblicazione119, la ricerca archeologica quello della ‘sostituzione linguistica’ mes-
è in grado di documentare non solo la so a punto da C. Renfrew122. In particolare
gradualità dei processi di sviluppo delle ci troveremmo di fronte a un caso di pre-
comunità antiche, ma anche fenomeni dominio di una élite straniera poco nu-
storici di discontinuità, che possono es- merosa (Modello II Renfrew), che avreb-
sere letti alla luce di indicatori e di campi be imposto ai nativi la propria cultura e
di osservazione, che variano a secondo il proprio codice linguistico123. Il risultato
della prospettiva di analisi prescelta. Lo non dovrebbe essere stato troppo diver-
dimostrano i recenti indirizzi della ricer- so da quello ipotizzato da F. Bader: “una
ca protostorica italiana, che mostra una parlata creola, frammista di elementi locali
notevole attenzione, rispetto al passato, e di importazione”124.
28 Vincenzo Bellelli
culturale e di fenomeni isolati di circola- sche138 a ben vedere percorre esatta-
zione di persone135. mente questa via interpretativa che,
In realtà, però, anche in questo mutuando una espressione del Lepore139,
caso, la tradizione letteraria, per quanto possiamo definire ‘etno-sociale’: secondo
stratificata e di difficile interpretazione, lo studioso, come si è già ricordato, nu-
lascia intravedere per la Campania una clei di immigrati dall’area egea, portatori
complessa vicenda di processi interet- di un sapere tecnologico molto avanzato,
nici e interculturali che possono avere si sarebbero integrati in condizioni di su-
comportato in epoche risalenti anche balternità nella società laziale dell’età del
spostamenti di popolazione, di sia pur bronzo finale, ma alla lunga sarebbero
modesta entità, che l’archeologia fa fati- riusciti a imporre la propria supremazia
ca a identificare, ma che sono adombrati culturale.
esplicitamente dal meccanismo dell’av- Non c’è chi non veda che presentata
vicendamento degli ethne testimoniato in questi termini, qualunque opinione si
dalle fonti letterarie136. abbia della idea di Torelli, la questione
C’è poi il lato etno-sociale della que- delle origini etrusche ne esce profonda-
stione che il caso etrusco-campano con- mente rigenerata e si offre alla discussio-
tribuisce ulteriormente a chiarificare. è ne con alcuni risvolti originali.
evidente infatti che in Campania i contatti La nuova prospettiva di analisi sposta
fra etnie diverse costrette a convivere ne- infatti in maniera sensibile l’asse della di-
gli stessi comprensori territoriali hanno scussione, che Pallottino impostava utiliz-
comportato nel corso del I millennio a.C. zando la nozione di ‘processo formativo’ e
l’instaurarsi di equilibri socio-economici focalizzando l’attenzione sul ‘punto di ar-
precari che a lungo andare si sono infran- rivo’ del fenomeno, allorché gli elementi
ti e hanno determinato fenomeni storici di definizione dell’ethnos ‘precipitavano’:
che gli autori antichi trattano e classifi- quando sondiamo i problemi di etnoge-
cano come veri e propri casi di etnoge- nesi e della formazione delle entità regio-
nesi137. Nella fattispecie, nel corso del V nali nell’Italia antica, se seguiamo le orme
secolo, come ci informano con dovizia le di Torelli, non è più nel campo di luce del-
fonti letterarie, i popoli italici si sarebbe- la storia che ci troviamo ad operare, bensì
ro impadroniti delle città etrusche e gre- nella penombra affascinante del periodo
che della Campania, fra cui Capua, alla di transizione fra preistoria e storia140.
fine di un processo che viene descritto Tali processi riguardarono sicura-
come un conflitto etno-sociale fra realtà mente entità etno-linguistiche che erano
urbana e campagna circostante. In altri a contatto, a proposito delle quali appa-
termini laddove, nell’Italia antica e per iono estremamente ragionevoli le osser-
esempio in Campania, sono documen- vazioni di L. Pareti:
tabili fenomeni di intensa interferenza …”sì che non v’è popolo antico che
etnica e culturale, è possibile anche in- non presupponga indefinite mistioni di
travedere che questi hanno comportato razze dalle origini: chi tenga conto di tutto
dinamiche socio-economiche comples- ciò e di altre mie osservazioni non può che
se che sono tanto più difficili da cogliere diffidare degli edifici artificiosi, e profon-
quanto più a ritroso si procede indietro damente arbitrari che in questo campo si
nel tempo. sogliono diffondere…Quel che a tutt’oggi
La recente soluzione proposta dal credo si debba negare, è che si possa con
Torelli per il problema delle origini etru- qualche parvenza di scientificità trarre dai
30 Vincenzo Bellelli
ipotesi prosopografica per il personag- Fig. 1. La stele di Kaminia
gio raffigurato sulla superficie anteriore (da Venezia 2000).
della lastra. Non c’è dubbio però che la
lettura complessiva della stele di Kaminia
fatta da Heurgon introduce nel dibattito
anche alcuni elementi di complessità,
che complicano ulteriormente la que-
stione etrusco-lemnia. Avremmo infatti
a che fare con un personaggio di origine
greco-asiatica emigrato a Lemnos all’e-
poca dell’occupazione persiana di Focea,
diventato nell’isola “chef de la résistance” Fig. 2. Ricostruzione gra-
contro il nemico persiano. Come inseri- fica della stele di Kaminia
re questa interpretazione nella cornice (elaborazione di J. Gran-
della questione etrusco-lemnia? Come Aymerich, tratta da Heur-
indica la chiusa dell’articolo di Heurgon, gon 1989).
decisamente meno efficace del resto del
contributo, molti restano i punti oscuri di
questa ricostruzione157.
Il monumento, a nostro avviso, si of-
fre a una analisi stilistico-formale e icono-
grafica che può innescare ulteriori spunti
logica del nostro cimelio operata da di discussione.
Jacques Heurgon, che ha impreziosito Indubbiamente l’aspetto esteriore
il suo studio anche con quella che a no- del monumento è quello di una stele fu-
stra conoscenza è l’unica ricostruzione neraria spezzata (ma v. subito sotto). Lo
grafica della stele154 (Fig. 2) che non uti- stile del rilievo (Fig. 1) è piatto e disegna-
lizza in modo pedissequo né il fac-simile tivo, ma la resa sicura, come si nota dai
pubblicato nel 1886 (Fig. 3) né quello, dettagli. Il personaggio rappresentato
leggermente modificato, pubblicato da appare massiccio e corpulento, e la sua
W. Brandenstein negli anni ’30 del secolo sagoma scompare dietro l’ampia superfi-
scorso155 (Fig. 4). cie circolare di quello che i più interpreta-
Nel suo articolo apparso nel 1980 no come scudo, altri – minoritariamente
lo studioso francese valorizzando anche – come mantello158. Il guerriero, che è
intuizioni altrui che non avevano fino a volto a sinistra, impugna una lancia alta
quel momento ottenuto la dovuta atten- quanto la sua persona: l’arma appare for-
zione, ha proposto di identificare il per- nita di asta robusta, la cuspide è a foglia
sonaggio menzionato nelle due iscrizio- triangolare allungata, e appare costolata
ni tirreniche della stele, l’oriundo foceo sul prolungamento del cannone conico
Holaie, come il comandante della eroica dell’immanicatura. I tratti appesantiti del
resistenza locale (lemnia) all’attacco sfer- volto del guerriero (Fig. 5) sono quelli di
rato dai Persiani156. una persona di non giovane età; le abra-
La proposta ha squarciato il velo di sioni superficiali non consentono di ap-
indeterminatezza nella quale galleggia- prezzare la resa dell’occhio e della bocca,
va il monumento, offrendo una cornice la cui restituzione resta ipotetica. Caratte-
storica plausibile e persino una coerente rista appare la dislocazione dei testi scritti
sulla superficie del manufatto. L’ordinatio originariamente non era una stele.
appare regolare sia nell’iscrizione A, che Fin qui l’analisi formale della rap-
in quella B, sia pure con alcune differenze presentazione. Qualche novità può es-
debitamente notate dagli specialisti159. sere innescata dall’analisi degli aspetti
L’uso di apporre iscrizioni sullo spessore compositivi. L’inserimento, e l’ingombro,
della stele, se pur raramente, è attestato della figura del guerriero entro il campo
in Etruria settentrionale160, ove – com’è rettangolare della lastra appare insolita-
noto – la tipologia della stele funeraria mente disassata rispetto all’asse longi-
è assai diffusa in età arcaica, sia nella tudinale del monumento, con un netto
variante rettangolare, che in quella cen- scarto della figura rappresentata verso
tinata, con parte sommitale arrotondata. destra (Fig. 1). Si noterà infatti che la di-
Non si può peraltro dire che la tipologia stanza che separa il bordo destro della
del monumento rinvii esclusivamente al ‘stele’ dalla nuca del guerriero è presso-
mondo etrusco, anche perché, come si ché doppia rispetto a quella che separa
dirà subito, a nostro avviso il monumento il bordo sinistro dalla parte anteriore del
32 Vincenzo Bellelli
Fig. 4. Fac-simile della stele
iscritta di Kaminia (da Bran-
denstein 1934).
34 Vincenzo Bellelli
Il fac-simile riprodotto ancora oggi166
(Fig. 3) rende irriconoscibili almeno 3 trat-
ti significativi del volto del ‘guerriero’: la
linea arcuata che segue l’andamento del
mento; la linea arcuata – assente nel di-
segno – che dal vertice inferiore dell’orec-
chio è tracciata fino alla base della nuca;
l’evidente ‘scalino’ sulla parte sommitale
della testa. Questi tre particolari del rilievo
che appaiono fraintesi o dimenticati nel
fac-simile ottocentesco, a nostro avviso,
non sono irrilevanti perché non sono fun-
zionali a definire naturalisticamente i tratti
del volto del personaggio ma configurano
la presenza di un ‘accessorio’, da interpre-
tarsi come maschera o copricapo, a se-
conda di come interpretiamo questi segni
grafici. Una prima possibilità di lettura che
proponiamo a titolo di semplice sugge-
stione, infatti, è quella di riconoscervi una
maschera analoga a quella indossata dal
personaggio armato di lancia raffigurato
su un curioso alabastron etrusco-corinzio
conservato al British Museum di Londra167
(Fig. 11). Come nella rappresentazione va-
scolare, l‘idea della maschera sarebbe sug-
gerita con un disegno a mezzaluna che
ricalca il profilo del volto, con naso e orbi-
ta oculare fortemente enfatizzati, e bordo
dell’accessorio che sovrasta la sommità
della testa. In tal modo troverebbero una
giustificazione adeguata due dei tre par-
ticolari del disegno della stele di Kaminia
appena richiamati, lo ‘scalino’ sopra la te-
sta e la curva assai ampia del mento, non-
ché il rendimento a grandi proporzioni
dell’orbita oculare. Indubbiamente, però,
mancherebbe in questo caso, una spie-
gazione adeguata dell’altra linea curva di
cui abbiamo ricordato l’importanza, e cioè per il nostro guerriero – come hanno fat- Fig. 6. Proposta ricostrutti-
quella che dal retro dell’orecchio corre to anche W. Brandenstein168 e C. De Si- va parziale del monumento
verso la nuca, che non può corrispondere, mone169 – la presenza di un copricapo a cui apparteneva la stele di
perché troppo bassa, a un elemento di fis- calotta aderente, con paranuca cortissi- Kaminia (disegno di M. Bel-
saggio della maschera. mo. Non si tratterebbe di un elmo, ma di lisario, CNR-ISCIMA).
Questo elemento troverebbe invece qualcosa che è sicuramente indossato,
una giustificazione piena se ipotizziamo forse un’insegna di rango o funzione in
36 Vincenzo Bellelli
una sorta di pompa magistratuale, o una
parata di figure stanti.
La tipologia del monumento e le
caratteristiche intrinseche ed estrinse-
che del duplice testo scritto, alla luce
delle considerazioni svolte, rendono più
appropriate per quest’ultimo una inter-
pretazione come elogium, piuttosto che
come epitaffio tombale172.
Fiduciosi che queste osservazio-
ni pos-sano risultare utili per l’analisi
del proble-ma etrusco-lemnio, siamo
peraltro consapevoli che le difficoltà
insite in ogni tentativo di far interagire
analisi epigrafico-linguistica con analisi
archeologica del manufatto rimango-
no ardue173. L’auspicio è che le ricerche
archeologiche sull’isola possano darci
ulteriori sorprese, e portino in futuro al
recupero di altri documenti che possano Fig. 9. Retro della stele di Ka-
contribuire ulteriormente a sottrarre la minia (foto Paleothodoros).
‘stele’ dal suo isolamento174.
Fig. 10. Lato sinistro della
stele di Kaminia (foto Paleo-
Ringraziamenti
thodoros).
Ringrazio tutti gli amici che hanno
Fig. 11. Alabastron etrusco-
partecipato al seminario di Agrigento (M.
corinzio con personaggio
Cultraro, L. Sineo, R. Sammartano, G. Tarta-
mascherato armato di lan-
relli e A. Zanini) per aver condiviso questo
cia (da Giuliano-Buzzi 1992).
percorso di ricerca. Sono grato inoltre a F.
Delpino, C. De Simone e A. Ercolani per i
proficui scambi di idee e la disponibilità.
Infine rivolgo un sentito ringraziamento
a D. Paleothodoros per avermi inviato da
Atene le immagini della stele di Kaminia
funzionali al mio discorso e M. Bellisario
per essersi cimentato nella proposta rico-
struttiva del monumento.
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44 Vincenzo Bellelli
si segnala per l’originalità dell’impostazione, 28
Briquel 1993. V. anche Musti 1970, Gabba
il volume di Barker-Rasmussen 2006. Più tradi- 1975 e 1991. è intervenuto recentemente sul
zionale l’impostazione di Thuillier 2008, che tema anche G. Colonna (2000 e 2002): su tutto
dedica in apertura un ampio capitolo ai due ciò v. ora R. Sammartano, in questi Atti (pp. 50-55).
‘pilastri’ del ‘mistero etrusco’, ovvero la lingua 29
Discussione in Briquel 1988, p. 130 e Musti
e le origini: pp. 17-48. 1988.
16
Qualche riferimento alla insofferenza ver- 30
Mutuo il concetto da Braccesi 1998, p. 61,
so la ‘soluzione’ di Pallottino, si trova anche in che però ne fa uso in altro contesto.
Aigner Foresti 1974 pp. 181, 187. 31
Pallottino 1979 p. 27.
17
Per farsi un’idea di quant’è avvenuto nel 32
Musti 1981, 1989 e 1990 (p. 12).
recente passato può essere utile leggere il pam- 33
In linea generale, la menzione dell’iden-
phlet di L. Magini (2006), il cui giudizio appare tità linguistica come fattore dirimente per rico-
tuttavia estremamente ingeneroso nei confron- struire le trafile etnografiche non è insolita nella
ti della impostazione ‘tradizionale’ di Pallottino. storiografia antica; valga per tutti il caso falisco
18
Non sono mancati negli ultimi anni det- – su cui Strabo V, 2, 9 – indagato da Camporeale
tagliati review-articles sulla lingua etrusca e sulla 1991, p. 213.
posizione linguistica dell’etrusco, che riflettono 34
V. per es. Briquel 1993 pp. 63-68.
peraltro impostazioni metodologiche assai dif- 35
D.H. I, 30, 2 presenta infatti gli Etruschi
ferenti: cfr. senza pretesa di completezza Impera- come un “popolo antichissimo che non rassomi-
to 1990; Beekes 1993; Silvestri 1995; Facchetti 2005; glia a nessun altro né per lingua né per costumi”.
Morandi 2006, Agostiniani 2008 e Penney 2009. Su 36
Nenci 1990, pp. 309-311. Per tutto il pro-
alcuni di questi lavori, v. i severi commenti di blema della comunicazione linguistica fra allo-
De Simone 1996a, pp. 90-95. V. anche supra, pp. glotti nel mondo greco si rimanda alla ampia
23-24. disamina di Della Luna 2003.
19
Cfr. Vernesi et al. 2004; Barbujani 2005; Achil- 37
Sulla questione dell’eponimo, v. per es. la
li et al. 2007; Pellecchia et al. 2007; Guimaraes et al. posizione di De Simone 2004, p. 85 s. che consi-
2009. Per un esame dettagliato dei risultati di que- dera la forma non fittizia. Ne ha discusso anche
sti studi si rimanda all’eccellente review-article di P. Aigner Foresti 1992. H. Rix (1984) ha dimostrato
Perkins (2009) e all’intervento di L. Sineo in questi in ogni caso che il termine recente rasna va ri-
Atti (pp. 143-152), da cui si può risalire alla cospi- condotto alla sfera del lessico istituzionale.
cua letteratura sull’argomento qui non citata. 38
V. per es. Pallottino 1947, Pareti 1958, pp.
20
Si veda per esempio il recente tentativo 243-255, 295-303. Più di recente v. come risol-
di M. Harari (2009) di mettere a confronto i dati ve il problema Camporeale 2004, pp. 192-193. Su
dell’archeologia con quelli messi a disposizione tutte le questioni legate alla testimonianza ero-
dagli studi sulla genetica delle popolazioni. dotea, Briquel 1991.
21
Pallottino 1947 e 1979. 39
Nenci 1990, p. 312.
22
Si vedano a riguardo le nette valutazioni 40
Il dato è confermato anche da Talamo
di C. De Simone (2011b e in questo volume, pp. 1979, pp. 32-33.
359-381). 41
Si veda, su questo punto cruciale, il pare-
23
Una ampia raccolta di fonti tradotte o in re di Briquel 1991, pp. 80 ss. Cfr. anche Gras 2003,
originale è Buonamici 1939, pp. 85 ss. e Pallottino pp. 108-109, che discute una precedente propo-
1947, pp. 175-180. sta di Lombardo 1990, p. 181.
24
V. nota 26. 42
Gli studiosi hanno cercato negli ambienti
25
Su ciò, diffusamente, R. Sammartano in più vari (Atene, Focea, Cuma, Cerveteri, Siracusa)
questi Atti (pp. 49-84). i luoghi di elaborazione della notizia. Gli estremi
26
Si rinvia a questo proposito alla ‘trilogia’ della discussione si possono recuperare nel sag-
di D. Briquel (1984, 1991 e 1993) e agli studi ‘mi- gio di R. Sammartano, in questi Atti (pp. 65-71).
nori’ di questo studioso. Per la leggenda pela- 43
Su Xantho v. Tozzi 1965 e Mehl 2003.
sgica, in particolare, v. ora anche Idem 1988 e in 44
Della stessa opinione sono soprattutto i
questo volume (pp. 279-293). glottologi: v. e.g. Prosdocimi 1995 e Rix 1995.
27
Camporeale 2004. 45
Agostiniani 2000, p. 485.
46 Vincenzo Bellelli
dei rapporti etrusco-retici, fondamentale Sassa- zione della leggenda pelasgica fatta da Braccesi-
telli 1999. Coppola 1993 (p. 74).
91
De Simone 1999, p. 34; Idem 2007. 115
Come suggerisce D. Musti (1990, p. 12).
92
V. per es. Pallottino 1979, II, pp. 540-544. 116
V. supra, al paragrafo dedicato alla lingua.
93
L’originalità di questo postulato di meto- 117
Sottolinea il dato anche van der Meer
do, a nostro avviso, deriva dalla formazione eclet- 2004. Sul confronto dialettico fra ricostruzio-
tica del grande studioso e dalla sua sensibilità ne storica e analisi archeologica v. le riflessioni
verso l’analisi stilistico-formale e tipologica dei sempre attuali di Pais 1894, Pareti 1928 e 2000,
manufatti archeologici. Analoga sensibilità verso e in epoche più vicine a noi Bietti Sestieri 2000.
i dati extra-linguistici, si nota – non a caso – nella 118
Qualche osservazione su questo delica-
posizione di M. Cristofani (1985, p. 16). to problema si trova in Pareti 2000.
94
V. Agostiniani 1992 e più sinteticamente 119
V. in part. i contributi di A.M. Bietti Se-
Idem 2000, pp. 491 ss. stieri e A. Zanini, rispettivamente pp. 249-277
95
Abbiamo creduto di applicare questa e 85-104.
metodologia, con la collaborazione di H. Rix, 120
Cardarelli 2009.
nella lettura del fregio dell’olpe ceretana con 121
I vari lavori del Devoto dedicati alla lin-
Medea, Dedalo e gli Argonauti, ove compaio- gua etrusca sono riuniti in Devoto 1967.
no didascalie esplicative: Bellelli 2002-2003; Rix 122
Renfrew 1999, pp. 149-151. Segue la stes-
2002-2003. sa linea di ragionamento Harari 2009, p. 43.
96
Ne tratta brevemente anche Pallottino 123
Accenna all’etrusco come a una lingua
1947, pp. 135 ss. imposta attraverso l’azione di una minoranza
97
Pontrandolfi 1981, pp. 11-83. etnica anche Durante 1968, p. 55.
98
Esemplificativo di questo indirizzo di ricerca 124
Bader 1994, p. 978, con rinvio a Benveniste
è il lavoro di Piganiol (1953). V. anche Ducati 1938. 1952, p. 214.
99
Aigner-Foresti 1974. 125
V. per es. De Simone 2011b.
100
V. Bellelli, in Bellelli-Mazzi cds 126
La ricerca sul campo documenta infatti
101
V. Bellelli, in Bellelli-Mazzi cds. una sostanziale continuità insediativa e uno svi-
102
Torelli 2009. V. anche Idem 2008. luppo culturale omogeneo in Italia nel periodo
103
Torelli 2009, pp. 136-144. delle ipotizzate migrazioni da est ad ovest.
104
Si rimanda qui ai lavori pionieristici di F. 127
Peroni 1982.
Delpino (1978 e 1987), la cui rilevanza è sottoli- 128
V. a titolo esemplificativo De Simone 2000,
neata da Negroni Catacchio 2002, p. 339, nota 48. Idem 2011a e b e Greco 2008, p. 24.
105
Maggiani 1997, in part. pp. 433 ss. 129
Durante 1968, p. 56, usa l’espressione
106
G. Körte (= Pontrandolfi 1981, p. 77). “fermento etnico esotico”.
107
Sulla fase finale dell’età del bronzo e sul- 130
Il riferimento ovvio è alla vicenda dei Po-
la prima età del ferro nel Lazio cfr. Bietti Sestieri- poli del Mare, che di recente è stato affrontato
De Santis 2007 e De Santis et al. 2010. Per un qua- con riferimento all’Etruria da Tykot 1994 e Oettin-
dro generale allargato a tutta la penisola Bietti ger 2010 (con proposte molto originali). Su que-
Sestieri 2008 e 2010. sto capitolo cruciale della storia del Mediterra-
108
Una riproposizione recente della tesi, non neo antico, v. Woudhuizen-van Binsberger 2011 (non
particolarmente originale, è in Magness 2001. vidi) e M. Cultraro, in questi Atti (pp. 105-141).
109
Celebre la interpretazione di un passo di 131
V. per esempio la cauta apertura di De
Erodoto: Pallottino 1948. Simone 2011b, p. 193, nota 198.
110
Pallottino 1984. 132
Fra i primi a proporre il paragone è Ran-
111
Essi sono raccolti nel I volume dei Saggi dall-Maciver 1927, pp. 14-15.
(1979, pp. 149-197). 133
Pareti 1958, p. 245: “ridurre il numero di
112
Ringrazio per l’amichevole collaborazio- migranti per giustificare la tradizione è cattivo
ne prestata nella consultazione dei documenti espediente”.
la Sig. Bianca Zambrano e il Dott. Diego Baldi. 134
Melandri 2011.
113
Pallottino 1989. 135
V. a titolo esemplificativo Peroni 1994 e
114
Si veda a titolo esemplificativo la valuta- 2003.
48 Vincenzo Bellelli