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Grafene e suoi possibili effetti. L’analisi del dott.

Marco Lehnus

GRAFENE. Numerose le notizie susseguenti, su questo materiale che, il mondo globalista, vorrebbe
imporre in molti aspetti della nostra vita. A seguire l’analisi del dott. Marco Lehnus.
La sua scoperta, è attribuita nel 2004 agli scienziati sovietici Andrej Gejm ed al suo discepolo Kostantin
Novoselov, che nel 2010 vinsero il premio Nobel per la fisica. Essi cercarono di ottenere delle strutture
molto sottile dalla grafite, con l’intento di confrontarne le proprietà con quelle dei nanotubuli di
carbonio, entità peraltro già conosciute da tempo. Con metodo dalla semplicità quasi sconcertante,
frapposero delle scaglie di grafite tra due nastri di scotch, ottenendo, nella fase della loro separazione,
frammenti sempre più sottili di grafite, via via che si andava ripetendo la metodica ed al termine della
quale veniva aggiunto, a supporto, uno strato di silicio. Riuscirono cosi a realizzare fogli estremamente
sottili di grafene, dello spessore di un solo atomo di carbonio, dei quali iniziarono a studiarne le
proprietà elettriche.
Il grafene, è il materiale più sottile al mondo, che pare essere destinato a stravolgere il futuro di
moltissimi settori della vita umana, ivi compresa, per le sue stupefacenti proprietà e conseguenti
potenziali applicazioni, quello nella ricerca ed applicazione medica. A questo proposito è interessante
rilevare la dichiarazione fatta nel 2016 dagli scienziati dell’Università di Manchester, con la quale
affermano di aver scoperto che l’ossido di grafene, può sconfiggere il cancro.

Questo nanomateriale, neutralizzerebbe le cellule staminali tumorali, non risultando tossico per le cellue
sane. Se i fatti confermeranno queste evidenze, è probabile che chemio e radioterapia potranno, almeno
in parte, essere accantonate o ridimensionate, giacché il loro effetto, per quanto utile nella distruzione
delle cellule neoplastiche, risulta però nefasto anche per le cellule adulte sane e per le cellule staminali
(le cosiddette cellule totipotenti, pronte ad evolversi in una delle varie linee cellulari (muscolari, ossee,
cardiache, polmonari, epatiche…) del nostro organismo.

Gli iniziali tentativi di ricavare dalla grafite il grafene, la cui struttura è bidimensionale, risalgono al 19°
secolo e l’intento attuale è di essere utilizzato, quest’ultimo, per creare oggetti tridimensionali, sapendo
che nello allo spessore di un millimetro di grafite, sono contenuti tre milioni di strati di grafene, ognuno
dei quali ha lo spessore di un atomo di carbonio. La struttura chimica del grafene, appare quindi come 1
foglio di atomi di C (carbonio) disposti in forma di “reticolo esagonale simmetrico”.  Per meglio
comprendere il rapporto tra grafene e grafite, possiamo immaginare quest’ultima come un libro, nel
quale ogni singola pagina sia costituita dal grafene, con il particolare che, pur essendo la pagina parte
del libro, essa presenta proprietà molto diverse dal libro intero!
Perche’ assottigliare la grafite per ottenere il grafene?
Perché ciò costringe gli elettroni a muoversi lungo il piano di questi “fogli”, il reticolo esagonale
simmetrico, la cui struttura influenza il comportamento degli elettroni stessi, facendoli divenire
equivalenti a particelle prive di massa, simili, quindi, a neutrini (particelle subatomiche elementari di
massa quasi irrilevante) ma, a differenza di questi, elettricamente carichi. Il “percorso forzato”
all’interno del reticolo, fornisce agli elettroni stessi, una elevata mobilità che conferisce loro la
caratteristica di particelle “balistiche”, ovvero di proiettili non deviabili e capaci di viaggiare su distanze
microscopiche elevate.

Le proprietà del grafene, sono quelle di un materiale ultraleggero, flessibile e tra le cento e le duecento
volte più resistente dell’acciaio, risultando  inoltre, essere un ottimo conduttore di calore e corrente.
Quasi trasparente ed impenetrabile anche da un solo atomo di elio (gas nobile), si lascia però
attraversare dalle molecole d’acqua, risultando, peraltro, un ottimo filtro per la depurazione di acque
reflue e acqua di mare, dalla quale ricavare acqua potabile. All’umanità sono stati necessari circa
centossessanta anni per ricavare il grafene dalla grafite, ora molto resta ancora per poterlo impiegare su
vasta scala industriale.

Le sue caratteristiche lo vedono già impiegato per le batterie delle auto elettriche e degli smartphone,
con tempi di ricarica estremamente veloci, ma anche nella costruzione di veicoli, quali automobili ed
aerei più leggeri e più resistenti.
Nel settore medico?

Nel campo medico, si attendono le sue future applicazioni, trattandosi di nanotecnologie con le quali
sviluppare sensori intelligenti ed ultrasensibili capaci, una volta introdotti nell’organismo per via
subdermica od intravascolare, di monitorare le varie attività di tessuti e degli organi  – fra i quali il
cervello – raggiungendoli, al fine anche del recapito diretto di un eventuale principio
farmacologicamente attivo per la cura di una specifica affezione.

Ma, allo stato attuale, la realtà potrebbe essere meno edificante e rassicurante, rispetto alla narrazione
fin qui fatta, poiché da vari studi recenti condotti in Spagna ed in altri Paesi, sembra che  l’ossido di
grafene  sia contenuto nelle mascherine chirurgiche, che il mondo intero, obbligatoriamente, si trova
costretto ad utilizzare dall’inizio dell’era covid.

Inoltre, le stesse fonti universitarie pubbliche spagnole, dichiarano che con la microscopia elettronica e
la spettroscopia, nei tamponi utilizzati per la PCR (reazione a catena per la polimerasi) e nei test
antigenici, siano presenti nanoparticelle di ossido di grafene. Allo stesso modo, tutte le varianti dei
“dispositivi genici” della BigPharma inoculati fino ad oggi alle popolazioni del pianeta, conterrebbero
una stessa considerevole quantità di ossido di grafene. Non ne sarebbero stati esenti nemmeno i vaccini
antinfluenzali degli anni precedenti, nei quali l’ossido di grafene sarebbe stato utilizzato come
adiuvante, come pure i nuovi vaccini anti-inflenza comune ed i cosiddetti “nuovi vaccini” anti-covid
intranasali.

Da studi medici qualificati e certificati, sembra che i tristemente noti effetti trombotici in corso di
patologia acuta da covid, si debbano ascrivere all’ossido di grafene per il suo elevato effetto coagulativo
sul sangue. Allo stesso tempo, l’ossido di grafene risulterebbe immuno-soppressore in conseguenza agli
effetti di scompenso sullo squilibrio ossidativo, indotto da questo tossico, in termini di carenza di riserve
di glutatione, il cui stoccaggio è a livello epatico.

Un carico maggiore di ossido di grafene somministrato, determinerebbe il collasso del sistema


immunitario con inevitabile  “tempesta citochinica”, proprio come accade nella malattia conclamata
attorno al 4° / 5° giorno, qualora – rispetto al consumato mantra della “tachipirina e vigile attesa”,
responsabile di innumerevoli morti per omicidio di stato –  non venga instaurata una adeguata e
tempestiva terapia delle fasi iniziali con presidi farmacologici, quali idrossiclorochina o ivermectina
associate ad altre variabili terapeutiche, quali aspirina, azitromicina (od altri antibiotici specici) ed
eparine a basso peso molecolare.

L’osservazione clinica ed il riscontro autoptico, confermerebbero come l’ossido di grafene, sia


responsabile del quadro di polmonite interstiziale bilaterale. Sintomi legati alla sua presenza nel corpo
sono il sapore metallico in bocca e la perdita parziale o totale del gusto (ipogeusia o ageusia) e
dell’olfatto (iposmia o anosmia) seppur generalmente temporanee. Gli stessi sintomi si possono iniziare
ad avvertire intorno alla fine della prima settimana di malattia da covid 19 conclamata. Per inalazione,
l’ossido di grafene, provoca infiammazione delle mucose delle prime vie respiratorie ed anche in questo
caso ageusia ed anosmia.

Sono oramai acclarati gli effetti magnetici cutanei, conseguenti alla proprietà


elettromagnetica dell’ ossido di grafene, che è stato inequivocabilmente obiettivato su milioni di
persone, nelle ore immediatamente successive all’inoculazione del dispositivo genico e che ora trova
una concreta  risposta al “curioso fenomeno” dopo l’identificazione del tipo di tossico presente nello
pseudo vaccino.

A completare il quadro iniziale delle acquisizioni di queste ultime ore, vi sarebbe l’acquisizione che
questo tossico, sia il presunto Sars-Cov-2 dal quale avrebbe preso l’avvio della malattia nota come
Covid – 19 .  Notizia, a mio parere, ancora nebulosa che necessita di conferme che dovrebbero
provenire da più laboratori di ricerca universitaria, per poter godere di credito.
Se ciò dovesse essere confermato, prenderebbe consistenza maggiore quel sospetto che da oltre un anno
aleggia nel mondo scientifico emarginato, delegittimato e deriso, circa il non ancora dimostrato
isolamento del virus che, qualora identificato ed isolato, avrebbe consentito la preparazione di un vero
vaccino secondo i canoni classici, riconducibili agli insegnamenti della microbiologia (materia del 2°
anno del corso di laurea in medicina e chirurgia).   Le mie reminiscenze di quegli studi, mi confermano
che la preparazione di un vaccino, avviene partendo dall’isolamento del virus, per procedere poi ad una
delle seguenti successive fasi: fase di uccisione o attenuazione del suo potere virulento o alla
predisposizione della sua totale avirulenza.

Al termine di dette fasi, sarà possibile predisporre la fase finale, ovvero la preparazione del vaccino
purificato, da inoculare in via preventiva alla popolazione esposta al contagio, qualora non già protetta
naturalmente per aver contratto l’affezione in modo sintomatico od asintomatico, che ne abbia
conseguentemente stimolato le difese attraverso la produzione di anticorpi specifici.

Da ultimo, è interessante ricordare che esiste una banda di frequenza elettronica specifica, in funzione
della quale il grafene, come moltissimi altri materiali, viene sollecitato ad ossidarsi molto rapidamente,
andando così a rompere quell’equilibrio nell’organismo, che consente la produzione e l’accumulo, a
livello epatico, delle riserve di glutatione, il più potente e rappresentato anti-ossidante del nostro
organismo.  Sembra oramai evidente che la banda di frequenza in grado di scatenare questo effetto
negativo sul rapporto ossido di grafene / glutatione, venga emessa con le nuove larghezze di banda di
trasmissione della tecnologia wireless 5G.
Ad maiora!

(di Marco Lehnus, medico chirurgo, specializzato in chirurgia toracica, nutrizionista, omotossicologo,


osteopata)

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