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Introduzione
Lo ricerca tecnologica attuale sui sistemi di rivelazione per i tomografi PET si indirizza
sostanzialmente verso tre obiettivi (Humm et al 2003).
Il primo deriva da motivazioni legate alla introduzione relativamente recente della modalità di
acquisizione 3 D (Muehllehner et al 2002). Si vogliono superare i due punti deboli con rivelatori a BGO
del 3 D rispetto al 2 D costituiti dal limite sul rateo di conteggi e dal limite sulla qualità delle immagini
evidenziato come contrasto ridotto delle lesioni a seguito dell’alta frazione di scatter.
Lo studio di rivelatori più veloci (LSO), ossia con minor tempo morto e miglior risoluzione
temporale del BGO, porta ad purtroppo solo ad ambire al secondo obiettivo, che ha radici lontane nella
storia della PET: la creazione di tomografi “a tempo di volo”, cioè in grado di rivelare la posizione di
annichilazione lungo la retta di propagazione dei due fotoni.
Sono invece disponibili una vasta serie di prototipi che mirano alla risoluzione del terzo
obiettivo, anch’esso intrinseco nella metodica PET sin dalla nascita dei tomografi con struttura a
blocchi: il miglioramento della risoluzione spaziale per posizioni lontane dall’asse del tomografo
mediante la misura in linea della “Depth Of Interaction” (DOI) nei cristalli rivelatori, eliminando l’errore
di parallasse che deteriora sensibilmente la risoluzione transassiale in senso radiale.
Occorre ini ricordare nell’ultimo decennio la grande richiesta e la realizzazione di tomografi
commerciali dedicati all’imaging di piccoli animali nell’ambito della ricerca farmacologia, genetica e
dell’imaging molecolare.
Scintillatori inorganici
La sezione d’urto per interazione fotoelettrica dipende da ρ Z eff 4 / E• 3 (ρ densità del materiale,
Zeff numero atomico efficace, E• energia dei fotoni). La necessità in PET di individuare materiali con
alta efficienza intrinseca, ossia con alto coefficiente di attenuazione lineare •, per fotoni di alta energia
(511 keV) impone l’uso di scintillatori inorganici1 le cui caratteristiche fisiche sono riportate in tabella 1.
Infatti, nella rivelazione in coincidenza, la probabilità di interazione fotoelettrica dei due fotoni di
annichilazione è data dal prodotto delle due probabilità di interazione in singola. Ciò riduce
quadraticamente l’efficienza in coincidenza di scintillatori a Zeff basso rispetto al BGO, che, impiegato
usualmente con spessore di 30 mm, è al primo posto in quanto a efficienza di rivelazione. Questo è
stato il motivo della sua introduzione nella PET 2D in sostituzione del NaI delle gammacamere.
1
Esiste tuttavia un tomografo commerciale per piccoli animali costituito da rivelatori a gas.
Tabella 1: Proprietà fisiche degli scintillatori utilizzati in tomografi PET clinici (parte superiore) e
per piccoli animali (parte inferiore).
Scintillatore Composizione Densità Zeff 1/µ Prob. Nphoton τscint Indice Risoluz.
fotoel. /MeV rifrazione Energetica
(g/cm 3) (mm) (ns)
3 137
(%) (x 10 ) Cs (%)
Ai fini delle proprietà di rivelazione in PET, oltre ai già citati ρ e Z eff, occorre introdurre altri
parametri fisici importanti. La scintillazione è la conversione dell’energia del fotone gamma incidente in
un elevato numero di fotoni nello spettro visibile. Questo processo radiativo consiste nella
diseccitazione di stati eccitati molecolari di tipo elettrone-lacuna, che vedono il ritorno degli elettroni
dalla banda di conduzione alla banda di valenza del materiale scintillante accompagnati da fotoni nel
visibile. In generale lo spettro luminoso di emissione e di assorbimento si sovrappongono, e la luce
emessa non può propagarsi all’interno del cristallo. Perciò il materiale viene appositamente attivato con
l’introduzione di altri elementi (drogaggio con tallio o cerio) che creano livelli di eccitazione intermedi tra
la banda di valenza e quella di conduzione. Lo spettro di emissione relativo alla diseccitazione di tali
livelli non viene assorbito dal resto del cristallo. E’ chiaro che le proprietà dell’emissione luminosa
possono variare se varia, accidentalmente o intenzionalmente, la concentrazione di drogante tra lotti
diversi o cristalli diversi. Per alcuni scintillatori invece l’attivazione non è necessaria (“self activated
scintillators”) perché spettro di emissione e di assorbimento si sovrappongono msura minima. Questo è
il caso del BGO.
Risoluzione energetica
L’alta frazione di scatter è il secondo punto debole del modo 3D. Questa può essere ridotta
solo mediante l’aumento della risoluzione energetica del sistema che permetta l’uso di finestre di
discriminazione energetica più strette delle attuali senza perdita di eventi fotoelettrici. Un confronto delle
risoluzioni energetiche di cristalli singoli accoppiati a fotomoltiplicatore (PMT) è nell’ultima colonna della
tabella 1. La risoluzione energetica di sistema dipende dalla risoluzione intrinseca del cristallo, dalla
trasmissione della luce all’interno dello stesso (tagli stretti e lunghi riducono la trasmissione e
peggiorano la risoluzione energetica intrinseca), dalla geometria dell’accoppiamento con il
fotomoltiplicatore (nella struttura a blocchi, i cristalli periferici inviano meno luce al PMT), dalla
riflessione all’interfaccia cristallo-vetro del fotomoltiplicatore (importanza degli indici di rifrazione del
cristallo vicini a quello del vetro ≈ 1.5), dalla corrispondenza tra lo spettro dei fotoni di scintillazione e lo
spettro di assorbimento del fotocatodo, dall’efficienza quantica del fotocatodo, e dal rumore del PMT.
Tutti questi fattori sono affrontati a livello di ricerca per migliorare la risoluzione energetica e anche
quella spaziale. In questa corrente si inseriscono nuovi tipi di PMT sensibili alla posizione (PSPMT) e
una serie notevole di sforzi per sostituire i PMT con diodi a semiconduttore (fotodiodi, PD), che
potrebbero superare i due punti deboli dei PMT: a) La bassa efficienza quantica del fotocatodo (≈20%),
che riduce il numero dei portatori di informazione e quindi aumenta il ruolo delle fluttuazioni statistiche
secondo Poisson; b) le dimensioni dei PMT, che non possono essere ulteriormente ridotte, e che
impediscono il miglioramento della risoluzione spaziale. I PD hanno un’efficienza quantica doppia dei
PMT e possono essere di dimensioni molto ridotte. I limiti dei PD sono l’elevato rumore elettronico e
l’assenza di moltiplicazione. A questo si è ovviato con l’introduzione dei PD a valanga (APD), in cui la
polarizzazione inversa viene attuata con tensioni molto più elevate che nei PD, e ciò crea un effetto di
moltiplicazione (fino a 1000) dei fotoelettroni generati nella zona di svuotamento dai fotoni di
scintillazione. Sia i PD che gli APD possono essere in forma matriciale per una lettura accurata della
posizione dell’evento. Il punto delicato degli APD è la forte dipendenza della risposta dalla temperatura.
L’ultima classe di PD proposti è quella a drift (Silicon Drift Detectors SDD) che riduce il rumore
elettronico. Allo stato attuale nessuna delle tre classi di semiconduttori è in grado di competere
globalmente con i PMT, ma sono stati realizzati in laboratorio vari prototipi con prestazioni incoraggianti
e migliori dei PMT sotto alcuni aspetti. I punto sostanziale è ottenere un unico dispositivo a basso
rumore ed elevata risoluzione energetica e temporale. La risoluzione energetica degli APD e SSD è già
migliore dei PMT. Inoltre il loro costo è decisamente inferiore.
BIBLIOGRAFIA
- Humm JL, Rosenfeld A, DelGuerra A. - From PET detectors to PET scanners – Eur. J. Nucl. Med.
Mol. Imaging. 2003 30(11):1574-1597.
- Knoll - Radiation detection and measurement - Wiley & Sons
- Moses WW - Time-of-flight in PET revisited - IEEE Trans Nucl Sci vol 50 N° 5, October 2003