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LEZIONE

Il Buddhismo (introduzione e premesse storiche

Cosa intendiamo per Buddhismo? È un termine che delinea una tradizione di


pensiero nata in India, tuttavia deriva da una traduzione approssimativa di
due termini chiave: Buddha e Dharma. Il “Buddha Dharma” è un termine che
si riferisce direttamente agli insegnamenti del Buddha, mentre con
“Buddhismo” si fa riferimento di solito all’insieme di testi delle ri essioni, delle
diverse esperienze di pratica, che si sono sviluppati a partire
dall’insegnamento del Buddha storico
Chi era il fondatore di questa tradizione di pensiero? Gli studiosi sono quasi
tutti d’accordo sulla storicità del fondatore, cioè Gautama Siddhartha, e in
seguito chiamato Shakyamuni (saggio degli Shaka); è anche evidente che nel
corso del tempo molti elementi leggendari entrarono a far parte della sua
biogra a, e le notizie più antiche risalgono alle scritture Pali, cioè una lingua
indoeuropea derivata dal Sanscrito, e nel 2 a.C. appaiono anche già nel
Mahavastu (“grande composizione delle gloriose azioni”) descrizioni
complete
Non tutti gli studiosi sono concordi nello stabilire le date esatte di nascita e
morte del Buddha, quindi si può collocare la vita tra il 6 secolo e il 5 secolo
a.C
Secondo la tradizione Gautama si può collocare al 560 a.C. a Kapilavastu,
un territorio nepalese vicino al con ne indiano; apparteneva alla stirpe
principesca degli Shakya, reggitori di un piccolo territorio tributario del re di
Kosala. Questo aristocratico di 29 anni, persuaso ormai della vanità di ogni
gioia terrena, si risolve a mutar vita, abbandona di notte il palazzo e veste
l’abito di monaco questuante; qui cerca, ma invano, di appagare la sua brama
di conoscere la verità seguendo gli insegnamenti del brahmano Arada
Kalama e di Udraka Ramaputra; si dà a severissime penitenze. Ma
l’indebolimento estremo dell’organismo si dimostra contro operante. Solo
dopo interminabili meditazioni, consegue l’illuminazione (la “bodhi”) che gli si
rivela con la formulazione delle fondamentali verità:
1. esistenza del dolor
2. origine del dolor
3. estinzione del dolore, via che conduce all’estinzione del dolore.
E da quel momento Gautama divenne il Buddha (“l’illuminato”, “lo svegliato”).
Come si sviluppò il Buddhismo dopo il suo fondatore? Noi sappiamo che
dopo la morte del Buddha, il Buddhismo percorse prima tutta l’India dove si
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tennero i famosi concilii, che in qualche maniera sistematizzarono le parole


del suo fondatore:
1. Il primo concilio è importante in quanto in questo fu chiesto a 10 principali
discepoli del Buddha storico, ovvero Ananda, di recitare a memoria
l’insegnamento del Buddha. Mahakasyapa, uno dei discepoli, interrogò
Ananda anche sulle circostanze e sui luoghi in cui si erano tenuti i vari
sermoni. In questo primo concilio quindi si cercò di sistematizzare il
pensiero del fondatore del Buddhismo. Alla ne i partecipanti recitarono
insieme due parti del canone buddhista, ovvero i discorsi del Sutta Pitaka
(la seconda grande categoria di testi canonici buddhisti contenuti nel
Canone pāli) e le regole di disciplina del Vinaya Pitaka (indica la raccolta
scritturale delle norme di condotta seguite dai monaci e dalle monache.
Il Sutta Pitaka contiene una grande varietà di opere che differiscono
notevolmente sia per lo stile letterario sia per il contenuto, ed è divisa in 5
Nikaya (volumi). Nel Vinaya Pitaka invece sono descritti gli eventi che hanno
portato alla prima formazione della comunità dei monaci e, come detto prima,
le norme generali che ne regolano la vita quotidiana.
2. Il secondo è il concilio in cui secondo la tradizione buddhista venne
discussa la condotta dei monaci della comunità di Vaishali (distretto nel
Bihar), dopo però la denuncia di questo Yasas. Questo monaco era un
discepolo di Ananda, e si era reso conto che la comunità di Vaishali riceveva
dai laici offerte in oro e in argento; mise a confronto i Vaishaliani con i monaci
di altre regioni, che condannarono il loro comportamento. Questo fu un
concilio pieno di tensione, perché appunto venne condannata la condotta
morale di alcuni monaci.

3. Nel terzo concilio, l’assemblea si pronunciò a favore di questo monaco


Mahadeva, e non fece altro che prendere atto dell’avvenuta scissione tra i
cosiddetti “anziani”, i Thera, e il grande gruppo che è il Mahasanghika. La
posizione di questo monaco dava maggiore risalto ai laici, e da queste
premesse, si svilupperà poi la cosiddetta corrente Mahayana, la quale sarà
una delle correnti principali che si diffonderà nell’Asia (soprattutto in Cina e

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poi in Giappone). Nel 250 a.C. il re Ashoka, che si era convertito al


Buddhismo, preoccupato dell’approfondirsi degli scismi in seno alla comunità
dei monaci Buddhisti, convocò quindi un quarto concilio

4. In questo quarto concilio i monaci dissidenti vennero allontanati e il


reggente, Ashoka, si schierò a favore degli ortodossi, con 3 editti di
espulsioni di quei monaci che si fossero resi responsabili di scismi
Mahinda, glio del regente Ashoka, si recò in missione nello Sri Lanka, e lì
convertì il re del luogo, il quale fondò il primo monastero Buddhista, il
Mahavihara. Nel 1 secolo venne fondato un altro monastero sul monte Baya,
che entrò in disputa con il primo per questioni disciplinari; nel 32 a.C. fu
convocato un altro concilio al quale si deve il merito di aver stimolato
trascrizioni in lingua cingalese del canone Buddhista.

Fin dal primo concilio, il Buddhismo si era diffuso nelle Kashmir protetto dal re
locale, ovvero il re Kanishka. Sembra che sotto il suo regno, nel 2 secolo
d.C., abbia avuto luogo un grande concilio, con monaci provenienti da tutte le
parti dell’India. Dopo la morte del Buddha la comunità fu quindi scossa da
numerose scissioni, e presto gli ortodossi che si attennero al corpo strutturale
Buddhista, si separarono dagli innovatori, cioè i Mahasanghika. Dal gruppo
degli ortodossi si divisero nuovi gruppi, che diedero vita a tutte le scuole del
cosiddetto Hinayana (ovvero “il piccolo veicolo”), in opposizione alle scuole
del Grande Veicolo, ovvero del Mahayana. Il gruppo ortodosso pose
l’accento più sulle regole e sulla vita monastica, mentre il gruppo innovatore
evidenziò l’importanza dell’attività religiosa nell’ambiente sociale; questa fu la
strategia vincente dei monaci che appartenevano a questa corrente di
pensiero
Come si sviluppò il Buddhismo dopo la morte del suo fondatore? Dovettero
passare 5 secoli prima che il Buddhismo penetrasse nel sud continente
Indiano, pressapoco lo stesso tempo che Roma impiegò per conquistare la
penisola italica. Dopo 500 anni la sua tradizione di pensiero incominciò a
diffondersi nell’Asia orientale.

Il Buddhismo, inteso
come religione
mondiale, nacque nel
Gandhara, zona che si
trova nel nord-ovest
dell’India; da questa
zona i monaci si
in ltrarono a poco a
poco nell’Asia centrale,
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per passare poi in Cina e poi in terre più lontane no a raggiungere il


Giappone. Fuori dall’india, la forma di Buddhismo che attecchì
maggiormente, fu quella Mahayanika, perché i monaci Mahayana furono
dei missionari più ef caci di quelli dello Hinayana. Il loro problema era che
erano ostacolati dalla loro in essibilità nell’interpretare alla lettera i testi
canonici, mentre i concorrenti, si concedevano una libertà maggiore nella
spiegazione delle scritture, e questa mentalità si applicava sia alle regole
monastiche, e sia alle proposizioni dottrinali. Si adattavano al contesto
culturale speci co. I monaci Mahayana trovarono presto il modo di aggirare le
regole inattuabili, dando loro una nuova interpretazione adatta alle
circostanze. Al successo della loro opera missionaria, contribuì in maniera
speciale l’atteggiamento che si assunsero nei confronti delle regole del
Vinaya, secondo le quali, ad esempio, la pratica della medicina è proibita ai
monaci. Essi si convinsero che la compassione e il senso di responsabilità
nei confronti dei loro simili, contavano di più di una rigorosa regola
monastica, anche animata dalle migliori intenzioni; si dedicarono quindi con
zelo allo studio e alla pratica della medicina, la quale divenne uno strumento,
una strategia per avvicinarsi alla cura del corpo, e cura dell’anima. La stessa
larghezza di veduta fu attuata anche alle questioni dottrinali. I monaci
Mahayana si sforzarono con grande cura di minimizzare le differenze tra le
teorie Buddhiste e quelle non Buddhiste, e di assimilare con approccio
sincretista il più possibile le opinioni dei loro precedenti convertiti

Il modo in cui il Buddhismo si diffuse in Asia —> (link su moodle tappe


storiche della diffusione del Bhuddismo in Asia
L’espansione del Bhuddismo in quasi tutta l’Asia fu quindi paci ca, avvenne
in diversi modi (non imposta attraverso guerre), e in maniera piuttosto
organica. Quando i mercanti visitavano altri paesi, nivano per abitarli, i
membri di quelle popolazioni locali sviluppavano chiaramente un interesse
naturale per le credenze di questi stranieri; spesso l’inseminazione avveniva
attraverso l’in usso di un monarca potente che adottò personalmente il
Bhuddismo e lo sostenne (come i casi nel sudest asiatico). La Cina fu il primo
grande paese in cui il pensiero Bhuddista si fece strada, e quest’ultimo
attraversò 5 stadi:
1. Periodo di consolidament
2. Tentativo preliminare di venire a scendere a patti con il materiale
preesistent
3. Più matura assimilazione della dottrina, che però è ancora in uenzata dai
modelli indian
4. La più importante, fu raggiunta 600 anni circa dalla scomparsa della
dottrina; vi si affermò un Buddhismo speci catamente cinese, o
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giapponese o tibetano, che non esercitò più alcuna violenza su carattere


nazional
5. Periodo della decadenza, in questa fase il Buddhismo non ha avuto più
quella creatività intellettuale che ha avuto invece nelle fasi precedent

Arrivo del Buddhismo in Cin


Per una transizione naturale dall’Asia centrale, il Buddhismo passò nella Cina
governata dalla Dinastia Han (汉朝) no al termine di quest’ultima ( ne 220
d.C. circa); si pensa che gli inizi del Buddhismo cinese risalgano agli anni
compresi tra il 70 e il 50 a.C. e che poi questa tradizione di pensiero si sia
estesa sotto la dinastia Han. Tuttavia, da principio fu considerata come
(anche in Giappone) una sorta di religione straniera praticata da popolazioni
non cinesi e viventi in regioni esterne. Gli sviluppi del Buddhismo in Cina non
furono facili, e non sempre ottennero agli inizi un progresso pari
all’entusiasmo mostrato dai vari monaci persiani, indiani, afghani che
andavano propagando la loro dottrina: la penetrazione venne infatti
lentamente nel corso dei secoli, e il Buddhismo non cessò mai di essere
considerato dai seguaci del confucianesimo come una sorta di eresia
straniera. Atteggiamento questo che trova la sua giusti cazione nella natura
antinomica di alcuni principi nei confronti della concezione che i cinesi
avevano della società e della famiglia. Nel 4 secolo d.C. i cinesi ebbero la
concessione di entrare nella comunità monastica, e da allora il Buddhismo
(nell’8 secolo Tantrico, terza grande corrente di pensiero Buddhista, il
Buddhismo esoterico), e da questo punto incontrarono tanti altri favori. Vi fu
quindi un progressivo processo di assimilazione e di adattamento che
avvicinò le posizioni del Buddhismo a quello dei cinesi, grazie anche ad una
maggiore comprensione incontrata negli ambienti Taoisti, che proprio videro
nell’insegnamento Buddhista soltanto un diverso aspetto delle proprie teorie.
Vi fu anche una più marcata affermazione degli elementi originari della
meta sica Mahayana, che portarono a una più salda penetrazione del
Buddhismo in Cina, che corrispose alla rielaborazione cinese della legge,
variamente interpretata nei differenti orientamenti speculativi delle principali
scuole di pensiero Buddhiste che erano orite tra il 6 e il 9 secolo
Fra quanti maggiormente contribuirono a far conoscere la dottrina Buddhista
in Cina? Una delle gure più importanti fu quella di Kumārajīva, vissuto tra il
344 e il 413, che fu un monaco di tradizione Kashmiriana, che tradusse in
cinese un centinaio di testi sanscriti, creando così le premesse della fase di
approfondimento speculativo di elaborazione della dottrina cinese. Veniva da
Kucha, e deportato in Cina in seguito ad una guerra nel 384 visse per 15 anni
nel Kangsu ?? E nel 402 fu condotto nella capitale di allora (Chang’an), dove
divenne direttore dell’istruzione religiosa e dove anche morì nel 413
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Partito come monaco della scuola Buddhista dei Salvastivada, si era poi
convertito alle dottrine di Nagarjuna (un’altra corrente di pensiero), e i suoi
discepoli più importanti furono 2: Seng Chao (384-414) e Chu Tao-sheng
(circa 360-434). Riguardo al primo, i suoi scritti che furono raccolti sotto il
titolo di “i Libri di Chao”, costituiscono un interessante mescolanza di
Buddhismo e Neo-Taoismo, tanto che le opposizioni di quel tempo
fondamentali nell’interno del pensiero Buddhista erano considerate
equivalenti a quelle del Neo-Taoismo
Un’altra gura importante fu quella del monaco Bodhidharma (483-540),
venerato dai cinesi come 28esimo patriarca del Buddhismo, che lasciò l’India
emigrando in Cina a Canton dove svolse un’intensa propaganda del Dharma

Nel 500 il Buddhismo si era stabilito saldamente in Cina, le sue condizioni


erano orenti e contava innumerevoli monasteri, templi, grotte scolpite usate
dai monaci come abitazioni.

Monastero Hanging in Cina


La conseguenza fu che sia le classi dominanti sia il popolo cinese
appoggiarono questa nuova “religione”; gli imperatori erano ben contenti di
contare tra loro sudditi il maggior numero possibile di Buddhisti amanti della
pace: la società cinese non ha mai conosciuto la costruzione universale, e ha
sempre dato un altissimo valore alla pace. Gli strati sociali preminenti
scoprirono che i monaci Buddhisti erano più “trattabili” rispetto ai loro rivali
Taoisti, i quali seguitavano a fomentare ribellioni tra i contadini. I Buddhisti
invece dipendevano dalle donazioni di laici facoltosi, si poteva quindi essere
sicuri che non avrebbero perseguito di loro iniziativa piani politici che erano
considerati indesiderabili. Le masse si sentivano poi molto attratte dall’ideale
del Bodhisattva, che apriva possibilità anche alle categorie più basse della
gerarchia sociale. La gura del Bodhisattva è una gura importantissima, il
quale è colui che non accede all’ultimo passo nale alla realizzazione
spirituale, cioè a diventare un Buddha; tuttavia, fa voto, prima di varcare la
soglia della verità salvi ca, di salvare tutte le anime sofferenti dell’universo
Il Pantheon Buddhista con le sue divinità compassionevoli, incoraggiava e
confortava tutti, e dall’appoggio della comunità monastica, ognuno si
aspettava ricompense in una vita futura
In Cina poi si era diffusa la credenza che si potesse in uenzare Yama, il dio
degli inferi, proprio usando le dottrine Buddhiste o in qualche modo si
pensava di riuscire ad in uire l’in essibile giudice dei morti. Questo è un
chiaro esempio di sincretismo, si prendono elementi del pensiero Buddhista

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e si applicano in altri contesti religiosi (in questo caso in un contesto


popolare)
Lo sviluppo del pensiero Buddhista cinese fu in gran parte determinato dalla
scelta dei testi sacri da tradurre in cinese, e tra questi i primi e anche i più
in uenti furono i Sutra del Prajnāpāramitā (ovvero “Sutra della perfezione
della saggezza” o “Sutra della conoscenza trascendente”). È un insieme di 38
Sutra, i più antichi dei quali risalgono al 1 secolo a.C., mentre i più tardi
arrivano al 7 secolo d.C., e sono il fondamento del sistema dottrinale
Buddhista Mahayana. Vi furono altre opere che conquistarono popolarità, ad
esempio il Nirvanasutra, che fu tradotto all’incirca nel 423 in cinese, che
sembrava interessante per i suoi insegnamenti sulla natura di Buddha che
era esistente in ciascuno di noi
Tra il 200 e il 450 nacque un vivo interessamento per i particolari tecnici della
meditazione Buddhista e in quel periodo furono tradotti tantissimi manuali
sull’argomento; va tenuto presente che l’ascesa del Buddhismo in Cina
coincise anche con la rinascita del Taoismo, e molti cinesi misero in risalto le
analogie nei concetti di queste due correnti di pensiero. Infatti pochi
dubitavano che la verità, la quale era stata vista dal Buddha e dai saggi
cinesi, non fosse la stessa unica e sola, e no al 5 secolo molti Taoisti cinesi
considerarono il Buddhismo come un metodo in più per conseguire mete
Taoiste —> processo di metabolizzazione, assorbimento

• Anche la terminologia ha giocato molto, infatti quella Taoista venne usata


molto anche per spiegare termini Buddhisti, e in ogni caso molti equivalenti
di termini cinesi erano stati usati dal principio con un signi cato Taoista.

In questo periodo i traduttori si presero gran lunga cura di modi care i


concetti o le frasi che avrebbero potuto offendere il senso delle convenienze
confuciane. Con un editto promulgato nel 845 il Buddhismo fu proscritto come
antisociale e anticinese: moltissimi monasteri e santuari furono distrutti, e
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molti monaci vennero deportati e impiegati in lavori di pubblica utilità e i beni


della loro comunità furono con scati
Il Buddhismo è una tradizione spirituale che per molti aspetti
urtava il modo di sentire cinese tradizionale, dato che sembrava
totalmente indifferente alla perpetrazione della famiglia, concetto
cardine della cultura confuciana, attributiva scarso valore al
patriottismo e pareva incoraggiare vuote superstizioni (come nel caso
del dio degli inferi Yama). Quindi i membri del clero Buddhista
ri utavano di tributare al glio del cielo (l’imperatore) quei segni di
rispetto esteriori ammessi dalla società cinese. Il Buddhismo ha
sempre avuto la tendenza di diventare una sorta di “stato nello
stato”, una comunità chiusa che ovviamente in uirà poi sulla corte
imperiale
I suoi avversari incolpavano i monaci Buddhisti di godere di vantaggi del
governo senza dar niente in cambio; i Buddhisti sostenevano invece che
semmai era il monaco che offriva immenso bene ci alla società cinese.
Infatti, secondo il punto di vista dei monaci Buddhisti, i bene ci non sono altro
che una goccia d’acqua a paragone dei favori dispensati a tutta l’umanità dal
clero Buddhista. Lo stato, tuttavia, continuò a tenere la comunità Buddhista
sotto controllo, badando che i monaci vivessero davvero come pretendevano,
ossia sacri candosi per il bene del popolo. Gli oppositori tradizionalisti
mettevano in risalto le origini straniere del Buddhismo, e inoltre la dottrina
della reincarnazione, sembrava a loro assolutamente incredibile, perché
secondo loro quando una persona muore, con lui perisce anche la sua
anima. La questione della sopravvivenza dopo la morte suscitava un vivo
interesse in quel tempo, e i Buddhisti cinesi erano disposti ad allontanarsi da
negazioni ortodosse di un’anima individuale, ed ammettere l’esistenza di
qualcosa di spirituale di natura sottilissima; questi monaci citavano maestri
del pensiero come Laozu, o l’imperatore giallo, i quali sostenevano che “il
corpo subisce la distruzione ma l’anima non è soggetta a cambiamento”.
Queste idee in realtà si accordavano poco con il Buddhismo che era stato
inteso no ad allora, ma il suo successo fu dovuto in gran parte dal fatto che il
Buddhismo conteneva un messaggio che i maestri locali non potevano
offrire: “nessuno di loro ha mai misurato la forma del cielo”, nessuno ha mai
penetrato nella mente del saggio. Se è vero che i Buddhisti all’inizio furono
ben visti perché professavano una sorta di dottrina non incitava alla ribellione,
dall’altra parte, come già detto, la comunità Buddhista era diventata una sorta
di stato all’interno di un altro stato: questo creò alla ne dei dissapori, e le
ragioni di questa politica antibuddhista furono di ordine politico ed
economico. Il Buddhismo riuscì a superare questo momento dif cile, ma
allora la sua espansione ebbe termine, mentre andava contemporaneamente
diminuendo la sua potenza economica. Nei confronti del Buddhismo si
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dimostrarono tolleranti la dinastia dei Sung, che governò tra il 1960 e il 1276,
durante la quale nel 1972 fu stampata la prima edizione dei Testi Sacri del
Buddhismo, tradizionalmente indicati con il nome di Tripitaka (cioè i “tre
canestri”) —> è diviso in tre parti: il Vinaya Pitaka, il Sutta Pitaka, e in ne
Abhidhamma Pitaka, che è il canestro della religione superiore di carattere
dottrinale e meta sico.
Il Buddhismo ha fatto largamente posto alle credenze popolari, e il suo
Pantheon si è accresciuto in un considerevole numero di divinità indigene
Per concludere PORCODIO NON NE POSSO PIÙ BULIAN HAI ROTTO IL
CAZZO delle diverse scuole nelle quali si suddividono il Buddhismo cinese, ci
limitiamo a ricordare quelle che hanno dato vita agli elementi originali della
civiltà della Cina, e che sopravvivono tuttora al di fuori del territorio cinese: la
prima del Tentai, che tende a sintetizzare le diverse correnti Buddhiste
considerate come forme variate di un unico insegnamento e verità; un’altra
che tratteremo, chiamata Tendai, la quale verrà poi portata da un monaco
giapponese, che si svilupperà a Kyoto e sarà una delle principali scuole
esoteriche; una seconda scuola che va menzionata e che è la scuola della
Terra Pura, devota al Buddha Amitabha; un’altra, ovvero la scuola Chan,
ovvero la scuola della Meditazione, fondata dal Buddha Bodhidharma, e
in ne c’è la cosiddetta scuola dei Misteri, seguace di una corrente del
Buddhismo esoterico, che approva a due cicli mandalici bilaterali e inversi,
simboleggianti il processo di proiezione che va dalla coscienza cosmica
incondizionata alla pluralità degli esseri. Quest’ultima scuola si affermò
saldamente in Giappone, dove fu introdotta dal monaco Kukai, e che è
conosciuta oggigiorno come scuola Shingon (“mantra”, in giapponese).
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