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GABRIELE D’ANNUNZIO

LA VITA

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863 da un’agiata famiglia. Suo padre, in realtà,
si chiamava Rapagnetta, ma aveva assunto, per sé e per i propri figli, il cognome dello zio adottivo,
Antonio D’Annunzio, dal quale aveva ereditato una discreta fortuna.
Gabriele D’Annunzio studiò a Prato, successivamente si trasferì a Roma dove iniziò a collaborare
con molti giornali e riviste.
La vita a Roma fu raffinata e dispendiosa. Anche il matrimonio con la duchessina Maria Hardouin
di Gallese, celebrato nel 1883 nonostante le forti resistenze dei genitori della sposa, si inscrive in
questa spasmodica ricerca di trionfi mondani. Forse D’Annunzio aveva pensato di assicurarsi così
un tenore di vita all’altezza delle sue ambizioni. Tuttavia le cose andarono diversamente: finì per
indebitarsi fino al collo e molti creditori cominciarono a perseguitarlo.
Nel 1887 incontrò Elvira Fraternali Leoni, chiamata dal poeta Barbara: la relazione tra i due durò
un lustro.
Nel 1889 D’Annunzio pubblicò il romanzo Il piacere.
Nel 1890, nonostante la nascita di tre figli, la sua infedeltà portò alla fine del matrimonio con Maria
Hardouin.
Pressato dai creditori, nel 1891 si trasferì a Napoli, dove intrecciò una relazione amorosa con la
principessa siciliana Maria Gravina Cruyllas, moglie del conte Ferdinando Anguissola di San
Damiano. Con la Gravina, D’Annunzio ebbe due figli: Renata e Gabriele Dante.
L’incontro, nel 1895 a Venezia, con Eleonora Duse (la più celebre attrice italiana del tempo) fu
determinante nella vita di D’Annunzio. Con lei intrecciò una lunga relazione sentimentale.
Nel 1897 il poeta fu eletto deputato nelle file dell’estrema destra (ma tre anni dopo si presentò nelle
elezioni nelle file dell’estrema sinistra in segno di protesta contro alcune leggi, ma non fu rieletto),
l’anno seguente si trasferì in Toscana con la Duse nella villa “La Capponcina”.
D’Annunzio si dedicò al teatro e alla produzione poetica (con i primi tre libri delle Laudi) pubblicati
nel 1903.
Dopo la rottura con la Duse intorno al 1904, il poeta convisse alla Capponcina un paio di anni con
la nobile Alessandra di Rudinì.
Nel 1910 D’Annunzio si trasferì in Francia per sfuggire ai numerosi creditori e rimase lì fino allo
scoppio della prima guerra mondiale. Visse all’insegna della mondanità più sfrenata. Continuò
l’attività teatrale e narrativa e nel 1914 si cimentò anche nel cinema.
Acceso interventista, negli anni della guerra, ormai cinquantenne si arruolò e partecipò ad
operazioni aeree e navali. Nel 1916 durante un atterraggio di fortuna perse un occhio. Costretto al
buio e all’immobilità, compose allora il libro di impressioni e ricordi Il notturno, utilizzando
striscioline di carte e assistito dalla figlia Renata.
Nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918 partecipò alla cosiddetta “beffa” di Buccari, entrando con
tre MAS (acronimo di Maotoscafo Anti Sommergibile, una barca piccola e veloce progettata
dall’ingegnere italiano Attilio Bisio nel 1914) nel porto austriaco del Carnaro e bombardando la
flotta nemica. Il 9 agosto dello stesso anno, D’Annunzio eseguì il “volo” su Vienna durante il quale
lasciò cadere sulla capitale austriaca volantini propagandistici a dimostrazione del coraggio del
popolo italiano.
Il 12 settembre del 1919 il poeta, con un gruppo di legionari, guidò l’occupazione della città di
Fiume (ebbe inizio, così, la “Reggenza italiana del Carnaro”) e dichiarò la sua annessione all’Italia
(questa città era stata assegnata alla Iugoslavia dai trattati di pace. Con questa azione D’Annunzio
diede voce all’insoddisfazione popolare per la “vittoria mutilata”: riteneva cioè che l’Italia, tra i
vincitori della guerra, non aveva ottenuto tutto ciò che le spettava).
Nel 1920 Giolitti firmò con la Iugoslavia il trattato di Rapallo: Fiume era città libera non soggetta
né all’Italia, né all’autorità slava.
D’Annunzio, però, non desistette dall’impresa. Nel dicembre del 1920 le truppe regolari
dell’esercito entrarono a Fiume e, dopo quattro giorni di combattimenti, i legionari abbandonarono
la città.
D’Annunzio, con le sue idee populiste e nazionaliste, si avvicinò al Partito fascista, ma Mussolini,
che temeva il carisma di D’Annunzio, lo emarginò dalla vita politica e gli assegnò una villa a
Gardone Riviera sul Lago di Garda, dove D’Annunzio trascorse gli ultimi anni della sua vita,
creando una sorta di “casa-museo” che volle poi lasciare in dono al popolo italiano (da cui il nome
“Vittoriale degli Italiani”). Morì il 1° marzo 1938.
PRINCIPALI OPERE

 Terra vergine (1882): sul modello delle novelle veriste verghiane, D’Annunzio si cimentò
nei bozzetti di vita abruzzese, tratteggiando un mondo di istinti primitivi, vitali ed erotici. In
questi bozzetti l’autore si compiace di caricare al massimo le tinte e i contrasti: ne emerge
un’umanità sanguigna e selvaggia, mossa da superstizione e violenza (in cosa si allontana
dal Verismo?).
Il gusto decadente ed estetizzante della produzione poetica trovò la sua consacrazione nel
romanzo Il piacere (1889).

 L’influenza dei narratori russi si notò soprattutto nell’indagine psicologica dei personaggi e
dal commosso ritorno alla natura.

 Nel 1892 la lettura dell’opera di Nietzsche, il filosofo che aveva elaborato fra l’altro la teoria
del superuomo, segnò l’avvio di una nuova vitalità poetica in D’Annunzio, che applicò tale
teoria alla figura del poeta, rendendolo un essere svincolato da ogni regola morale, cultore
del bello, propugnatore di una visione politica aggressiva e imperialista. Secondo
D’Annunzio il “superuomo” è il poeta Vate, capace di essere una guida, che vive una vita
originale, piena di emozioni e passioni. Per il superuomo dannunziano si tratta di una ricerca
di nuovi valori fuori dalla morale comune. Il mito del superuomo è incarnato dai
protagonisti di quattro romanzi di questo periodo: Il trionfo della morte (1894); Le vergini
delle rocce (1895); Il fuoco (1900); Forse che sì forse che no (1910). Quest’ultimo romanzo,
che sancisce la definitiva affermazione della morale superomistica, prende corpo in un
contesto storico e culturale caratterizzato da una tecnologia avanzata e dall’esaltazione della
velocità, della macchina, dell’aereo. Il protagonista, l’aviatore Paolo Tarsi, è un superuomo
della velocità ossessionato dall’amore per due sorelle che ne ostacolano i sogni di
grandezza.
Tra il 1898 e il 1908 D’Annunzio si dedicò alla composizione di drammi teatrali con cui
voleva diffondere gli ideali del superuomo. L’idea di scrivere testi teatrali fu ispirata dalla
passione per Eleonora Duse.
Nel 1903 pubblicò tre libri in versi (dedicati alla Duse): Maia, Elettra e Alcyone (i tre libri
sono il nucleo iniziale delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi).

 Dopo la pubblicazione di Forse che sì forse che no, D’Annunzio si trasferì in Francia, dove
si dedicò alla composizione di drammi e testi in prosa. Durante il periodo di convalescenza,
dopo la perdita di un occhio, compose il Notturno (pubblicato poi nel 1921).
Poco prima di morire, inoltre, il poeta diede alla stampe un’opera autobiografica.
IL PENSIERO E LA POETICA

L’estetismo dannunziano si esprime in tre forme:


 è culto della sensazione, esaltazione di ciò che ricade nella sfera dei sensi, della corporeità,
dell’istinto. D’Annunzio degrada quanto era, per i romantici, il “sentimento”, il desiderio
assoluto, l’apertura all’eterno. La sensazione diviene l’unico criterio per conoscere la realtà;
 è panismo (cioè “la natura è tutto”, dal nome del dio greco Pan) e vitalismo, la gioia sfrenata
di vivere e di godere. Il culto della sensazione tende a collocare la vita dell’uomo “dentro” la
vita della natura, assimilando l’uno e l’altra in una dimensione metamorfica (questa
esperienza emerge soprattutto nelle liriche di Alcyone che celebrano il supremo vitalismo
dell’esteta);
 è la frammentarietà. Il poeta esteta assapora tutte le esperienze, basta che siano eccezionali.
Il mondo in cui si aggira non ha ordine e non ha gerarchia, pare frantumarsi in una miriade
di sensazioni. La realtà non la si può capire, ma solo “assaporare”.
Edonista ed esteta
Da perfetto esteta, inoltre, D’Annunzio coltivò un culto smodato, quasi fanatico, per la bellezza.
L’arte, per D’Annunzio, è un’arma di seduzione che sfoggia con esuberanza per strappare
l’applauso.
Bellezza  è l’ideale perseguito da D’Annunzio nella vita e nell’opera letteraria. Nel linguaggio
poetico egli affida alla parola una centralità assoluta, facendosi cantore di uno stile raffinato,
fondato sulla musicalità del verso.
La parola poetica, inoltre, è profondamente evocativa e diventa strumento per attingere all’essenza
segreta delle cose. In questa concezione della poesia si coglie l’influsso di Baudelaire e dei
Simbolisti francesi.

La forte componente estetizzante che dominava la sua personalità spinse D’Annunzio ad avvicinarsi
al Decadentismo europeo, che faceva della bellezza il bene supremo, nel tentativo di superare le
banalità delle convenzioni della morale borghese. Influenzato dalla cultura francese, incarnò l’eroe
decadente raffinato, amante del bello, aristocraticamente distaccato dalla mediocrità della massa e,
allo stesso tempo, in preda all’esaltazione di un’esistenza vissuta come eroica e grandiosa. Il
modello, che impersonava l’ideale di sensualità e ricercatezza, era Jean Des Esseintes, protagonista
di A ritroso di Joris Karl Huysmans, che contribuì all’affermazione del mito del “vivere
inimitabile”. D’Annunzio perseguì questi ideali nella sua stessa esistenza e ne trovò incarnazione
letteraria in Andrea Sperelli, protagonista de Il piacere.
Tuttavia il mito dell’esteta dimostrò i suoi limiti: l’esteta vuole distinguersi dalla borghesia di cui
critica il vuoto morale, ma non ha i mezzi per allontanarsi. L’esteta allora si isola in modo sterile e
privo di senso caratterizzato da solitudine e menzogna.
Analizzeremo:
 Laudi
 struttura, temi e stile della raccolta (pagine 250 e 251 del libro di testo)
 lettura, analisi e commento di “La pioggia nel pineto” (pagine 256 – 259 del libro
di testo)
 Il piacere
 trama, genere, tecniche narrative, figure femminili (pagine 264 e 265 del libro di
testo)
 il protagonista (pagina 264 del libro di testo) e il confronto con Dorian Gray
 lettura, analisi e commento dell’estratto riportato a pagina 270 del libro di testo
 Notturno
 circostanza compositiva, struttura, temi e stile (pagina 273 del libro di testo)

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