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Enrico Castelnuovo
aA
che del Dipartimento di Studi Storici
dell’Ateneo torinese. L’idea di incen-
trare l’iniziativa sul tema del ritratto è
scaturita da un ciclo di incontri semina-
aA aAaAaAaAaAaAaAaA ccademia riali in cui si è riflettuto sull’approccio aA
university metodologico seguito da Enrico Castel-
press nuovo nel saggio Il significato del ritratto
pittorico nella società (1973). Sulla base di
questo studio e a partire dalle relazioni
esposte, si sono voluti riunire i contri-
buti di giovani studiosi e di studiosi di
consolidata esperienza.
All’articolazione del convegno cor-
rispondono le quattro sezioni che
scandiscono la sequenza degli oltre
quaranta testi: Antichità, Medioevo,
età moderna e contemporanea. Dal-
le rappresentazioni arcaiche del Vici-
no Oriente antico si passa alle forme
dell’arte classica, per attraversare il Me-
dioevo e pervenire alle espressioni del
ritratto moderno e contemporaneo,
con le loro più riconoscibili implicazio-
ni. Calato nel contesto storico, sociale,
politico e religioso, il ritratto è indagato
sotto differenti profili e in una prospet-
tiva multidisciplinare, che non manca
di considerare le fonti scritte nelle loro
valenze storica e letteraria.
ISBN: 978-88-31978-149
in copertina:
Francesco Laurana, busto muliebre,
cosiddetta Eleonora d’Aragona,
1471 circa, marmo.
Palermo, Palazzo Abatellis, Galleria 9 788831 978149
Regionale della Sicilia ¤ 34,00
PROSPETTIVE STORICHE
Studi e ricerche
collana diretta da
Gianluca Cu niberti
comitato scientifico
Filippo Carlà-Uhink, Jean Yves Frétigné, Jean-Louis Gaulin,
Anna Gu arducci, Girolamo Imbruglia, Manuela Mari,
Michel Perrin, Lu ca Peyronel, Claude Pouzadoux,
Margarita Pérez Pu lido, Serena Romano
Intorno al ritratto
Origini, sviluppi e trasformazioni
Studi a margine del saggio di Enrico Castelnuovo,
Il significato del ritratto pittorico nella società (1973)
a cura di
Fabrizio Crivello e Laura Zamparo
con la collaborazione di
Federica Boràgina
IV
© 2019
Accademia University Press
via Carlo Alberto 55
I-10123 Torino
I. L’ANTICHITÀ
LA SIMILITUDO NELLA RITRATTISTICA ANTICA:
IL CASO DELLA GRECIA Massimiliano Papini 3
I ritratti reali neo-assiri tra identificazione simbolica
e valenza politica: il caso delle mutilazioni Eleonora Quirico 17
Hamâ e le altre. Rappresentazioni delle
consorti reali nell’arte neo-assira Alessandra Cellerino 25
Il ritratto del sovrano nell’arte dell’Oriente
ellenistico e partico Jacopo Bruno 33
I ritratti scultorei di Nasru, signore di Hatra.
Segni del potere di un importante sovrano
locale nella città del dio Sole Enrico Foietta 41
V
Ritratti dal Bruzio romano meridionale:
Agrippa e Adriano a Vibo Valentia e Taureana Gianluca Sapio 51
Tra arte imperiale e tradizioni locali:
formule iconografiche e sviluppi regionali
nella scultura del III secolo d.C. Fabio Guidetti 57
La ritrattistica imperiale romana del III secolo d.C.
nel suo lessico critico. Sugli antonimi
‘impressionistico’- ‘espressionistico’
e ‘pittorico/ottico’-‘plastico’ Marco Ruffilli 65
Rare tipologie di ritratti degli evangelisti
nel Libro dei Vangeli latino in età tardoantica Laura Zamparo 73
II. IL MEDIOEVO
IL RITRATTO NEL MEDIOEVO: UNA CORNICE Michele Tomasi 83
Le icone archetipiche dei santi nell’alto Medioevo:
origine, funzione e percezione di una specifica
tipologia di ritratto ‘dal vero’ e ‘a somiglianza’
dell’effigiato Teodoro De Giorgio 93
La rappresentazione del sovrano Gagik I
ad Ałt‘amar Alessia Boschis 99
Indice
L’immagine del re sconfitto: Harold d’Inghilterra
nelle fonti del secolo XI Luigi Provero 107
«Henricvs vivvs in ere». Il ritratto a smalto
di Enrico di Blois Alessia Marzo 115
Il sé pubblico allo specchio della morte.
Considerazioni sul testamento del canonico
vercellese Salimbene di Torcello (1241) Francesco Cissello 121
«Maynfridus Dei gracia rex Sicilie».
I sigilli come ritratti ‘ufficiali’ di re Manfredi
(1232?-1266) Francesca Soffientino 127
I ritratti di Sigilgaita Valentino Pace 133
I perduti ritratti di Pietro d’Aragona e Costanza di Svevia
all’Incoronata di Palermo: fonti e problemi Giampaolo Distefano 141
Ritratto dall’archivio: Margherita Datini (1384-1410) Giulio Biondi 149
Un ritratto scolpito tra i faldoni d’archivio.
Umberto Anglici priore di Sant’Orso d’Aosta
(1440-1467/1468) Elena Corniolo 155
I testi qui riuniti sono il risultato degli sforzi messi in atto da un grup- IX
po di dottorandi e dottori di ricerca del Corso di Dottorato in Scienze
Archeologiche, Storiche e Storico-Artistiche del Dipartimento di Studi
Storici dell’Università degli Studi di Torino. All’inizio del dicembre 2016,
dopo una lunga preparazione, hanno promosso e organizzato, rivolgen-
dosi prevalentemente a giovani studiosi di altre università, un convegno
dedicato al ritratto, il cui titolo corrisponde a quello di questo volume.
L’iniziativa era nata da un ciclo di incontri seminariali incentrati sulla
lettura e il commento del saggio di Enrico Castelnuovo, Il significato del
ritratto pittorico nella società (1973). Di qui è disceso, unitamente al dialogo
tra discipline, l’interesse per il contesto storico e sociale che ruota intorno
alle opere e alle personalità. Con relazioni che hanno spaziato dal Vicino
Oriente antico all’età contemporanea, si è riflettuto su diversi aspetti del
ritratto e sulla base di questi presupposti si sono voluti sollecitare, pre-
sentare e riunire altri contributi sul tema.
All’articolazione del convegno corrispondono le quattro sezioni che
scandiscono la sequenza degli oltre quaranta testi: Antichità, Medioe-
vo, età moderna e contemporanea. Dalle rappresentazioni arcaiche del
Vicino Oriente si passa alle forme dell’arte classica, per attraversare il
Medioevo e, quindi, giungere al ritratto moderno e contemporaneo, con
le più riconoscibili implicazioni sociali e politiche. Nella prospettiva di
multidisciplinarietà è stata riservata attenzione anche alle fonti scritte,
viste come possibile specchio in grado di restituire la fisionomia non solo
visiva di un individuo.
Accanto ai giovani, hanno partecipato studiosi di consolidata esperien-
za, che in alcuni casi sono intervenuti durante il convegno, ma che soprat-
Intorno
al ritratto
tutto hanno coordinato le sezioni. A loro è stato poi affidato il non facile
compito di introdurre e, in qualche misura, raccordare i molti contributi
raccolti. Grazie alle disponibilità del Dipartimento di Studi Storici, che
ne ha voluto la pubblicazione per inaugurare una nuova serie di pubbli-
cazioni dipartimentali, e al consistente e protratto lavoro di revisione dei
testi e di coordinamento redazionale si è così potuto giungere alla stampa.
Fabrizio Crivello
Torino, maggio 2019
X
XI
Enrico Castelnuovo non amava disegnare. Penna e matita servivano per XIII
appuntare, ovunque, titoli, citazioni, luoghi visitati e da visitare. Nelle
sue agende, nascosti nelle annotatissime pagine di svariati libri o sempli-
cemente su fogli volanti, non ho, invece, trovato né schizzi, né bozzetti,
né ritratti. Mio padre, dunque, non amava – né, a dir la verità, sape-
va – ritrarre, e ha tranquillamente tramandato questa sua mancanza al
proprio figlio.
Le sue armi erano altre: fra queste svettavano centinaia e centinaia di
cartoline e diapositive tratteggianti luoghi e visi, angeli e demoni. E se
la cartolina mancava, ecco il libro, il libriccino, l’opuscolo che aguzzava
il ricordo e la sua immaginazione. Ma di ritratti di sua mano, nemmeno
l’ombra. E di ritratti in casa, di quelli appesi alle (rare) pareti sgombre di
libri, un’ombra quasi altrettanto lontana. Certo, non mancavano stampe
di volti, soprattutto maschili, ma si trattava di una galleria muta e per-
lopiù moscia.
Da amico, Fabrizio Crivello mi ha chiesto di arrovellarmi su ogni pos-
sibile ricordo ritrattistico in ambito familiare. Ahimè, cosa fare quando
tali ricordi scarseggiano? Forse, la migliore risposta è chiedersi perché:
perché i pochi quadri e le più numerose (ma spesso disdegnate) stampe
non furono mai oggetto né di rapide chiose (tranne le gravures di Honoré
Daumier inducenti al sorriso, se non alla franca risata) né di più ampie
descrizioni/discussioni? Perché il centinaio di disegni in carboncino che
la bisnonna Elbina Enriques aveva freneticamente tratteggiato subito
prima di sposare Guido Castelnuovo, il mio omonimo avo, sono stati
faticosamente scoperti (e ammirati) soltanto dopo la morte di Enrico?
Perché preferimmo sempre – almeno sin dove arrivano i miei ricordi
Intorno
al ritratto
‘adulti’ – discutere di Alpi e di artisti, di artisti e società, di arte alpina
nella società medievale, e così poco di ritratti artistici in quanto tali?
Sono convinto che la risposta (o perlomeno una delle risposte) a tale
quesito sia semplice e indicativa. Fabrizio Crivello e Michele Tomasi la
conoscono assai meglio di me e del resto l’hanno scritta a quattro mani: lo
studio del ritratto come ‘banco di prova’ degli interessi e delle interpreta-
zioni storico-artistiche di Enrico; la riflessione sul ritratto come strumento
di conoscenza e di lettura dei rapporti fra arte e società, fra tecnica e
politica, fra artisti e committenti. Ecco, allora, che il ritratto acquista tut-
to il suo incanto e che brilla del suo poliedrico splendore, dall’Avignone
di Matteo Giovannetti e dei suoi ritratti di gruppo nella cappella di San
Marziale (ritratti di cui Enrico mi parlò ancora con trasporto… quando
mi trasportai io stesso ad Avignone) ai san Cristofori giganti delle chie-
sette alpine a lui così care.
Per mio padre, il ritratto – un’espressione e un lavoro che lo accom-
pagnarono per oltre mezzo secolo – fu innanzitutto uno stato d’animo e
uno stratagemma di ricerca.
La sua curiosità, individuale e intellettuale, lo avvicinava irresistibil-
mente a ogni persona che, per l’un o l’altro motivo, lo interessava e lo
stimolava. Non si ricordava mai i nomi dei suoi interlocutori (per lui era-
no semplici bi- o trisillabi) e non riusciva nemmeno a descrivere con chia-
rezza le loro fattezze; eppur il loro volto rimaneva per sempre stampato
nella sua mente, me ne sono accorto ricordando il suo sorriso interiore
e rivedendo le fotografie da lui prese negli ultimi anni.
Al contempo, attraverso i volti e i corpi, i materiali e i colori, i mecenati
XIV e i loro pubblici, il ritratto è stato, per lui storico dell’arte, un filo d’A-
rianna, o forse una tela di Penelope. Il suo studio gli ha permesso, nella
lunga durata e di là della pura connoisseurship, di toccare con gli occhi tre
dei suoi temi prediletti: il fascino dell’artista, la maestria della tecnica, il
richiamo della storia.
Incastonato in una vetrata o sobrio in una stampa, sfavillante su una
tavola o nascosto in un affresco, il ritratto fu, per Enrico, una delle strade
maestre per conoscere, riconoscere e far conoscere quel che più gli stava
a cuore: il valore e il merito della storia sociale dell’arte. Il ritratto, dun-
que, nella storia e per la società; non il ritratto di famiglia e in memoriam.
Del resto, trovare un bel ritratto di Enrico, è tuttora, pudeur oblige, mis-
sione quasi impossibile. Non a caso, uno dei ritratti che più gli garbava,
opera del geniale John Tenniel, era quello del Cheshire Cat di alicesca me-
moria, il cui ironico sorriso aleggia per sempre dagli alti rami dell’albero
dal quale il gatto è ormai svanito. Ed è proprio così che mi piace, ancora
adesso, ricordare il volto e il lavoro di Enrico Castelnuovo.
Intorno
al ritratto RITRATTO, STORIA DEL VISO, SGUARDO:
METAMORFOSI MODERNE
Alessandro Del Puppo
Bibliografia
Il ruolo sociale e ideologico del ritratto è ricostruito da E. Wind, Humanitas e
ritratto eroico. Studi sul linguaggio figurativo del Settecento inglese (1986), Milano
2000; la declinazione nella coeva letteratura francese si segue grazie alla for-
midabile crestomazia procurata da E.M. Cioran, Antologia del ritratto (1996),
Milano 2017, da legare ai saggi raccolti da J.-J. Courtine, C. Haroche, Storia
del viso. Esprimere e tacere le emozioni (XVI-XIX secolo) (1988), Palermo 1992 e
dallo studio di P. Pellini, Un ‘topos’ del fantastico: il quadro animato, in «Allegoria»,
XII/34-35, 2000, pp. 68-92. I contributi di J. von Schlosser citati sono il Dialo-
go sull’arte del ritratto (1906), in «Annali di critica d’arte», II, 2006, pp. 27-102,
pp. 27-51 e Storia del ritratto in cera (1911), a cura di P. Conte, Macerata 2011.
250 Per il ruolo del ritratto in tre maestri storici del Novecento, è opportuno parti-
re da E. Cowling, Picasso Portraits, London 2016, e confrontare con i materiali
in Alberto Giacometti (1991), a cura di M. Belpoliti, E. Grazioli, Milano 1996;
fondamentale infine G. Deleuze, Francis Bacon. Logica della sensazione (1981),
Macerata 2008. Sulla revisione dello statuto del ritratto, tra visual studies e
Bildwissenschaft, si vedano ora H. Belting, Facce. Una storia del volto (2013), Ro-
ma 2014; H. Bredekamp, Immagini che ci guardano. Teoria dell’atto iconico (2010),
Milano 2015 e V. Stoichita, L’effetto Pigmalione. Breve storia dei simulacri da Ovidio
a Hitchcock, Milano 2006, da legare, sul piano delle ricerche visuali contem-
poranee, al repertorio prodotto da C. Mullins, People. Kunst heute, Köln 2006
e al catalogo della mostra L’altro ritratto (Rovereto, 5 ottobre 2013-12 gennaio
2014), a cura di J.-L. Nancy, Milano 2013.
Intorno
al ritratto L’icona del capo: il Dux di Thayaht.
Su un ritratto moltiplicato di Mussolini
Costanza Paolillo
1. F. Sapori, Nel primo decennale dell’Era Fascista. Ritratti del Duce, in «Emporium», LXXVI/455, novembre
1932, pp. 259-277, p. 262.
2. Idem, L’arte e il Duce, Milano 1932.
3. Cfr. S. Gundle, Mass Culture and the Cult of Personality, in The Cult of the Duce: Mussolini and the Italians, a
cura di S. Gundle, C. Duggan, G. Pieri, Manchester 2013, pp. 72-90, p. 85.
4. A. Panzetta, Opere di Thayaht e Ram nel Massimo & Sonia Cirulli Archive di New York, Bologna 2006, p. 26.
IV. L’ETÀ
CONTEMPORANEA
mazione di ha aht lo inseriscono a pieno titolo nel sofisticato mondo del
déco internazionale. Nato a Firenze nel 1893 da una facoltosa famiglia
anglo-tedesca, egli venne educato all’arte fin da giovane, crescendo nel
contesto mondano e cosmopolita della nutrita colonia straniera fioren-
tina. Sin dalle prime prove risalenti al 1914-1915, lo stile di Ernesto Mi-
chahelles appare influenzato da stilemi postsimbolisti e dai ritmi organici
del modernismo americano contemporaneo5.
Gli esordi del suo percorso professionale si collocano a Parigi, dove
nel 1919 divenne disegnatore per la celebre Maison Vionnet, iniziando a
firmare le proprie opere con lo pseudonimo palindromo di ha aht. on
le sue creazioni per questa importante casa di moda, egli entrava a far
parte a pieno titolo della stagione Déco. Negli stessi anni Thayaht avviò
insieme al fratello Ruggero – che assunse lo pseudonimo di RAM – uno
«Studio di Arte Decorativa», dove realizzò la famosa tuta, indumento
universale per la vita moderna inventato proprio dai fratelli Michahelles6.
Partecipò con successo alle Biennali di Arti Decorative di Monza nel 1923
e nel 1927 presentando mobili, oggetti d’uso in metallo e piccole sculture
soprammobili: questi lavori, «garbati arabeschi di gusto déco»7 dalle linee
sinuose e dalla semplicità geometrica, vanno considerati come oggetti di
fine artigianato pensati per una produzione seriale.
In questa prima fase della propria carriera, Thayaht lavorava molto
sulla figura umana alla ricerca di uno stile personale che si potesse tra-
durre sia in grafica che in scultura. ercando una formula di figurazione
sintetica, Thayaht arrivò a ridurre la testa a poche linee sinuose, senza
pi alcun tratto somatico identificativo. ale soluzione compositiva, che
266 si era gi definita in piena stagione co intorno al - come te-
stimoniano schizzi e bozzetti8 (fig. 1), venne adoperata anni dopo senza
variazioni per Dux. l destino di uesta idea figurativa per cambi nel
1929, quando a Lucca Thayaht conobbe Filippo Tommaso Marinetti9.
Come d’abitudine, Marinetti aveva cercato di coinvolgere l’artista perché
aderisse al movimento futurista. Dopo averlo ricevuto in studio e avergli
presentato la testa modellata in terracotta, Thayaht annotava sul proprio
diario «Piaciuto “l’Uomo”. Dice [Marinetti] che è il Duce» e commentava
«Certo rassomiglia in certe luci»10. er arinetti uesta identificazione
rappresentava uno strumento ideale per arruolare tra le proprie fila il
5. Le radici culturali, la formazione e le fonti visive del giovane Ernesto Michahelles sono ricostruite in
D. Fonti, Thayaht futurista irregolare, catalogo della mostra (Rovereto, 11 giugno-11 settembre 2005), a cura
di D. Fonti, Milano 2005. Nel 2005 altre due pubblicazioni hanno contribuito in modo essenziale a reinter-
pretare grazie a un solido supporto documentale inedito la figura di ha aht, riconducendola nell’alveo
dell’art d co e poi ridefinendone il rapporto con il movimento futurista Futurismo e Bon Ton. I fratelli Tha-
yaht e Ram, a cura di M. Pratesi, Firenze 2005; Thayaht: vita, scritti, carteggi, a cura di A. Scappini, Milano
2005.
6. Cfr. Per il sole e contro il sole: Thayaht & Ram; la tuta / modelli per tessuti, catalogo della mostra (Firenze, 21
marzo-2 giugno 2003), a cura di C. Chiarelli, G. Uzzani, Livorno 2003; Futurismo, moda, design: la ricostruzio-
ne futurista dell’universo quotidiano, catalogo della mostra (Gorizia, 19 dicembre 2009-1 maggio 2010), a cura
di C. Cerutti, R. Sgubin, Gorizia 2009.
7. Per il sole e contro il sole (n. 6), p. 40.
8. A uesto proposito sono diversi i fogli significativi conservati Flautista (1922), Bagnante o Fosco (1922),
Bagnante (1922), Fosco (1922), Angeli e diavoli (1927); cfr. Panzetta, Opere di Thayaht e Ram (n. 4), pp. 26-27 e
Thayaht futurista irregolare (n. 5), p. 139.
9. La ricostruzione dell’incontro con Marinetti si deve a Mauro Pratesi alla luce di documenti inediti come
il diario personale di Thayaht, cfr. M. Pratesi, Thayaht e Ram. Un’idea universale di bellezza, in Futurismo e Bon
Ton (n. 5), pp. 19-57, pp. 47-50.
10. Ibidem, p. 47.
L’icona del capo:
il Dux di Thayaht.
Su un ritratto moltiplicato
di Mussolini
Costanza Paolillo
267
11. Cfr. L. Malvano, I ritratti del duce sono migliaia: note per una storia dei ritratti del duce, in «Dialoghi di Storia
dell’Arte», VII, dicembre 1998, pp. 138-145.
12. F.T. Marinetti, Lo scultore, in A. Maraini, F.T. Marinetti, Ernesto Thayaht Scultore Pittore Orafo, Firenze
1932, pp. 17-23, p. 17.
13. Dedica di Thayaht al fratello sul retro di una foto scattata da lui stesso, datata 12 maggio 1929, Firenze,
Archivio Lia Michahelles, citato in Pratesi, Thayaht e Ram (n. 9), p. 49.
14. Alla fine del partecip all’importante mostra della alleria esaro di ilano accanto a illia e
Prampolini, con i quali strinse amicizia. Aveva già esposto al concorso nazionale d’arte di Palazzo Vecchio
a Firenze, mentre nel 1931 trovò spazio alla mostra futurista della Galleria d’Arte Firenze, nel 1932 alla
Galerie de la Renassance a Parigi, nel 1933 alla Ia Mostra Nazionale d’arte futurista di Roma e alla Mostra
futurista d’Atene. Espose ancora nel 1937 a Berlino alla Mostra sull’arte italiana e nel 1942 alla Ia Mostra
d’arte di Camaiore.
15. Nella recensione alla Biennale di Ugo Nebbia uscita su Emporium, il Dux di Thayaht viene illustrata due
volte nella veduta della ala dove in didascalia si specifica il titolo del pezzo e del suo piedistallo; poco oltre
è presente una foto frontale scontornata del solo Dux. La sensazione è che si mettano in evidenza sfumatu-
re diverse della stessa opera. Cfr. U. Nebbia, La XVIIa Biennale di Venezia, IV. Gli stranieri, in «Emporium»,
LXXII/430, ottobre 1930, pp. 219-240, pp. 232-235.
16. Si tratta delle tre date fondamentali per il regime: fondazione dei fasci di combattimento, marcia su
oma, firma dei atti ateranensi.
17. Cfr. G. Pieri, Portraits of the Duce, in The Cult of the Duce (n. 3), pp. 161-177, p. 170.
18. Marinetti, Lo scultore (n. 12), p. 21.
19. Cfr. Panzetta, Opere di Thayaht e Ram (n. 4), p. 63; Thayaht futurista irregolare (n. 5), p. 140.
269
2. Thayaht, progetto per Pietra miliare (Colonna simbolica commemorativa), 1929, matita, pastello rosso e china su carta da lucido.
Torino, Collezione privata
3. Da destra:
Thayaht, Dux.
Sintesi plastica del
Duce, 1929, ferro
acciaioso; Thayaht,
medaglia per la
prima adunata
professionisti e
artisti, 1932, bronzo;
Thayaht, Dux, 1929,
piombo.
Torino, Collezione
privata
23. Autografo originale presso l’Archivio della famiglia Toto, Pietrasanta (Lucca), cfr. M. Pratesi, Thayaht
iren e , scheda del catalogo d’asta, a
Asta Sant’Agostino: Asta di dipinti moderni e contemporanei,
Torino 2007.
24. Cfr. Dieci milioni di italiani hanno affermato che l’Italia è fascista e che il Fascismo è l’Italia, in «La nuova Italia
= L’Italie nouvelle», Parigi, 29 marzo 1934, copertina; artefice della n o a Italia I periale Il creatore dell or-
dine nuovo nel mondo, in «Il tiro a volo», VIII/52, 21 ottobre 1936, copertina.
25. Pratesi, Thayaht e Ram (n. 9), p. 48.
IV. L’ETÀ
CONTEMPORANEA
a sintesi formale dell’artista fiorentino si inserisce con coerenza in
un processo di spersonalizzazione della figura di ussolini, volta a tra-
sformare lui stesso in una icona, in linea con l’idea che «un complesso
di alcune vaghe aspirazioni ac uistano significato, sostanza e for-
za vitale solo nella misura in cui esse sono incarnate in lui»26. Thayaht
dunque volge una ipotesi di rappresentazione del corpo con uno stile
«simpaticamente all’avanguardia»27 in una icona del regime. Forte del
riconoscimento ufficiale ottenuto dal ritratto, egli punta a ottenere per
il suo Dux il più ampio successo possibile e applica a questo oggetto uno
schema di commercializzazione più consueto per un pezzo di design che
per un ritratto dipinto o scultoreo, producendone molti esemplari e cre-
ando versioni di scala diversa adatte a ogni circostanza: dalla scrivania
del burocrate alla piazza per le celebrazioni di massa, passando per la
carta stampata.
272
26. G. Volpe, Ripensando al congresso fascista, in «Gerarchia», IV/8, agosto 1925, citato in G. Volpe, Guerra,
dopoguerra, fascismo, Venezia 1928, p. 388.
27. Nebbia, La XVIIa Biennale (n. 17), p. 234.
Intorno
al ritratto Crediti fotografici
Boràgina: 1, 2. Courtesy the Estate of Fabio Mauri and Hauser & Wirth (foto 333
di S. Mele). Boschis: 1. Foto di D. Osseman; 2. Foto di E. Foietta; 3, 4. © The
State Hermitage Museum, Sankt-Peterburg (foto di V. Terebenin, L. Kheifets,
Y. Molodkovets); 5. Da F. Grenet, Note additionnelle sur les panneaux mythologiques
du palais de Kujruk-tobe (Keder), in tudia ranica , , , tav. fig. .
Bruno: 1. Da V. Messina, Seleucidi, in Seleucia al Tigri. Le impronte di sigillo dagli
Archivi, I. igilli ficiali ritratti, a cura di A. Invernizzi, Alessandria 2004, tav.
I Se1; 2-4. © Archivio Centro Scavi di Torino; 5. Da Sulla via di Alessandro. Da
ele cia al and ra, catalogo della mostra (Torino, 27 febbraio-27 maggio 2007),
a cura di . essina, inisello alsamo , p. fig. . Castelnuovo: © The
Pierpont Morgan Library, New York. Cellerino: 1. http://www.baghdadmuseum.
org/secret_s/pages/417.htm; 2, 3. Da J. Börker-Klähn, Altvorderasiatische Bildstelen
und vergleichbare Felsreliefs, Mainz 1982, nn. 227, 220; 4. Da K. Radner, The Seal of
a et arrat ennac eri s een and Its I pressions, in Leggo! Studies Presented to
Frederick Mario Fales on the Occasion of His 65th Birthday, a cura di G.B. Lanfranchi
et al., iesbaden , fig. elaborazione grafica di E. oietta . Cissello: 1. ©
Fondazione Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli. Conte: 1. Foto di A. Margo-
nari; 2. Wikimedia Commons. Crivello: Da E. Castelnuovo, Matteo Giovannetti al
Palazzo dei Papi ad Avignone, Milano - Genève 1965, p. 21. De Giorgio: 1. Wikime-
dia Commons; 2, 3. Foto dell’autore. Del Puppo: © Casa Cavazzini, Museo d’Arte
Moderna e Contemporanea, Udine. di Macco: © Museo Nacional del Prado,
Madrid. Di Raddo - Addis: 1-4. Su concessione di E. Matelli. Distefano: 1. ©
Archivio fotografico della oprintendenza eni ulturali e Ambientali, alermo;
2. Da rc itect re oderne de la icile o ec eil des pl s ea on ens r ligie
et des difices p lics et partic liers les pl s re ar a les de la icile es r s et dessin s
par J.J. Hittorf et L. Zanth, Paris 1835, tav. 46; 3. Su concessione della Regione
Intorno Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e della Identità siciliana – Dipartimento
al ritratto
dei Beni Culturali e della Identità siciliana – Polo Regionale di Messina per i Siti
Culturali – Museo interdisciplinare di Messina (divieto di riproduzione). Fara:
1. © Pinacoteca Nazionale, Siena. Foietta: 1. HatraGIS – Missione archeologica
italiana a Hatra; 2, 5a. Archivio della Missione archeologica italiana a Hatra;
3. Da H.E. Mathiesen, Sculptures in the Parthian Empire, rhus , p. fig.
81; 4, 5c. Da M. Sommer, Hatra. Geschichte und Kultur einer Karawanenstadt im
römisch-partischen Mesopotamien, ainz , p. fig. e p. fig. , da .
al-Salihi, A Statue of the Chief Priest from Hatra, in «Bulletin of the Asia Institute»,
, , p. fig. ; b. a . afar, .A. ustafa, Hatra: The City of the Sun
God, Baghdad 1974, p. 300. Grano: 1. © Museo Nacional del Prado, Madrid.
Guidetti: 1. https://arkeokultur.com/; 2. Da R. Nardi, M. Önal, The Bronze Statue
o ars Interi eport, in e g a Interi eports, a cura di J.H. Humphrey,
ortsmouth, . . , fig. ; . .panoramio.com foto di . rethauer ;
4. Wikimedia Commons (foto di M.-L. Nguyen); 5. Da G. Grimm, D. Johannes,
nst der tole er nd er eit i g ptisc en se airo, Mainz 1975, tav.
59, dettaglio. Iaquinta: 1-5. © Lynn Hershman Leeson, Courtesy of the artist
and Bridget Donahue, New York (1-3. foto di M. Brems Tatti). In copertina:
© Palazzo Abatellis, Galleria Regionale della Sicilia, Palermo. Leonelli: 1-3. ©
Fondazione Camillo Caetani, Roma (foto di M. Fedeli); 4. © The National Por-
trait Gallery, London. Manfren: 1, 2. Su concessione di D. e S. Parmesan, eredi
dell’artista (foto dell’autore); 3. Dalla copertina di Le Vie del Mondo, VI/7, 1938,
in accordo con I. Parma del Centro Documentazione Touring Club Italiano; 4, 5.
Su concessione di S. Cabras, erede dell’artista. Marzo: 1-4. © The Trustees of the
British Museum, London. Montanari: 1. © The Metropolitan Museum of Art,
334
New York; 2. © Accademia Carrara, Gabinetto dei Disegni e Stampe, Bergamo;
3. © Alte Pinakothek, München; 4. © Musée du Louvre, Paris; 5. © Museo Na-
cional del Prado, Madrid. Ottazzi: 1. © The National Portrait Gallery, London.
Pace: 1, 2. Foto dell’autore; 3, 4. © Museo della cattedrale, Ravello. Paolillo: 1,
3. © Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, Bologna; 2. © Foto di M. Pisani; 4.
Foto dell’autore. Papini: © Museo Archeologico Nazionale, Napoli. Petruzzelli:
1. © Luigi Ontani, Collezione privata, Modena (foto di C. Bastelli); 2. © Museo
Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid; 3. Courtesy of the artist and Catharine
Clark Gallery, San Francisco; 4. Courtesy Galería Juana de Aizpuru, Madrid;
5. © John Currin, Courtesy Gagosian Gallery, New York. Provero: 1-3. Avec
autorisation spéciale de la Ville de Bayeux. Quirico: 1, 4, 5. © The Trustees of
the British Museum, London; 2. Da P.E. Botta, E. Flandin, on ent de ini e
Paris 1849, tav. 140; 3. © The Bowdoin College Museum of Art, Brunswick,
Maine. Ronetti: 1, 2, 4, 5. Da J.-N. Paillot de Montabert, rait co plet de la pein-
ture, X, Paris 1829; 3. Da L.-L. Vallée, rait de la science d dessin lanc es gra es
par Jean Adam, Paris 1821. Rossa - . u concessione di . uerreschi, figlio
dell’artista (1. Da Guerreschi. Dipinti, catalogo della mostra [Torino, 4 aprile-3
maggio 1970], introduzione a cura di E. Crispolti, Torino 1970, tav. 19; 2-4.
Foto dell’autore); 5. Foto di M. Pergolani. u filli: 1, 2, 4. http://ancientrome.
ru/ (foto di I. Shurygin); 3. © The Metropolitan Museum of Art, New York; 5.
Wikimedia Commons (foto di M.-L. Nguyen). Santamaria: 1. © RMN-Grand
Palais, Musée du Louvre, Paris (foto di H. Lewandowski); 2. Su concessione della
Diocesi di Roma (foto di C. Metallo); 3. © Fototeca della Fondazione Federico
Zeri, Bologna; 4. Su concessione del MiBACT. Sapio: 1. Foto di K. Norman; 2.
Foto dell’autore. Sbaraglia: 1. Foto dell’autore; 2. © The New York Public Li-
brary/Science Source; 3. Dal catalogo III° al n de ellas rtes de osario, 1925;
Crediti fotografici 4. Dal at logo il strado del ri er al n de rtistas osarinos organi ado por el gr po
e s , 1926; 5. © Colección Castagnino+Macro, Rosario, Santa Fè. Scotti: 1-5.
Courtesy of the artist, Luhring Augustine, New York & i8 Gallery, Reykjavík (1,
2. foto di R. Pinho). Seghesio: 1. © Museo Nazionale di Villa Guinigi, Lucca; 2.
© Historisches Museum, Basel (foto di A. Seiler); 3. Su concessione di M. Scaglia.
Sironi: 1-5. © Collezione Bortone Bertagnolli, Milano. So fientino: 1. Da Federico
II e l Italia percorsi l og i segni e str enti, catalogo della mostra (Roma, 22 di-
cembre 1995-30 aprile 1996), Roma 1996, tav. XV; 2. Da al as al en c
riedric s II od al lat der i lioteca postolica aticana, Graz 2000; 3, 5.
Foto dell’autore; 4. Da ie ta er nd Italien rei Inno ationsregionen i ittelalter-
lichen Europa, catalogo della mostra (Mannheim, 19 settembre 2010-20 febbraio
2011), II voll., a cura di A. Wieczorek et al., Mannheim 2010, p. 29. Tomasi: ©
The Metropolitan Museum of Art, New York. Toso: 1, 3. © Bibliothèque Kan-
dinsky, Centre Pompidou, Paris; 2. © Archivio Bona de Pisis, Roma. Zamparo:
1. Da Omaggio a San Marco. esori dall ropa, catalogo della mostra (Venezia, 8
ottobre 1994-28 febbraio 1995), a cura di H. Fillitz, G. Morello, Milano 1994,
p. 128; 2. © Biblioteca Capitolare, Perugia; 3-5. Su concessione del MiBACT.
335
Intorno
al ritratto Gli autori
D. Lasagno, ltre l Istit ione risi e ri or a dell assisten a psic iatrica a orino e
in Italia
L. Villani, e orgate del ascis o toria r ana politica e sociale della peri eria
romana
A. Rossi, scae orit rae donatistae circ olant a costr ione di identità
pl rali nel cristianesi o dell rica o ana
M. D’Amuri, a casa per t tti nell Italia giolittiana ro edi enti e ini iati e per la
nicipali a ione dell edili ia popolare
D. Pipitone, Il socialis o de ocratico italiano ra la i era ione e la legge tr a
ratt re rico posi ioni e c lt re politic e di n area di rontiera
E.R. Urciuoli, n arc eologia del noi cristiano e co nità i aginate dei
seg aci di es tra topie e territoriali a ioni I II sec e
M. Long, tografia ed epistolografia tra I e III secolo er n analisi delle
testi onian e s lla scritt ra di propria ano
P. Vanoli, Il li ro di lettere di irola o orsieri rte antica e oderna nella
Lombardia di primo Seicento
J. Cooke, illard eiss ra connoisse rs ip iconologia e lt rgesc ic te
A. Giovannini Luca, lessandro a di di es e e la scoperta dell arte in ie onte
r di ione sei e t tela in Italia tra tto e o ecento
E. Manarini, I d e olti del potere na parentela atipica di ficiali e signori del
regno italico
F. Nurchis, l erto artini a ong i ai aestri del olore
finito di stampare
per i tipi di
Accademia University Press
in Torino
nel mese di giugno 2019
Intorno al ritratto «Ho sempre pensato che la storia dell’arte,
Enrico Castelnuovo
aA
che del Dipartimento di Studi Storici
dell’Ateneo torinese. L’idea di incen-
trare l’iniziativa sul tema del ritratto è
scaturita da un ciclo di incontri semina-
aA aAaAaAaAaAaAaAaA ccademia riali in cui si è riflettuto sull’approccio aA
university metodologico seguito da Enrico Castel-
press nuovo nel saggio Il significato del ritratto
pittorico nella società (1973). Sulla base di
questo studio e a partire dalle relazioni
esposte, si sono voluti riunire i contri-
buti di giovani studiosi e di studiosi di
consolidata esperienza.
All’articolazione del convegno cor-
rispondono le quattro sezioni che
scandiscono la sequenza degli oltre
quaranta testi: Antichità, Medioevo,
età moderna e contemporanea. Dal-
le rappresentazioni arcaiche del Vici-
no Oriente antico si passa alle forme
dell’arte classica, per attraversare il Me-
dioevo e pervenire alle espressioni del
ritratto moderno e contemporaneo,
con le loro più riconoscibili implicazio-
ni. Calato nel contesto storico, sociale,
politico e religioso, il ritratto è indagato
sotto differenti profili e in una prospet-
tiva multidisciplinare, che non manca
di considerare le fonti scritte nelle loro
valenze storica e letteraria.
ISBN: 978-88-31978-149
in copertina:
Francesco Laurana, busto muliebre,
cosiddetta Eleonora d’Aragona,
1471 circa, marmo.
Palermo, Palazzo Abatellis, Galleria 9 788831 978149
Regionale della Sicilia ¤ 34,00