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gentile con me, tanto loquace. E' raro che un francese si dimostri così disponibile con un inglese. Molto raro. E'
strano che non abbia menzionato Angélique nemmeno una volta...
“Ne avete mai visto uno prima? Si intitola Le cinquantatré stazioni della Tokaidj di Hiroshige. Non dimenticate
che in giapponese si comincia a leggere dall'ultima pagina e da destra a sinistra. Le illustrazioni si riferiscono
alle stazioni di cambio che si trovano lungo il percorso, fino a Kyòto.” “Come si passino parola non lo so, ma
succede così, da qui fino a Nagasaki. “Io voto per l'attacco, soltanto per l'attacco” rispose ostinato il vecchio.
“Oggi contro i nemici nella baia e domani contro Yokohama.” Accese la candela che qualcuno gli aveva
preparato accanto al letto. Entro le mura del castello lo shògun Nobusada e la principessa Yazu si erano fatti
piccoli piccoli dietro un fragile paravento e stavano rannicchiati uno tra le braccia dell'altra mentre le loro
guardie, i camerieri personali e la corte si tenevano pronti a una partenza immediata e aspettavano solo il
permesso del Guardiano. Nel suo francese più fiorito e mellifluo disse: “Considererei un onore se voleste avere
la bontà di continuare il racconto, lo dico davvero, è così importante imparare quanto più possibile e io... io
temo che le persone che frequento e con cui parlo siano... ahimè, tutt'altro che parigini, piuttosto barbosi anzi, e
all'oscuro delle raffinatezze in cui i francesi sono maestri. Troppi soldati.” “Io voto per l'attacco, soltanto per
l'attacco” rispose ostinato il vecchio. “Oggi contro i nemici nella baia e domani contro Yokohama.”
“Dichiaratevi!” ripeté senza scomporsi un giovane samurai. “Io sono Hiro Watanabe e non voglio uccidere né
essere ucciso da un samurai sconosciuto.” “Certamente, ragazzo mio. Ma questa settimana non è possibile, cosa
André rise e prese un altro libro. Lun numero due annuì con amarezza. Detestava trovarsi in quel luogo così
isolato e pieno di pericoli, circondato da migliaia di occhi ostili che i barbari sembravano non notare nemmeno.
Il francese gli aveva spiegato che in Giappone i bordelli erano luoghi di grande bellezza, e che le cortigiane, le
Signore del Mondo Fluttuante come venivano chiamate, erano senza dubbio le più raffinate che avesse mai
incontrato. Aveva avuto soltanto un'esperienza: due anni prima, dopo gli esami finali, si era vergognosamente
ubriacato con alcuni compagni nel pub Star and Garter di Pont Street. In quell'istante, nel giaciglio alla
Legazione, Tyrer ricordò la conversazione con Poncin e il suo segreto imbarazzo. “Morte ai gai-jin!” “Morte ai
gai-jin” era l'imprecazione che correva di bocca in bocca. Con uguale severità era punita qualsiasi forma di
furto. “Anch'io, al seguito di monsieur Seratard, il nostro ministro. Eravate alla Legazione di Parigi prima di
venire qua?”
Esasperato Anjo si rivolse agli altri tre membri del Consiglio. “E' arrivato il momento, Phillip, vecchio mio. E'
tutto sistemato; lei ci sta per un penny, non è vero, Flossy?” “Si, senz'altro.” Bevvero una tazza di tè, poi dello
champagne al circolo di cui André era un socio ben conosciuto e apprezzato. Prima che si separassero André
aggiunse: “Il Mondo dei Salici merita cura e attenzione. Sarei onorato di diventare la vostra guida”. “Siamo
guerrieri di Mito, nono reggimento, guardiani dello shògun. “Io dico No!” ribatté Yoshi. Da abile uomo d'armi
Hiraga usò la forza dell'assalitore per fargli perdere l'equilibrio, si scostò e lo infilò nel lato scoperto, poi si
ritrasse e in un unico movimento posò la lama sul collo dell'uomo decapitandolo, mentre con una giravolta si
rimetteva perfettamente in guardia. Phillip Tyrer si irrigidì. Le incisioni a quattro colori erano di fattura
squisita, più belle di qualsiasi altra incisione che Tyrer avesse mai visto; i dettagli erano davvero straordinari.
“Sono meravigliose.” Il giorno precedente aveva incontrato il francese in uno dei negozietti del villaggio che
vendeva i generi di prima necessità per gli stranieri. I negozietti erano tutti concentrati sulla strada principale,
dietro High Street, che partendo dal mare collegava l'Insediamento con la Città Ubriaca e dove tutti sembravano
vendere le stesse mercanzie locali: cibo e attrezzature per la pesca, spade da due soldi e curiosità. Che uomo
preziosi degli Anziani in vista dell'eventuale evacuazione che avrebbe avuto inizio se fosse cominciato il
cannoneggiamento o se al Consiglio fosse stata comunicata la notizia dello sbarco delle truppe nemiche.
“Avranno quello che si meritano, sir William,” esultò Phillip Tyrer inebriato dall'odore di cordite. Le finestre si
affacciavano sui giardini posteriori dell'edificio, estesi e grandi e dalla fitta vegetazione. “Era protetto dal
mandato imperiale” precisò Anjo. Il samurai mosse un passo in avanti incerto su quello che avrebbero fatto i
compagni, la spada sempre sguainata. Ori e Hiraga lo guardarono, poi si guardarono l'un l'altro. Si mosse anche
un altro uomo. Benché le spade fossero ancora tutte sguainate i samurai avevano aperto un varco per lasciarli
passare. “Certamente, ragazzo mio. Ma questa settimana non è possibile, cosa ne diresti del mese prossimo?
Vuoi un altro sherry?” “D'accordo, Lun numero due. Cena al tramonto, sistema tutto per bene anche per gli altri
padroni.” Utani rispose a bassa voce: “E' certamente vero che io ho votato per il abrogazione, ma adesso penso
di aver commesso un errore”. “Fu per volere dell'imperatore, scritto e presentato da un principe di questa corte.
Non potevamo far altro che obbedire. Avresti obbedito anche tu.”
E Angélique? E se... se mi prendessi uno di quei sordidi malanni, la gonorrea o il mal francese, che i francesi
chiamano male inglese e i dottori chiamano sifilide, e di cui George Babcott mi ha subito parlato? Dice che
abbonda sotto nomi diversi in tutti i porti del Trattato dall'Asia al Medio Oriente, “ ... e in qualsiasi porto del
mondo, Phillip. Al di là dello steccato intravide la sagoma incerta di un tempio buddista. Al tramonto, quando
le cornamuse avevano terminato di suonare la ritirata e la bandiera era stata ammainata come di rito, il pesante
cancello sbarrato e suonate le loro campane, i monaci avevano riempito la notte con uno strano canto che non
aveva mai fine: “Ommm mahnee padmeee hummmmm...”. Sul ponte dell'ammiraglia francese, Henry Seratard
fumava la pipa ridacchiando con il ministro russo. “Troppo gentile da parte vostra. No, tutt'altro che
correntemente, ma mi sforzo.” Si strinse nelle spalle con aria divertita. “L'ho imparato con pazienza e con l'aiuto
dei nostri santi padri che lo parlano.” Qualcuno venne addirittura calpestato o fatto precipitare da un ponte o
ricacciato dentro una casa, ma la maggior parte fuggi senza meta ma con la ferma determinazione di allontanarsi
quanto più possibile dal mare. Esasperato Anjo si rivolse agli altri tre membri del Consiglio. Sul ponte
dell'ammiraglia, Ketterer si rivolse al generale: “Questo dovrebbe convincervi che il nostro Willie è soltanto un
damerino con delle manie di grandezza. Al diavolo il saluto reale, faremmo meglio a guardarci le spalle”. Ori e
Hiragai ancora avvolti negli indumenti ninja, uscirono dal nascondiglio sulla proprietà del tempio di fronte alla
Legazione, scesero dalla collina correndo in silenzio, attraversarono il ponte di legno e si immersero nei vicoli.
Soltanto i samurai del castello e quelli incaricati della difesa esterna e delle roccaforti erano al loro posto. E
come sempre succede in questi casi, gli sciacalli s'aggiravano cauti tra le case abbandonate cercando qualcosa da
rubare e rivendere. “E io sono di Choshu e il mio nome è Shodan Moto. Sonno-joi” gridò Hiraga, e si slanciò
“Prendete nota del numero di soldati, dei loro andirivieni, quali stanze sono occupate e da chi.” I due samurai
aspettarono e spiarono tutto il giorno. Al tramonto indossarono gli abiti ninja e per due volte Hiraga cercò di
avvicinarsi alla Legazione. Durante uno dei due tentativi arrivò persino a scalare il recinto per una ricognizione
ma dovette ritirarsi in gran fretta quando una sentinella rischiò di scontrarsi con lui. “Non credo, penso che
fosse soltanto una maniera arrogante di annunciare il loro arrivo. “Io... io no... no... io, ehm, non ci sono ancora
andato.” “Qui nel nostro Yoshiwara abbiamo più di cinquanta case da tè, come le chiamano, o locande, tra cui
puoi scegliere, e tutte sono fornite di licenza pubblica e vengono controllate dalle autorità. State attento però a
non andare mai nella Città Ubriaca. Hiraga si irrigidì aspettandosi una trappola ma Ori annuì dimentico del
dolore, incurante della vittoria o della morte. Con calma ripulì la lama e la infilò nel fodero. Si inchinò
rispettosamente ai due morti e si avviò attraverso lo stretto passaggio tra gli uomini senza guardare né a destra
né a sinistra. Per un istante fu tentato di rispondere per le rime e puntualizzare che vi era un'enorme differenza
tra un inutile senso di colpa e la salutare moralità e i sani valori vittoriani. “Chi sei tu per sfidarci?” Perciò,
monsieur, in un certo senso questo è il paradiso. Un uomo può fornicare anche per un anno a credito, se lo
desidera.” Il tono di voce di Poncin cambiò in modo impercettibile. Sdraiato sul pagliericcio sistemato sopra un
tappeto, si rigirava senza sosta agitato dalle preoccupazioni. “Ma sono poche parole e non so nemmeno se le
pronuncio correttamente, c'è così poco tempo per studiare e non ho ancora incominciato a scrivere.” A
Kanagawa aveva chiesto a Babcott qualche consiglio su come scovare un buon insegnante. “Perché non
chiedere al padre?” gli aveva risposto il dottore. Nessun'ombra nei giardini pattugliati dagli highlander che
“Non sarebbe meglio se camminassimo, signore?” chiese Tyrer. Arrossì ricordando come il suo interesse era
stato risvegliato dalle parole di André e si vergognò di quella debolezza. La carrozza si fermò un'altra volta. “E
io sono di Choshu e il mio nome è Shodan Moto. Sonno-joi” gridò Hiraga, e si slanciò contro Watanabe che si
ritrasse senza paura. I soldati della marina, avvezzi a maneggiare i cannoni negli angusti spazi sotto coperta, si
diedero a spingere e tirare e imprecando sollevavano di peso la carrozza facendole superare gli ostacoli che
incontravano. “Oh, in questo caso posso avere l'onore di farvi da guida?” Sul ponte dell'ammiraglia, Ketterer si
rivolse al generale: “Questo dovrebbe convincervi che il nostro Willie è soltanto un damerino con delle manie di