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Lingue e dialetti

nell’Italia
contemporanea

Emanuele Miola
Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica
Che cos’è una lingua?
Dal punto di vista linguistico teorico è
• un codice
• che organizza un sistema di segni
• con un significante prevalentemente fonico-
acustico,
• fondamentalmente arbitrari,
• doppiamente articolati,
• capaci di esprimere ogni esperienza esprimibile,
• posseduti come conoscenza interiorizzata che
permette di produrre infinite frasi a partire da un
numero finito di elementi
Che cos’è una lingua?

«L’ar&colazione di una lingua in varietà di diverso


genere fu riconosciuta già da importan& autori di
fine O;ocento, come H. Paul e W.D. Whitney, e
compiutamente teorizzata dalla sociolinguis&ca,
sopra;u;o europea, nella seconda metà del XX
secolo.»
Sociolinguis&ca: branca della linguis&ca che me;e
in correlazione la lingua con la società e con gli usi
linguis&ci delle persone
Berruto, G. 2011. varietà. In Simone, R. (dir.), Enciclopedia dell’Italiano. Roma:
Treccani. h;p://www.treccani.it/enciclopedia/varieta_(Enciclopedia-
dell%27Italiano)/
Varietà
Il sociolinguista chiama qualsiasi ogge1o linguis2co
‘varietà’, intesa come un insieme di forme
linguis2che che abbiano stessa o analoga
distribuzione sociale, cioè che tendano a
cooccorrere con certe cara1eris2che della società.
Lingue
storico-naturali

artificiali
Lingue storico-naturali
Dal pdv teorico, una lingua nata spontaneamente
lungo il corso della Storia della civiltà umana e
usata in un qualche gruppo sociale di una
comunità
Lingue storico-naturali
Dal pdv teorico, una lingua nata spontaneamente
lungo il corso della Storia della civiltà umana e
usata in un qualche gruppo sociale di una
comunità
tedesco?
Lingue storico-naturali
Dal pdv teorico, una lingua nata spontaneamente
lungo il corso della Storia della civiltà umana e
usata in un qualche gruppo sociale di una
comunità
tedesco?
cinese?
Lingue storico-naturali
Dal pdv teorico, una lingua nata spontaneamente
lungo il corso della Storia della civiltà umana e
usata in un qualche gruppo sociale di una
comunità
tedesco?
cinese?
gallese?
Lingue storico-naturali
Dal pdv teorico, una lingua nata spontaneamente
lungo il corso della Storia della civiltà umana e
usata in un qualche gruppo sociale di una
comunità
tedesco?
cinese?
gallese?
italiano?
Lingue storico-naturali
Dal pdv teorico, una lingua nata spontaneamente
lungo il corso della Storia della civiltà umana e
usata in un qualche gruppo sociale di una
comunità
tedesco?
cinese?
gallese?
italiano?
veneto?
Lingue storico-naturali
Lingua e diale+o
I termini ‘lingua’ e ‘dialetto’ possono anche essere
adoperati dal punto di vista sociolinguistico (non
più linguistico-teorico)
Lingua e dialetto
Dal punto di vista sociolinguistico, nella tradizione italiana,

un dialetto

è una varietà parlata in una determinata area insieme a


un’altra varietà considerata di maggior prestigio (=
sociolinguisticamente una ‘lingua’)
da un numero di persone numericamente inferiore a quelle
che parlano l’altra varietà
e con minore prestigio dal punto di vista sociale e storico-
culturale
Cfr. italiano vs ligure, sardo, friulano, campano, occitano,
siciliano, ecc.
Lingua e diale+o
Se la differenza tra lingua e diale/o non è gius3ficabile in termini puramente linguis3ci (cioè
non ha nulla a che vedere con la stru/ura), allora essa va cercata altrove (cioè all’esterno del
sistema-lingua):

- sul piano sociale: le lingue hanno un riconoscimento sociale che il diale/o non ha
- sul piano funzionale: le lingue hanno un ambito di uso più ampio di quello dei dialeD
- sul piano poli3co: le lingue hanno uno statuto ufficiale (e una conseguente legislazione di
riferimento) che i dialeD non hanno. Le lingue sono state 'create' per consen3re scambi
economici e culturali tra gruppi sociali geograficamente distanzia3 e come strumento
imprescindibile per l'asse/o amministra3vo degli Sta3 nazionali cos3tui3si nell'età moderna.

Lingua e diale/o hanno funzioni ugualmente importan3, ma complementari: vengono


usa3 in situazioni diverse e con interlocutori diversi. Le lingue standard si usano innanzitu/o
per la comunicazione scri/a e formale (es. per la stesura delle leggi) e per l'uso in contes3
'formali' (es. scuola).
Ricapitolando
Il veneto (il piemontese, il ligure ecc.) dal punto di
vista teorico sono lingue storico-naturali alla
stregua dell’italiano, del giapponese, dell’inglese

Dal punto di vista sociolinguistico possono essere


etichettati come dialetti, in forza di ragioni che
sono unicamente socio-culturali e non strutturali
Che cos’è una lingua?
Che cos’è una lingua?
Ovvero: quando, dal pdv teorico, due parlanti
stanno parlando la stessa lingua e quando stanno
parlando due lingue diverse?

La lingua è
• un insieme di varietà (’varietà di (quella) lingua’)
in inglese: dialects

• intercomprensibili (oltre una certa soglia)


Che cos’è una lingua?
Al di so(o di una certa soglia di
intercomprensibilità, s6amo parlando (di) due
lingue diverse.

“we could say that if two speakers cannot


understand one another, then they are speaking
different languages. Similarly, if they can
understand each other, we could say that they are
speaking dialects of the same language” (Trudgill
2000: 4)
Trudgill, P. 2000. Sociolinguis6cs: An Introduc6on to Language and Society. 4th ed.
London: Penguin.
Che cos’è una lingua?

Che cosa significa "capirsi"?

Devoto
Muljačić
Iliescu
Pellegrini
Che cos’è una lingua?

Che cosa significa "capirsi"?

Devoto
Muljačić
Iliescu
Pellegrini
Che cos’è una lingua?

Che cosa significa "capirsi"? • ISOGLOSSA:


• linea
immaginaria
Devoto che delimita le
Muljačić aree che
hanno in
Iliescu comune uno
Pellegrini stesso
fenomeno
linguisEco
unendone i
punE estremi.

Rohlfs, G. 1937 La struLura linguisEca dell’Italia, Leipzig, Keller.


Che cos’è una lingua?
Che cosa significa "capirsi"?

Soglia minima del 75% di intelligibilità nella comunicazione è


“minimally acceptable” per il DiparBmento della Difesa USA;

80% nelle comunicazioni legate al controllo del traffico


aereo;

60/65% per le diagnosi di disturbi del linguaggio (disartria);

Soglia più bassa per la comunicazione di tuO i giorni?


Che cos’è una lingua?
Spagnolo e portoghese

Jensen, J.F. 1989. On the Mutual Intelligibility of Spanish and Portuguese. Hispania
72/4: 848-852
Che cos’è una lingua?
Italiano e lombardo

Tamburelli, M. 2014. Uncovering the ‘hidden’ multilingualism of Europe: an Italian


case study, Journal of Multilingual and Multicultural Development, 35/3: 252–270
Quante lingue ci sono in Italia?

1-10

Circa 15

Circa 30

Più di 100
Quante lingue ci sono in Italia?
Se anche l’Italia può dirsi cos4tuita di mille diale6 (in
senso sociolinguis4co),
i valori di intercomprensibilità ci inducono a pensare che
le lingue autoctone parlate oggi in Italia siano circa una
tren4na.

L’Italia è dunque la nazione europea con maggiore


diversità linguis5ca autoctona!
Quante lingue ci sono in Italia?
La lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano. (Legge 482 art. 1)

12 comunità ‘alloglotte’: «la Repubblica tutela la lingua e la cultura


delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e
croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il
friulano, il ladino, l'occitano e il sardo». Quelle parlate da queste
comunità sono le lingue minoritarie (Legge 482 art. 2)

Circa 15 lingue regionali così come definite dalla Carta Europea per
le LRM

Lingue di comunità di recente immigrazione e lingue non-


territoriali

Legge 482/1999: http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm


Quante lingue ci sono in Italia?
Problemi della 482:

• il tabarchino, la lingua delle popolazioni zingare, il galloitalico in


Sicilia?

• i diale;?

• modalità di dichiarazione d’appartenenza alla minoranza

• reale applicazione della legge


Quali lingue ci sono in Italia?
h"ps://phaidra.cab.unipd.it/api/object/o:318149/diss/Content/get

Pellegrini, G.B. 1977. Carta dei dialeB d'Italia. Firenze : Litografia ArJsJca Cartografica.

Il toscano e il romanesco
Quali lingue ci sono in Italia?
«Il volgare parlato a Roma nel Medioevo (il romanesco antico o “di prima fase”,
documentato dalla trecentesca Cronica dell’Anonimo romano) aveva acquisito varie
caratteristiche che lo collegavano ai dialetti meridionali (come il dittongo “napoletano” in
parole come uocchi ‘occhi’, tiempo ‘tempo’), mentre in età rinascimentale, specie dopo il
Sacco borbonico del 1527 e il conseguente ripopolamento della città, subì una profonda
toscanizzazione, che rese il romanesco moderno (o “di seconda fase”) strutturalmente
assai prossimo alla lingua di base tosco-fiorentina. Dal Rinascimento fino all’Unità d’Italia,
inoltre, le persone appartenenti agli strati alti della società romana, legate alla corte
papale e non tutte di origine locale, usavano l’italiano e non il dialetto, proprio
soprattutto di quegli strati popolari a cui il grande Belli eresse il suo “monumento”.
Questa caratterizzazione sociolinguistica spiega la denominazione del dialetto di Roma
non come romano ma come romanesco, con un suffisso almeno tendenzialmente di
valore peggiorativo (che si è perpetuato nel più recente romanaccio, di uso locale).»

D’Achille, P. 2013. Italiano e dialeVo a Roma,


hVp://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/italiano_diale[/D_Achille
.html
Quante lingue ci sono in Italia?
Grazie!

Emanuele Miola
Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica

emanuele.miola@unibo.it

www.unibo.it

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