Famiglia e minori
Ogni individuo deve essere tutelato (diritto ampiamente riconosciuto dalla nostra costituzione) sia
all’esterno ovvero nella società sia all’interno della famiglia. Sappiamo che l’età infantile è uno
stadio molto delicato ed importante per lo sviluppo della persona. Solo alla fine dell’800 e inizi del
900 le scienze umane (psicologia, pedagogia, sociologia) posero rilievo sull’infanzia e da qui si va a
parlare di diritti del minore. La storia della legislazione, a tutelare i minori ha iniziato negli stati
uniti alla fine dell’800. Quando per ben 2 volte dei minori furono maltrattati e picchiati dai genitori
furono salvati. Ma vennero salvati dalla protezione degli animali, poiché soltanto comparando il
minore ad un animale era possibile assicurargli protezione. In Italia il primo progetto di legge fu
varato nel 1909 e con legge n° 1404 del 1934 fu istituito il tribunale per minorenni. Alcuni diritti
del fanciullo vennero fatti nel 1925 in sede di assemblea generale della società delle nazioni a
Ginevra, che promulgò la DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO, per tutti gli stati
che il bambino va considerato a tutti gli effetti un essere umano e come tale va tutelato. Il 20
novembre 1959 l’ONU (organizzazione nazioni unite) approvò la dichiarazione dei diritti del
fanciullo. Per quanto riguarda l’Italia nella nostra costituzione entrata in vigore nel 1948, sono
tracciate i diritti costituzionali del minore, considerato come soggetto di diritti. La tutela dei minori
è un dovere che grava su tutti, in quanto il minore è veramente un essere indifeso ed il più delle
volte l’intervento del giudice arriva troppo tardi non raggiungendo lo scopo. La prima
organizzazione sociale nel quale il minore si trova a vivere è la famiglia, che deve assicurare
protezione, sostegno, ed affetto.
Ma come sappiamo non sempre la famiglia è in grado di svolgere bene il compito, ossia quello di
curare e tutelare il fanciullo. Inoltre i genitori al momento di separazione scaricano i loro conflitti
sui figli. Da questi fatti possiamo parlare di “abuso psicologico” i genitori utilizzano i ragazzi come
mezzo di ricatto per ottenere agevolazioni economiche. La violenza in famiglia si può definire
come un conflitto di rabbia che il genitore ha verso il figlio, molte volte si passa all’abuso sessuale
nei confronti del minore. Conducendo cosi il minore a un blocco e ad un terrore psicologico,
devastati da comportamenti paranormali di genitori affetti da disturbi. La violenza sui minori è
senza dubbio la trascuratezza, il comportamento che procura più sofferenza e disagio al minore. La
trascuratezza e la violenza psicologica sono sanzionate soprattutto in sede civile (art 333).
Diversi studi sul bullismo hanno evidenziato che chi subisce maggiormente violenza sono i ragazzi,
da considerare importanti sono gli effetti che ne derivano, ma che nella maggior parte dei casi
possono durare a lungo e vanno a l’aspetto di sviluppo dell’individuo. Perdita di autostima, salute
fisica e psichica. Gli studi sul bullismo vanno ad evidenziare come sia importante agire sul
problema al fine di creare un clima positivo e sociale all’interno della cerchia di amici, migliorare
l’interazione con i compagni di classe. La cooperazione dà il senso di sicurezza a chi è vittima del
bullismo ed inoltre consente la discussione e il confronto finalizzata alla risoluzione di problemi. Si
può risolvere il bullismo intervenendo a diversi livelli:
Implementando una politica di antibullismo a livello di istituto scolastico
Stimoli audiovisivi
Attività role-play
Peer support system
Peer support system cioè i ragazzi vengono utilizzati come agenti di cambiamento al fine di mettere
in pratica tecniche di ascolto attivo e del supporto emotivo, offrono sostegno ai loro compagni in
difficoltà. Questa tecnica di supporto alla pari viene applicata con persone che condividono la stessa
situazione di difficoltà. Il metodo si basa sul principio di interagire con l’altro ovviamente sempre
con chi si ci sente più sicuri, confidenti e compresi ed è solo cosi che si trova facilmente una
soluzione. L’obiettivo è creare una solidarietà nel gruppo con l’aiuto reciproco tra i ragazzi, il motto
di questa tecnica è “curare ed essere curato” mediante il supporto di loro coetanei che mostrino
particolari caratteri emozionali.
LA METODOLOGIA
Il progetto si sviluppa in 2 azioni
Il supporto alla pari
Una nuova educazione alla legalità
Il supporto alla pari parte con l’individuazione del gruppo di supporto, attraverso un questionario
che indaga sulle abilità sociali, e indicare il nome dei ragazzi che erano più disponibili al dialogo, al
supporto emozionale e immedesimarsi nei problemi altrui.
Il gruppo di volontari per obbligo di partecipare a 2 giornate di formazione con l’obiettivo di:
1. Far sviluppare nei ragazzi le abilità per superare i problemi
2. Creare le basi per istaurare un clima positivo nella classe
La formazione è molto utile perché aiuta i ragazzi a far crescere in loro la stima di sé. Uno dei punti
cruciali della formazione è la riservatezza: necessità di uno spazio sereno e riservato. Le
informazioni dei partecipanti sono confidenziali e sottoposte al vincolo di segretezza.
Atteggiamento non giudicante: assumere un atteggiamento di non esprimere un giudizio, ma di
accettare tutto ciò che il paziente ci dice. Informare e non consigliare: ascoltare ed accogliere
l’altro ed aiutarlo con percorsi di risolvere i problemi e trovare una soluzione più adeguata ad esso
secondo anche le sue risorse
Non essere diretto non prendere l’iniziativa, saper comunicare e saper porre le domande
TRASPARENA: fornire informazioni chiare sul loro ruolo di supporters
RICONOSCERE I LIMITI è importante aver chiari i propri compiti e comprendere quando c’è il
bisogno del supporto di persone adulte.
I ragazzi che hanno partecipato ai gruppi di supporto, gli viene chiesto di restare o se preferiscono
andare via. I ragazzi che decidono di restare vanno a pubblicizzare il progetto all’interno della
scuola con cartelloni, volantini e ovviamente vengono affissati il luogo e l’ora nel quale si può
recare allo sportello amico.
IL GRUPPO MULTIDISCIPLINARE
È un gruppo composto da persone adulte esterni al contesto scolastico, perché è formato da
psicologi, avvocati, insegnanti, educatori, ecco perché è detto multidisciplinare. Ed ognuno metto in
atto la propria esperienza o i consigli sul tema. Il beneficio di questa procedura è di non coinvolgere
solo i ragazzi ma anche le persone adulte per ampliare la conoscenza del problema.
UNA NUOVA EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’
Una nuova educazione alla legalità, l camera penale minorile di Cosenza ha previsto le seguenti
attività
Sensibilizzazione su alcuni temi di carattere giuridico, psicologico e sociale legati al settore
giuridico
Seminari sui temi della giustizia minorile
Organizzazione si simulate volte ad avvicinare gli studenti alle strutture della giustizia
minorile
Nel corso del progetto sono stati previsti alcuni seminari rivolti ai genitori rivolti agli adulti per la
prevenzione e il monitoraggio dei minori. A supporto dello sportello è stato realizzato un sito web,
che ha permesso ai ragazzi di poter essere in contatto con altri studenti di diverse città e di poter
discutere la loro esperienza di gruppo.
SECONDO ANNO
Prima di avviare il progetto vi è stata l’esigenza di indagare sul grado di soddisfacimento e impatto
emotivo che lo sportello amico aveva avuto l’anno precedente. Il 70,58% sostenne di essere felice
dell’iniziativa e che voleva essere coinvolto, il 29,4 % ritenne che lo sportello amico fosse inutile. Il
38,46% dei ragazzi affermarono che si rivolsero allo sportello amico l’anno precedente.
Ovviamente queste percentuali sono date dalla somministrazione di un questionario. In questo
secondo anno vi fu l’interesse da parte degli insegnanti e genitori, manifestando l’utilità del
progetto e sottolineando gli elementi positivi. All’interno della scuola attraverso i cartelloni, i
ragazzi in maniera sintetica andarono a rappresentare il loro lavoro e a fine anno ci fu una giornata
conclusiva nel quale si è riflettuto sull’andamento del progetto. Per capire i punti di forza e di
debolezza.
TERZO ANNO
Nel terzo anno del gruppo PICCOLE CANAGLIE erano rimasti sono i ragazzi di 3 media, per cui
era necessario fare una selezione di nuovi ragazzi. Il nuovo gruppo composto da 20 ragazzi ha
iniziato il progetto partecipando alla formazione presso la città dei ragazzi Cosenza. Gli incontri
erano con la partecipazione di psicologi, avvocati, associazioni e tanto altro. Nel corso dei 3 anni
del progetto si è verificato un incremento nell’esistenza dello sportello amico e della sua funzione.
CONCLUSIONE
Al termine di questa esperienza possiamo trarre delle conclusioni:
Il progetto ha coinvolto le insegnanti della scuola seguendo tutte le fasi del progetto. Le insegnanti
hanno promosso il progetto e lo hanno sostenuto nei momenti di difficoltà
La costruzione di un gruppo di supporto tra i ragazzi
Il miglioramento delle relazioni sociali all’interno della scuola, del clima di confidenza e fiducia tra
insegnanti, alunni e genitori.
Il gruppo di supporto alla pari ha avuto effetti positivi nel gruppo, si è imparati ad ascoltare l’altro e
ha migliorato il metodo dell’empatia. I ragazzi hanno ritenuto importante l’esperienza del progetto
in quanto ci dà la possibilità di risolvere qualsiasi problema.
PER UNA NUOVA EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’
Il progetto sperimentale “SIMPATICHE CANAGLIE” ha messo in atto i 2 programmi importanti
PEER SUPPORT SYSTEM e PER UNA NUOVA EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’. Il
programma PEER SUPPORT SYSTEM la cui realizzazione è stata fatta dall’università della
Calabria con lo scopo di realizzare una politica antibullismo all’interno di una scuola media di
Cosenza, per aiutare gli studenti in difficoltà mediante l’aiuto dei loro coetanei. Il programma PER
UNA NUOVA EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’ la cui realizzazione è stata curata dagli
avvocati della camera minorile di Cosenza, intendevano sperimentare un nuovo tipo di educazione
alla legalità, coinvolgendo degli studenti di una scuola ed inoltre il settore della giustizia minorile.
IL PROGRAMMA
Il programma è stato realizzato da un gruppo multidisciplinare composto da (docenti, avvocati,
educatori, magistrati e psicologi). L’obiettivo principale era quello di attuare la sensibilizzazione tra
i ragazzi sul tema giuridico e psicologico, ma legato principalmente al settore della giustizia
minorile. Il coinvolgimento degli studenti è avvenuto tramite una serie di seminari formativi e
grazie ad alcune realizzazioni sperimentali presso il centro giustizia minorile per i minorenni di
Catanzaro. Il gruppo multidisciplinare ha attuato l’attività tecnico (con la trasmissione agli studenti
di nozioni informative in materia di diritto minorile, con l’obiettivo finale di avvicinare gli studenti
alle delicate problematiche della giustizia minorile). Ovviamente il gruppo si è dovuto formare
attraverso degli incontri all’università della CALABRIA nel dipartimento di scienze
dell’educazione, nel quale c’è stato uno scambio di informazioni con i professori, alcuni professori
facevano parte del gruppo di supporto. Nella fase successiva il gruppo ha avviato il progetto nella
scuola ed alcuni prof hanno assicurato il loro supporto qualificato agli studenti, durante la quale
hanno affrontato insieme ai ragazzi le questioni emerse nel programma anti- bullismo. Il
neuropsichiatra è riuscito ad instaurare un contatto empatico con gli studenti, chiedendo loro cose
ne pensassero del tribunale dei minori. Per i ragazzi il tribunale viene visto come un carcere,
un’istituzione dello stato dove vengono punite le persone. Per quanto riguarda il processo, viene
immaginato dai ragazzi con la presenza del giudice, la giuria, il pubblico, ma è assente la figura del
minore. Nel corso dell’incontro è stata fornita agli studenti una panoramica completa sulla giustizia
minorile. Il magistrato minorile, vide che i ragazzi immaginavano il tribunale per i minori e quindi
illustrò loro le funzioni esercitate dai giudici. I ragazzi ponevano molti interrogativi sulla giustizia
minorile in base alle idee che si erano posti, inoltre ponevano molta attenzione e curiosità al
tribunale. L’avvocato minorile ha fornito ai ragazzi un quadro della giustizia penale minorile,
illustrando a loro le fasi di un processo penale di un minore. Nel prosieguo dell’incontro l’avvocato
ha sperimentato un sondaggio tra gli studenti ovvero se il giudice nei confronti dell’imputato
minorenne avesse un atteggiamento punitivo o moderato. Dai risultati si è emerso che vi era un
atteggiamento aggressivo e punitivo nei confronti dell’imputato. Alla luce dell’incontro, si è reso
necessario orientare le fasi successive del programma, coinvolgendo i ragazzi sul campo
giudiziario, per far comprendere l’importanza e il significato degli strumenti previsti dalla giustizia
minorile. Nel corso della visita si è sperimentato un “processo penale simulato”, ciascun ragazzo ha
impersonato un ruolo specifico, dall’imputato alla persona offesa, dal pubblico ministero al
difensore ecc.… Il giudice minorile è stato ricoperto da un magistrato in carne ed ossa. L’accusa era
quella di un furto di un cellulare avvenuto all’interno della scuola. Ovviamente l’imputato ha
provato in ogni modo di difendersi e convincere il giudice della sua innocenza. I ragazzi hanno
capito l’importanza del progetto e delle responsabilità e le conseguenze che causa l’atto di bullismo.
Inizialmente i ragazzi hanno manifestato paura e timore nei confronti dell’accusato ritenendolo
cattivo e che dovesse essere punito più severamente. È stato importante questo incontro perché ha
fatto capire ai ragazzi che i problemi di questo tipo possono capitare a chiunque e che nessuno è
esente, e che delle azioni che noi facciamo dobbiamo essere a conoscenze delle nostre conseguenze.