Nel corso della nostra vita, tutti abbiamo contribuito al cambiamento climatico. Azioni, scelte e
comportamenti hanno causato un aumento delle emissioni di gas serra. È una considerazione molto forte,
credo; ma suscita in noi sensi di colpa, quando pensiamo alle decisioni che abbiamo preso su dove
viaggiare, quanto spesso e come, sull'energia che scegliamo di utilizzare nelle nostre case o nei posti di
lavoro, o semplicemente lo stile di vita che abbiamo e di cui godiamo. Ma possiamo anche invertire il
ragionamento, e pensare che se abbiamo avuto un impatto cosi potente, ma in negativo, sul nostro clima,
allora possiamo influenzare il livello di cambiamento climatico futuro al quale ci dovremo adattare.
Possiamo scegliere, dunque. Scegliere di iniziare a prendere sul serio il cambiamento climatico e ridurre
significativamente le emissioni di gas serra, e doverci adattare a cambiamenti climatici di minor impatto in
futuro. Oppure possiamo continuare a ignorare il problema del cambiamento climatico. Ma così scegliamo
anche di adattarci a impatti climatici molto più drammatici, in futuro. E non è solo questo. Vivendo in paesi
ad alta emissione pro capite, di fatto stiamo scegliendo anche per conto degli altri. La scelta che non
abbiamo, comunque, è quella di un futuro senza cambiamenti climatici. Negli ultimi due decenni, i
negoziatori dei nostri governi e i decisori politici si sono riuniti per discutere il cambiamento climatico e si
sono concentrati sull'evitare un riscaldamento di due gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali.
Questa è la temperatura associata a livelli d'impatto pericolosi, sotto una vasta gamma di profili, sia per gli
umani sia per l'ambiente. Due gradi centigradi, quindi, sono già un livello di cambiamento pericoloso. I
pericoli del cambiamento possono essere soggettivi. Se pensiamo a un evento climatico estremo che può
avvenire in qualsiasi zona del mondo, se accade in una parte del mondo con buone infrastrutture, dove le
persone sono ben assicurate, e così via, allora l'impatto potrà causare problemi, agitazioni, costi aggiuntivi.
Potrà causare persino delle morti. Ma se quello stesso evento climatico avviene in un'altra parte del
mondo, dove le infrastrutture sono fatiscenti, o le persone non sono ben assicurate, o non hanno buone
reti di supporto, lo stesso impatto climatico può essere devastante. Può causare una significativa perdita di
insediamenti e una significativa perdita di vite. Questo grafico mostra le emissioni di CO2 legate ai
combustibili fossili, dal periodo che precede la Rivoluzione Industriale fino ai giorni nostri. Salta subito agli
occhi come le emissioni siano cresciute esponenzialmente. Se ci concentriamo su un periodo più breve,
partendo dal 1950, nel 1988 abbiamo fondato il Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici; nel
1992 a Rio si è tenuto il Summit della Terra ; poi, nel 2009 abbiamo siglato l'Accordo di Copenaghen, dove
si è stabilito di evitare un aumento della temperatura di due gradi, in accordo con la scienza e su una base
di equità. Poi, nel 2012 abbiamo avuto Rio +20. E in tutto questo tempo, durante tutte queste riunioni, e
molte altre, le emissioni hanno continuato ad aumentare. E se ci concentriamo sulla tendenza delle recenti
emissioni storiche, insieme alla nostra comprensione della direzione che sta prendendo l'economia globale,
allora siamo più diretti verso un riscaldamento di quattro gradi centigradi, e non di due. Riflettiamo per un
attimo su quest'aumento medio globale della temperatura di quattro gradi. La maggior parte del nostro
pianeta è composto dal mare. Dato che il mare ha un'inerzia termica maggiore della terraferma, le
temperature medie sulla terraferma saranno più alte di quelle sul mare. Inoltre, noi esseri umani non siamo
esposti alle temperature globali medie. Sentiamo giorni caldi, giorni freddi e giorni piovosi, soprattutto chi
vive a Manchester come me. Mettetevi quindi al centro di una città. Immaginate un luogoo qualunque del
mondo: Mumbai, Pechino, New York, Londra. È la giornata più calda che ricordiate. Il sole batte forte, siete
circondati da cemento e vetro. Adesso immaginate quella stessa giornata ma 6, 8, forse 10 - 12 gradi più
calda di quell'ondata. È questo a cui andiamo incontro, in uno scenario dove le temperature medie globali
aumentano di quattro gradi. E il problema, con questi estremi, - e non parlo solo delle temperature
estreme, ma dei temporali estremi, e di altri impatti climatici, è che le nostre infrastrutture non sono state
progettate per gestirli. Le nostre strade e le ferrovie sono state create per durare a lungo, e sopportare un
certo numero d'impatti in diverse parti del mondo. Tutto questo verrà messo alla prova. Le nostre centrali
elettriche devono essere raffreddate dall'acqua fino a una certa soglia, per restare efficienti e sicure. E gli
edifici sono stati costruiti per essere confortevoli entro un certo range di temperatura. Tutto questo verrà
messo a dura prova, con un aumento di quattro gradi. Le nostre infrastrutture non sono state pensate per
questo. Tornando ai quattro gradi, il problema non sono gli impatti diretti, ma anche quelli indiretti.
Prendiamo ad esempio le fonti alimentari. Nei raccolti di mais e grano, in alcune parti del mondo si prevede
una diminuzione del 40%, con un aumento di quattro gradi, e del 30% nel riso. Questo sarà assolutamente
devastante per le fonti alimentari globali. Nel complesso, le conseguenze previste con un aumento di
quattro gradi centigradi non saranno compatibili con la vita globale organizzata che conosciamo. Torniamo
alle traiettorie e ai grafici di quattro e due gradi di aumento. È ragionevole pensare ancora a un aumento di
due gradi? Molti dei miei colleghi insieme ad altri scienziati sostengono che sia troppo tardi per evitare un
riscaldamento di due soli gradi. Ma vorrei ricorrere alle mie ricerche su sistemi energetici e alimentari,
aviazione e navigazione, per dire che credo ci sia ancora qualche possibilità di evitare questo pericoloso
cambiamento di due gradi. Ma dobbiamo veramente studiare i numeri, per capire come fare. Se ci
https://www.ted.com/talks/alice_bows_larkin_we_re_too_late_to_prevent_climate_c...
Alice Bows-Larkin: Il cambiamento climatico è in atto. Ecco come prepararsi. | TED ...
concentriamo su questa traiettoria e su questi grafici, il cerchio giallo indica che il punto di separazione tra
la strada rossa di quattro gradi e quella verde di due gradi è adesso. E questo è dovuto alle emissioni
cumulative, al budget di carbonio. In altre parole, le luci e i proiettori accesi in questa stanza adesso,
rilasciano CO2 nell'atmosfera, che a causa di questo consumo energetico ci resterà moltissimo tempo.
Una parte rimarrà nell'atmosfera per un secolo, forse anche molto di più. Si accumulerà, e i gas serra
tendono ad accumularsi. Questo ci dice qualcosa su queste traiettorie. Per prima cosa, ci dice che è l'area
sotto queste curve a contare, non il punto che raggiungeremo in una particolare data futura. Questo è
importante perché non importa se riusciremo a creare una tecnologia meravigliosa che sistemi il problema
l'ultimo giorno del 2049, appena in tempo per salvare il salvabile. Perché nel frattempo, le emissioni si
saranno accumulate. Perciò, se continuiamo su questa strada rossa di quattro gradi centigradi, e più vi
rimaniamo, più dura sarà compensare negli anni successivi per mantenere il budget di carbonio, l'area
sotto la curva, il che significa che la traiettoria rossa diventerà più ripida. In altre parole, se non riduciamo le
emissioni a breve-medio termine, allora dovremo ridurre significativamente le emissioni di anno in anno.
Dobbiamo anche decarbonizzare i nostri sistemi energetici. Ma se non iniziamo a tagliare le emissioni a
breve-medio termine, dovremmo iniziare anche prima. Tutto ciò rappresenta una grande sfida. Ci dice
anche qualcosa sulle politiche energetiche. Se vivete in una parte del mondo dove le emissioni pro capite
sono già alte, dovreste ridurre la domanda energetica. E questo perché, con tutta la buona volontà, le
infrastrutture ingegneristiche su grande scala che si dovrebbero costruire velocemente per decarbonizzare
la fornitura del nostro sistema energetico semplicemente non potrebbero realizzarsi in tempo. Quindi non
importa se scegliamo l'energia nucleare, o la cattura e il sequestro del carbonio, l'aumento della
produzione di biocarburanti, o costruiamo sempre più turbine eoliche o idriche. Ci vorrebbe comunque
troppo tempo. E dato che l'area sotto la curva è importante, bisogna puntare non solo sull'efficienza
energetica ma anche sul risparmio energetico, cioè usare meno energia. Se lo facciamo, ciò significherà
che mentre continuiamo a migliorare la tecnologia per produrre energia, avremo un lavoro in meno da fare
se saremo riusciti a ridurre il consumo di energia, dato che così avremo bisogno di meno infrastrutture per
la fornitura. Un'altra questione che dobbiamo affrontare è quella del benessere e dell'uguaglianza. Esistono
molte parti del mondo dove il tenore di vita deve aumentare. Ma con gli attuali sistemi energetici, basati su
combustibili fossili, la crescita di quelle economie fa anche crescere le emissioni. Se siamo tutti vincolati
dallo stesso budget di carbonio, l'aumento delle emissioni in alcune parti del mondo costringe a ridurle in
alcune altre. Questo rappresenta una sfida enorme, per le nazioni ricche. Secondo la nostra ricerca, nei
paesi dove le emissioni pro capite sono già alte - Nord America, Europa, Australia - è necessaria una
riduzione delle emissioni del 10% annuo, fin da subito, se vogliamo evitare il target di due gradi.
Contestualizziamo. Secondo l'economista Nicolas Stern ogni riduzione delle emissioni superiore all'1%
annuo è stata inevitabilmente accompagnata da recessioni economiche e disordini. Ciò rappresenta un
problema enorme per la crescita economica, dato che, con le nostre infrastrutture ad alta intensità di
carbonio, l'economia non può crescere senza un aumento delle emissioni. Vorrei citare uno studio, scritto
da me e da Kevin Anderson, nel 2011, nel quale suggerivamo che per evitare un pericoloso cambiamento
climatico, la crescita economica dovesse essere sostituita, almeno per un po', da un periodo d'austerità
pianificata nelle nazioni ricche. È un messaggio molto difficile da far digerire, perché implica che dobbiamo
fare le cose molto diversamente. Non si tratta solo di cambiamento incrementale. Bisogna fare le cose
diversamente, cambiare l'intero sistema, e qualche volta produrre meno. Riguarda tutti noi, qualsiasi sia la
nostra sfera d'influenza. Possiamo scrivere a un politico di zona. parlare con il nostro capo, o essere il
capo, possiamo parlarne con amici e parenti, o semplicemente cambiare stile di vita. Perché dobbiamo
veramente cambiare le cose. In questo momento, stiamo scegliendo lo scenario di quattro gradi. Se
realmente vogliamo evitare lo scenario di due gradi, bisogna agire immediatamente. Grazie. (Applausi)
Bruno Giussani: Alice, in pratica stai dicendo che se le nazioni ricche non iniziano un taglio delle emissioni
del 10% annuo fin da quest'anno, non nel 2020 o nel 2025, andremo direttamente incontro allo scenario di
quattro gradi e più. Mi chiedo cosa pensi del taglio del 70% entro il 2070. Alice Bows-Larkin: non basta a
evitare i due gradi. Spesso questi studi, oltre a suggerire cosa bisogna fare, sovrastimano molto la velocità
con la quale gli altri paesi del mondo possono ridurre le emissioni. Fanno delle considerazioni un po'
eroiche, quindi. Sono le emissioni aggregate che contano, ciò che accade a breve termine è
importantissimo. Fa una differenza enorme. Se, ad esempio, un paese come la Cina continua a crescere
ancora per qualche anno, farà una grande differenza su quando iniziare a decarbonizzare. Quindi non
credo che possiamo dire quando sarà, perché dipende da ciò che faremo a breve termine. Ma pur avendo
ampie possibilità non sfruttiamo ciò che ci permetterebbe di ridurre i consumi energetici, ed è un peccato.
BG: Alice, grazie di essere venuta a TED a condividere questi dati. AB: Grazie a voi. (Applausi)
https://www.ted.com/talks/alice_bows_larkin_we_re_too_late_to_prevent_climate_c...