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Paul Creston (Guttoveggio Joseph) nasce nel 1906 a New York e muore nel 1985.

Compositore autodidatta ed organista di origine italiana, ha il merito di aver risolto gli


innumerevoli problemi tecnici del sassofono attraverso composizioni quali la Suite
op.6, il Concerto op.26 la Rapsodia op.108, la Suite 1978. La Sonata op.19 è dedicata
al sassofonista americano Cecil Leeson, il quale, pur essendo poco noto in Europa, è
considerato il pioniere dei solisti americani. E’ proprio lui a tenere il primo récital di
sax a New York il 5 febbraio 1937 e a presentare il 13 gennaio 1938 con la Rochester
Philarmonic, negli USA, il Concerto in mib per sax e orchestra di Glazunov. La
composizione in programma del 1939 è l’opera per sax più incisa, di cui si contano
non meno di quindici versioni. Elementi neoromantici e armonie insolite si fondono
spontaneamente con arditi e travolgenti virtuosismi in cui le scelte stilistiche eclettiche
e cosmopolite suggerite dalle avanguardie europee, vengono mediate con i filoni del
jazz e del song. In Europa l’innegabile crisi di linguaggio, la perdita di valori
riconosciuti socialmente trasmissibili, la coscienza del profondo isolamento dell’artista,
portano alla ricerca di nuove soluzioni compositive orientate in direzioni diverse.
Dall’espressionismo schoenbergiano sofferto e angosciato, con la dissoluzione dei
rapporti dialettico-strutturali tradizionali, basati sulla forza aggregante dell’idea
tematica, alla rimescolanza deformata degli svariati materiali stilistici di Hindemith;
dall’esperienza neoclassica di Strawinsky, all’uso della cosiddetta "musica non colta",
con significati dissacratori verso la tradizione e il conformismo borghese, soprattutto
in Francia. Qui si respira un clima culturale internazionale, raffinato ed ironico, aperto
ad ogni influenza esterna anche extramusicale. Con l’intento di combattere il
razionalismo e il neoclassicismo si costituisce, nel 1936, a Parigi, un piccolo cenacolo
musicale chiamato "Jeune France", in cui spicca la personalità di uno dei promotori :
Andrè Jolivet. La sua concezione religiosa e sociale del messaggio musicale si indirizza
verso rituali primitivi, ritmi anomali, l’uso seriale di scale modali con evidenti
dissonanze. Grande espressione artistica viene raggiunta nelle composizioni per
flauto, strumento particolarmente amato da Jolivet e che all’epoca godeva di grandi
consensi, in seguito alle pubblicazioni dei famosi metodi di Taffanel e Gaubert. Chant
de Linos fu composto originariamente come "morceau du concours" per il
Conservatorio di Parigi nel 1944, con la dedica a Gaston Crunelle e successivamente
trascritto dallo stesso autore per flauto, violino, viola, violoncello e arpa. L’intento
didattico non ne ha impedito l’affermazione nell’ambito della letteratura flautistica del
900. Lo stesso Jolivet scrive :"il Chant de Linos era nell’antichità greca una varietà di
Trènos : un lamento funebre, un pianto ininterrotto di grida e danze" (Giuseppe
Fagnocchi "Lineamenti di storia della letteratura flautistica"). Interessante e insolito
acusticamente, è costruito su scale modali organicamente concatenate. Dopo
l’introduzione che ripropone i due momenti diversi della cerimonia funebre, (quello
pacato e doloroso del lamento e lo straziante grido di dolore espresso con scelte
compositive più complesse), una breve cadenza ci conduce ad un ritmo di 7/8. Da una
suggestiva ed accattivante amalgama di suoni, emerge un tema cantabile ed
espressivo che imprimendo nuove energie alla ricca e fiorita danza rituale, conclude
doricamente il brano. Improntata a scelte sicuramente più tradizionali, sebbene non
disdegni l’ambiente da cafè charmant, è la produzione, comunque squisitamente
francese per ironia e raffinatezza di Francis Poulenc. Egli compone per chitarra solo la
Sarabanda che appartiene ai Fogli d’Album del 1958. I trois mouvéments del 1918
sono invece concepiti per pianoforte e arrangiati dallo stesso autore per orchestra nel
1927. Il recupero del patrimonio autoctono dai ritmi e armonie innovative, caratterizza
sia il brano di Cordero che quello di Villa Lobos. Quest’ultimo è noto soprattutto per i
choros, melodie popolari rielaborate ed eseguite da piccoli complessi strumentali lungo
le strade di Rio de Janeiro, all’inizio del secolo, e riproposti, intorno agli anni 20, a
Parigi, sicuramente filtrati da linguaggio e tecniche avanzate, con l’esaltazione
costante degli elementi ritmici e percussivi. Distribuzione di fiori è l’unico pezzo
originale per flauto e chitarra, composto da Villa Lobos nell’immediato dopoguerra.
Nella rappresentazione di un tipico matrimonio tra indios, evoca suoni e colori della
foresta amazzonica. La particolare sensibilità di un mondo primitivo viene ricreato
attraverso suoni indefiniti in cui tutto è solo e puramente colore, con la ripetizione
degli accordi neutri delle sei corde vuote e della percussione delle stesse sei corde
vuote della chitarra, in una gamma di effetti timbrici e sonori veramente inusitati. La
Fantasia mulata è invece riferita alla tipica musicalità creola. L’autore, il chitarrista
argentino vivente Ernesto Cordero, è molto apprezzato in Europa per le innumerevoli
trascrizioni di canzoni popolari argentine. Egli è autore di un concerto per chitarra e
orchestra e di vari brani solistici e da camera. Le altre due composizioni in programma
sono la Sonatina di Margola, di gusto francese, molto lineare con pochi elementi
accordali, che è meno innovativa della due sonate per flauto e chitarra dello stesso
autore e l’Elegia notturna del compositore vivente Sergio Prodigo. Il brano è di
ispirazione neoclassica, con evidenti richiami alle scale esatonali, alla scrittura
raveliana, in cui l’incedere ritmico propende istintivamente alla descrittività di
un’atmosfera nutrita di un equilibrato alternarsi di pieni e vuoti che rendono molto
suggestivo l’ascolto. I due strumenti sono assolutamente concertanti e si rispondono
sulle stesse figurazioni, facendo salve le proprie caratteristiche.

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