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_________________________________________________________________PRIMA LEZIONE

CRITICA:__________________________________________________________________________

Storia della critica La critica d’arte nasce negli anni 70 a Pisa con lo scopo di essere una disciplina per
sostenere la storia dell’arte. Questo nome ha origine dal libro pubblicato nel 1945 da Lionello Venturi, è
una storia dei metodi e sulle dottrine dell’arte. Questo voleva intendere LA STORIA DEL GIUDIZIO CRITICO,
come la storia delle teorie dell’arte che hanno orientato tale giudizio.

Storia dell’arte  Nasce nella seconda metà del 19 secolo. Se nell’800 si voleva studiare la storia dell’arte
come disciplina c’era la filosofia e la letteratura, la storia dell’arte si allontanò da queste due discipline in
questa data facendo nascere quelli che noi conosciamo come SAPERI UMANISTICI.

Rapporto e costruzione delle identità nazionali con l’arte il discorso sull’arte consente di ricostruire le
radici di gruppi, comunità e nazioni. Non è un caso che la storia dell’arte come disciplina autonoma nasce
con le identità nazionali. In Austria nasce una delle scuole di storia dell’arte più importanti: LA SCUOLA DI
VIENNA che riunisce studiosi che avevano l’esigenza di riorganizzare i beni dell’impero AUSTRO-UNGARICO,
che nell’800 era in via di smantellamento.

A Vienna nasce la prima cattedra di storia dell’arte -------- con lo scopo di tenere insieme un impero
attraverso dei segni che riescono a ricostruire intere genealogie. Dopo le due guerre mondiali gli storici
dell’arte negli stati uniti mettono in crisi la disciplina dal punto di vista metodologico. ( si riferisce a
Panofsky e il suo metodo )

Critica e storia dell’arte le due discipline non si possono separare. La prima è la storia del discorso, di
quello che si dice sull’arte, invece, la seconda riguarda la storia degli oggetti d’arte.

LONGHI: fondò la rivista “PARAGONE” nel 1950, fu una di quelle più autorevoli riguardo alla storia dell’arte.

PANOFSKY: Fu il padre dell’iconologia, si occupò della storia dell’arte negli USA.

Il discorso sull’arte in alcune università parte dalla letteratura, detta letteratura artistica ebbe origine
dalla pubblicazione di SCHLASTER nel 1924, e si tratta di una raccolta di fonti per la storia dell’arte che parte
dalla tarda antichità fino al primo decennio dell’800, comprende tutte le fonti che possono servire per fare
la storia dell’arte e ciò richiede una selezione di queste fonti.

_________________________________________________________________SECONDA LEZIONE
CRITICA:_______________________________________________________________________

-che cos’è la storia della critica d’arte?

Fino agli anni 90 del 900 come testo si poteva usare quello di venturi, poi si può fare riferimento a Scialla. Il
libro di Venturi ha segnato gli studi della storia della critica indirizzandola in una direzione che vede questa
disciplina come storia delle teorie e dei metodi.

Longhi si confronterà con quello che è il libro di Venturi, entrambi avevano la stessa formazione e
appartengono ala generazione di specialisti della storia dell’arte nella cultura italiana. Il padre di Venturi
aveva condotto una battaglia per garantire competenze specifiche a chi doveva occuparsi del discorso sul
patrimonio artistico, questo si realizza nella scuola di perfezionamento e arte di Roma. Longhi e Venturi
fanno parte della 2 generazione di questa scuola, si formarono sul metodo FILOLOGICO- STORICO in
rapporto diretto con gli oggetti d’arte. Secondo Venturi lo storico dell’arte è anche un documentarista e
archivista, e questo gli consente di controllare i risultati avuti tramite l’osservazione. Longhi e Venturi
condividono inoltre anche l’adesione all’ESTETICA ( L’estetica è una disciplina filosofica: anzi, dice
Benedetto Croce, l’Estetica ingloba tutta la filosofia, sebbene si concentri in particolar modo sull’arte. Alla
domanda “Che cos’è l’arte?”, Croce risponde che “l’arte è ciò che tutti sanno cosa sia” ) .La sua idea ha
attraversato due guerre mondiali e fu superata solo negli anni 70.

LIONELLO VENTURI: Nei suoi lavori il primo interesse è posto nei confronti della pittura veneziana e
Giorgione fino ad arrivare alla pittura impressionista. Scrive anche su una rivista specializzata di storia
dell’arte da lui fondata “l’archivio storico dell’arte”  in cui scrivono tutti gli studenti della scuola di
perfezione, cosi questi potevano pubblicare immediatamente i risultati della ricerca. Ai primi del 900 il
titolo si trasformò in: L’ARTE qui scrivevano gli studenti della seconda generazione della scuola di Roma.
La differenza fra i nomi è il segno del cambiamento dei tempi e del cambiamento dovuto all’ideologia
crociana. Appaiono interventi di Venturi sui temi che interessano la storia della critica d’arte, sono
interventi che riguardano la rilettura della letteratura artistica.

-ROSSI- PINELLI  esprime un giudizio riguardo il testo di Venturo, dove afferma che è una storia delle
dottrine estetiche. Sono i metodi e le dottrine estetiche a dare un giudizio critico. Secondo Rossi, Venturi
lavora in una centralità dove le dottrine estetiche influenzano il giudizio critico, in un’idea evolutiva della
storia dell’arte che dovrebbe portare dall’antichità ai suoi giorni (quelli di Venturi)

- Il gusto dei primitivi Venturi nel 1926 discute la nozione di gusto. Rossi-Pinelli dice che è una storia di
gusto, dove tale nozione è una chiave che viene usata per intraprendere le scelte degli artisti alla luce della
cultura del loro tempo. E’ un concetto che nasce nella storia delle dottrine estetiche e opera nelle scelte
stilistiche degli artisti.

- Shlosser  nel libro letteratura artistica del 1924, come riferimento culturale ha Benedetto Croce, è un
esponente della scuola artistica di Vienna. Si occupò poco degli oggetti d’arte, pone la sua attenzione su
oggetti non convenzionali come le WOUNDERKAMMEN o il ritratto in cera. Lavora sulle fonti e sui
documenti, lavora alle edizioni critiche della trattatistica antica. Egli stesso dice come di è formato, in un
saggio pubblicato nel 1936 “LA SCUOLA DI VIENNA DI STORIA DELL’ARTE NELLE ESPERIENZE E NEI RICORDI
DI UN SUO CULTORE”

Letteratura artistica è un catalogo ragionato delle fonti per la storia dell’arte. E’ un elenco delle schede
descrittive e si occupa di arte italiana distinta per luoghi geografici. Nel suo repertorio non entrano le fonti
senza autore. Lo scopo di questo lavoro è quello di sostituire una scienza delle fonti (costruita attraverso la
creazione di una bibliografia ragionata, dopo aver scelto i materiali e averli descritti analizza questi dal
punto di vista critico, da questi ultimi dà vita agli strumenti per la storia dell’arte), che è essa stessa una
storia dell’arte.

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CRITICA____________________________________________________________________________

SCHLOSSER: --------------------------------VENTURI:

Aveva un interesse Aveva un interesse per

per le fonti. le dottrine estetiche.

-LONGHI ROBERTO:

Studia a Torino, e a Roma con Venturi, pubblica sulla rivista “L’ARTE” e su tutte le riviste del suo tempo. Il
tema del suo lavoro è l’attenzione per i problemi caravaggeschi.

Opere: 1927 monografia su Piero della Francesca in cui inventa una chiave per comprendere questo artista
(sintesi forma colore) l’intento di Longhi era quello di invitare a rifletetre sulla concretizzazione dell’oggetto
d’arte. Con l’opera su Caravaggio mostra ai suoi contemporanei una nuova luce su questo artista, la
letteratura artistica sostiene il lavoro di Caravaggio in una genealogia artistica legata a Giorgione e i
giorgioneschi come l’ultimo veneziano e lo inserisce in una nuova genealogia che è quella dei pittori della
realtà in Lombardia.

1950 divenne direttore della rivista PARAGONE dove vuole creare un confronto fra la critica d’arte e la
letteratura. La parte iniziale di un saggio pubblicato su questa rivista è dedicata ad una critica a Vneturi che
sosteneva delle dottrine estetiche, Secondo Longhi nel libro di Venturi non si trova la buona critica, in
quanto nella filosofia non si usano le opere d’arte. Fare una critica d’arte con le dottrine estetiche favorisce
le generalizzazioni, lavorare con i concetti impedisce di capire l’arte secondo le proprie idee e sensibilità. In
queste storia della critica d’arte può entrare LA CRITICA PRATICA, la storia che la critica d’arte propone è
quella storia che si tiene lontana dall’astrazione delle dottrine estetiche.

Bisogna fare una CRITICA SINCERA, è difficile fare ciò , in quanto le dottrine estetiche rendono difficile il
lavoro degli artisti e le possibilità espressive della critica d’arte. La critica d’arte deve occupare lo spazio che
la filosofia non coglie in quanto generalizzante e astrattiva, e neanche la filosofia coglie quest’ultimo
aspetto in quanto i suoi sentimenti non possono coincidere con il linguaggio della storia dell’arte. Tra questi
spazi si colloca Longhi.

Da Socrate a Platone fino ad Hegel , la filosofia non ha fatto altro che sminuire il lavoro degli artisti. Se la
critica sincera può essere stata messa in crisi dalla filosofia, non è stato possibile cancellare le espressioni
pratiche di critica artistica, questi sono ad esempio il gesto di LOND ELGIN che prende i marmi del
Portenone e fa un gesto di salvaguardia ( possiamo infatti considerarlo come un atto critico SINCERO, fatto
non da uno storico dell’arte ma da un amatore che guarda con sensibilità.

Dove cercare la critica sincera? Si deve cominciare fin dall’antichità, nella vita delle istituzioni della polis,
nelle scelte di collezionisti, degli amatori. Longhi Propone un modello che prende distanza dai testi di
Venturi e Schlosser. La storia della critica d’arte è la storia degli atti critici che non hanno necessariamente
nome e cognome e sono specializzati.

Questo è un atto critico il cui valore è pari a quello espresso dalla pubblicità rispetto all’esposizione
dell’OLYMPIA.

*( GLI UMANISTI NON SONO INTERESSATI ALL’OPERA D’ARTE, INFATTI QUESTI GUARDANO DI Più IL
SOGGETTO)

Si moltiplicano i libri di tecniche, si trova molto nei tituli, uno di quelli che entra in questa antologia è quello
del CATINO ABSIFDALE DI SANT’AGNESE che ha valore di testo che non descrive l’immagine a cui fa
riferimento, ma fa riferimento alle immagini che vengono fuori dall’oro , dall’apparizione delle immagini
che vengono fuori dalle tessere. Parla di elementi quali: luce, colore, si tratta di una visione che non è la
descrizione del soggetto.

CHE RUOLO HA LA POESIA IN QUESTA ANTOLOGIA? Per Longhi il primo critico d’arte per la modernità è
Dante. Il passaggio a cui fa riferimento è quello del libro 11 del purgatorio, dove Dane parla di ODENISIO DA
GUBBIO (miniatore). La questione non è solo il fatto che Dante esprime un giudizio critico fra il lavoro di
ODERISI e quello di Francesco Bolognese. Ma nelle capacità di apire la qualità delle miniature che guarda,
ed è in grado di ricostruirne la genealogia , ed è in grado di capirne l’innovazione rispetto all’altro
( Bolognese supera l’opera dell’Oderisi)

Invece in Petrarca non si trova niente, in quanto dimostra di non copiare, descrive, non riesce ad utilizzare il
verbale per restituire il reale.

Anche in Boccaccio non c’è questo aspetto, manca infatti la capacità di esprimere in maniera diretta
l’effetto che ha su di lui quell’oggetto d’arte, riconosce solo il valore civile.
Non c’è nessuno perché i valori dell’umanesimo strutturano il proggetto della società, non c’è spazio per
poter esprimere l’espressione sincera individuale.

La vicenda di cui parla Longhi è una lettera inviata a Datini, dove scrive di aver realizzato un crocefisso che
Giotto non potrebbe far meglio. Nella risposta di Datini c’è l’espressione della critica d’arte sincera, lui
conosce la pittura del suo tempo, e trova una sintesi per esprimerla. Non può inserire Cennini nella sua
antropologia in quanto non c’è una sincera critica d’arte.

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CRITICA___________________________________________________________________________

La questione che Longhi propone nell’apertura del saggio è la RELAZIONE TRA CRITICA D’ARTE E TEORIA
DELL’ARTE (dottrine estetiche). Per fare una critica d’arte sincera bisogna guardare altrove, la vera critica
sta dove vi è l’adesione immediata rispetto l’oggetto artistico, esprimere nel verbale la sensibilità rispetto al
visivo. Longhi è a metà tra letteratura e filosofia, distingue fra la critica pratica (gesto di lord Elgin) e la
critica scritta che inizia nell’antichità con Plinio fino ad arrivare ai grandi filosofi.

Nel 400 le voci che possono entrare nella sua antologia sono poche, ad esempio non entra LEONBATTISTA
ALBERTI di lui Longhi dice che i tutto il DE PICTURA non salva più di un paio di passaggi. Forse quello che
non trova in lui lo trova nei committenti o nella relazione dello spettatore comune all’opera d’arte o nei
confratelli dell’Annunziata che quando vanno a provare lo stendardo commissionato a Piero della Francesca
se lo portano ad Arezzo. Questo gesto equivale a quello di Rubes che difronte al dipinto di Caravaggio che la
committenza rifiuta, se lo prende.

Nel 500 storiografia artistica Vasari e il suo posto nel lavoro di Longhi In Vasari si trova la vera critica,
in particolare: nella capacità che ha di superare i suoi pregiudizi, nella capacità che ha di intuire quello che è
diverso da sé, dal modello di storia dell’arte e dello stile che è al centro del suo lavoro. Secondo Longhi il
passaggio più bello non riguarda la pittura fiorentina ma quella veneziana. La cosa più importante è che
Vasari non riesce a dimenticare la sua sensibilità difronte all’oggetto d’arte, al punto di intuire la qualità
della pittura tonale di giorgione  Longhi commenta quanto Vasari dice di lui il vero vasari si trova nella
capacità che ha di capire Giorgione, è in grado di trovare un equivalente verbale per descrivere quel mondo
visuale di Giorgione che dimostra di aver capito. Vasari entra nel lavoro di Longhi perché parla di Giorgione.

La migliore critica d’arte è la migliore “espressione in quanto storia letteraria dei sentimenti sollecitati dal
dipinto”

VERA CRITICA espressione immediata, la critica d’arte che Longhi aveva in mente era un esercizio
letterario.

Letteratura artistica è nazionalesaggio dove Longhi ribadisce la relazione tra storia della letteratura
artistica e letteratura artistica, i testi dove c’era la vera critica entrano nella storia della letteratura italiana.

VASARI nelle vite, egli stesso racconta di come nasce il progetto, ovvero in risposta alla cena in casa
Forense, dove Giovio vuole fare una raccolta di vite di uomini illustri e Vasari decide di farlo sugli artisti.

Vasari e i modelli storiografici del suo tempoegli stesso dichiara quale sia il suo modello storiografico,
ovvero, teoria della storia che trasferisce dagli storiografi contemporanei alla storiografia artistica. Nel
proemio del saggio sulle vite “ vite dei più eccellenti pittori, costruttori e architetti, da Cimabue fino ai
tempi nostri” , scrive che alle volte non ha scritto in toscano e che il linguaggio utilizzato non è quello dei
letterati ma quello usato dagli artefici toscani. Vasari quello che sapeva l’ha imparato dalle opere, ma
queste purtroppo deperiscono e allora solo la scrittura aiuta a trasmettere quello che ha visto e imparato.
Vasari dice che avrebbe potuto fare un catalogo ragionato con l’elenco di opere e artisti con la datazione
ma non lo fece perché non aveva intenzione di scrivere una cronaca ma una storia dell’arte. Per fare una
storia c’è bisogno di un punto di vista, lui ha costruito una visione della storia dell’arte. Per realizzare una
storia deve guardare altri storici che però non hanno fatto una cronaca ma hanno giudicato anche le scelte
fatte dagli stessi artisti. Gli storici che guardò Vasari fu Machiavelli ( che scrisse la storia di Firenze).

Vasari dice di voler fare una storia dell’arte che serva a far diventare le cose passate, presenti, e a
mantenere il ricordo di qualcosa di deperibile.

LA SUA OPERA “LE VITE……” E’ DIVISA IN 3 PARTI:

1 Da Cimabue a Lorenzo di Bicci  in cui vi è una presa di coscienza dei problemi della forma e dello
spazio

2” la vita dei più eccellenti pittori, scultori e architetti” Da Jacopo della Quercia a Perugino in cui vi è
l’aggiunta ( a quello detto precedentemente) della regola, dell’ordine, la misura dei segni e maniera.

3 Da Leonardo a Michelangelo in cui vi sarà la perfezione della pittura

Nella 2 edizione del 1568 ci sono delle differenze, infatti vengono citati artisti anche vivi, infatti lui alla fine
inserirà la sua biografia per sottolineare la sua genealogia, un’altra differenza è che si moltiplica la presenza
di artisti che appartengono ad altre scuole regionali che sono stati sottovalutati nella 1 edizione. Nella 2
edizione infatti Vasari dice di se stesso di essere pittore e architetto. Inoltre in questa edizione vi saranno
anche dei ritratti di artisti sia vivi che morti e non ci sarà più il proseguo in lingua toscana.

Questo cambiamento nel 1549 Benedetto Varchi pubblica un testo “ DUE LEZIONI” una sorta di
raccolta e intervista pittori e scultori su un tema “ quale sia la più nobile delle arti?” Intervisto artisti a
partire da Michelangelo fino ad arrivare a Vasari. Il paragone fra le arti però è una questione importante in
questo momento infatti in questo momento c’era la nascita delle accademie che nacquero per dar vita ad
un’istituzione che riunisce gli artisti e che faccia in modo che questi sono riconosciuti come intellettuali. Da
Brunelleschi in poi gli artisti riflettono sul loro ruolo nella società, l’istituzione delle accademie fece sic he gli
artisti siano intellettuali e non artigiani. Da qui in poi nacque la questione della gerarchia delle arti, gli artisti
sono tutti intellettuali allo stesso modo, il loro lavoro esprime la medesima qualità intellettuale. L’inchiesta
di Varchi servì a capire come gli artisti del tempo vedono la gerarchia fra le arti.

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CRITICA________________________________________________________________________________

MORELLI: contesto diverso da quello in cui scrive Mancini, nascono i grandi musei nazionali, cambia il
mercato dell’arte non ci sono più i soli collezionisti ma anche gli “stati”

-Si consolida la storia dell’arte come disciplina accademica

-Sul mercato dell’arte trionfa il rinascimento italiano e il suo mito.

Morelli si occupa di arte italiana del rinascimento, era un conoscitore, riscrive i cataloghi delle grandi
raccolte internazionali che conservavano la pittura italiana del rinascimento. Egli stesso è collezionista, la
sua collezione è legata alla città di Bergamo, partecipa ai moti del 48, dopo l’Italia unita ritorna
nell’Inghilterra e venne inserito nei ranghi politici della nuova repubblica. Morelli vuole fare del suo metodo
una storia dell’arte, questo metodo aiutava a liberarsi dalle dottrine estetiche che creano un filtro con
l’opera d’arte; Il conoscitore guardando un dipinto può individuare una classe di dettagli che, lo aiutano a
conoscere la scuola regionale fino ad arrivare alla mano dell’artista. L’occhio del conoscitore secondo
Morelli deve scegliere: PARTICOLARI, DETTAGLI e ASPETTI CHE POSSONO CONDURRE FACILMENTE
ALL’ATTRIBUZIONE. ESEMPIO Esempio del paesaggio: figura e paesaggio rapporto, colori, espressione
dei volti, modo di dipingere, le dita della mano o le unghie, orecchie o il modo di atteggiare i piedi delle
figure, questi dettagli sono sempre gli stessi e sono fatti sempre allo stesso modo.

Guardando questi dettagli si possono risolvere le questioni della storia dell’arte, come ad esempio
MANTEGNA E BELLINI. Altra questione è invece Filippo Lippi, Filippino Lippi e Botticelli , nell’800 quando
scrive Morelli comincia la fortuna di Botticelli, Morelli sarà criticato in quanto parla di arte con questi
dettagli, ma la colpa sarà di aver scritto una pratica che già era diffusa da Vasari a Luigi Lanzi unico
storico citato da Morelli che non cita mai nessuno.

LUIGI LANZI dopo Vasari il più importante e il primo che propone un altro modello storiografico per fare
la storia dell’arte bisogna aspettare il 700  compare una nuova storia dell’arte italiana in una nuova
prospettiva storiografica “storia pittorica dell’Italia” non è impostata sulla vita degli artisti ma sulla vita
delle scuole artistiche. All’origine di questo modello, c’è la nozione di scuola pittorica, vuole trattare della
vita artistica di unità culturale. Nella premessa ( 1792 prima edizione 1809 ultima edizione) dice che la sua
è l’età dei compendi, appartiene all’età dell’illuminismo. Il grande COMPENDIO di questo periodo è
l’enciclopedia a cui fa riferimento per dar vita al suo compendio. Come Vasari ha corrispondenti sul
territorio che gli raccontano quello che lui non può vedere.

DIFFERENZA CON VASARI Questo è l’ultimo che fa una storia dell’arte che tiene insieme tutte le arti,
dopo Vasari per fare un lavoro di questo tipo bisogna aspettare ADOLFO VENTURI

Nella prefazione Lanzi richiama il modello che Morelli vuole proporre, chiarisce anche cosa vuol dire
lavorare come conoscitore ed esperto dell’arte. Come la scrittura è singola e unica per ognuno anche i
pittori hanno un proprio modo di dipingere che non cambia mai. Lanzi piace a Morelli in quanto in questo
passaggio riporta il suo metodo. Egli figura nel lavoro di Morelli perché percorre quello che Morelli da
strumento di lavoro vuole portare nella teoria dell’arte. ( è una questione di studio e formazione,
formazione specifica e non di intuizione.) Lanzi dice che è più raro trovare un vero conoscitore che un buon
pittore, questo vuol dire che le due figure on coincidono più, bisogna avere una formazione diversa. Il
conoscitore deve avere una conoscenza specifica che si misura sull’affermazione diretta che gli consente di
operare.

Quello di Lanzi può essere un manuale di storia della pittura.

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Peter l’esperienza artistica è a un livello superiore rispetto la vita quotidiana, si attiva per la capacità
dell’arte di fare se stessa. Non è il contenuto dell’opera ma la qualità della forma che attiva l’esperienza
artistica. L’oggetto se è complicato dal punto di vista formale attiva l’esperienza artistica. Gli interessa la
pittura che fa la pittura, l’arte è autoreferenziale

RUSKIN vede nel gotico veneziano un momento in cui le forme esprimono un valore morale.

Peter nessun nesso fra moralità dell’artista e l’oggetto che realizza perché non c’è rapporto fra l’arte e
altre sfere pubbliche. Infatti l’esteta vive una vita esterna alla vita quotidiana.
Berenson fa da sintesi ai due mondi dell’800, riassume in se due orientamenti nel discorso sull’arte.

Nel suo lavoro sulla pittura rinascimentale chiede come si attiva e perché lo fa l’esperienza estetica. Perché
l’arte e gli artisti hanno la capacità di rendere la natura immediatamente comprensibile a noi, la capacità
dell’arte è quella di restituire la natura in maniera sintetica, l’arte rende l’immagine con immediatezza a tal
punto da provare un estremo piacere. Gli strumenti usati per avere questi risultati per Berenson è il
linguaggio della forma, dice che ci sono delle categorie che rispondono ai problemi e sono la chiave con cui
gli artisti riescono a fare ciò. I pittori della scuola fiorentina lavorano per rendere la terza dimensione ( della
massa e dei volumi ) questo problema si racchiude in una categoria che sono i VALORI TATTILI che è la
caratteristica di tutta la scuola fiorentina.

COME FUNZIONANO I VALORI TATTILI?  le facoltà lavorao per restituirci senso di massa, di volume e
distanza, si trasformano le impressioni della retina in impressioni tattili ( tutto da il senso della 3
dimensione). Gli artisti della scuola fiorentina sono in grado d rappresentare i valori tattili con maggiore
intensità e naturalezza, costruendo lo spazio con valori di massa e volumi. Immediatamente rendono
comprensibile i valori che nella realtà si devono costruire.

Il metodo di Berenson è democratico  se si attiva la sensibilità difronte a un oggetto d’arte, chiunque può
avere un’esperienza estetica senza avere conoscenze in materia in quanto dipende da una risposta della
sensibilità. Berenson non ritiene importante il soggetto rappresentato nel dipinto oppure riconoscere il
contenuto , ma solo se si aggiunge il riconoscere il soggetto questo aggiunge piacere all’esperienza piacere.
Quest’ultima però dipende dalla forma , quanto più è completa, tanto più l’esperienza è intensa. Il
rapporto con il soggetto non riguarda tutti, non tutti infatti sanno riconoscere i soggetti rappresentati e per
questo non è democratico del tutto. Dopo queste considerazioni Berenson rivede la sua posizione e dirà
che lo ha fatto per arginare l’influenza di Ruskin che crea un modello interpretativo dell’arte legato ai valori
che veicola. La conseguenza è l’attenzione al contenuto. Berenson dice di insistere sull’esperienza artistica
attivata dalle categorie della forma, in quanto si era troppo concentrati sui soggetti e i valori. Dopo ci sono
state le avanguardie che gli hanno fatto cambiare idea sul contenuto.

“L’ESPERIENZA ESTETICA E DEMOCRATICA, IL PUBBLICO DELL’ARTE E’ INFINITO” QUESTO STA ALLA BASE
DELLA CONCEZIONE DI BERENSON.

BERENSON E IL MONDO DEL COLLEZIONISMO Fu uno dei consulenti più importanti e fortunati dei
collezionisti americani. Nel 1890 il mercato dell’arte si allargò grazie ai collazionisti che vennero da
oltreoceano, questi infatti costruirono grandi fortune avviando un mondo di disuguaglianze sociali e
Berenson si presentò a questi nuovi ricchi che vollero dar vita a importanti collezioni.

ISABELLA STEWART GARDEN MUSEUM Il dipinto di isabella stewart entra nella collezione grazie alla
consulenza di Berenson, la maggior parte della collezione dipende dalla sua consulenza. Berenson però, si
fece pagare due volte: prima dal mercante e poi da Isabella.

PATTO D’EUROPA, Tiziano per spiegare che le collezioni più importanti d’Europa venivano smontate per
favorirne altre potenze. La casa museo di Isabella è la casa ideale di Berenson, ebbe però un fallimento,
ovvero: Isabella non ha mai comprato un Lorenzo Lotto (su cui Berenson lavorò tutta la vita). Nel 1997 la
casa subì un furto, 13 dipinti da allora si cercano ancora, il museo ha lasciato le cornici dei dipinti vuote sul
muro. Berenson è un formalista, è l’occhio dei grandi collezionisti americani, costruisce il gusto delle grandi
collezioni private, il suo nome è legato all’espansione della pittura italiana del 400 sul mercato dell’arte.
Vive in Italia e vi rimase per tutta la vita, qui infatti mise insieme una raccolta di pittura italiana come
miniature e oggetti orientali, alla sua morte tutto viene lasciato ad HAWARD che ne fece il centro di studi
del rinascimento italiano.
Nel resto d’Europa riguardo al tema della forma bisogna partire da Vienna , verso la fine dell’800 capitale
del discorso sull’arte , si fa riferimento alla “SCUOLA VIENNESE DELLA STORIA DELL’ARTE” che lavorano
intorno all’istituto di storia dell’arte dell’università di Vienna. L’ultimo di questi studiosi fu Schlosser nel
1934 che scrisse una storia della scuola di Vienna raccontando la sua formazione intellettuale. Gli studiosi
vengono da tutti i territori dell’impero austro-ungarico e lavorano tutti per lo stesso scopo, ovvero:
elaborare nuovi modelli per la storiografia artistica.

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WOLGGIN Gli opposti dipendono dal modo di vedere determinate epoche, in ogni epoca c’è un occhio
universale che caratterizza il periodo, questo occhio che si radica nel meccanismo psicologico e che a sua
volta si radica nella visione è uguale per tutti gli uomini. Si passa dai dettagli della forma di Morelli che
svincola l’interpretazionedell’opera del contenuto , fanno un salto, cercano delle leggi universali che,
regalano il linguaggio della forma che si caratterizza nella scelta compositiva di ciascun artista.

LONGHI scritto giovanile pubblicato nel 1950( stesso anno in cui fonda paragone) su una rivista
“proporzioni” decide di pubblicare questo saggio “ un ignoto corrispondente dei Lonzi”  Si tratta di una
finzione letteraria, che gli consente una riflessione sul metodo di Lonzi e sulla sua formazione.

Lonzi era gesuita ( nominato sempre come abate Lonzi ) sarà responsabile del riordinamento della
collezione etrusca esposta agli Uffizi, Winkhlemann fu uno a cui ispirò il suo metodo. OPERA”storia
pittorica d’italia” si avvale di corrispondenti per ricoprire tutto il patrimonio italiano, visto che non poteva
viaggiare, questo fu il motivo per cui mancarono alcuni tasselli. Il modello di Lonzi chiude con quello
Vasariano delle vite, in quanto il progetto di Lonzi si organizza intorno alla NOZIONE DI SCUOLA REGIONALE,
(non è lui che crea questa nozione, quello che fa è solo metterla a sistema in una prospettiva storica). E’
uno dei protagonisti della rivoluzione dei primitivi ( coloro che lavoravano prima di Raffaello)

TESTO DI LONGHI Egli finge di essere uno storico dell’arte, corrispondente di Lonzi dalla Germania, la
lettera viene datata 1809, e si tratta di un resoconto delle raccolte di pittura italiana presetni in Germania .
Questo scritto gli offre due occasioni , la prima: di tornare a parlare della pittura del 600-700 che entra nel
gusto corrente dopo la sua mostra. In secondo luogo: gli permette di tornare a ragionare su un modello
storiografico che ancora valido per una ricostruzione della storia della pittura italiana. Longhi scrive questa
lettera come un erudito della seconda metà del 18 secolo facendo così un esercizio letterario. Le
motivazioni per cui scrive questo saggio è stato un modo per ricostruire la sua formazione e i suoi interessi.
Nel 1922 ( anno in cui scrive il saggio) è un momento in cui la stagione di studi sul 17.18 sec non entra nella
storia della storia dell’arte italiana.

STORIA PITTORICA, LONZI lo scopo era quello di scrivere una storia dlel’arte perfetta, perfetta dal
punto di vista storiografico, Lonzi diche che scrive per ques’opera in quanto sono state scritte diverse storie
dell’arte , lui organizza questi materiali in forma di storia generale.Il suo è il secolo dei compendi, si
sistematizza il sapere secondo il modello dell’enciclopedia. La novità di questo compendio della pittura
riguarda la messa a sistema di una quantità di dati delle diverse storie, le organizza Lonzi intorno alla
nozione di SCUOLA REGIONALE. Questa nozione è già definita a partire dai primi decenni del 17 secolo , una
fonte per definire questa nozione è presente nel “ trionfo della pittura” di GIOVAN BATTISTA ANGUCCHI,
recupera il paragone tra ((onatomia)?) e pittura e sugli artefici scrive che hanno un unico obbiettivo ovvero:
l’imitazione che può essere alienata in vari modi e a seconda delle differenze degli artisti. Secondo
ANGUCCHI c’è un modo per dividere le pitture che non è un’inventario degli artisti. Ci sono almeno 4
scuole:

1:ROMANA= rapporto con l’antico (raffaello e michelangelo)


2:VENEZIANA= tiziano rapporto con la natura

3:LOMBARDA=Correggio rapporto con l anatura, maggiore sensibilità

4:TOSCANA=estremo artificio , sono artisti che non trovano la forza dell’innovazione stilistica

Si possono immaginare 4 scuole regionali in cui si comprende di più la dimensione geografica che quella
etnica . Mentre Tiziano è veneziano, Raffaello e Michelangelo non sono romani . Il tema dell’esistenza di
una scuola romana riguarda il dibattito intorno all’esistenza di scuole regionali di pittura. Nella scuola
romana non ci sono artisti romani ma si fonda sull’esperienza di artisti che sono di altre realtà e lavorarono
a Roma. La nozione di scuola si sviluppa in una dimensione geografica e cronologica che si esprime con un
determinato carattere che corrisponde agli artisti che fanno parte di quella scuola ( es. i pittori della scuola
veneziana, sono veneziani), questo non vale per la scuola Romana. Il trattato della pittura di Agucchi è
probabile che sia l’espressione dello scambio di Agiucchi con gli artisti del suo tempo, in particolare
DOMENICHINO. L’importanza di questo rapporto si legge in un'altra voce che è quella di Bellori  è una
delle voci che riprende il modello storiografico di Vasari, vuole completare fino al suo tempo il progetto
iniziato da Vasari, 1672 Le Vite: i protagonisti della sua opera sono i grandi classicisti del suo tempo. Bellori
afferma che il modello delle scuole non è nuovo, ma ricalca un modello antico forse da Plinio con la sua
“storia naturale”, a proposito del pittore Eupompo, crea uno strumento chiave per la letteratura artistica.
Come aveva fatto Vitruvio per distinguere gli ordini architettonici con la dimensione geografica e
cronologica, Plinio distingue la pittura in “genere” nel senso di “tipi” della pittura a lui contemporanea, che
sono differenze di carattere degli artisti, queste differenze sono legate anche alla dimensione geografica in
cui gli artisti vivono e operano. Gli autori del 17° secolo recuperano questa nozione per lo più in funzione
antivasariana, Vasari parla di maniera, questi autori trasferiscono questo concetto a quello di scuola,
superano il concetto della maniera individuale. C’è un carattere comune che consente di raggruppare le
persone secondo i luoghi, ovvero la dimensione geografica. Lonzi che alla fine del ‘700 scrive il suo
compendio, organizza la sua storia della pittura per storie regionali, ma ne individua di più, ovvero 11:
Fiorentina, Senese, Romana, Veneziana, Napoletana, Mantovana, Modenese, Parmese, Cremonese,
Bolognese e Milanese. Lonzi ritiene che ci sono scuole pittoriche che appartengono ad un’unica città,
ognuna con proprie caratteristiche che individuano gli artisti che operano secondo il medesimo carattere
nello stesso spazio.

Lonzi nella prefazione individua due modelli possibili nella storia della pittura, ovvero; il catalogo e quello
biografico per le vite degli artisti. La sua proposta è differente, dice che l’importante è dove conto di quanti
più stili possibili. Il suo modello è Winckelmann, vuole costruire le vite di ciascuna scuola pittorica, in una
dimensione che corrisponde alla città ne individua il carattere. Sottolinea poi i passaggi che consentono di
periodizzare i passaggi di ogni scuola, in quanto ognuna si articola secondo una propria dimensione
cronologica che può essere misurata secondo il grado di innovazione. Tutte le scuole hanno una loro vita e
vengono periodizzate da Lonzi, si tengono insieme grazie ad una relazione tra loro. Queste scuole vengono
raccontate in una dimensione verticale e orizzontale, sincronica e diacronica. Con Vasari gli artisti lavorano
insieme, Lonzi invece si muove contemporaneamentein una dimensione sincronica e diacronica. Il modello
di Lonzi rende visibile la complessità della storia dell’arte italiana.

Winckelmann modello che Lonzi dichiara di usare, storia dell’arte nell’antichità 1764, con lui Lonzi ha in
comune non solo l’adesione al suo modello ma l’idea di scrivere una storia dell’arte. Wincklemann vuole
costruire una storia e imporre un modello di racconto, non scrivere una cronaca di fatti ed eventi, ma
rintracciare delle leggi che gli consentono di dar vita ad un modello storiografico. Vuole costruire un
modello che dia ragione della trasformazione dello stile. Wincklemann dice come deve essere la storia
dell’arte DEVE ISTRUIRE SULLA SUA ORIGINE, SVILUPPO,MUTAMENTI E DECADENZA tenendo conto dei
popoli che hanno prodotto gli oggetti d’arte. Questa storia dell’arte di Wincklemann è essenzialmente una
storia dello stile perché si fa con le opere antiche giunte fino a noi. Lui dice del suo progetto che non lavora
per storia degli artisti, quello che fa lui si può fare solo a Roma, dove può avere un contatto diretto con le
opere. Dall’esperienza diretta guarda il cambiamento delle forme, l’osservazione diretta è molto
importante nel suo lavoro. Wincklemann prima di venire a Roma vede l’antichità a Dresda. A Roma può
lavorare con Bartolomeo Cavaceppi alla riorganizzazione della collezione del cardinale Albani. Lavora con
uno dei restauratori più importanti del tempo, tanto che pubblicò un catalogo con le sue raccolte di
antichità, usando come frontespizio un’immagine della sua bottega. Questa è una delle più importanti del
tempo, tanto che è visitata dallo stesso Papa.

CAVACEPPI BARTOLOMEO restauratore professionista, nella sua bottega lavoravano altri restauratori che
non fanno altro che reintegrare i frammenti della scultura antica che vengono poi venduti. Con lui,
Wincklemann impara a guardare da vicino la scultura antica, attraverso gli occhi di Cavaceppi che lavora ad
integrare la scultura antica. Il restauratore deve essere in grado di riprodurre gli stili della scultura antica,
tanto che l’integrazione sia perfetta.

 CASO DEL DISCOBOLO trasformato in guerriero morente questo succede perché, fino ad allora
non era stato mai trovato un discobolo integro quindi non si conosceva, e il restauratore doveva
solo immaginare.

_________________________________________________________________________LEZIONE
14____________________________________________________________________________

In Longhi per quanto riguarda la letteratura troviamo Baudelaire che non è quello dei salon ma è un poeta.
Alla fine di questo percorso troviamo PROUST “alla ricerca del tempo perduto” opera più importante, un
personaggio che sarà sempre presente nell’intera opera è Bergotte  scrittore, saggista apprezzato da
molti, un personaggio che entra in molti dei romanzi che compongono quest’opera. Nella sezione “la
prigionia” appare come vecchio e malato, in uno stato di isolamento, legge una recensione di una mostra di
pittura olandese e viene colpito da un passaggio che riguarda il dipinto” La veduta di Delft” di Vermeer, in
particolare da un muro giallo dipinto perfettamente. Egli conosce questo dipinto ma non si ricorda di averlo
visto, allora malato va alla mostra e muore davanti davanti a questo dipinto. Anche Proust vede questa
mostra , anche lui malato ma non muore davanti al dipinto, anzi, al contrario, si rianima. Il riflesso della sua
esperienza diventa quella di Bergotte e, la sua vitalità si trasforma nella morte perfetta per chi celebra
l’intensità dell’esperienza dell’arte.

Il passaggio dove descrive la vista del dipinto da parte di Bergotte per Longhi è vera critica d’arte inserita
in un romanzo. L’esperienza diretta di Proust della “veduta di Delft”, filtrata attraverso la sua esperienza
organizza nel verbale l’impressione del visivo, in questo momento esprime a parole l’esperienza della
visione.

Il modello per una storia dell’arte secondo Longhi è il romanzo, in particolare quello storico perché la
storia dell’arte di può fare come una ricerca del tempo perduto. Per raccontare questa storia bisogna
immaginare una storia della letteratura , la storia dell’arte che si fonda sulla verità del giudizio critico.
Secondo Longhi il romanzo della storia dell’arte , tiene insieme la capacità di trovare un’equivalenza verbale
dall’impressione immediata di un opera d’arte e dall’altra parte la capacità del metodo tradizionale di
ricostruire la storia di queste realazioni. La trama di questo romanzo è la relazione tra artisti e oggetti d’arte
, l’opera non sta mai da sola, è sempre in rapporto. Il compito dello storico dell’arte è far rivivere il tempo
dell’oggetto di cui di occupa, come Manzoni che rivive il tempo di cui voleva scrivere, deve anche
interpretare a partire dall’opera stessa che suggerisce in che direzione cercare.

Longhi dice che la critica nasce dalla necessità di creare rapporti tra opere e opere ( rapporti stilistici) e
tra opera e mondo (stituzioni sociali,economiche,religiose e politiche), in questo caso si parla del problema
dell’immagine. Secondo Longhi l’oggetto non è mai completo, lo si comprende solo se lo si mette in
relazione. La qualità dell’oggetto d’arte si comprende maggiormente attraverso la costruzione delle
relazioni, che sono su più piani.

PANOFSKY  è il padre del metodo iconologico ( descrizione e interpretazione del soggetto all’interno di un
opera) , con altri storici dell’arte tedeschi rifondano gli studi di storia dell’arte negli stati uniti. Questa
disciplina divenne accademica e venne insegnata nel 1934. Nel suo saggio c’è un suo ringraziamento agli
USA per averlo accolto e per avergli dato l’opportunità di sperimentare dei modelli didattici e inoltre di
avergli dato un’altra prospettiva dell’Europa. Il modello di Panofsky nasce in risposta ai movimenti
formalisti che hanno dato un’autonomia al linguaggio dell’arte . Il formalismo porta cons e il paradosso che
è la forma che può parlare di se stessa, bisognava uscire da questo circolo e il suo progetto va proprio in
questa direzione perché recuperando il rapporto tra forma e contenuto si recuperava il tema del soggetto.
Cosi si cerca di avvicinare la storia dell’arte a tutte le altre storie.

ICONOLOGIAquesto è un risultato degli studi americani di Panofsky , frequentò la biblioteca e l’istituto di


WARBURG dove imparò limportanza di lavorare sulle immagini ed è da questo che pensò ad un suo
modello di interpretazione per quanto riguarda le immagini. L’iconologia è un’iconografia approfondita .
Nel suo saggio spiega come dall’altro lato dell’oceano l’Europa gli sembri piccola, senza confini che è teatro
dei due conflitti mondiali.

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